25. Rassegna del Cinema Archeologico: alla quarta giornata protagonista l’Antico Egitto con Cleopatra, i faraoni e le rovine di Umm el-Dabadib nell’oasi di Kharga
L’Antico Egitto protagonista della quarta giornata della 25. Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto (7-11 ottobre). Sfiorato dalle proiezioni in programma nelle sedi “distaccate” di Mart, Muse e Museo Civico, l’Antico Egitto è presente in maniera marcata venerdì 10 ottobre. Da segnalare il documentario di Alfredo e Angelo Castiglioni Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra e lo statunitense Building Pharaoh’s Chariot, ovvero la Costruzione del carro dei Faraoni. Alle 17.45 al Melotti il consueto appuntamento con le conversazioni della Rassegna: ospite d’eccezione del confronto è in questo caso Corinna Rossi, direttrice della missione archeologica di Umm el-Dabadib.
Le rovine di Umm el-Dabadib sono tra le meglio conservate dell’Oasi di Kharga. Sorgono in una regione remota, sono isolate ai piedi del Gebel, lontane da itinerari battuti in un luogo di sorprendente bellezza tra montagne e dune dorate. Le difficoltà di accesso, le temperature estreme che in estate possono anche superare i 50 gradi, e le frequenti tempeste di sabbia hanno finora scoraggiato gli archeologi a intraprendere scavi regolari, limitandosi a ricognizioni di superficie. L’insediamento romano risale al III-V secolo, anche se il posto era certamente già stato abitato in precedenza, e i resti archeologici ricoprono una superficie di vaste proporzioni (circa 150 kmq). L’agglomerato più importante è costituito da un forte in mattoni crudi con due torri agli angoli del lato sud, dov’è l’ingresso, edificato all’interno di un insediamento fortificato. Ed è proprio questo forte ad essere presentato grazie a una ricostruzione tridimensionale in anteprime alla Rassegna.

La delegazione egiziana a Rovereto con Maurizio Zulian (primo a destra) accanto a Moustafa Amin, segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità dell’Egitto
Negli anni la Fondazione Museo Civico, attraverso Maurizio Zulian, collaboratore del Museo civico di Rovereto e autore dell’archivio fotografico con i tesori egizi inediti o chiusi al pubblico, che si trovano nel Medio Egitto, ha saputo stringere relazioni importanti con il mondo egizio. Il rapporto con la Repubblica Araba d’Egitto risale a molti anni fa. Nel febbraio 2004 fu formalizzato con la firma di un protocollo, grazie al quale il Museo Civico di Rovereto era autorizzato ad allestire, all’interno della propria banca dati, una fototeca con immagini di assoluta novità. Dopo le vicende che hanno interessato il mondo arabo portando alla destituzione della vecchia classe politica, l’istituzione trentina è riuscita a riavviare la collaborazione con la nuova dirigenza. L’anno scorso una delegazione egiziana guidata dal nuovo segretario generale del Supremo consiglio delle antichità della Repubblica araba d’Egitto, Mostafa Amin Mostafa Sayed, è stata ospite della Rassegna (vedi i post del 20, 23 e 26 novembre 2013 su archeologiavocidalpassato) e con il museo Civico ha affrontato la stesura di un nuovo protocollo che oggi è quasi completato e verrà firmato prossimamente da entrambe le parti.
L’Egitto oggi: grandi progetti dal Grande museo Egizio a Giza al viale delle Sfingi a Luxor. Colloquio col segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità
Missioni archeologiche garantite, e poi grandi progetti: dal museo di Tutankhamon al recupero del viale delle Sfingi a Luxor al museo della Civiltà Egizia al Cairo. È un vulcano di idee e di buone intenzioni Mostafa Amin Mostafa Sayed, il segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità della Repubblica araba d’Egitto, che qui completa il colloquio avuto a Rovereto in occasione della Rassegna internazionale del Cinema archeologico.
Missioni archeologiche. “Nonostante sia una situazione oggettivamente difficile quella che l’Egitto sta vivendo, posso assicurare che non ci sono mai state interruzioni nell’attività delle molte missioni archeologiche internazionali impegnate lungo il Nilo: stanno tutte lavorando – o hanno lavorato, se le campagne del 2013 sono già state concluse – regolarmente come negli anni passati. L’attività di ricerca archeologica è direttamente sostenuta dal Governo”, tranquillizza Mostafa Amin. “Anche in questo momento” conferma Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, responsabile dell’Alto Egitto, inserendosi nella discussione, “a Luxor sono numerose le missioni straniere attive e operanti. Noi, da parte nostra, cerchiamo di aiutarle e incoraggiarle tutte”. E aggiunge, cambiando tono: “Ma c’è un aspetto che ci preoccupa: la conservazione del nostro ingente patrimonio archeologico: Ora per noi il restauro dell’esistente, tra siti noti e meno noti, e milioni di reperti musealizzati, è doveroso e più importante dello scavo stesso. Del resto sappiamo tutti che la terra d’Egitto, per le sue particolari condizioni climatiche, conserva molto meglio (e lo fa da molti millenni) di quanto sappia fare l’uomo: finché i tesori stanno sotto la sabbia sono al sicuro”. Aly Ibrahim El Sayed El Asfar ricorda come la prima risorsa del Paese, il turismo, che ha portato (e si spera lo possa tornare a fare al più presto) milioni di persone da tutto il mondo a calcare le vestigia degli antichi faraoni, sia anche la prima fonte di preoccupazione: “Dobbiamo tenere ben presente l’impatto di milioni di visitatori che rappresenta un serio pericolo per la conservazione dei monumenti. Per questo riteniamo il restauro un aspetto fondamentale e lo chiediamo caldamente anche alle missioni straniere”.
