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Archeologia in lutto. Febbraio si porta via due grandi archeologi: Marcello Piperno, innovatore degli studi preistorici, e Dario Palermo, esperto di archeologia siciliana ed egeo-cretese. Il ricordo di colleghi e amici

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L’archeologo Dario Palermo

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L’archeologo Marcello Piperno

Doppio lutto nel mondo dell’archeologia, non solo italiana, che perde, nel giro di due settimane di febbraio, Marcello Piperno e Dario Palermo. Il primo, grande studioso del Paleolitico, è scomparso il 14 febbraio 2022. Piperno, prima funzionario archeologo, poi docente a Napoli alla “Federico II” e infine a Roma alla “Sapienza”, è stato un grande innovatore degli studi preistorici, ha operando in varie località in Italia e all’estero, preoccupandosi sempre di coniugare la ricerca alla musealizzazione e alla valorizzazione dei resti archeologici. Il secondo ci ha lasciato il 26 febbraio 2022. Dario Palermo, docente di archeologia classica prima all’università di Torino e poi a Catania, ha condotto numerose ricerche in varie località della Sicilia e a Creta, a Priniàs, nella città arcaica della Patela. Corale e unanime il profondo cordoglio espresso “alle famiglie, agli allievi e agli amici e all’intera comunità archeologica” dalla Federazione delle Consulte Universitarie di Archeologia, come ricorda sul suo sito l’archeologo Giuliano Volpe dell’università di Bari.

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L’archeologo Marcello Piperno impegnato negli scavi nell’area di Melka Kunture, in Etiopia, ricca di siti preistorici

Lunedì 14 febbraio 2022, dopo una lunga malattia, è morto, all’età di 76 anni, Marcello Piperno. Lo ha annunciato sul proprio sito l’Istituto italiano di Preistoria e protostoria, ripercorrendo i suoi importanti risultati raggiunti in anni di ricerche. “Studioso del Paleolitico di fama internazionale – scrive l’Iipp -, “Piperno è ben noto soprattutto per gli scavi effettuati in Etiopia, nell’area di Melka Kunture, ricca di siti olduvaiani e acheuleani in collaborazione con Jean Chavaillon dal 1999 al 2010; in questa località, inoltre, ha creato anche un Museo. Un altro importante scavo diretto da Piperno è quello del giacimento del Paleolitico inferiore di Notarchirico (Venosa), altro sito in seguito musealizzato; nel Lazio va ricordata la ricerca negli anni Ottanta del Novecento alla Grotta Guattari (San Felice Circeo, LT), in cui effettuando un calco della paleosuperficie e analizzando la tafonomia del deposito si poté capire per la prima volta l’influenza delle iene come agenti della formazione dello stesso. Va anche ricordata la sua partecipazione all’équipe che lavorò sull’importante scoperta dell’Uomo di Altamura e gli scavi della grotta di San Sebastiano (Mondragone, CE), sito ascrivibile a un orizzonte (l’aurignaziano) fino ad allora poco conosciuto in Campania. A Piperno si devono anche le ricerche effettuate negli anni Novanta del secolo scorso nel Vallo di Diano per poterne ricostruire il popolamento in età pre e protostorica. Nel Medio Oriente – continua lo scritto dell’IIpp – va ricordata la sua lunga collaborazione con Maurizio Tosi che lo portò a scavare e in seguito a pubblicare, assieme a Sandro Salvatori, la necropoli di Shahr-i-Shokta, del III millennio a.C. Dopo lunghi anni in cui lavorò come Ispettore all’allora soprintendenza speciale per la Preistoria e l’Etnografia, nel 1992 divenne professore associato di Paletnologia all’università “Federico II” di Napoli; in seguito fu professore ordinario della stessa materia all’università “La Sapienza” di Roma. Autore di numerose pubblicazioni e organizzatore di importanti convegni internazionali – conclude l’Iipp -, va anche ricordato il costante impegno nella divulgazione di alto profilo; come esempio può essere citata l’edizione italiana del Dizionario di Preistoria di A. Leroi Gourhan da lui curata agli inizi degli anni
Novanta. Esponente della generazione che innovò l’archeologia italiana, soprattutto nei metodi di lavoro sul campo, Marcello Piperno lascia un vuoto che sarà difficile colmare”.

