Al Firenze Archeofilm trionfano una pellicola sui cambiamenti climatici nel Medioevo (premio del pubblico) e un film manifesto sul futuro di Augusta (Sicilia) e la salvaguardia dei suoi monumenti (premi Università di Firenze e WebAward). Ex aequo il premio Museo di Preistoria a un provocatorio documentario sull’arte preistorica negli Usa e a un omaggio all’archeologo Ercole Contu
Il film “Le mystérieux volcan du Moyen-Âge / Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guerin è il primo titolo a finire sull’albo d’oro di Firenze Archeofilm, il festival internazionale di archeologia, arte e ambiente organizzato da Archeologia Viva al cinema La Compagnia di Firenze dal 14 al 18 marzo 2018. Cinque giornate, con proiezioni mattutine pomeridiane e serali (tutte a ingresso gratuito) che hanno visto in programma 70 film arrivati da tutto il mondo e sui quali il pubblico ha espresso un giudizio in qualità di giuria popolare. Alla fine il punteggio più alto arrivato dagli spettatori è andato appunto al film di Pascal Guérin ” Il misterioso vulcano del Medioevo” (Francia, 2017), che mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società.
Ma il vero trionfatore della prima edizione di Firenze Archeofilm, direttore artistico Dario Di Blasi, è stato il film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” (Italia, 2016; riedizione 2018) di Lorenzo Daniele, prodotto da Fine Art Produzioni srl e Alzati Augusta Ass. Culturale con il sostegno della Sicilia Film Commission e di Hangar Team onlus. L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia realizzati interamente in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. Il film ha ricevuto il prestigioso premio “Università di Firenze”, assegnato da una giuria tecnica costituita da tre docenti dell’ateneo, Fabio Martini, Silvia Pezzoli e Federico Pierotti, che hanno valutato oltre cinquanta film in concorso provenienti da tutto il mondo: “Originale e innovativo nel proporre l’archeologia industriale tra le tematiche archeologiche, il film si caratterizza per l’impianto complesso che sa sapientemente utilizzare più fonti documentarie (film, fotografia, archivi) armonizzate all’interno di una struttura discorsiva organica, coerente e coinvolgente. Le tecniche impiegate si apprezzano per la loro pregevole efficacia, non disgiunta da una indubitabile valenza empatica valorizzata anche dalla forza della semplicità. Si considera raggiunta l’obiettivo di sensibilizzare il pubblico verso l’opportunità di valorizzare il patrimonio storico-culturale locale, anche come esempio da replicare”. Oltre il premio “Università di Firenze” è stato assegnato anche il premio “WebAward” da una giuria composta da dodici archeologi-blogger: “Film che più ha saputo coniugare l’intento didattico con quello divulgativo e ha presentato la scoperta e lo studio archeologico come parte del tessuto storico e sociale di una comunità”.

La premiazione di Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio autori del film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente”
I premi sono stati consegnati al regista Lorenzo Daniele e all’autrice dei testi, l’archeologa Alessandra Cilio. “Una soddisfazione inaspettata,” ha affermato Lorenzo Daniele, “un’emozione unica nel ricevere questi premi, che dedico alla rinascita di una città, Augusta, che suscita nel pubblico un grande interesse per la sua potenziale bellezza storico-artistica e paesaggistica, ma che purtroppo è spesso presente nelle cronache per i disastri ambientali che la riguardano. L’Hangar di Augusta, da anni in totale stato di abbandono a causa di inestricabili intrecci burocratici, è il simbolo di quei monumenti, sparsi nel territorio nazionale, che rappresentano luoghi dell’anima per la collettività, negati alla pubblica fruizione”. E la sceneggiatrice Alessandra Cilio: “Quello che ci auguriamo, con la vittoria di questo film, è che la cittadinanza megarese prenda finalmente coscienza di sé e del proprio patrimonio culturale. I monumenti di Augusta sono tanti, belli ma fragili: sta a noi cittadini spenderci attivamente per tutelare e tramandarne la memoria”.

Un frame del film “De l’art au temps des dinosaures? / Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret, François-Xavier Vives
Un ex aequo è arrivato dalla giuria del premio Museo di Preistoria che ha decretato vincitore il film francese “Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret e François-Xavier Vives e la pellicola di Andrea Fenu “Ercole Contu e la scoperta della tomba dei Vasi tetrapodi”. Il film “De l’art au temps des dinosaures? / Arte al tempo dei dinosauri?” di Jean-Luc Bouvret, François-Xavier Vives (Francia, 2016) racconta la traversata del West americano sulle orme dei suoi primi abitanti: un’esplorazione inedita delle più lunghe gallerie di arte rupestre al mondo, con migliaia di dipinti e graffiti misteriosi, tra i quali si pensa di riconoscere il profilo di marziani o di animali preistorici! Una prova che uomini e dinosauri sono vissuti insieme? Tra “evoluzionisti” e “creazionisti” il dibattito è acceso. Ma gli indiani Hopi, antichi abitanti della regione, stanno per inserirsi nella discussione. Invece il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi tetrapodi” di Andrea Fenu (Italia, 2016/2017) ci porta al 1959, ad Alghero dove, dopo 5000 anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del mediterraneo. A 60 anni dalla scoperta, nell’estate del 2016 l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura: un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento da condividere con tutti. Ercole Contu ci ha lasciati lo scorso 7 gennaio 2018. Avrebbe compiuto 94 anni il 18 gennaio.
Tutto pronto per la prima edizione di Firenze Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente, in programma a Firenze con la direzione artistica di Dario Di Blasi. Ricordo-omaggio di Folco Quilici
Il promo – che qui possiamo vedere -, realizzato da Fine Art, per tre giorni ha accompagnato i lavori di TourismA 2018 per lanciare la prima edizione di Firenze Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente, in programma dal 14 al 18 marzo 2018 al cinema La Compagnia, in via Cavour 50r a Firenze, a un passo dal duomo di Santa Maria in Fiore. All’epoca di TourismA il programma definitivo non era ancora stato chiuso dal direttore artistico Dario Di Blasi, che per trent’anni è stata l’anima della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, ma già dal promo si poteva farsi un’idea della portata della nuova kermesse cinematografica: “Realizzata in meno di tre mesi. Quasi un’impresa”, ha più volte sottolineato il direttore artistico impegnato in questa nuova sfida. Ora, a meno di una settimana dal via, tutto è pronto per la prima edizione di Firenze Archeofilm, organizzato da Archeologia Viva (Giunti Editore) nell’ambito delle manifestazioni promosse da TourismA: una sessantina di film (molti doppiati, alcuni sottotitolati, altri in lingua originale) provenienti da una dozzina di Paesi, con proiezioni in tre fasce orarie: il mattino (9.30-12.45), il pomeriggio (15-19.15), la sera (20.45-23). “Firenze Archeofilm propone un programma che spazia dall’archeologia all’etnografia ai temi dell’ambiente e dell’arte”, spiega Di Blasi, “con due parole d’ordine: garanzia scientifica e spettacolarità. Capace, quindi, di accontentare lo spettatore più esigente”. E continua: “Per questi tipi di film c’è una notevole produzione a livello mondiale alimentata dalla domanda dei network stranieri che propongono tali capolavori sulle reti nazionali. Da noi ciò non accade e un festival di questo tipo rappresenta un’opportunità unica per il pubblico italiano che voglia attingere a una corretta informazione tramite il cinema”.