Grandi progetti. È proprio pensando ai visitatori e al loro ritorno in massa che il Supremo consiglio delle Antichità sta portando avanti al Cairo due ambiziosi progetti: il museo della Civiltà dell’Egitto e il Grande museo Egizio nella piana di Giza, vicino alle Piramidi. “Purtroppo l’attuale situazione politico-sociale dell’Egitto, che porta come prima conseguenza una profonda crisi economica”, spiega Mostafa Amin, “sta rallentando la realizzazione dei due nuovi musei per ovvia mancanza di finanziamenti. Ma confido che presto questa fase difficile sarà passata e lentamente la vita e l’economia del Paese torneranno alla normalità”.
Il progetto sicuramente più vicino alla sua realizzazione è quello del museo della Civiltà (Civilizzazione) dell’Egitto. “È nuovissimo, anche nella concezione”, continua il segretario generale con entusiasmo, “si trova a El Fusat, alla periferia del Cairo, dotato di ampio parcheggio e di tutti i servizi che si richiedono a un moderno museo (dalla caffetteria al bookshop alle audioguide ai video) in grado di accogliere – nelle previsioni – migliaia di visitatori e di accompagnarli nella visita delle sale espositive. All’interno, molto spazioso, troveranno posto reperti dalla preistoria (e quindi dal pre-dinastico) ai giorni nostri (non solo quelli che già abbiamo a disposizione, ma anche quelli che verranno scoperti in futuro): sei millenni di storia e cultura lungo le sponde del Nilo. L’obiettivo era di aprire il museo entro la fine dell’anno, ma slitterà di qualche mese: manca qualche rifinitura della facciata e completare la collocazione delle opere”.
È invece prevista non prima del 2015 (ma i tempi sono destinati ad allungarsi) l’apertura del Grande museo Egizio all’ombra delle piramidi di Giza, che ruoterà attorno al tesoro di Tutankhamon. “Sarà dedicato ai grandi faraoni che hanno fatto grande l’Antico Egitto. E qui troverà posto tutto il tesoro di Tutankhamon, finalmente esposto e raccolto in un’unica sala. Sarà un evento epocale che però comporterà tutta una serie di problemi logistici e culturali di non poco conto da risolvere”, anticipa Mostafa Amin. “Prima di tutto c’è da affrontare in assoluta sicurezza il trasferimento dell’immenso, fragile e prezioso tesoro di Tut: come e quando procedere? Stiamo valutando un piano operativo che tenga conto di tutti i potenziali pericoli. Sarà l’occasione di verificare se qualche pezzo avrà bisogno di restauri”. Ma poi si presenterà un problema ancora più impegnativo: mentre il nuovo Grande museo a Giza avrà un suo allestimento organico pensato proprio per la nuova struttura museale che ruoterà attorno al tesoro di Tutankhamon, cosa ne sarà dello “storico” museo Egizio del Cairo? Tornerà all’allestimento del 1902, quando fu inaugurato? Cioè tornerà nell’allestimento originario pensato prima di essere costretti a trovare posto al tesoro di Tut, la cui tomba fu scoperta nel 1922? Oppure sarà completamente ripensato? “Il problema è ancora aperto. Dobbiamo valutare anche alla luce della possibile acquisizione del vicino edificio occupato da un partito politico che amplificherebbe gli spazi disponibili. La soluzione comunque richiederà tempi lunghi”.
Sul territorio il progetto più importante portato avanti dal Supremo consiglio delle Antichità dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 è a Luxor e riguarda, come chiarisce Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, il recupero del viale processionale delle Sfingi tra il tempio di Luxor e quello di Karnak. “Si ricreerà così l’aspetto originale dell’antica Tebe animata dalle processioni rituali col passaggio delle navi sacre tra i due templi. Percorrendo il viale, che rimarrà staccato dalla viabilità ordinaria di Luxor, Il visitatore potrà sentirsi come il gran sacerdote di Amon o – se preferisce – lo stesso faraone, dio in terra, in dialogo con la divinità”. Questo progetto comporta l’abbattimento di molti edifici, anche pubblici (tra cui la sede del Governatore e una moschea) , e il lavoro non è ancora concluso. “Contemporaneamente – precisa il responsabile dell’Alto Egitto – devono essere riportate alla luce, restaurate e collocate in situ le varie sfingi, all’interno di un percorso che si deve armonizzare con la città moderna che ha le sue esigenze: di qui l’eliminazione degli incroci a raso e la creazione di sottopassi per il traffico veicolare moderno”. Anche questo grande progetto ha subito rallentamenti, dovuti alla crisi e alla rivoluzione. Ma si va avanti”.
