Archivio tag | Emanuele Ciampini

Venezia. A Palazzo Malcanton Marcorà presentazione del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari) con: Patrizia Piacentini (università di Milano) e Lucio Milano (università Ca’ Foscari)

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Francesca Iannarilli (Ca’ Foscari)

Mercoledì 26 febbraio 2025, alle 10, in aula Geymonat di Palazzo Malcanton Marcorà a Venezia, presentazione del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari Venezia), Edizioni Ca’ Foscari 2024. Discutono con l’autrice: Patrizia Piacentini, università di Milano La Statale; Lucio Milano, università Ca’ Foscari Venezia, direttore della collana Antichistica. Modera Emanuele M. Ciampini, università Ca’ Foscari Venezia.

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Copertina del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari)

Il corpo spezzato. Questo libro si concentra sul tema antropologicamente e storicamente complesso del corpo nell’antico Egitto, con particolare attenzione alla cosiddetta “letteratura funeraria” e, più specificatamente, al corpus dei Testi delle Piramidi e ai suoi determinativi antropomorfi “mutilati”. In questa prospettiva, era necessario stabilire un quadro per la percezione e l’elaborazione formale del corpo sociale, politico, vivo e morto nelle fonti iconografiche e testuali, al fine di fornire una base emica da cui partire. Particolare attenzione è stata riservata al “corpo spezzato”, inteso non solo come corpo fisico ma anche come sua rappresentazione iconografica o materiale, talvolta mutilato, decapitato, trattato e manipolato in modi e contesti diversi. Si è quindi svolto un processo deduttivo, partendo dal generale e arrivando al particolare, per proporre alcune suggestioni su un fenomeno a lungo dibattuto ma ancora irrisolto. Si arriva così alla pratica della mutilazione, o parzializzazione del corpo, ancora scarsa nei contesti archeologici, ma più abbondante nell’iconografia e nei geroglifici, come opera deliberata, ragionata e motivata di costruzione e decostruzione del corpo umano e della sua rappresentazione. L’opera avrà servito al suo scopo se riuscirà a stimolare nuove riflessioni e studi più approfonditi sull’argomento, o almeno a gettare uno spiraglio di luce sulle ombre che il pensiero egiziano ancora “getta sulle pareti della grotta”.

Adria (Ro). Al museo Archeologico nazionale nella #domenicalmuseo per il ciclo di incontri del gruppo archeologico adriese conferenza “Reperti egizi ad Adria” a cura di Claudia Gambino del gruppo EgittoVeneto che ha catalogato e studiato tutti i reperti egizi o egittizzanti conservati in Veneto

adria_archeologico_conferenza-reperti-egizi-ad-adria_claudia-gambino_locandinaDomenica 5 maggio 2024, al museo Archeologico nazionale di Adria, diretto da Alberta Facchi, in occasione della prima domenica del mese #domenicalmuseo a ingresso gratuito, alle 16.30, appuntamento con la conferenza “Reperti egizi ad Adria” a cura di Claudia Gambino (Egitto Veneto), nell’ambito del XXXIV ciclo di incontri organizzati dal Gruppo Archeologico Adriese “Francesco Antonio Bocchi” in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Adria. Ingresso gratuito su prenotazione allo 042621612, drm-ven.museoadria@cultura.gov.itvenezia_palazzo-ducale_mostra-venezia-e-l-egitto_locandinapadova_palazzo-liviano_mostra-fotografica-l-egitto-in-veneto_locandina. Claudia Gambino, laureata a Venezia in Egittologia, fa parte del gruppo EgittoVeneto, un progetto di collaborazione tra università di Padova e università Ca’ Foscari di Venezia che ha permesso di riscoprire l’Egitto nei musei del Veneto: più di duemila reperti afferenti al mondo egizio (patrimonio archeologico egiziano o egittizzante) sono infatti conservati in musei pubblici e privati. Dal 2008, essi sono stati oggetto di catalogazione e studio da parte dell’équipe, coordinata dai prof. Paola Zanovello (università di Padova) e Emanuele M. Ciampini (università Ca’ Foscari di Venezia) e finanziata dalla Fondazione CaRiPaRo e dalla Regione del Veneto, nella cui banca dati sono attualmente inseriti. Il progetto ha partecipato alla mostra “Venezia e l’Egitto” a Palazzo Ducale a Venezia (1° ottobre 2011 – 22 gennaio 2012) e curato la mostra fotografica “L’Egitto (in) Veneto” (21 ottobre – 18 novembre 2011), ospitato al museo di Scienze archeologiche e d’Arte in Palazzo Liviano, al Caffé Pedrocchi, al Salone dei Beni Culturali a Venezia e al museo Eno Bellis di Oderzo. Ha inoltre realizzato riallestimenti ed eventi nel territorio veneto e viaggi studio presso le principali collezioni italiane.

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Stauetta del dio egizio Bes, in terracotta a matrice, da una tomba del III-II sec. a.C., conservata al museo Archeologico nazionale di Adria (foto mic)

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L’egittologa Claudia Gambino (EgittoVeneto)

Tra i molti reperti egizi conservati in Veneto, anche il museo Archeologico nazionale di Adria rivelò un piccolo ma interessante nucleo di reperti, che verranno presentati al pubblico nell’incontro del 5 maggio 2024. Una parte di essi venne acquistata dalla famiglia Bocchi per curiosità collezionistica sul mercato antiquario nell’800. Altri, invece, provengono da rinvenimenti nel territorio o addirittura da scavo ad Adria. Questi sono databili, ovviamente, tra il VI e il II secolo a.C. e sono il portato dei traffici commerciali ad ampio raggio della città.  Dall’Egitto infatti provenivano, per arricchire le sepolture etrusche, portaprofumi in alabastro e in pasta vitrea, scarabei in pasta vitrea, altri contenitori di sostanze esotiche, come il kohl, ma anche oggetti che richiamava culti egiziani, come la originalissima statuetta del dio Bes in terra cruda da una tomba di III/II secolo a.C.