Il film “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro
L’inaugurazione mercoledì 14 marzo 2018. Nella sezione del mattino, da segnalare “L’énigme du Grand Menhir / L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba, Jean-Marc Cazenave (Francia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): fin dall’antichità, viaggiatori, poeti e scienziati hanno interpretato i megaliti neolitici sorti lungo le coste dell’Atlantico come soldati pietrificati, templi, altari o osservatori astronomici. Dopo diversi anni di scavi, l’archeologo Serge Cassen cerca di decifrare, anche grazie alla tecnologia digitale, i segni e i simboli incisi su queste pietre mille anni prima della nascita della scrittura in Medio Oriente. “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro (Francia, 2017; lingua: italiano): Sugli altopiani iraniani si trova la culla di una delle più grandi civiltà di costruttori dell’antichità: i Persiani. Qui hanno edificato un capolavoro di architettura: Persepoli. Fino a oggi, si pensava che il sito si limitasse alla sua terrazza imponente, utilizzata dai re persiani solo qualche mese all’anno. Ma le recenti scoperte rivelano uno scenario completamente diverso, quello di una città tra le più ricche del mondo antico: un Eden tra le montagne persiane. Nel pomeriggio, “Mésopotamie, une civilisation oubliée / Mesopotamia, una civiltà dimenticata” di Yann Coquart (Francia, 2017; lingua: italiano): Lontana dalle principali spedizioni archeologiche del XX secolo per ragioni geopolitiche, la Mesopotamia settentrionale è il cuore dell’impero assiro. Per dieci anni, le porte di questo continente si sono gradualmente aperte e i più grandi archeologi del nostro tempo si sono affrettati a mappare, registrare, cercare, analizzare il territorio. Il film racconta un’incredibile avventura archeologica, tra passato e presente, in cui la conoscenza scientifica diventa una risposta alla barbarie. “Secret of Sakdrisi / Il segreto di Sakdrisi” di Toma Chagelishvili (Georgia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): Nel 2006, una spedizione tedesco-georgiana informò la comunità scientifica di aver fatto una scoperta sensazionale. Nella regione di Qvemo Qartli, in Georgia, era stata scoperta la più antica miniera d’oro al mondo, risalente all’incirca a 5500 anni fa. Il film racconta la storia di Sakdrisi – è stata una scoperta sensazionale oppure una menzogna su scala internazionale? – e come era il mondo 5500 anni… La sera, “Great human odyssey / La grande odissea umana” di Niobe Thompson (USA, 2016; lingua: Italiano): il film è uno spettacolare viaggio che segue le orme dei nostri antenati che dall’Africa, dove vivevano in piccoli e isolati gruppi, raggiunsero e popolarono rapidamente ogni angolo del pianeta. I nuovi dati scientifici ci portano alla scoperta delle capacità e delle tecnologie sviluppate da questi antichi grandi uomini per sopravvivere a climi e situazioni estreme… “Die Freitagsmoschee von Isfahan. Tausend Jahre Islamische Kunst / La moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rudiger Lorenz, Faranak Djalali (Iran, 2016; lingua: italiano): la storia millenaria della grandiosa Moschea di Jamé di Isfahan, meglio nota come Moschea del Venerdì. Un viaggio nel cuore di questa città iraniana, alla scoperta di questo straordinario monumento e delle le varie culture che si sono intrecciate e succedute nei secoli.
Giovedì 15 marzo 2018, seconda giornata, il mattino c’è un film in sardo “Sos Nuragicos” di Ennio Cosma Solinas (Alienie) (Italia, 2017; sottotitoli: italiano): documentario sulla civiltà nuragica in Sardegna, interpretato dagli alunni delle scuole elementari di Bonorva. La ricostruzione approssimativa della vita nuragica è realizzata interamente presso il Nuraghe di Santu Antine di Torralba (Sa). Il film è diviso in capitoli a seconda dei ruoli che gli uomini di quel periodo svolgevano per portare avanti la loro società, i riti e le abitudini. “Les statues bougent à Alexandrie / Le statue di Alessandria si muovono” di Raymond Collet (Egitto, 2016; lingua: italiano): ad Alessandria le statue si muovono. E anche gli obelischi… I Tolemei, che hanno governato l’Egitto in età ellenistica, le hanno fatte scolpire per decorare la loro nuova capitale. In seguito, queste pietre millenarie hanno viaggiato fino a Roma, Londra e New York, dove si trovano attualmente. In età moderna sono state commissionate statue in marmo e in bronzo a Parigi e ad Atene per decorare le piazze di Alessandria. Anche queste statue sono comparse, scomparse e riapparse nel corso della storia della città. Nel pomeriggio, “Marly, le chateau disparu du Roi Soleil / Marly, il castello scomparso del Re Sole” di Laurent Marmol, Frédéric Lossignol (Francia, 2015; lingua: italiano): scavi archeologici effettuati nel 2015 nella tenuta di Marly, vicino a Versailles, hanno rivelato novità sulla storia di questa meraviglia architettonica. La residenza era il rifugio di Luigi XIV quando voleva trascorrere un po’ di tempo con la sua famiglia e i suoi amici, lontano dalla pompa di Versailles. A 300 anni dalla sua morte, questi scavi sono un’opportunità per scoprire la storia di questa residenza dall’architettura unica e per ripercorrere la vita privata del Re Sole. La sera, “La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé / La tomba di Gengis Khan, il segreto svelato” di Cédric Robion (Francia, 2016; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): sin dal XIII secolo, generazioni di esploratori, scienziati e storici sono stati affascinati dal mistero archeologico della tomba di Gengis Khan, nascosta da qualche parte in Mongolia. Otto secoli dopo la sua morte, un team francese ha iniziato a studiare antichi testi segreti per scoprire le tracce dell’imperatore mongolo. Tutti gli indizi indicano una zona sacra in cui è vietato l’accesso ma il professor Giscard è stato in grado di penetrarla con un gruppo di scienziati per condurre un’indagine straordinaria.