Prima di concludere il colloquio con il segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità non poteva mancare un accenno al suo predecessore, Zahi Hawass, cui Mostafa Amin è subentrato dopo la destituzione del presidente Hosni Mubarak. “È un ottimo archeologo. È stato mio maestro”, taglia corto. Ma Hawass, forse il più noto egittologo egiziano, all’indomani della sua destituzione, era stato oggetto di accuse pesanti, anche penali. “Tutte queste accuse sono cadute”, assicura Mostafa Amin. “Ora Zahi, anche senza avere un incarico pubblico preciso, riveste ancora un ruolo importante per la ricerca archeologica e l’egittologia. Ha un suo ufficio di consulenza e lavora principalmente per i privati, ma anche per noi”.
(3 – fine. Precedenti post il 20 e 23 novembre)
L’Egitto oggi: tra rivoluzione e grandi progetti. Colloquio con il nuovo segretario generale del Supremo consiglio delle Antichità
La rivoluzione araba spazzerà via millenni di storia e di arte nella terra dei faraoni? L’Egitto, così amato dai turisti di tutto il mondo tanto da essere il Paese con maggior fidelizzazione (ci si torna almeno tre volte nella vita, una media quasi unica), rischia di essere precluso ai visitatori e agli appassionati? Le missioni archeologiche internazionali potranno continuare e i tesori scoperti nei secoli sono al sicuro? Sono solo alcune delle problematiche che chi ama l’Egitto si è posto negli ultimi mesi, e alle quali il nuovo segretario generale del Supremo consiglio delle antichità della Repubblica araba d’Egitto, Mostafa Amin Mostafa Sayed, risponde con franchezza e senza remore, si potrebbe dire col cuore in mano, dimostrando di essere profondamente innamorato del proprio Paese: il colloquio è stato raccolto a Rovereto in occasione della recente Rassegna internazionale del Cinema archeologico: un’occasione eccezionale, perché era la prima volta – dalla sua nomina nel 2011 subito dopo la caduta del governo Moubarak e l’arrivo al potere dei Fratelli Musulmani – che Mostafa Amin Mostafa Sayed usciva dall’Egitto per un viaggio ufficiale in Italia.
E la scelta di Rovereto, se pur inusuale (come si potrebbe pensare, visto che nel centro trentino non si conserva alcuna delle importanti collezioni egizie conservate in Italia), non è casuale: quasi dieci anni fa ormai (era il febbraio 2004) la Repubblica araba d’Egitto con il Supremo consiglio delle Antichità stipulò proprio con Rovereto e il suo Museo Civico la prima (e al momento ancora unica) convenzione internazionale per l’utilizzo dei diritti delle immagini dell’immenso patrimonio che l’Antico Egitto ci ha lasciato. Si tratta dell’imponente fototeca (decine di migliaia di foto) messa insieme in decenni di “missioni” del grande appassionato ed esperto della civiltà dei Faraoni, Maurizio Zulian, che ha concentrato gran parte del suo interesse nel Medio Egitto e, cosa ancora più importante, a quei siti eccezionali ma nella loro quasi totalità preclusi al pubblico. Il suo “Egitto segreto” è diventato un must del museo Civico di Rovereto che ha digitalizzato, didascalizzato e georeferenziato le immagini, mettendole a disposizione degli internauti di tutto il mondo.
Nuova convenzione. Ma dalla prima forma non solo sono cambiati i tempi e la situazione politica ma anche le persone, così l’Egitto con il nuovo responsabile delle Antichità ha voluto dare nuovo impulso alla convenzione avviandone con il museo Civico, nel frattempo divenuto Fondazione, l’aggiornamento e il rinnovo. Mostafa Amin Mostafa Sayed, egittologo-islamista, a Rovereto è giunto in delegazione accompagnato da Aly Ibrahim El Sayed El Asfar, responsabile dell’Alto Egitto (che ha in Luxor e la valle dei Re i suoi punti di forza), e Mansour Boraik Radwan Karim, responsabile del Medio Egitto, con i centri di Minya e Assiut, e delle oasi del sud: Farafra, Dakhla e Kharga. Il segretario generale parla a ruota libera di rivoluzione, Fratelli Musulmani, missioni archeologiche, tutela al patrimonio archeologico, valorizzazione dei siti, grandi progetti culturali. Ecco i contenuti del colloquio.
(1 – continua; nuovo post nei prossimi giorni)
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