Ferragosto 2020. Qualche idea per passare le “Feriae Augusti” nel segno dell’archeologia e dintorni da Treviso a Napoli, da Torino a Bologna, da Roma a Reggio Calabria
Il Riposo di Augusto, Feriae Augusti, da cui Ferragosto, venne istituito dall’imperatore Augusto nel 18 a.C.. In quello stesso mese si festeggiavano i Vinalia Rustica (il vino dell’anno precedente e il raccolto d’uva da venire), i Nemoralia (la sospensione della caccia) e i Consualia (Conso era il dio della terra e della fertilità), ed era il periodo di riposo (detti anche Augustali) per animali e uomini alla fine dei lavori agricoli. Nel corso dei festeggiamenti, in tutto l’impero si organizzavano corse di cavalli e gli animali da tiro, buoi, asini e muli, ma anche i cani da caccia, venivano dispensati dal lavoro e agghindati con fiori. La festa originariamente cadeva il primo agosto; lo spostamento a metà mese si deve alla Chiesa Cattolica che volle far coincidere la ricorrenza laica con la festa religiosa dell’Assunzione di Maria. Il 15 agosto ricorre anche la data in cui, nel 1275, 745 anni fa, morì Lorenzo Tiepolo, doge in Venezia eletto il 23 luglio 1268. Era figlio terzogenito del doge Giacomo Tiepolo (1229-1249) e di Maria Storlato. Giace a Venezia nella chiesa dei Santi Giovanni e Paolo dove si trovano le spoglie anche del padre e del fratello Giovanni. Sabato 15 e domenica 16 agosto 2020 a villa Tiepolo Bassi a Carbonera di Treviso visita guidata “Ferragosto. In onore di Augustus e in memoria del Doge Lorenzo Tiepolo” alle 11 (presentarsi alle 10:50) con ingresso da via Brigata Marche, 24 – Carbonera (TV). Prenotazione obbligatoria: 329 7406219 / info@villatiepolopassi.it. Informazioni: parcheggio auto interno, la visita si effettua anche in caso di pioggia. Raccomandazioni: indossare la mascherina, mantenere la distanza interpersonale di almeno 1 metro, evitare strette di mano, abbracci e baci, eseguire le azioni corrette quando si starnutisce o tossisce, avvisare il personale in caso di problemi di salute, soprattutto stati influenzali o febbrili.
Qualche altra idea per un Ferragosto nel segno dell’archeologia. Il parco archeologico del Colosseo sabato 15 agosto 2020 sarà regolarmente aperto con orario 10.30-19.15 (ultimo ingresso alle 18.15). E da venerdì 14 agosto 2020 è nuovamente aperto al pubblico l’ingresso al PArCo dall’Arco di Tito. Sempre da venerdì 14 sarà possibile prenotare le visite al PArCo per il mese di settembre. Del museo Egizio di Torino già abbiamo ricordato l’iniziativa “Vacanze egiziane” che prevede l’apertura del museo per tutto il mese di agosto, e quindi anche a Ferragosto, con orario 9-10.30. E per i bimbi c’è un evento speciale “Storie egizie” promosso da Spazio Zerosei del museo Egizio. Sabato 15 agosto 2020, dalle 10 alle 16, c’è “Chi era la dea delle stelle?”: con una lettura all’ora, i piccoli visitatori potranno ascoltare storie diverse e affascinanti sui miti e le leggende dell’antico Egitto, nella magica atmosfera del museo Egizio di Torino. La partecipazione è gratuita, su prenotazione: https://bit.ly/spazio-egizio-form-prenotazioni. I bambini da 0 a 6 anni dovranno essere accompagnati da un genitore che dovrà indossare la mascherina, ci sarà comunque spazio per stare comodi e in sicurezza, nel rispetto delle distanze e delle normative; le storie durano 15/20 minuti, quindi si raccomanda la puntualità per iniziare la lettura tutti insieme; all’ingresso dello spazio sarà misurata la temperatura e occorrerà firmare il modulo di autocertificazione; l’area con fasciatoio, libri, poltrona allattamento è a disposizione e periodicamente igienizzata; i bagni all’interno di Spazio sono accessibili e periodicamente igienizzati.

