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Firenze. Al museo Archeologico nazionale visite guidate tattili, al mattino (alla scoperta delle creature fantastiche del mondo antico) e alla sera (a tu per tu con la Chimera), in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità

Mercoledì 3 dicembre 2025, il museo Archeologico nazionale di Firenze, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, propone due appuntamenti; uno al mattino e uno la sera. Al mattino, “L’arte è il tempo dei sensi. La scoperta multisensoriale dell’archeologia del MAF: creature fantastiche e animali del mondo antico”: visita guidata tattile alle 10 e alle 12, per gruppi di max. 8-10 persone non vedenti o ipovedenti, con accompagnatori, della durata di ca. 90 minuti. L’itinerario di visita si articolerà su due piani del Museo attraverso l’uso dell’ascensore e l’esplorazione tattile sarà effettuata mediante l’uso di guanti anallergici in nitrile, resi disponibili dal museo. Prenotazione obbligatoria da effettuarsi contattando l’UICI di Firenze al numero telefonico 055.580319.

La sera: “Chimera. Un mito non solo da sognare…. Visita guidata tattile”. Apertura straordinaria serale dalle 18 alle 22 (ultimo ingresso 21.15) con possibilità di visita guidata tattile della “copia identica” della Chimera, realizzata nel 2012 dalla Fonderia Artistica Ferdinando Marinelli di Firenze, con la medesima tecnica e le stesse proporzioni del bronzo antico. La visita sarà compresa nel costo del biglietto e a cura dell’archeologo Gregorio Aversa e della restauratrice Giulia Basilissi, in collaborazione con i Servizi Educativi del Museo (primo turno ore 18.30; secondo turno ore 20.30). Sarà possibile l’utilizzo dell’ascensore per raggiungere il primo piano del museo e l’esplorazione tattile sarà effettuata mediante l’uso di guanti anallergici in nitrile, resi disponibili dal museo. È gradita la prenotazione all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it

Firenze. Per “I pomeriggi dell’Archeologico” al MAF presentazione del libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti (Edizioni Efesto). Interviene l’egittologa Valentina Santini

Alcuni milioni di anni fa i primi esemplari della specie homo fecero un incontro incredibile, che avrebbe per sempre segnato la vita dei futuri Sapiens. In un giorno qualunque, che sarebbe poi passato alla storia, per la prima volta i nostri antenati videro un organismo molto piccolo, che già da più di 90 milioni di anni popolava la Terra: l’ape. Nel libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti (Edizioni Efesto): l’autore ripercorre la storia, e in parte la preistoria, del rapporto uomo-ape andando alla ricerca di evidenze archeologiche confrontandole con le fonti scritte, con l’intento di raccontare un lato meno conosciuto delle pratiche in uso nel Mondo Antico e con l’accesa speranza di sensibilizzare le coscienze verso la tutela di questo nostro antichissimo alleato. Il libro sarà presentato giovedì 27 novembre 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, nell’ambito de “I pomeriggi dell’Archeologico” con gli interventi dell’autore Giorgio Franchetti e dell’archeologa Valentina Santini. Un viaggio nel tempo e nello spazio, tra archeologia e storia, ma anche entomologia, etnografia, paleobotanica, paleontologia, antropologia, reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di professionisti ed esperti dei vari settori. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria: man-fi@cultura.gov.it.