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L’archeologo Marcello Piperno durante la direzione degli scavi nella Grotta di Roccia San Sebastiano a Mondragone (Ce)

La città di Mondragone (Ce) piange il professore Marcello Piperno, 76 anni, uno dei più importanti archeologi preistorici italiani. A Mondragone è stato componente del Comitato Scientifico del museo civico “Biagio Greco”, responsabile della sala preistorica, ed era, da più di vent’anni, direttore della campagna di scavo archeologico relativa appunto alla preistoria, che ha messo in luce la Grotta di Roccia San Sebastiano ed ha attestato la presenza dell’uomo di Neanderthal sul territorio mondragonese. “Salutiamo l’impegno garbato di Marcello Piperno sul nostro territorio”, scrive l’ex sindaco di Mondragone, Giovanni Schiappa, “e lo ringraziamo per aver onorato la nostra terra con i suoi appassionati studi, le sue indagini scrupolose, le meticolose ricerche e le brillanti campagne di scavo. Mancherà a Mondragone ed alla nostra voglia di riprendere il filo della storia. Ciao Prof”. E il centro culturale ‘Palazzo Tarcagnota’ di Mondragone: “Nessuno di noi poteva mai immaginare, che lungo la via per la Grotta di Roccia San Sebastiano, mentre eravamo alla ricerca dell’uomo della Preistoria, avremmo incontrato la Morte. Nessuno di noi avrebbe mai immaginato che questo giorno sarebbe arrivato così all’improvviso e che saremmo stati qui a ricordare insieme Marcello Piperno, il suo coraggio, la sua determinazione. Il Comune di Mondragone, il museo civico Archeologico “B. Greco” hanno perso un grande archeologo, il prof. Marcello Piperno, ma di più hanno perso un amico, un magnifico punto di riferimento di umanità ancor prima che di professionalità e rappresentatività. Marcello Piperno era un uomo straordinario, disponibile, accorto, semplice e per queste sue grandissime qualità umane era possibile apprezzarne e sentire il prezioso valore della sua vicinanza e della sua presenza. Ci mancherà il suo sorriso, la sua profonda umanità, la sua ironia. Sul piano professionale, nel campo della ricerca archeologica, ci mancherà invece, la sua azione, le sue parole, i suoi scritti, il suo insegnamento. Mondragone perde una figura monumentale, un cultore sincero della nostra Storia, che ha voluto generosamente donare la sua opera di studioso al nostro Museo, allestendo e sistemando una delle collezioni di reperti preistorici più importante in Europa. L’amministrazione comunale, il sindaco Virgilio Pacifico, il direttore del museo Archeologico Luigi Crimaco e Marianna Musella, responsabile del Laboratorio di Restauro, unitamente a Carmine Collina, Gustavo Riccio, Francesca Sogliani e a tutto il personale scientifico del Museo, con grande e sincero dispiacere, e nella speranza che dall’esperienza del dolore possa generarsi un insegnamento positivo vogliono ricordare e ringraziare il professor Marcello Piperno per la sua opera e per la sua amicizia”.

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L’archeologo Dario Palermo durante il suo intervento al convegno internazionale di studi “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale. Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)” tenutosi a Palermo ai primi di novembre 2021

Sabato 26 febbraio 2022, all’età di 71 anni, si è spento il professore Dario Palermo, ordinario di Archeologia Classica (già di Antichità Egee) dell’ateneo catanese. Durante la sua brillante carriera accademica ha ricoperto molti incarichi di prestigio, tra tutti direttore di Dipartimento, senatore accademico e direttore della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dal 2017 al 2020. Profondo conoscitore delle antichità egee e della civiltà cretese, era stato allievo del noto archeologo prof. Vincenzo La Rosa, di cui ha seguito le tracce nell’isola di Creta, dove ha scavato nel sito di Priniàs a partire dal 1974 e condotto la missione Archeologica Italiana sin dal 2006. In Sicilia le sue maggiori scoperte sono legate al mondo egeo e pre-greco in Occidente, nella montagna di Polizzello (CL), a Sant’Angelo Muxaro (AG), a Torricella di Ramacca (CT). Ha effettuato scavi inoltre nelle colonie greche di Leontinoi (SR) e Casmene (SR), e a Caltabellotta in Sicilia (AG). Nato a Meina (No) il 15 ottobre 1950. Laureato in Lettere classiche all’università di Catania, ha conseguito il diploma della Scuola di Perfezionamento in Archeologia classica della stessa università.

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L’archeologo Dario Palermo, esperto di archeologia siciliana ed egeo-cretese

Sit tibi terra levis” scrive la Scuola archeologica italiana di Atene in memoria di Dario Palermo, di cui è stato direttore della Missione Archeologica Italiana a Priniàs (Creta) dal 2006 al 2020. E l’archeologo Massimo Cultraro, dirigente di ricerca al Consiglio nazionale delle Ricerche e docente di Preistoria e Archeologia egea all’università di Palermo, formatosi alla Scuola archeologica italiana di Atene: “L’archeologia siciliana ed egeo-cretese perde Dario Palermo, un vero galantuomo di altri tempi, un docente di eccezionali doti comunicative, raffinato esploratore del passato, uomo mite che si è sempre distinto tra i rumorosi clamori di una disciplina spesso troppo urlata. Io perdo più semplicemente un amico, kalo taxidi file mou”. Un ricordo infine anche dalla Scuola di specializzazione in beni archeologici dell’università di Catania, di cui il prof. Palermo diresse la Scuola dal 2017 al 2020: “Il Direttore e il Consiglio scientifico della Scuola di Specializzazione in beni archeologici si stringono attorno alla famiglia per la scomparsa prematura del prof. Dario Palermo, archeologo raffinato e serio, profondo conoscitore della storia e dell’archeologia delle due isole in cui lavorò tanto, Sicilia e Creta”.