L’Atlante Farnese simbolo e fulcro della mostra “Thalassa” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Graziano Tavan)
Ferragosto al museo Archeologico nazionale di Napoli: da non perdere le grandi mostre “Thalassa” e “Gli Etruschi e il MANN”. Un tuffo simbolico tra le meraviglie sommerse del Mediterraneo e un viaggio senza tempo alla scoperta delle antiche civiltà che popolarono il nostro territorio: anche a Ferragosto, con i soliti orari (ore 9-19.30), cittadini e turisti potranno esplorare le bellezze delle collezioni permanenti e delle esposizioni del museo Archeologico nazionale di Napoli. “I primi giorni di agosto hanno già fatto segnare un netto superamento dei numeri dei visitatori dell’intero mese di luglio”, commenta il direttore dell’Archeologico, Paolo Giulierini. “Il museo è vivo e offre due splendide mostre (‘ Gli Etruschi e il MANN’ e ‘Thalassa’) e si prepara al rilancio di settembre, quando verrà presentato il prossimo piano strategico e sarà inaugurata l’ala del Braccio Nuovo”. Per chi resta a Napoli, Ferragosto sarà anche occasione per visitare, a prezzi promo, il museo con ticket dei siti Extramann (sul nostro portale, il dettaglio dei siti che fanno parte della rete). Riservato a chi è tornato o è in partenza verso l’isola azzurra, l’accordo che lega il MANN alla villa San Michele e al museo Casa Rossa di Anacapri: anche in questo caso, scontistica integrata per un viaggio imperdibile nel nome dell’arte. Le vie del mare porteranno all’Archeologico anche grazie alle convenzioni siglate con Snav e Traghetti Lines; infine, sempre in tema di promozione turistica in quest’estate 2020, anche gli ospiti di strutture associate Federalberghi Napoli ed Unione Industriali di Napoli riceveranno due euro di riduzione per visitare il MANN.
Al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria Restano ancora pochi posti disponibili prima di registrare il “tutto esaurito” per poter visitare nel mese di agosto. È già completo il calendario degli ingressi programmati fino a ferragosto. La prenotazione è obbligatoria, telefonando al numero di telefono: 320.7176148, o al nuovo numero 320.7620091. È stato temporaneamente sospeso, per questo mese, il servizio di prenotazione online. Le norme governative e regionali di prevenzione dalla diffusione e dal contagio da COVID-19 (Coronavirus) hanno imposto le nuove regole di prenotazione obbligatoria e le limitazioni agli ingressi, in forma contingentata, per gruppi composti da massimo 10 persone, scaglionati in turni di visita ogni 15 minuti. Le misure di sicurezza nel rispetto di un protocollo condiviso comportano l’impossibilità di soddisfare tutti coloro che desidererebbero potere ammirare i Bronzi di Riace, protagonisti assoluti del ricco patrimonio archeologico e culturale calabrese, insieme ai Bronzi di Porticello e agli altri “tesori” della collezione museale. I giorni di apertura ordinaria del MArRC al pubblico sono dal martedì alla domenica. Ma proprio per venire incontro alle numerose richieste dei tanti “ammiratori” e dare a tutti una maggiore opportunità, la direzione ha scelto di aprire il museo alle visite in via straordinaria anche i prossimi lunedì 17 e 24 agosto 2020, il mese che registra la massima affluenza e il più elevato numero di richieste nell’arco dell’anno.
Musei aperti per ferie. Anche quest’anno l’Istituzione Bologna Musei offre molteplici proposte, fruibili in sicurezza, per un’estate all’insegna dell’arte e della cultura: le collezioni permanenti, le mostre temporanee, gli eventi, le attività e i nuovi contenuti dell’app MuseOn, scaricabili gratuitamente, per creare un’esperienza di visita più coinvolgente attraverso percorsi ricchi di informazioni e curiosità. I musei civici aperti a Ferragosto 2020: museo civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2), dalle 10 alle 20; museo civico Medievale (via Manzoni 4), dalle 10 alle 18.30.
#InviaggiocongliEtruschi: nel nome dell’antica civiltà italica, un accordo tra museo Archeologico nazionale di Napoli, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e museo civico Archeologico di Bologna consente un percorso ideale che ripropone il viaggio dei Rasna nella nostra penisola attraverso due grandi mostre e una straordinaria collezione. Sconti in biglietteria per chi visiterà i musei di Bologna, Roma e Napoli

Antefissa esposta nella mostra “Gli Etruschi e il Mann” a Napoli fino al 31 maggio 2021 (foto Paolo Bondielli)
Bologna, Roma, Napoli. Tre città, dalle nebbiose pianure del Nord fino all’aspro Vesuvio, legate da un filo rosso comune: gli Etruschi. Non è un caso che un famoso scrittore come David Herbert Lawrence ha annotato sul suo taccuino nel 1927, dopo un breve viaggio – atteso e preparato con cura – tra Cerveteri, Tarquinia, Vulci e Volterra: “Nell’Italia di oggi c’è assai più sangue etrusco che romano, e sarà sempre così. In Italia l’elemento etrusco è come l’erba del campo, i germogli del grano: sarà sempre così”. Nasce da questa convinzione la campagna #InviaggiocongliEtruschi che dal 1° agosto 2020 unisce il museo Archeologico nazionale di Napoli, il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma e il museo civico Archeologico di Bologna. Dal Nord al Sud della Penisola, tre città (Bologna, Roma e Napoli) propongono un ideale itinerario turistico-culturale dedicato all’antica popolazione italica.

Piccolo calderone dalla tomba Bernardini di Palestrina, conservato al museo di Villa Giulia a Roma: è esposto alla mostra “Gli Etruschi e il Mann” fino al 31 maggio 2021 (foto Mann)

Affibiaglio della Tomba Bernardini di Palestrina (inzio del secondo quarto del VII sec. a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di “Villa Giulia” (foto Villa Giulia)

Il famoso Sarcofago degli Sposi scoperto nella necropoli della Banditaccia, uno dei simboli del museo Etrusco di Villa Giulia