Terza giornata, venerdì 16 marzo 2018. Al mattino, “Eis Pegas / Alle Sorgenti” di Andrea Giannone (Italia, 2016; lingua: italiano e inglese, sottotitoli: italiano): l’assistente di Werner Herzog si sposta da Londra a Modica in Sicilia per effettuare dei sopralluoghi nella Cava Ispica, tra grotte, catacombe, affreschi bizantini e la natura rigogliosa del Parco Archeologico. La giovane straniera proverà a illustrarne la storia, le bellezze naturali, le ricerche archeologiche, documenterà il lavoro di restauro compiuto sui reperti, studierà i riti religiosi legati alla tradizione, e sarà lentamente rapita dal mistero senza tempo della Cava. “Con gli occhi di un pellegrino. La via romanica delle Alpi” di Lucio Rosa (Italia, 2012; lingua: italiano): il XII secolo in Europa. L’appello del papa per la prima crociata fomenta un entusiasmo che colpisce e muove le masse. La meta era la Terra Santa. Uno degli itinerari più frequentati era quello che valicando le Alpi sul tracciato dell’antica Via Claudia Augusta raggiungeva Venezia per imbarcarsi verso la meta agognata. Lungo i percorsi medievali era sorta una concentrazione di ospizi e cappelle per la sosta e il ristoro dei pellegrini… Nel pomeriggio, “The killing of the basque whalers / L’assassinio dei balenieri baschi” di Eñaut Tolosa, Beñat Iturrioz (Paesi Baschi, 2016; lingua: italiano): nel 1615 tre baleniere basche giunsero presso la costa islandese. Sfortunatamente, al momento di andarsene, le barche affondarono e l’equipaggio rimase in Islanda, dove ben presto si crearono tensioni con i locali. “Le mystérieux volcan du Moyen-Âge / Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guérin (Francia, 2017; lingua: italiano): il film mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società… La sera, “Chambord, le chateau, le roi et l’architecte / Chambord, il castello, il re e l’architetto” di Marc Jampolsky (Francia, 2015; lingua: italiano): Dal progetto di un casino di caccia immaginato dal giovane Francesco I, al capolavoro concepito da un anziano Leonardo da Vinci e avviato dal giovane monarca. Questo filmato è una stimolante indagine sul mistero del castello di Chambord, tra i più noti della Valle della Loira, in Francia: fino a oggi, solo poche erano le notizie relative alle sue origini e al significato della sua strana architettura…
Sabato 17 marzo 2018, quarta giornata di proiezioni, apre con “A gigantic jigsaw puzzle: the epicurean inscription of Diogenes of Oinoanda / Un gigantesco puzzle: l’iscrizione epicurea di Diogene di Oinoanda” di Nazım Güveloglu (Turchia, 2012; lingua: inglese, turco; sottotitoli: italiano): l’antica città di Oinoanda conserva forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. Prendendo le mosse dalla storia della ricerca su questa iscrizione, il film sviluppa la visione epicurea di concetti come piacere, felicità, amicizia, sogni e dèi. “Archipelago” di Camilla Insom, Giulio Squillacciotti (Italia/Iran, 2017; lingua: persiano, arabo; sottotitoli: italiano, inglese): grazie a un accesso eccezionale mai dato prima a una troupe straniera, il film racconta antichi miti, suoni, riti di esorcismo e spiriti. Nel Sud dell’Iran, su un gruppo di isole del Golfo Persico, uomini e spiriti convivono da secoli. La cultura e le tradizioni di queste isole sono il risultato dell’incontro tra l’Africa, i paesi Arabi e l’Iran, traducendosi in un insieme sincretico di credenze.Nel pomeriggio, “Le char chinois. A l’origine du premier empire / Carri cinesi. All’origine del primo impero” di Julia Clark (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): Per più di mille anni i carri da guerra hanno imperversato sui campi di battaglia della Cina antica, simboli di una tecnica militare che qui si è sviluppata prima che nel resto del pianeta, e che ha contribuito a unificare la nazione cinese. Grazie alle più recenti scoperte archeologiche e alla ricostruzione di un carro, verificata attraverso alcuni testi antichi, scopriremo come i Cinesi hanno messo a punto tale sofisticato mezzo di combattimento. “Le harem du pharaon soleil / L’harem del faraone del sole” di Richard Reitz (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): nel gennaio del 2011, mentre la regione del Cairo subiva gli attacchi della rivoluzione egiziana, l’università di Basilea realizzava due importanti scoperte nella Valle dei Re: una cripta contenente decine di corpi e una tomba fino a quel momento sconosciuta. Mentre gli archeologi e gli studiosi riflettono sull’identità dei resti contenuti in queste tombe, giungono a una conclusione stupefacente… La sera, “La Cité Interdite revelée / La Città Proibita rivelata” di Ian Bremner (Inghilterra, 2017; lingua: italiano): il documentario ci rivela la storia e i segreti della costruzione della Città Proibita a Pechino. Un palazzo che riflette l’ambizione politica del suo fondatore, l’imperatore Yongle della dinastia Ming, e le innovazioni tecnologiche dell’epoca.

La kermesse fiorentina si chiude con un doveroso omaggio al grande documentarista, divulgatore scientifico, scrittore e ambientalista, Folco Quilici, scomparso il 24 febbraio 2018
Domenica 18 marzo 2018, giornata finale con le premiazioni dei film più apprezzati. Al mattino, fuori concorso, “Nemi il mistero sommerso del lago” di Massimo My (Italia, 2004; lingua: italiano, sottotitoli: inglese): . Nel pomeriggio, sempre fuori concorso, “La fortuna degli Etruschi” di Marzia Marzolla, Matteo Bardelli (Italia, 2017; lingua: italiano); “Palermo arabo-normanna” di Eugenio Farioli Vecchioli, Maura Calefati (Italia, 2018; lingua: italiano); “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; lingua: italiano). Quindi si procede con la cerimonia di premiazione che apre con l’assegnazione del premio “Firenze Archeofilm” al film più votato dal pubblico. Quindi il premio “Università di Firenze”, votato da una giuria composta da tre docenti dell’ateneo: Fabio Martini (Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo), Silvia Pezzoli (Scienze della comunicazione), Federico Pierotti (Storia del cinema); e il premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria” al miglior film di archeologia preistorica indicato da una giuria composta da tre archeologi del museo: Fabio Martini, Domenico Lo Vetro, Silvia Casciarri. Chiude il premio “WebAward” al film che più ha saputo coniugare l’intento didattico con quello divulgativo e ha presentato la scoperta o lo studio archeologico come parte del tessuto storico e sociale di una comunità scelto da una giuria di archeoblogger. Firenze Archeofilm chiude alle 17.30 con l’intervento di Brand Quilici per un doveroso omaggio a Folco Quilici, grande documentarista, divulgatore scientifico, scrittore e ambientalista, scomparso il 24 febbraio 2018. Sarò proiettato il film “L’impero di marmo” di Folco Quilici (Italia, 2004; lingua: italiano): affascinante documentario che narra dei cacciatori di marmi alla ricerca dei vecchi giacimenti della pietra che riluce che rese splendida Roma. Folco Quilici realizza con la sua consueta abilità narrativa un racconto archeologico che ha come protagonista il marmo policromo,quel materiale meraviglioso che caratterizzò tutte le costruzioni del mondo romano dal I al III secolo e che ispirò poi il Rinascimento italiano.
VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Catania): un viaggio attraverso i luoghi e il tempo con una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo

La locandina della VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct)

Pubblico nella chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara sede della rassegna di Licodia Eubea
Una ventina di film, incontri con i protagonisti, laboratori per i ragazzi, visite guidate, aperitivi al museo: ecco la VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea, 6° Premio “Antonino Di Vita”, 4° Premio “Archeoclub d’Italia”, che si tiene nel piccolo centro dell’entroterra catanese da giovedì 19 ottobre a domenica 22 ottobre 2017, promosso dall’associazione culturale ArcheoVisiva e dall’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. “Licodia Eubea, ancora una volta, diventa il nostro cinematografo d’autunno”, scrivono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della rassegna, nel dare il benvenuto agli ospiti: “Le luci si abbassano dentro la piccola chiesa sconsacrata di San Benedetto e Santa Chiara e si comincia a viaggiare attraverso i luoghi e il tempo. Esploreremo le grotte dipinte di Chauvet e Lascaux, e gli imponenti megaliti preistorici eretti lungo le coste dell’Atlantico, visiteremo la Sardegna nuragica, templi e fortificazioni greche, anfiteatri romani di Sicilia. Ci spingeremo fino al villaggio turco di Enoanda, dove è stata rinvenuta la più lunga iscrizione filosofica del mondo antico, e ancora più ad Oriente, nella iraniana Esfahan, dove la Moschea del Venerdì si svelerà in tutto il suo splendore. Ma assisteremo anche a storie di archeologia frantumata, ferita, di civiltà abusate e piegate alla logica illogica della politica e di torbidi traffici internazionali”. Anche quest’anno non mancano le conversazioni con ricercatori, registi e autori per creare un dialogo tra i produttori e gli archeologi. E certo, a scorrere gli ospiti presenti, la kermesse di Licodia Eubea si conferma un appuntamento di tutto rispetto. Alla VII Rassegna sarà possibile incontrare i registi Canio Alfieri Sabia, Marc Azéma, Giovanna Bongiorno, Davide Borra, Peter Brems, Jean-Marc Cazenave, Tristan Chytroschek, Pascal Cuissot, Faranak Djalali, Andrea Fenu, Sonia Giardina, Daniele Greco, Nazım Güveloğlu, Rüdiger Lorenz, Wolfgang Luck, Claudio Rossi Massimi, Davide Melis, Davide Morena, Rosanna Pesce, Lucio Rosa, Marie-Anne Sorba, Wim van den Eynde. E poi gli archeologi Stefania Berutti, Michele Stefanile; il direttore della rassegna del cinema archeologico di Rovereto Dario Di Blasi; il pittore Alessandro La Motta. Tra le autorità, Massimo Frasca, docente di Archeologia classica all’università di Catania; Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e antichità italiche all’università di Macerata; Dario Palermo, direttore scuola specializzazione Beni archeologici dell’università di Catania; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania; Laura Maniscalco, Orazio Palio, docente di Scienze della Formazione all’università di Catania; Andrea Patané e Maria Turco della soprintendenza per i Beni Culturali e ambientali di Catania; Fulvia Toscano, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos; il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga, e l’assessore Dario Tripiciano.
Tra le attività collaterali, momenti ludico-didattici dedicati alle scuole e una mostra d’arte pittorica dal titolo evocativo, “Dee madri nella terra del mito”, realizzata da Alessandro La Motta. Il percorso espositivo ruota intorno all’arte classica, spiegano i promotori, e trae ispirazione dall’archeologia della Sicilia. Ideato alcuni anni fa, questo affascinante percorso di rilettura dell’antico si è concretizzato in alcuni interessanti allestimenti realizzati in spazi di grande interesse archeologico e storico. Questi innesti di arte contemporanea in contesti naturalmente vocati a ospitare l’arte antica hanno consentito un autentico stimolante dialogo tra passato e presente, rafforzando l’idea che la rilettura del passato in chiave moderna possa rappresentare un’occasione di rinascita per quel mondo visivamente sbiadito ma solo apparentemente lontano da noi. La mostra è una raccolta di opere pittoriche con cui l’artista celebra il mondo classico e lo straordinario patrimonio archeologico siciliano traendo ispirazione in particolare da un mito tanto caro all’isola al centro del Mediterraneo, quello di Demetra, Persefone e Ade. Connesso all’alternarsi delle stagioni e alla ciclicità del tempo e dalle fonti letterarie classiche collocato sulle sponde del lago di Pergusa (Enna), il mito del rapimento di Persefone/Proserpina da parte di Ade/Plutone è tornato all’attenzione del grande pubblico dopo la restituzione alla Sicilia della scultura in terracotta di età greca nota come “testa di Ade”, trafugata negli anni Settanta da Morgantina, e rimpatriata in Italia nel 2016 dal J.P. Getty Museum di Los Angeles, grazie al lavoro scientifico promosso da Serena Raffiotta (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/12/07/barbablu-torna-a-casa-la-testa-di-ade-dal-21-dicembre-sara-esposta-definitivamente-al-museo-archeologico-di-aidone-enna/). Proprio questa vicenda ha fortemente stimolato in Alessandro La Motta il desiderio di dedicare un nuovo progetto al mondo classico, traendo ispirazione proprio da quei miti e racconti della letteratura antica che riguardano la Sicilia e vi sono ambientati, come quello di Demetra, Persefone e Ade, senza trascurare i miti omerici e le leggende siciliane, avvicinandosi ai riti e alle divinità che la penetrazione greca del territorio centro e sud orientale della Sicilia ha lasciato, con le imponenti e numerose vestigia archeologiche.
La VII Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea apre ufficialmente giovedì 19 ottobre 2017, alle 17.30, con gli interventi di Giacomo Caruso, presidente Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea; Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici della Rassegna; Giovanni Verga, sindaco di Licodia Eubea; Maria Grazia Patanè, soprintendente ai Beni Culturali e ambientali di Catania. La prima proiezione, alle 18, per “Cinema e archeologia”, gioca in casa con il film “Catania da scoprire: l’Anfiteatro di Catania” di Sonia Giardina (13’, Italia, 2014). Archeologia e arte si mescolano con naturalezza alla realtà urbana di piazza Stesicoro: qui l’anfiteatro romano, i palazzi settecenteschi e la vitalità del centro storico offrono al visitatore un percorso unico. Un documentario realizzato dagli studenti del “Laboratorio multimediale di comunicazione dei Beni Archeologici” del Dipartimento di Scienze della Formazione. Segue il film fuori concorso “Paesaggi calatini. Terre d’Africa e d’Europa” di Davide Melis (48’, Italia, 2017). È un racconto sulle caratteristiche geologiche, archeologiche, artistiche e monumentali del territorio calatino. Il linguaggio del documentario tende attraverso gli occhi di una Musa ad accompagnare lo spettatore durante le tappe più importanti del viaggio. Tra immagini, suoni e parole, si intende stimolare lo spettatore alla scoperta e l’appassionato ad approfondire le sue conoscenze su questo territorio a metà tra l’Africa e l’Europa. Alle 19, per “Incontri di archeologia” Maria Turco della soprintendenza di Catania e Orazio Palio dell’università di Catania intervengono su “Nuove indagini archeologiche a Licodia Eubea” condotte recentemente dalla soprintendenza in sinergia con l’Archeoclub. Alle 19.30, tradizionale appuntamento con l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21 con il film fuori concorso “La sindrome di Antonio” di Claudio Rossi Massimi (105’, Italia, 2016). Commedia on the road che racconta il viaggio di un giovane ragazzo, Antonio, attraverso la Grecia per riscoprire i luoghi affascinanti, il mito di Platone e in fondo, alla fine, anche se stesso.
