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L’Antico Porto di Classe al chiaro di luna: per due mesi il parco archeologico Antico porto di Classe (Ravenna) animato con visite guidate, concerti, food- truck, laboratori per bambini, conversazioni, degustazioni dell’antica cucina romana, anteprime del museo Classis Ravenna che apre a dicembre

La magia del parco archeologico dell’Antico Porto di Classe (Ravenna) al calar del sole

“Antico Porto al chiaro di luna” è la rassegna estiva che torna ad animare il Parco Archeologico Antico Porto di Classe (Ravenna) dal 2 Luglio al 2 Settembre 2018 con visite guidate, concerti, food- truck, laboratori per bambini, conversazioni, degustazioni dell’antica cucina romana e molto altro ancora! Tutti gli eventi della rassegna saranno un’anticipazione di “CLASSIS Ravenna. Museo della Città e del Territorio”, il nuovo museo che aprirà il 1° dicembre 2018, dando vita a un vero e proprio nuovo circuito archeologico della città. “Classis Ravenna sarà il punto di partenza necessario per ogni visita a Ravenna. Non solo al Circuito Classe, dalla contigua Basilica all’Antico Porto, ma verso l’intera città”, annuncia Giuseppe Sassatelli, presidente della Fondazione Ravenna Antica, cui il Comune ha demandato la realizzazione e la gestione del nuovo Museo. “Attraverso materiali archeologici il cui valore intrinseco viene esaltato dall’essere proposto in un’ottica unitaria qui si potranno rivivere tutti gli snodi principali della storia del territorio, dalla preistoria all’antichità romana, dalle fasi gota e bizantina all’alto Medio Evo”. Ecco, allora, facilmente individuato il filo conduttore di una rassegna estiva che giunge alla sua tredicesima edizione e che, come sempre, si avvarrà di numerose collaborazioni messe in campo per la costruzione di un programma realmente ricco e versatile. Dalle suggestioni in musica e danza con Associazione Cantieri e Istituto Musicale Verdi, alle conversazioni sulle grandi civiltà del mare con studiosi e docenti dell’Università di Bologna, dalle grandi elaborazioni drammaturgiche del Ravenna Festival alla musica jazz e pop del Moog Slow Bar e del Teatro Socjale di Piangipane, senza dimenticare il Festival del Cinema Archeologico realizzato in collaborazione con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm, le degustazioni di cibi antichi a cura di Claudio Cavallotti e le numerose serate dedicate ai più piccoli.

L’Acchiugainviaggio di Matteo Salbaroli all’Antico Porto di Classe

Una delle novità di questa edizione saranno i Food Truck! A partire dalle 19, sui famosi camioncini del cibo da strada, abili cuochi prepareranno sul momento specialità gastronomiche regionali e piatti tipici di street food. Alternandosi nelle varie serate potrete assaporare i cappelletti di Casa Spadoni, le birre artigianali e le stuzzicherie del MOOG Slow Bar, i vini e i piatti a km zero di Vino al Vino Street, le delizie del mare dello chef stellato Matteo Salbaroli de L’Acciugainviaggio e le buonissime piadine Gourmet dell’Imprevisto food project!

Due mesi di eventi all’Antico Porto di Classe per l’estate 2018

La serata inaugurale del 2 luglio 2018 è stata un omaggio al mitico ’68 e alla rivoluzione culturale giovanile che proprio quest’anno celebra il suo cinquantenario. Per rievocare le musiche, le parole e l’atmosfera di un’epoca che si è fatta mito si sono esibiti in concerto The Windstones con il loro repertorio da summer of love e atmosfere beat e rock proponendo brani dei Beatles, Rolling Stones e i classici italiani degli anni ‘60. Martedì 3 Luglio 2018, invece, il Parco si immergerà in un’atmosfera magica con Invito alla Danza. Danzando Verso Classis. A partire dalle 18 all’interno del sito archeologico si realizzeranno delle performance di danza in collaborazione con Cantieri Danza e il coinvolgimento delle scuole di danza e i gruppi informali del territorio: Passi di danza, Ravenna Ballet Studio, Beat Ballet, OFFicina delle ARTi, Centro Professionale Danza, La Torre fitness group, Idea Danza, Urban Academy, Altunpàs, Paola Ponti e Marcus Circus, Rec Project, Vere Sustanze.

Il duo ravennate Mateo Pozzi e Diego Pasini, in arte Cacao, in scena il 18 luglio

Ma vediamo meglio il programma dell’estate. Mercoledì 4 luglio 2018 spazio alla musica con il Moog Slow Bar che vede protagonisti Max Penombra & Dj Nersone, duo rap di Alessandria composto da Napo e Rico, ispirati a Lucio Dalla e Uochi Tochi, duo dallo stile artistico basato sulla “narrativa rap”. Gli appuntamenti proseguono mercoledì 18 luglio con CACAO, duo ravennate formato da Matteo Pozzi e Diego Pasini e Giacomo Toni e la 900 Band, cinque maestri con un talento da solisti e la capacità di fondersi con il pianoforte del loro frontman, mentre mercoledì 25 luglio sono invece di scena I Camillas, finalisti di Italia’s Got Talent 2015. Il Teatro Socjale di Piangipane propone invece martedì 17 luglio il concerto dei Like Black holes in the sky”, cover band dei Pink Floyd; martedì 24 luglio il cantautore ravennate Giacomo Scudellari con il suo ultimo disco “Lo stretto necessario” ed Emanuelle Sigal con “Table Rase” il suo nuovo album; martedì 31 luglio The Faber’s Social Club, viaggio tra i capolavori di Fabrizio De Andrè; mercoledì 1° agosto Vansconvolti, i migliori pezzi della storia di Vasco Rossi che hanno segnato la scena musicale italiana attraverso gli strumenti e la voce di sei giovani musicisti; martedì 21 agosto è la volta di Martha e i Blue Jacket il rock made in Italy, dai Queen agli Skiantos. Giovedì 2 agosto jazz con contaminazioni etniche, latin e funk con il concerto GB Project: Alessandro Scala (sax), Gilberto Mazzotti (piano), Piero Simoncini (contrabbasso) e Michele Iaia (batteria) con il nuovo album “Magip”.

Mariangela Galatea Vaglio (foto Diego Landi)

Giovedì 5 luglio 2018 il presidente di RavennAntica Giuseppe Sassatelli, inaugura il ciclo di conversazioni “Le grandi civiltà del mare”, in collaborazione con Università degli Studi di Bologna, sul tema “Gli Etruschi tra Mediterraneo ed Europa”. Si prosegue giovedì 12 luglio con Mariangela Galatea Vaglio intervistata dal giornalista Marco Melluso su “La ballerina che conquistò un impero”; giovedì 19 luglio Giovanna Montevecchi intervistata dalla giornalista Annamaria Corrado sulla Vita portuale in età romana. Attività commerciale e flotte militari in collaborazione con il G.R.A. Gruppo Ravennate Archeologico; giovedì 26 luglio Enrico Cirelli intervistato dalla giornalista Elena Nencini racconta “I Goti e la tentazione imperiale”. Tutte le conversazioni, con inizio alle 21, sono precedute, alle 19, dalle visite guidate con incursioni musicali a cura dell’Istituto Musicale G. Verdi.

Martedì 10 e mercoledì 11 luglio 2018, alle 19, è di scena il Ravenna Festival con “Antigone”, drammaturgia, regia e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso in collaborazione con Ravenna Manifestazioni, mentre sabato 14 luglio, sempre alle 19, è in programma Alle porte dei sogni, con la partecipazione di Elena Bucci e Maurizio Bettini. Da lunedì 9 luglio 2018, e per gli otto lunedì successivi fino al 27 agosto, spazio ai più piccoli con Antico Porto for Kids: laboratori, visite guidate animate, spettacoli, caccia al tesoro con le torce rivolti ai bambini dai 7 anni di età.

La rassegna del Cinema Archeologico di Ravenna all’Antico Porto di Classe

Dal 7 al 9 agosto, per gli appassionati di cinema ed archeologia, ma non solo, viene proposta la terza edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Ravenna – Premio Olivo Fioravanti in collaborazione con Archeologia Viva. I documentari, selezionati da Dario Di Blasi, uno dei massimi esperti del settore, presentano paradisi perduti, antiche residenze, sculture faraoniche e miniere di sale per un affascinante viaggio nel passato. Ciascuna delle tre serate vede protagonisti importanti studiosi: martedì 7 agosto Pierfrancesco Callieri, professore di Archeologia e Storia dell’Arte dell’India e dell’Asia Centrale /università di Bologna), presenta le recenti scoperte presso Persepoli; mercoledì 8 agosto Federica Guidi, archeologa (museo Civico ed Archeologico di Bologna) racconta la città romana; giovedì 9 agosto Maurizio Cattani, professore di Preistoria e protostoria (università di Bologna), illustra le recenti scoperte in area romagnola.

Claudio Cavallotti propone “A tavola con gli Antichi”

Visto il grande successo dello scorso anno, venerdì 13 luglio, venerdì 20 luglio, venerdì 3 agosto e venerdì 24 agosto, alle 20 torna A tavola con gli Antichi, conversazioni e degustazioni di pietanze dell’Antica Roma a cura di Claudio Cavallotti, cuoco ed esperto di cucina antica. Durante le serate sarà possibile degustare i menù e le offerte enogastronomiche realizzate in esclusiva da vari food truck che si alterneranno nel corso delle serate: Casa Spadoni con i menù a base di mora romagnola e cappelletti, L’acciuga dello chef Salbaroli con specialità di pesce, Vino al Vino con selezioni di vini e aperitivi a km 0, Soul Kitchen e i suoi burger vintage gourmet, il Moog Slow Bar con le sue rinomate birre artigianali. Le iniziative in programma sono a pagamento. Unica eccezione le tre serate della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Ravenna – premio Olivo Fioravanti (7, 8 e 9 agosto) per le quali l’ingresso è gratuito.

Al Firenze Archeofilm trionfano una pellicola sui cambiamenti climatici nel Medioevo (premio del pubblico) e un film manifesto sul futuro di Augusta (Sicilia) e la salvaguardia dei suoi monumenti (premi Università di Firenze e WebAward). Ex aequo il premio Museo di Preistoria a un provocatorio documentario sull’arte preistorica negli Usa e a un omaggio all’archeologo Ercole Contu

Il manifesto della prima edizione di Firenze Archeofilm 2018

Il film “Le mystérieux volcan du Moyen-Âge / Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guerin è il primo titolo a finire sull’albo d’oro di Firenze Archeofilm, il festival internazionale di archeologia, arte e ambiente organizzato da Archeologia Viva al cinema La Compagnia di Firenze dal 14 al 18 marzo 2018. Cinque giornate, con proiezioni mattutine pomeridiane e serali (tutte a ingresso gratuito)  che hanno visto in programma 70 film arrivati da tutto il mondo e sui quali il pubblico ha espresso un giudizio in qualità di giuria popolare. Alla fine il punteggio più alto arrivato dagli spettatori è andato appunto al film di Pascal Guérin ” Il misterioso vulcano del Medioevo” (Francia, 2017), che mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società.

Un rara immagine d’epoca con un dirigibile nell’hangar di Augusta, in Sicilia

Ma il vero trionfatore della prima edizione di Firenze Archeofilm, direttore artistico Dario Di Blasi, è stato il film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” (Italia, 2016; riedizione 2018) di Lorenzo Daniele, prodotto da Fine Art Produzioni srl e Alzati Augusta Ass. Culturale con il sostegno della Sicilia Film Commission e di Hangar Team onlus. L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia realizzati interamente in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. Il film ha ricevuto il prestigioso premio “Università di Firenze”, assegnato da una giuria tecnica costituita da tre docenti dell’ateneo, Fabio Martini, Silvia Pezzoli e Federico Pierotti, che hanno valutato oltre cinquanta film in concorso provenienti da tutto il mondo: “Originale e innovativo nel proporre l’archeologia industriale tra le tematiche archeologiche, il film si caratterizza per l’impianto complesso che sa sapientemente utilizzare più fonti documentarie (film, fotografia, archivi) armonizzate all’interno di una struttura discorsiva organica, coerente e coinvolgente. Le tecniche impiegate si apprezzano per la loro pregevole efficacia, non disgiunta da una indubitabile valenza empatica valorizzata anche dalla forza della semplicità. Si considera raggiunta l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico verso l’opportunità di valorizzare il patrimonio storico-culturale locale, anche come esempio da replicare”. Oltre il premio “Università di Firenze” è stato assegnato anche il premio “WebAward” da una giuria composta da dodici archeologi-blogger: “Film che più ha saputo coniugare l’intento didattico con quello divulgativo e ha presentato la scoperta e lo studio archeologico come parte del tessuto storico e sociale di una comunità”.

