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Al museo dell’Ara Pacis di Roma la mostra “Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” celebra l’anniversario della fondazione della colonia romana con reperti dal Man, calchi storici e immagini suggestive di Ciol

La “Testa di Vento” testimonial della mostra “Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” al museo dell’Ara Pacis di Roma

Reperti dal museo Archeologico nazionale di Aquileia nella mostra all’Ara Pacis di Roma (foto Leonardo Becuzzi)

Tra i prestigiosi spazi dell’Ara Pacis a Roma fa capolino l’iconica “testa di Vento” bronzea, di ascendenza ellenistica; più in là la testa di vecchio, improntata a forte realismo; e poi la bellissima stele funeraria del gladiatore; due eccezionali mosaici (raffiguranti uno “pesci adriatici”, l’altro uno stupendo pavone); rilievi marmorei e statue. Sono solo alcuni degli eccezionali reperti dal museo Archeologico nazionale di Aquileia con i quali, per i 2200 anni dalla fondazione dell’antica città di Aquileia, Roma Capitale e il museo dell’Ara Pacis ne celebrano la storia nella mostra “Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” in programma dal 9 novembre al 1° dicembre 2019 che intende ripercorrere le numerose “trasformazioni” della Città nei suoi momenti storicamente più significativi: l’antica città romana, l’Aquileia bizantina e medioevale e il Patriarcato, sino a giungere al periodo in cui la città fu parte dell’Impero Asburgico e infine agli anni della Prima Guerra Mondiale e del successivo dopoguerra.

Il suggestivo percorso espositivo della mostra “Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” all’Ara Pacis di Roma (foto Leonardo Becuzzi)

“Ritratto di Livia” da Aquileia visto dall’obiettivo di Elio Ciol

Aquileia porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente: il porto più settentrionale del Mediterraneo, una posizione privilegiata e una proiezione quasi obbligata verso il suo entroterra centroeuropeo, un punto d’arrivo di disparate ed indipendenti influenze culturali e religiose, soprattutto dall’Africa, dal Vicino Oriente, dalla Grecia, dai territori danubiani. Tutto questo concorre a fare di Aquileia una Roma diversa, un luogo suggestivo e degno di essere visitato e apprezzato. Promossa da Roma Capitale, assessorato alla Crescita culturale – sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, e realizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia e il museo Archeologico nazionale di Aquileia, prestatore di alcune opere d’arte di eccezionale valore, e con il patrocinio del ministero per i Beni e le Attività culturali e per il turismo, la mostra “Aquileia 2200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente”, curata da Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia, e da Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia, con un contributo di don Alessio Geretti, che segue le iniziative culturali di Illegio, pone l’accento sull’importanza del rapporto Aquileia-Roma e sulla straordinaria capacità di rigenerarsi di una città, più volte risorta dopo invasioni, spoliazioni, guerre e terremoti.

La testa di anziano (I sec. a.C.) uno dei volti più celebri della galleria di ritratti funerari del museo di Aquileia (foto Man)

Il rilievo con il “sulcus primigenius” da Aquileia (foto Elio Ciol)

Fondata nel 181 a.C., fu avamposto di Roma nel lembo estremo nord-orientale della penisola, porto commerciale di primissimo piano, fu una città ricca e popolosa, tanto da essere ricordata dal poeta Ausonio (IV secolo d.C.) come la quarta d’Italia, dopo Roma, Milano e Capua. Nello stesso periodo divenne un importante centro d’irradiazione del Cristianesimo nelle regioni contermini del centro ed Est Europa, e nei secoli successivi rappresentò la diocesi metropolitica di un amplissimo territorio, che andava dal lago di Como al lago Balaton, in Ungheria. Per secoli Aquileia è stata porto commerciale di primissimo piano dell’intero Mediterraneo e ha costituito la porta d’entrata non solo di derrate e di merci, ma anche di arte e idee provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente che, rielaborate e metabolizzate, si sono poi diffuse nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum. Fu anche sede di un principato ecclesiastico e di uno Stato Patriarcale, a partire dal 1077 e fino alla conquista veneziana nel 1420, mentre il Patriarcato come entità ecclesiastica fu soppresso solo nel 1751, avendo come eredi le Arcidiocesi di Udine, per la parte veneta, e di Gorizia, per la parte imperiale. Passata sotto l’Impero degli Asburgo, vi rimase fino alla prima guerra mondiale, assumendo nel contesto bellico un ruolo fortemente simbolico. Il ruolo che Aquileia ha svolto per due millenni ha avuto un significato non solo militare, politico ed economico, ma anche culturale e ideale nel bacino del Mediterraneo e nel rapporto tra Oriente e Occidente. Mettere in rilievo questa “specialità” di Aquileia a livello nazionale ed europeo è l’obbiettivo primario della mostra “Aquileia 2200”.

Un’ambra con putti dal museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto Man)

Rilievo incompiuto con gli apostoli Pietro e Paolo dal museo Paleocristiano di Aquileia (foto Man)

Il restauro dei calchi realizzati nel 1937 e conservati al museo nazionale della Civiltà romana (foto Man)

La storia di Aquileia, in particolare quella del periodo romano, si dipana attraverso un suggestivo percorso che narra, anche grazie al supporto di strumenti multimediali, la fondazione della colonia latina, lo sviluppo della città nel primo impero, la società e l’artigianato artistico, l’evoluzione urbanistica nella tarda antichità e quella del primo complesso basilicale cristiano. Chiudono l’esposizione due spaccati storici sul Patriarcato di Aquileia e sul viaggio del milite Ignoto da Aquileia al Vittoriano di Roma nel 1921. Della mostra fanno parte dei 23 calchi di reperti aquileiesi realizzati nel 1937 in occasione della mostra Augustea della Romanità (dove Aquileia era la città più rappresentata, insieme a Ostia e Pompei), oggi custoditi al museo della Civiltà Romana e alcuni di essi restaurati per l’occasione grazie alla Fondazione Aquileia. E trenta reperti fra i più preziosi del museo Archeologico nazionale di Aquileia, alcuni dei quali abbiamo già ricordato: la stupenda testa bronzea di Vento, di ascendenza ellenistica; la testa di vecchio, improntata a forte realismo; il mosaico con raffigurazione di pesci “adriatici”; la bellissima stele funeraria del gladiatore; la stele raffigurante un torchio (testimonianza della produzione vitivinicola che, in epoca romana come oggi, caratterizza la zona di Aquileia); un ampio repertorio di oggetti in ambra, espressione di quell’artigianato artistico che si era sviluppato nella città, punto d’arrivo dell’antichissima via dell’Ambra proveniente dal Baltico, dove questa resina fossile veniva raccolta. E poi, nella sezione del Cristianesimo, un bassorilievo in pietra calcarea del IV secolo raffigurante l’abbraccio tra Pietro e Paolo, commovente testimonianza della vitalità e della ricchezza della grande Chiesa Aquileiese, e lo stupendo mosaico del pavone, prestato per l’occasione dall’Arcidiocesi di Gorizia. Chiudono il percorso due spaccati storici sul Patriarcato di Aquileia e sul Milite Ignoto. In quest’ultima sezione in particolare sarà esposto per la prima volta il tricolore, recentemente donato allo Stato, che avvolse, nella cerimonia in Basilica ad Aquileia nel 1921, il feretro del soldato scelto dalla madre di un soldato caduto e disperso, Maria Bergamas, per rappresentare tutte le vittime disperse in guerra.

Il foro romano di Aquileia e il plinto della Medusa fotografati da Elio Ciol

Ad arricchire la mostra, al centro del percorso espositivo, sono collocate 43 splendide fotografie del grande Maestro friulano Elio Ciol, che da decenni coglie l’essenza degli antichi oggetti e dei resti monumentali tuttora visibili, fornendo un formidabile apporto documentario, emozionante e vivido, di Aquileia. Questi e altri lavori del maestro Ciol sono stati esposti quest’estate al MAMM di Mosca e prossimamente daranno vita a un’altra mostra a Ekaterinburg. Sono vere rivelazioni, non semplici documenti, questi scatti in bianco e nero con i quali, quarant’anni fa, il fotografo friulano Elio Ciol seppe intercettare – con poetica analoga a quella del neorealismo cinematografico – la radiazione di mistero e grandezza che ad Aquileia pietre, viali, colonne, iscrizioni, oggetti, architetture, sculture, mosaici ed affreschi emanano da 2200 anni a questa parte. Le fotografie di Elio Ciol narrano che il destino di Aquileia è scritto nella pietra. Sta scritto nelle pietre grandi del Foro o del porto fluviale come in Basilica nelle pietre minuscole e policrome del mosaico paleocristiano più vasto al mondo; nella lapide fondativa della colonia romana, istituita nel 181 a.C., come nel solco dell’aratura dei buoi; nei colonnati e nelle statue di una metropoli connotata da un rango e da una vitalità tipici di una vera e propria altra Roma, rivolta all’Adriatico e al mondo nordafricano, ai Balcani e all’Oriente; nella fioritura impressionante di una Chiesa culturalmente e teologicamente originalissima, tra le più missionarie di quelle seminate in età subapostolica; nelle tracce lasciate da devastazioni e spoliazioni e migrazioni e rinascite lungo l’epoca tardoantica e altomedioevale, per culminare nella singolare istituzione dello stato patriarcale aquileiese tra il 1077 e il 1420. Tutto ciò che attraversò Aquileia e che da essa si irradiò, cultura, arti, fede, scambi di merci preziose, connessioni politiche e vicissitudini militari, segnò profondamente il cuore dell’Europa e l’identità di diversi popoli che oggi possono comprendersi anche perché conservano nel proprio patrimonio genetico qualche tratto di quella comune madre.

