Archeologia in lutto. Si è spento a 79 anni Giuseppe Orefici, uno dei massimi esperti della cultura Nazca, e più in generale delle civiltà precolombiane dell’America Latina. Le sue ricerche da Nazca a Cahuachi, da Tiwanaku a Rapa Nui. Una vita dedicata anche alla divulgazione scientifica
Dici Nazca, in Perù, e pensi a Giuseppe Orefici. Dici Cahuachi, ancora in Perù, e pensi a Giuseppe Orefici. Ma la formula potrebbe valere anche per Tiwanaku in Bolivia, o Rapa Nui (l’isola di Pasqua). Perché Giuseppe Orefici ha dedicato la vita a riportare alla luce le tracce di antiche civiltà sepolte sotto la sabbia del Sudamerica. Il grande archeologo bresciano si è spento venerdì 27 giugno 2025 all’età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Era nato infatti a Brescia nel 1946, e qui aveva ancora la sua casa in centro storico, anche se la sua casa è stata per gran parte della sua vita il Sudamerica, dove è stato direttore del Centro de Estudio Arquelogicos Precolombinos, a Nazca (Perù), e del Proyecto Nasca. I suoi interessi scientifici furono sempre focalizzati sullo studio delle civiltà Nasca e Tiahuanaco con particolare riferimento all’architettura e ai petroglifi. Lui infatti era architetto, e dal 1982 ha messo a disposizione le sue grandi conoscenze tecniche tecnico-storico-artistiche al servizio dell’archeologia conducendo numerose indagini archeologiche in Perù, Bolivia, Cile, Messico, Cuba e Nicaragua. Dal 1984 ha diretto lo scavo archeologico, lo studio e la valorizzazione del centro cerimoniale di Cahuachi, il progetto più importante, uno degli ultimi a cui attendeva, “in quel deserto – come amava spesso ripetere – in cui l’uomo si annulla e viene assorbito dall’infinito”. Giuseppe Orefici lascia la moglie Elvina, la figlia Sarah e il nipote Giulio. Fino alle 12 di lunedì 30 giugno 2025 è aperta la camera ardente allestita alla Casa del Commiato di via Bargnani 25, a Brescia. Quindi sarà celebrato l’ultimo saluto prima della traslazione al Tempio Crematorio.
“Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze per la scomparsa del Dott. Giuseppe Orefici (1946–2025), eminente archeologo italiano che ha dedicato oltre quattro decenni allo studio e alla conservazione del patrimonio culturale peruviano”, scrive il museo Raimondi di Lima (Perù), che conserva e valorizza l’eredità del naturalista più noto del Perú, il milanese Antono Raimondi. “La sua instancabile attività nel centro cerimoniale di Cahuachi e il suo inestimabile contributo alla conoscenza della civiltà Nasca lasciano un’impronta indelebile nella storia dell’archeologia e nel legame tra l’Italia e il Perù. In questo momento di dolore, siamo vicini ai suoi familiari, colleghi e amici, riconoscendo con profondo rispetto il suo lascito e il suo impegno per la cultura”.
Ho avuto la fortuna di conoscere e incontrare Giuseppe Orefici più volte a Rovereto, alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico, invitato dall’amico Dario Di Blasi, legati da una profonda stima reciproca (vedi A Rovereto la XXVII rassegna internazionale del cinema archeologico: in cinque giorni più di 50 film da 14 Paesi, conversazioni e incontri con i protagonisti della ricerca archeologica. Le anticipazioni del direttore Dario Di Blasi | archeologiavocidalpassato). Amabile, ironico, con quel sorriso che ti conquistava al primo sguardo, amava la conversazione, anche più leggera, ma appena toccavi i “suoi” temi preferiti, eccolo subito accalorarsi dimostrando il rigore scientifico e la passione che metteva nelle sue ricerche. Perché Orefici non si è mai limitato a scavare: ha documentato, interpretato, raccontato. Partecipando a incontri, tavole rotonde, conferenze, o facendo da consulente scientifico per film e documentari. È proprio Giuseppe Orefici a inaugurare, nel 2021, la nuova rubrica “Storie di vita”, condotta da Dario Di Blasi e prodotta da Streamcult in streaming e on demand (vedi “Storie di vita”: inizia con Giuseppe Orefici, 40 anni di impegno a Nazca (Perù), Tiahuanaco (Bolivia), Isola di Pasqua (Cile), la rubrica prodotta da Streamcult in streaming e on demand condotta da Dario Di Blasi che incontra personalità del campo dell’archeologia, della cinematografia e della cultura per raccontare le loro esperienze, le loro passioni e il loro lavoro | archeologiavocidalpassato).
Tra le sue pubblicazioni, piace ricordare quella su “Nasca: arte e società del popolo dei geoglifi”, Jaca Book, Milano, 1993; “Cahuachi. Capital Teocratica Nasca”. Lima: University of San Martin de Porres, 2012; “Mensajes de nuestros antepasados: petroglifos de Nasca y Palpa”, Apus Graph Ediciones, Lima, 2013; e ancora quella scritta con Giancarlo Ligabue Ligabue “Rapa Nui”, Erizzo, 1994; o quella con Rosa Lasaponara e Nicola Masini “The Ancient Nasca World New Insights from Science and Archaeology”, Springer International Publishing, 2016. Come si nota due sono i temi forti sui quali Giuseppe Orefici si è soffermato con maggiore attenzione: le linee di Nazca e la piramide di Cahuachi. Le linee di Nazca – ricordiamolo – sono geoglifi, linee tracciate sul terreno, del deserto di Nazca, e visibili solo dall’alto che vanno a formare più di 800 disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area come la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri. Cahuachi fu un centro cerimoniale della civiltà Nazca dal I fino al VI secolo, situato a circa 30 km. dall’attuale città di Nazca. Nel sito sono presenti oltre 40 monticelli sulla cui cima vi sono strutture fatte in adobe (impasto di argilla, sabbia, e paglia essiccata per farne mattoni). Proprio Orefici, con Nicola Masini, ha evidenziato una relazione spaziale, funzionale e religiosa tra i geoglifi e i templi di Cahuachi. Con l’ausilio di tecniche di telerilevamento aereo e satellitare, i ricercatori italiani hanno rilevato e analizzato cinque gruppi di geoglifi, ciascuno caratterizzato da motivi, pattern e funzioni distinte. Il più significativo è caratterizzato da motivi meandriformi o a zig-zag dalla chiara funzione cerimoniale, attraversati da trapezoidi e linee che convergono verso le piramidi di Cahuachi. A una probabile funzione di calendario solare sono da attribuirsi alcuni geoglifi costituiti da figure geometriche, linee e centri radiali allineati verso i solstizi e gli equinozi. Secondo i due studiosi i geoglifi di Atarco erano la sede di eventi legati al calendario agricolo e servivano anche a rafforzare la coesione sociale dei vari gruppi di pellegr0ini, provenienti da diversi villaggi del territorio Nasca, che condividevano antenati e credenze religiose comuni.
Su Nazca nel 2018 viene prodotto il film “Gli ultimi segreti di Nazca / The last secrets of Nasca” di Jean Baptiste Erreca (Francia, 2018; 52’). Nel sud del Perù, ai piedi delle Ande, i Nazca costruirono città e disegnarono un’immensa rete di linee geometriche e geoglifi. Chi rappresentavano queste figure enigmatiche visibili solo dal cielo e qual era il loro significato? Un team di archeologi di tutto il mondo sta sfruttando le ultime tecnologie per scoprire uno dei più grandi segreti dell’umanità. Le loro ultime campagne di scavo hanno portato alla luce nuove mummie, tessuti favolosi, ceramiche e misteriosi teschi allungati… Il film vince il premio Mann nel 2020 (vedi La seconda edizione di archeocineMANN vinta dal film “Gli ultimi segreti di Nazca” sugli enigmatici geoglifi di Nasca e la piramide di Cahuachi. Ora per cinque giorni i film della rassegna sono on demand | archeologiavocidalpassato) e il premio Firenze Archeofilm nel 2021 (vedi film “Gli ultimi segreti di Nazca / The last secrets of Nasca” di Jean Baptiste Erreca | archeologiavocidalpassato).
Ma c’è un film di una “non addetta ai lavori” che riassume la figura di Giuseppe Orefici archeologo, ricercatore, uomo: è stato prodotto nel 2020 da Petra Paola Lucini con la consulenza scientifica dello stesso Orefici, “Cahuachi. Labirinti nella sabbia”: un viaggio nel tempo, una torre e un orologio astronomico diventano un ponte che unisce le vite e i sogni di due persone. Cremona, una città in pianura, una ragazza che cura la torre e il sogno del Prof. Orefici di riportare alla luce antiche civiltà nel deserto di Cahuachi, sigillano un incontro. La promessa all’archeologo di ritrovarsi prima o poi si materializza nelle immagini di questa storia. Il film è stato presentato, tra gli altri, nel 2021 alla Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct), nel 2022 al Firenze Archeofilm e nel 2023 a Torre de’ Picenardi (Cr) (vedi Torre de’ Picenardi (Cr). Presentazione del film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini. Introduce lo storico Bruno Festa | archeologiavocidalpassato).
Taranto. La soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo inaugura il catamarano Amphitrite, la prima imbarcazione per la ricerca archeologica subacquea battente bandiera italiana
Dopo quarantasette anni, finalmente una imbarcazione per la ricerca archeologica subacquea, battente bandiera italiana, torna a solcare i mari. Giovedì 11 gennaio 2024, alle 11, al Castello aragonese di Taranto, grazie all’ospitalità della Marina Militare, la soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo inaugura il catamarano Amphitrite che sarà laboratorio scientifico e base appoggio per le attività di tutela, monitoraggio, studio e ricerca archeologica in mare. Parteciperanno i rappresentanti delle istituzioni civili, militari e religiose per la benedizione. Madrina di Amphitrite sarà la dirigente dell’UNESCO Krista Pikkat, director Culture and Emergencies and secretary of the 1954, 1970 and 2001 Conventions – Culture Sector UNESCO. Gli invitati, inoltre, potranno fare l’esperienza immersiva sul commercio marittimo del marmo grazie ai contenuti in 3D a 360 gradi visibili con l’uso di oculus (durata di 8 minuti circa).