Doppio incontro in Sicilia, a Siracusa e a Catania, per ascoltare e incontrare l’archeologo preistorico Alberto Cazzella (università Sapienza) col suo libro “All’origine delle disuguaglianze”

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Locandina dell’incontro a Siracusa il 15 dicembre 2021

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Locandina dell’incontro a Catania il 16 dicembre 2021

Doppio incontro in Sicilia per ascoltare e incontrare Alberto Cazzella coautore con Giulia Recchia del libro “All’origine delle disuguaglianze. Dall’affermazione dell’economia produttiva alle prime forme di stratificazione in Italia e nelle isole adiacenti (6000-1000 a.C.)”: il 15 dicembre 2021 al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa; il 16 dicembre 2021, nella sala dell’esedra del Teatro Antico di Catania. A Siracusa, dopo i saluti del direttore del parco archeologico di Siracusa Carlo Staffile, e la nota introduttiva del direttore del Laboratorio di storia Carlo Ruta, presenta l’opera l’archeologo Dario Palermo dell’università di Catania, conclude l’autore. A Catania, dopo i saluti del direttore del parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci Gioconda Lamagna e una nota introduttiva del direttore del Laboratorio di Storia degli annali Carlo Ruta, il libro sarà presentato dall’archeologo Massimo Frasca dell’università di Catania.

Copertina del libro “All’origine delle disuguaglianze. Dall’affermazione dell’economia produttiva alle prime forme di stratificazione in Italia e nelle isole adiacenti (6000-1000 a.C.)” di Alberto Cazzella e Giulia Recchia

“All’origine delle disuguaglianze”. La preistoria recente, dall’affermazione dell’economia produttiva agli inizi del Neolitico fino alla fine dell’età del Bronzo, rappresenta il periodo in cui si svilupparono le prime forme di disuguaglianza sociale. Sono presi in esame i diversi modi in cui si affermarono tali disuguaglianze nel Mediterraneo centrale fra il 6000 e il 1000 circa a.C.: differenze di età e di genere; articolazioni nelle attività svolte, con il graduale emergere di specialisti; rapporti tra più gruppi di parentela all’interno della stessa comunità e rapporti tra più comunità, con lo sviluppo anche di attività belliche organizzate; relazioni diversificate tra nuclei emergenti e gruppi subalterni. Un ruolo importante in questo processo di trasformazione sicuramente ebbero i contatti con realtà esterne, soprattutto del Mediterraneo orientale, per quel che riguarda la circolazione di materie prime e manufatti, tecniche produttive e modelli culturali, anche nell’ambito della mobilità di piccoli gruppi di individui.

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L’archeologo Alberto Cazzella (università Sapienza Roma)

Alberto Cazzella è professore ordinario di Paletnologia al Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università Sapienza di Roma, e alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici sempre a La Sapienza, dove è anche direttore della Scuola di Dottorato in Archeologia. È direttore della Missione Archeologica Italiana a Malta. È socio ordinario dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e dell’Accordia Research Institute, University of London. Ha diretto gli scavi nei siti di La Capriola (VT), Arceto (RE), Cartofaro (AP), Tor Vergata (RM), Vivara Punta di Mezzogiorno (NA). Dal 1983 dirige lo scavo della collinetta artificiale di Coppa Nevigata (FG), della cui concessione è titolare; dal 1999 è responsabile scientifico degli scavi dei livelli dell’età del Bronzo e della I età del Ferro sul Campidoglio (Roma). Dal 2003 conduce scavi nei siti dell’età del Bronzo di Monteroduni-loc. Paradiso (IS) e della Rocca di Oratino (CB). Da diversi anni si occupa dello studio dei materiali preistorici dell’area cultuale di Tas-Silg (Malta) e dal 2003 dirige gli scavi di ambito preistorico in questo sito in qualità di membro della Missione Archeologica Italiana a Malta. È autore o coautore di oltre 300 pubblicazioni a stampa.

Al via a Licodia Eubea (Ct) la IX Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica: 18 film in concorso, incontri di archeologia, workshop sulla comunicazione dell’Antico, laboratori per le scuole, mostre e visite guidate

Diciotto le opere in concorso, tra documentari, docu-fiction e film di animazione, di cui 7 straniere; 4 anteprime nazionali, oltre 13 ore di proiezioni e un ricco calendario di eventi collaterali. Sono i numeri (grandi numeri!) della IX edizione della prestigiosa Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea (Ct), uno dei più importanti festival cinematografici italiani (l’unico nel Sud Italia) dedicato alla divulgazione dell’Antico attraverso le arti visive. L’appuntamento dal 17 al 20 ottobre 2019 negli spazi polifunzionali dell’ex chiesa di San Benedetto e Santa Chiara per la IX Rassegna promossa dall’associazione culturale ArcheoVisiva in collaborazione con l’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “M. Di Benedetto” e con il sostegno della Sicilia Film Commission (programma Sensi Contemporanei).

Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della Rassegna del Documentario e e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea (Ct)

“L’uomo di oggi non è altro che la conseguenza di ciò che è stato ieri”, scrivono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della rassegna cinematografica. “Mai come in questi ultimi anni la riflessione su quelle che potremmo definire le conseguenze dell’Antico è stata così intensa e densa di stimoli, come dimostra il florilegio di manifestazioni, diffuse in Italia e all’estero, volte a sottolineare l’attualità del passato e le sue ripercussioni sul mondo moderno. È proprio la relazione tra Antico e Contemporaneo a costituire il trait d’union della IX Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica, ché in fondo interpretare il passato non è che un modo per interpretare noi stessi, scoprendoci a tratti simili, a tratti profondamente differenti rispetto ai nostri antenati”. Seguendo questo filo rosso, sono stati selezionati – come si diceva – diciotto film: “Li abbiamo scelti per la qualità dei contenuti, ma anche per il taglio fresco e originale con cui portano le loro storie sullo schermo. Sebbene anche quest’anno non manchino le produzioni straniere, è l’Italia il Paese maggiormente rappresentato, descritto dalle opere in concorso in tutta la sua varietà, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige”.

La locandina della IX Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea (Ct)

“Quest’anno – continuano Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele – il palinsesto dei film in concorso al festival è particolarmente ricco e vario. Andremo alla ricerca dei Neanderthal per comprendere i loro spostamenti e i loro usi e costumi, con le ricostruzioni in 3D calpesteremo il terreno in cui si svolse la battaglia di Canne, ci sposteremo in Giordania per rivivere la battaglia di Jerash, cercheremo di comprendere il significato enigmatico delle stele di Cabeço da Mina in Portogallo, attraverseremo la penisola italiana per raccontare l’esperienza eremitica, e ancora ci inoltreremo sulla riva destra del fiume Danubio alla comprensione della cultura di Vučedol risalente al tardo terzo millennio a.C., ci inabisseremo nei fondali dell’Adriatico per rivivere un capitolo dimenticato dell’Unità d’Italia, la battaglia di Lissa. Questo e molto altro in un festival che consente agli spettatori di viaggiare, conoscere il mondo e scoprire l’Antico attraverso il cinema”. E allora vediamo meglio il programma nel dettaglio.

Il film “Sicilia Grand Tour 2.0” per la regia di Giorgio Italia

Giovedì 17 ottobre 2019, prima giornata. Alle 17, apertura della rassegna con gli interventi delle autorità (sindaco Giovanni Verga, soprintendente Rosalba Panvini, direttore scuola specializzazione Beni archeologici Dario Palermo) introdotti dal presidente dell’Archeoclub di Licodia Eubea Giacomo Caruso e dai direttori artistici Cilio e Daniele. Alle 17.30, la sezione Cinema e archeologia apre con il film “A la rencontre de Neandertal / Incontrando i Neanderthal” di Rob Hope e Pascal Cuissot (Francia, 2019; 52’). Memorie dal passato” di Giovanni Giordano (Italia, 2018; 30’). La sezione riprende alle 21, con il film fuori concorso “Sicilia. Grand Tour 2.0” di Giorgio Italia (Italia, 2019; 90’) (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/10/05/alla-xxx-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-il-film-sicilia-grand-tour-2-0-viaggio-al-ritmo-dei-viaggiatori-del-settecento-alla-scoperta-della-sicilia/).

“La battaglia di Gerasa” di Carlos Cabrera

Venerdì 18 ottobre 2019, seconda giornata. La sezione di Cinema e Archeologia apre alle 17 con il film “The battle of Jerash / La battaglia di Gerasa” di Carlos Cabrera (Giordania, 2017; 26’). Seguono “La signora Matilde. Gossip dal Medioevo” di Marco Melluso e Diego Schiavo (Italia, 2017; 75’) e “Os enigmas do Cobeço da Mina / I misteri di Cobeço da Mina” di Rui Pedro Lamy (Portogallo, 2019; 27’). La sezione si chiude alle 21 con il film “Voci dal silenzio” di Joshua Wahlen, Alessandro Seidita (Italia, 2019; 52’).