La premiazione di Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio autori del film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente”

I premi sono stati consegnati al regista Lorenzo Daniele e all’autrice dei testi, l’archeologa Alessandra Cilio. “Una soddisfazione inaspettata,” ha affermato Lorenzo Daniele, “un’emozione unica nel ricevere questi premi, che dedico alla rinascita di una città, Augusta, che suscita nel pubblico un grande interesse per la sua potenziale bellezza storico-artistica e paesaggistica, ma che purtroppo è spesso presente nelle cronache per i disastri ambientali che la riguardano. L’Hangar di Augusta, da anni in totale stato di abbandono a causa di inestricabili intrecci burocratici, è il simbolo di quei monumenti, sparsi nel territorio nazionale, che rappresentano luoghi dell’anima per la collettività, negati alla pubblica fruizione”. E la sceneggiatrice Alessandra Cilio: “Quello che ci auguriamo, con la vittoria di questo film, è che la cittadinanza megarese prenda finalmente coscienza di sé e del proprio patrimonio culturale. I monumenti di Augusta sono tanti, belli ma fragili: sta a noi cittadini spenderci attivamente per tutelare e tramandarne la memoria”.

Un frame del film “De l’art au temps des dinosaures? / Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret, François-Xavier Vives

Un ex aequo è arrivato dalla giuria del premio Museo di Preistoria che ha decretato vincitore il film francese “Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret e François-Xavier Vives  e la pellicola di Andrea Fenu “Ercole Contu e la scoperta della tomba dei Vasi tetrapodi”. Il film “De l’art au temps des dinosaures? / Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret, François-Xavier Vives  (Francia, 2016) racconta la traversata del West americano sulle orme dei suoi primi abitanti: un’esplorazione inedita delle più lunghe gallerie di arte rupestre al mondo, con migliaia di dipinti e graffiti misteriosi, tra i quali si pensa di riconoscere il profilo di marziani o di animali preistorici! Una prova che uomini e dinosauri sono vissuti insieme? Tra “evoluzionisti” e “creazionisti” il dibattito è acceso. Ma gli indiani Hopi, antichi abitanti della regione, stanno per inserirsi nella discussione. Invece il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi tetrapodi” di Andrea Fenu (Italia, 2016/2017) ci porta al 1959, ad Alghero dove, dopo 5000 anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del mediterraneo. A 60 anni dalla scoperta, nell’estate del 2016 l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura: un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento da condividere con tutti. Ercole Contu ci ha lasciati lo scorso 7 gennaio 2018. Avrebbe compiuto 94 anni il 18 gennaio.

Tutto pronto per la prima edizione di Firenze Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente, in programma a Firenze con la direzione artistica di Dario Di Blasi. Ricordo-omaggio di Folco Quilici

Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm

Il cinema La Compagnia a Firenze sede di Archeofilm

Il promo – che qui possiamo vedere -, realizzato da Fine Art, per tre giorni ha accompagnato i lavori di TourismA 2018 per lanciare la prima edizione di Firenze Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente, in programma dal 14 al 18 marzo 2018 al cinema La Compagnia, in via Cavour 50r a Firenze, a un passo dal duomo di Santa Maria in Fiore. All’epoca di TourismA il programma definitivo non era ancora stato chiuso dal direttore artistico Dario Di Blasi, che per trent’anni è stata l’anima della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, ma già dal promo si poteva farsi un’idea della portata della nuova kermesse cinematografica: “Realizzata in meno di tre mesi. Quasi un’impresa”, ha più volte sottolineato il direttore artistico impegnato in questa nuova sfida. Ora, a meno di una settimana dal via, tutto è pronto per la prima edizione di Firenze Archeofilm, organizzato da Archeologia Viva (Giunti Editore) nell’ambito delle manifestazioni promosse da TourismA: una sessantina di film (molti doppiati, alcuni sottotitolati, altri in lingua originale) provenienti da una dozzina di Paesi, con proiezioni in tre fasce orarie: il mattino (9.30-12.45), il pomeriggio (15-19.15), la sera (20.45-23). “Firenze Archeofilm propone un programma che spazia dall’archeologia all’etnografia ai temi dell’ambiente e dell’arte”, spiega Di Blasi, “con due parole d’ordine: garanzia scientifica e spettacolarità. Capace, quindi, di accontentare lo spettatore più esigente”.  E continua: “Per questi tipi di film c’è una notevole produzione a livello mondiale alimentata dalla domanda dei network stranieri che propongono tali capolavori sulle reti nazionali. Da noi ciò non accade e un festival di questo tipo rappresenta un’opportunità unica per il pubblico italiano che voglia attingere a una corretta informazione tramite il cinema”.

Il film “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro

Il film statunitense “Great Human Odyissey / La grande Odissea umana”

L’inaugurazione mercoledì 14 marzo 2018. Nella sezione del mattino, da segnalare “L’énigme du Grand Menhir / L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba, Jean-Marc Cazenave (Francia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): fin dall’antichità, viaggiatori, poeti e scienziati hanno interpretato i megaliti neolitici sorti lungo le coste dell’Atlantico come soldati pietrificati, templi, altari o osservatori astronomici. Dopo diversi anni di scavi, l’archeologo Serge Cassen cerca di decifrare, anche grazie alla tecnologia digitale, i segni e i simboli incisi su queste pietre mille anni prima della nascita della scrittura in Medio Oriente. “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro (Francia, 2017; lingua: italiano): Sugli altopiani iraniani si trova la culla di una delle più grandi civiltà di costruttori dell’antichità: i Persiani. Qui hanno edificato un capolavoro di architettura: Persepoli. Fino a oggi, si pensava che il sito si limitasse alla sua terrazza imponente, utilizzata dai re persiani solo qualche mese all’anno. Ma le recenti scoperte rivelano uno scenario completamente diverso, quello di una città tra le più ricche del mondo antico: un Eden tra le montagne persiane. Nel pomeriggio, “Mésopotamie, une civilisation oubliée / Mesopotamia, una civiltà dimenticata” di Yann Coquart (Francia, 2017; lingua: italiano): Lontana dalle principali spedizioni archeologiche del XX secolo per ragioni geopolitiche, la Mesopotamia settentrionale è il cuore dell’impero assiro. Per dieci anni, le porte di questo continente si sono gradualmente aperte e i più grandi archeologi del nostro tempo si sono affrettati a mappare, registrare, cercare, analizzare il territorio. Il film racconta un’incredibile avventura archeologica, tra passato e presente, in cui la conoscenza scientifica diventa una risposta alla barbarie. “Secret of Sakdrisi / Il segreto di Sakdrisi” di Toma Chagelishvili (Georgia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): Nel 2006, una spedizione tedesco-georgiana informò la comunità scientifica di aver fatto una scoperta sensazionale. Nella regione di Qvemo Qartli, in Georgia, era stata scoperta la più antica miniera d’oro al mondo, risalente all’incirca a 5500 anni fa. Il film racconta la storia di Sakdrisi – è stata una scoperta sensazionale oppure una menzogna su scala internazionale? – e come era il mondo 5500 anni… La sera, “Great human odyssey / La grande odissea umana” di Niobe Thompson (USA, 2016; lingua: Italiano): il film è uno spettacolare viaggio che segue le orme dei nostri antenati che dall’Africa, dove vivevano in piccoli e isolati gruppi, raggiunsero e popolarono rapidamente ogni angolo del pianeta. I nuovi dati scientifici ci portano alla scoperta delle capacità e delle tecnologie sviluppate da questi antichi grandi uomini per sopravvivere a climi e situazioni estreme… “Die Freitagsmoschee von Isfahan. Tausend Jahre Islamische Kunst / La moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rudiger Lorenz, Faranak Djalali (Iran, 2016; lingua: italiano): la storia millenaria della grandiosa Moschea di Jamé di Isfahan, meglio nota come Moschea del Venerdì. Un viaggio nel cuore di questa città iraniana, alla scoperta di questo straordinario monumento e delle le varie culture che si sono intrecciate e succedute nei secoli.

“Les statues bougent à Alexandrie / Le statue di Alessandria si muovono” di Raymond Collet

Frame del film “La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”

Giovedì 15 marzo 2018, seconda giornata, il mattino c’è un film in sardo “Sos Nuragicos” di Ennio Cosma Solinas (Alienie) (Italia, 2017; sottotitoli: italiano): documentario sulla civiltà nuragica in Sardegna, interpretato dagli alunni delle scuole elementari di Bonorva. La ricostruzione approssimativa della vita nuragica è realizzata interamente presso il Nuraghe di Santu Antine di Torralba (Sa). Il film è diviso in capitoli a seconda dei ruoli che gli uomini di quel periodo svolgevano per portare avanti la loro società, i riti e le abitudini. “Les statues bougent à Alexandrie / Le statue di Alessandria si muovono” di Raymond Collet (Egitto, 2016; lingua: italiano): ad Alessandria le statue si muovono. E anche gli obelischi… I Tolemei, che hanno governato l’Egitto in età ellenistica, le hanno fatte scolpire per decorare la loro nuova capitale. In seguito, queste pietre millenarie hanno viaggiato fino a Roma, Londra e New York, dove si trovano attualmente. In età moderna sono state commissionate statue in marmo e in bronzo a Parigi e ad Atene per decorare le piazze di Alessandria. Anche queste statue sono comparse, scomparse e riapparse nel corso della storia della città. Nel pomeriggio, “Marly, le chateau disparu du Roi Soleil / Marly, il castello scomparso del Re Sole” di Laurent Marmol, Frédéric Lossignol (Francia, 2015; lingua: italiano): scavi archeologici effettuati nel 2015 nella tenuta di Marly, vicino a Versailles, hanno rivelato novità sulla storia di questa meraviglia architettonica. La residenza era il rifugio di Luigi XIV quando voleva trascorrere un po’ di tempo con la sua famiglia e i suoi amici, lontano dalla pompa di Versailles. A 300 anni dalla sua morte, questi scavi sono un’opportunità per scoprire la storia di questa residenza dall’architettura unica e per ripercorrere la vita privata del Re Sole. La sera, “La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé / La tomba di Gengis Khan, il segreto svelato” di Cédric Robion (Francia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): sin dal XIII secolo, generazioni di esploratori, scienziati e storici sono stati affascinati dal mistero archeologico della tomba di Gengis Khan, nascosta da qualche parte in Mongolia. Otto secoli dopo la sua morte, un team francese ha iniziato a studiare antichi testi segreti per scoprire le tracce dell’imperatore mongolo. Tutti gli indizi indicano una zona sacra in cui è vietato l’accesso ma il professor Giscard è stato in grado di penetrarla con un gruppo di scienziati per condurre un’indagine straordinaria.

“L’énigme du Grand Menhir / L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba, Jean-Marc Cazenave

“Chambord, le chateau, le roi et l’architecte / Chambord, il castello, il re e l’architetto”

Terza giornata, venerdì 16 marzo 2018. Al mattino, “Eis Pegas / Alle Sorgenti” di Andrea Giannone (Italia, 2016; lingua: italiano e inglese, sottotitoli: italiano): l’assistente di Werner Herzog si sposta da Londra a Modica in Sicilia per effettuare dei sopralluoghi nella Cava Ispica, tra grotte, catacombe, affreschi bizantini e la natura rigogliosa del Parco Archeologico. La  giovane straniera proverà a illustrarne la storia, le bellezze naturali, le ricerche archeologiche, documenterà il lavoro di restauro compiuto sui reperti, studierà i riti religiosi legati alla tradizione, e sarà lentamente rapita dal mistero senza tempo della Cava. “Con gli occhi di un pellegrino. La via romanica delle Alpi” di Lucio Rosa (Italia, 2012; lingua: italiano): il XII secolo in Europa. L’appello del papa per la prima crociata fomenta un entusiasmo che colpisce e muove le masse. La meta era la Terra Santa. Uno degli itinerari più frequentati era quello che valicando le Alpi sul tracciato dell’antica Via Claudia Augusta raggiungeva Venezia per imbarcarsi verso la meta agognata. Lungo i percorsi medievali era sorta una concentrazione di ospizi e cappelle per la sosta e il ristoro dei pellegrini… Nel pomeriggio, “The killing of the basque whalers / L’assassinio dei balenieri baschi” di Eñaut Tolosa, Beñat Iturrioz (Paesi Baschi, 2016; lingua: italiano): nel 1615 tre baleniere basche giunsero presso la costa islandese. Sfortunatamente, al momento di andarsene, le barche affondarono e l’equipaggio rimase in Islanda, dove ben presto si crearono tensioni con i locali. “Le mystérieux volcan du Moyen-Âge / Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guérin (Francia, 2017; lingua: italiano): il film mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società… La sera, “Chambord, le chateau, le roi et l’architecte / Chambord, il castello, il re e l’architetto” di Marc Jampolsky (Francia, 2015; lingua: italiano): Dal progetto di un casino di caccia immaginato dal giovane Francesco I, al capolavoro concepito da un anziano Leonardo da Vinci e avviato dal giovane monarca. Questo filmato è una stimolante indagine sul mistero del castello di Chambord, tra i più noti della Valle della Loira, in Francia: fino a oggi, solo poche erano le notizie relative alle sue origini e al significato della sua strana architettura…

