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Roma. Per la rassegna “Impara l’arte e mettila da parte” da Zalib a Trastevere lezione dell’egittologa Giulia Pagliari su “L’Egitto a Roma”

roma_zalib_impara-l-arte_l-egitto-a-roma_giulia-pagliari_locandinaDomenica 12 marzo 2023, alle 17.30, da Zalib, in via della Penitenza 35 a Trastevere, riprendono gli appuntamenti de “Impara l’arte e mettila da parte”, una rassegna sulla storia dell’arte classica e contemporanea, in collaborazione con l’associazione culturale EOS. Apre “L’Egitto a Roma”, la conferenza-lezione dell’egittologa Giulia Pagliari sulla presenza della cultura egiziana nella Roma antica. Costo della lezione (compreso di Tessera Arci e Tessera EOS, obbligatorie): under30, 13 euro; over30, 15 euro. Per chi ha già partecipato ai primi incontri, o è già in possesso delle due tessere, il costo sarà solo di 5 euro per gli under30 e 7 euro per gli over30. Per informazioni e per prenotare: https://form.jotform.com/230584687494370. Prenotazione obbligatoria.

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L’obelisco lateranense in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, realizzato all’epoca di Tutmosi III e Tutmosi IV (XV sec. a.C.) e portato a Roma dall’imperatore Costanzo nel 357 d,C.

L’Egitto a Roma. Nella Roma antica e, in modo particolare, nella Roma imperiale, il fenomeno senza dubbio più significativo dei contatti avvenuti con ambiti culturali e artistici diversi e provenienti da civiltà lontane, non solo geograficamente, è rappresentato dall’assimilazione dei culti egizi che furono progressivamente e in modo variegato assorbiti nel complesso religioso dell’epoca nella capitale dell’Impero. I segni di questo interessantissimo fenomeno sono ancora oggi custoditi nella città e si possono scorgere nelle piazze, nei toponimi, in alcuni musei, nella Piramide di Caio Cestio, in monumenti imponenti e oggi scomparsi come l’Iseo Campense. L’Egitto fu uno dei più importanti territori dell’Impero romano a partire dal 30 a.C., quando fu acquisito da Ottaviano Augusto, dopo la morte di Cleopatra. In seguito alla conquista molti ricchi romani furono influenzati dallo stile egizio ma soprattutto gli imperatori che portarono a Roma molti obelischi in circa quattro secoli di tempo, monumenti che ancora oggi connotano la Città Eterna.

San Giovanni Valdarno (Ar). Le “Piazze del sapere”, a margine della mostra “ReDiscovering Tutankhamon, portano nell’Antico Egitto: Schincaglia “intervista” Cleopatra e Valentina Santini presenta i libri su Butehamon e Tutankhamon

san-giovanni-valdarno_palomar_viaggio-nell-antico-egitto_locandinaQuesta settimana a San Giovanni Valdarno (AR) si parla di Antico Egitto. Grande novità delle “Piazze del sapere” di febbraio 2023 è l’approfondimento sui misteri e le bellezze della gloriosa terra sviluppatasi lungo il fiume Nilo e del suo grande popolo. La rassegna per la promozione della lettura “Le piazze del sapere”, a Palomar, la Casa della cultura di San Giovanni Valdarno in piazza della Libertà, è organizzata dal Comune di San Giovanni Valdarno in collaborazione con Unicoop Firenze – Bibliocoop di San Giovanni Valdarno, associazione culturale Pandora e, per questa edizione, con la preziosa partecipazione di Anpi Valdarno, Accademia Valdarnese del Poggio, Camnes (Center for ancient mediterranean and near eastern studies), Istituto Lorenzo de’Medici, Reporter Live e Pro loco di San Giovanni Valdarno.