Il catamarano Amphitrite della soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo destinata alla ricerca subacquea (foto patrimonio subacqueo)
La soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, con sede a Taranto, si è dotata di un catamarano battezzato Amphitrite che sarà utilizzato come laboratorio scientifico e base appoggio per le attività di tutela, monitoraggio, studio e ricerca archeologica in mare. Il catamarano Amphitrite è stato acquistato con i fondi dell’omonimo progetto “Amphitrite. Archeologia Subacquea per tutti nei Parchi Marini digitali. Monitoraggio, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso delle Aree marine protette di Portofino, Capo Testa – Punta Falcone, Parco sommerso di Baia, delle Isole Tremiti, Capo Rizzuto”, finanziato dal ministero della Cultura. Motto dell’imbarcazione è Profunda speculamur aequora, che, tradotto in italiano significa Esploriamo le profondità del mare.
Per l’occasione, con l’autorizzazione della Regione Lazio proprietaria dell’Opera, sarà proiettato il docufilm “Mare Nostrum. Storie dal mare di Roma” regia di Guido Fuganti, soggetto e sceneggiatura di Roberto Petriaggi, prodotto da Syremont SpA e Agorasophia Edutainment SpA, con fondi del FESR POR 2014-2020. Il docufilm, dopo la presentazione in prima nazionale a Roma, il 4 febbraio 2020 ai Mercati Traianei, fu ritirato quasi subito, per il divampare dell’epidemia di Covid 19. Sarà la prima volta che viene reso nuovamente fruibile, dopo la fine dell’emergenza. Della durata di circa 20 minuti, presenta il mondo della marineria romana, con particolare riguardo al commercio dei beni alimentari (grano, olio, vino ecc.) e generi di lusso, tra i quali spicca il marmo impiegato per le costruzioni, attraverso l’interazione tra attori, interpreti di una storia ambientata a Roma al tempo di Traiano, e il narratore della stessa, impersonato dall’archeologo subacqueo Michele Stefanile. L’opera ha partecipato alla Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea e alla XXIX Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto del 2020, dove è stata selezionata dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale per essere proiettata negli Istituti italiani di Cultura nel mondo.
Torre de’ Picenardi (Cr). Presentazione del film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini. Introduce lo storico Bruno Festa
Sabato 5 maggio 2023, alle 21, al cinema Soms di Torre de’ Picenardi (Cr) sarà proiettato il film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini, voci narranti il regista Beppe Arena e l’attrice Perla Liberatori, mentre la colonna sonora è stata composta dal chitarrista Silvio Masanotti. La serata sarà introdotta dallo storico e scrittore Bruno Festa (Dorso Brescia – Corriere della Sera). Lui (Giuseppe Orefici) è un archeologo bresciano celebre per le sue ricerche sulle civiltà dell’America Latina, mentre lei (Petra Paola Lucini) è una regista cremonese appassionata “del mistero del tempo, capace di collegare, tra presente, passato e futuro, i luoghi e le persone”. Il frutto del loro legame professionale è ben riassunto in poco meno di cinquanta minuti, ovvero la durata de “Cahuachi – Labirinti nella sabbia”, un meraviglioso docu-film (prodotto da “Petra Film” e “Solari Fotostudio”, con la consulenza scientifica dello stesso Orefici) presentato, nei mesi passati, su un paio di palcoscenici di assoluto prestigio quali la “Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica” di Licodia Eubea, il “Festival Internazionale Cinema di Archeologia, Arte e Ambiente” di Firenze e la “Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico” di Rovereto.
All’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea l’archeologo subacqueo Salvatore Agizza presenta il nuovo brand editoriale iMediterranei: un magazine, una trasmissione televisiva in onda su Canale 21, un sito web sempre aggiornato e tre canali social per la condivisione dei contenuti multimediali. E alla XXIII Borsa di Paestum iMediterranei protagonisti alla conferenza sul Turismo subacqueo