La seconda giornata della rassegna, venerdì 20 ottobre 2017, apre alle 10.30 con “Ragazzi e Archeologia”, sezione dedicata a film d’animazione, docufiction e attività didattiche pensate per il pubblico più giovane: “Picchetto l’Archeologo: lo scavo” di Davide Morena (47’, Italia, 2011-2013). Picchetto L’Archeologo è un progetto de Le chiavi della Città, rivolto ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno aderito alle proposte didattiche dell’assessorato alla Pubblica Istruzione di Firenze. Un’iniziativa che si inserisce nell’ambito di un piano d’intervento dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze volto a favorire l’approfondimento di temi legati alla storia, all’archeologia e alle tradizioni del territorio, in collaborazione coi Servizi Educativi della soprintendenza per i Beni archeologici della Toscana, il museo Archeologico e il museo Egizio di Firenze. Il programma continua nel pomeriggio. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Via Herculia. Terre Lucane” di Canio Alfieri Sabia (8’, Italia, 2015). L’obiettivo è quello di far ripercorrere l’antica Via Herculia, una strada costruita in età imperiale nel cuore della Lucania, come un itinerario di conoscenza storica e culturale legato alle tradizioni agroalimentari tipiche del territorio lucano, tratteggiando i contenuti di una ricerca scientifica condotta con approccio multidisciplinare. Segue il film “La Diocesi di Tricarico nella sua storia. L’eredità culturale di una comunità” di Canio Alfieri Sabia (6’, Italia, 2016). Il video, prendendo spunto dai risultati di una ricerca multidisciplinare che ha consentito l’allestimento di un Museo diocesano, racconta dell’eredità artistica e culturale di una comunità ricca di storia, le cui virtù hanno permesso di trasmettere alle future generazione l’essenza della propria identità. Chiude questa sezione il film “Guerrieri rubati” di Wolfgang Luck (52’, Germania, 2014). Com’è possibile che una statua del più famoso tempio di Cambogia finisca nel catalogo d’asta di Sotheby? Il documentario narra la storia di un incredibile caso d’arte rubata. Seguiremo le tracce della scultura trafugata di un emblematico guerriero, da un tempio Khmer fino ad un’elegante casa d’aste a New York. Un viaggio investigativo nel torbido mondo del commercio di antichità.
Per “Incontri di Archeologia”, alle 18.30, l’archeologa Stefania Berutti su “La Storia viva, viva la Storia! La divulgazione scientifica attraverso i romanzi storici”. Dopo l’incontro riprende “Cinema e Archeologia” con il film “Quando Homo Sapiens inventò il suo cinema” di Pascal Cuissot, Marc Azéma (52’, Francia, 2015). Il documentario porta lo spettatore sulle prime tracce del cinematografo, attraverso 20mila anni di arte paleolitica. Gli esperti di cinema rimangono increduli di fronte ai numerosi casi di scomposizione del movimento e alla scoperta di un meccanismo in grado di creare un’animazione combinando due immagini. Un’indagine sorprendente, che ci conduce fino al cuore del DNA culturale del genere umano. Quindi, alle 20, pausa per “Aperitivo al Museo”: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. La Rassegna riprende alle 21.30 con il film “Pokot. Un popolo della savana” di Lucio Rosa (45’, Italia, 2009). Nelle savane del Kenya nord-occidentale vivono i Pokot, un popolo di pastori. La vita dei Pokot, pastori seminomadi, tradizionalmente lontana dal progresso, è rimasta quasi immutata nel corso dei secoli. Tuttavia, oggi, anche tra i Pokot molte tradizioni, usi, costumi stili di vita, stanno cambiando adattandosi al presente.
La terza giornata della Rassegna, sabato 21 ottobre 2017, inizia direttamente nel pomeriggio alle 17.30. Per “Cinema e Archeologia” si proietta il film “Himera e il Tempio della Vittoria” di Davide Borra (12’, Italia, 2016). Il video racconta le vicende legate alla famosa battaglia di Himera vinta contro i Cartaginesi nel 480 a.C., presenta la ricostruzione virtuale del Tempio della Vittoria e termina con le immagini relative alla recente campagna di scavo della necropoli occidentale e la straordinaria scoperta di fosse comuni e sepolture di cavalli. Segue il film “Assalto alle mura greche di Hipponion Valentia” di Rosanna Pesce (4’, Italia, 2016). Delle maestose mura greche di Hipponion Valentia, l’odierna Vibo Valentia, sono giunte a noi solo brevi tratti. Nel corto animato, si svolge un’ipotetica scena di assalto alle mura. Le mura sono totalmente realizzate in computer grafica e uno dei personaggi principali è stato ottenuto dalla scansione tridimensionale del corpo di un atleta. Quindi il film “Tesori in cambio d’armi” di Tristan Chytroschek, Peter Brems, Wim van den Eynde (52’, Germania, 2014). Il traffico clandestino di antichi tesori alimenta guerre e violenza, secondo quanto riferito da Interpol e FBI. Il documentario indaga queste affermazioni e mostra come i proventi del commercio illegale di antichità finanzi attività terroristiche in paesi come Afghanistan, Iraq e Siria. Alle 19, per “Incontri di Archeologia” Michele Stefanile, archeologo subacqueo dell’università di Napoli “L’Orientale” parla di “Andare per le città sepolte”. Quindi alle 20, pausa per l’Aperitivo al Museo: visita guidata alle sale del museo civico “Antonino Di Vita” con degustazione di prodotti enogastronomici tipici. “Cinema e Archeologia” riprende alle 21.30 con il film “Un puzzle gigantesco. L’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda” di Nazım Güveloğlu (32’, Turchia, 2012). L’antica città di Enoanda presso Fethiye ospita quella che è forse la più grande iscrizione filosofica del mondo antico. L’iscrizione, la cui lunghezza massima arriva a ottanta metri, fu fortemente voluta da Diogene di Enoanda per trasmettere la filosofia epicurea alle generazioni future e ai visitatori della città. L’approccio epicureo di concetti come il piacere, la felicità, l’amicizia, i sogni e le divinità, vengono discussi alla luce della storia della ricerca e se ne evidenzia la sorprendente attualità. Chiude la serata il film “La Moschea del Venerdì di Isfahan. Mille anni di cultura islamica” di Rüdiger Lorenz, Faranak Djalali (15′, Iran, 2015). La storia ultramillenaria della grandiosa Moschea di Jamé, comunemente nota come Moschea del Venerdì, di Isfahan. Un viaggio tra le varie epoche e culture che si sono intrecciate nei secoli alla vita di questo straordinario monumento nel cuore della città iraniana.
Ultima giornata, domenica 22 ottobre 2017, e ultimi film in concorso. Alle 17, per “Cinema e Archeologia” il film “Ercole Contu e la scoperta della Tomba dei Vasi Tetrapodi” di Andrea Fenu (19’, Italia, 2017). Nel 1959, ad Alghero, dopo più di 5mila anni di oblio, l’archeologo Ercole Contu riportò alla luce una delle sepolture neolitiche più importanti del bacino del Mediterraneo. A sessant’anni dalla scoperta, l’ultra novantenne archeologo è ritornato nel sito per raccontarci la sua straordinaria avventura : un racconto ricco di storia e di emozioni, dal quale è nato questo documento prezioso da condividere con tutti. Segue il film “L’enigma del Gran Menhir” di Marie-Anne Sorba e Jean-Marc Cazenave (52′, Francia, 2016). Settemila anni fa le popolazioni che vivevano sull’Atlantico hanno innalzato dei megaliti. Grazie alla tecnologia digitale oggi è possibile decifrare il significato di questi simboli preistorici. Alle 18.30, per “Una finestra sul documentario siciliano” interviene il regista Daniele Greco con due suoi film, fuori concorso: il primo, “A lu cielu chianau” (12’, Italia, 2015). Seguendo il taglio narrativo/antropologico, il documentario descrive alcuni degli avvenimenti legati alla festa di Maria SS. Assunta di Randazzo, detta “la Vara”. Attraverso un rito a metà tra il religioso e il pagano, la comunità conferma a se stessa la propria identità. Ogni scena racconta un singolo tassello di quella che viene vista come un’unica grande azione collettiva: un moto tradizionale del popolo dall’origine atavica. L’altro, “Il giorno del muro” (13’, Italia, 2017). “Tre cose sottili sono il maggior sostegno del mondo: il sottile rivolo di latte dalla mammella della mucca dentro il secchio; la foglia sottile del frumento ancora verde sulla terra; il filo sottile sulla mano di una donna industriosa” (The Triads of Ireland, IX secolo). A Capizzi, un borgo di montagna nel cuore della Sicilia, la festa del Santo è occasione per offrire i frutti della terra e rivivere , nella ripetizione dei gesti atavici, un rito dalle origini antiche, che mescola miti religiosi a costumi tribali.