Antefissa con la testa di Acheoloo proveniente da Cerveteri, conservata al museo di Villa Giulia, ed esposto alla mostra di Bologna “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna” (foto Villa Giulia)
I Rasna, come gli Etruschi chiamavano se stessi, sono una delle civiltà più affascinanti del mondo antico, un popolo che è parte fondamentale della nostra storia. In un tempo remoto, essi hanno dominato e abitato il vasto territorio compreso tra la pianura padana del Po fino alle pendici del Vesuvio: le loro fertili terre producevano grano, olio, vino e fichi tanto famosi da attirare – secondo la leggenda – i barbari Galli che giunsero poi a saccheggiare persino Roma. Di loro hanno detto che erano “di tutti i popoli il più religioso”, ma anche che erano terribili pirati, abili guerrieri, e che le loro donne – bellissime – erano troppo libere e spregiudicate. Signori del Tirreno, i loro porti erano frequentati da commercianti che giungevano da tutto il Mediterraneo con merci esotiche, profumi, stoffe preziose, avori pregiati… Le decorazioni e gli arredi di tombe e palazzi ci restituiscono momenti di festa in cui il vino, legato al dio Fufluns (l’etrusco Dioniso), era protagonista assoluto: calderoni in bronzo, piatti, anfore, brocche, calici sono degni del più moderno design e realizzati con le tecniche più varie, fra cui spicca l’elegantissimo ed originale bucchero, la caratteristica ceramica dal colore nero lucente. La loro abilità artigianale è testimoniata anche da splendidi gioielli in oro, argento, bronzo, ambra e vetro che abbellivano le donne delle grandi famiglie aristocratiche; ancora oggi gli orafi più esperti cercano, spesso senza successo, di riprodurre la raffinata tecnica della granulazione. Lusso ed eleganza erano le cifre che li contraddistinguevano agli occhi di Greci e Romani.
Oggi la storia e la cultura di questa affascinante civiltà sono protagoniste grazie a due esposizioni che, attraverso approfondimenti tematici dedicati, dialogano con i propri territori di riferimento e accompagnano il pubblico alla scoperta delle “terre” degli Etruschi. Chi, dunque, complici le vacanze estive, trascorrerà le proprie ferie all’insegna della cultura e dell’arte, potrà partire dal museo civico Archeologico di Bologna, che ospita, fino al 29 novembre 2020, la mostra “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna”, con una sezione dedicata all’Etruria padana e, in particolare, alla città di Felsina, la Bologna etrusca che le fonti antiche chiamano Princeps Etruriae, per sottolinearne l’importanza e la nascita antichissima (etruschibologna.it); per poi fermarsi ad ammirare le collezioni del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, il più importante museo etrusco al mondo, che vanta nelle sue raccolte alcuni tra i più celebri capolavori di questa civiltà, a conferma della collaborazione tra le tre istituzioni nella ricerca storico-scientifica e nella valorizzazione del patrimonio (museoetru.it); e chiudere il Tour al museo Archeologico nazionale di Napoli, dove è in programma la grande esposizione “Gli Etruschi e il MANN”, con circa 600 reperti, di cui 200 visibili per la prima volta, che fino al 31 maggio 2021 indaga invece la presenza di questo popolo nell’area campana, valorizzando i materiali etrusco-italici acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo in varie fasi della sua storia (museoarcheologiconapoli.it). Il melting pot culturale, che caratterizzò l’identità etrusca, è la cifra di lettura della mostra partenopea che presenta, tra l’altro, un inedito dialogo tra il corredo della Tomba Artiaco 104 di Cuma e quello della Tomba Bernardini di Palestrina (importante prestito dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia); punto di forza della mostra anche il focus sul collezionismo napoletano che, da fine Settecento in poi, ha sviluppato un vero e proprio culto della civiltà dei Rasna.

Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma partecipa alla campagna di scontistica #InviaggiocongliEtruschi
Nell’ambito dell’iniziativa promozionale #inviaggioconglietruschi, dal 1° agosto 2020 per i possessori dei biglietti di ingresso alle mostre Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna a Bologna o Gli Etruschi e il MANN a Napoli o al Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma è previsto l’ingresso ridotto alle altre sedi. I visitatori che sceglieranno di fare tappa nei tre Musei, anche aiutati dalla frequenza dell’Alta Velocità che collega Bologna, Roma e Napoli, avranno degli sconti alle biglietterie, presentando il ticket dei tre istituti che hanno siglato l’accordo: il costo di ingresso sarà di 10 euro (piuttosto che 14) al museo civico di Bologna (qui la promo sarà valida sino al 29 novembre), 7 euro (in luogo di 10) al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, 8 euro (e non 10) al museo Archeologico nazionale di Napoli. I visitatori percorreranno così un itinerario ideale che si snoda non solo nelle diverse Etrurie, ma anche all’interno di alcuni importanti momenti e temi di quella storia che ciascuna di queste terre evoca e documenta: la nascita e lo sviluppo delle città, la ritualità religiosa e funeraria, l’arte e l’artigianato, i contatti e gli scambi culturali e commerciali con gli altri popoli. Un viaggio alla scoperta dell’Italia dei Rasna, attraverso paesaggi appenninici e marini, lungo strade e corsi fluviali, dalle nebbiose pianure del Po fino all’aspro Vesuvio.
Aperta al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Gli Etruschi al Mann”: un inedito focus sulla realtà di una Campania etrusca con 600 reperti (di cui 200 visibili per la prima volta). I tesori “scoperti” nei depositi del Mann costituiranno una nuova sezione permanente del museo napoletano

Una vetrina della mostra “Gli Etruschi e il Mann” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Giorgio Albano)
“Gli Etruschi al MANN tornano per restare. Non solo con una mostra raffinata e dall’altissimo rigore scientifico, ma con l’annuncio dell’allestimento permanente che restituirà alla fruizione del pubblico un altro fondamentale pezzo della storia del nostro Museo, ‘casa’ dei tesori di Pompei ed Ercolano, così come custode di eredità molto più antiche”: così Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, che nel giorno dell’inaugurazione della mostra “Gli Etruschi e il Mann” in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli, dal 12 giugno 2020 al 31 maggio 2021, annuncia che diventerà un’altra sezione del museo. L’esposizione, che raccoglie circa 600 reperti (di cui 200 visibili per la prima volta), è curata da Paolo Giulierini (direttore del Mann) e Valentino Nizzo (direttore museo nazionale Etrusco di Villa Giulia); il coordinamento scientifico è di Emanuela Santaniello (funzionario archeologo del Mann) e l’organizzazione è di Electa. La mostra “Gli Etruschi e il MANN” è accompagnata dal catalogo edito da Electa, a cura di Valentino Nizzo. Per l’occasione è stato inoltre edito nelle pubblicazioni scientifiche “Quaderni del MANN” il volume, a cura di Valentino Nizzo, “Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo”, strettamente correlato alle tematiche della seconda sezione del percorso espositivo.