Venezia-Aquileia: speciale accordo tra il museo Archeologico nazionale di Aquileia e Palazzo Grimani per visitare le due sedi e le due grandi mostre con biglietto ridotto

Il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono scoperto ad Aquileia e conservato a Vienna

Nel nome di Aquileia. Una speciale partnership consentirà ai visitatori di Palazzo Grimani a Venezia e del museo Archeologico nazionale di Aquileia di ammirare due grandi mostre e di accedere ad entrambi le sedi espositive con il biglietto d’ingresso ridotto. Dal mese di agosto fino al 20 ottobre 2019, i possessori dei biglietti della mostra “Domus Grimani 1594-2019” a Palazzo Grimani potranno visitare il museo Archeologico nazionale di Aquileia e la mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” con un biglietto ridotto di 6 euro; viceversa, i visitatori della mostra di Aquileia avranno accesso a Palazzo Grimani sempre con biglietto a 6 euro e godranno del titolo d’accesso ridotto per gli ingressi cumulativi venduti presso la biglietteria del museo veneziano.

La locandina della mostra “Domus Grimani 1494 -2019” fino al 31 maggio 2021

“DOMUS GRIMANI 1594 – 2019. La collezione di sculture classiche a Palazzo dopo quattro secoli”, curata da Daniele Ferrara, direttore del Polo museale del Veneto, e Toto Bergamo Rossi, direttore di Venetian Heritage, fino al 30 maggio 2021, al museo di Palazzo Grimani di Venezia. Orario: da martedì a domenica, 10–19 (la biglietteria chiude alle 18.30) – lunedì: chiuso. Informazioni e prenotazioni: palazzogrimani.org Sculture, marmi, vasi, bronzi e gemme: costituivano la collezione di antichità di Giovanni Grimani, patriarca di Aquileia, che lui collocò nel palazzo veneziano di famiglia in Santa Maria Formosa. Dopo più di 400 anni, la Collezione Grimani torna nella sua collocazione originale. Il fulcro di “DOMUS GRIMANI 1594 – 2019” è la ricostruzione di uno dei più significativi episodi della museologia europea – la Tribuna del patriarca Giovanni, ancora integra nella sua struttura architettonica – accompagnata dall’esposizione di arredi e opere nelle sale antecedenti, con l’intento di ricreare la decorazione di una dimora aristocratica del XVI e di restituire così ai visitatori l’atmosfera di un luogo che, grazie a questo progetto, torna protagonista dell’offerta culturale veneziana attraverso un allestimento ispirato all’estetica della “casa-museo” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/08/08/venezia-a-palazzo-grimani-la-mostra-domus-grimani-1594-2019-che-celebra-dopo-oltre-quattro-secoli-il-ritorno-a-palazzo-grimani-della-collezione-di-statue-classiche-scul/).

La locandina della mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” dall’8 giugno al 20 ottobre 2019

“Magnifici Ritorni. I tesori aquileiesi conservati dal Kunsthistorisches Museum di Vienna”, organizzata per celebrare i 2200 dalla fondazione dell’antica città romana; aperta fino al 20 ottobre 2019 al museo Archeologico nazionale di Aquileia. Orario: da martedì a domenica, 10– 19 (la biglietteria chiude alle 18) – lunedì: chiuso. La mostra è un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/06/08/al-museo-archeologico-nazionale-di-aquileia-apre-la-mostra-magnifici-ritorni-tesori-aquileiesi-dal-kunsthistorisches-museum-di-vienna-120-eccezionali-reperti-recuperati-nell/, https://archeologiavocidalpassato.com/2019/08/09/mostra-magnifici-ritorni-larcheologo-godard-i-capolavori-di-aquileia-in-mostra-ce-ne-sono-110-appartengono-al-mondo-classico-e-al-mondo-cristiano-che/).

Il patriarca di Aquileia Giovanni Grimani, ritratto attribuito a Domenico Tintoretto

Questa significativa collaborazione tra le due istituzioni riattiva i rapporti di scambio che nel corso dei secoli sono intercorsi tra Venezia e Aquileia, non solo dal punto di vista commerciale ma anche artistico e culturale. Entrambe le mostre celebrano il ritorno di importanti reperti archeologici che trovano tra loro rimandi stilistici e filologici di sicuro interesse per i visitatori. La mostra “Domus Grimani 1594-2019”, realizzata dal Polo Museale del Veneto insieme a Venetian Heritage, nasce, infatti, in occasione del ritorno dopo oltre 400 anni a Palazzo Grimani dal museo Archeologico nazionale di Venezia della statuaria classica collezionata da Giovanni Grimani che fu Patriarca di Aquileia dal 1545 al 1550 e poi dal 1585 al 1593; la mostra al museo Archeologico nazionale di Aquileia, realizzata da Fondazione Aquileia, Polo museale del Friuli Venezia Giulia e Kunsthistorisches Museum di Vienna, invece, riporta in città, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, parte della collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna, tra cui alcuni capolavori che per la prima volta sono esposti in Italia.

Mostra “Magnifici ritorni”. L’archeologo Godard: “I capolavori di Aquileia – in mostra ce ne sono 110 – appartengono al mondo classico e al mondo cristiano, che sono alle fondamenta dell’Europa. Aquileia si mostra come luogo di dialogo privilegiato tra i vari popoli, dove si può elaborare una sintesi tra culture diverse”

Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia, tra le vetrine della mostra “Magnifici ritorni” (foto Graziano Tavan)

La locandina della mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” dall’8 giugno al 20 ottobre 2019

“La mostra di Aquileia Magnifici ritorni è nata dalla collaborazione della Fondazione Aquileia con il Kunsthistorisches Museum di Vienna. È una splendida collaborazione di respiro europeo che insiste sul destino europeo di Aquileia, mostrando capolavori che appartengono al mondo classico e al mondo cristiano. Se pensiamo che l’eredità classica e quella cristiana sono alle fondamenta dell’Europa, possiamo capire meglio la valenza dell’esposizione aquileiese che illustra con reperti unici proprio tutti e due i pilastri della cultura europea”. Inizia così la prolusione dell’archeologo Louis Godart alla presentazione della mostra “Magnifici ritorni. I tesori aquileiesi conservati al Kunsthistorisches Museum di Vienna” aperta al museo Archeologico nazionale di Aquileia fino al 20 ottobre 2019. Organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna con il patrocinio del Comune di Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba per celebrare i 2200 dalla fondazione dell’antica città romana, la mostra riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Un viaggio nel tempo che, grazie ai 110 reperti del Kunsthistorisches, ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario.

Testa di Demetra-Iside, marmo del I sec. d.C., espressione di regalità e abbondanza anche per i romani. L’opera è conservata al Kunsthistorishes Museum di Vienna (foto Graziano Tavan)

L’archeologo accademico Louis Godart (foto Graziano Tavan)

“Come si manifesta l’antichità classica ad Aquileia?”, si chiede Godart. “Il territorio di Aquileia da sempre apre orizzonti verso l’Europa del Nord e Orientale, ma anche verso l’Europa Occidentale. Aquileia si mostra dunque come luogo di dialogo privilegiato tra culture diverse, dove si può elaborare una sintesi tra culture diverse. Troviamo così tra i reperti provenienti da Aquileia divinità che appartengono al pantheon romano ma anche a realtà estranee al mondo romano, come le divinità egizie. È un bellissimo esempio della tolleranza che gli antichi avevano nei confronti delle altre religioni. Il successo dell’impero romano – e non è un caso – è legato all’estrema tolleranza verso le religioni dei popoli sottomessi, realizzata inserendo nel pantheon romano le divinità straniere”.

Rilievo in marmo che uccide il toro trovato ad Aquileia, oggi al Kunsthistorisches museum di Vienna: il culto arrivò dall’Oriente portato dai legionari (foto Graziano Tavan)

“Mi chiedo”, continua l’archeologo: “questa tolleranza esiste ancora? Temo di no. Alle porte dell’Europa ci sono tendenze che vanno a cozzare contro quella tolleranza che invece emerge nel mondo classico. In questo senso è esemplare quanto “codificato” della tragedia greca di Eschilo Le supplici, scritta 2500 anni fa, che illustra una storia di profughe. Le protagoniste in questione sono le 50 figlie di Danao, le cosiddette Danaidi, che lo zio Egitto – fratello gemello di Danao con il quale condivideva la sovranità dell’Egitto – voleva andassero in sposa ai suoi 50 figli. Le Danaidi rifiutano il matrimonio con i cugini e fuggono ad Argo, in Grecia. Qui supplicano accoglienza al re di Argo. Nota che sono straniere perché hanno il colore della pelle diversa. Così chiede loro cosa vogliono o cercano. Per loro parla il padre Danao che spiega che le sue figlie chiedono ospitalità. Allora il re invita Danao a partecipare all’assemblea del popolo. E al suo ritorno Danao spiega alle figlie che Argo le accoglie. Ma quell’accoglienza va meritata e onorata. Come? Rispettando gli dei di Argo e ubbidendo alle leggi della città. Un insegnamento che dovrebbe essere preso ad esempio anche oggi”.