Nasce iMediterranei, perché il Mare Nostrum è uno e molte cose allo stesso tempo: scoperte, viaggi, storia, letteratura, geografia, religione, archeologia, scienza, ricerca, clima, natura, cosmopolitismo. All’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct) il nuovo brand editoriale iMediterranei è stato presentato dal suo ideatore e promotore, l’archeologo subacqueo Salvatore Agizza, amministratore di Teichos Servizi e Tecnologie per l’Archeologia. Il progetto prevede un magazine diretto dalla giornalista Matilde Andolfo e distribuito da Guida Editori, una trasmissione televisiva in onda su Canale 21, un sito web (www.imediterranei.it) sempre aggiornato e tre canali social per la condivisione dei contenuti multimediali. “Il nostro sarà un viaggio nell’archeologia tra scoperte, mostre, eventi, lavoro, manager e comunità legate al mare. Di sotto e di sopra. Il Mediterraneo, testimone del nostro passato, può rappresentare oggi il motore per lo sviluppo dell’economia dei nostri territori”, scrive nell’editoriale all’interno del primo numero della rivista Salvatore Agizza. Esposizioni museali, forum, la tv e la Rete, con il magazine trimestrale saranno occasione per attivare interessi economici e culturali, partendo da Napoli, capitale del Mediterraneo.
“Il Mediterraneo è un crocevia antichissimo”, scrive Agizza. “Da millenni tutto vi confluisce, complicandone ed arricchendone la storia: bestie da soma, vetture, merci, navi, idee, religioni, modi di vivere. E anche le piante. Un crocevia, un mondo. Geografia umana, storia, antropologia. Con una Terra di sotto, il mare. E una Terra di sopra, le coste, le città, gli uomini. Ecco, noi vogliamo raccontare la Terra del mare e la Terra degli uomini. Nasce un brand editoriale, magazine, web, tv. Il nostro sarà un viaggio del mondo sotterraneo, tra città sommerse, reperti archeologici, antiche civiltà, affascinanti silenzi. E un viaggio al centro di un mondo esterno, fatto di comunità, lavoratori, offerte culturali, musei, competenze, futuro. Nasce iMediterranei, il racconto di mari, popoli, comunità. Nasce nella notte del mondo alle prese con la drammatica Pandemia. Nasce per esorcizzare angosce ed esaltare speranze. Nasce perché recuperare la memoria storica, proprio laggiù nel cuore del Mediterraneo sommerso, con la stratificazione di epoche, guerre, commerci, tragedie, vittorie, misteri, uomini e donne, dominatori e dominati, forse, può aiutarci a costruire un futuro diverso”.