Bologna. Alla XXI edizione di “Imagines” la rassegna del documentario archeologico promossa dal Gruppo Archeologico Bolognese il film di Alberto Castellani “Verso sud. Dalla Palestina all’Egitto sulle tracce di Yosef, Myriam e Yeshu’a” in prima internazionale. Il regista veneziano racconta come è riuscito a ricostruire il viaggio-fuga della Sacra Famiglia in Egitto, emigranti di duemila anni fa loro malgrado

“Il viaggio del racconto della Sacra Famiglia in Egitto è un tema che mi sta a cuore e che ho a lungo inseguito. Pensato all’indomani di un programma dedicato alle origini del monachesimo, ha avuto delle inevitabili interruzioni per l’esplosione della pandemia. Ora finalmente è stata completata la documentazione del percorso e montata la prima parte del filmato”. Il regista veneziano Alberto Castellani comincia così il promo del suo ultimo film “Verso sud. Dalla Palestina all’Egitto sulle tracce di Yosef Myriam e Yeshu’a” (Italia 2023, 50’) protagonista in prima internazionale alla XXI edizione di “IMAGINES. Obiettivo sul passato”, la rassegna del documentario archeologico promossa dal Gruppo Archeologico Bolognese. In programma una prima internazionale: appuntamento sabato 2 dicembre 2023, alle 15, nella Sala Eventi della Mediateca Comunale di San Lazzaro, in via Caselle n. 22 a San Lazzaro di Savena (Bologna). L’ingresso è libero, gratuito e aperto a tutti. Il progetto di Castellani è suddiviso in due episodi di 50 minuti, un itinerario di quasi quattromila chilometri tra Israele, Palestina, ed Egitto alla riscoperta di un viaggio che i Vangeli apocrifi ed il mondo Copto attribuiscono alla “Sacra Famiglia”, in fuga da Betlemme per sfuggire al disegno omicida di Erode ricordato come “Strage degli Innocenti”. A “Imagines” vedremo la prima parte “Da Betlemme a il Cairo”. E si avvale della consulenza di Alberto Elli, egittologo; Emanuele Ciampini, docente di Egittologia e Civiltà Copta all’università Ca’ Foscari Venezia ; Esther Pons Mellado, co-direttrice della missione archeologica di Ossirinco (El-Bahnasa), Egitto; Maite Mascort Roca, co-direttorice della missione archeologica di Ossirinco (El-Bahnasa), Egitto; Kom Abou Billou, istituto francese d’Archeologia Orientale; Giovanna Ferri, pontificio istituto di Archeologia Cristiana, Roma; Gabriele Castiglia, pontificio istituto di Archeologia Cristiana, Roma.

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Affresco con la fuga in Egitto della Sacra Famiglia nella chiesa di Santa Maria Foris Portas a Castelseprio (Va) (foto drm-lombardia)

La fuga della Sacra Famiglia da Betlemme all’Egitto è diretta conseguenza dell’editto di Erode: ogni maschio dai due anni in giù, nato a Betlemme o nel territorio circostante deve essere ucciso. Di villaggio in villaggio dilaga il terrore. Maria e Giuseppe prendono il bambino e fuggono: un tiranno vuole uccidere il loro figlio appena nato. Non restava che dirigersi oltre i confini della terra che li ha visti crescere, vivere la tribolazione di un espatrio forzato, divenire improvvisamente degli emigranti. Molti studiosi impegnati a ricostruire l’itinerario di quella famiglia, esprimono versioni contrastanti a partire dalle possibili scelte iniziali di Giuseppe. L’ itinerario più conosciuto, comune a gran parte delle carovane, suggeriva di intraprendere la via che conduceva ad Hebron. Secondo quanto emerge dal Vangelo Armeno dell’Infanzia, la Sacra Famiglia si sarebbe diretta successivamente verso la città di Askalon. Poi non esisteva altra possibilità che seguire uno dei tanti tracciati che incrociavano la cosiddetta Via Maris, una strada commerciale e militare che, in direzione Sud Est, collegava, attraverso il deserto del Negev, il levante con l’Egitto, lungo l’attuale striscia di Gaza. Di qui a Raphia, l’odierna Rafah, antica città di confine verso l’Egitto, da dove l’unica pista da seguire era rappresentata da uno wadi, un territorio desertico conosciuto come “fiume d’Egitto”. Comincia così il lungo “vagabondaggio” della Sacra Famiglia in terra d’Egitto che oggi è conosciuto come il “Cammino della Sacra Famiglia”: 25 località e un itinerario di 3.500 chilometri attraverso undici Governatorati, dal Delta del Nilo all’Alto Egitto. “Questo percorso – ha sottolineato Tawadros II, Papa copto ortodosso -, continuerà a rappresentare una benedizione e un motivo di fierezza per il popolo egiziano e sarà uno tra i più estesi pellegrinaggi del mondo”. Castellani segue passo passo il viaggio della Sacra Famiglia attraverso testimonianze, tracce archeologiche e memorie bibliche. “Spero che dalla visione di questo contributo”, si augura in conclusione il regista Castellani, “possa emergere il mio impegno nel raccontare una storia misteriosa e affascinante. Forse poco nota al grande pubblico. Con l’augurio che grazie anche a questa iniziale proposta il film sia in grado di suscitare interesse e trovare diffusione internazionale da parte dei media”.