La croce bronzea Chrismon trovata ad Aquileia e oggi a Vienna al Kunsthistorishes Museum (foto Graziano Tavan)

Come si manifesta l’eredità cristiana ad Aquileia? “C’è un oggetto che parla per tutti”, indica Godart: “è la Croce di Aquileia, con l’alfa e l’omega, che è proprio la rappresentazione del messaggio cristiano. La massiccia croce bronzea è stata ritrovata intorno alla metà dell’Ottocento, durante i lavori per l’aratura di un vigneto in località Monastero, poi donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter. La croce richiama il simbolo del Chrismon, dato dall’intersezione delle iniziali del nome greco di Cristo (cioè le lettere Chi e Ro), e rappresenta uno dei simboli cristiani più antichi, con le lettere alpha e omega appese al braccio orizzontale della croce latina. “Il significato – chiude Godart – è legato all’origine e alla fine ultima della creazione divina, come si legge nelle parole della Bibbia “Io sono l’Alpha e l’Omega, il primo e l’ultimo, il principio e la fine” (Apocalisse 22:13-21)”.

Al museo Archeologico nazionale di Aquileia apre la mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna”: 120 eccezionali reperti recuperati nell’Ottocento (quando Aquileia era austriaca) riproposti nel loro contesto storico

La locandina della mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” dall’8 giugno al 20 ottobre 2019

La presentazione della mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” a Roma, nella sede del Mibac (foto Graziano Tavan)

L’appuntamento con la Storia Aquileia lo vivrà sabato 8 giugno 2019 alle 18 al museo Archeologico nazionale di Aquileia con l’inaugurazione della mostra “Magnifici Ritorni. Tesori aquileiesi dal Kunsthistorisches Museum di Vienna” organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal Polo Museale del Friuli Venezia Giulia e dal Kunsthistorisches Museum di Vienna con il patrocinio del Comune di Aquileia e in collaborazione con Fondazione So.co.Ba per celebrare i 2200 dalla fondazione dell’antica città romana. Ma perché la vernice di una mostra è un appuntamento con la Storia? La mostra – che rimarrà aperta fino al 20 ottobre 2019 – riporta ad Aquileia, a distanza di quasi 200 anni, alcuni tra i più importanti reperti archeologici restituiti dal ricchissimo sottosuolo aquileiese, attualmente esposti nella collezione permanente del Kunsthistorisches Museum di Vienna. È quindi un’importante occasione per presentare, in molti casi per la prima volta dai tempi lontani del loro ritrovamento, alcuni dei capolavori della città adriatica all’interno del contesto storico per i quali furono creati e nel quale furono utilizzati. Ma offre anche l’opportunità per raccontare un momento importante della storia di Aquileia che, mediante una intensa attività di raccolta, di scavo e di ricerca durata più di due secoli, portò alla progressiva riscoperta, durante l’età moderna, della grandezza dell’antica città romana.

Il museo Archeologico nazionale di Aquileia

Antonio Zanardi Landi,
presidente della Fondazione Aquileia

Georg Plattner, direttore della Collezione di Antichità greche e romane nel Kunsthistorisches Museum (foto Graziano Tavan)

Collaborazione nel segno della Storia, non spoliazione. “Siamo particolarmente grati al Kunsthistorisches Museum per aver accettato di concedere il prestito di tutti i più importanti pezzi delle sue collezioni provenienti da Aquileia”, dichiara Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia. “Non è mai facile riportare opere d’arte importanti nei luoghi di provenienza, per il sottinteso, ma sempre presente, timore che nella coscienza del pubblico e nel dibattito che sempre segue una grande mostra si insinui il concetto di spoliazione, di “portato via”. L’apertura e lo spirito di collaborazione di tutti i responsabili del Kunsthistorisches e il risalto che ai reperti aquileiesi viene dato nelle sale espositive viennesi ci fanno capire invece che il rapporto Vienna-Aquileia è davvero molto positivo, e che, in realtà, in quella sede Aquileia ha una sorta di “succursale austriaca” oltre che una vetrina con un’eccezionale capacità di richiamo e di illustrazione di quella che fu la grande città romana”. Del resto non va dimenticato che il museo aquileiese fu istituito il 3 agosto del 1882 come “Imperial-Regio Museo dello Stato” del governo austro-ungarico, con il patrocinio dell’imperatore Francesco Giuseppe, nella sede della neoclassica Villa Cassis Faraone, per accogliere le collezioni storiche ricevute in dono o acquistate dalle più illustri famiglie aquileiesi, progressivamente integrate dai risultati delle ricerche archeologiche condotte dall’800 sino a oggi. E addirittura è nato prima del più prestigioso museo viennese, il Kunsthistorishes, che venne inaugurato ufficialmente il 17 ottobre 1891 alla presenza dell’imperatore Francesco Giuseppe, dopo oltre trent’anni dalla prima commissione (1858). “A partire dal 1817”, spiega Georg Plattner , direttore della Collezione di Antichità greche e romane nel Kunsthistorisches Museum, “circa 340 reperti antichi da Aquileia sono stati inviati a Vienna da Aquileia, quarantacinque pezzi tornarono ad Aquileia nel 1921, nell’ambito delle restituzioni che l’Austria fece dopo la fine della prima guerra mondiale all’Italia: tra essi, sculture e iscrizioni, bolli laterizi e altri oggetti minori. Ancora oggi i capolavori aquileiesi mantengono una posizione preminente come importanti testimoni dell’antico passato”.

Gemma con ritratto femminile scoperta ad Aquileia e conservata al Kunsthistorisches di Vienna

Dei circa 300 reperti aquileiesi conservati a Vienna ne arriveranno ad Aquileia – per la mostra “Magnifici ritorni” – quasi 120 per un viaggio nel tempo che ci trasporta nell’Aquileia di 2200 anni fa ma anche nell’Aquileia dell’Ottocento quando la città era parte dell’Impero asburgico e le raccolte viennesi rappresentavano l’alternativa istituzionale al collezionismo privato delle famiglie locali e alla dispersione del materiale sul mercato antiquario. “La mostra ci riporta ai tempi pionieristici dell’archeologia aquileiese, tra il tardo Settecento e il primo Ottocento”, dice Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia. “Siamo ancora all’epoca degli scavi occasionali, che sebbene determinati bensì dall’unico scopo di recuperare “tesori” antichi hanno condotto a scoperte di notevolissimo rilievo, talvolta avvolte ancora da un’aura di mistero. In un certo senso, essi prepararono le prime indagini di ampio respiro degli archeologi austriaci, quelle effettuate nell’area del circo e delle mura tardoantiche tra il 1872 e il 1875 e, soprattutto, quelle importantissime avviate nel 1893 intorno al complesso basilicale”. E Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia: “Il percorso espositivo si snoda attraverso le sale del museo Archeologico nazionale recentemente riallestito. I capolavori in arrivo da Vienna ricongiunti al loro contesto di rinvenimento e di utilizzo ne completano la narrazione; dialogando all’interno delle singole sezioni con tutti quei materiali via via confluiti, per strade diverse, nella collezione permanente, essi contribuiscono così a fornire un ulteriore tassello alla ricostruzione della storia della città antica”.

Il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono scoperto ad Aquileia e conservato al Kunsthistorisches di Vienna

Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia

Tra i “magnifici ritorni” dell’estate aquileiese spicca il rilievo marmoreo con la rappresentazione di Mitra Tauroctono (nel percorso permanente del museo aquileiese c’è esposto il calco di questo reperto), con il berretto frigio, il serpente, lo scorpione e l’uccisione del toro sacro che riporta agli antichi culti che hanno segnato la storia dell’umanità, giunti ad Aquileia dopo un lungo viaggio da Oriente, dall’India e dalla Persia dove il culto a lui dedicato, misterico ed iniziatico, era nato secoli prima. “La diffusa presenza di culti mitraici, molto diffusi tra i soldati, nella regione intorno ad Aquileia”, nota Antonio Zanardi Landi, “oltre che ricordarci il ruolo militare attribuito da Roma alla colonia che doveva consentire l’espansione verso i Balcani e il Noricum, sottolinea fortemente quell’elemento che rende unica Aquileia nel panorama dell’Impero. Mi riferisco al ruolo di interfaccia economica e culturale della città e del Caput Adriae con l’Oriente (Balcani, ma anche con il Vicino Oriente mediterraneo, l’Egitto e l’Africa Settentrionale). Ruolo di intermediario culturale, svolto da Aquileia nel cuore dell’Europa antica e tardo antica, che ha favorito il formarsi della specificità della cultura, dell’arte e delle forme di culto prosperate nella città romana”.

Il calco del rilievo con Mitra Tauroctono conservato al museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto Graziano Tavan)

“Il rilievo del Mitra inizialmente promesso al museo Archeologico al momento del suo rinvenimento nel 1888”, interviene Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia, “fu poi regalato all’imperatore Francesco Giuseppe. All’interno delle sale del museo aquileiese ne rimase un calco in gesso, che ancora oggi rappresenta un chiaro richiamo all’indissolubile fil rouge che pone in relazione le due collezioni museali, nate a pochi anni di distanza fra loro, l’una – con il nome di Kunsthistorisches Hofmuseum – nel 1891, l’altra – con il nome di Imperial Regio Museo dello Stato – nel 1882, per diretta iniziativa dell’Imperatore Francesco Giuseppe quale chiara espressione della politica culturale dell’Impero austro-ungarico e di quel lungo processo che nel corso del XIX secolo portò, in Europa, alla maturazione della moderna concezione del museo quale bene dello Stato al servizio dei cittadini”.