Il regista Lucio Rosa, “Il ragazzo con la Nikon”, fa capolino dietro la sua macchina fotografica

Sabato 19 ottobre 2019, terza giornata. La sezione di Cinema e Archeologia apre alle 17 con il film “The prehistoric night of Mars and Venus / La notte preistorica di Marte e Venere” di Darko Puharic (Croazia, 2018; 33’). Seguono i film “Pecunia non olet. L’odore dei soldi nell’antica Pompei” di Nicola Barile (Italia/Francia, 2018; 40’), “Ragusa terra iblea” di Francesco Bocchieri (Italia, 2019; 41’) e “Il ragazzo con la Nikon” di Lucio Rosa (Italia, 2019; 31’) (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/01/23/il-regista-lucio-rosa-regala-un-messaggio-di-speranza-al-2019-con-il-nuovo-film-il-ragazzo-con-la-nikon-realizzato-assemblando-migliaia-di-foto-di-antichi-villaggi-antiche-dimore/). Alle 21 per la sezione Cinema e Storia il film “Il Conte magico” di Marco Melluso e Diego Schiavo (Italia, 2019; 80’).

La consegna del premio Antonino Di Vita 2018: da sinistra, Alessandra Cilio, Fabio Isman, Maria Antonietta Rizzo Di Vita, Santo Paolo Guccione, Lorenzo Daniele, Giacomo Caruso (foto Graziano Tavan)

Domenica 20 ottobre 2019, giornata finale. Alle 17, ultima sezione di film in concorso. Apre “#inminimimaxima” di Pierre Gaignard e Laura Haby (Francia, 2018; 52’). Seguono i film “Adolf Vallazza, sciamano del legno antico” di Lucio Rosa (Italia, 2019; 40’) e “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno (Italia/Croazia, 2019; 76’). La giornata si chiude con la cerimonia di premiazioni, alle 20.30. Tre i premi che saranno conferiti: il premio “Archeoclub d’Italia” al film più votato dal pubblico, consegnato da Enzo Piazzese, presidente dell’Archeoclub di Ragusa; il premio “ArcheoVisiva” assegnato al miglior film da una giuria di qualità, consegnato da Laura Maniscalco, dirigente archeologa della soprintendenza di Catania; il premio “Antonino Di Vita” conferito dal comitato scientifico a una personalità che si è distinta nella divulgazione dell’Antico, consegnato da Maria Antonietta Rizzo Di Vita, dell’università di Macerata.

Tanti alunni e studenti coinvolti a Licodia Eubea nella sezione “Ragazzi e archeologia”

Cinema a tema archeologico, dunque, ma non solo: il calendario della manifestazione prevede anche incontri di archeologia, workshop sulla comunicazione dell’Antico attraverso i nuovi media, laboratori didattici per le Scuole, una mostra fotografica (in collaborazione con il gruppo fotografico “Obiettivo Grammichele”), una esposizione di costumi teatrali (con Ariana Talio), visite guidate al Museo etno-antropologico, degustazioni enogastronomiche, escursioni sul territorio e tanto altro. “È un anno di consolidamento, questo, in cui proviamo a irrobustire collaborazioni e attività che funzionano”, concludono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “nell’attesa di giungere a tagliare il traguardo dell’edizione numero dieci, il prossimo 2020, di un festival nato da un sogno e che solo in un luogo onirico come il borgo di Licodia Eubea può esistere”.

VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Catania): un viaggio attraverso i luoghi e il tempo con una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo

La locandina della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct)

Pubblico nella chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara sede della rassegna di Licodia Eubea

Alessandra Cilio, direttore artistico della Rassegna di Licodia Eubea con Lorenzo Daniele

Una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo: ecco la VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea, 6° Premio “Antonino Di Vita”, 4° Premio “Archeoclub d’Italia”, che si tiene nel piccolo centro dell’entroterra catanese da giovedì 19 ottobre a domenica 22 ottobre 2017, promosso dall’associazione culturale ArcheoVisiva e dall’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. “Licodia Eubea, ancora una volta, diventa il nostro cinematografo d’autunno”, scrivono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della rassegna, nel dare il benvenuto agli ospiti: “Le luci si abbassano dentro la piccola chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara e si comincia a viaggiare attraverso i luoghi e il tempo. Esploreremo le grotte dipinte di Chauvet e Lascaux, e gli imponenti megaliti preistorici eretti lungo le coste dell’Atlantico, visiteremo la Sardegna nuragica, templi e fortificazioni greche, anfiteatri romani di Sicilia. Ci spingeremo fino al villaggio turco di Enoanda, dove è stata rinvenuta la più lunga iscrizione filosofica del mondo antico, e ancora più ad Oriente, nella iraniana Esfahan, dove la Moschea del Venerdì si svelerà in tutto il suo splendore. Ma assisteremo anche a storie di archeologia frantumata, ferita, di civiltà abusate e piegate alla logica illogica della politica e di torbidi traffici internazionali”. Anche quest’anno non mancano le conversazioni con ricercatori, registi e autori per creare un dialogo tra i produttori e gli archeologi. E certo, a scorrere gli ospiti presenti, la kermesse di Licodia Eubea si conferma un appuntamento di tutto rispetto. Alla VII Rassegna sarà possibile incontrare i registi Canio Alfieri Sabia, Marc Azéma, Giovanna Bongiorno, Davide Borra, Peter Brems, Jean-Marc Cazenave, Tristan Chytroschek, Pascal Cuissot, Faranak Djalali, Andrea Fenu, Sonia Giardina, Daniele Greco, Nazım Güveloğlu, Rüdiger Lorenz, Wolfgang Luck, Claudio Rossi Massimi, Davide Melis, Davide Morena, Rosanna Pesce, Lucio Rosa, Marie-Anne Sorba, Wim van den Eynde. E poi gli archeologi Stefania Berutti, Michele Stefanile; il direttore della rassegna del cinema archeologico di Rovereto Dario Di Blasi; il pittore Alessandro La Motta. Tra le autorità, Massimo Frasca, docente di Archeologia classica all’università di Catania; Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e antichità italiche all’università di Macerata; Dario Palermo, direttore scuola specializzazione Beni archeologici dell’università di Catania; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania; Laura Maniscalco, Orazio Palio, docente di Scienze della Formazione all’università di Catania; Andrea Patané e Maria Turco della soprintendenza per i Beni Culturali e ambientali di Catania; Fulvia Toscano, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos; il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga, e l’assessore Dario Tripiciano.