 

Venezia. A Ca’ Foscari giornata di studi, in presenza e on line, “Jebel Barkal. Half a Century of the Italian Archaeological Mission in Sudan” con i membri della missione e i colleghi di Naga, Wad Ben Naga e Hugair Gubli

venezia_ca-foscari_convegno-Jebel-Barkal-Mezzo-secolo-della-Missione-Archeologica-Italiana-in-Sudan_locandinaÈ tutto pronto. Gli egittologi della Missione Italiana a Jebel Barkal (Sudan) Jebel con i colleghi di Naga (@nagaproject), Wad Ben Naga (@narodnimuzeum), Hugair Gubli (@egittologiasapienza), @university_khartoum, pronti per le celebrazioni dei cinquant’anni della missione in Sudan: “Celebriamo questi lunghi 50 anni, sì”, spiegano a Ca’ Foscari, “ma celebriamo soprattutto il Sudan, il suo patrimonio archeologico, la sua gente, che da decenni ci ospita e collabora con tutti noi alla realizzazione di un progetto culturale che diventi una forza e una risorsa per la stessa popolazione di questo fiero, tormentato, straordinario Paese”. Appuntamento il 1° dicembre 2023 in aula Baratto dell’università Ca’ Foscari di Venezia, in Dorsoduro 3246, per la giornata di studi “Jebel Barkal. Half a Century of the Italian Archaeological Mission in Sudan”. Link al convegno: https://unive.zoom.us/j/87466460227…. Tra gli ospiti: Paola Buzi e Angelo Colonna di Egittologia e civiltà copta dell’università Sapienza di Roma, che ha accolto la missione con Sergio Donadoni dal 1973 al 2004; Alessandro Roccati, successivo direttore fino al 2010; Karla Kroeper e Christian Perzlmeier, con il loro progetto quasi trentennale nel sito di Naga (https://naga-project.com/naga-online/) ; Pavel Onderka e Vlastimil Jung Vrtal, che ci racconteranno dei loro scavi a Wad Ben Naga, sito in parte coevo a quello di Jebel Barkal; Nuha Abdelhafiz, che testimonierà le relazioni tra le due università di Venezia e di Khartoum. E poi ci saranno tutti i membri della Missione Italiana in Sudan a Jebel Barkal.

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Foto di gruppo della missione archeologica italiana in Sudan a Jebel Barkal: al centro, accosciate, Federica Pancin e Francesca Iannarilli; in piedi, Emanuele Ciampini (foto mai-sudan)

PROGRAMMA. Alle 8.30, saluti; 8.45, Emanuele M. Ciampini (Ca’ Foscari University of Venice, Jebel Barkal Mission) “The Way We Were. Past and future of an Archaeological Mission”; 9, Karla Kroeper – Christian Perzlmeier (Staatliches Museum Ägyptischer Kunst, Naga Project) “Naga city: what is a palace. Naga city: where is a palace”; 9.30, Francesca Iannarilli – Nuha Abdel Hafiz (Ca’ Foscari University of Venice, Jebel Barkal Mission – Khartoum University) “Jebel Barkal today and tomorrow: the latest excavations and new Venice-Khartoum exchange projects”; 10, Paola Buzi – Angelo Colonna (Sapienza University of Rome, Hugair Gubli Mission) “After Jebel Barkal. Sapienza University and Nubia today”; 10.30, discussione; 10.45, pausa caffè; 11.15, Alessandro Roccati (Jebel Barkal Mission) “The Times of Natakamani”; 11.30, Silvia Callegher – Federica Pancin (Jebel Barkal Mission) “Pieces of the past: interpreting and reconstructing the façades of the Palace of Natakamani”; 12, Pavel Onderka – Vlastimil Vrtal (National Museum in Prague, Wad Ben Naga Expedition) “The Isis Temple at Wad Ben Naga and Its Egyptian Inscriptions – Account of Giuseppe Ferlini on his excavations at Wad Ben Naga (Vod-Benaga)”; 12.30, discussione finale.

Roma. In Curia Iulia in presenza, e on line su FB, la conferenza “Imperatori, Re e Candaci: i rapporti tra Roma e il regno di Meroe” a cura di Emanuele M. Ciampini, primo incontro del ciclo sui temi della mostra “L’Amato di Iside. Nerone la Domus Aurea e l’Egitto” alla Domus Aurea

roma_curia-iulia_conferenza-imperatori-re-e-candaci_emanuele-ciampini_locandinaNell’ambito degli incontri che intendono approfondire tematiche ed aspetti raccontati nella mostra “L’Amato di Iside. Nerone la Domus Aurea e l’Egitto”, ideata e organizzata dal parco archeologico del Colosseo, con la curatela di Alfonsina Russo, Francesca Guarneri, Stefano Borghini e Massimiliana Pozzi, in corso alla Domus Aurea fino al 14 gennaio 2024, la Curia Iulia ospita la conferenza “Imperatori Re e Candaci: i rapporti tra Roma e il regno di Meroe” a cura di Emanuele M. Ciampini, professore associato di Egittologia dell’università Ca’ Foscari di Venezia e direttore della Missione Archeologica Italiana in Sudan a Jebel Barkal. Appuntamento giovedì 16 novembre 2023, alle 16.30. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. Interviene Emanuele M. Ciampini, università Ca’ Foscari di Venezia. Ingresso da largo della Salara Vecchia. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti su eventbrite al link https://amatoiside_16novembre.eventbrite.it. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Fb del PArCo.

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La necropoli reale di Meroe in Sudan: le piramidi dei Faraoni neri (foto mai-sudan)

Con la conquista dell’Egitto, Roma entra in contatto con il regno di Meroe, potenza africana che controlla un territorio che si spinge sino a regioni più a sud della moderna capitale sudanese Khartoum. Nel corso del tempo, l’Urbe e Meroe ebbero rapporti alterni, con fasi conflittuali e periodi pacifici. Legata in origine alla tradizione faraonica, la cultura meroitica, fortemente caratterizzata da aspetti locali, accoglie poi elementi dell’ellenismo, dando vita a uno stile originale. I maggiori centri del regno, alcuni dei quali dalla storia molto più antica, offrono il quadro di una civiltà raffinata e complessa, con edifici monumentali e materiali di pregio che danno testimonianza di una civiltà ricca e raffinata. In uno di questi centri, l’antica città di Napata, opera da cinquanta anni una Missione Archeologica Italiana: il frutto di questa ricerca offre un quadro quanto mai esauriente di un regno potente, in grado di confrontarsi con il potere di Roma.