“Parlano tutti, oggi, di un Mediterraneo di sangue con i migranti nuove vittime”, continua Agizza. “Ma il Mediterraneo, attraversato, sfruttato, raccontato, non è solo teatro di eventi negativi. È un mare che ha unito, è la grande autostrada dell’antichità, è il mare di Napoli, Istanbul, Alessandria d’Egitto, il Cairo, Gerusalemme, Tunisi, Barcellona, Atene, Venezia, Genova. Insomma, il mare che ha unito grandi città e grandi popoli. È il mare di ebrei, cristiani e mussulmani, caleidoscopio delle diversità che riesce a diventare unità originale. IMediterranei sarà tutto questo ed altro. Racconteremo il mare fra le Terre ma anche gli uomini che in quelle terre lavorano e si confrontano guardando al futuro. Daremo voce ad istituzioni, network culturali, associazioni, territori, competenze, ed innanzitutto giovani”.
È ufficiale: iMediterranei saranno media partner della I Conferenza mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo in programma venerdì 26 novembre 2021 dalle 14 alle 18 a Paestum (Salerno), al Tabacchificio Cafasso, nell’ambito della XXIII BMTA, Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico ideata e diretta da Ugo Picarelli e promossa insieme a Regione Campania, Città di Capaccio Paestum e al Parco Archeologico di Paestum & Velia. E in quell’occasione sarà presentato il secondo numero della rivista iMediterranei.
Il giorno dopo, nella giornata di sabato 27 novembre 2021, dalle 10 alle 12, si terrà anche la cerimonia di consegna dei riconoscimenti della prima edizione del Premio Internazionale di Archeologia Subacquea “Sebastiano Tusa”, a cui sarà presente l’editore Salvatore Agizza con un estratto del documentario “Thalassa, il racconto”, nato dall’omonima esposizione sul Mediterraneo tenutasi al Mann (museo Archeologico nazionale di Napoli) tra il 2019 e il 2020. In quella stessa occasione sarà anche assegnata la targa in memoria di Claudio Mocchegiani Carpano alla migliore tesi di laurea sull’archeologia subacquea.
XI Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct): serata finale con bilancio del festival e consegna dei premi: al film “Antica trasversale Sicula. Il cammino della Dea Madre” di Francesco Bocchieri il premio Archeoclub d’Italia; al film “The trace of time” di Dionysia Kopana il premio ArcheoVisiva; all’archeologo Lorenzo Nigro il premio Antonino Di Vita
L’antica chiesa di San Domenico e Santa Chiara ha il pubblico delle grandi occasioni: domenica 17 ottobre 2021 è l’ultima giornata dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct). È la giornata della consegna dei premi: quello Archeoclub d’Italia, attribuito dal pubblico; ArcheoVisiva, assegnato dalla giuria internazionale di qualità; Antonino Di Vita, definito dal comitato scientifico.
In questo video dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct) la cronaca di una serata indimenticabile.