La locandina della mostra “Pompei e gli Etruschi” alla Palestra Grande di Pompei fino al 2 maggio 2019
Una mostra preziosa, sorprendente, innovativa, che nasce anche dalla rete stabilita con il parco archeologico di Pompei, dove è stata ospitata la tappa iniziale del percorso con la mostra “Pompei e gli Etruschi” (dicembre 2018-maggio 2019). Già con “Egitto Pompei” (2016) e “Pompei e i Greci” (2017), esposizioni che hanno confermato la collaborazione tra il parco archeologico di Pompei e il Mann, è stato intrapreso un suggestivo viaggio per scoprire le civiltà del passato: anche grazie al coordinamento di Electa, la sinergia tra le due istituzioni proseguirà dopo la mostra sugli Etruschi, con la mostra “Pompei e Roma” prevista nella programmazione del parco archeologico. All’anteprima riservata a stampa ed istituzioni, hanno partecipato, insieme ai curatori, Rosanna Romano (direttore generale per le Politiche Culturali e il Turismo/ Regione Campania), Carlos Maldonado Valcàrcel (console generale di Spagna a Napoli), Teresa Elena Cinquantaquattro (soprintendente SABAP per l’area metropolitana di Napoli) e Luigi La Rocca (soprintendente SABAP per il Comune di Napoli). Il direttore generale del parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, non è intervenuto all’evento, ma ha mandato un messaggio di saluto ai partecipanti, ricordando che la rete tra istituzioni ha favorito itinerari espositivi dedicati ai legami tra la città vesuviana e le diverse culture dell’antichità.

Una delle “scoperte” nei depositi del Mann: coppia di orecchini in oro, lamina, applicazioni a stampo, filigrana (produzione dell’Etruria meridionale) della seconda meta del VI sec. a.C. (foto Mann)
“Gli Etruschi sono abitualmente associati ad altri territori, come la Toscana, il Lazio e l’Emilia Romagna. Solo dalla seconda metà dell’Ottocento, più o meno con l’Unità d’Italia, è stata accettata ufficialmente l’idea di una loro presenza in Campania. Ma nessuno aveva mai dedicato a questo tema una mostra di simili dimensioni”, ha detto Paolo Giulierini. “Attraverso reperti provenienti dai depositi del Museo, insieme a prestiti di altre istituzioni e collezioni, ricostruiremo una storia di frontiera, nella quale gli Etruschi possono essere considerati quasi come dei cowboy. Partendo probabilmente dall’Umbria, raggiunsero le pianure campane e le dominarono per diversi secoli, intrecciando legami culturali, commerciali e artistici molto stretti con gli altri abitanti di quei luoghi, gli altri popoli italici e i Greci”. Museo della capitale di un Regno, l’Archeologico di Napoli vanta, infatti, collezioni sterminate derivate sia da scavi che da acquisizioni come, ad esempio, quella del bronzetto dell’Elba, reperto più antico ritrovato sull’isola toscana. “Ma, soprattutto – continua Giulierini -, nei depositi c’è la testimonianza di una Campania centrale nel Mediterraneo e da sempre coacervo di popoli: Greci, Etruschi e Italici, a conferma che la ricchezza della cultura del Meridione sta nella diversità e nella contaminazione. Per comprendere in pieno gli Etruschi, oggi bisogna quindi volgersi anche al Sud e al patrimonio del Mann, dove duecento pezzi, praticamente inediti, splendono di nuova luce grazie allo straordinario lavoro del Laboratorio di Restauro del Museo. Un traguardo che mi riempie, come etruscologo, di personale soddisfazione, e che è occasione per ricordare la figura del celebre archeologo Marcello Venuti, nel 1727 fondatore dell’Accademia Etrusca e, poi, tra gli scopritori di Ercolano”.

Cista in bronzo da Palestrina conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (fine IV-inizio III sec. a.C.) (foto Mann)
L’esposizione abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a.C.) e definisce un percorso di indagine che, sulle orme degli Etruschi, cerca di ricostruire le fondamenta storiche di questa popolazione, la cui grandezza derivava anche dal controllo delle risorse di due fertilissime pianure (quella padana nel Nord e quella campana nel Sud). Come ricordava, ancora nel II secolo a.C., il celebre storico greco Polibio “chi vuol conoscere la storia della potenza degli Etruschi non deve riferirsi al territorio che essi possiedono al presente, ma alle pianure” da loro controllate. La storia della scoperta della Campania etrusca si configura, quindi, come uno dei capitoli più avvincenti della ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo: in tal senso, il ricchissimo patrimonio, custodito nei depositi del Mann e studiato in occasione della mostra, fornisce uno spaccato inedito nel panorama espositivo internazionale. L’allestimento della mostra negli ambienti collegati alla sezione “Preistoria e Protostoria”, appena riaperta al pubblico, crea un trait d’union con la sezione museale che, nel suo ultimo livello di visita, raccoglie reperti dell’Età del Bronzo e della prima Età del Ferro.