Chiude la rassegna il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele
Alle 19, presentazione della mostra “Le dee madri nella terra del mito. Un viaggio in Sicilia” e incontro con l’artista che l’ha curata, il pittore Alessandro La Motta. Alle 19.30, chiude la sezione “Cinema e archeologia” con il film fuori concorso “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (50’, Italia, 2016). L’Hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia interamente realizzati in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante. La cerimonia di premiazione inizia alle 20.30, con la proclamazione del film più votato dal pubblico. Consegna i premio “Archeoclub d’Italia” Fulvia Toscano, presidente Archeoclub d’Italia di Giardini Naxos. Quindi si passa al premio “Antonino Di Vita”: un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico. Consegna il premio Maria Antonietta Rizzo Di Vita dell’università di Macerata. “Mondo antico e contemporaneo”, concludono Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, “si osservano all’interno della nostra rassegna, si incontrano e si raccontano a vicenda. Lo fanno attraverso il cinema, la pittura, la scrittura. E il risultato è tale che, come dice qualcuno, si può giocare qualche secondo a chiudere gli occhi, e immaginare che il passato è ieri, e che gli antichi non sono morti da secoli. Si sono solo allontanati un momento”.
Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: 56 film da una ventina di Paesi e sei conversazioni con protagonisti della ricerca archeologica. Ecco i titoli da non perdere

Il manifesto della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto dal 3 all’8 ottobre 2017
Il conto alla rovescia è iniziato per la più attesa kermesse sulla filmografia documentaristica della ricerca del mondo antico. Tra una settimana all’auditorium Melotti di Rovereto si aprirà ufficialmente la 28ma rassegna internazionale del Cinema archeologico, promossa dalla fondazione Museo Civico di Rovereto e diretta per l’ultima volta da Dario Di Blasi. Dal 3 all’8 ottobre 2017 saranno presentati 56 film da una ventina di Paesi, e si terranno 6 conversazioni con i protagonisti dell’archeologia: un’immersione totale nel lontano passato grazie alla sensibilità di alcuni dei migliori registi mondiali nel campo della divulgazione archeologica attraverso il cinema (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/08/20/rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-prende-forma-il-programma-della-28-ma-edizione-dal-3-all8-ottobre-2017-sara-lultima-curata-da-dario-di-blasi-56-film-d/). “La manifestazione”, scrive nella presentazione della brochure della rassegna Giovanni Laezza, presidente della Fondazione, “che da ben ventotto anni viene proposta dalla nostra istituzione ha molti meriti, primo fra tutti quello di ricordare la figura del roveretano Paolo Orsi, archeologo stimato, che con la sua opera scientifica ha portato alto il nome del Museo e della sua città natale, a livello nazionale e internazionale. Anche quest’anno ne celebriamo la memoria attraverso un premio a suo nome, il tredicesimo Premio Paolo Orsi consegnato al documentario giudicato da una giuria di esperti il più interessante tra le più recenti proposte cinematografiche a carattere archeologico, ritenendo che il cinema sia un mezzo suggestivo e straordinario per “raccontare” al grande pubblico il patrimonio culturale, sul quale accenderemo i riflettori alla presenza di ospiti illustri, scienziati, registi, ma anche importanti rappresentanti istituzionali”. Per tutto lo staff del museo, sottolinea il vice-direttore Alessio Bertolli, “la rassegna comporta una gran mole di lavoro: oltre alla selezione dei filmati più interessanti e accurati operata dai curatori, un anno intero di lavoro di un gruppo competente e appassionato è necessario per intrattenere rapporti con le produzioni internazionali e con gli illustri ospiti, per tradurre e rivedere i testi dei film stranieri, per curarne il doppiaggio e l’edizione italiana, per organizzare la logistica e l’intrattenimento e regalare alla città una settimana dove l’archeologia si sposta dalle sale istituzionali per avvicinarsi al grande pubblico attraverso il linguaggio diretto delle immagini. Una manifestazione unica, punto di riferimento per le molte altre che sono nate sulla sua scia, e che è per noi e per la città un motivo di grande orgoglio”.
E allora vediamo cosa offre il ricco programma della rassegna del cinema archeologico di Rovereto. La kermesse apre martedì 3 ottobre 2017, che approfondisce temi di preistoria. Al mattino, dai misteri dell’isola di Pasqua (Enquêtes Archéologiques – Île de Pâques: Le grand Tabou / Inchieste archeologiche – Isola di Pasqua: il grande tabù. Regia: Agnès Molia e Thibaud Marchand, Francia 2016) alla scoperta di un sito preistorico nell’est Europa (Doba bronzová. Objavenie pravekého sídliska / Età del Bronzo. Scoperta dell’insediamento preistorico. Regia: Stanislav Manca, Slovacchia 2016. Al pomeriggio, si va dal grande sito dell’età del Bronzo in Gran Bretagna (La Pompei britannique de l’âge du Bronze. Regia: Sarah Jobling, Francia 2016) alla cultura di Hallstatt (El Reino de la Sal. 7000 Años de Hallstatt / Il regno del sale. 7000 anni di Hallstatt. Regia: Domingo Rodes, Spagna 2013). La sera, da non perdere “Great Human Odyssey / La grande odissea umana”, regia: Niobe Thompson, Usa 2016.

Frammento di un bassorilievo assiro con il ritratto di re Sargon II dal palazzo di Sargon a Khorsabad in Iraq (museo delle Antichità di Torino)
Mercoledì 4 ottobre 2017 offre un programma particolarmente vario: dalla preistoria all’Antico Egitto, dalle popolazioni italiche preromane ai dinosauri. E c’è la prima conversazione: alle 17.45, Frederick Mario Fales, docente di Storia del Vicino Oriente antico e di Filologia Semitica dell’università di Udine, parla de “Gli Antichi Assiri nell’odierno Kurdistan: Monumenti e iscrizioni da scoprire”. Tra i film, al mattino, “Handpas. Hands from the past / Handpas. Mani dal passato. Regia: José Camello, Spagna 2016; “Eravamo gente felice – Enotri”. Regia: Flaviano Pizzardi, Italia 2015; “La science se frotte aux momies dorme / La scienza si cimenta con le mummie dorate”. Regia: Nicola Baker, Francia 2016; “The Moving Statues of Alexandria / Le statue mobili di Alessandria”, Regia: Raymond Collet, Egitto 2016. Al pomeriggio, “Eis Pegas – Alle Sorgenti”. Regia: Andrea Giannone, Italia 2016; “A Gigantic Jigsaw Puzzle: The Epicurean Inscription of Diogenes of Oinoanda / Un gigantesco puzzle: l’iscrizione epicurea di Diogene di Enoanda”. Regia: Nazım Güvelŏlu, Turchia 2012. La sera, “Mémoires de Pierre: De l’art au Temps des Dinosaures? / Memorie di Pietra: L’arte al Tempo dei Dinosauri?”. Regia: Jean-Luc Bouvret e Benoît Laborde, Francia 2016.