Venezia. A Ca’ Foscari, in presenza e on line, il convegno “LA STORIA A COLORI. Mondo antico e archeologia attraverso fumetti, albi illustrati ed editoria per l’infanzia”: egittologi, orientalisti, preistorici, classicisti raccontano il passato (anche) attraverso le immagini

venezia_ca-foscari_convegno-la-storia-a-colori_locandinaInsieme le voci, le penne e le matite di archeologi, storici, illustratori. Mercoledì 31 maggio 2023, all’università Ca’ Foscari di Venezia, il convegno “LA STORIA A COLORI. Mondo antico e archeologia attraverso fumetti, albi illustrati ed editoria per l’infanzia” promosso dal dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari (dott.ssa Francesca Iannarilli, prof. Emanuele Ciampini). L’idea è nata dal fumetto realizzato per la Missione al Jebel Barkal in Sudan (https://www.lafeltrinelli.it/jebel-barkal…/e/9788849241327) e si è estesa a colleghi egittologi, orientalisti, preistorici, classicisti che raccontano il passato (anche) attraverso le immagini. Interverranno: Marta Bottos, Anna M. G. Capomacchia, Ilaria Cariddi, Emanuele M. Ciampini, Mirko Furlanetto, Francesca Iannarilli, Cristiana Pezzetta, Patrizia Piacentini, Massimiliana Pozzi, Stefano Nava, Elena Rova, Irene Vincentelli. Appuntamento in presenza, dalle 9 alle 13, a Ca’ Dolfin, nell’aula magna “Silvio Trentin”. L’evento, che si terrà in italiano, sarà fruibile anche da remoto: https://unive.zoom.us/s/83575264882. Alle 9, dopo i saluti e l’introduzione, inizia la 1. SESSIONE “Archeologia a fumetti”: modera Paola Corò. Alle 9.20, Emanuele M. Ciampini – Francesca (Ca’ Foscari) su “Jebel Barkal. Divinità Regine e Archeologi sotto la Montagna e le prospettive future della Missione Italiana in Sudan”; 9.40, Elena Rova – Mirko Furlanetto (Ca’ Foscari) su “Jmx Comics, dalla Georgia all’Iraq: quando il fumetto crea legami”; 10, Marta Bottos (università di Trieste) su “Raccontare l’archeologia e il territorio: la ‘Saga di Molke’ e il sito palafitticolo di Palù di Livenza”; 10.20, Patrizia Piacentini – Massimiliana Pozzi – Stefano Nava (università La Statale Milano) su “Il piccolo Pamerih guida i bambini alla scoperta di Assuan e della necropoli dell’Aga Khan”; 10.40, discussione. Dopo la pausa caffè, inizia la 2. SESSIONE “Storia e mito nei libri illustrati”: modera Federica Pancin. Alle 11.30, Anna M. G. Capomacchia – Cristiana Pezzetta (università Roma Sapienza – Semidicarta) su “Temi iniziatici e narrativa per l’infanzia. L’orsa di Brauron”; 11.50, Irene Vincentelli (missione archeologica a Sanam Abu Dom) su “I re della Montagna Sacra. Storia illustrata di Kush”; 12.10, Ilaria Cariddi (università di Firenze) su “Egizi. Storia, Geroglifici e Civiltà. Svelare l’antico Egitto ai bambini attraverso i suoi testi”; 12.30, discussione; 13, fine lavori.

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Copertina del libro a fumetti “Jebel Barkal. Divinità Regine e Archeologi sotto la Montagna” di Francesca Iannarilli

Discipline come l’archeologia, la storia e la religione antica cadono spesso vittime di divulgazione indiscriminata o di strategie informative superficiali, e questo è particolarmente (ma non solamente) vero quando ci riferiamo alla comunicazione dedicata all’infanzia. Se i bambini di oggi sono prima gli studenti e poi gli adulti di domani, sempre più urgente si fa la necessità di veicolare in modo diretto e incisivo il passato attraverso mezzi che siano piacevoli e immediatamente accessibili ma anche scientificamente rigorosi. L’idea per questa giornata di studi nasce sotto il cappello della Missione Archeologica Italiana in Sudan, che lavora nel sito patrimonio UNESCO di Jebel Barkal e che da dodici anni è supportata dall’università Ca’ Foscari (link Facebook). Nell’ambito di un progetto di promozione integrata finanziato dal ministero degli Affari Esteri e dall’ambasciata d’Italia a Khartoum, è stato infatti realizzato un fumetto trilingue (italiano-inglese-arabo) sulle attività archeologiche e la storia del sito, poi donato ai musei e presentato nelle scuole sudanesi (link Instagram). Con la certezza che questa e simili iniziative possano favorire l’apprendimento, incoraggiare una buona divulgazione e avvicinare (non solo) i più piccoli alla conoscenza del passato, questa giornata di studi intende realizzare un dialogo fruttuoso sull’argomento, riunendo voci, penne e matite di archeologi, storici, illustratori e operatori dell’editoria dell’infanzia.