L’attrice Margherita Peluso con Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio (foto graziano tavan)
È stata anche l’occasione per i due direttori artistici, Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, per ringraziare Margherita Peluso per la performance in piazzetta Stefania Noce e al castello Santapau, dove sono stati coinvolti i molti presenti, compresi gli alunni delle scuole licodiane (vedi Licodia Eubea. Coinvolgente performance live di Margherita Peluso, Pamela Vindigni e Giulia Trecosta al castello Santapau collegata alla mostra fotografica “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”, evento collaterale dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica | archeologiavocidalpassato).

Premio Archeoclub d’Italia assegnato al film più votato dal pubblico presente in sala e in collegamento streaming e consegnato da Giacomo Caruso, presidente della sezione di Licodia Eubea dell’Archeoclub d’Italia: i primi tre film se la sono giocata sul filo dei centesimi di punto. Terzo è arrivato “Songs of the Water Spirits” di Nicolò Bongiorno; secondo “Thalassa, il racconto” di Antonio Longo. Ha vinto il film “Antica trasversale Sicula. Il cammino della Dea Madre” di Francesco Bocchieri (Italia 2021, 80’). Un viaggio attraverso la Sicilia, seguendo il percorso dell’Antica Trasversale Sicula, uno dei cammini più antichi d’Italia. Da Mozia a Camarina, 650 km di strade riscoperte da un gruppo di appassionati ispirati dalle ricerche dell’archeologo Biagio Pace, immerse nella natura, nel paesaggio e nella Storia. Un viaggio di luoghi, persone, incontri e di forti emozioni, un atto di amore per la propria terra. Francesco Bocchieri nasce a Ragusa nel 1986. Amante dalla natura, del suo territorio e degli argomenti archeologici, nel 2018 realizza, con la moglie Luana Dicunta, il documentario “Ragusa Terra Iblea”. Da allora si appassiona sempre più ai temi archeologici e decide di affrontare una sfida ancora più ardua, la realizzazione del documentario “Antica Trasversale Sicula – il cammino della dea madre”, sull’omonimo cammino archeologico di 650 km che attraversa l’intera isola.

Premio ArcheoVisiva al film migliore selezionato dalla giuria internazionale di qualità, composta da Lada Laura (Croatia), educatore museale senior al museo Archeologico nazionale di Spalato e direttrice del Festival internazionale del Cinema Archeologico di Spalato; Diego Schiavo (Italia), sound designer, autore, sceneggiatore, regista per il cinema e il teatro; Memi Spiratou (Grecia), artista musicale, regista, scrittrice e direttrice artistica del Festival internazionale di Cinema Archeologico AGON di Atene; Graziano Tavan (Italia), giornalista professionista e blogger (cura l’archeoblog archeologiavocidalpassato.com) esperto nella comunicazione del patrimonio culturale attraverso i media. Ha vinto il film “The trace of time” di Dionysia Kopana (Grecia 2020, 97’), un film sul tempo, la memoria, la nostalgia. Un film sulla bellezza dell’archeologia e dello scavo attraverso il ritratto postumo di Yannis Sakellarakis. Un viaggio alla ricerca di un uomo non più presente, attraverso le tracce lasciate nei posti dove è stato e le persone che ha incontrato. Uno scavo cinematografico che mette in luce un’immagine attraverso frammenti, proprio come fa l’archeologia.

Ecco la motivazione della giuria di qualità: “La regista, seguendo le orme e ricostruendo la figura del grande archeologo greco Iannis Sakellarakis, con una fotografia efficace arricchita da immagini di archivio, affronta i grandi temi dell’archeologia; il senso e il fine della ricerca archeologica, il rapporto con le comunità locali, con il paesaggio, con la storia; l’approccio del ricercatore a uno scavo, le sue emozioni, i suoi dubbi, le relazioni con i colleghi e gli operai e la gente; il fine ultimo di tutto questo, che è la ricerca dell’uomo, la sua presenza, il suo messaggio che si trasmettono attraverso ogni singolo oggetto, ogni singolo gesto. Un film bello, scorrevole, chiaro e molto ben confezionato, pensato e girato”.
La regista, in questa intervista informale per archeologiavocidalpassato.com, racconta il suo film, il suo rapporto con l’archeologia, e il premio appena ricevuto. Dionysia Kopana ha studiato psicologia e cinema ad Atene e storia dell’arte a Firenze. Ha frequentato numerosi seminari e corsi sul cinema e sul documentario. Ha lavorato in produzioni televisive, pubblicitarie, cinematografiche e come fotografa e opinionista in riviste. Ha scritto sceneggiature per documentari e cortometraggi. Ha anche lavorato come direttore della fotografia in cortometraggi e documentari e come regista in teatro.
Maria Antonietta Di Vita, in questa intervista per archeologiavocidalpassato.com, traccia un bilancio dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea e presenta il premio Antonino Di Vita, assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico artistico e archeologico, premio per il 2021 assegnato all’archeologo Lorenzo Nigro, che insegna Archeologia del Vicino Oriente antico e Archeologia fenicio-punica alla Sapienza Università di Roma e dal 2002 dirige la missione archeologica della Sapienza a Mozia in Sicilia Occidentale. A Lorenzo Nigro è stato premiato con una scultura di Santo Paolo Guccione, scultore raffinato e apprezzato tanto in Italia e che all’estero. Guccione ha sempre manifestato un sincero interesse nei confronti del festival di Licodia Eubea, per il quale ha sempre messo a disposizione la sua arte. Consapevole della malattia che lo ha colpito e che ne ha causato la scomparsa nel 2019, l’artista ha dedicato al festival la sua ultima opera, “L’Oracolo”, scultura che dal 2020 viene riprodotta in serie e consegnata come “Premio Antonino Di Vita”.