affibiaglio della Tomba Bernardini di Palestrina (inzio del secondo quarto del VII sec. a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di “Villa Giulia” (foto Villa Giulia)
“Scavare negli sterminati depositi del Mann è sempre un privilegio unico”, interviene Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. “Farlo per ‘andare a caccia di Etruschi’ lo ha reso ancora più avvincente. Da un lato perché si è così potuto delineare un rigoroso percorso storico-archeologico volto a ricostituire la trama di relazioni che caratterizzò la plurisecolare presenza degli Etruschi in Campania. Dall’altro perché l’approfondimento delle vicende antiquarie e collezionistiche legate alla riscoperta dell’importanza del loro dominio nella regione ha offerto una prospettiva per molti versi inedita sull’evoluzione della disciplina archeologica e sul contributo dato ad essa da generazioni di studiosi che, da Camillo Pellegrino a Giovanni Patroni, passando attraverso nomi del calibro di Giovan Battista Vico, Alessio Simmaco Mazzocchi, Johann Joachim Winckelmann, Pietro Vivenzio, Eduard Gerhard, Raffaele Garrucci, Theodor Mommsen, Giuseppe Fiorelli, Julius Beloch, si sono confrontati con questo presunto enigma, fino ad arrivare alla sua definitiva soluzione, al principio del ‘900, quando il reperto più prezioso, la Tegola di Capua, aveva ormai irreparabilmente lasciato il nostro Paese alla volta di Berlino”.

Piccolo calderone in argento dorato dell’Inizio del secondo quarto del VII sec. a.C. dalla Tomba Bernardini di Palestrina, conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto Villa Giulia)

Lekythos in ceramica a figure nere dell’Inizio del V sec. a.C. conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)
Il percorso si articola in due nuclei tematici principali, corrispondenti ad altrettante sezioni espositive con inestimabili reperti. “Gli Etruschi in Campania”: dal carattere prevalentemente archeologico, questo segmento dell’itinerario di visita è dedicato all’approfondimento della documentazione relativa alla presenza degli Etruschi nella regione, dagli albori del I millennio a.C. alla fase dell’affermazione del popolo dei Campani. Il declino della popolazione è sancito dalle sconfitte subite presso Cuma tra VI e V secolo a.C., in seguito alla quali comincia ad incrinarsi progressivamente la potenza etrusca nella Penisola e nel Mediterraneo; “Gli Etruschi al Mann”: questa sezione valorizza i materiali etrusco-italici, generalmente provenienti da aree esterne alla Campania, acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo di Napoli in varie fasi della sua storia. Accanto ai capolavori in mostra, volumi, plastici e documenti d’epoca illustrano al visitatore l’evoluzione del pensiero scientifico in campo archeologico dal Settecento sino alla fine del Novecento, focalizzando l’attenzione sui protagonisti dell’archeologia campana ed, in particolare, su quelli che maggiormente hanno contribuito alla riscoperta del suo passato etrusco.
Dopo lo stop forzato per coronavirus, apre finalmente al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Gli Etruschi e il Mann”: un percorso espositivo inedito, con 600 reperti, 200 dei quali visibili per la prima volta

Vernice della mostra “Pompei e gli Etruschi”; da sinistra, Paolo Giulierini, direttore del Mann; Massimo Osanna, direttore generale del Parco archeologico di Pompei; e Stéphane Verger, directeur d’études à l’École Pratique des Hautes Etudes di Parigi (foto Graziano Tavan)
Seicento i reperti che saranno presentati al pubblico: almeno duecento opere, dopo un’attenta campagna di studio, documentazione e restauro, saranno visibili per la prima volta in occasione della mostra “Gli Etruschi e il Mann” che apre al museo Archeologico nazionale di Napoli il 12 giugno 2020. La grande mostra di Napoli, che in qualche modo segue e completa la mostra “Pompei e gli Etruschi”, promossa dal parco archeologico di Pompei e dal Mann, sempre in collaborazione con Electa, tra l’inverno 2018 e la primavera 2019 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2018/12/16/pompei-e-gli-etruschi-dopo-legitto-e-i-greci-nuova-mostra-nella-palestra-grande-degli-scavi-di-pompei-con-800-reperti-per-affrontare-la-controversa-e-complessa-questione-d/), in realtà – come mostra il promo qui sopra – doveva aprire il 16 marzo 2020: una data che si è poi rivelata infausta, perché proprio all’indomani della chiusura di tutti i musei e parchi archeologici d’Italia per l’emergenza coronavirus. Dopo tre mesi di lockdown, come promesso dal direttore Paolo Giulierini alla riapertura del museo Archeologico nazionale di Napoli il 2 giugno 2020, ecco il primo grande evento: la mostra “Gli Etruschi e il Mann”, a cura di Paolo Giulierini e Valentino Nizzo, promossa dal Mann con l’organizzazione di Electa e il contributo della Regione Campania. E c’è una novità positiva: anziché rimanere aperta sette mesi (avrebbe dovuto chiudere il 31 ottobre 2020), andrà avanti per quasi un anno e chiuderà il 31 maggio 2021.

Cista in bronzo da Palestrina conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (fine IV-inizio III sec. a.C.) (foto Mann)
La mostra “Gli Etruschi e il Mann”, che abbraccia un arco temporale di circa sei secoli (X- IV sec. a. C.), definisce un percorso di indagine che, sulle orme degli Etruschi, cerca di ricostruire le fondamenta storiche di questa popolazione, la cui grandezza derivava anche dal controllo delle risorse di due fertilissime pianure, quella padana nel Nord e quella campana nel Sud. Due le sezioni dell’itinerario di visita: la prima, “Gli Etruschi in Campania”, ha un carattere prettamente archeologico ed approfondisce la presenza dell’antica civiltà nel Mezzogiorno d’Italia; la seconda, “Gli Etruschi al MANN”, valorizza, in una prospettiva storico-culturale, i materiali etrusco-italici acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo di Napoli. La storia della scoperta della Campania etrusca si configura, quindi, come uno dei capitoli più avvincenti della ricerca archeologica in Italia e nel Mediterraneo: in tal senso, il ricchissimo patrimonio, custodito nei depositi del Mann e studiato in occasione della mostra, fornisce uno spaccato inedito nel panorama espositivo internazionale. La mostra è accompagnata da un catalogo (Electa), a cura di Valentino Nizzo. Per l’occasione è stato inoltre edito nelle pubblicazioni scientifiche “Quaderni del MANN” il volume, a cura di Valentino Nizzo, Gli Etruschi in Campania. Storia di una (ri)scoperta dal XVI al XIX secolo, strettamente correlato alle tematiche della seconda sezione del percorso espositivo.