La mostra di Alessandro La Motta “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia”

Tra le attività collaterali, momenti ludico-didattici dedicati alle scuole e una mostra d’arte pittorica dal titolo evocativo, “Dee madri nella terra del mito”, realizzata da Alessandro La Motta. Il percorso espositivo ruota intorno all’arte classica, spiegano i promotori, e trae ispirazione dall’archeologia della Sicilia. Ideato alcuni anni fa, questo affascinante percorso di rilettura dell’antico si è concretizzato in alcuni interessanti allestimenti realizzati in spazi di grande interesse archeologico e storico. Questi innesti di arte contemporanea in contesti naturalmente vocati a ospitare l’arte antica hanno consentito un autentico stimolante dialogo tra passato e presente, rafforzando l’idea che la rilettura del passato in chiave moderna possa rappresentare un’occasione di rinascita per quel mondo visivamente sbiadito ma solo apparentemente lontano da noi. La mostra è una raccolta di opere pittoriche con cui l’artista celebra il mondo classico e lo straordinario patrimonio archeologico siciliano traendo ispirazione in particolare da un mito tanto caro all’isola al centro del Mediterraneo, quello di Demetra, Persefone e Ade. Connesso all’alternarsi delle stagioni e alla ciclicità del tempo e dalle fonti letterarie classiche collocato sulle sponde del lago di Pergusa (Enna), il mito del rapimento di Persefone/Proserpina da parte di Ade/Plutone è tornato all’attenzione del grande pubblico dopo la restituzione alla Sicilia della scultura in terracotta di età greca nota come “testa di Ade”, trafugata negli anni Settanta da Morgantina, e rimpatriata in Italia nel 2016 dal J.P. Getty Museum di Los Angeles, grazie al lavoro scientifico promosso da Serena Raffiotta (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/12/07/barbablu-torna-a-casa-la-testa-di-ade-dal-21-dicembre-sara-esposta-definitivamente-al-museo-archeologico-di-aidone-enna/). Proprio questa vicenda ha fortemente stimolato in Alessandro La Motta il desiderio di dedicare un nuovo progetto al mondo classico, traendo ispirazione proprio da quei miti e racconti della letteratura antica che riguardano la Sicilia e vi sono ambientati, come quello di Demetra, Persefone e Ade, senza trascurare i miti omerici e le leggende siciliane, avvicinandosi ai riti e alle divinità che la penetrazione greca del territorio centro e sud orientale della Sicilia ha lasciato, con le imponenti e numerose vestigia archeologiche.

Il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina apre la rassegna

La VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea apre ufficialmente giovedì 19 ottobre 2017, alle 17.30, con gli interventi di Giacomo Caruso, presidente Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea; Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della Rassegna; Giovanni Verga, sindaco di Licodia Eubea; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania. La prima proiezione, alle 18, per “Cinema e archeologia”, gioca in casa con il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina (13’, Italia, 2014). Archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla realtà urbana di piazza Stesicoro: qui l’anfiteatro romano, i palazzi settecenteschi e la vitalità del centro storico offrono al visitatore un percorso unico. Un documentario realizzato dagli studenti del “Laboratorio multimediale di comunicazione dei Beni Archeologici” del Dipartimento di Scienze della Formazione. Segue il film fuori concorso “Paesaggi calatini. Terre d’Africa e d’Europa” di Davide Melis (48’, Italia, 2017). È un racconto sulle caratteristiche geologiche, archeologiche, artistiche e monumentali del territorio calatino. Il linguaggio del documentario tende attraverso gli occhi di una Musa ad accompagnare lo spettatore durante le tappe più importanti del viaggio. Tra immagini, suoni e parole, si intende stimolare lo spettatore alla scoperta e l’appassionato ad approfondire le sue conoscenze su questo territorio a metà tra l’Africa e l’Europa. Alle 19, per “Incontri di archeologia” Maria Turco della soprintendenza di Catania e Orazio Palio dell’università di Catania intervengono su “Nuove indagini archeologiche a Licodia Eubea” condotte recentemente dalla soprintendenza in sinergia con l’Archeoclub. Alle 19.30, tradizionale appuntamento con l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21 con il film fuori concorso “La sindrome di Antonio” di Claudio Rossi Massimi (105’, Italia, 2016). Commedia on the road che racconta il viaggio di un giovane ragazzo, Antonio, attraverso la Grecia per riscoprire i luoghi affascinanti, il mito di Platone e in fondo, alla fine, anche se stesso.