“Archipelago” di Camilla Insom e Giulio Squillacciotti

“Le harem du pharaon soleil / L’harem del faraone del sole” di Richard Reitz

Sabato 17 marzo 2018, quarta giornata di proiezioni, apre con “A gigantic jigsaw puzzle: the epicurean inscription of Diogenes of Oinoanda / Un gigantesco puzzle: l’iscrizione epicurea di Diogene di Oinoanda” di Nazım Güveloglu (Turchia, 2012; lingua: inglese, turco; sottotitoli: italiano): l’antica città di Oinoanda conserva forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. Prendendo le mosse dalla storia della ricerca su questa iscrizione, il film sviluppa la visione epicurea di concetti come piacere, felicità, amicizia, sogni e dèi. “Archipelago” di Camilla Insom, Giulio Squillacciotti (Italia/Iran, 2017; lingua: persiano, arabo; sottotitoli: italiano, inglese): grazie a un accesso eccezionale mai dato prima a una troupe straniera, il film racconta antichi miti, suoni, riti di esorcismo e spiriti. Nel Sud dell’Iran, su un gruppo di isole del Golfo Persico, uomini e spiriti convivono da secoli. La cultura e le tradizioni di queste isole sono il risultato dell’incontro tra l’Africa, i paesi Arabi e l’Iran, traducendosi in un insieme sincretico di credenze.Nel pomeriggio, “Le char chinois. A l’origine du premier empire / Carri cinesi. All’origine del primo impero” di Julia Clark (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): Per più di mille anni i carri da guerra hanno imperversato sui campi di battaglia della Cina antica, simboli di una tecnica militare che qui si è sviluppata prima che nel resto del pianeta, e che ha contribuito a unificare la nazione cinese. Grazie alle più recenti scoperte archeologiche e alla ricostruzione di un carro, verificata attraverso alcuni testi antichi, scopriremo come i Cinesi hanno messo a punto tale sofisticato mezzo di combattimento. “Le harem du pharaon soleil / L’harem del faraone del sole” di Richard Reitz (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): nel gennaio del 2011, mentre la regione del Cairo subiva gli attacchi della rivoluzione egiziana, l’università di Basilea realizzava due importanti scoperte nella Valle dei Re: una cripta contenente decine di corpi e una tomba fino a quel momento sconosciuta. Mentre gli archeologi e gli studiosi riflettono sull’identità dei resti contenuti in queste tombe, giungono a una conclusione stupefacente… La sera, “La Cité Interdite revelée / La Città Proibita rivelata” di Ian Bremner (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): il documentario ci rivela la storia e i segreti della costruzione della Città Proibita a Pechino. Un palazzo che riflette l’ambizione politica del suo fondatore, l’imperatore Yongle della dinastia Ming, e le innovazioni tecnologiche dell’epoca.

Il manifesto della prima edizione di Firenze Archeofilm 2018

La kermesse fiorentina si chiude con un doveroso omaggio al grande documentarista, divulgatore scientifico, scrittore e ambientalista, Folco Quilici, scomparso il 24 febbraio 2018

Domenica 18 marzo 2018, giornata finale con le premiazioni dei film più apprezzati. Al mattino, fuori concorso, “Nemi il mistero sommerso del lago” di Massimo My (Italia, 2004; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): . Nel pomeriggio, sempre fuori concorso, “La fortuna degli Etruschi” di Marzia Marzolla, Matteo Bardelli (Italia, 2017; lingua: italiano); “Palermo arabo-normanna” di Eugenio Farioli Vecchioli, Maura Calefati (Italia, 2018; lingua: italiano); “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; lingua: italiano). Quindi si procede con la cerimonia di premiazione che apre con l’assegnazione del premio “Firenze Archeofilm” al film più votato dal pubblico. Quindi il premio “Università di Firenze”, votato da una giuria composta da tre docenti dell’ateneo: Fabio Martini (Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo), Silvia Pezzoli (Scienze della comunicazione), Federico Pierotti (Storia del cinema); e il premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria” al miglior film di archeologia preistorica indicato da una giuria composta da tre archeologi del museo: Fabio Martini, Domenico Lo Vetro, Silvia Casciarri. Chiude il premio “WebAward” al film che più ha saputo coniugare l’intento didattico con quello divulgativo e ha presentato la scoperta o lo studio archeologico come parte del tessuto storico e sociale di una comunità scelto da una giuria di archeoblogger. Firenze Archeofilm chiude alle 17.30 con l’intervento di Brand Quilici per un doveroso omaggio a Folco Quilici, grande documentarista, divulgatore scientifico, scrittore e ambientalista, scomparso il 24 febbraio 2018. Sarò proiettato il film “L’impero di marmo” di Folco Quilici (Italia, 2004; lingua: italiano): affascinante documentario che narra dei cacciatori di marmi alla ricerca dei vecchi giacimenti della pietra che riluce che rese splendida Roma. Folco Quilici realizza con la sua consueta abilità narrativa un racconto archeologico che ha come protagonista il marmo policromo,quel materiale meraviglioso che caratterizzò tutte le costruzioni del mondo romano dal I al III secolo e che ispirò poi il Rinascimento italiano.

Cinema al Museo: ogni domenica il meglio dei film della XXVIII rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto. La fondazione museo civico già al lavoro per l’edizione 2018

“Cinema al Museo” con i film della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto

La rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto numero 28 va in archivio, e la fondazione Museo civico già è al lavoro per “immaginare e costruire” l’edizione numero 29. Intanto la Rassegna lancia “Cinema al Museo”: le domeniche dal 5 novembre 2017 al 28 gennaio 2018 con i film della rassegna internazionale del cinema archeologico. A grande richiesta nella sala Fortunato Zeni del Museo in Borgo Santa Caterina a Rovereto, verranno proiettati i film più graditi al pubblico della 28ma rassegna: Gengis Khan, Annibale, Eratostene, i segreti dell’Isola di Pasqua, dei Balenieri baschi, delle linee di Nazca, del castello di Chambord, di Persepoli, di Oetzi, animeranno le domeniche per gli appassionati di archeologia e di cinema alla Fondazione Museo civico di Rovereto. I documentari più spettacolari, i più interessanti, quelli che hanno incuriosito maggiormente il pubblico di appassionati ottenendo voti molto alti sulle schede di valutazione consegnate agli spettatori nel corso della manifestazione verranno riproposti la domenica pomeriggio alle 15.30. Un’occasione da non perdere per chi non li avesse visti nel corso della normale programmazione della Rassegna o per chi li ha avesse particolarmente apprezzati e volesse rivederli. I filmati provengono da nove nazioni diverse, da grandi produzioni internazionali o da piccoli produttori indipendenti, che hanno però in comune una qualità fuori dall’ordinario. I film verranno proposti nell’edizione italiana curata dallo staff della Fondazione Museo Civico di Rovereto. L’attività è compresa nel costo del biglietto d’ingresso al museo (5 euro); è possibile richiedere in biglietteria il coupon cumulativo che permette la visione di cinque film al costo ridotto di 15 euro.

Frame del film “La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”

Si comincia domenica 5 novembre 2017, alle 15.30, con il film “La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato” di Cédric Robion (90′, Francia, 2016), menzione speciale della Giuria Internazionale della Rassegna. Sin dal XIII secolo generazioni di esploratori, scienziati e storici sono affascinati dal mistero della tomba di Genghis Khan, il più grande conquistatore della storia, nascosta da qualche parte in Mongolia. Otto secoli dopo la sua morte, un team francese ha studiato antichi testi segreti e riti funebri per scoprirlo. Gli indizi conducono a una zona sacra, “il selvaggio Nord”. Le nuove tecnologie hanno consentito la localizzazione della tomba senza toccare la terra con una pala. Gli altri appuntamenti. Domenica 12 novembre, “Eratosthenes (Eratostene)” di Kostas Vakkas (34’, Grecia, 2015). Domenica 19 novembre, “Annibale al Trasimeno” di Luca Palma (46′, Italia, 2009). Domenica 26 novembre, “Bajo la duna (Sotto alla duna)” di Domingo Mancheño Sagrario (50′, Grecia, 2016). Domenica 3 dicembre, “Enquêtes Archéologiques – Île de Pâques: Le grand Tabou (Inchieste archeologiche – Isola di Pasqua: il grande tabù)” di Agnès Molia e Thibaud Marchand (26′, Francia, 2016). Domenica 10 dicembre, “Tecnologia mineira romana – o ouro de Tresminas / The roman mining technology – the gold of Tresminas (Tecnologia mineraria – l’oro di Tresminas)” di Rui Pedro Lamy (19′, Portogallo, 2015). Domenica 17 dicembre, “Sensationsfund in Brasilien. Die ersten Amerikaner (Sensazionale scoperta in Brasile. I primi americani)” di Peter Prestel e Saskia Weisheit (43′, Germania, 2016). Domenica 24 dicembre, “Az, Branko pridivkom Fučić (Nome Branko, cognome Fučić)” di Bernardin Modric (35′, Croazia, 2016). Domenica 31 dicembre, “Iceman Reborn (La rinascita di Iceman)” di Bonnie Brennan (53′, Usa, 2016). Domenica 7 gennaio 2018, “Chambord, le chateau, le roi et l’architecture (Chambord, il castello, il re e l’architettura)” di Marc Jampolsky (90′, Francia, 2015). Domenica 14 gennaio, “Les secrets des lignes de Nazca (Inchieste archeologiche – I segreti delle linee di Nazca)” di Agnès Molia e Jacques Plaisant (26′, Francia, 2016). Domenica 21 gennaio, “Persepolis, le paradis perse. Enquêtes archéologique (Persepoli, il paradiso persiano. Indagini archeologiche)” di Agnès Molia e Raphaël Licandro (26′, Francia, 2016). Domenica 28 gennaio, “La Pompei britannique de l’âge du Bronze (La Pompei britannica dell’Età del Bronzo)” di Sarah Jobling (69′, Francia, 2016).

La Fondazione Museo Civico di Rovereto promuove la Rassegna internazionale del cinema archeologico

Rassegna 2018. La squadra di lavoro vede grosse novità ma anche molte conferme: la Rassegna numero 29 vedrò un nuovo direttore, Alessandra Cattoi, che succede a Dario di Blasi. Laureata in storia all’Università di Bologna e giornalista professionista, ha svolto il suo percorso professionale all’estero e in Italia principalmente nel settore della comunicazione istituzionale e degli eventi. Lavorerà nel team della Rassegna Internazionale del cinema archeologico, occupandosi principalmente di coordinare il lavoro a livello gestionale e allo stesso tempo di ampliare le reti di collaborazione con altre realtà culturali sia in Italia che in Europa. Confermata nella responsabilità scientifica della manifestazione Barbara Maurina, responsabile della sezione archeologica della Fondazione Museo Civico di Rovereto. Fiducia confermata anche al resto del team: per il supporto nella parte archeologica Maurizio Battisti, per la cura degli aspetti prettamente cinematografici e i contatti con le produzioni e la stampa Claudia Beretta, Valentina Poli quale social media manager ed Eleonora Zen come web master. Alla segreteria organizzativa, Francesca Maffei e Valentina Bisoffi, con il supporto tecnico di Marco Nave. Non cambierà la mission della Rassegna, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale mondiale, insieme all’arricchimento dell’archivio cinematografico della Fondazione, una vera e propria collezione di documenti unici sulla storia e l’archeologia internazionale. Si useranno tutti i possibili linguaggi – anche i più innovativi – della divulgazione scientifica, quali gli incontri, gli audiovisivi, il 3D, e il web per raggiungere target sempre nuovi. “La rassegna è un fiore all’occhiello che vogliamo continuare a valorizzare e il buon risultato dell’edizione che si è appena conclusa ci dà ragione e ci motiva a dare sempre il meglio”, sottolinea Giovanni Laezza, presidente della Fondazione. “Ci auguriamo che i cambiamenti che stiamo mettendo in campo contribuiscano ad allargare ancora di più gli orizzonti di un evento culturale che ha tutte le carte in regola per essere apprezzato in regione, in Italia e anche al di fuori dei nostri confini nazionali”.

VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Catania): un viaggio attraverso i luoghi e il tempo con una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo

La locandina della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct)

Pubblico nella chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara sede della rassegna di Licodia Eubea

Alessandra Cilio, direttore artistico della Rassegna di Licodia Eubea con Lorenzo Daniele

Una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo: ecco la VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea, 6° Premio “Antonino Di Vita”, 4° Premio “Archeoclub d’Italia”, che si tiene nel piccolo centro dell’entroterra catanese da giovedì 19 ottobre a domenica 22 ottobre 2017, promosso dall’associazione culturale ArcheoVisiva e dall’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. “Licodia Eubea, ancora una volta, diventa il nostro cinematografo d’autunno”, scrivono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della rassegna, nel dare il benvenuto agli ospiti: “Le luci si abbassano dentro la piccola chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara e si comincia a viaggiare attraverso i luoghi e il tempo. Esploreremo le grotte dipinte di Chauvet e Lascaux, e gli imponenti megaliti preistorici eretti lungo le coste dell’Atlantico, visiteremo la Sardegna nuragica, templi e fortificazioni greche, anfiteatri romani di Sicilia. Ci spingeremo fino al villaggio turco di Enoanda, dove è stata rinvenuta la più lunga iscrizione filosofica del mondo antico, e ancora più ad Oriente, nella iraniana Esfahan, dove la Moschea del Venerdì si svelerà in tutto il suo splendore. Ma assisteremo anche a storie di archeologia frantumata, ferita, di civiltà abusate e piegate alla logica illogica della politica e di torbidi traffici internazionali”. Anche quest’anno non mancano le conversazioni con ricercatori, registi e autori per creare un dialogo tra i produttori e gli archeologi. E certo, a scorrere gli ospiti presenti, la kermesse di Licodia Eubea si conferma un appuntamento di tutto rispetto. Alla VII Rassegna sarà possibile incontrare i registi Canio Alfieri Sabia, Marc Azéma, Giovanna Bongiorno, Davide Borra, Peter Brems, Jean-Marc Cazenave, Tristan Chytroschek, Pascal Cuissot, Faranak Djalali, Andrea Fenu, Sonia Giardina, Daniele Greco, Nazım Güveloğlu, Rüdiger Lorenz, Wolfgang Luck, Claudio Rossi Massimi, Davide Melis, Davide Morena, Rosanna Pesce, Lucio Rosa, Marie-Anne Sorba, Wim van den Eynde. E poi gli archeologi Stefania Berutti, Michele Stefanile; il direttore della rassegna del cinema archeologico di Rovereto Dario Di Blasi; il pittore Alessandro La Motta. Tra le autorità, Massimo Frasca, docente di Archeologia classica all’università di Catania; Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e antichità italiche all’università di Macerata; Dario Palermo, direttore scuola specializzazione Beni archeologici dell’università di Catania; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania; Laura Maniscalco, Orazio Palio, docente di Scienze della Formazione all’università di Catania; Andrea Patané e Maria Turco della soprintendenza per i Beni Culturali e ambientali di Catania; Fulvia Toscano, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos; il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga, e l’assessore Dario Tripiciano.

La mostra di Alessandro La Motta “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia”

Tra le attività collaterali, momenti ludico-didattici dedicati alle scuole e una mostra d’arte pittorica dal titolo evocativo, “Dee madri nella terra del mito”, realizzata da Alessandro La Motta. Il percorso espositivo ruota intorno all’arte classica, spiegano i promotori, e trae ispirazione dall’archeologia della Sicilia. Ideato alcuni anni fa, questo affascinante percorso di rilettura dell’antico si è concretizzato in alcuni interessanti allestimenti realizzati in spazi di grande interesse archeologico e storico. Questi innesti di arte contemporanea in contesti naturalmente vocati a ospitare l’arte antica hanno consentito un autentico stimolante dialogo tra passato e presente, rafforzando l’idea che la rilettura del passato in chiave moderna possa rappresentare un’occasione di rinascita per quel mondo visivamente sbiadito ma solo apparentemente lontano da noi. La mostra è una raccolta di opere pittoriche con cui l’artista celebra il mondo classico e lo straordinario patrimonio archeologico siciliano traendo ispirazione in particolare da un mito tanto caro all’isola al centro del Mediterraneo, quello di Demetra, Persefone e Ade. Connesso all’alternarsi delle stagioni e alla ciclicità del tempo e dalle fonti letterarie classiche collocato sulle sponde del lago di Pergusa (Enna), il mito del rapimento di Persefone/Proserpina da parte di Ade/Plutone è tornato all’attenzione del grande pubblico dopo la restituzione alla Sicilia della scultura in terracotta di età greca nota come “testa di Ade”, trafugata negli anni Settanta da Morgantina, e rimpatriata in Italia nel 2016 dal J.P. Getty Museum di Los Angeles, grazie al lavoro scientifico promosso da Serena Raffiotta (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/12/07/barbablu-torna-a-casa-la-testa-di-ade-dal-21-dicembre-sara-esposta-definitivamente-al-museo-archeologico-di-aidone-enna/). Proprio questa vicenda ha fortemente stimolato in Alessandro La Motta il desiderio di dedicare un nuovo progetto al mondo classico, traendo ispirazione proprio da quei miti e racconti della letteratura antica che riguardano la Sicilia e vi sono ambientati, come quello di Demetra, Persefone e Ade, senza trascurare i miti omerici e le leggende siciliane, avvicinandosi ai riti e alle divinità che la penetrazione greca del territorio centro e sud orientale della Sicilia ha lasciato, con le imponenti e numerose vestigia archeologiche.

Il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina apre la rassegna

La VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea apre ufficialmente giovedì 19 ottobre 2017, alle 17.30, con gli interventi di Giacomo Caruso, presidente Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea; Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della Rassegna; Giovanni Verga, sindaco di Licodia Eubea; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania. La prima proiezione, alle 18, per “Cinema e archeologia”, gioca in casa con il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina (13’, Italia, 2014). Archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla realtà urbana di piazza Stesicoro: qui l’anfiteatro romano, i palazzi settecenteschi e la vitalità del centro storico offrono al visitatore un percorso unico. Un documentario realizzato dagli studenti del “Laboratorio multimediale di comunicazione dei Beni Archeologici” del Dipartimento di Scienze della Formazione. Segue il film fuori concorso “Paesaggi calatini. Terre d’Africa e d’Europa” di Davide Melis (48’, Italia, 2017). È un racconto sulle caratteristiche geologiche, archeologiche, artistiche e monumentali del territorio calatino. Il linguaggio del documentario tende attraverso gli occhi di una Musa ad accompagnare lo spettatore durante le tappe più importanti del viaggio. Tra immagini, suoni e parole, si intende stimolare lo spettatore alla scoperta e l’appassionato ad approfondire le sue conoscenze su questo territorio a metà tra l’Africa e l’Europa. Alle 19, per “Incontri di archeologia” Maria Turco della soprintendenza di Catania e Orazio Palio dell’università di Catania intervengono su “Nuove indagini archeologiche a Licodia Eubea” condotte recentemente dalla soprintendenza in sinergia con l’Archeoclub. Alle 19.30, tradizionale appuntamento con l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21 con il film fuori concorso “La sindrome di Antonio” di Claudio Rossi Massimi (105’, Italia, 2016). Commedia on the road che racconta il viaggio di un giovane ragazzo, Antonio, attraverso la Grecia per riscoprire i luoghi affascinanti, il mito di Platone e in fondo, alla fine, anche se stesso.

Alla rassegna di Licodia Eubea la sezione “Ragazzi e Archeologia”

La seconda giornata della rassegna, venerdì 20 ottobre 2017, apre alle 10.30 con “Ragazzi e Archeologia”, sezione dedicata a film d’animazione, docufiction e attività didattiche pensate per il pubblico più giovane: “Picchetto l’Archeologo: lo scavo” di Davide Morena (47’, Italia, 2011-2013). Picchetto L’Archeologo è un progetto de Le chiavi della Città, rivolto ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno aderito alle proposte didattiche dell’assessorato alla Pubblica Istruzione di Firenze. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di un piano d’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze volto a favorire l’approfondimento di temi legati alla storia, all’archeologia e alle tradizioni del territorio, in collaborazione coi Servizi Educativi della soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana, il museo Archeologico e il museo Egizio di Firenze. Il programma continua nel pomeriggio. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Via Herculia. Terre Lucane” di Canio Alfieri Sabia (8’, Italia, 2015). L’obiettivo è quello di far ripercorrere l’antica Via Herculia, una strada costruita in età imperiale nel cuore della Lucania, come un itinerario di conoscenza storica e culturale legato alle tradizioni agroalimentari tipiche del territorio lucano, tratteggiando i contenuti di una ricerca scientifica condotta con approccio multidisciplinare. Segue il film “La Diocesi di Tricarico nella sua storia. L’eredità culturale di una comunità” di Canio Alfieri Sabia (6’, Italia, 2016). Il video, prendendo spunto dai risultati di una ricerca multidisciplinare che ha consentito l’allestimento di un Museo diocesano, racconta dell’eredità artistica e culturale di una comunità ricca di storia, le cui virtù hanno permesso di trasmettere alle future generazione l’essenza della propria identità. Chiude questa sezione il film “Guerrieri rubati” di Wolfgang Luck (52’, Germania, 2014). Com’è possibile che una statua del più famoso tempio di Cambogia finisca nel catalogo d’asta di Sotheby? Il documentario narra la storia di un incredibile caso d’arte rubata. Seguiremo le tracce della scultura trafugata di un emblematico guerriero, da un tempio Khmer fino ad un’elegante casa d’aste a New York. Un viaggio investigativo nel torbido mondo del commercio di antichità.

Il regista Lucio Rosa e il direttore artistico Lorenzo Daniele

Per “Incontri di Archeologia”, alle 18.30, l’archeologa Stefania Berutti su “La Storia viva, viva la Storia! La divulgazione scientifica attraverso i romanzi storici”. Dopo l’incontro riprende “Cinema e Archeologia” con il film “Quando Homo Sapiens inventò il suo cinema” di Pascal Cuissot, Marc Azéma (52’, Francia, 2015). Il documentario porta lo spettatore sulle prime tracce  del cinematografo, attraverso 20mila anni di arte paleolitica. Gli esperti di cinema rimangono increduli di fronte ai numerosi casi di scomposizione del movimento e alla scoperta di un meccanismo in grado di creare un’animazione combinando due immagini. Un’indagine sorprendente, che ci conduce fino al cuore del DNA culturale del genere umano. Quindi, alle 20, pausa per “Aperitivo al Museo”: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. La Rassegna riprende alle 21.30 con il film “Pokot. Un popolo della savana” di Lucio Rosa (45’, Italia, 2009). Nelle savane del Kenya nord-occidentale vivono i Pokot, un popolo di pastori. La vita dei Pokot, pastori seminomadi, tradizionalmente lontana dal progresso, è rimasta quasi immutata nel corso dei secoli. Tuttavia, oggi, anche tra i Pokot molte tradizioni, usi, costumi stili di vita, stanno cambiando adattandosi al presente.

Il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra apre la terza giornata della rassegna

La terza giornata della Rassegna, sabato 21 ottobre 2017, inizia direttamente nel pomeriggio alle 17.30. Per “Cinema e Archeologia” si proietta il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra (12’, Italia, 2016). Il video racconta le vicende legate alla famosa battaglia di Himera vinta contro i Cartaginesi nel 480 a.C., presenta la ricostruzione virtuale del Tempio della Vittoria e termina con le immagini relative alla recente campagna di scavo della necropoli occidentale e la straordinaria scoperta di fosse comuni e sepolture di cavalli. Segue il film “Assalto alle mura greche di Hipponion Valentia” di Rosanna Pesce (4’, Italia, 2016). Delle maestose mura greche di Hipponion Valentia, l’odierna Vibo Valentia, sono giunte a noi solo brevi tratti. Nel corto animato, si svolge un’ipotetica scena di assalto alle mura. Le mura sono totalmente realizzate in computer grafica e uno dei personaggi principali è stato ottenuto dalla scansione tridimensionale del corpo di un atleta. Quindi il film “Tesori in cambio d’armi” di Tristan Chytroschek, Peter Brems, Wim van den Eynde (52’, Germania, 2014). Il traffico clandestino di antichi tesori alimenta guerre e violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. Il documentario indaga queste affermazioni e mostra come i proventi del commercio illegale di antichità finanzi attività terroristiche in paesi come Afghanistan, Iraq e Siria. Alle 19, per “Incontri di Archeologia” Michele Stefanile, archeologo subacqueo dell’università di Napoli “L’Orientale” parla di “Andare per le città sepolte”. Quindi alle 20, pausa per l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21.30 con il film “Un puzzle gigantesco. L’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda” di Nazım Güveloğlu (32’, Turchia, 2012). L’antica città di Enoanda presso Fethiye ospita quella che è forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. L’iscrizione, la cui lunghezza massima arriva a ottanta metri, fu fortemente voluta da Diogene di Enoanda per trasmettere la filosofia epicurea alle generazioni future e ai visitatori della città. L’approccio epicureo di concetti come il piacere, la felicità, l’amicizia, i sogni e le divinità, vengono discussi alla luce della storia della ricerca e se ne evidenzia la sorprendente attualità. Chiude la serata il film “La Moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rüdiger Lorenz, Faranak Djalali (15′, Iran, 2015). La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì, di Isfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.