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Locandina della mostra fotografica “Re-discovering Tutankhamon” alla Casa della Cultura di San Giovanni Valdarno (Ar)

Le “Piazze del sapere” sono all’interno del periodo di apertura della mostra fotografica “ReDiscovering Tutankhamon”, a cura di Camnes (Center for ancient mediterranean and near eastern studies) in collaborazione con l’Istituto Lorenzo de’Medici, alla Casa della Cultura fino al 4 marzo 2023 (vedi 4 novembre 1922 – 4 novembre 2022: nell’anniversario della scoperta- cento anni fa – della tomba di Tutankhamon, a Firenze presentazione del libro “I segreti di Tutankhamon” e la mostra “Re-discovering Tutankhamon” | archeologiavocidalpassato). Tutankhamon, faraone egizio appartenente alla XVIII dinastia, è uno dei personaggi storici tra i più conosciuti. Nacque ad Amarna nel 1341 a.C. e morì a Memfi nel 1323 a.C. prima di aver compiuto 20 anni. Governò tra 1333-1323 a.C., anni durante i quali spostò la capitale d’Egitto da Amarna a Tebe e ristabilì il culto del dio Amon. Deve la sua fama alla scoperta della sua tomba, rimasta inviolata, avvenuta nel novembre 1922 ad opera di Howard Carter e George Herbert, V conte di Carnarvon e alla maledizione che avrebbe dovuto colpire chiunque avesse disturbato il sonno del faraone. Ma la vita di una persona è fatta anche di quotidianità, di momenti particolari, di impressioni e di sogni. Per questo motivo i tre curatori della mostra, Massimiliano Franci, Irene Morfini e Valentina Santini, hanno scelto personalmente una serie di immagini per andare ancora più nel profondo del mondo di Tutankhamon. Finestre che accompagneranno i visitatori ad approfondire particolari che spesso sfuggono o sui quali non ci soffermiamo abbastanza. Le didascalie, volutamente escluse dalla visione diretta e inserite in un booklet, hanno la funzione di guidare ad una riflessione personale, prima e dopo di quella stimolata dall’osservazione di un’immagine.

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L’egittologa Valentina Santini, la vice sindaco di San Giovanni Valdarno Paola Romei, e Andrea Schincaglia di Reporter Live, alla presentazione delle Piazze del sapere dedicate all’Antico Egitto (foto comune-sgv)

Giovedì 23 febbraio 2023, alle 21, “I misteri dell’antico Egitto”: Andrea Schincaglia di Reporter Live riuscirà a intervistare Cleopatra, interpretata dall’attrice Luisa Masini, come nella versione scritta per Radio Rai nel 1975 da Luigi Santucci. Special guest l’egittologa Valentina Santini. Dottoranda al dipartimento di Studi classici, Storia antica e Archeologia dell’università di Birmingham, dopo aver lavorato a Torino al museo Egizio, è ora egittologa e addetta alla comunicazione al centro studi Camnes di Firenze. Le sue ricerche si concentrano sull’antico Egitto, in particolare sul periodo amarniano e sulle credenze funerarie di epoca faraonica. L’iniziativa del 23 febbraio è organizzata in collaborazione con la Pro Loco di San Giovanni Valdarno.

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Copertina del libro “Butehamon. A scuola di scrittura nell’antico Egitto” di Valentina Santini (Casa editrice Sillabe)

Sabato 25 febbraio 2023, alle 11, sarà raccontato il libro per ragazzi “Butehamon. A scuola di scrittura nell’antico Egitto” di Valentina Santini (Casa editrice Sillabe) con letture dell’attore Bruno Santini e un laboratorio di scrittura in geroglifici condotto dall’autrice con l’illustratore Saimon Toncelli. Attività per ragazzi dagli 8 ai 12 anni su prenotazione. Questa è la storia di Butehamon, un piccolo egiziano alle prese con il suo sogno: diventare uno scriba! Il libro è una favola ricostruita dall’esperienza di una archeologa esperta come Valentina Santini che in modo originale, ma educativo illustra la vita di questa importante figura nell’antichità. La scrittura non era per tutti e il piccolo protagonista del volume ci accompagna nel suo percorso per diventare lo scriba del faraone. Il libro si conclude con una curiosa sezione dove poter cimentarsi nei geroglifici e scoprire tante altre curiosità del mondo antico e su questo affascinante mestiere, come il Mini corso di geroglifico e I bambini nell’antico Egitto.