La patera d’argento con scene dell’allegoria della fertilità scoperta ad Aquileia e conservata al Kunsthistorisches di Vienna

Tra i reperti di maggior pregio si distinguono la patera in argento, l’eccezionale piatto dalla complessa raffigurazione allegorica riconducibile a temi dell’abbondanza e della celebrazione dell’agricoltura, donato nel 1816 all’imperatore d’Austria Francesco I dal conte Francesco Leopoldo Cassis Faraone, e la croce in bronzo del IV secolo con il monogramma dato dall’intersezione delle iniziali del nome greco di Cristo donata a Vienna dal barone Ettore von Ritter verso la metà dell’800. In mostra anche molti materiali preziosi confluiti a Vienna attraverso l’Imperial Regio Gabinetto Numismatico e delle Antichità di Vienna, nucleo originario del Kunsthistorisches Museum al quale i funzionari locali preposti al controllo degli scavi trasmettevano le antichità aquileiese fino all’istituzione del museo Archeologico nel 1882: gemme, monete, bronzi, tra i quali spicca la raffinatissima gemma verde con un ritratto femminile dalla complessa acconciatura ispirata dalle mode in voga tra le principesse della famiglia imperiale , oggi incastonata in una montatura in oro di età moderna o la pasta vitrea con la raffigurazione del Circo Massimo di Roma ora montata su un elemento moderno in argento.

La cosiddetta Venere di Aquileia scoperta ad Aquileia e conservata al Kunsthistorisches

Grazie al sostegno della Fondazione Aquileia si è reso possibile anche il restauro della cosiddetta Venere di Aquileia, che dopo una lunga permanenza nei depositi viennesi finalmente può essere esposta. Rinvenuta nel febbraio del 1824 e venduta nel 1828 alle collezioni imperiali a Vienna, la statua rappresenta la dea nuda, con il solo mantello che avvolge il corpo all’altezza dei fianchi. La scultura richiama la Venere Marina e deriva da un’elaborazione ellenistica di II secolo a.C. della famosissima Afrodite Cnidia di Prassitele, opera di IV secolo a.C., che per la prima volta rappresentava la divinità completamente nuda. La scultura aquileiese doveva essere originariamente collocata in un luogo pubblico di grande visibilità, forse il teatro e le terme della città. Tra le opere lapidee del percorso espositivo spicca un rilievo frammentario in marmo bianco di cospicue dimensioni, che rappresenta una scena di sacrificio rituale di un toro dinnanzi a un altare. Sul frammento, stilisticamente databile alla fine del I secolo d.C., sono rappresentati tutti i momenti salienti di un sacrificio alle divinità da parte di due personaggi, forse i magistrati della colonia o alcuni membri della famiglia imperiale. La rappresentazione richiama i grandi sacrifici di stato di età romana, che prevedevano il sacrificio consecutivo di un toro, di una pecora e di una scrofa (suovetaurilia). Il rilievo aquileiese, che non conta molti confronti al di fuori di Roma, doveva probabilmente essere esposto in un luogo pubblico come il foro o un’area sacra. Va segnalata infine la statua di aquila a tutto tondo, databile al II d.C., che si poggia su un supporto ed è stato lavorato in un unico blocco: l’aquila, rappresentata a grandezza naturale e con le ali aperte, era spesso usata come simbolo del potere dell’Impero romano, oltre che come animale collegato al culto di Giove.

Da tutta Europa al museo Archeologico nazionale di Aquileia per studiare le ceramiche di età tardo-ellenistica e romana prodotte e commercializzate nell’Adriatico dal II secolo a.C. al VI-VII secolo d.C.

I corsisti impegnati ad Aquileia nello studio sulla ceramica di età romana

Il volantino della Summer School al Man di Aquileia

Una settimana per perfezionare le conoscenze sulla ceramica di età romana: è la Summer School Internazionale sulla ceramica romana, che si è tenuta dal 22 al 26 ottobre 2018 ad Aquileia, organizzata dall’università di Verona in collaborazione con il Polo museale del Friuli Venezia Giulia – museo Archeologico nazionale di Aquileia, la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, l’università di Innsbruck e il Römisch-Germanisches Zentralmuseum Mainz e sotto il patrocinio della Fondazione Aquileia. Al corso intensivo di formazione e apprendimento sulle più aggiornate metodologie di studio delle ceramiche di età tardo-ellenistica e romana prodotte e commercializzate nell’Adriatico dal II secolo a.C. al VI/VII secolo d.C. hanno partecipato oltre cinquanta persone, tra studenti ed esperti del settore provenienti dall’Italia, dalla Germania, dall’Austria, dalla Spagna, dalla Francia, dalla Croazia, dalla Repubblica Ceca e dalla Slovenia. Tramite le lezioni teoriche e un confronto diretto svolto durante le esercitazioni pratiche con le più innovative esperienze di ricerca nazionali ed internazionali, la Scuola è diventata momento di acquisizione di informazioni e luogo ideale di scambio e discussione sui più recenti strumenti di conoscenza delle produzioni artigianali e dell’economia antica del mondo ellenistico e romano.

Un’anfora di età romana conservata al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Corsisti con reperti ceramici di età romana conservati al Man di Aquileia

Aquileia è stata scelta dagli organizzatori Diana Dobreva e Florian Schimmer proprio per lo straordinario patrimonio di reperti ceramici custoditi nei depositi del museo Archeologico nazionale, che riflettono la vivacità economica della metropoli altoadriatica durante tutto il periodo romano. Aquileia fu infatti un punto cardine dei traffici che connettevano il Mediterraneo ai confini nord-orientali dell’Impero. Non è un caso quindi che in città circolassero manufatti provenienti dalla Grecia, dall’Africa, dalla penisola iberica e dalle coste siro-palestinesi. Contemporaneamente le numerose officine collocate intorno al centro abitato e nel territorio circostante producevano vasellame da mensa e da cucina, lucerne e anfore. Ed è proprio a questa vivacità economica fatta di scambi e produzioni che il nuovo percorso espositivo del museo Archeologico nazionale dà grande risalto, in un allestimento che vuole raccontare attraverso i reperti i traffici commerciali su breve e lunga distanza e le attività produttive che caratterizzavano il territorio. “Le ceramiche – ricordano gli archeologi – sono importantissimi documenti storici, indicatori archeologici particolarmente significativi per ricostruire le dinamiche commerciali antiche: si tratta infatti di manufatti che resistono al tempo, a differenza delle derrate alimentari, e che, variando con le mode e gli stili di vita, suggeriscono agli archeologi informazioni preziose per ricostruire l’evoluzione dell’economia e dei contatti tra i popoli nel corso dei secoli”.

Una dimostrazione di archeologia sperimentale al Man di Aquileia

Marta Novello, direttrice del Man di Aquileia

Il programma del corso ha previsto, accanto alle più tradizionali lezioni, anche dimostrazioni di archeologia sperimentale e visite guidate ai depositi e al nuovo percorso espositivo del museo. “Per il museo Archeologico nazionale di Aquileia”, sottolinea la direttrice Marta Novello, “è molto importante poter ospitare attività di formazione come questa; la ricerca rappresenta infatti uno degli elementi cardine dell’attività museale ed è grazie a essa e ai suoi risultati che il museo può continuare a essere un organismo vivo, in grado di rinnovarsi e di acquisire gli strumenti per presentarsi al pubblico in forme continuamente aggiornate”.

“Tempora”: per tre giorni Aquileia rivive le atmosfere della sua fondazione nel 181 a.C. con una grande rievocazione storica e centinaia di figuranti: ci si potrà imbattere in un legionario romano o in un guerriero celta. E tra le vie e piazze della cittadina rivivrà la quotidianità antica, tra spettacoli gladiatori e danze

Il foro romano di Aquileia, cuore della città fondata nel 181 a.C.

Correva l’anno 181 a.C. I triumviri romani Lucio Manlio Acidino, Publio Scipione Nasica e Gaio Flaminio furono inviati dal Senato a sbarrare la strada ai barbari che minacciavano i confini orientali d’Italia. E fondarono Aquileia: prima come base militare per le campagne contro gli Istri altri popoli, fra cui i Carni, e poi per l’espansione romana verso il Danubio. Romanizzata la regione, Aquileia, divenuta nel frattempo municipio (dopo l’89 a.C.) si ingrandì a più riprese, fino a diventare centro politico-amministrativo (capitale della X Regione augustea, Venetia et Histria) e prospero emporio, avvantaggiata dal lungo sistema portuale e dall’intersezione di importanti strade che se ne dipartivano sia verso il Nord, oltre le Alpi e fino al Baltico (“la via dell’ambra”), sia in senso latitudinale, dalle Gallie all’Oriente. Per tre giorni Aquileia tornerà alle atmosfere del 181 a.C. e regalerà a tutti un viaggio nel tempo e nella storia di quella che è stata una delle più grandi città dell’Impero romano.

“Tempora”: ad Aquileia tre giorni di rievocazione storica della fondazione della colonia romana nel 181 a.C.