Copertina del libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti

L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità. L’uomo ha sempre avuto, per lungo tempo inconsapevolmente, il migliore degli alleati in natura: l’ape. Dalla sua comparsa sulla terra, quasi 100 milioni di anni fa, è stata lei principalmente, insieme ad altri agenti pronubi, a permettere lo sviluppo, la diversificazione e la sopravvivenza di un complesso e meraviglioso apparato di reciproche biodipendenze che oggi chiamiamo semplicemente Natura. L’ape ha accompagnato l’umanità per l’intera durata del suo percorso evolutivo e infatti, seguendo le tracce di questo rapporto, possiamo risalire per millenni fino agli albori della Storia. Ma non solo. Possiamo spingerci più indietro ancora, con certezza al Neolitico e, secondo alcuni studiosi, anche alle fasi finali del Paleolitico. Testimonianze di come il miele abbia costituito per moltissimo tempo un elemento fondamentale di apporto calorico nella dieta umana sono rintracciabili nelle pitture rupestri di culture lontanissime anche a livello geografico, segno evidente di come universalmente l’uomo si fosse reso conto dell’importanza di questo insetto e dei suoi prodotti. Dall’inizio dei tempi storici troviamo non solo raffigurazioni di api e della lavorazione del miele legate al fabbisogno alimentare ma, da subito, anche miti e culti legati a questa piccola e operosa creatura.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale “Riscopriamo la Chimera”: due visite guidate alla nuova sala con la curatrice Barbara Arbeid in occasione dell’apertura serale straordinaria

Mercoledì 26 novembre 2025, la nuova apertura serale straordinaria del museo Archeologico nazionale di Firenze sarà dedicata alla nuova Sala della Chimera. Il museo sarà straordinariamente aperto dalle 18 alle 22, con ultimo ingresso alle 21-15. Per l’occasione la curatrice Barbara Arbeid, funzionario archeologo del MAF, sarà protagonista di due visite guidate alla nuova sala “Riscopriamo la Chimera”. alle 18.30 e alle 19.30, comprese nel costo del biglietto di ingresso al museo. Prenotazione consigliata scrivendo all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it. Proprio Barbara Arbeid, in occasione della presentazione del nuovo allestimento della Sala della Chimera il 19 novembre 2025 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2025/11/20/firenze-al-museo-archeologico-nazionale-aperta-la-nuova-sala-della-chimera-di-arezzo-il-capolavoro-in-bronzo-dellarte-etrusca-icona-e-simbolo-fin-dal-suo-ritrovamento-nel-1553-la-presenta/) ha illustrato il nuovo allestimento con al centro della sala la Chimera senza nessun altro elemento, salvo la presenza di tre bronzetti. E ne spiega il motivo: sono stati scoperti insieme alla Chimera nel 1553 e hanno sempre fatto parte delle collezioni granducali fin dal loro inizio. Ecco il suo intervento.

“Il nuovo allestimento – spiega Arbeid – mette al centro la Chimera come capolavoro della produzione etrusca, ma allo stesso tempo abbiamo voluto alludere al contesto in cui fu ritrovata nel novembre 1553. Sappiamo infatti dalle cronache dell’epoca che la Chimera non era sola ma era accompagnata da moltissimi altri bronzetti a cui si fa riferimento purtroppo solo in un modo generico. Vengono ricordati gli animali, in particolare un cavallo, insieme a figure di uomini barbati e a un giovane. Sappiamo anche che questi bronzi hanno seguito la Chimera a Firenze subito dopo la scoperta. Lo sappiamo perché ce ne parla sia il Cellini nella Vita sia il Vasari, e queste fonti ci dicono che Cosimo I stesso si era dilettato a rimestare questi bronzetti, a pulirli dalla terra e dalle incrostazioni, dalla ruggine che ancora avevano causata dall’acidità del terreno, per poi esporli nello Scrittoio di Calliope, uno dei luoghi aulici di Palazzo Vecchio, dove si è creata la prima formulazione della collezione granducale.

Sala della Chimera al museo Archeologico nazionale di Firenze: bronzetti, Tinia. grifo. giovane offerente (foto mario ciampi / maf)

“Purtroppo seguire poi il cammino di questi bronzetti nelle collezioni – continua Arbeid – non è semplice perché gli inventari più antichi sono molto parchi di informazioni, ma una guida importante è costituita proprio dalle dimensioni di cui parlano le fonti. I trenta centimetri – piede – di cui parlano è una mensura onorata, una misura che all’epoca degli Etruschi veniva dedicata, riservata ai doni di un certo valore, di una certa rilevanza che i devoti volevano offrire alle divinità, e non ce n’erano molti di doni di queste dimensioni. Noi nella presentazione di questo allestimento abbiamo seguito le ipotesi di studio di Adriano Maggiani, illustre etruscologo da poco scomparso, che ha riconosciuto nelle collezioni del nostro museo tre bronzetti, un Tinia barbato, il corrispettivo dello Zeus greco; un giovane imberbe che fa il gesto di offrire un’offerta con la phiale; e un grifo, che si trovano negli Inventari fin dal 1589 e si possono seguire nelle collezioni delle Gallerie fino all’arrivo del museo Archeologico.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