Terza giornata, giovedì 5 ottobre 2017, dedicata al mondo romano e all’Egitto dei Tolomei, ma anche all’antica Persia e al generale cartaginese Annibale. E proprio alle “Battaglie annibaliche attraverso le evidenze archeologiche, toponomastiche, letterarie: il Trasimeno e altri episodi”, parlerà Giovanni Brizzi, docente di Storia Romana all’università di Bologna, nella conversazione delle 17.45. Al mattino da non perdere “Tecnologia mineira romana – o ouro de Tresminas / (The roman mining technology – the gold of Tresminas / Tecnologia mineraria – l’oro di Tresminas”. Regia: Rui Pedro Lamy, Portogallo 2015; “Limes”. Regia: Elli Kriesch, Germania 2016; “Did the ptolemies have a steam – powered force – pumpe? / I Tolomei avevano una pompa premente alimentata a vapore?”. Regia: Theodosis Tasios, Grecia 2014. Al pomeriggio, “Annibale al Trasimeno”. Regia: Luca Palma, Italia 2009. La sera, “Persepolis, le paradis perse. Enquêtes archéologique / Persepoli, il paradiso persiano. Indagini archeologiche”. Regia: Agnès Molia e Raphaël Licandro, Francia 2016; “Sensationsfund in Brasilien. Die ersten Amerikaner / Sensazionale scoperta in Brasile. I primi americani”. Regia: Peter Prestel e Saskia Weisheit, Germania 2016.
Particolarmente ricco il programma del quarto giorno, venerdì 6 ottobre 2017, dall’imperatore Traiano a Gengis Khan, dalle misteriose linee di Nazca al popolo dei Mochicas, con un omaggio ai fratelli Castiglioni sull’Egitto all’anteprima di Alberto Castellani che introduce la conversazione alle 17.45 con Ken Dark, archeologo in Galilea, docente all’università di Reading, su “Gesù aveva una casa a Nazaret?”. Il mattino seguire i film “Traianus”. Regia: Livio Zerbini e Giovanni Ganino, Italia 2017; “Les secrets des lignes de Nazca / I segreti delle linee di Nazca”. Regia: Agnès Molia e Jacques Plaisant, Francia 2016; “Secret of Sakdrisi / Il segreto di Sakdrisi”. Regia: Toma Chagelishvili, Georgia 2016; “Dall’Egitto faraonico all’Africa di oggi”. Regia: Alfredo e Angelo Castiglioni, Italia 2016. Il pomeriggio, “Enquêtes archéologiques – Le crépuscule des Mochicas / Inchieste archeologiche – Il crepuscolo dei Mochicas”. Regia: Agnès Molia. Francia, 2015; “Rivisitare Nazareth. Archeologia e tradizione nel villaggio abitato da Gesù”. Regia: Alberto Castellani. Italia, 2017. La sera, “Facce di Etrusco”. Regia: Alessandro Barelli, Italia 2017; “La tombe de Gengis Khan, le secret dévoilé / La tomba di Gengis Khan, il segreto rivelato”. Regia: Cédric Robion. Francia, 2016.
E siamo arrivati alla giornata conclusiva, sabato 7 ottobre 2017, con la serata dedicata alle premiazioni. Con i film si viaggia lontano, dall’Australia (“Twelve canoes / Dodici canoe”. Regia: Molly Reynolds, Australia 2009) alla Namibia (“Namib. Der Ort an dem nichts ist / Namibia. Il luogo dove regna il nulla”. Regia: Rüdiger Lorenz e Faranak Djalali, Namibia 2016). Ma sono gli approfondimenti quelli che caratterizzano la giornata. Alle 11.15, tavola rotonda su “Il Mondo Antico tra di noi? Realtà tridimensionale, immersiva, aumentata, social e archeologia ai confini della realtà”, moderata da Antonia Falcone, archeologa, blogger e digital strategist, con Jacopo Bonetto (Progetto Nora – Università degli Studi di Padova), Davide Borra (NoReal), Alessandro Furlan (Altair4), Daniele Bursich (Gruppo Facebook “Archeologia, Beni Culturali e Nuove tecnologie”), Graziano Tavan (giornalista, archeologiavocidalpassato.wordpress.com): vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/09/18/nora-tra-archeologia-e-cinema-scavi-e-ricerche-multidisciplinari-delluniversita-di-padova-con-luso-delle-piu-innovative-tecnologie-per-studiare-valorizzare-e-comunicare-al-grande-p/. Alle 16.45, conversazione con Corinna Rossi, architetto ed egittologa, su “Raccontare il passato: l’archeologia tra fonti e interpretazioni personali”; e alle 17.30, Giulio Paolucci, direttore del museo civico Archeologico delle Acque di Chianciano, futuro direttore del museo Etrusco di Milano, e Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, converseranno su “Nuovi Musei e diffusione del Sapere”. La sera, alle 21, ma stavolta bisogna spostarsi al teatro Zandonai di Rovereto, cerimonia di premiazione con il saluto dell’ambasciatrice di Palestina, S.E. Mai Alkaila. Consegna del Premio “Paolo Orsi” e in chiusura, proiezione film più gradito al pubblico vincitore del premio “Città di Rovereto”.
Non solo film. Nell’ambito della rassegna sono previsti due eventi collaterali. Venerdì 6 Ottobre 2017, dalle 14.30 alle 17.30, a palazzo Alberti Poja, “Raccontare il patrimonio culturale. Dalla carta stampata ai social network”, corso di formazione per giornalisti a cura di Claudia Beretta, evento formativo accreditato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Relatori: Il giornalista Graziano Tavan su “Ricerca e divulgazione: l’archeologia sui giornali tra Tutankhamon e Indiana Jones” e l’archeologa e blogger Antonia Falcone su “Social Network per la comunicazione culturale. Strategie, tool, monitoraggio dei risultati e casi studio”. Mercoledì 4 Ottobre 2017, alle 18.30, a palazzo Alberti Poja, per “Incontro con… l’artista” incontro con Maria Stoffella Fendros, artista roveretana protagonista della mostra temporanea ospitata a palazzo Alberti Poja. Introduce Micaela Vettori, curatrice della mostra “Il coraggio del colore. Maria Stoffella Fendros – Rovereto, Venezia, Firenze, Atene”, a palazzo Alberti Poja dal 28 settembre al 19 novembre 2017.