Ecco la motivazione del comitato scientifico: “Archeologo sul campo e accademico, direttore di prestigiose missioni archeologiche nel Mediterraneo, in Giordania e Palestina, vanta un impegno trentennale nello studio del mondo fenicio-punico e del Vicino Oriente, veicolato attraverso una imponente produzione scritta di carattere scientifico e divulgativo. Per la sua capacità di comunicare efficacemente e diffusamente il patrimonio culturale e l’entusiasmo della scoperta attraverso una pluralità di media e linguaggi, da quello più immediato e spontaneo dei social media, a quello più pensato e personale della letteratura. Per la sua capacità di leggere l’Antico alla luce del nostro tempo, dando vita ad un complesso gioco di specchi con l’intento di offrire spunti di riflessione sempre stimolanti, su quegli interrogativi, quelle tensioni, quei sentimenti che da sempre caratterizzano l’animo umano”.
Licodia Eubea. Coinvolgente performance live di Margherita Peluso, Pamela Vindigni e Giulia Trecosta al castello Santapau collegata alla mostra fotografica “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”, evento collaterale dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica


Manifesto della mostra “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo” al museo Etnoantropologico “P. Angelo Coniglione” di Licodia Eubea (foto graziano tavan)

Un momento della performance live di Margherita Peluso, Pamela Vindigni e Giulia Trecosta al castello Santapau di Licodia Eubea (foto graziano tavan)
Metti una domenica mattina al castello Santapau a tu per tu con la Madre Terra. Succede anche questo all’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct). Succede che una mostra fotografica di Andrea Iran e Giuseppe La Rosa “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”, allestita al museo Etnoantropologico “P. Angelo Coniglione” di Licodia Eubea come evento collaterale alla Rassegna, diventi una performance live suggestiva e intrigante che prima ha incuriosito poi ha letteralmente coinvolto il pubblico presente (molti gli alunni delle scuole, già protagonisti della mattinata didattica da “archeologi in erba” nell’ex chiesa di San Benedetto e Santa Chiara) invitato anche a una riflessione seria sul rispetto e la salvaguardia del nostro pianeta.

Un momento della performance live di Margherita Peluso, Pamela Vindigni e Giulia Trecosta al castello Santapau di Licodia Eubea (foto graziano tavan)
Accompagnate dalle percussioni e dai fiati di Marcello Di Franco, le tre performer – Margherita Peluso e Pamela Vindigni (già protagoniste sabato nel tardo pomeriggio di un live in piazzetta Stefania Noce, davanti alla sede della Rassegna) insieme a Giulia Trecosta, il cui “pancione” da dolce attesa ha dato ancora più forza al concetto della Grande Madre, sono apparse dall’alto dei ruderi del castello, novelle vestali della Madre Terra nella quale si sono immedesimate poco a poco ricoprendosi il corpo di argilla e diventando un tutt’uno con la progenitrice.

Un momento della performance live di Margherita Peluso, Pamela Vindigni e Giulia Trecosta al castello Santapau di Licodia Eubea (foto graziano tavan)
Quindi hanno portato il messaggio tra la gente, quasi in un rito di iniziazione. “La prima divinità di culto concepita dall’uomo è senz’altro la Grande Madre, come energia creatrice della natura e degli uomini”, spiegano le protagoniste. “Gea e Rea, Pachamama, Ninhursag, Astarte, Hathor poi Iside, Demetra, la stessa Maria di Nazareth: nomi che uniscono differenti culture e tempi, ma che si riferiscono ad un’unica grande fonte di creazione, fertilità, sessualità, nutrimento, nascita”. Anche stavolta Pamela e Margherita hanno messo in scena una performance condivisa tra materia e corpo in azione, in cui uomo e natura entrano in contatto, momenti immortalati ancora una volta dalle fotografie di Andrea Iran e Giuseppe La Rosa e che andranno ad aggiungersi, la prossima tappa, a quelle che già fanno parte della mostra “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”.
Nicolò Bongiorno col film “Songs of the Water Spirits” protagonista da Sud a Nord: sabato all’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct), domenica al primo RAM film festival di Rovereto (Tn)