“Quindi – conclude Arbeid – è un modo per alludere al fatto che la Chimera ha avuto le sue vite successive che abbiamo già raccontato dalla sua scoperta, ha avuto una vita precedente in cui è stata offerta a un santuario etrusco insieme a moltissimi altri doni che i devoti hanno riservato alle divinità. E a un certo punto, come era comune quando gli spazi del santuario erano troppo affollati di offerte, probabilmente è stata riposta in un deposito votivo, in un luogo chiuso in cui venivano riposti gli oggetti non più funzionali che dovevano essere conservati in un luogo autorizzato perché appunto doni, offerte spettanti alle divinità”.

 

Firenze. Nella Sala del Sarcofago delle Amazzoni del museo Archeologico la mostra personale dell’artista Luchadora “ECA SREN TVA” con tutte le sue opere ispirate alla collezione del museo

La sala del Sarcofago delle Amazzoni al museo Archeologico nazionale di Firenze con le opere in mostra dell’artista Luchadora (foto maf)

Il 25 novembre 2025 uscirà un nuovo poster di Luchadora per e con il museo Archeologico nazionale di Firenze, che celebra la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per la rubrica ECA SREN TVA “questa immagine mostra” in etrusco. Ora la rubrica ECA SREN TVA, è diventata mostra. E sarà presentata martedì 25 novembre 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, con apertura fino alle 19, (ultimo ingresso 18.30). La mostra personale dell’artista Luchadora, al secolo Alessandra Marianelli, una grafica ed illustratrice con base a Firenze, con tutte le sue opere ispirate alla collezione del museo, sarà aperta nella Sala del Sarcofago delle Amazzoni, al secondo piano del museo Archeologico nazionale di Firenze. Ogni poster presentato è legato al mondo etrusco, ma anche alle donne, per questo è stato scelto il contesto dell’Eredità delle Donne OFF per presentare la mostra di Luchadora. In sala saranno presenti anche i manufatti che hanno ispirato il lavoro dell’artista. Ingresso gratuito su prenotazione da richiedere all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it (fino ad un massimo di 50 persone). L’esposizione sarà aperta al pubblico e compresa nel percorso di vista fino a lunedì 9 marzo 2026.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale, per il Festival Eredità delle Donne OFF, lo spettacolo “Modernamente etrusca” di e con Tiziana Goretti e Cristina Biagiotti

Sabato 22 novembre 2025, alle 12, al museo Archeologico nazionale di Firenze, per il Festival Eredità delle Donne OFF, va in scena lo spettacolo “Modernamente etrusca”, di e con Tiziana Goretti e Cristina Biagiotti, dedicato all’incontro tra la società etrusca e quella contemporanea. Un dialogo tra presente e antichità, storia, immaginazione e intelligenza artificiale. Ingresso gratuito per un massimo di 50 partecipanti – prenotazione obbligatoria all’indirizzo man-fi@cultura.gov.it. Grazie all’AI si opera un vero e proprio viaggio nel tempo che, in forma di intervista, mette a confronto le due civiltà, evidenziandone somiglianze e differenze, soprattutto per quanto riguarda il ruolo della donna. Quello che si delinea è un quadro molto accurato del passato di questo popolo, assai più rispettoso dell’ambiente e dell’essere umano in generale, che a tratti sorprende il nostro presente e ci aiuta ad affrontare il futuro.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale aperta la nuova sala della Chimera di Arezzo, il capolavoro in bronzo dell’arte etrusca: icona e simbolo fin dal suo ritrovamento nel 1553. La presentazione del direttore Maras per “archeologiavocidalpassato”