Ultima giornata, domenica 22 ottobre 2017, e ultimi film in concorso. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi” di Andrea Fenu (19’, Italia, 2017). Nel 1959, ad Alghero, dopo più di 5mila anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del Mediterraneo. A sessant’anni dalla scoperta, l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura : un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento prezioso da condividere con tutti. Segue il film “L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba e Jean-Marc Cazenave (52′, Francia, 2016). Settemila anni fa le popolazioni che vivevano sull’Atlantico hanno innalzato dei megaliti. Grazie alla tecnologia digitale oggi è possibile decifrare il significato di questi simboli preistorici. Alle 18.30, per “Una finestra sul documentario siciliano” interviene il regista Daniele Greco con due suoi film, fuori concorso: il primo, “A lu cielu chianau” (12’, Italia, 2015). Seguendo il taglio narrativo/antropologico, il documentario descrive alcuni degli avvenimenti legati alla festa di Maria SS. Assunta di Randazzo, detta “la Vara”. Attraverso un rito a metà tra il religioso e il pagano, la comunità conferma a se stessa la propria identità. Ogni scena racconta un singolo tassello di quella che viene vista come un’unica grande azione collettiva: un moto tradizionale del popolo dall’origine atavica. L’altro, “Il giorno del muro” (13’, Italia, 2017). “Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottile rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa” (The Triads of Ireland, IX secolo). A Capizzi, un borgo di montagna nel cuore della Sicilia, la festa del Santo è occasione per offrire i frutti della terra e rivivere , nella ripetizione dei gesti atavici, un rito dalle origini antiche, che mescola miti religiosi a costumi tribali.

Chiude la rassegna il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele

Alle 19, presentazione della mostra “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia” e incontro con l’artista che l’ha curata, il pittore Alessandro La Motta. Alle 19.30, chiude la sezione “Cinema e archeologia” con il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (50’, Italia, 2016). L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia interamente realizzati in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. La cerimonia di premiazione inizia alle 20.30, con la proclamazione del film più votato dal pubblico. Consegna i premio “Archeoclub d’Italia” Fulvia Toscano, presidente Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos. Quindi si passa al premio “Antonino Di Vita”: un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico. Consegna il premio Maria Antonietta Rizzo Di Vita dell’università di Macerata. “Mondo antico e contemporaneo”, concludono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “si osservano all’interno della nostra rassegna, si incontrano e si raccontano a vicenda. Lo fanno attraverso il cinema, la pittura, la scrittura. E il risultato è tale che, come dice qualcuno, si può giocare qualche secondo a chiudere gli occhi, e immaginare che il passato è ieri, e che gli antichi non sono morti da secoli. Si sono solo allontanati un momento”.

XXVIII rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: la giuria internazionale assegna il XIII premio Paolo Orsi al film francese “L’oeil et la pierre / L’occhio e la pietra”, il pubblico premia lo statunitense “Great Human Odyissey / La grande Odissea umana”

La coreografia sulle note del sirtaki proposto al teatro Zandonai dal Centro arte e movimento di Verona (foto Graziano Tavan)

I segreti della medicina romana, la complessità della diffusione dell’homo sapiens sulla terra, l’affascinante paesaggio del Grand Canyon e le tracce dell’uomo preistorico, e poi miti, riti ancestrali, presenza dell’uomo in un angolo tutto da studiare nella Sicilia più vera: ecco i grandi temi proposti dai film che hanno attirato l’attenzione della giuria internazionale, del pubblico, dei blogger e dei promotori di festival alla XXVIII Rassegna internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto, organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, a cura di Dario di Blasi e Barbara Maurina. La cerimonia di premiazione sabato 7 ottobre 2017 in una serata speciale al teatro Zandonai di Rovereto aperto a sorpresa da una coreografia di Valeria Bolla sulle note del sirtaki con il corpo di ballo del Centro arte movimento di Verona: in una settimana sono passati sul grande schermo dell’auditorium Melotti 56 film provenienti da una ventina di Paesi, film  spettacolari, accattivanti, coinvolgenti.

La giuria internazionale del premio Paolo Orsi schierata sul palco del teatro Zandonai con il direttore Dario Di Blasi (foto Graziano Tavan)

Il manifesto della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto dal 3 all’8 ottobre 2017

Il premio più prestigioso, il “Paolo Orsi”, giunto alla 13ma edizione, è assegnato ogni due anni, in ricordo del grande archeologo roveretano, con un riconoscimento in denaro destinato alla produzione di un nuovo documentario, è stato assegnato dalla giuria internazionale al film “L’oeil et la pierre / L’occhio e la pietra” di Marcel Dalaise (Francia, produzione Cnrs Images, 2017). È stato lo stesso direttore artistico Dario Di Blasi a presentare i prestigiosi componenti della giuria: Maura Medri, archeologa e docente di Metodologia della ricerca archeologica e Archeologia dell’Architettura all’università di Roma Tre, accanto agli studi di carattere tradizionale, ha sempre svolto attività sul campo, dirigendo numerosi scavi ad Aquileia, in Liguria, nelle Marche e a Ostia. Ha scritto inoltre vari libri, tra i quali i più fortunati sotto il profilo editoriale sono la guida dei Campi Flegrei e il manuale di rilievo archeologico. Lulli Bertini, archeologa e regista cinematografica, si occupa prevalentemente di divulgazione scientifica, attraverso la realizzazione di audiovisivi e la cura di testi, e di attività didattica con l’ideazione e la gestione di laboratori per gli studenti sia della scuola dell’obbligo sia universitari. Per la produzione di video, tra le varie istituzioni ha collaborato con la soprintendenza archeologica del Veneto; il museo nazionale romano-Crypta Balbi; il Comune di Ravenna; il museo civico di Piadena; il museo civico di Foggia. Ha realizzato per RaiSatArt cinque puntate del programma Punti di vista, dedicato a interviste ad archeologi su problemi di salvaguardia e tutela dei siti archeologici. Per l’attività didattica, dal 2000 collabora con il museo preistorico etnografico Luigi Pigorini di Roma. Per l’attività editoriale ha collaborato e collabora tuttora per numerose opere con l’Istituto della Enciclopedia Italiana, in particolare curando l’area disciplinare archeologica per la IX Appendice della Grande Enciclopedia. Umberto Pappalardo, archeologo e docente di Archeologia classica all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, ha fatto studi e ricerche nelle università di Basilea, Tübingen e Freiburg i.B. Ispettore degli Scavi di Pompei e direttore degli Scavi di Ercolano, ha condotto scavi in Italia, Grecia, Turchia e Israele e collabora con l’American School of Classical Studies. È membro della Scuola Archeologica Italiana di Atene, dell’Istituto Italiano di Dendrocronologia, dell’Istituto Archeologico Germanico, della Fondazione Alexander von Humboldt e della Premier Minister Takeshita Foundation. Ha al suo attivo centinaia di pubblicazioni, molte delle quali tradotte in tedesco, francese, inglese, spagnolo, giapponese e cinese. Farì Djalali-Lorenz, regista e produttrice cinematografica iraniana, dal 1978 in Germania, dove ha sposato Rüdiger Lorenz, con cui gestisce una casa di produzione e lavora come regista e produttrice. Produce soprattutto documentari per la televisione pubblica tedesca, ma anche per le scuole e le organizzazioni didattiche. Ha prodotto numerosi documentari e reportage in tutto il mondo, come in Iran, Palestina, Turchia, Sud Africa, Botswana, Namibia, Sudan, Camerun, Rwanda, Togo, Kenya, non solo per la televisione tedesca, ma anche per molti canali televisivi internazionali. Sono trasmessi in oltre 40 paesi i film della serie “Schätze der Welt- Erbe der Menschheit”, sui siti del patrimonio mondiale che sono inseriti nella lista UNESCO. Infine Philippe Dorthe, presidente fondatore di ICRONOS, festival International du Film d’Archéologie de Bordeaux, consigliere del dipartimento della Gironda, consigliere regionale della Nuova Aquitania, segue i progetti legati alla valorizzazione e promozione della Grotta di Lascaux.

Il film francese “L’oeil et la pierre / L’occhio e la pietra” ha vinto il XIII premio Paolo Orsi

Dunque il film vincitore del XIII Orsi, “L’oeil et la pierre / L’occhio e la pietra” di Marcel Dalaise, ci permette di accompagnare Muriel Labonnelie, specialista di medicina greco-romana, nella sua sorprendente ricerca sulle “compresse di collirio”, anche note come “compresse dell’oculista”: piccoli reperti all’apparenza insignificanti, ma il cui studio ci consente di scoprire una parte importante della storia della medicina romana del I secolo d.C. Per la giuria “questo delizioso, piccolo film dimostra forse più di altri come l’archeologo sappia trarre dagli oggetti, anche i più minuti, storie incredibili che collegano il passato più remoto alla nostra quotidianità. Dal punto di vista cinematografico, poi, il film mostra una grande sensibilità del regista Marcel Dalaise nel narrare le vicende della protagonista Muriel Labonnelie, sia nel procedere della ricerca scientifica che nel percorso individuale di una donna che si cimenta con la scoperta della sua vocazione”.  La giuria internazionale della Rassegna del cinema archeologico di Rovereto ha attribuito due menzioni speciali per due film di carattere completamente diverso, ma che rappresentano due approcci alla divulgazione dei temi scientifici che risultano particolarmente interessanti. La prima menzione speciale è andata a “La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé / La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”, di Cédric Robion (Francia, produzione Blanche Guichou/AGAT Films&Cie); la seconda menzione speciale della giuria è andata a “Peau d’Ame / Sottopelle. La favola in superficie” di Pierre Oscar Levy (Francia, produzione Look at Sciences, 2017). Quindi con la giuria internazionale la produzione francese ha fatto l’en plein.

Il film statunitense “Great Human Odyissey / La grande Odissea umana” è stato il più gradito al pubblico

Il Premio Città di Rovereto è stato assegnato dal pubblico, che ha votato i film proiettati da martedì a venerdì. Il documentario più gradito è stato “Great Human Odyissey / La grande Odissea umana” di Niobe Thompson (Usa, produzione NOVA, 2016). I nostri più antichi antenati vivevano in Africa, in piccoli gruppi di poche migliaia di cacciatori-raccoglitori. Uscito dalla culla africana, l’homo sapiens si è rapidamente diffuso in ogni angolo del pianeta. Come hanno potuto i nostri precursori preistorici attraversare il Sahara a piedi, sopravvivere alle ere glaciali e navigare fino alle remote isole del Pacifico? “La Grande Odissea Umana” è uno spettacolare viaggio globale sulle loro tracce lungo una scia di nuovi indizi scientifici, con uno sguardo agli odierni cacciatori del Kalahari, ai pastori di renne siberiani e ai navigatori polinesiani.

Il film italiano “Eis pegas / alle sorgenti” è stato segnalato dagli archeoblogger

Anche quest’anno, per il terzo consecutivo, c’è stata la menzione speciale #ARCHEOBLOGGER, assegnata dalla speciale giuria di 11 archeoblogger coordinati da Antonia Falcone (ProfessioneArcheologo) con Domenica Pate (ProfessioneArcheologo), Paola Romi (blogger freelance), Astrid D’Eredità (ArcheoPop), Alessandro Tagliapietra (blog Archeologia Subacquea), Giovanna Baldassarre (Archeokids), Marina Lo Blundo (Generazione di Archeologi), Marta Coccoluto (blogger freelance), Mattia Mancini (Djed Medu Blog di Egittologia), Michele Stefanile (Archeologia subacquea blog), Stefania Berutti (Memorie dal Mediterraneo). La menzione è andata al film “Eis pegas / alle sorgenti” di Andrea Giannone (Italia, 2016).
L’assistente di Werner Herzog si sposta da Londra a Modica per effettuare un sopralluogo nella Cava Ispica, tra grotte, catacombe, antiche iscrizioni greche, affreschi bizantini e una natura rigogliosa: proverà a illustrarne storia, ricerche archeologiche, restauri, ne studierà i riti religiosi e verrà rapita dal mistero senza tempo della Cava. Il viaggio “éis pegàs”, alle sorgenti del torrente che ha scavato questa Cava, è anche un viaggio verso un passato mitologico che qui vive ancora: una di quelle storie che “non avvennero mai, ma sono sempre”.

La menzione CinemAMoRe al film “Mémoires de Pierre: De l’art au Temps des Dinosaures? / Memorie di Pietra: L’arte al Tempo dei Dinosauri?”