Venezia. Scontri in Sudan, stranieri evacuati, università chiuse: intervista di CfNews al prof. Ciampini, direttore della missione archeologica italiana a Jebel Barkal, sulla situazione in Sudan, l’attività di ricerca, i risultati raggiunti e le ripercussioni sulla missione: “Difficile prevedere una campagna per il 2023”

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Foto di gruppo della missione archeologica italiana in Sudan a Jebel Barkal: al centro, accosciate, Federica Pancin e Francesca Iannarilli; in piedi, Emanuele Ciampini (foto mai-sudan)

Per giorni la notizia degli scontri in Sudan ha occupato le prime pagine di giornali e notiziari tv, fino all’evacuazione massiccia di tutti gli italiani, e gli altri stranieri presenti, da Khartoum. Poi la notizia è scivolata nelle pagine interne, ma non cero la drammaticità della situazione. Da metà aprile in Sudan sono in corso violenti scontri tra esercito governativo e milizie paramilitari che hanno sospeso il processo di transizione verso la nascita di un governo civile. La popolazione si nasconde o fugge nei paesi vicini e i cittadini stranieri sono stati messi in salvo. Sulla stampa internazionale le Nazioni Unite hanno sottolineato il rischio di un “disastro umanitario colossale”. Gli scontri si concentrano soprattutto tra la capitale Khartoum e il sud del paese, le ambasciate e le università sono chiuse. sudan_jebel-barkal_missione-italiana_logoNel Nord del Sudan, è attiva la missione archeologica italiana a Jebel Barkal diretta dal 2011 dal prof. di Emanuele Marcello Ciampini, egittologo di Ca’ Foscari. La missione archeologica a Jebel Barkal opera sul sito tutti gli anni. L’area data in concessione alla Missione italiana ha una notevole estensione ed è stata finora investigata in modo sistematico solo per una percentuale non molto alta, forse poco più del 15%. È una missione che lavora da più di 50 anni, ma ci sono stati dei periodi con interventi un po’ a spot; solo negli ultimi anni si è cercato di sfruttare al massimo un tempo che si aggira intorno alle 4/5 settimane per ogni missione. In occasione della prima edizione della Giornata dell’Archeologia Italiana all’Estero, la newsletter dell’ateneo veneziano CfNews ha approfondito col professor Ciampini la situazione in Sudan e l’attività di ricerca guidata da Ca’ Foscari, incerta per il 2023. Ecco alcuni passaggi dell’intervista curata da Sara Moscatelli.

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Il prof- Emanuele Ciampini. direttore della Missione archeologica italiana in Sudan (foto mai-in-sudan)

Professore, dalle sue fonti com’è la situazione in Sudan adesso? “Siamo in una fase di stallo, c’è una guerra in atto, un grande stato di insicurezza soprattutto nella capitale Khartoum, e nelle zone più a Sud e nel Darfur, già instabili in passato. L’area in cui scava la nostra missione risulta al momento relativamente tranquilla, anche se di certo non si può programmare alcun intervento in tempi brevi. La situazione a Jebel Barkal riflette la lontananza del sito dai principali scenari del conflitto; scaviamo a nord, a 400 km da Khartoum. Mi auguro che appena la situazione sarà un po’ più stabile, potremo riprendere i contatti con le autorità locali e con la nostra rappresentanza diplomatica, non appena l’Ambasciata d’Italia a Khartoum, ora chiusa, tornerà a essere operativa; temo però che sia difficile ipotizzare una nuova missione regolare nel corso dell’autunno”.

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Copertina del libro “Jebel Barkal. Half a century of the Italian Archaeological Mission in Sudan / Jebel Barkal. Mezzo secolo della Missione Archeologica Italiana in Sudan” a cura di Emanuele Ciampini e Francesca Iannarilli

Quando è stato l’ultima volta in Sudan? “La nostra ultima missione si è svolta nel novembre 2022 dopo due anni di fermo: prima il Covid e, nel 2021, il colpo di stato. Lo scorso novembre si è dato inizio ad un intervento di restauro nell’area del sito che promette sviluppi interessanti: da una parte la salvaguardia delle antichità e dall’altra la loro valorizzazione per renderle fruibili ai visitatori. Si è trattato di un intervento richiesto dall’Unesco, dopo una ricognizione dell’area, che rientra tra quelli di interesse mondiale. Questa attività ha dato nuova linfa al lavoro della missione: l’intervento di fruizione è stato indirizzato non solo ai visitatori, per i quali era stata già realizzata una guida cartacea, ma anche alle comunità locali con attività di formazione. Lo scavo è stato più volte in passato opportunità di formazione teorica e pratica per giovani studentesse e studenti universitari sudanesi sia di archeologia che di antropologia fisica”.

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Il Palazzo Regale di Natakamani a Jebel Barkal (Sudan), visto da Nord (foto mai in sudan)

A che punto sono gli scavi di Jebel Barkal? “A novembre abbiamo lavorato sul restauro del grande palazzo reale che necessitava di interventi mirati; a questo lavoro si è agganciata una serie di sondaggi allo scopo di mettere in evidenza da una parte le caratteristiche del terreno, operazione mai fatta fino ad ora, e dall’altra per aprire una nuova area di indagine in un settore dove si vedevano affiorare sul terreno elementi architettonici in pietra. I sondaggi qui condotti hanno restituito le prime evidenze di un edificio monumentale che ha un fronte almeno di 30 mt sul lato sud, e la cui estensione interna non è al momento definibile. Siamo abbastanza incuriositi dal vedere cos’è, perché alcuni frammenti superstiti riportano delle decorazioni pittoriche vivaci con tecniche che richiamano molto dei modelli di ambiente mediterraneo-ellenistico. Sappiamo che il regno di Meroe è stato un’area ricettiva di apporti dal Nord (di ambito faraonico ed ellenistico) e che l’Africa era permeabile al modello del Mediterraneo. Potremmo allora dire che l’Hic sunt Leones iniziava più a Sud, e che quello di Meroe era un regno di leoni che parlavano anche un po’ di greco”.

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Il laboratorio di Karima della missione archeologica italiana a Jebel Barkal in Sudan (foto mai in sudan)

Quando conta di tornare? “Al momento non stiamo pianificando una nuova missione, per poter tornare bisogna che ci siano le condizioni di sicurezza e incolumità. La situazione attuale in Sudan non è un fatto improvviso, ma è la conseguenza di uno stato di tensione che era già nell’aria. Quando sarà possibile, cercheremo di fare il punto dello stato del sito archeologico, del museo di Karima e del magazzino, dove conserviamo i reperti e le attrezzature. Siamo in contatto con una professoressa di archeologia dell’università di Khartoum, con cui vorremmo formalizzare un accordo di scambio docenti e studenti, e le notizie che ci ha dato all’inizio del conflitto ci hanno tranquillizzato. L’Università è però chiusa, muoversi per Khartoum non è una cosa facile di questi tempi”.