Alla rassegna di Licodia Eubea la sezione “Ragazzi e Archeologia”

La seconda giornata della rassegna, venerdì 20 ottobre 2017, apre alle 10.30 con “Ragazzi e Archeologia”, sezione dedicata a film d’animazione, docufiction e attività didattiche pensate per il pubblico più giovane: “Picchetto l’Archeologo: lo scavo” di Davide Morena (47’, Italia, 2011-2013). Picchetto L’Archeologo è un progetto de Le chiavi della Città, rivolto ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno aderito alle proposte didattiche dell’assessorato alla Pubblica Istruzione di Firenze. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di un piano d’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze volto a favorire l’approfondimento di temi legati alla storia, all’archeologia e alle tradizioni del territorio, in collaborazione coi Servizi Educativi della soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana, il museo Archeologico e il museo Egizio di Firenze. Il programma continua nel pomeriggio. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Via Herculia. Terre Lucane” di Canio Alfieri Sabia (8’, Italia, 2015). L’obiettivo è quello di far ripercorrere l’antica Via Herculia, una strada costruita in età imperiale nel cuore della Lucania, come un itinerario di conoscenza storica e culturale legato alle tradizioni agroalimentari tipiche del territorio lucano, tratteggiando i contenuti di una ricerca scientifica condotta con approccio multidisciplinare. Segue il film “La Diocesi di Tricarico nella sua storia. L’eredità culturale di una comunità” di Canio Alfieri Sabia (6’, Italia, 2016). Il video, prendendo spunto dai risultati di una ricerca multidisciplinare che ha consentito l’allestimento di un Museo diocesano, racconta dell’eredità artistica e culturale di una comunità ricca di storia, le cui virtù hanno permesso di trasmettere alle future generazione l’essenza della propria identità. Chiude questa sezione il film “Guerrieri rubati” di Wolfgang Luck (52’, Germania, 2014). Com’è possibile che una statua del più famoso tempio di Cambogia finisca nel catalogo d’asta di Sotheby? Il documentario narra la storia di un incredibile caso d’arte rubata. Seguiremo le tracce della scultura trafugata di un emblematico guerriero, da un tempio Khmer fino ad un’elegante casa d’aste a New York. Un viaggio investigativo nel torbido mondo del commercio di antichità.

Il regista Lucio Rosa e il direttore artistico Lorenzo Daniele

Per “Incontri di Archeologia”, alle 18.30, l’archeologa Stefania Berutti su “La Storia viva, viva la Storia! La divulgazione scientifica attraverso i romanzi storici”. Dopo l’incontro riprende “Cinema e Archeologia” con il film “Quando Homo Sapiens inventò il suo cinema” di Pascal Cuissot, Marc Azéma (52’, Francia, 2015). Il documentario porta lo spettatore sulle prime tracce  del cinematografo, attraverso 20mila anni di arte paleolitica. Gli esperti di cinema rimangono increduli di fronte ai numerosi casi di scomposizione del movimento e alla scoperta di un meccanismo in grado di creare un’animazione combinando due immagini. Un’indagine sorprendente, che ci conduce fino al cuore del DNA culturale del genere umano. Quindi, alle 20, pausa per “Aperitivo al Museo”: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. La Rassegna riprende alle 21.30 con il film “Pokot. Un popolo della savana” di Lucio Rosa (45’, Italia, 2009). Nelle savane del Kenya nord-occidentale vivono i Pokot, un popolo di pastori. La vita dei Pokot, pastori seminomadi, tradizionalmente lontana dal progresso, è rimasta quasi immutata nel corso dei secoli. Tuttavia, oggi, anche tra i Pokot molte tradizioni, usi, costumi stili di vita, stanno cambiando adattandosi al presente.