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

Dalla porta socchiusa della sala 12 del museo Archeologico nazionale di Firenze si intravede il suo sguardo bestiale. L’ombra del mostro si staglia sinistra sul grande sipario che chiude un lato di questo singolare “antro”. Al centro, emerge dalla penombra con tutta la sua forza la Chimera, il capolavoro in bronzo dell’arte etrusca del 400 a.C., scoperto il 15 novembre 1532 ad Arezzo, che riproduce il mostro con una testa e un corpo di leone, una testa di capro che spunta dal dorso e una coda di serpente o di drago. Mostro che, secondo la mitologia, infestava le montagne della Licia in Asia Minore e fu sconfitta dall’eroe Bellerofonte. E la Chimera di Arezzo è colta nel momento in cui sta tentando l’ultima difesa: ruggisce contro il suo avversario mentre la testa di capro sta già morendo sul suo dorso ferita da una lancia.

Dal 19 novembre 2025, con l’inaugurazione della nuova sala del MAF, la Chimera di Arezzo – icona e simbolo dell’arte etrusca – ritrova la sua collocazione ideale, grazie a un accurato intervento affidato allo studio fiorentino di architettura Guicciardini & Magni, che lo ha realizzato insieme all’ufficio tecnico e alle curatrici del Museo: un allestimento esperienziale, allo stesso tempo monumentale e poetico, che invita ogni visitatore a un incontro personale con un capolavoro che da secoli incarna il genio artistico e il mito della civiltà etrusca. La scultura, iscritta al numero 1 nell’inventario del Museo, è appartenuta sin dal suo ritrovamento al futuro Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici, diventando subito uno dei pezzi più emblematici e preziosi della collezione medicea.

È il direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, Daniele Maras, ad illustrare ad archeologiavocidalpassato.com la nuova sala della Chimera di Arezzo, aperta al pubblico il 19 novembre 2025: il mito, il ritrovamento, l’allestimento.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

“Diciamo che era un po’ il nostro dovere – continua Maras – quella di metterla di nuovo al centro, di darle uno spazio monumentale apposta per lei. Questa sala grazie a un contributo internazionale di due donatori, due mecenati, veri e propri mecenati moderni, i statunitensi Laura e Jack Winchester, che hanno voluto donare a Firenze e al museo Archeologico questa sala, ha un’impostazione simile a un teatro, pensata come un teatro, grazie al progetto dello studio Guicciardini e Magni che ha visto un’arena circolare e un sipario che inquadrano la Chimera senza distrazioni. Noi non vogliano che ci siano altri elementi multimediali, tecnologici, colorati, che distraggano la percezione dei visitatori nei confronti della Chimera. C’è molta tecnologia in questa sala, ma è nascosta, non si vede. Le luci inquadrano bene i dettagli anatomici e ce li fanno apprezzare. Lo spazio intorno è ben pensato e calcolato. La base, il basamento monumentale, la rende una sorta di statua, scultura monumentale al centro di una piazza, una piazza che è di tutti.

“Così i visitatori che entrano possono apprezzarla senza altre distrazioni. E la luce la trasforma in una star di uno spettacolo, uno spettacolo stabile, fermo, in cui il visitatore entra come se fosse nell’antro della Chimera e diventa il nuovo Bellerofonte, pronto a sfidare la Chimera e a entrare in rapporto con lei. Da oggi – conclude Maras – la Chimera ha una posizione centrale che meritava da prima e per il futuro, per i prossimi, ci auguriamo, 500 anni, la vedrà qui conservata alle cure del nostro personale di conservazione per tutti i cittadini”.

La Chimera di Arezzo nella nuova sala allestita al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto graziano tavan)

La riapertura della Sala della Chimera rappresenta un momento significativo nella storia del MAF, segnando il passaggio dalla direzione regionale Musei nazionali della Toscana, guidata da Stefano Casciu, al nuovo istituto autonomo del museo Archeologico nazionale di Firenze, istituito nel 2024, affidato al direttore Daniele Federico Maras. All’inaugurazione, mercoledì 19 novembre 2025, sono intervenuti il direttore generale Musei Massimo Osanna, il direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze Daniele Federico Maras, il responsabile dell’Ufficio tecnico arch. Luca Gullì, il progettista dell’intervento arch. Marco Magni, le curatrici del Museo archeologhe Barbara Arbeid e Claudia Noferi.