È uscito per Gangemi editore International il libro “Jebel Barkal. Mezzo secolo della Missione Archeologica Italiana in Sudan” a cura di Emanuele Ciampini e Francesca Iannarilli che raccoglie il risultato di mezzo secolo di lavoro, ereditato, rivisto e ripensato nel sito meroitico di Jebel Barkal

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Copertina del libro “Jebel Barkal. Half a century of the Italian Archaeological Mission in Sudan / Jebel Barkal. Mezzo secolo della Missione Archeologica Italiana in Sudan” a cura di Emanuele Ciampini e Francesca Iannarilli

Mesi di scrittura e rilettura, ma soprattutto anni di scavo: ecco il libro “Jebel Barkal. Half a century of the Italian Archaeological Mission in Sudan / Jebel Barkal. Mezzo secolo della Missione Archeologica Italiana in Sudan” a cura di Emanuele Ciampini e Francesca Iannarilli (Gangemi editore), in inglese, che raccoglie il risultato di mezzo secolo di lavoro, ereditato, rivisto e ripensato, fornendo finalmente una panoramica completa e informata dei principali aspetti dell’ambientazione storica, architettonica e materiale del sito Meroitico di Jebel Barkal. La Missione Archeologica Italiana in Sudan è stata fondata nel 1973 e da allora svolge un intenso e continuo lavoro nel sito UNESCO di Jebel Barkal, l’antica città di Napata. Cinque decenni di scavi e ricerche hanno portato alla luce un quartiere reale del periodo meroitico, caratterizzato dal Palazzo del re Natakamani (I secolo d.C.) e dai numerosi edifici di diversa destinazione e stile architettonico che lo circondano. Pertinenti a questi edifici sono anche numerosi manufatti che testimoniano una cultura materiale ricca di originalità e influenze mediterranee.

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Il prof- Emanuele Ciampini. direttore della Missione archeologica italiana in Sudan (foto mai-sudan)

Emanuele M. Ciampini è professore associato di Egittologia all’università Ca’ Foscari di Venezia. È autore di numerosi libri e articoli scientifici di egittologia e studi nubiani, e direttore della Missione Archeologica Italiana in Sudan a Jebel Barkal.

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Francesca Iannarilli, field director della Missione Archeologica Italiana in Sudan (foto mai-sudan)

Francesca Iannarilli è assegnista di ricerca all’università Ca’ Foscari di Venezia. Come field director della Missione Archeologica Italiana in Sudan, si occupa di ricerca, formazione e divulgazione relative al sito di Jebel Barkal.

Siracusa. Al Castello Maniace il XXI convegno di Egittologia e Papirologia: tre giorni di contributi. Ecco tutti gli interventi