Affibbiaglio della Tomba Bernardini di Palestrina (inzio II quarto del VII sec. a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto Villa Giulia)

Affibbiaglio dalla Tomba Artiaco 104 di Cuma (ultimo quarto dell’VIII sec. a.C.) conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)
Ad arricchire l’esposizione napoletana giunge poi uno straordinario gruppo di materiali dal museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: si tratta dell’intero corredo della celeberrima Tomba Bernardini da Palestrina (675-650 a.C.), sepoltura tra le più ricche e famose che il mondo antico ci abbia restituito, tanto da divenire un vero e proprio “manifesto” dell’età orientalizzante, epoca delle grandi rotte commerciali e degli scambi di beni di lusso su scala mediterranea.
Il museo Archeologico nazionale di Napoli riapre il 2 giugno in tutta sicurezza: prezzi ridotti, fasce orarie e tre percorsi di visita. Prorogate le mostre “Thalassa”, “Lascaux” e “Cambiamento climatico”. Apre quella sugli Etruschi. Novità le sale degli Affreschi con restyling e aggiornamento
Il museo Archeologico nazionale di Napoli riapre. In tutta sicurezza, a prezzi ridotti, a fasce orarie, e con percorsi di visita. La Festa della Repubblica al museo Archeologico nazionale di Napoli diventerà anche Festa dell’Arte: il Mann, infatti, riaprirà al pubblico martedì 2 giugno 2020. “Il Mann ricomincia da te. Dai cittadini, dalla comunità dei nostri abbonati, dal territorio, dagli operatori della cultura”, spiega il direttore Paolo Giulierini. “Ricomincia da dove ci eravamo lasciati, dalle università, da chi sta lavorando per far ripartire le scuole e le attività per l’infanzia. Per più di ottanta giorni il portone del Museo è rimasto chiuso, ma non ci siamo mai fermati, la nostra bellezza e la nostra identità hanno viaggiato, sia pur virtualmente, per il mondo. Con emozione ci prepariamo ora alla riapertura nella simbolica data del 2 giugno, con una proposta di fruizione in assoluta sicurezza, ingressi scontati e una offerta più ricca, a partire dagli “Etruschi e il Mann”, una accoglienza speciale per le famiglie. Sarà un piacere per noi salutare i visitatori di questa prima giornata con un piccolo omaggio. Voglio ricordare che chi sceglierà l’abbonamento, ad un costo davvero simbolico, potrà organizzarsi al meglio per godere di tutti i percorsi, in più volte. Ci siamo, quindi. Guardiamo ai prossimi mesi con ottimismo e grande responsabilità. Il passato lo abbiamo subito e affrontato. Il finale però, adesso, lo scegliamo noi. Vi aspettiamo”.

Piccolo calderone dalla tomba Bernardini di Palestrina: sarà esposto alla mostra “Gli Etruschi e il Mann” dal 12 giugno 2020 (foto Mann)
Per dialogare con il pubblico ed informare sulle novità dell’estate, il primo claim della campagna di comunicazione digitale sarà proprio “Il MANN ricomincia da te”. E sicurezza sarà la parola chiave per la ripartenza: in una prima previsione temporale legata all’attuale situazione sanitaria, per visitare il Mann sarà obbligatoria la prenotazione, da effettuare, a partire dal 29 maggio 2020, tramite i siti web http://www.museoarcheologiconapoli.it e http://www.coopculture.it. Il visitatore potrà scegliere, in una specifica fascia oraria di riferimento, fra tre itinerari di scoperta del Museo: il Percorso Classico (Collezione Farnese, Mosaici e Gabinetto Segreto, Collezione Oggetti della vita quotidiana nelle città vesuviane, Tempio di Iside e Sale degli Affreschi); le Nuove Collezioni (Sezione Egizia ed Epigrafica, Magna Grecia, Preistoria e Protostoria); le Mostre Temporanee (“Gli Etruschi e il MANN”, in programma dal 12 giugno 2020; “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, in proroga sino al 21 giugno 2020; “Lascaux 3.0”, visitabile fino al 2 luglio 2020; “Capire il cambiamento climatico”, in calendario sino al 31 agosto 2020). Previa disponibilità di posti nell’orario prescelto, il visitatore avrà modo anche di sommare tutte le opzioni di tour museale.
Le procedure organizzative garantiranno la sicurezza del pubblico: il biglietto sarà esclusivamente digitale; all’ingresso del Museo, una telecamera termica consentirà la rilevazione della temperatura corporea, indicando come soglia limite per l’ingresso i 37.5°C; all’interno dell’edificio, sarà indispensabile indossare dispositivi di protezione individuale; nell’itinerario di visita, saranno allestiti pannelli informativi e indicatori per il distanziamento; in alcuni punti degli ambienti, presenti dispenser con gel disinfettante. Le novità procedurali riguarderanno non soltanto i visitatori singoli ed eventuali gruppi, ma anche i titolari di abbonamento OpenMANN: i possessori di card, infatti, dovranno prenotare ogni accesso al Museo; dal 2 giugno 2020, per chi attiverà un’offerta OpenMANN, le tessere annuali saranno esclusivamente vendibili online e disponibili in formato elettronico. Visitare l’Archeologico non sarà soltanto sicuro, ma anche vantaggioso: dal 2 giugno al 31 dicembre 2020, infatti, i prezzi per accedere al Museo saranno sensibilmente ridotti. Ferme restando le gratuità previste dalla legge, saranno queste le tariffe praticate, senza alcun onere aggiuntivo per la prenotazione obbligatoria: biglietto intero, 8 euro; biglietto due adulti over 25 anni: 12 euro; biglietto ridotto: 4 euro; biglietto per cittadini UE dai 18 ai 25 anni non compiuti: 2 euro. Anche l’abbonamento Openmann diventerà sempre più conveniente: l’opzione adulti costerà 10 euro, le card Young (18-25 anni) e Academy (per studenti di qualsiasi corso di laurea e scuola di specializzazione, senza limiti di età) prevederanno un prezzo di 5 euro, la card Family (due adulti over 25) sarà acquistabile a 16 euro. Per I titolari di tessera in corso di validità, sarà garantito un recupero di tre mesi per compensare la mancata fruizione del Museo nel periodo di chiusura: questa dilazione temporale sarà registrata dal sistema in automatico.