Legionari in parata tra le vie del centro di Aquileia

Venerdì 15, sabato 16 e domenica 17 giugno 2018 figuranti da tutta Italia riempiranno le strade, le piazze e i luoghi simboli della storia di Aquileia per la settima edizione di “Tempora Aquileia”, la grande rievocazione storica organizzata e coordinata dalla associazione Tempora in Aquileia in collaborazione con il Comune di Aquileia, il Polo Museale e la soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, con la direzione artistica di Emanuele Zorino e il sostegno della Fondazione Aquileia. La manifestazione a ingresso gratuito si svolgerà nell’area del fondo Cal dove troverà spazio l’accampamento celta, nell’area del fondo Pasqualis con l’accampamento romano e in piazza Patriarcato dove si svolgeranno i combattimenti tra gladiatori. Il centro sarà animato inoltre dai mercati che troveranno spazio in via Popone e via dei Patriarchi. La cerimonia di inaugurazione è prevista venerdì 15 giugno 2018 e proseguirà nelle giornate di sabato 16 e domenica 17 giugno con una fitta serie di appuntamenti programmati tra rievocazioni, sessioni di didattica e che avranno come unico obiettivo quello della divulgazione storico-culturale. E così, immersi nel centro storico e nelle aree archeologiche, “ci si potrà imbattere nella quotidianità di un legionario romano o in quella di un guerriero celta. La vita tra le vie e piazze della cittadina rivivrà e con essa spettacoli gladiatori e danze”, spiegano i promotori. Ci sarà spazio per chi ama cibo e buon vino: nel termopolio l’oste offrirà i suoi migliori piatti, secondo le semplici ricette di allora che costituiscono la base del nostro patrimonio eno-gastronomico.

Legionari romani pronti al combattimento a “Tempora Aquileia”

Danze antiche al campo romano in fondo Pasqualis

Una fase dell’antico gioco dell’harpastum a “Tempora Aquileia”

Grande affluenza di pubblico a “Tempora Aquileia”

Tre giorni ricchi di eventi. Venerdì 15 alle 19 si apriranno i mercati storico e gastronomico, alle 20 all’interno del lapidarium del museo Archeologico nazionale verrà proposto uno spettacolo di danze, teatro e cucina antica, alle 20.30 fra i monumenti funerari del lapidario del museo Archeologico nazionale gli spiriti degli antichi abitanti di Aquileia si raccontano attraverso storie di vita e leggende del nostro antico territorio. Alle 21.45 al fondo Cal si terrà la cerimonia d’apertura con la festa del fuoco di Beleno tra riti e danze. Sabato 16, con l’apertura degli accampamenti alle 10, inizierà una lunga giornata di rievocazione. Alle 11 nell’arena gladiatoria in piazza Patriarcato, i gladiatori si sfideranno nei ludi, alle 12.30 è il momento del banchetto per i nuovi coloni: dopo il lusso delle raffinate pietanze, alcune fanciulle allietano il simposio dei propri signori con danze antiche al campo romano. Alle 16 al campo romano spettacolo di cavalleria celtica e la danza dei sacerdoti Salii, alle 18 ancora ludi gladiatori in piazza Patriarcato e alle 19 il simposio. Alle 20 verrà proposto l’antico gioco dell’harpastum, alle 21 “Historia muneraria”, spettacolo della gladiatura nella storia e alle 22 si rievocherà il rito del “sulcus primigenius”, momento solenne in cui il Senato, per ribadire il potere di Roma su queste terre, conferisce il mandato ai consoli di scavare il solco primigenio della futura città di Aquileia. Domenica 17, la rievocazione si aprirà alle 11 con i ludi gladiatori in piazza Patriarcato, alle 12 si terrà il simposio all’interno del campo romano sul fondo Pasqualis. Alle 16 spettacolo di cavalleria celtica e prove di abilità tra cavalieri, alle 17 i ludi gladiatori in piazza Patriarcato, e conferenza “La posca come strategia militare” di Marco Berardinelli  e “Il lavoro militare delle legioni romane” di Filippo Crimial al museo Archeologico nazionale. Alle 18 la danza dei sacerdoti Salii, alle 19 si rinnoverà il rito del Solco Primigenio, con cui si fonda la futura città di Aquileia. Alle 20 il simposio e alle 21, in piazza Patriarcato, lo spettacolo finale di gladiatura. Inoltre sabato e domenica, per tutta la giornata, agli accampamenti romano e celta gli abitanti dei villaggi coinvolgeranno il pubblico facendo provare l’arceria celta e romana, proponendo la filatura, la tintura e la tessitura della lana, la lavorazione del mosaico, della ceramica, la battitura del ferro, avvincenti duelli, il tiro con l’arco. Nell’area della Basilica troverà spazio il mercato artigiano storico e in tutta la città stand enogastronomici e antiche tabernae.

“I fuochi di Beleno”, la festa del solstizio fra riti e danze del popolo celtico

Ecco il programma completo. Si inizia venerdì 15 giugno 2018: alle 19, apertura aree enogastronomiche e mercato storico; 19.30, “Alba nocte: simposium”: all’interno del lapidario romano del museo Archeologico di Aquileia lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche; 20, “Alba nocte: panem et circenses”; 20.30, “Alba nocte: imago”: fra i monumenti funerari del lapidario del museo Archeologico gli spiriti degli antichi abitanti di Aquileia si raccontano attraverso storie di vita e leggende del nostro antico territorio; 21.45, cerimonia di apertura al fondo Cal, campo celtico: “I fuochi di Beleno”, la festa del solstizio fra riti e danze del popolo celtico; 22.45, al fondo Cal, campo celtico: “Roma incontra le terre di Aquileia”, la delegazione della Repubblica Romana incontra le popolazioni autoctone celtiche.

Sulcus primigenius: rito della fondazione della città di Aquileia

L’accampamento romano a fondo Pasqualis

Mercatini, stand e tabernae in centro ad Aquileia

Sabato 16 giugno 2018. Dalle 10 alle 23, didattica nei campi storici (campo romano al fondo Pasqualis e campo celtico al fondo Cal). Dalle 10 alle 20, al fondo Cal, campo celtico, “L’arte della Falconeria nei tempi antichi”. Dalle 10 alle 23, apertura aree enogastronomiche e mercato storico. Alle 11, in piazza Patriarcato, “Ludi gladiatori”: insediatisi ormai sul territorio, la repubblica fa giungere ad Aquileia uno degli spettacoli più cruenti e più seguiti del tempo, l’arena gladiatoria. In piazza Patriarcato, gladiatori si sfideranno tra il sangue e la sabbia per il giubilo dei coloni aquileiesi. Alle 12.30, al campo romano in fondo Pasqualis, “Il simposio”: lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche. Alle 16, al campo romano in fondo Pasqualis, “La cavalleria celtica”: Equus, lezione spettacolo sulla cavalleria e prove di abilità tra i cavalieri. Alle 16.30, al campo romano in fondo Pasqualis, “Danza dei Salii”: la danza saltellante che i sacerdoti Salii dedicavano a Marte, prima protettore dei campi, dei contadini e del bestiame. Alle 17, al campo romano in fondo Pasqualis, “Honesta missio”: già nel periodo tardo-repubblicano la ferma militare poteva durare fino ad un massimo di 16 anni. Al termine del servizio veniva concesso un premio per il congedo onorevole (honesta missio) e poteva consistere in un terreno o una somma di denaro. Alle 18, in piazza Patriarcato, Arena Gladiatoria “Ludi gladiatori”: spettacolo e didattica sulla gladiatura. Alle 19, in piazza Patriarcato, “Il simposio”: lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche. Alle 20, in piazza Patriarcato, “Harpastum”: dimostrazione didattica dell’antico gioco con la palla dei legionari romani. Alle 21, in piazza Patriarcato, “Historia muneraria”: lo spettacolo della gladiatura nella Storia, spettacolo in tre Atti: Origines: dai Campani agli Etruschi passando per le legioni romane. Caena libera: l’ultima cena e le pratiche amministrative e rituali. Munus: gli eroi in anfiteatro; pubblico, regole e giudizio finale. Alle 22, al campo romano in fondo Pasqualis, “Rito della fondazione della città di Aquileia: sulcus primigenius”: un aratro tirato da due possenti buoi parati a festa e condotto dal fondatore della città incide nella nuda terra il futuro percorso della cinta muraria più esterna, il confine tra la civiltà romana e il resto del mondo: la ricostruzione del rito con cui i Triumviri, Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino diedero vita alla magnifica storia di Aquileia.