Massimo Osanna, direttore generale Musei (foto graziano tavan)

“La Chimera”, commenta il direttore generale Musei Massimo Osanna, “è uno dei simboli più riconoscibili dell’arte etrusca e del patrimonio culturale del nostro Paese. Restituirle uno spazio pensato per accoglierla e raccontarla con nuovi linguaggi significa mettere al centro la qualità dell’esperienza museale, l’accessibilità dei contenuti e l’attenzione verso i pubblici. Questo intervento rappresenta un passo importante nel percorso di rinnovamento del museo Archeologico nazionale di Firenze, che in questi mesi sta avviando una revisione complessiva dei propri spazi espositivi, nell’ambito del più ampio impegno della Direzione generale Musei nel rinnovamento dei linguaggi e delle forme di fruizione dei luoghi della cultura del Sistema Museale Nazionale”.

Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana (foto graziano tavan)

“Si conclude oggi felicemente”, dichiara Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali Toscana, “il progetto ideato ed avviato da Mario Iozzo nel periodo della sua direzione del Museo, volto a rinnovare completamente l’esposizione museale della Chimera e delle altre opere ad essa connesse, e che ha visto il coinvolgimento ed il supporto economico di Laura e Jack Winchester. Con loro la direzione regionale Musei nazionali Toscana, come Istituto al quale afferiva in precedenza il Museo archeologico di Firenze, ha portato avanti negli anni anche altri importanti riallestimenti museali. A loro ed al collega Mario Iozzo va il mio sentito ringraziamento, che si estende all’attuale direttore Daniele Federico Maras e a tutto lo staff tecnico ed amministrativo coinvolto, che garantisce ancora una intensa e diretta collaborazione operativa tra la Direzione regionale ed il nuovo Museo autonomo”.

 

 

Firenze. Il museo Archeologico nazionale, a pochi giorni dall’apertura al pubblico della nuova sala della Chimera, svela il progetto dell’allestimento che restituisce alla scultura etrusca la sua centralità. Noferi, curatrice del MAF, ricorda i vari allestimenti riservati alla Chimera fin dalla sua scoperta, nel 1553

La Chimera di Arezzo, scultura etrusca del IV sec. a.C., uno dei simboli del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

Mercoledì 19 novembre 2025, alle 18, al museo Archeologico nazionale di Firenze apre al pubblico la nuova Sala della Chimera, a conclusione del progetto di allestimento che restituisce alla scultura etrusca la sua centralità e ridefinisce l’intero spazio espositivo. E per la Chimera di Arezzo si apre un nuovo capitolo. Simbolo delle collezioni medicee, esposta in una suggestiva sala interamente rinnovata, sarà ora di nuovo offerta alla pubblica fruizione, dopo un accurato intervento di conservazione insieme a tre bronzetti etruschi raccolti nel 1553 nello stesso contesto di ritrovamento (vedi Firenze. Al museo Archeologico nazionale apre la nuova sala della Chimera, simbolo del Maf, primo intervento del più ampio progetto di valorizzazione e riallestimento del museo. Il direttore Maras spiega il mito e il ritrovamento della Chimera, e la restauratrice Basilissi il suo restauro | archeologiavocidalpassato).

L’allestimento completamente ripensato restituisce alla sala la sua unitarietà architettonica e una nuova centralità visiva. Il progetto realizzato dallo studio Guicciardini&Magni, che comprende un sapiente disegno di luci firmato dallo studio Iarussi, e supervisionato dagli architetti Luca Gullì, Luciana Linzalone e Francesca Bacci, della direzione regionale Musei nazionali della Toscana, nasce dall’idea di creare un dialogo continuo tra opera, spazio e luce. Un allestimento ambizioso che fonde rigore museografico e sensibilità progettuale per un nuovo modo di incontrare la Chimera. Tutto parte da un gesto semplice e potente: collocare la Chimera al centro. Da qui si sviluppa un impianto espositivo che guida la fruizione in modo circolare immersivo: la base come fulcro geometrico, la vetrina e la panca come elementi di continuità ed equilibrio, il tendaggio come filtro scenografico che accoglie e accompagna lo sguardo, e infine il restauro dei pavimenti ottocenteschi, decorazioni e impianti, che restituisce alla sala la sua coerenza originaria.