“Eracle e Onfale”, affresco scelto per il nuovo allestimento delle sale degli Affreschi del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)
Novità della riapertura, la possibilità di fruire, dal 2 giugno 2020, del restyling delle sale degli Affreschi del Mann: nell’ambito delle attività di riallestimento delle collezioni permanenti anche questa sezione ha richiesto un aggiornamento dei pannelli e delle didascalie, per conseguire una maggiore essenzialità di comunicazione e coordinarsi con la nuova immagine grafica del Museo. Al suo interno, tuttavia, si sono rese necessarie alcune modifiche dovute allo spostamento di alcuni affreschi (due nella sala 68 provenienti dalla Basilica di Ercolano e altri nove nella sala 78 con scene di vita quotidiana dai Praedia di Iulia Felix di Pompei) da collocare nella futura sezione dedicata alla Scultura campana, al piano terra dell’ala occidentale del Museo, per ricomporvi i complessi figurativi di alcuni edifici pubblici di Pompei ed Ercolano. In sostituzione di questi sono stati selezionati dai depositi tre affreschi da Ercolano, da esporre nella sala 68, e specificamente due con prospetti architettonici e un altro con il mito Fedra e Ippolito. Per la sala 78 sono stati scelti sei “ritratti”, con espressivi volti di giovani e donne, nonché i busti di Ercole e di Ercole e Onfale particolarmente notevoli dal punto di vista stilistico.

La cruenta rissa tra pompeiani e nocerini del 59 d.C. alll’anfiteatro è ricordato da un affresco pompeiano oggi al Mann
La collezione di affreschi e stucchi dipinti provenienti dalle città sepolte dal Vesuvio nel 79 d.C., vanto unico del museo Archeologico nazionale di Napoli, deve essere considerata il più ampio e importante repertorio di pittura romana conservato al mondo, composto da circa 1500 esemplari, e fu esposta nell’edificio monumentale sin dal 1826. L’attuale allestimento della sezione Affreschi, realizzato nel 2009, disegna con oltre 300 esemplari un quadro della pittura romana tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. secondo canoni sia cronologici che storico-artistici, presentando, al contempo, alcuni contesti pittorici significativi per ricostruirne la visione e l’aspetto originari. Dopo la sala 66 introduttiva con la storia della collezione e l’esposizione di oggetti e opere riguardanti la tecnica della pittura antica, segue la sala 68, dedicata ai primi rinvenimenti durante gli scavi borbonici nei siti vesuviani nella seconda metà del Settecento, ove sono mostrati anche alcuni dipinti su marmo, il primo affresco trovato con festoni, il quadretto con la Venditrice di amorini, i pannelli staccati con danzatrici, Satiri funamboli e Centauri e Centauresse. Nella sala 67 sono presentati, invece, gli splendidi apparati pittorici dalla villa di P. Fannius Synistor a Boscoreale in II stile, con la famosa scena di corte ellenistica. Seguono le sale 69, 70 e 71 con esempi pittorici in III stile, databili tra il 15 a.C. e il 45 d.C., provenienti da vari edifici di Pompei ed Ercolano. Fra di essi si segnalano i monocromi dalla villa presso la Reale Scuderia di Portici, gli eleganti affreschi dalla villa di Agrippa Postumo di Boscotrecase, e quelli dalla Casa di Giasone di Pompei. Gli intonaci e gli stucchi dipinti in IV stile dalle case di Meleagro e dei Dioscuri sono presentati nella sala 72. Ai temi mitologici è dedicata la sala 73 con gli affreschi dalle case del Poeta Tragico e di Gavio Rufo, mentre nella sala 74 sono esposti le nature morte e i paesaggi, con la parete dipinta e vari frammenti con pitture di genere dai Praedia di Iulia Felix. Alle pitture di larario è dedicata la sala 75, mentre nella sala 77 sono illustrati gli affreschi dalla Villa Arianna di Stabiae con le famose vignette dal cubicolo raffiguranti la Flora, Leda con il cigno, Medea e Artemide. Infine alla pittura cosiddetta popolare e ai ritratti è riservata la sala 78, ove emerge la famosa scena con la Rissa tra Pompeiani e Nucerini nell’Anfiteatro, rinvenuta in una casa privata di Pompei.
“Preistorici, Etruschi e Romani…il Mann si fa in tre”: a TourismA il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli presenta le novità del 2020: l’apertura della sezione Preistoria e Protostoria, e l’inaugurazione delle mostre su Etruschi e Gladiatori
“Preistorici, Etruschi e Romani…il MANN si fa in tre” è il titolo dell’intervento di Paolo Giulierini al XVI incontro nazionale di Archeologia Viva, in programma domenica 23 febbraio 2020, alle 11.45, nell’auditorium del Palazzo dei Congressi di Firenze nell’ambito di TourismA, il Salone di archeologia e turismo culturale. Come tradizione ormai da qualche anno, il Mann fa tappa a TourismA con uno stand in cui presenta le principali mostre in programma e l’attività del museo. Con un ulteriore momento di promozione, appunto l’incontro con il direttore Giulierini che si focalizzerà naturalmente sui principali appuntamenti espositivi in calendario al Museo.