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La copertina del libro “I segreti di Tutankhamon. Storia di un faraone tra mito e realtà” (Longanesi) di Valentina Santini

Sempre sabato 25 febbraio 2023, ma alle 17.30, sarà invece presentato il libro “I segreti di Tutankhamon. Storia di un faraone tra mito e realtà” di Valentina Santini (edizioni Longanesi). Interverrà Stefano Valentini, archeologo e co-direttore di Camnes (vedi Torino. Al museo Egizio per “Incontro con gli autori”, in presenza e on line, presentazione del libro “I segreti di Tutankhamon” di Valentina Santini in dialogo con la curatrice del museo Egizio Federica Facchetti | archeologiavocidalpassato). Santini racconta in questo libro quello che è stato scoperto su Tutankhamon e i tanti aneddoti su uno dei ritrovamenti archeologici più sensazionali di sempre. Chi era Howard Carter? Quali sono state le motivazioni storiche che hanno portato alla nascita della “maledizione del faraone”? Tutankhamon era davvero il suo nome? Un viaggio avvincente attraverso il passato e le sabbie della Valle dei Re per conoscere da vicino i segreti del faraone bambino.

Vicenza. A Palazzo Chiericati “Eterno ed effimero nelle arti dall’antichità egizia ad Astor Piazzolla”: pomeriggio all’insegna del connubio tra musica e arte nel segno degli antichi egizi, a corollario della grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana

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Una statua della de egizia Sekhmet vigila davanti Palazzo Chiericati a Vicenza (foto comune vi)

Un pomeriggio all’insegna del connubio tra musica e arte nel segno degli antichi egizi. A corollario della grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno”, aperta alla Basilica Palladiana fino al 7 maggio 2023, appuntamento sabato 4 febbraio 2023, alle 16, nel salone d’onore del museo civico di Palazzo Chiericati a Vicenza con “Eterno ed effimero nelle arti dall’antichità egizia ad Astor Piazzolla”. L’iniziativa è inserita nella rassegna culturale “Eredità degli Egizi tra storia e mito” organizzata dall’associazione di promozione sociale In Arte Veneto, in collaborazione con la Comunità dei Servi di Maria di Monte Berico, con il patrocinio del Comune e della Provincia di Vicenza e con il supporto dell’assessorato alla partecipazione, di Banca delle Terre Venete – Gruppo BCC ICCREA e dello studio legale Casa & Associati. L’ingresso è libero con offerta responsabile e prenotazione obbligatoria a inarteveneto@gmail.com, fino ad esaurimento posti. “Eterno ed effimero nelle arti dall’antichità egizia ad Astor Piazzolla”, coordinato da Ilaria Gusella, ha come protagonista l’Ensemble “Pantaleon 100” dell’Orchestra sinfonica nazionale della RAI, composto da Michal Ďuriš e Paolo Lombardi al violino, Ula Ulijona alla viola, Fabio Storino al violoncello e Davide Vendramin al bandoneon. Presenta il concerto Alessia Bartolomucci, attrice, mentre Agata Keran, storica dell’arte, intratterrà gli ospiti con un breve “ouverture” d’arte dedicata a una diva del mondo antico, l’ultima regina d’Egitto, Cleopatra, che con il suo intramontabile glamour – grazie anche alle narrazioni cinematografiche del Novecento – continua a incantare l’immaginario dei sognatori del nostro tempo. Il programma musicale prevede un omaggio ad Astor Piazzolla, attraverso un’antologia cameristica che spazia dalla Milonga del Angel, Adios Nonino, Michelangelo 70, nonché la suite Tango sensation, scritta per il Kronos Quartet alla fine degli anni ‘80, ultimo lavoro registrato in studio da Astor Piazzolla, forse da considerare il testamento interiore della sua opera, dove emergono con potenza quelle passioni dell’animo umano che legano senza soluzione di continuità il passato e il presente di ogni civiltà e individuo.

Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line del libro di Marisa Ranieri Panetta “Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari” con Marco Damilano, Simona Marchini e Alfonsina Russo

roma_PArCo_dialoghi-in-curia_marisa-ranieri-panetta_locandinaPer il quinto appuntamento del ciclo “Dialoghi in Curia”, ciclo promosso dal parco archeologico del Colosseo e dedicato alla presentazione di libri che spaziano dall’archeologia, alle figure femminili che hanno fatto la storia dell’Impero, alle nuove frontiere della comunicazione digitale dopo la pandemia, giovedì 13 maggio 2021 alla Curia Iulia è la volta di “Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari” (Salerno Editrice). L’archeologa e saggista Marisa Ranieri Panetta sviluppa il tema del potere esercitato da mogli e madri dei Cesari, entrando nella vita pubblica e privata delle donne più influenti nella Roma imperiale. Interverranno il giornalista e saggista Marco Damilano, la gallerista e attrice Simona Marchini e il direttore del PArCo Alfonsina Russo. L’incontro di giovedì 13 maggio 2021 sarà in diretta on line alle 16.30 all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook). Dopo il 15 maggio 2021 il video sarà disponibile qui: https://parcocolosseo.it/evento/dialoghi-in-curia-marisa-ranieri-panetta-le-donne-che-fecero-impero; dopo il 15 maggio 2021 l’audio sarà disponibile qui: ​https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC.

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L’archeologa e saggista Marisa Ranieri Panetta

Le donne che fecero l’Impero. Tre secoli di potere all’ombra dei Cesari. Modelli di riferimento per le donne romane, oggetto di critica da parte degli antichi storici, protagoniste nel centro del potere: sono le mogli e le madri che hanno affiancato coniugi e figli sul trono, influenzando scelte politiche, innovazioni sociali e culturali. Sono esistenze attraversate da complotti, guerre, apici di gloria e tragedie familiari – dal I sec. a.C. al III d.C. I profili biografici di Cleopatra, Livia, Agrippina Minore, Plotina, Giulia Domna e le sue nipoti descrivono anche le trasformazioni urbanistiche di Roma, i cambiamenti nell’arte e nelle mode. Gli uomini di cui condivisero il destino furono i detentori del massimo potere fino all’avvento dell’anarchia militare: da Giulio Cesare e Augusto ad Alessandro Severo. Li potremo conoscere meglio attraverso le donne che furono loro accanto, come interpreti di ruoli pubblici e pedine indispensabili per la propaganda e la successione.

Edizione record per tourismA 2019: oltre 13mila presenze con appassionati da ogni parte d’Italia per la V edizione chiusa da Alberto Angela e la sua “Cleopatra”

Alberto Angela con la “scorta” di legionari all’auditorium per TourismA 2019 (foto Giuseppe Cabras)

Neppure la “scorta” di dieci legionari è stata sufficiente per farsi strada nella marea di appassionati assiepata in ogni centimetro quadrato libero dell’auditorium del centro congressi di Firenze per il gran finale di tourismA 2019 domenica 24 febbraio: Alberto Angela, ormai vero padrino del salone internazionale dell’archeologia e del turismo culturale, ha chiuso la kermesse raccontando la sua “Cleopatra” (con un finale un po’ diverso…).

Alberto Angela accolto tra gli applausi al Palazzo dei Congressi (foto Giuseppe Cabras)

Una folla di appassionati del mondo antico arrivati da ogni parte d’Italia, ha preso parte alla V edizione di tourismA, il salone internazionale dell’archeologia e dei beni culturali organizzato da Archeologia Viva Giunti Editore al Palazzo dei Congressi di Firenze. Incontri, personaggi, laboratori didattici e viaggi (virtuali) indietro nel tempo, hanno reso la tre giorni fiorentina un appuntamento senza precedenti registrando un record di pubblico con oltre 13mila presenze. Tanti i big intervenuti nell’edizione 2019 tra cui Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi, Andrea Carandini, Syusy Blady e per la chiusura ancora una volta il padrino della manifestazione Alberto Angela.