siracusa_castello-maniace_convegno-egittologia-papirologia_locandinaFull immersion nell’Antico Egitto. Dal 15 al 17 dicembre 2022 a Siracusa è in programma il XXI convegno di Egittologia e Papirologia promosso dall’istituto italiano per la Civiltà egizia e dall’istituto internazionale del Papiro-museo del Papiro “Corrado Basile”, comitato scientifico: Giuseppina Capriotti, CNR-ISPC Roma; Emanuele M. Ciampini, università Ca’ Foscari di Venezia; Maria Cristina Guidotti, museo Egizio di Firenze; Rosario Pintaudi, università di Messina; Gloria Rosati, università di Firenze; Silvia Strassi, università di Padova. Nel corso della tre giorni nella sala convegni Ferruzza-Romano del consorzio Plemmirio-Castello Maniace, questi gli interventi previsti: Abdel Rahman Abdel Samie (università di Firenze) su “Un gruppo di ostraca ieratici inediti presso il Museo Egizio del Cairo appartenenti all’epoca ramesside”; Grażyna Bąkowska-Czerner (università Jagellonica di Cracovia), Rafał Czerner (politecnico di Breslavia) su “Case di El Darazya in Egitto rispetto al vicino sito di Marina el-Alamein”; Silvia Bassilichi (università di Firenze) su “Il cigno nell’Antico Egitto: aspetti iconografici e culturali”; Giorgia Cafici (università di Verona) su “Corpus of Ptolemaic Non-Royal Sculpture: aspetti poco noti della statuaria privata di Epoca Tolemaica”; Giorgia Calamusa (università di Torino), Nadia Brindisi (università di Torino) su “L’Egitto a Torino: un progetto di public history per favorire il dialogo tra il museo e la comunità arabo-egiziana del territorio piemontese”; Ilaria Cariddi (istituto papirologico “G. Vitelli” di Firenze) su “Che il tuo cuore sia una diga possentesiracusa_castello-maniace_convegno-egittologia-papirologia_foto-museo-papiro. L’uso metaforico dell’acqua nel genere degli Insegnamenti egiziani”; Giacomo Cavillier (centro studi di Egittologia e Civiltà copta “J.F. Champollion” Genova-Il Cairo) su “Ricerche e riflessioni su un rilievo di Siamon da Tanis e sulla possibile conquista di Gezer”; Emanuele M. Ciampini (università di Venezia Ca’ Foscari) su “La parola effettiva: osservazioni sul senso della scrittura nella riflessione egizia”; Anna Consonni (museo Archeologico nazionale – museo Egizio di Firenze), Federico Contardi (università di Firenze) su “Ostraca ramessidi nelle collezioni egizie del Museo Archeologico di Firenze”; Ilaria Davino (Roma) su “Sarcofagi e mummie. Nuove prospettive su un rito funerario”; Marco De Pietri (università di Pavia) su “Jean-François Champollion, un decifratore all’opera: un savant a confronto con una stele”; Lorenzo Guardiano (università statale di Milano) su “Jean-François Champollion e i Libri del Cielo”; Maria Cristina Guidotti (museo Archeologico nazionale – museo Egizio di Firenze), Marta Mariotti (università di Firenze) su “Un cofanetto in fibre di papiro nel Museo Egizio di Firenze”; Francesca Iannarilli (università di Venezia Ca’ Foscari) su “Un nuovo look per Taharqo al Jebel Barkal: rilettura iconografica ed epigrafica del Tempio di Mut dopo il restauro dell’ICR”; Ilaria Incordino (università di Napoli “L’Orientale”) su “La necropoli della III Dinastia a Bet Khallaf (Abido): una possibile sepoltura regale”; Vincent Pierre-Michel Laisney (Pontificio Istituto Biblico Roma) su “Osservazioni sulla grammatica di Amarna (2)”; Susanna Lena (centro egittologico “Claudia Dolzani”, Trieste) su “La collezione imperiale di Ferdinando Massimiliano d’Asburgo e le collezioni “minori” della Trieste ottocentesca”; Mattia Mancini (università di Pisa) su “Progetto “TEMA – la Toscana Egittologica tra Musei e Archivi”: panoramica finale dei risultati”; Paolo Marini (museo Egizio di Torino), Federico Poole (museo Egizio di Torino), Susanne Töpfer (museo Egizio di Torino) su “Scrittura e scritture nell’antico Egitto: una nuova mostra del Museo Egizio di Torino”; Filippo Mi (università di Strasburgo) su “La Necropoli Menfita nel primo millennio a.C.: una nuova narrativa per comprendere la necropoli di una capitale”; siracusa_castello-maniace_convegno-egittologia-papirologia_1_foto-museo-papiroCinzia Oliva (Progetto EgittoVeneto, università di Padova e università di Venezia Ca’ Foscari) su “La mummia n. 55 Correr conservata presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia”; Christian Orsenigo (museo civico di Crema e del Cremasco) su “Le antichità egizie del Museo Archeologico Regionale della Valle d’Aosta”; Moamen M. Othman (ministero del Turismo e delle Antichità, Il Cairo), Mohamed Abdel-Rahman (ministero del Turismo e delle Antichità, Il Cairo), Nour M. Badr (museo Egizio del Cairo), Ahmed Tarek (Grand Egyptian Museum, Giza) su “An observational analytical study for the funerary wooden mask of King Awibre I Hor”; Rosanna Pirelli (università di Napoli “L’Orientale”) su “L’Iseo di Benevento: Iside, Domiziano e i culti egiziani”; Federica Pancin (università di Roma “La Sapienza”) su “L’uso del geroglifico xpr (L1) nella Litania di Neith (Esna 216)”; Mario C.D. Paganini (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Vienna) su “Migranti del mondo greco nell’Egitto ellenistico: alcune considerazioni”; Nicola Reggiani (università di Parma) su “Medicina per corrispondenza nell’Egitto greco-romano: le testimonianze dei papiri greci”; Gloria Rosati (università di Firenze) su “Le stele egizie nel Museo dell’Accademia Etrusca di Cortona”; Lorenzo Uggetti (Centre National de la Recherche Scientifique, Francia) su “Gli archivi papiracei di epoca tarda e tolemaica portati alla luce da Pierre Jouguet nel Fayyum”; Elena Urzì (università di Parma) su “Il divino sta nei particolari (Mies van der Rohe). Appellarsi al soprannaturale grazie all’ortografia”.

Treviso. “Storia dell’Antico Egitto. Alla scoperta della civiltà dei faraoni” in 7 incontri proposti dall’Arci al martedì con le egittologhe Francesca Iannarilli e Federica Pancin di Ca’ Foscari: si forniranno gli strumenti per orientarsi nel vasto panorama degli studi sull’antico Egitto, e le modalità d’uso delle fonti antiche

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Locandina del corso “Storia dell’Antico Egitto” con Francesca Iannarilli e Federica Pancin promosso da Arci Treviso

“Storia dell’Antico Egitto. Alla scoperta della civiltà dei faraoni” in 7 incontri con le egittologhe Francesca Iannarilli e Federica Pancin di Ca’ Foscari: è la proposta di Arci Treviso. Si inizia martedì 22 febbraio 2022. E gli incontri si tengono per sette martedì, dalle 20 alle 22, nella sede indicata dall’ARCI Treviso al momento dell’iscrizione. Il corso si svolge in presenza. È obbligatorio il green pass. Costo: 80 euro comprensivo di tessera Arci 2022 (ridotto 75 euro). Informazioni su costi e contatti all’indirizzo: http://www.arcitv.it/cultura/new_active.php?course=149.

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La necropoli reale di Meroe in Sudan: le piramidi dei Faraoni neri (foto mai-sudan)

Il corso – tenuto da due archeologhe impegnate nella Missione Archeologica Italiana in Sudan al Jebel Barkal – fornisce una trattazione di base della storia dell’Egitto dei Faraoni, concentrandosi sugli aspetti che più hanno segnato l’immaginario collettivo europeo. Verranno inquadrati i grandi temi storici, religiosi, funerari e culturali della civiltà egiziana, e si prenderanno in esame i siti archeologici e le espressioni artistiche del paese, senza tralasciare i geroglifici. L’obiettivo primario del ciclo di lezioni è quello di fornire gli strumenti per orientarsi nel vasto panorama degli studi sull’antico Egitto; secondariamente, si approfondiranno le modalità d’uso delle fonti antiche e si affineranno le abilità interpretative delle stesse. Il taglio egittologico concorrerà a evidenziare i caratteri costitutivi della cultura nilotica, considerando le evidenze archeologiche, iconografiche, storiche e letterarie come prodotti culturali. L’approccio metodologico sarà guidato, infatti, da una prospettiva emica, sulla base dei più recenti progressi nella disciplina. Pur attingendo a contenuti di natura alle volte complessa, il corso sarà trattato in forma leggera, secondo lo spirito della divulgazione scientifica, stimolando la creazione di un’atmosfera di dialogo e condivisione, per il coinvolgimento e l’arricchimento di entrambe le parti – insegnanti e uditorio. A seguire, sono previste quattro lezioni di approfondimento. I contenuti saranno costruiti anche sulla base degli argomenti di interesse che emergeranno nel corso della discussione durante le lezioni del corso di Storia.