Il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra apre la terza giornata della rassegna

La terza giornata della Rassegna, sabato 21 ottobre 2017, inizia direttamente nel pomeriggio alle 17.30. Per “Cinema e Archeologia” si proietta il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra (12’, Italia, 2016). Il video racconta le vicende legate alla famosa battaglia di Himera vinta contro i Cartaginesi nel 480 a.C., presenta la ricostruzione virtuale del Tempio della Vittoria e termina con le immagini relative alla recente campagna di scavo della necropoli occidentale e la straordinaria scoperta di fosse comuni e sepolture di cavalli. Segue il film “Assalto alle mura greche di Hipponion Valentia” di Rosanna Pesce (4’, Italia, 2016). Delle maestose mura greche di Hipponion Valentia, l’odierna Vibo Valentia, sono giunte a noi solo brevi tratti. Nel corto animato, si svolge un’ipotetica scena di assalto alle mura. Le mura sono totalmente realizzate in computer grafica e uno dei personaggi principali è stato ottenuto dalla scansione tridimensionale del corpo di un atleta. Quindi il film “Tesori in cambio d’armi” di Tristan Chytroschek, Peter Brems, Wim van den Eynde (52’, Germania, 2014). Il traffico clandestino di antichi tesori alimenta guerre e violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. Il documentario indaga queste affermazioni e mostra come i proventi del commercio illegale di antichità finanzi attività terroristiche in paesi come Afghanistan, Iraq e Siria. Alle 19, per “Incontri di Archeologia” Michele Stefanile, archeologo subacqueo dell’università di Napoli “L’Orientale” parla di “Andare per le città sepolte”. Quindi alle 20, pausa per l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21.30 con il film “Un puzzle gigantesco. L’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda” di Nazım Güveloğlu (32’, Turchia, 2012). L’antica città di Enoanda presso Fethiye ospita quella che è forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. L’iscrizione, la cui lunghezza massima arriva a ottanta metri, fu fortemente voluta da Diogene di Enoanda per trasmettere la filosofia epicurea alle generazioni future e ai visitatori della città. L’approccio epicureo di concetti come il piacere, la felicità, l’amicizia, i sogni e le divinità, vengono discussi alla luce della storia della ricerca e se ne evidenzia la sorprendente attualità. Chiude la serata il film “La Moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rüdiger Lorenz, Faranak Djalali (15′, Iran, 2015). La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì, di Isfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.

Ultima giornata, domenica 22 ottobre 2017, e ultimi film in concorso. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi” di Andrea Fenu (19’, Italia, 2017). Nel 1959, ad Alghero, dopo più di 5mila anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del Mediterraneo. A sessant’anni dalla scoperta, l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura : un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento prezioso da condividere con tutti. Segue il film “L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba e Jean-Marc Cazenave (52′, Francia, 2016). Settemila anni fa le popolazioni che vivevano sull’Atlantico hanno innalzato dei megaliti. Grazie alla tecnologia digitale oggi è possibile decifrare il significato di questi simboli preistorici. Alle 18.30, per “Una finestra sul documentario siciliano” interviene il regista Daniele Greco con due suoi film, fuori concorso: il primo, “A lu cielu chianau” (12’, Italia, 2015). Seguendo il taglio narrativo/antropologico, il documentario descrive alcuni degli avvenimenti legati alla festa di Maria SS. Assunta di Randazzo, detta “la Vara”. Attraverso un rito a metà tra il religioso e il pagano, la comunità conferma a se stessa la propria identità. Ogni scena racconta un singolo tassello di quella che viene vista come un’unica grande azione collettiva: un moto tradizionale del popolo dall’origine atavica. L’altro, “Il giorno del muro” (13’, Italia, 2017). “Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottile rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa” (The Triads of Ireland, IX secolo). A Capizzi, un borgo di montagna nel cuore della Sicilia, la festa del Santo è occasione per offrire i frutti della terra e rivivere , nella ripetizione dei gesti atavici, un rito dalle origini antiche, che mescola miti religiosi a costumi tribali.

Chiude la rassegna il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele

Alle 19, presentazione della mostra “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia” e incontro con l’artista che l’ha curata, il pittore Alessandro La Motta. Alle 19.30, chiude la sezione “Cinema e archeologia” con il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (50’, Italia, 2016). L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia interamente realizzati in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. La cerimonia di premiazione inizia alle 20.30, con la proclamazione del film più votato dal pubblico. Consegna i premio “Archeoclub d’Italia” Fulvia Toscano, presidente Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos. Quindi si passa al premio “Antonino Di Vita”: un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico. Consegna il premio Maria Antonietta Rizzo Di Vita dell’università di Macerata. “Mondo antico e contemporaneo”, concludono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “si osservano all’interno della nostra rassegna, si incontrano e si raccontano a vicenda. Lo fanno attraverso il cinema, la pittura, la scrittura. E il risultato è tale che, come dice qualcuno, si può giocare qualche secondo a chiudere gli occhi, e immaginare che il passato è ieri, e che gli antichi non sono morti da secoli. Si sono solo allontanati un momento”.