“Il simposio”, lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche

La rievocazione di uno scontro tra legionari romani e guerrieri celti

Domenica 17 giugno 2018. Dalle 10 alle 23, didattica nei campi storici, campo romano in fondo Pasqualis e campo celtico in fondo Cal. Dalle 10 alle 20, “L’arte della Falconeria nei tempi antichi” al campo celtico in fondo Cal. Dalle 10 alle 23, apertura aree enogastronomiche e mercato storico. Alle 11, in piazza Patriarcato, “Ludi gladiatori”, spettacolo e didattica sulla gladiatura. Alle 12, al Campo Romano in Fondo Pasqualis, “Il simposio”, lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche. Alle 16, al campo romano in fondo Pasqualis, “La cavalleria celtica”, Equus: lezione spettacolo sulla cavalleria e prove di abilità tra i cavalieri. Alle 15, in piazza Patriarcato, “Ludi gladiatori”, spettacolo e didattica sulla gladiatura. Alle 17, al lapidario del museo Archeologico nazionale, conferenza: “La posca come strategia militare” di Marco Berardinelli, e “Il lavoro militare delle legioni romane” di Filippo Crimi. Alle 18, al campo romano in fondo Pasqualis, “Danza dei Salii”: la danza saltellante che i sacerdoti Salii dedicavano a Marte, prima protettore dei campi, dei contadini e del bestiame. Alle 18.30, al campo romano in fondo Pasqualis, “Honesta missio”: già nel periodo tardo repubblicano la ferma militare poteva durare fino ad un massimo di 16 anni. Al termine del servizio veniva concesso un premio per il congedo onorevole (honesta missio) e poteva consistere in un terreno o una somma di denaro. Alle 19, un aratro tirato da due possenti buoi parati a festa e condotto dal fondatore della città incide nella nuda terra il futuro percorso della cinta muraria più esterna, il confine tra la civiltà romana ed il resto del mondo: la ricostruzione del rito con cui i Triumviri, Publio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino diedero vita alla magnifica storia di Aquileia. Alle 20, al campo romano in fondo Pasqualis, “Il simposio”: lo spettacolo della cucina antica riproposta fra danze, teatro e dimostrazioni enogastronomiche. Alle 21, al campo romano in fondo Pasqualis, “Ludi gladiatori – il munus”: spettacolo finale di gladiatura.

Aquileia. Per l’ultima settimana della mostra “Tesori e imperatori. Lo splendore della Serbia romana” due eventi speciali: focus sull’antica città di Felix Romuliana e l’imperatore Galerio, e visite guidate “a porte chiuse” con archeologi speciali

Un prezioso elmo da parata esposto nella nella mostra “Tesori e imperatori. Lo splendore della Serbia romana” ad Aquileia

La locandina dell’incontro sull’antica città di Felix Romuliana e l’imperatore Galerio

Ultima settimana per visitare la mostra “Tesori e imperatori. Lo splendore della Serbia romana” che proseguirà fino a domenica 3 giugno 2018 a palazzo Meizlik ad Aquileia, organizzata dalla Fondazione Aquileia, dal museo nazionale di Belgrado e dalla soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, il Comune di Aquileia e l’Associazione nazionale per Aquileia. Settimana arricchita da alcuni eventi speciali: martedì 29 maggio 2018 alle 18 l’antica città di Felix Romuliana e l’imperatore Galerio saranno protagonisti di un incontro aperto al pubblico in Casa Bertoli (via Popone 6) che vedrà come ospite speciale Bora Dimitrijevic, già direttore di Felix Romuliana e del museo nazionale di Zajecar. Alla conferenza, organizzata da Fondazione Aquileia, soprintendenza Archeologia Belle Arti Paesaggio del Friuli Venezia Giulia e Associazione nazionale per Aquileia seguirà per i partecipanti la visita alla mostra guidata da Cristiano Tiussi. Venerdì 1° giugno 2018 doppio appuntamento alle 18 e alle 20 con le visite “a porte chiuse” alla mostra guidate dal direttore della Fondazione Aquileia con la partecipazione di due archeologi provenienti dalla Serbia- Nemanja Mrđić e Biljana Lučić – che ci racconteranno gli antichi siti di Sirmium e Viminacium (prenotazioni scrivendo a ufficiostampa@fondazioneaquileia.it).

Ai confini orientali della Serbia il Danubio s’incunea nello splendido scenario delle Porte di Ferro

Alle estreme propaggini orientali della Serbia il Danubio s’incunea nello splendido scenario delle Porte di Ferro. Duemila anni fa il fiume segnava il confine di un impero, quello romano, che nel periodo della sua massima espansione arrivava alla Tracia (Bulgaria sud-orientale, Grecia nord-orientale, Turchia europea) e alla Dacia. L’Illirico fu teatro di eventi cruciali – la campagna di Traiano, l’ascesa al potere di Diocleziano e di Costantino. Fu terra di fortificazioni, di legionari e di imperatori, di grandi residenze imperiali, di prosperi quartieri urbani, di commerci fiorenti, luogo di convivenza di culture e segni dei diversi influssi religiosi. Seicento anni di storia e di storie sono raccolti nella mostra “Tesori e imperatori. Lo splendore della Serbia romana” che attraverso sessantadue reperti provenienti dal museo nazionale di Belgrado, dal museo nazionale di Zaječar e di Niš e dai musei di Požarevac, Novi Sad, Sremska Mitrovica e Negotin, oltre a un calco storico della Colonna Traiana (1861) prestato dal museo della Civiltà Romana, ci trasportano in un lungo viaggio sulle tracce della storia dell’impero romano, dalla sua espansione all’età tardoantica fino al suo crepuscolo, quando il limes non resse più all’invasione dei barbari, in particolare gli Unni, gli stessi che, guidati da Attila, metteranno a ferro e fuoco anche Aquileia. E al Danubio, una via d’acqua che non era solo linea di frontiera, ma confine permeabile agli scambi e alle influenze che provenivano dai territori situati al di là, è dedicata la prima sala della mostra, che ne rievoca gli scenari grazie a un’installazione multimediale di suoni e immagini.

Il cosiddetto cammeo di Belgrado in sardonica a più strati, con l’imperatore a cavallo trionfante sopra il nemico sconfitto

Testa in bronzo di Costantino proveniente dalla città natale di Naissus

Questo territorio nel medio e tardo impero conobbe uno sviluppo eccezionale, grazie anche ai favori dei numerosi imperatori che vi nacquero: da Ostiliano a Costanzo III, passando attraverso Costantino il Grande. In questi luoghi diverse relazioni sociali e impulsi culturali provenienti dal territorio italico e dalle province orientali hanno trovato una sintesi. Le tradizioni locali si fusero ben presto con la cultura romana lasciandoci opere di grande valore in una regione che con la riorganizzazione amministrativa e municipale vide sorgere grandiose ville imperiali, come quella di Mediana presso Naissus (Niš), a volte nella forma di fortezza, come a Felix Romuliana (Gamzigrad), o nuovi lussuosi quartieri urbani su iniziativa dei regnanti che, nel caso di Sirmium (Sremska Mitrovica), potevano anche includere la presenza di un palazzo con il circo, come ad Aquileia. Alcune opere, che vengono riunite eccezionalmente nell’esposizione, sono da annoverare tra le più significative creazioni artigianali o artistiche dell’epoca: le maschere da parata in bronzo ci restituiscono tutto il solenne cerimoniale dell’esercito romano e gli elmi tardoantichi di ufficiali, in particolare quello ritrovato a Berkasovo, dorato e tempestato di elementi in pasta vitrea multicolore a imitazione delle pietre dure, sono un vero e proprio capolavoro. La testa in porfido rosso dell’imperatore Galerio proveniente da Gamzigrad e la mano sinistra con globo sembra siano appartenute ad una figura colossale che poteva rappresentare Galerio come dominatore del mondo. Uno dei reperti più preziosi esposto in mostra è il cosiddetto cammeo di Belgrado in sardonica a più strati, con l’imperatore a cavallo trionfante sopra il nemico sconfitto. Ma il pezzo di arte e di propaganda politica più rappresentativo del tempo di Costantino è la famosa testa in bronzo con diadema dello stesso imperatore parte di una statua dorata rinvenuta nella città natale Naissus, esempio di magnificenza imperiale.

Apre al museo Archeologico nazionale di Aquileia la mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”, terza tappa del ciclo “Archeologia ferita”, la prima dedicata in Europa alla città siriana dopo le distruzioni perpetrate dall’Isis: l’eleganza e la ricchezza degli antichi palmireni a confronto con i ritratti degli antichi aquileiesi

La distruzione del tempio di Baal Shimin a Palmira, patrimonio dell’Unesco, da parte dei miliziani dell’Isis

L’archeologo siriano Khaled Asaad, decapitato dall’Isis il 18 agosto 2015

Il manifesto della mostra “Il Bardo ad Aquileia” nel museo di Aquileia

La mostra “Leoni e tori dall’antica Persia ad Aquileia”: ne parla Carlo Cereti

Le nuvole di fumo e polvere e gli echi delle detonazioni che avvolgono quel che resta dell’imponente tempio di Bel, dell’austero castello medievale, dell’elegante tetrapilo, del prezioso tempio di Baal-Shamin, dello slanciato arco trionfale, dell’articolata scena del teatro antico sono ancora davanti ai nostri occhi, increduli di fronte a tanta violenta follia dei miliziani dell’Isis decisi a distruggere i monumenti più famosi di Palmira. E continuiamo a commuoverci per il sacrificio supremo del custode più fedele di Palmira, l’archeologo Khaled Asaad, trucidato il 18 agosto 2015 per essersi rifiutato di lasciare la città e collaborare con i jihadisti. La “città delle palme”, la “sposa del deserto”, la “Venezia delle sabbie”, come era chiamata Palmira nelle varie epoche, rappresenta l’esempio più eclatante, e per questo più doloroso, del sistematico tentativo da parte dell’Isis di annientare l’altro (sia esso inteso come il regime di Assad, o come l’Occidente crociato, o come l’Islam meno ortodosso), attraverso la distruzione della sua cultura, del suo patrimonio, delle vestigia più lontane e profonde che ci hanno reso ciò che siamo e che pensiamo, nel tentativo di attuare una “pulizia etnica”, come la definisce Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, specchio delle peggiori pulizie etniche. Non meraviglia quindi che, dopo il museo del Bardo di Tunisi (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/01/03/archeologia-ferita-il-museo-di-aquileia-apre-le-porte-ai-reperti-da-musei-e-siti-colpiti-dai-terroristi-prima-tappa-otto-capolavori-dal-museo-del-bardo-di-tunisi/) e del museo archeologico Iran Bastan di Teheran (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/06/22/archeologia-ferita-leoni-e-tori-dallantica-persia-ad-aquileia-in-mostra-allarcheologico-capolavori-achemenidi-e-sasanidi-da-persepoli-e-dal-museo-di-teheran-per-l/), Aquileia dedichi proprio a Palmira la terza tappa del progetto espositivo “Archeologia ferita”, per celebrare la città siriana come simbolo di resistenza dagli attacchi al patrimonio culturale mondiale.