La Chimera di Arezzo esposta al museo Archeologico nazionale di Firenze prima del restauro in corso (foto maf)

Dalle collezioni medicee alle sale del museo Archeologico nazionale di Firenze, la Chimera, fin dal suo ritrovamento, è stata protagonista di mostre ed esposizioni quale simbolo dell’arte etrusca per eccellenza. In attesa di ammirare la nuova sala che la custodirà, Claudia Noferi, curatrice della sezione etrusca del museo Archeologico nazionale di Firenze, ripercorre le tappe principali degli allestimenti di cui è stata protagonista.

Claudia Noferi, curatrice della sezione etrusca del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“La Chimera di Arezzo è da sempre, fin dalla sua scoperta, nel 1553, parte delle collezioni fiorentine”, spiega Noferi. “È stata nelle collezioni di Cosimo I il quale addirittura l’aveva posizionata nel suo studiolo e se ne occupava personalmente. È stata poi nella sala di Leone X, e dal 1718 è confluita nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi. Dal 1870 è stata esposta nel primo nucleo del museo Archeologico di Firenze. E successivamente, dalla fine degli anni ’70 dell’Ottocento nel Palazzo della Crocetta. Basti dire che la Chimera di Arezzo è il numero 1 dell’inventario degli oggetti del Museo. Fa parte del nucleo originario insieme ad altri due grandi bronzi sempre delle collezioni medicee: la Minerva d’Arezzo, che adesso è esposta al secondo piano, e l’Arringatore. È stata esposta per gran parte della sua storia all’interno del museo – continua Noferi -, proprio nel corridoio dei bronzi dove ci sono ancora le vetrine che fanno parte dell’antica esposizione, come fu voluta da Luigi Adriano Milani alla fine dell’Ottocento. Ed è stata anche protagonista di diverse mostre sui Medici, quindi sulle collezioni medicee e fiorentine per eccellenza, sia all’interno del museo nel 1992, per l’anniversario della morte di Lorenzo il Magnifico, per le commemorazioni, sia in altre esposizioni, in cui la Chimera è tornata a Palazzo Vecchio perché faceva parte proprio del Comune di Firenze e simbolo di Firenze. nell’ultima fase della sua vita espositiva era esposta dietro questa porta, insieme all’Arringatore, altro grande numero dei bronzi medicei delle nostre collezioni, e dietro questa porta tra poco sarà possibile vederla nella sua nuova veste e nella sua nuova esposizione. E questa sala – conclude – sarà dedicata tutta a lei”.

Firenze. Al museo Archeologico nazionale apre la nuova sala della Chimera, simbolo del Maf, primo intervento del più ampio progetto di valorizzazione e riallestimento del museo. Il direttore Maras spiega il mito e il ritrovamento della Chimera, e la restauratrice Basilissi il suo restauro