Il film è il risultato di 3 anni di lavoro sul campo nell’Himalaya Kashmiriano nel tentativo di raccontare la sfida di una società incastonata nei deserti d’alta quota e alcune delle vette più alte e spettacolari del mondo. Il Ladakh è una regione dell’India in profonda trasformazione che sta affrontando un percorso di rigenerazione culturale costantemente in bilico tra il richiamo di una tradizione arcana e uno sviluppo rampante, che mette a rischio l’ambiente e snatura i suoi abitanti. Parliamo del film pluripremiato “Songs of the Water Spirits” di Nicolò Bongiorno (Italia 2020, 100’) protagonista nella serata di sabato 16 ottobre 2021 all’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct) e nel pomeriggio di domenica 17 ottobre 2021 alla prima edizione di RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie a Rovereto (Tn), doppia programmazione che ha obbligato il regista a un tour de force Sud-Nord per essere presente sia in Sicilia che in Trentino.

Alessandra Cilio e Nicolò Bongiorno all’XI Rassegna del documentario e del cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct) (foto graziano tavan)
A Licodia il film è in concorso: appuntamento sabato 16 ottobre, alle 21, per la sessione serale della Rassegna. Tradizione e sviluppo del Ladakh due concetti sviluppati con testimonianze e iniziative e una fotografia potente sull’immensità delle montagne himalayane. Menti coraggiose vogliono superare questo dualismo proponendo una mediazione virtuosa, valorizzando gli stimoli di una modernità che non implichi una mutazione antropologica. “Possiamo imparare da questo laboratorio sociale, economico e culturale?” è la domanda che alla fine il regista fa a tutti noi.

Il regista Nicolò Bongiorno
A Rovereto il film è fuori concorso, a chiusura della cinque giorni del festival e prima della proclamazione del premio del pubblico e della chiusura ufficiale del festival. Appuntamento domenica 17 ottobre, alle 16.30, al teatro Zandonai: Nicolò Bongiorno è l’ospite speciale. Il regista di “Songs of the Water Spirits” racconta il film realizzato nella meravigliosa regione del Ladakh in India, dialogando con l’antropologo Duccio Canestrini, anche membro del comitato scientifico del festival.
Licodia Eubea. All’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica la storica Maria Stupia presenta il libro su Claudio, ricostruendo la figura dell’imperatore vittima della storiografia senatoria. E nella terza giornata performance in piazza, corollario della mostra fotografica “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”

Alessandra Cilio, co-direttrice artistica della Rassegna di Licodia Eubea, intervista la storica Maria Stupia, che ha scritto un libro sull’imperatore Claudio (foto graziano tavan)
L’imperatore Claudio protagonista del primo degli “Incontri di archeologia” in programma venerdì 15 ottobre 2021, seconda giornata dell’XI Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica di Licodia Eubea. Ad approfondire il “discusso” imperatore romano la giovane storica Maria Stupia (che vediamo nel video per archeologiavocidalpassato.com) autrice del libro “Clavdio. L’imperatore fra opposizione e consenso. Dinamiche di esclusione e di integrazione” (Dielle edizioni, 2021). Considerato incapace e succube, Claudio è stato vittima della storiografia senatoria a lui ostile e, più tardi, di molti studi scientifici. In realtà, Claudio non è stato solo homo philologus e storico, ma anche raffinato politico, capace di comprendere a fondo le dinamiche di corte. Consapevole di dover costruire un solido consenso al suo potere, promuove la carriera di uomini fidati e l’ascesa di comunità provinciali come i Galli. I fenomeni di mobilità sociale e integrazione sono, quindi, la cifra distintiva della sua politica e ci permettono di riconsegnare al pubblico un’immagine rinnovata del penultimo imperatore giulio-claudio. Maria Stupia, laureata in Filologia Moderna all’università di Catania con un percorso di studi incentrato sulla storia e con un’attenzione particolare rivolta all’approfondimento della Storia Romana, ha preso parte a numerosi seminari e attività didattiche. Ha in attivo pubblicazioni all’interno di riviste scientifiche come Siculorum Gymnasium e Quaderni Friulani di Archeologia.