Busto muliebre da sarcofago palmireno conservato al Terra Sancta Museum di Gerusalemme (foto Gianluca Baronchelli)

Il manifesto della mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Apre il 2 luglio 2017 al museo Archeologico nazionale di Aquileia, dove sarà visitabile fino al 3 ottobre 2017, la mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”, la prima dedicata in Europa alla città dopo le distruzioni recentemente perpetrate. L’esposizione, a cura di Marta Novello e Cristiano Tiussi, nata dalla collaborazione tra la fondazione Aquileia e il polo museale del Friuli Venezia Giulia – museo Archeologico nazionale di Aquileia, gode del patrocinio della commissione nazionale italiana per l’Unesco, del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo e del ministero degli Affari esteri e Cooperazione internazionale. Grazie ai sedici prestiti originari di Palmira concessi dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, dai musei Vaticani, dai musei Capitolini, dal museo delle Civiltà – collezioni di Arte orientale “Giuseppe Tucci”, dal museo di Scultura antica “Giovanni Barracco”, dal civico museo Archeologico di Milano e da una collezione privata, raccoglie sedici pezzi originari di Palmira – alcuni dei quali riuniti per la prima volta dopo la loro dispersione nelle collezioni occidentali – e agli otto da Aquileia la mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” vuole dimostrare, pur nella distanza geografica e stilistico-formale, il medesimo sostrato culturale che accomuna le due città, mediante l’utilizzo di modelli autorappresentativi e formule iconografiche affini. “Questa mostra”, interviene il presidente della fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi, “al di là del suo notevole valore artistico, ha anche un chiaro fine politico: richiamare l’attenzione sui luoghi che sono il nucleo centrale della nostra civiltà, oggi teatro di conflitti e devastazioni”. L’esposizione ha costituito, inoltre, l’occasione per restaurare i reperti concessi in prestito dalla Custodia di Terra Sancta, con un intervento finanziato e coordinato dal Polo museale del Friuli Venezia Giulia che, alla conclusone della mostra, restituirà i rilievi pronti per la loro esposizione nel nuovo allestimento del Terra Sancta Museum.

Stele romana con coppia di coniugi conservata al museo Archeologico nazionale di Aquileia (foto Gianluca Baronchelli)

“Sia Palmira che Aquileia erano luoghi di tolleranza e fruttuosa convivenza tra culture e religioni diverse”, sottolineano Antonio Zanardi Landi e Cristiano Tiussi, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Aquileia, “oltre a esser testimoni che diciotto secoli fa il Mediterraneo costituiva un’unità integrata non solo dal punto di vista dei commerci, ma anche di quello della circolazione delle idee e dei canoni artistici e narrativi”. Per Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia, e Luca Caburlotto, direttore del Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, il fine della mostra è anche quello di far emergere “quell’unità culturale che attraverso la contaminazione di modelli eterogenei, nelle pur diverse espressioni formali, costituì la peculiarità del mondo romano e sulla quale si vuole porre l’accento, attraverso il gioco di sguardi che l’allestimento contribuisce a sottolineare, per superare le ferite che ormai già troppe volte in questi ultimi anni sono state inflitte al patrimonio culturale universale”. Palmira era città carovaniera che “sviluppò l’arte del commercio, vendendo ai romani quei beni di lusso che comprava dai persiani e che provenivano dalle lontane India e Arabia”, come scrive nella prefazione del catalogo Debora Serracchiani, presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. “Incenso, mirra, pepe, avorio, perle e stoffe che venivano scambiati per grano, vino, olio e garum. Gli scambi con il mondo diedero un carattere particolarissimo, aperto e cosmopolita a quest’oasi aramaica, proprio come secoli dopo plasmarono il carattere di Venezia”. Anche Aquileia era città di commerci e di confine, porta verso Oriente dell’Impero Romano, e anche “Porta da Oriente”, visto che proprio via Aquileia raggiunsero Roma contaminazioni orientali che ebbero influssi profondi sull’Impero Romano in termini di idee, canoni artistici e sensibilità. Se il grande, e temuto, vicino di Palmira era la Persia, il grande vicino di Aquileia erano i popoli barbarici.

Rilievo funerario palmireno conservato al museo Barracco di Roma

La mostra vuole far conoscere al mondo contemporaneo gli antichi palmireni, indicandone mansioni e ruoli. Il carattere di Palmira, vivace crocevia di idee, aspirazioni, usi e costumi, di correnti formali e stilistiche locali, orientali, ma anche greche e romane, ha dato infatti forma all’immagine che i suoi abitanti hanno voluto fare e lasciare di sé, consegnandola all’eternità attraverso i loro monumenti funerari. Fra i materiali maggiormente significativi dell’arte palmirena, i rilievi funerari rivestono un ruolo di grande importanza nell’affermazione della fama mondiale della città. Grazie alla diffusione di questi originali reperti, gli antichi cittadini di Palmira, “con i loro volti, i loro abiti e i loro gioielli”, per usare le parole del famoso archeologo francese Paul Veyne, sono diventati ora “cittadini del mondo”. Un esempio di questa forte individualità è la raffinata testa proveniente dai musei Vaticani, in cui la mansione di sacerdote è riconoscibile dal copricapo tronco-conico (modius) considerato proprio dei sacerdoti di Bel, o la testa che arriva dalla Custodia di Terra Santa ornata da una corona di foglie e bacche di alloro fissata da un medaglione. “Anche commercianti o funzionari della pubblica amministrazione”, ricordano i curatori della mostra, “sono presenti nelle sale del museo Archeologico nazionale di Aquileia, appositamente riallestite, riconoscibili da un foglietto di papiro nella mano sinistra, come il rilievo del Salamallat da Gerusalemme o quello di Makkai da collezione privata. Senza parlare del celebre universo femminile di Palmira – di cui l’illuminata regina Zenobia, colei che osò sfidare l’autorità di Roma marciando sulla capitale dell’Impero, non è che l’epigona – benissimo rappresentato nella mostra da cinque dame elegantemente vestite e acconciate”. Come Charles Baudelaire, che magnificò nel suo poema I fiori del Male i gioielli di Palmira, il visitatore della mostra – assicurano alla fondazione Aquileia – non potrà che rimanere incantato davanti all’originalità e alla ricchezza degli ornamenti delle donne palmirene, abituate a sfoggiare più bracciali simultaneamente, fibulae e diademi, e anelli su tutte le parti delle dita, come nel magnifico rilievo dal museo Barracco, dove il monile è indossato sulla falangina del mignolo sinistro. Altrettanto curioso è il pendente dello stesso rilievo, un gioiello a forma di campana agganciato a un bracciale a torciglione, un amuleto diffuso in tutta la Siria romana.

Il ritratto di Batmalkû e Hairan sul rilievo funerario palmireno conservato al museo Tucci di Roma

“Che Palmira fosse un ricco crocevia di culture”, continuano Novello e Tiussi, “è immediatamente riscontrabile dall’abbigliamento dei suoi cittadini rappresentati in mostra nella splendida lastra del museo Tucci, dove la figura femminile è vestita alla greca con il chiton (tunica) e l’himation (mantello), e i capelli acconciati da un turbante con un velo trattenuto da un prezioso diadema di cui si percepisce ancora chiaramente l’originaria splendida policromia, mentre il fanciullo ritratto poco più in alto è abbigliato alla moda partica, con una tunica al ginocchio con galloni dipinti, orlo svasato alle estremità e pantaloni a sbuffo. Pur a fronte dei caratteri spiccatamente orientali e della rigida frontalità che li contraddistinguono, i rilievi palmireni condividono forme e modalità di auto-rappresentazione comuni a tutto l’Impero romano. L’occhio più attento potrà così notare la diversità di stili, e le abitudini simili, così come la comune scarsa caratterizzazione fisionomica dei volti: gli aquileiesi appaiono modesti, quasi schivi a confronto degli abitanti di Palmira, che trasmettono invece un senso di sicurezza e di compiacenza dovuto anche alla compattezza e impenetrabilità tipica dell’arte provinciale e in particolare orientale. Si potrà ammirare l’inconfondibile stile scultoreo caratteristico delle botteghe palmirene, che quasi ritaglia nella materia in modo minuzioso i dettagli decorativi, in modo grafico, poco profondo e molto efficace”.