“Il Museo si addormenta”. Così il museo Archeologico nazionale di Firenze nell’ottobre 2024 annunciava l’apertura del cantiere per i lavori di rinnovamento del Maf: “la più grande operazione di ammodernamento e restyling del museo fiorentino dalla grande alluvione”, aveva dichiarato il direttore Daniele Maras, all’indomani del suo insediamento pochi mesi prima. “L’appuntamento è nel 2026, in tempo per il 60° anniversario dell’alluvione del ’66, che all’epoca colpì duramente e senza pietà l’edificio e le sue collezioni. Per allora il Museo ritornerà a splendere tra i gioielli della corona di Firenze, con l’auspicio di restituire alla città il suo ruolo di Capitale etrusca d’Italia”. (vedi Firenze. Il museo Archeologico nazionale chiude parzialmente a rotazione per la più grande operazione di ammodernamento e restyling dall’alluvione del 1966. Il direttore Maras: “Appuntamento al 2026 proprio per il 60° della piena dell’Arno” | archeologiavocidalpassato). Non è ancora il 2026, ma il risveglio del MAF è già cominciato con l’apertura della nuova sala della Chimera. Il museo Archeologico nazionale di Firenze è pronto a restituire alla città e a tutti i visitatori il capolavoro dell’arte etrusca, la Chimera di Arezzo, simbolo delle collezioni medicee, esposta in una suggestiva sala interamente rinnovata, e ora di nuovo offerta alla pubblica fruizione, dopo un accurato intervento di conservazione insieme a tre bronzetti etruschi raccolti nel 1553 nello stesso contesto di ritrovamento. La riapertura della Sala è il primo intervento del più ampio progetto di valorizzazione e riallestimento del museo Archeologico nazionale di Firenze e sarà presentata alla stampa mercoledì 19 novembre 2025.

Daniele Federico Maras, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, tra due capolavori del Maf, la Chimera e l’Arringatore (foto maf)

Per prepararci al grande evento, il museo Archeologico nazionale di Firenze ha prodotto con l’agenzia Bovindo due contributi video che oggi proponiamo ai lettori di archeologiavocidalpassato.com. Nel primo, il direttore Daniele Maras ci fa conoscere il mito della Chimera, il suo ritrovamento e come è diventata un simbolo, prima dei duchi di Firenze ora del MAF. Nel secondo, andiamo a scoprire tecniche e problematiche del restauro della Chimera con le spiegazioni di Giulia Basilissi, restauratrice del laboratorio di restauro Erminia Caudana del Maf.

“La Chimera di Arezzo”, spiega il direttore Maras, “è una scultura etrusca di bronzo, capolavoro dell’arte etrusca del 400 a.C. ca, che raffigura un mostro mitologico, la Chimera, una bestia impossibile composta di una testa e un corpo di leone, una testa di capro che spunta dal dorso e una coda di serpente o di drago. Era un mostro che secondo la mitologia infestava le montagne della Licia in Asia Minore e fu sconfitta dall’eroe Bellerofonte.

La Chimera di Arezzo, scultura etrusca del IV sec. a.C., uno dei simboli del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“Il capolavoro scultoreo etrusco – continua Maras – rappresenta la Chimera ferita nel momento in cui sta tentando l’ultima difesa: ruggisce contro il suo avversario mentre la testa di capro sta già morendo sul suo dorso ferita da una lancia. Dobbiamo immaginare che originariamente ci fosse il Bellerofonte a cavallo che stava sconfiggendo la Chimera e che quindi fosse un gruppo scultoreo molto importante che era stato offerto in un luogo di culto dell’antica Arezzo presumibilmente da un’importante autorità.

La Chimera di Arezzo esposta al museo Archeologico nazionale di Firenze prima del restauro in corso (foto maf)

“Oggi abbiamo soltanto la Chimera che è stata trovata nella Porta San Lorentino nel 1553 al momento in cui il duca di Firenze, Cosimo I, stava fortificando la città nel corso della sua guerra contro Siena. La Chimera fu festeggiata come un importante ritrovamento e un ottimo augurio per il futuro del Duca, nuovo difensore degli Etruschi contro i Senesi che erano assimilati ai Romani. E quindi dato che Siena ha come modello di riferimento, come simbolo, tra i suoi simboli, anche la Lupa capitolina, la Chimera era di nuovo il simbolo etrusco. E gli Aretini, in particolare Giorgio Vasari, che era consigliere artistico e culturale del Duca di Firenze, vollero donare al Duca la Chimera che venne quindi portata subito a Firenze, dopo neanche un mese dal suo ritrovamento. E da allora – conclude Maras – fa bella mostra di sé nei palazzi del potere, e poi dal 1871 esposta nel museo Archeologico nazionale di Firenze, dove oggi la si può vedere. E da oggi in poi la vedremo in una luce migliore”.