Immagine della mostra fotografica di Andrea Iran e Giuseppe La Rosa “Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”
Dall’impero romano alla Madre Terra. Momento clou della terza giornata della rassegna di Licodia Eubea, sabato 16 ottobre 2021, ad arricchire il programma delle proiezioni, è la performance live di Margherita Peluso e Pamela Vindigni in piazza Stefania Noce, alle 18.30 (replica al Castello Santa Pau, domenica 17 ottobre, alle 10), collegata alla mostra fotografica di Andrea Iran e Giuseppe La Rosa “Madre Terra Natura-Naturans. Tra materia immagine e corpo”, aperta al museo Etnoantropologico “P. Angelo Coniglione” di Licodia Eubea, nei giorni della rassegna dalle 16 alle 22, e ogni sabato e domenica dal 23 ottobre al 14 novembre 2021 dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 20. La prima divinità di culto concepita dall’uomo è senz’altro la Grande Madre, come energia creatrice della natura e degli uomini. Gea e Rea, Pachamama, Ninhursag, Astarte, Hathor poi Iside, Demetra, la stessa Maria di Nazareth: nomi che uniscono differenti culture e tempi, ma che si riferiscono ad un’unica grande fonte di creazione, fertilità, sessualità, nutrimento, nascita. Pamela Vindigni con le sue sculture in terracotta e Margherita Peluso mettono in scena una performance condivisa tra materia e corpo in azione, in cui uomo e natura entrano in contatto, momenti immortalati grazie alle fotografie di Andrea Iran e Giuseppe La Rosa in mostra.
Venerdì col Mann protagonista in due prestigiosi festival del cinema archeologico: con il film “Agalma” in concorso al RAM Film Festival di Rovereto, e con il film “Thalassa. Il racconto” in prima internazionale alla XI edizione della rassegna di Licodia Eubea: entrambi visibili anche on line

Venerdì di cinema archeologico con protagonista il museo Archeologico nazionale di Napoli. Dal Nord al Sud della Penisola, viaggiando con le emozioni del grande schermo: il MANN porta due opere in concorso, una al I RAM Film Festival di Rovereto, l’altra all’XI edizione della Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea.

RAM Film Festival di Rovereto (13/17 ottobre 2021). Nella sezione pomeridiana di venerdì 15 ottobre 2021, va in scena il film “Agalma”, vita al museo Archeologico nazionale di Napoli, film documentario scritto e diretto da Doriana Monaco con le voci di Sonia Bergamasco e Fabrizio Gifuni, che concorre per il Premio Paolo Orsi e per la menzione speciale “Archeoblogger”. Il documentario, già selezionato per le Giornate degli Autori di Venezia 77 è prodotto da Antonella Di Nocera (Parallelo 41 produzioni) e Lorenzo Cioffi (Ladoc) con il museo Archeologico nazionale diretto da Paolo Giulierini; la produzione esecutiva è di Lorenzo Cioffi. Il pubblico potrà seguire la manifestazione in loco e online: sarà possibile, infatti, assistere gratuitamente alla proiezione grazie alla piattaforma digitale raggiungibile dal sito RAM film festival ONLINE | Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico | Fondazione Museo Civico Rovereto (rassegnacinemaarcheologico.it).

Lo spostamento dell’Atlante Farnese sul set di “Agalma” (foto Angelo Antolino)
Il film, realizzato con il contributo della Regione Campania e in collaborazione con Film Commission Regione Campania, si sintonizza con lo spirito della rassegna trentina che, promossa dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, sin dal 1990 dedica attenzione ai temi dell’archeologia e della memoria, con uno sguardo privilegiato a tutela e valorizzazione del patrimonio culturale mondiale: in cinquanta (e intensi) minuti, la regista Doriana Monaco segue l’esistenza “dietro le quinte” del MANN, tra lavori di restauro e progetti di allestimento. Filo conduttore della pellicola, la celebrazione dell’impegno e della passione delle persone, che rendono concreto un progetto di promozione culturale.
XI edizione della Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea (14-17 ottobre 2021). Non può che partire dalla Sicilia, il viaggio del documentario “Thalassa. Il racconto”, diretto da Antonio Longo e scritto dallo stesso Longo con Salvatore Agizza: venerdì 15 ottobre 2021 (ore 19), il film, prodotto da Teichos srl Servizi e Tecnologie per l’Archeologia e dal Mann, sarà presentato in prima internazionale per la sezione “Cinema e Archeologia” della rassegna. “Thalassa. Il racconto”, in concorso per il Premio Archeoclub d’Italia al film preferito dal pubblico e per il Premio ArcheoVisiva al miglior film, ripercorre, anche grazie a filmati d’archivio di Rai Teche, gli scavi di archeologia subacquea realizzati nelle acque del Sud Italia:

Frame del film “Thalassa. Il racconto” di Antonio Longo
una vera e propria immersione ricca di suggestioni, per ripercorrere il lavoro che ha permesso di proporre la grande mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, in programma al Mann nella stagione 2019/2020. Da quelle straordinarie ricerche, condotte anche sotto l’egida dell’indimenticabile Sebastiano Tusa, è stato possibile riunire 400 reperti in un unicum espositivo, che ha rappresentato una prospettiva nuova, per complessità di approccio, sui tesori dischiusi dal Mare nostrum. Possibile consultare il calendario della manifestazione dal sito rassegnalicodia.it, mentre la votazione sarà accessibile da streamcult.it.






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