Accordo storico: alla Fondazione Aquileia la gestione di tutto il sito archeologico di Aquileia romana (104mila metri quadri) con l’obiettivo di valorizzare la città antica attraverso un percorso storico unico tra scavi e musei

Il foro romano di Aquileia: ora la gestione dell'intero sito è affidato alla Fondazione Aquileia

Il foro romano di Aquileia: ora la gestione dell’intero sito è affidato alla Fondazione Aquileia

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Il ministro Dario Franceschini ad Aquileia con il presidente della Fondazione Zanardi Landi e il governatore della Regione Debora Serracchiani

Il ministro Dario Franceschini ad Aquileia con il presidente della Fondazione Zanardi Landi e il governatore della Regione Debora Serracchiani

Il sito archeologico di Aquileia ha un solo gestore: la Fondazione Aquileia. Con un obiettivo: creare un grande percorso culturale unico. È stato infatti siglato un accordo storico tra il Mibact e la Fondazione Aquileia per il conferimento in uso alla Fondazione Aquileia di tutte le aree archeologiche dell’antica città romana. La Fondazione Aquileia si occuperà di gestione, manutenzione ordinaria e straordinaria e valorizzazione del sito archeologico, alla soprintendenza rimarranno la tutela e alcuni immobili e la gestione del museo Archeologico nazionale e del museo Paleocristiano che fanno capo al Polo Museale Friuli-Venezia Giulia. La presenza della Fondazione nella gestione del sito non è comunque una novità. Nel 2008-2009 era stato conferito alla Fondazione il 28% delle aree. Ora si completa il passaggio con il restante 72 (che comprende foro, porto fluviale, via Sacra, area Grandi terme-Comelli, fondo ex Moro con Casa delle bestie ferite, fondo Cassis con Casa dei putti danzanti e fondo Violin). “La Fondazione esce da una lunga adolescenza e diviene oggi adulta e nel pieno delle sue potenzialità e capacità”, spiega il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi. Per Corrado Azzolini, soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli – Venezia Giulia, “non verrà meno naturalmente il ruolo di ricerca degli istituti universitari ma si avrà un passaggio più veloce dallo scavo alla fruizione”. “L’accordo con il Mibact rappresenta un’importante affermazione del ruolo della Regione nella tutela e valorizzazione dei beni archeologici. È davvero uno straordinario salto di qualità”, affermato la presidente Debora Serracchiani. “È un risultato che è stato perseguito e raggiunto grazie all’ottima qualità dei rapporti tra Regione e ministero dei Beni culturali, in particolare grazie alla attenzione del ministro Franceschini il quale ha saputo cogliere il livello del lavoro che si sta sviluppando nel nostro territorio. In quest’opera di crescita e accreditamento sono stati fondamentali l’esperienza e il prestigio del presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi, che, con l’efficace collaborazione di dirigenti e tecnici, ha creato i presupposti perché Aquileia letteralmente risorgesse nella visibilità internazionale. Anche attraverso l’acquisizione concordata e progressiva di competenze su nuove aree del patrimonio regionale che si afferma il senso della specialità del Friuli Venezia Giulia”.

Veduta aerea del sito archeologico di Aquileia dominato dalla basilica patriarcale

Veduta aerea del sito archeologico di Aquileia dominato dalla basilica patriarcale

Antonio Zanardi Landi (Presidente Fondazione Aquileia) e Debora Serracchiani (Presidente Regione Friuli Venezia Giulia)

Antonio Zanardi Landi (Presidente Fondazione Aquileia) e Debora Serracchiani (Presidente Regione Friuli Venezia Giulia)

Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia

Cristiano Tiussi, direttore della Fondazione Aquileia

“Questo risultato ci rende particolarmente orgogliosi poiché significa da un lato che la strada tracciata dalla Regione ormai dieci anni fa fosse quella giusta, dall’altro che l’azione intrapresa due anni fa di cambiare la dirigenza, si sia dimostrata vincente per il conseguimento di questo successo”, ribadisce l’assessore alla Cultura FVG Gianni Torrenti. “C’era senz’altro bisogno di una guida autorevole che sapesse coniugare il risparmio della spesa corrente con la necessità di far ripartire gli investimenti, azioni che hanno consentito di avere il giusto credito in sede ministeriale. È proprio la considerazione maturata al ministero e un periodo di intenso lavoro hanno portato al passaggio di competenze alla Fondazione. Questa firma consente ottimisticamente di pensare al rinnovo decennale dell’accordo Stato-Regione per dare alla Fondazione un giusto traguardo temporale in vista dell’impegnativo compito che le viene assegnato. Un grazie è quindi doveroso alle persone che hanno consentito questo risultato, al presidente Zanardi Landi e al direttore della Fondazione Cristiano Tiussi, alla dottoressa Anna del Bianco, direttore regionale della cultura e a Caterina Bon Valsassina, direttrice generale per l’Archeologia, le Belle Arti e il Paesaggio del Mibact». Sottolinea Zanardi Landi: “Passiamo dalla gestione di circa 33mila a 104mila metri quadrati di aree archeologiche, un salto di quantità che è anche di qualità e che ci permette di andare concretamente nella direzione di creare un parco archeologico vero e proprio collegando le aree in modo efficace con percorsi di visita che consentano di apprezzare i resti della grande città romana e soprattutto di capire e di coglierne il messaggio che ancora ne proviene”. E il direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, conclude: “Una delle sfide, oltre alla manutenzione su cui interverremo immediatamente, sarà la progettazione di nuovi interventi di valorizzazione a medio e lungo termine, un primo intervento sarà riservato al porto fluviale e alla via Sacra e al percorso di collegamento con il museo Paleocristiano. Il punto di arrivo dovrà essere la consegna a un pubblico di visitatori sempre più ampio ed esigente di un percorso storico culturale unico”.

Aquileia incontra la Persia: a Grado il documentario Rai sulla mostra “Leoni e Tori dall’Antica Persia ad Aquileia” aperta al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Rithon d'oro achemenide in mostra al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Rithon d’oro achemenide in mostra al museo Archeologico nazionale di Aquileia

Il filo rosso che lega questa estate Aquileia alla Persia si arricchisce lunedì 29 agosto 2016 di un altro evento a corollario della mostra “Leoni e tori dall’antica Persia ad Aquileia”, allestita al museo Archeologico nazionale di Aquileia. Secondo appuntamento del ciclo “Archeologia Ferita” avviato l’inverno scorso con l’esposizione dedicata ai reperti provenienti dal museo del Bardo di Tunisi, la mostra “Leoni e tori” che ha avuto finora un grande successo di pubblico con oltre 16mila visitatori, proseguirà fino al 30 settembre, anche se si sta cercando di ottenerne il prolungamento per tutto il mese di ottobre. Tra gli eventi collaterali, in luglio, durante l’Aquileia Film Festival (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/07/26/al-via-la-7-ma-edizione-di-aquileia-film-festival-tre-serate-ad-aquileia-nella-prestigiosa-piazza-capitolo-con-film-della-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-e-le-conversazion/) c’era stato l’incontro con Carlo Cereti, addetto culturale dell’Ambasciata d’Italia a Teheran, che, davanti a un pubblico numeroso e attento, ha tracciato un quadro dell’Iran di oggi e di una cultura che ha avuto molti contatti col mondo occidentale, oltre a illustrare caratteristiche e motivazioni della mostra, ideata e organizzata dalla Fondazione Aquileia e realizzata in collaborazione con il Polo Museale del Friuli Venezia Giulia, il National Museum of Iran e l’Iranian Cultural Heritage Handcrafts and Tourism Organization, portando ad Aquileia 25 tesori dell’antica Persia mai usciti dai confini della Repubblica Islamica dell’Iran, tra cui alcuni oggetti in oro particolarmente preziosi, che raccontano della magnificenza dell’impero achemenide, fondado da Ciro e reso grande da Dario (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/06/22/archeologia-ferita-leoni-e-tori-dallantica-persia-ad-aquileia-in-mostra-allarcheologico-capolavori-achemenidi-e-sasanidi-da-persepoli-e-dal-museo-di-teheran-per-l/).

"Leoni e tori. Aquileia incontra la Persia", documentario della Rai Friuli Venezia Giulia per la regia di Tiziana Toglia

“Leoni e tori. Aquileia incontra la Persia”, documentario della Rai Friuli Venezia Giulia per la regia di Tiziana Toglia

Ora il racconto della mostra “Leoni e tori” diventa un film. La sede regionale del Friuli Venezia Giulia della Rai ha infatti realizzato il documentario “Leoni e tori – Aquileia incontra la Persia” che verrà proiettato lunedì 29 agosto 2016 alle 19 al Grand Hotel Astoria di Grado alla presenza della regista Tiziana Toglia e del direttore della sede regionale della Rai Guido Corso. La serata, aperta al pubblico, e moderata dalla giornalista del Messaggero Veneto Elisa Michellut, si aprirà con i saluti del presidente della Git-Terme e Spiaggia Alessandro Lovato, con cui la Fondazione Aquileia ha da tempo un rapporto di collaborazione per una promozione integrata dell’offerta turistica, e proseguirà con gli interventi del direttore della sede Rai Fvg, Guido Corso, del direttore della Fondazione Aquileia, Cristiano Tiussi, che illustrerà il percorso di visita e l’idea della mostra, e di Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia che ospita i preziosi reperti provenienti dall’Iran. Il documentario è un viaggio alla scoperta dell’archeologia e della cultura persiana, guidato anche dalle parole del professor Carlo Cereti, e un “invito a riscoprire Aquileia”, come sottolinea nel filmato il presidente della Fondazione Aquileia Antonio Zanardi Landi, “quale luogo di incontro e dialogo tra culture”.