“Ci troviamo all’interno del laboratorio di restauro del museo Archeologico nazionale di Firenze”, interviene la restauratrice Giulia Basilissi, “laboratorio intitolato ad Erminia Caudana, che è la prima donna restauratrice presente sul territorio italiano. Il compito più importanti dell’istituzione museale, del museo, è quello di garantire il corretto stato di conservazione delle opere mediante una conservazione programmata. E all’interno proprio di queste attività si inerisce ciò che è stato eseguito negli ultimi mesi sulla Chimera di Arezzo. La superficie è interessata da alcune patinature di colore scuro, definite “patinature lorenesi”, che a tutti gli effetti interessavano tutti i bronzi del museo, e che sono stati rimosse su alcuni dei bronzi, ma che ancora si conservano sulla superficie della Chimera.

Il laboratorio di restauro “Erminia Caudano” del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)

“La Chimera – ricorda Basilissi – è stata portata quindi nel laboratorio di restauro dove abbiamo fatto un’attenta verifica delle superfici per valutarne lo stato di conservazione. E sono stati riscontrati alcuni aspetti che devono essere nel tempo monitorati con grande cautela. È stata quindi eseguita un’accurata spolveratura e una pulitura principalmente mediante tecniche a secco delle superfici con alcuni punti che sono stati trattati con tecniche meccaniche per andare a rimuovere principalmente nell’area della criniera alcune delle stesure che andavano un po’ ad offuscare la corretta lettura di tutti i dettagli appunto della criniera stessa. È stato fatto un monitoraggio della documentazione con microscopio digitale per continuare a monitorare nel tempo lo stato di conservazione della Chimera. Che per quanto a tutti gli effetti possa sembrare in un ottimo stato di conservazione – conclude Bsilissi – necessita di continui controlli per garantirne la conservazione”.  

Firenze. Per “I pomeriggi all’Archeologico” al MAF la conferenza “Presentazione dellaSocietà delle Belle arti. Circolo degli artisti Casa di Dante Firenze. Punto d’incontro di artisti dal 1843”

Al museo Archeologico nazionale di Firenze per la rassegna dei “Pomeriggi dell’Archeologico” conferenza della Società delle Belle arti. Circolo degli artisti “Casa di Dante” di Firenze “Presentazione della Società delle Belle arti. Circolo degli artisti Casa di Dante Firenze. Punto d’incontro di artisti dal 1843” per ricordare i grandi artisti dell’Associazione dalla fondazione a oggi. Interverranno Franco Margari, presidente dell’Associazione; Giuseppe Baldassarre, vicepresidente e critico letterario; Silvia Ranzi, storico dell’Arte; Giuseppe Venturini, artista e archeologo. Ingresso gratuito solo su prenotazione obbligatoria scrivendo all’indirizzo: man-fi@cultura.gov.it.

Firenze. Apertura straordinaria serale del museo Archeologico nazionale con due visite guidate su “Gli Etruschi e l’aldilà: rituali, corredi e monumenti funerari” con Barbara Arbeid e Claudia Noferi

Mercoledì 15 ottobre 2025, in occasione dell’apertura straordinaria serale dalle 18 alle 22, il museo Archeologico nazionale di Firenze propone “Gli Etruschi e l’aldilà: rituali, corredi e monumenti funerari”: visite guidate della durata di circa un’ora alle 18.30 e alle 20. Tutti gli aspetti della civiltà etrusca sono pervasi dalla ritualità, nella quale questo popolo era maestro. L’ambito funerario e la simbologia del passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti non fanno eccezione. Sotto la guida delle due curatrici della sezione etrusca Barbara Arbeid e Claudia Noferi vi proponiamo un viaggio tra le sale del museo alla scoperta di questa affascinante tematica, che ci avvicina agli antichi molto più di quanto crediamo. Ritrovo al bookshop del museo; iniziative comprese nel costo del biglietto di ingresso. Prenotazione fortemente consigliata scrivendo a man-fi@cultura.gov.it