Menzione speciale anche da parte da CinemAMoRe, nato dalla collaborazione tra la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, il Trento Film Festival e il Religion Today Film Festival e promosso dall’assessorato alla Cultura della Provincia Autonoma di Trento per promuovere e valorizzare sul territorio la ricchezza e la varietà dei materiali cinematografici degli archivi dei tre festival, contribuendo a far conoscere film e linguaggi originali e innovativi, spesso assenti dai circuiti commerciali. La giuria, composta da Rosanna Stedile (Trento Film festival), Andrea Morghen (Religion Today film festival) e Giuseppe Zito (CinemAMoRe), ha premiato il film “Mémoires de Pierre: De l’art au Temps des Dinosaures? / Memorie di Pietra: L’arte al Tempo dei Dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret e Benoit Laborde (Francia, produzione Le Miroir, 2016). I ricercatori Paul Bahn e Jean-Loïc Le Quellec conducono lo spettatore nel West americano sulle orme dei suoi primi occupanti alla scoperta di una delle più lunghe “gallerie d’arte” rupestre al mondo, fatta di migliaia di dipinti e incisioni misteriose, in cui qualcuno ha creduto di riconoscere marziani o animali preistorici. Una prova della coesistenza di uomini e dinosauri? Tra “evoluzionisti” e “creazionisti” le discussioni sono vivaci… ma gli indiani Hopi, antichi abitanti della regione, si uniranno alla danza.

Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: 56 film da una ventina di Paesi e sei conversazioni con protagonisti della ricerca archeologica. Ecco i titoli da non perdere

Il manifesto della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto dal 3 all’8 ottobre 2017

Dario Diblasi direttore della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto

Il conto alla rovescia è iniziato per la più attesa kermesse sulla filmografia documentaristica della ricerca del mondo antico. Tra una settimana all’auditorium Melotti di Rovereto si aprirà ufficialmente la 28ma rassegna internazionale del Cinema archeologico, promossa dalla fondazione Museo Civico di Rovereto e diretta per l’ultima volta da Dario Di Blasi. Dal 3 all’8 ottobre 2017 saranno presentati 56 film da una ventina di Paesi, e si terranno 6 conversazioni con i protagonisti dell’archeologia: un’immersione totale nel lontano passato grazie alla sensibilità di alcuni dei migliori registi mondiali nel campo della divulgazione archeologica attraverso il cinema (vedi  https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/08/20/rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-prende-forma-il-programma-della-28-ma-edizione-dal-3-all8-ottobre-2017-sara-lultima-curata-da-dario-di-blasi-56-film-d/). “La manifestazione”, scrive nella presentazione della brochure della rassegna  Giovanni Laezza, presidente della Fondazione, “che da ben ventotto anni viene proposta dalla nostra istituzione ha molti meriti, primo fra tutti quello di ricordare la figura del roveretano Paolo Orsi, archeologo stimato, che con la sua opera scientifica ha portato alto il nome del Museo e della sua città natale, a livello nazionale e internazionale. Anche quest’anno ne celebriamo la memoria attraverso un premio a suo nome, il tredicesimo Premio Paolo Orsi consegnato al documentario giudicato da una giuria di esperti il più interessante tra le più recenti proposte cinematografiche a carattere archeologico, ritenendo che il cinema sia un mezzo suggestivo e straordinario per “raccontare” al grande pubblico il patrimonio culturale, sul quale accenderemo i riflettori alla presenza di ospiti illustri, scienziati, registi, ma anche importanti rappresentanti istituzionali”. Per tutto lo staff del museo, sottolinea il vice-direttore Alessio Bertolli, “la rassegna comporta una gran mole di lavoro: oltre alla selezione dei filmati più interessanti e accurati operata dai curatori, un anno intero di lavoro di un gruppo competente e appassionato è necessario per intrattenere rapporti con le produzioni internazionali e con gli illustri ospiti, per tradurre e rivedere i testi dei film stranieri, per curarne il doppiaggio e l’edizione italiana, per organizzare la logistica e l’intrattenimento e regalare alla città una settimana dove l’archeologia si sposta dalle sale istituzionali per avvicinarsi al grande pubblico attraverso il linguaggio diretto delle immagini. Una manifestazione unica, punto di riferimento per le molte altre che sono nate sulla sua scia, e che è per noi e per la città un motivo di grande orgoglio”.

Frame del film “La Pompei britannica dell’Età del Bronzo” di Sarah Jobling

E allora vediamo cosa offre il ricco programma della rassegna del cinema archeologico di Rovereto. La kermesse apre martedì 3 ottobre 2017, che approfondisce temi di preistoria. Al mattino, dai misteri dell’isola di Pasqua (Enquêtes Archéologiques – Île de Pâques: Le grand Tabou / Inchieste archeologiche – Isola di Pasqua: il grande tabù. Regia: Agnès Molia e Thibaud Marchand, Francia 2016) alla scoperta di un sito preistorico nell’est Europa (Doba bronzová. Objavenie pravekého sídliska / Età del Bronzo. Scoperta dell’insediamento preistorico. Regia: Stanislav Manca, Slovacchia 2016. Al pomeriggio, si va dal grande sito dell’età del Bronzo in Gran Bretagna (La Pompei britannique de l’âge du Bronze. Regia: Sarah Jobling, Francia 2016) alla cultura di Hallstatt (El Reino de la Sal. 7000 Años de Hallstatt / Il regno del sale. 7000 anni di Hallstatt. Regia: Domingo Rodes, Spagna 2013). La sera, da non perdere “Great Human Odyssey / La grande odissea umana”, regia: Niobe Thompson, Usa 2016.

Frammento di un bassorilievo assiro con il ritratto di re Sargon II dal palazzo di Sargon a Khorsabad in Iraq (museo delle Antichità di Torino)

Mercoledì 4 ottobre 2017 offre un programma particolarmente vario: dalla preistoria all’Antico Egitto, dalle popolazioni italiche preromane ai dinosauri. E c’è la prima conversazione:  alle 17.45, Frederick Mario Fales, docente di Storia del Vicino Oriente antico e di Filologia Semitica dell’università di Udine, parla de “Gli Antichi Assiri nell’odierno Kurdistan: Monumenti e iscrizioni da scoprire”. Tra i film, al mattino, “Handpas. Hands from the past / Handpas. Mani dal passato. Regia: José Camello, Spagna 2016; “Eravamo gente felice – Enotri”. Regia: Flaviano Pizzardi, Italia 2015; “La science se frotte aux momies dorme / La scienza si cimenta con le mummie dorate”. Regia: Nicola Baker, Francia 2016; “The Moving Statues of Alexandria / Le statue mobili di Alessandria”, Regia: Raymond Collet, Egitto 2016. Al pomeriggio, “Eis Pegas – Alle Sorgenti”. Regia: Andrea Giannone, Italia 2016; “A Gigantic Jigsaw Puzzle: The Epicurean Inscription of Diogenes of Oinoanda / Un gigantesco puzzle: l’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda”. Regia: Nazım Güvelŏlu, Turchia 2012. La sera, “Mémoires de Pierre: De l’art au Temps des Dinosaures? / Memorie di Pietra: L’arte al Tempo dei Dinosauri?”. Regia: Jean-Luc Bouvret e Benoît Laborde, Francia 2016.

Suggestiva visione dell’apadana di Persepoli

Terza giornata, giovedì 5 ottobre 2017, dedicata al mondo romano e all’Egitto dei Tolomei, ma anche all’antica Persia e al generale cartaginese Annibale. E proprio alle “Battaglie annibaliche attraverso le evidenze archeologiche, toponomastiche, letterarie: il  Trasimeno e altri episodi”, parlerà Giovanni Brizzi, docente di Storia Romana all’università di Bologna, nella conversazione delle 17.45. Al mattino da non perdere “Tecnologia mineira romana – o ouro de Tresminas / (The roman mining technology – the gold of Tresminas / Tecnologia mineraria – l’oro di Tresminas”. Regia: Rui Pedro Lamy, Portogallo 2015; “Limes”. Regia: Elli Kriesch, Germania 2016; “Did the ptolemies have a steam – powered force – pumpe? / I Tolomei avevano una pompa premente alimentata a vapore?”. Regia: Theodosis Tasios, Grecia 2014. Al pomeriggio, “Annibale al Trasimeno”. Regia: Luca Palma, Italia 2009. La sera, “Persepolis, le paradis perse. Enquêtes archéologique / Persepoli, il paradiso persiano. Indagini archeologiche”. Regia: Agnès Molia e Raphaël Licandro, Francia 2016; “Sensationsfund in Brasilien. Die ersten Amerikaner / Sensazionale scoperta in Brasile. I primi americani”. Regia: Peter Prestel e Saskia Weisheit, Germania 2016.

Frame del film “La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”

Particolarmente ricco il programma del quarto giorno, venerdì 6 ottobre 2017, dall’imperatore Traiano a Gengis Khan, dalle misteriose linee di Nazca al popolo dei Mochicas, con un omaggio ai fratelli Castiglioni sull’Egitto all’anteprima di Alberto Castellani che introduce la conversazione alle 17.45 con Ken Dark, archeologo in Galilea, docente all’università di Reading, su “Gesù aveva una casa a Nazaret?”. Il mattino seguire i film “Traianus”. Regia: Livio Zerbini e Giovanni Ganino, Italia 2017; “Les secrets des lignes de Nazca / I segreti delle linee di Nazca”. Regia: Agnès Molia e Jacques Plaisant, Francia 2016; “Secret of Sakdrisi / Il segreto di Sakdrisi”. Regia: Toma Chagelishvili, Georgia 2016; “Dall’Egitto faraonico all’Africa di oggi”. Regia: Alfredo e Angelo Castiglioni, Italia 2016. Il pomeriggio, “Enquêtes archéologiques – Le crépuscule des Mochicas / Inchieste archeologiche – Il crepuscolo dei Mochicas”. Regia: Agnès Molia. Francia, 2015; “Rivisitare Nazareth. Archeologia e tradizione nel villaggio abitato da Gesù”. Regia: Alberto Castellani. Italia, 2017. La sera, “Facce di Etrusco”. Regia: Alessandro Barelli, Italia 2017; “La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé / La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”. Regia: Cédric Robion. Francia, 2016.

Frame del film “Namibia. Il luogo dove regna il nulla”

E siamo arrivati alla giornata conclusiva, sabato 7 ottobre 2017, con la serata dedicata alle premiazioni. Con i film si viaggia lontano, dall’Australia (“Twelve canoes / Dodici canoe”. Regia: Molly Reynolds, Australia 2009) alla Namibia (“Namib. Der Ort an dem nichts ist / Namibia. Il luogo dove regna il nulla”. Regia: Rüdiger Lorenz e Faranak Djalali, Namibia 2016). Ma sono gli approfondimenti quelli che caratterizzano la giornata. Alle 11.15, tavola rotonda  su “Il Mondo Antico tra di noi? Realtà tridimensionale,  immersiva, aumentata, social e archeologia ai confini della realtà”, moderata da Antonia Falcone, archeologa, blogger e digital strategist, con Jacopo Bonetto (Progetto Nora – Università degli Studi di Padova), Davide Borra (NoReal), Alessandro Furlan (Altair4), Daniele Bursich (Gruppo Facebook “Archeologia, Beni Culturali e Nuove tecnologie”), Graziano Tavan (giornalista, archeologiavocidalpassato.wordpress.com): vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/09/18/nora-tra-archeologia-e-cinema-scavi-e-ricerche-multidisciplinari-delluniversita-di-padova-con-luso-delle-piu-innovative-tecnologie-per-studiare-valorizzare-e-comunicare-al-grande-p/. Alle 16.45, conversazione con Corinna Rossi, architetto ed egittologa, su “Raccontare il passato: l’archeologia tra fonti e interpretazioni personali”; e alle 17.30, Giulio Paolucci, direttore del museo civico Archeologico delle Acque di Chianciano, futuro direttore del museo Etrusco di Milano, e Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, converseranno su “Nuovi Musei e diffusione del Sapere”. La sera, alle 21, ma stavolta bisogna spostarsi al teatro Zandonai di Rovereto, cerimonia di premiazione con il saluto dell’ambasciatrice di Palestina, S.E. Mai Alkaila. Consegna del Premio “Paolo Orsi” e in chiusura, proiezione film più gradito al pubblico vincitore del premio “Città di Rovereto”.