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L’egittologa Francesca Iannarilli

Francesca Iannarilli è assegnista di ricerca presso la Cattedra di Egittologia dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Laureatasi in Archeologia alla Sapienza università di Roma nel 2012, ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Storia Antica e Archeologia nell’ateneo veneziano nel 2016, con una tesi dal titolo “Elaborazione e manipolazione della figura umana nei Testi delle Piramidi”. Attualmente lavora sul progetto “Dizionario Egiziano antico/italiano”. Dal 2014 lavora per la Missione Archeologica Italiana in Sudan – Jebel Barkal, in qualità di archeologa e field director.

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L’egittologa Federica Pancin

Federica Pancin è dottoranda in Filologia e Storia del mondo antico alla Sapienza università di Roma; il suo progetto di ricerca verte sugli usi della scrittura figurativa nell’epigrafia in geroglifico di epoca domizianea. Nel 2015 si è laureata all’università Ca’ Foscari di Venezia in Scienze dell’Antichità: Archeologia e ha poi conseguito il diploma alla Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici di Trieste, Udine e Venezia. Dal 2016 lavora a Jebel Barkal per la Missione Archeologica Italiana in Sudan, con il ruolo di archeologa e responsabile del laboratorio reperti.

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La classica immagini delle piramidi egizie nella piana di Giza

Il programma. La prima lezione (Introduzione al corso: l’Egitto tra ricerca ed “egittologia”) accompagnerà il partecipante nello spazio e nel tempo dell’antica Valle del Nilo, introducendo i modelli geografici e cronologici di riferimento per lo studio della materia; contestualmente, si ripercorreranno le tappe più rilevanti nella costituzione della disciplina egittologica, partendo dalla riscoperta dell’Egitto antico, passando dalla decifrazione del suo sistema scrittorio, fino a giungere al perfezionamento del metodo scientifico in egittologia. Un piccolo spazio sarà dedicato anche al fenomeno della ricezione della cultura egiziana in epoca contemporanea, la cosiddetta “egittomania”. Seguendo lo sviluppo cronologico della civiltà egiziana, il secondo incontro (Come nasce una grande civiltà: dalle tombe nella sabbia alle prime piramidi) sarà dedicato alla formazione dello stato faraonico e alla descrizione dei suoi caratteri fondanti, con un focus sulle prime espressioni della cultura funeraria. La lezione offrirà poi un approfondimento sull’epoca delle piramidi e sulla produzione letteraria del periodo, ambito di specializzazione di Francesca Iannarilli. La terza lezione (Il Muro del Principe e i “faraoni neri”) si concentrerà sui rapporti dell’Egitto con i propri vicini, in particolare con le realtà orientali e meridionali. Sarà l’occasione per introdurre l’argomento nubiano e la sua pregnanza nella storia faraonica e oltre.

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Panoramica sul sito archeologico di Deir el-Medina a Tebe Ovest (foto museo egizio)

Seguirà “Scrivere gli dèi”: come funzionano i geroglifici: un approfondimento sull’epoca classica dell’antico Egitto e sulla scrittura geroglifica, includendo la descrizione del suo ruolo religioso e formativo di una cultura. Saranno forniti i fondamenti del funzionamento del sistema scrittorio e si accompagneranno i partecipanti nella lettura guidata e nella comprensione di brevi testi. Una lezione sul periodo del Nuovo Regno (Mondo dei vivi e mondo dei Morti: l’Egitto del Nuovo Regno) costituirà la cornice per la trattazione della vita quotidiana nell’antico Egitto e delle credenze funerarie: l’analisi si concentrerà su un caso studio particolare, quello del villaggio di Deir el-Medina situato a Tebe Ovest, un unicum egiziano quanto a ricchezza di informazioni. Argomento di ricerca di Federica Pancin è l’Egitto ellenistico e romano (L’Egitto conquistato: i nuovi faraoni e la memoria di un’antica cultura). La successione di dinasti stranieri nelle ultime fasi della storia faraonica consente la disamina della funzione della regalità come elemento caratterizzante. L’osservazione dell’interazione tra i vari agenti in Egitto – conquistatori e conquistati, esterni e interni, stranieri e indigeni – permetterà di riconoscere nel tempio il luogo del mantenimento dell’identità del Paese, attraverso le modalità proprie della memoria culturale e della preservazione del passato.

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Foto di gruppo della missione archeologica italiana in Sudan a Jebel Barkal: al centro, accosciate, Federica Pancin e Francesca Iannarilli (foto mai-sudan)

Nell’ultimo incontro (L’Egitto in Nubia: gli ultimi scavi della Missione Archeologica Italiana in Sudan) si prenderà in esame il caso studio del sito di Jebel Barkal (Sudan), scavato dalla Missione Archeologica Italiana in Sudan, di cui le insegnanti sono membri attivi. Si presenteranno la storia e l’archeologia del luogo e si esporranno i risultati delle ultime campagne di scavo.

L’ICA ha condiviso questo video realizzato dalla Missione Archeologica Italiana in Sudan – Jebel Barkal in occasione dell’edizione 2021 delle Giornate Europee dell’Archeologia sul tema “Archeologia e inclusione”. La Missione opera dal 1973 nel sito UNESCO dell’antica città di Napata e, da dieci anni, è diretta dal prof. Emanuele Ciampini, docente di Egittologia dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Il lavoro si avvale da sempre della collaborazione delle comunità locali, partecipi nello scavo, nella tutela e nella valorizzazione del patrimonio archeologico del sito. Durante l’anno di arresto dovuto alla pandemia, un impegno costante nella divulgazione scientifica ha continuato a garantire la continuità dei rapporti tra Italia e Sudan.