Nora tra archeologia e cinema: scavi e ricerche multidisciplinari dell’università di Padova con l’uso delle più innovative tecnologie per studiare, valorizzare e comunicare al grande pubblico il sito. Il prof. Jacopo Bonetto parlerà dell’esperienza di Nora alla rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto
Immaginate di avere a disposizione di una stand-cam e di poter tornare indietro nel tempo di oltre due millenni: è quello che hanno fatto nel sito romano-punico di Nora, nel sud della Sardegna, gli esperti dell’università di Padova, coordinati dal prof. Jacopo Bonetto, direttore del dipartimento Beni culturali. In un minuto e mezzo il video con ricostruzioni 3D condensa anni di studi e comparazioni, permettendo al grande pubblico di fare una passeggiata tra le case di Nora, come avrebbe fatto un antico romano, inerpicandosi fino al foro monumentale e al tempio. Gli scavi archeologici di Nora sono diventati così un esempio di studio, conoscenza e valorizzazione attraverso l’utilizzo di tutte le nuove tecnologie e i più vari canali di comunicazione. E proprio di Nora e delle nuove tecnologie applicate all’archeologia parlerà il prof. Jacopo Bonetto nella conversazione “Il Mondo Antico tra di noi? Realtà tridimensionale, immersiva, aumentata, social e archeologia ai confini della realtà”, in programma la mattina di sabato 7 ottobre 2017 a Rovereto, giornata conclusiva della 28.ma rassegna internazionale del cinema archeologico diretta da Dario Di Blasi e promossa dalla Fondazione museo civico di Rovereto. Questo nuovo approccio allo scavo archeologico è stato possibile grazie al progetto MACH (Multidisciplinary methodological Approaches to the knowledge, conservation and valorization of Cultural Heritage: application to archeological sites), finanziato nell’ambito dei Progetti Strategici di Ateneo, a cui hanno preso parte studiosi afferenti a tre dipartimenti dell’università di Padova (Ingegneria, Beni culturali, Geoscienze). “Il progetto”, spiega il prof. Claudio Modena, responsabile di Mach, “ha inteso valorizzare le importanti competenze presenti in Ateneo nell’area di ricerca sui beni culturali, consentendo di sviluppare una metodologia integrata di studio dei beni architettonici e archeologici, che possa essere implementata in modo versatile e generale ai fini di ampliare le conoscenze del bene investigato, oltre che definire strategie conservative e di valorizzazione”.
“La città antica di Nora è posta sul limite sud-occidentale del golfo di Cagliari”, ricorda Bonetto, “e occupa un promontorio proteso sul mare ben visibile lungo le rotte di navigazione che solcavano il Mediterraneo dall’età del Bronzo in poi. Per questo fu interessata dal IX secolo a.C. dalle navigazioni dei Fenici, di cui divenne santuario, emporio e centro di smistamento dei prodotti dell’isola in relazione alle popolazioni nuragiche dell’entroterra. Divenuta colonia cartaginese nel corso del VI secolo a.C., entrò a far parte del dominio romano dal 227 a.C. e costituì un importante riferimento mercantile nelle rotte che univano l’Italia, l’Africa e la Spagna fino a età altomedievale, quando fu abbandonata”. Da sempre nota – continua Bonetto -, la città fu progressivamente riscoperta dalla fine del XIX secolo in poi e divenne la prima grande area archeologica dell’isola dagli anni Cinquanta del secolo scorso grazie agli scavi di Gennaro Pesce che riportarono alla luce oltre 3 ettari di rovine e un quadro monumentale di grande impatto. Attualmente risulta visibile la maggior parte della città venuta a formarsi nel corso dell’età romana e dotata di tutti i grandi complessi architettonici tipici dei centri dell’impero (Foro, Teatro, Templi, cinque Terme, acquedotto, Macellum, Basilica cristiana, domus).
Le prime ricerche, ancora a livello pionieristico, risalgono alla fine dell’Ottocento (1889-1902) a cura di Filippo Vivanet e Giovanni Patroni, che portarono alla luce le necropoli della città. Negli anni Cinquanta, abbiamo visto, ci fu il grande lavoro di sterro di Pesce, mentre le ricerche sistematiche a Nora sono riprese dal 1990 con rinnovato impegno da parte di un gruppo inter-universitario (Padova, Milano, Genova, Viterbo, Cagliari) e dalla soprintendenza di Cagliari. Da allora gli scavi sono stati condotti ininterrottamente per 25 anni e si svolgono con cadenza annuale nei mesi di settembre e ottobre. Le indagini, svolte nelle forme di cantiere-scuola con la partecipazione annua di circa 45 studenti e il coinvolgimento delle scuole e della popolazione locale, riguardano diverse zone della città, del suburbio e del territorio e hanno permesso di giungere a una conoscenza della città che non ha confronti nel panorama delle ricerche archeologiche in Sardegna. Le conoscenze acquisite sono inoltre state utilizzate per avviare piani di restauro dei complessi indagati e di valorizzazione materiale e virtuale dei percorsi turistici che permettono alla città di essere oggi visitata da 70mila visitatori.
“Negli ultimi anni un impegno particolare dell’università di Padova”, sottolinea Bonetto, “è stato rivolto agli studi di carattere interdisciplinare dedicati particolarmente all’analisi dei caratteri strutturali dei monumenti (assetto statico e leganti), allo studio dei materiali da costruzione (identificazione e provenienza), all’identificazione delle tecnologie di produzione delle ceramiche (analisi delle argille e loro provenienza), alla valutazione delle variazioni del livello del mare. Negli oltre 300 articoli editi in diverse sedi editoriali, nelle 6 monografie della collana Scavi di Nora e nei diversi fascicoli della rivista Studi Norensi (http://quaderninorensi.padovauniversitypress.it) sono condensati i risultati delle ricerche che hanno permesso di riscrivere la storia della città e della sua cultura materiale dall’età nuragica fino al periodo tardo-antico”.
Si intitola “Nora. Il racconto dell’archeologo” il documentario di 27 minuti realizzato nel 2016 e diretto da Anna Ferrarese studentessa laureanda del corso di laurea magistrale in Scienze Archeologiche, relatore prof. Jacopo Bonetto. La voce narrante, di Antonio Andreetta, accompagna il racconto che si snoda attraverso immagini di repertorio girate in Sardegna, a Nora, sostenute scientificamente da esperti archeologi che approfondiscono alcuni aspetti interessanti del loro lavoro. Il soggetto è di Jacopo Bonetto, la sceneggiatura di Mirco Melanco, Anna Ferrrarese; riprese e montaggio di Alberto Fanin, Anna Ferrarese, Antonio Zanonato. Supervisione di Antonio Zanonato. Produzione di Mirco Melanco. Consulenza: Francesca Pazzaglia. Interventi: Simone Berto, Jacopo Bonetto, Filippo Carraro, Rita Deiana, Andrea Raffaele Ghiotto, Valentina Mantovani, Arturo Zara. Comparse: Alessandro Mazzariol, Federica Stella Mosimann, Maria Chiara Metelli, Federica Patuzzi. Questo video unisce archeologia e cinema, due anime componenti il Dipartimento dei Beni Culturali dell’università di Padova, sicuramente la più antica e la più, storicamente parlando, recente: in definitiva si tratta di una video-relazione piacevole nel suo narrare e particolarmente interessante dal punto di vista scientifico e culturale.




























































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