Il personaggio di Indiana Jones “protagonista” dell’intervento di Graziano Tavan

Non solo film. Nell’ambito della rassegna sono previsti due eventi collaterali. Venerdì 6 Ottobre 2017, dalle 14.30 alle 17.30, a palazzo Alberti Poja, “Raccontare il patrimonio culturale. Dalla carta stampata ai social network”, corso di formazione per giornalisti a cura di Claudia Beretta, evento formativo accreditato dal Consiglio Nazionale  dell’Ordine dei Giornalisti. Relatori: Il giornalista Graziano Tavan su “Ricerca e divulgazione: l’archeologia sui giornali tra Tutankhamon e Indiana Jones” e l’archeologa e blogger Antonia Falcone su “Social Network per la comunicazione culturale. Strategie, tool, monitoraggio dei risultati e casi studio”. Mercoledì 4 Ottobre 2017, alle 18.30, a palazzo Alberti Poja, per “Incontro con… l’artista”  incontro con Maria Stoffella Fendros, artista roveretana protagonista della mostra temporanea ospitata a palazzo Alberti Poja. Introduce Micaela Vettori, curatrice della mostra “Il coraggio del colore. Maria Stoffella Fendros – Rovereto, Venezia, Firenze, Atene”, a palazzo Alberti Poja dal 28 settembre al 19 novembre 2017.

Nora tra archeologia e cinema: scavi e ricerche multidisciplinari dell’università di Padova con l’uso delle più innovative tecnologie per studiare, valorizzare e comunicare al grande pubblico il sito. Il prof. Jacopo Bonetto parlerà dell’esperienza di Nora alla rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto

Il prof. Jacopo Bonetto (foto Graziano Tavan)

Immaginate di avere a disposizione di una stand-cam e di poter tornare indietro nel tempo di oltre due millenni: è quello che hanno fatto nel sito romano-punico di Nora, nel sud della Sardegna, gli esperti dell’università di Padova, coordinati dal prof. Jacopo Bonetto, direttore del dipartimento Beni culturali. In un minuto e mezzo il video con ricostruzioni 3D condensa anni di studi e comparazioni, permettendo al grande pubblico di fare una passeggiata tra le case di Nora, come avrebbe fatto un antico romano, inerpicandosi fino al foro monumentale e al tempio. Gli scavi archeologici di Nora sono diventati così un esempio di studio, conoscenza e valorizzazione attraverso l’utilizzo di tutte le nuove tecnologie e i più vari canali di comunicazione.  E proprio di Nora e delle nuove tecnologie applicate all’archeologia parlerà il prof. Jacopo Bonetto nella conversazione “Il Mondo Antico tra di noi? Realtà tridimensionale, immersiva, aumentata, social e archeologia ai confini della realtà”, in programma la mattina di sabato 7 ottobre 2017 a Rovereto, giornata conclusiva della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico diretta da Dario Di Blasi e promossa dalla Fondazione museo civico di Rovereto. Questo nuovo approccio allo scavo archeologico è stato possibile grazie al progetto MACH (Multidisciplinary methodological Approaches to the knowledge, conservation and valorization of Cultural Heritage: application to archeological sites), finanziato nell’ambito dei Progetti Strategici di Ateneo, a cui hanno preso parte studiosi afferenti a tre dipartimenti dell’università di Padova (Ingegneria, Beni culturali, Geoscienze). “Il progetto”, spiega il prof. Claudio Modena, responsabile di Mach, “ha inteso valorizzare le importanti competenze presenti in Ateneo nell’area di ricerca sui beni culturali, consentendo di sviluppare una metodologia integrata di studio dei beni architettonici e archeologici, che possa essere implementata in modo versatile e generale ai fini di ampliare le conoscenze del bene investigato, oltre che definire strategie conservative e di valorizzazione”.

Veduta aerea del sito archeologico di Nora, nel sud della Sardegna

“La città antica di Nora è posta sul limite sud-occidentale del golfo di Cagliari”, ricorda Bonetto, “e occupa un promontorio proteso sul mare ben visibile lungo le rotte di navigazione che solcavano il Mediterraneo dall’età del Bronzo in poi. Per questo fu interessata dal IX secolo a.C. dalle navigazioni dei Fenici, di cui divenne santuario, emporio e centro di smistamento dei prodotti dell’isola in relazione alle popolazioni nuragiche dell’entroterra. Divenuta colonia cartaginese nel corso del VI secolo a.C., entrò a far parte del dominio romano dal 227 a.C. e costituì un importante riferimento mercantile nelle rotte che univano l’Italia, l’Africa e la Spagna fino a età altomedievale, quando fu abbandonata”. Da sempre nota – continua Bonetto -, la città fu progressivamente riscoperta dalla fine del XIX secolo in poi e divenne la prima grande area archeologica dell’isola dagli anni Cinquanta del secolo scorso grazie agli scavi di Gennaro Pesce che riportarono alla luce oltre 3 ettari di rovine e un quadro monumentale di grande impatto. Attualmente risulta visibile la maggior parte della città venuta a formarsi nel corso dell’età romana e dotata di tutti i grandi complessi architettonici tipici dei centri dell’impero (Foro, Teatro, Templi, cinque Terme, acquedotto, Macellum, Basilica cristiana, domus).

I primi scavi a Nora risalgono alla fine dell’Ottocento

Le prime ricerche, ancora a livello pionieristico, risalgono alla fine dell’Ottocento (1889-1902) a cura di Filippo Vivanet e Giovanni Patroni, che portarono alla luce le necropoli della città. Negli anni Cinquanta, abbiamo visto, ci fu il grande lavoro di sterro di Pesce, mentre le ricerche sistematiche a Nora sono riprese dal 1990 con rinnovato impegno da parte di un gruppo inter-universitario (Padova, Milano, Genova, Viterbo, Cagliari) e dalla soprintendenza di Cagliari. Da allora gli scavi sono stati condotti ininterrottamente per 25 anni e si svolgono con cadenza annuale nei mesi di settembre e ottobre. Le indagini, svolte nelle forme di cantiere-scuola con la partecipazione annua di circa 45 studenti e il coinvolgimento delle scuole e della popolazione locale, riguardano diverse zone della città, del suburbio e del territorio e hanno permesso di giungere a una conoscenza della città che non ha confronti nel panorama delle ricerche archeologiche in Sardegna.  Le conoscenze acquisite sono inoltre state utilizzate per avviare piani di restauro dei complessi indagati e di valorizzazione materiale e virtuale dei percorsi turistici che permettono alla città di essere oggi visitata da 70mila visitatori.

La pianta del sito archeologico di Nora

Il prof. Bonetto spiega a un ospite il virtual tour di Nora

“Negli ultimi anni un impegno particolare dell’università di Padova”, sottolinea Bonetto, “è stato rivolto agli studi di carattere interdisciplinare dedicati particolarmente all’analisi dei caratteri strutturali dei monumenti (assetto statico e leganti), allo studio dei materiali da costruzione (identificazione e provenienza), all’identificazione delle tecnologie di produzione delle ceramiche (analisi delle argille e loro provenienza), alla valutazione delle variazioni del livello del mare. Negli oltre 300 articoli editi in diverse sedi editoriali, nelle 6 monografie della collana Scavi di Nora e nei diversi fascicoli della rivista Studi Norensi (http://quaderninorensi.padovauniversitypress.it) sono condensati i risultati delle ricerche che hanno permesso di riscrivere la storia della città e della sua cultura materiale dall’età nuragica fino al periodo tardo-antico”.

Si intitola “Nora. Il racconto dell’archeologo” il documentario di 27 minuti realizzato nel 2016 e diretto da Anna Ferrarese studentessa laureanda del corso di laurea magistrale in Scienze Archeologiche, relatore prof. Jacopo Bonetto. La voce narrante, di Antonio Andreetta, accompagna il racconto che si snoda attraverso immagini di repertorio girate in Sardegna, a Nora, sostenute scientificamente da esperti archeologi che approfondiscono alcuni aspetti interessanti del loro lavoro. Il soggetto è di Jacopo Bonetto, la sceneggiatura di Mirco Melanco, Anna Ferrrarese; riprese e montaggio di Alberto Fanin, Anna Ferrarese, Antonio Zanonato. Supervisione di Antonio Zanonato. Produzione di Mirco Melanco. Consulenza: Francesca Pazzaglia. Interventi: Simone Berto, Jacopo Bonetto, Filippo Carraro, Rita Deiana, Andrea Raffaele Ghiotto, Valentina Mantovani, Arturo Zara. Comparse: Alessandro Mazzariol, Federica Stella Mosimann, Maria Chiara Metelli, Federica Patuzzi. Questo video unisce archeologia e cinema, due anime componenti il Dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova, sicuramente la più antica e la più, storicamente parlando, recente: in definitiva si tratta di una video-relazione piacevole nel suo narrare e particolarmente interessante dal punto di vista scientifico e culturale.

Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: prende forma il programma della 28.ma edizione, dal 3 all’8 ottobre 2017. Sarà l’ultima curata da Dario Di Blasi: 56 film da venti Paesi, conversazioni con i protagonisti. Il simbolo della rassegna da una coppa egittizzante da Stabia oggi al Mann

Il manifesto della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto dal 3 all’8 ottobre 2017

La 28.ma edizione della rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto prende forma. L’appuntamento, promosso dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto presieduta da Giovanni Laezza, è dal 3 all’8 ottobre 2017 all’auditorium “F. Melotti” di corso Bettini, dove saranno proiettati i 56 film in programma provenienti da una ventina di Paesi in rappresentanza di tutti i cinque continenti, e in sala convegni “F. Zeni” della fondazione Museo Civico in borgo Santa Caterina, dove la domenica 8 saranno presentati i film più graditi al pubblico e alla giuria internazionale. Quest’anno infatti ci sarà la 13.ma edizione del concorso biennale “Premio Paolo Orsi”, assegnato da una giuria qualificata composta da Maura Medri, archeologa e docente di Metodologia di ricerca archeologica e Archeologia dell’architettura all’università Roma Tre; Lulli Bertini, archeologa e regista cinematografica; Umberto Pappalardo, archeologo e docente di Archeologia classica all’università Suor Orsola Benincasa di Napoli; Fari Djatali-Lorenz, regista e produttrice cinematografica Germania-Iran; Philippe Dorthe, presidente fondatore di Icronos, festival International du film d’Archéologie de Bordeaux.

Il prof. Frederick Mario Faled, assiriologo dell’università di Udine, apre le conversazioni alla Rassegna di Rovereto

Anche quest’anno alle 17.45, all’auditorium Melotti, sono previste conversazioni con alcuni protagonisti della ricerca archeologica moderate da Dario Di Blasi, curatore della rassegna internazionale del Cinema archeologico, e Barbara Maurina, conservatore per l’Archeologia del museo Civico di Rovereto. Il 4 ottobre 2017, interviene Frederick Mario Fales, docente di Storia del Vicino Oriente antico e di Filologia Semitica all’università di Udine, su “Gli antichi assiri nell’odierno Kurdistan: monumenti e iscrizioni da scoprire”; il 5 ottobre 2017, Giovanni Brizzi, docente di Storia romana all’università di Bologna, su “Le battaglie annibaliche attraverso le evidenze archeologiche, toponomastiche, letterarie: il Trasimeno e altri episodi”; il 6 ottobre 2017, Ken Dark, archeologo in Galilea, docente all’università di Reading, su “Gesù aveva una casa a Nazaret?”; il 7 ottobre 2017, Corinna Rossi, architetto ed egittologa, su “Raccontare il passato: l’archeologia tra fonti e interpretazioni personali”, e Giulio Paolucci, direttore del museo civico Archeologico delle Acque di Chianciano e futuro direttore del museo Etrusco di Milano, su “Nuovi musei e diffusione del Sapere”. Sempre al 7 ottobre, ma al mattino, alle 11.15, conversazione moderata da Antonia Falcone, archeologa, blogger e digital strategist, con Jacopo Bonetto, responsabile del progetto Nora dell’università di Padova; Davide Borra, NoReal; Alessandro Furlan, Altair4; Daniele Bursich, gruppo Facebook “Archeologia, Beni Culturali e Nuove tecnologie”; Graziano Tavan, giornalista del blog archeologiavocidalpassato.it, su “Il Mondo Antico tra di noi ? Realtà tridimensionale, immersiva, aumentata, social e archeologia ai confini della realtà”.

S.E. Mai Alkaima, ambasciatrice della Palestina in Italia

Ospiti internazionali sono confermati anche per la 28.ma edizione della rassegna internazionale del cinema archeologico. A Rovereto sono attesi S.E. Mai Alkaila, ambasciatrice di Palestina, che presenzierà nella serata conclusiva della rassegna, sabato 7 ottobre, alla cerimonia di premiazione dei film in concorso per il “Paolo Orsi” e per il “Città di Rovereto-Archeologia Viva”; dall’Egitto, Mostafa Amin Mostafa, segretario del Supreme Council of Antiquities of Egypt; Azza ElKholy, Head of Academic Research Sector della Biblioteca di Alessandria d’Egitto; Ahmed Mansour, Deputy Director of Calligraphy and Writing studies Center della Biblioteca di Alessandria d’Egitto; Mohamed Soliman, Head of Cultural Outreach Sector della Biblioteca di Alessandria d’Egitto.