Vaso biconico da Sant’Angelo in Formis (Capua) dell’Età del Ferro esposto nella sezione Preistoria e Protostoria del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)
Si partirà venerdì 28 febbraio 2020 con la riapertura della sezione “Preistoria e Protostoria”, che raccoglierà circa 3mila reperti, presentati in modo diacronico e per contesti, dal Paleolitico Inferiore (da 450mila a 130mila anni fa) all’Età del Ferro (dal X al VII sec. a.C.). Su tre livelli espositivi sarà riproposto al pubblico il patrimonio di una collezione ricchissima, non fruibile da circa venticinque anni: dall’industria litica alle ceramiche, dalle armi agli ornamenti funerari, gli insediamenti della Campania costiera ed interna (in maniera analoga alle altre aree del Mezzogiorno nazionale ed, in particolare, al territorio di Matera), si configureranno come scrigni di un’arte antichissima, ancora oggi piena di suggestioni. Il nuovo progetto di apparato didattico, aggiornato alla luce degli studi più recenti, adeguato nell’apparato grafico ed accompagnato dai disegni artistici di Giorgio Albertini, aiuterà il visitatore a ripercorrere le tappe più significative nell’evoluzione della storia più antica dell’uomo nell’Italia meridionale.
Giulierini poi racconterà la mostra “Gli Etruschi e il Mann”, in programma dal 16 marzo 2020, partendo dal “Bronzetto di offerente dell’Elba”, ambasciatore simbolico del museo a TourismA, opera databile a fine VI – inizi V sec. a.C., di probabile produzione populoniese, per descrivere la dimensione innovativa del percorso espositivo, curato da Valentino Nizzo e visitabile sino al 31 ottobre 2020. La mostra sugli Etruschi, infatti, creerà un percorso di approfondimento, per molti aspetti inedito, sull’antica popolazione italica: saranno seicento i pezzi che potranno essere ammirati nelle sale del Mann; mai esposto almeno un terzo delle opere, oggi “riportate alla luce” dai depositi dopo attento restauro.
Due le sezioni nell’itinerario di visita: la prima, “Gli Etruschi in Campania”, avrà un carattere prettamente archeologico ed approfondirà la presenza dell’antica civiltà nel Mezzogiorno d’Italia; la seconda, “Gli Etruschi al Mann”, presenterà, in una prospettiva storico-culturale, i materiali etrusco-italici acquisiti sul mercato collezionistico dal Museo di Napoli. Tra questi preziosi reperti, nuovamente valorizzati dalla mostra, il Bronzetto dell’Elba stabilirà una connessione significativa con la Toscana, che, con TourismA 2020, celebra i nuovi orizzonti degli studi archeologici e della promozione turistica del nostro territorio: il Bronzetto è, infatti, un pezzo storico del museo, rinvenuto nel 1764 e poi donato da tale Agarini a Carlo III di Borbone (all’epoca già Re di Spagna). Si tratta probabilmente del primo e più antico oggetto proveniente dall’Etruria propria che sia entrato a far parte del patrimonio del Mann, mezzo secolo prima che venissero acquistati i materiali della collezione Borgiana; è anche uno dei reperti etruschi di più antico rinvenimento all’Elba, mai presentato in allestimento permanente o temporaneo al museo Archeologico nazionale di Napoli. Ancora una volta, dunque, Campania e Toscana saranno unite nel segno della promozione del patrimonio archeologico nazionale: questa koinè era stata esemplificata dalla vicenda storica di Marcello Venuti che, prima di partecipare alle scoperte di Ercolano, fondò, nel 1727, l’Accademia Etrusca delle antichità ed iscrizioni. Una coincidenza ante litteram, che costituirà quasi una premessa simbolica alla programmazione dell’esposizione sugli Etruschi, ospitata negli spazi appena aperti della collezione Preistoria ed allo stesso livello dei celebri ambienti che custodiscono gli affreschi delle antiche città vesuviane.
Tra le grandi mostre archeologiche del 2020 da non perdere, infine, il percorso su “I Gladiatori” (in calendario dall’8 aprile 2020); il progetto della mostra, nato in collaborazione con l’Antikenmuseum di Basilea, sarà un’occasione per valorizzare, in primis, le armi gladiatorie appartenenti al patrimonio del Mann: questi reperti, da anni “in tour” in occasione di importanti mostre internazionali, dal 2021 saranno esposti nell’allestimento permanente delle collezioni pompeiane del museo. Dalla Svizzera, inoltre, saranno dati in prestito importanti reperti, come il grande mosaico di Augusta Raurica, che, esposto per la prima volta interamente dopo il restauro, rappresenta scene di combattimenti su una superficie di eccezionale estensione. In esclusiva per il Mann, un focus sugli anfiteatri campani per valorizzare l’avanguardia architettonica e l’eccezionale patrimonio archeologico regionale, in rapporto ad un fenomeno dalle proporzioni internazionali. Tra le prestigiose collaborazioni della mostra, non poteva mancare, naturalmente, il Parco archeologico del Colosseo.
Commenti recenti