Dario Diblasi direttore della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

“In un tempo di archeologia in frantumi  per guerre, terrorismo, incuria, aggressioni speculative”, scrive nella prefazione al programma Dario Di Blasi, curatore storico della rassegna, “si fa urgente per ogni comunità locale, in ogni parte del pianeta, il bisogno di occuparsi del proprio territorio, della propria storia a prescindere da quel che fanno o non fanno gli Stati nazionali, le organizzazioni internazionali, e le cosiddette istituzioni preposte alla tutela, alla conservazione e alla valorizzazione. Nessuna comunità è in grado di occuparsi di ciò a prescindere dalla conoscenza e dalla cultura e tutti gli strumenti che aiutano a diffondere conoscenza, sapere e cultura  come il cinema sono utili a  questo scopo. La rassegna è nata 28 anni fa per questo e questo rimane il suo intento”. Per Di Blasi questa sarà l’ultima rassegna: “Mi accingo a lasciare, dopo quasi trent’anni, questa attività legata alla rassegna  e non mi vergogno a citare ancora una volta queste frasi di Giovanni Semerano: …Solo i popoli che acquistano chiara coscienza del proprio passato sono in grado di costruire un avvenire commisurato alle proprie istanze, perché liberi da errori che gravano sull’antico cammino. Gli altri impigliati nei congegni di un mondo senz’anima, mimano ogni giorno una vita non alimentata da segrete salutari radici… È un linguaggio antico sempre più attuale!”.

Skyphos di ossidiana da Stabiae con scene di culto egiziano in mostra al museo Archeologico di Napoli

Simbolo della 28.ma edizione della rassegna roveretana è un particolare da una coppa in ossidiana conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli, per gentile concessione di Paolo Giulierini, direttore del Mann. “Il 21 e il 22 maggio del 1954, durante i lavori di scavo dell’ambiente n. 37 della Villa San Marco a Stabiae, l’attuale Castellammare di Stabia”, scrive O. Elia sul Bollettino d’Arte nel 1957, “si rinvennero numerosissimi frammenti di ossidiana finemente lavorata e una notevole quantità di fili d’oro e minuscole tarsie di malachite, diaspro giallo, lapislazzulo, corallo bianco e rosa, alcune ancora inserite in tralicci di lamine d’oro, che costituivano una ricca decorazione ad intarsio con motivi egittizzanti. Insieme con i frammenti furono anche rinvenute otto zampe leonine in argento forse appartenenti a un piccolo armadio in cui i preziosi vasi venivano custoditi. Gli scopritori, intuita l’eccezionalità del rinvenimento, trasferirono i frammenti presso l’Officina dei Restauri del museo nazionale di Napoli ove l’accurato e paziente lavoro di restauro permise di ricomporre due skyphoi quasi gemelli con decorazione egittizzante (Coppa A e Coppa B), uno skyphos più piccolo con elementi vegetali conservato quasi per intero (Coppa C) e parte di una phiale, una coppa poco profonda utilizzata per le libagioni, con scena nilotica”. “A questo primo restauro, conclusosi nel 1956”, ricorda Luigia Melillo della soprintendenza speciale per il Beni archeologici di Napoli e Pompei, “seguirono altri due interventi, uno effettuato nel 1964 e uno nel 1974, nel corso dei quali furono ricollocate ulteriori parti dell’intarsio e furono riassemblati frammenti delle anse. Ulteriori restauri nel 2011-2012 hanno consentito la corretta collocazione di alcuni frammenti e la riesposizione al pubblico delle tre coppe nel novembre 2012”.

Speciale focus sulla distruzione del patrimonio culturale in Siria e Iraq all’8^ edizione dell’Aquileia Film Festival: sei documentari, incontri con Matthiae, Volpe, Angela. Prima nazionale del film “Destruction of Memory” presente il regista Tim Slade e l’archeologo Daniele Morandi Bonacossi

Dal 26 luglio al 29 luglio 2017 l’ottava edizione dell’Aquileia Film Festival

Alberto Angela con Piero Pruneti, qui a Firenze

La Siria e la distruzione del patrimonio culturale, ma anche grandi scoperte archeologiche in Egitto e il fascino dei tesori dell’Estremo Oriente: sono alcuni temi affrontati dai film, selezionati da Dario Di Blasi, Gianluca Baronchelli tra i capolavori della produzione internazionale a tema archeologico, storico, etnologico, e dalle conversazioni con Paolo Matthiae (26/7), Giuliano Volpe (27/7), Alberto Angela (28/7), Tim Slade e Daniele Morandi Bonacossi (29/7), a cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, dell’ottava edizione di Aquileia Film Festival, rassegna del cinema archeologico in programma dal 26 al 29 luglio 2017, alle 21, in piazza Capitolo, davanti alla maestosa basilica dei Patriarchi di Aquileia. Ancora una volta il pubblico sarà l’unico giudice dei film in concorso, tutti doppiati in italiano, e decreterà con il proprio voto il vincitore del Premio Aquileia, un pregiato mosaico realizzato dalla Scuola Mosaicisti del Friuli. L’ingresso alla manifestazione è gratuito e, in caso di pioggia, le proiezioni si svolgeranno nella Sala Romana affacciata su piazza Capitolo (capienza 240 persone: assegnazione posti con ritiro del numero a partire dalle 19 all’ingresso della Sala Romana).

Il manifesto della mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” al museo Archeologico nazionale di Aquileia

L’Aquileia Film Festival apre dunque mercoledì 26 luglio 2017 alle 21, realizzato dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con Archeologia Viva con un’edizione che si lega a filo doppio alla mostra “Volti di Palmira ad Aquileia” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/07/01/archeologia-ferita-ad-aquileia-gli-eventi-collaterali-alla-mostra-volti-di-palmira-ad-aquileia-apre-morandi-bonacossi-sulla-distruzione-della-memoria-in-iraq-e-si/) e vuole esplorare da diverse prospettive, attraverso film e interviste con esperti, il tema del patrimonio culturale e dell’archeologia ferita. I film in concorso per l’ottava edizione affrontano temi diversi: il commercio di antichi tesori d’arte come fonte di finanziamento di guerre e un commovente omaggio a Khaled al-Asaad, responsabile del sito di Palmira, trucidato dai miliziani dell’Isis; un viaggio in Egitto alla scoperta del tempio di Amenhophis III, la storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé a Esfahan e la ricerca dell’antica Mahendraparvata, alle origini di Angkor. E sabato 29 luglio una serata evento straordinaria con l’anteprima italiana del film di produzione statunitense “Destruction of Memory” del regista australiano Tim Slade dedicato alla distruzione del patrimonio culturale nel mondo e la conversazione-intervista di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva e Tim Slade, regista del film e il professor Daniele Morandi Bonacossi, docente di Archeologia del Vicino oriente all’Università di Udine e direttore della missione archeologica a Ninive in Iraq. Per il terzo anno, in collaborazione con Arbor Sapientiae, casa editrice e di distribuzione editoriale specializzata del settore storico-archeologico, verrà allestito in piazza Capitolo un bookshop che proporrà un’ampia scelta di titoli per appassionati e studiosi. Ecco il programma completo.

L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis

MERCOLEDÌ 26 LUGLIO, ore 21: il film “Des trésors contre des armes/ Tesori in cambio di armi” (51’, Germania/Belgio, 2014) di Tristan Chytroschek. Il commercio di antichi tesori d’arte finanzia la guerra e la violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. La documentazione dimostra come i profitti derivanti dal mercato dell’antiquariato finanzino la fornitura di armi a gruppi terroristici. Ma da dove vengono questi tesori? Mentre in Afghanistan vengono depredate alcune tombe in un tempio buddista, la città siriana di Palmira viene sistematicamente saccheggiata. Segue la conversazione con Paolo Matthiae, decano degli archeologi assiriologi, scopritore di Ebla, su “L’utopia possibile: ricostruire il Vicino Oriente” Cosa rimane, cosa rimarrà – purtroppo le distruzioni sono ancora in corso – dell’immensa ricchezza archeologica e monumentale di Siria e Iraq? Dei luoghi dove tutto ha avuto inizio? Della madre della nostra civiltà? La risposta, affidata a Matthiae, è difficilissima, ma possibile sotto il profilo politico e tecnico e si inserisce nell’eterna lotta dell’uomo per salvare se stesso insieme alla propria memoria. Chiude la prima serata l’omaggio al martire di Palmira con il film di Alberto Castellani “Khaled al-Asaad. Quel Giorno a Palmira” (23’, Italia, 2015). Una ricerca d’archivio ha portato il regista a recuperare la lunga intervista concessagli dal famoso archeologo siriano, responsabile del sito di Palmira, trucidato barbaramente dai miliziani dell’Isis, per aver tentato di difendere quell’inestimabile patrimonio di una delle più preziose aree archeologiche del mondo. L’intervista risale a una decina di anni fa, al tempo in cui Castellani era impegnato in un programma dedicato alla regina Zenobia. Il recupero dell’intervista vuole offrire una sorta di viaggio della memoria per tener vivo il ricordo di un autentico eroe e meditare non solo sulle macerie ma anche sul dramma umano che la Siria sta oggi vivendo.

I Colossi di Memnone i resti più significativi del tempio funerario di Amenofi III a Tebe Ovest

GIOVEDÌ 27 LUGLIO, ore 21: apre il film “A la dècouverte du temple d’Amenhophis III / Alla scoperta del tempio di Amenhophis III” (54’, Francia, 2016) di Antoine Chènè. Solo i colossi di Memnone, a Luxor, indicavano fino a pochi anni fa il luogo dove sorgeva il più grande tempio mai costruito da un faraone. Le grandi tappe di una campagna internazionale condotta dall’egittologa Hourig Sourouzian sono rivissute attraverso i filmati girati a partire dal 2004, che documentano le spettacolari scoperte che hanno coronato le ricerche. Segue la conversazione con Giuliano Volpe, professore ordinario di archeologia all’Università di Foggia e presidente del Consiglio Superiore ‘Beni culturali e paesaggistici’ del MiBACT, su “Un patrimonio protagonista”. Negli ultimi due anni si è discusso di patrimonio culturale più che negli ultimi venti. Dopo un lungo periodo di disinteresse, il patrimonio culturale è diventato di grande attualità, riceve attenzione sui giornali, in televisione, sui social. Insomma il patrimonio culturale è tornato fra gli italiani. E in Europa: l’unica risposta davvero vincente in un continente in crisi può venire dalle “armi” della formazione e della cultura. Chiude la serata il film “Die Freitagsmoschee von Isfahan. Tausend Jahre Islamische Kunst / La moschea del Venerdì di Esfahan. Mille anni di cultura islamica” (15’, Iran, 2015) di Rüdiger Lorenz¨ Faranak Djalali. La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì di Esfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.

Alla Rassegna di Aquileia i segreti della città di Angkor, uno dei siti archeologici più importanti della Cambogia

VENERDÌ 28 LUGLIO, ore 21: apre la terza serrata il film “Aux sources d’Angkor / Alle origini di Angkor” (52’, Francia, 2015) di Olivier Horn. La pianura di Angkor è sovrastata da un altopiano fitto di boschi nei quali un’antica città medioevale giaceva sepolta. Alla ricerca di un insediamento più antico di Angkor, l’archeologo francese Jean-Baptiste Chevance e i suoi colleghi cambogiani, avvalendosi della tecnologia degli aerolaser, scoprono interi quartieri di una città, forse l’antica Mahendraparvata. Segue la conversazione con Alberto Angela, paleontologo, divulgatore scientifico, scrittore. Chiude la serata l’assegnazione del Premio Aquileia al film più votato dal pubblico.

“Destruction of memory”, film di Tim Slade

SABATO 29 LUGLIO, ore 21: serata speciale con l’anteprima italiana del film “Destruction of Memory / La distruzione della memoria” (fuori concorso, 80’, Usa, 2015) di Tim Slade. La guerra contro la cultura ha portato a esiti catastrofici nel secolo passato e non è finita, sta crescendo velocemente. In Siria e Iraq sono stati distrutti millenni di storia, singoli uomini hanno perso la vita per proteggere non solo altri esseri umani ma la nostra identità culturale, per proteggere la memoria delle nostre radici. Basato sul libro “The Destruction of Memory ” di Robert Bevan, il film non racconta solo le azioni di Daesh ma contiene interviste al Direttore generale dell’Unesco, al procuratore della Corte Internazionale per i Crimini di Guerra e a molti esperti internazionali e cerca di capire come siamo arrivati a questo punto. Segue la conversazione con il regista del film Tim Slade, e con Daniele Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente all’università di Udine e direttore della missione archeologica a Ninive in Iraq.