L’auditorium stracolmo di appassionati per TourismA (foto Giuseppe Cabras)

Il noto divulgatore tv, partendo dalla sua ultima fatica letteraria, ha intrattenuto il pubblico per oltre un’ora ripercorrendo una delle cronache più avvincenti (e romantiche) dell’impero romano. Protagonisti, la Regina d’Egitto Cleopatra e il prode condottiero romano Marco Antonio. Una storia a suon di gossip, ha sottolineato Angela, con un’ipotesi un po’ diversa riguardo al suicidio della sovrana. “Non si uccise col veleno di una vipera ma con un cocktail di varie sostanze, infatti non fu rinvenuto alcun morso sulla pelle di Cleopatra. Si trattò invece quasi sicuramente di un cocktail micidiale”. Scherzando poi col pubblico ha detto “dedico questo libro ai giovani perché anch’io sono giovane… stando a quello che direbbe il carbonio 14…”.

Centenario della Grande Guerra. Vittorio Veneto apre gli otto mesi del programma di eventi “1918. Quando scoppia la pace” con la mostra archeologica “Pax Romana”: reperti proposti dal Mann per raccontare quel periodo durato ben due secoli, di concordia, sviluppo e pace, reso possibile dalla politica di Augusto

Manifesto delle mostre collaterali a Vittorio Veneto nel programma “Quando scoppia la pace – Ospiti in Pinacoteca”

Una mostra archeologica apre a Vittorio Veneto il ricco programma, riassunto nel titolo “1918. Quando scoppia la pace”, nell’ambito del centenario della Grande Guerra, con l’obiettivo di commemorare l’atto finale del conflitto: quello della battaglia conclusiva e vittoriosa, nota al mondo come la “Battaglia di Vittorio Veneto”. Un momento cruciale della nostra storia di cui si vuole mettere in luce il significato più profondo, riflettendo e ricordando a più livelli e sotto differenti aspetti, il momento della fine dei combattimenti, lo sguardo al futuro e alla speranza e la pacificazione; il momento della ricostruzione da un lato e del compianto dall’altro. Il programma, che animerà la città per i prossimi otto mesi fino alla solenne giornata del 4 novembre – con musica, arte, cinema, sport, convegni, conferenze, raduni d’associazioni d’arma ecc. –  si è aperto il 20 e il 21 aprile 2018 con due appuntamenti culturali di particolare rilievo. Il 20 sera, al teatro Da Ponte, l’imperdibile esecuzione di un‘opera dal titolo “Eroi sono quelli che costruiscono la pace” – esempio di come la musica sappia parlare, come non mai, dei sentimenti e delle emozioni di guerra e di pace – eseguita una sola volta dalla sua ideazione, nel 2015 al teatro La Fenice di Venezia.

La statua della Concordia Augusta (I sec. d.C,), oggi al Mann, proveniente dall’edificio di Eumachia, sacerdotessa di Venere, fatto costruire da Augusto a sue spese nel foro di Pompei

Il giorno successivo invece, il 21 aprile, riflettori puntati sul primo appuntamento del progetto “Quando scoppia la pace – Ospiti in Pinacoteca” che propone tre omaggi d’arte a Vittorio Veneto, ciascuno con il significativo prestito di un’opera d’arte iconica o di un nucleo sceltissimo di opere, da parte di un importante museo italiano, intorno al tema guerra/pace, ovvero al passaggio a quella nuova condizione emotiva e sociale determinata dalla fine di un conflitto. Il progetto vuole indagare i risvolti che la tematica ha assunto, dall’antichità ai tempi più moderni, nelle sue diverse manifestazioni storico-artistiche. L’arte diventa dunque un ulteriore veicolo di riflessione sul tema della pacificazione, della fine dei conflitti e del rapporto tra Guerra e Pace. Il primo omaggio – più che mai evocativo, dedicato alla “Pax Romana” – è quello del Mann, il museo Archeologico nazionale di Napoli, autentico “tempio” dell’arte classica tra i più ammirati e importanti al mondo, custode tra l’altro dell’eccezionale Collezione Farnese e dei numerosi ritrovamenti di Pompei ed Ercolano. Il lungo periodo di pace e di concordia universale che caratterizza i primi due secoli dell’Impero, tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., è accompagnato dal programma di rinnovamento politico, culturale e religioso di Augusto testimoniato anche dall’arte. A Vittorio Veneto l’eccezionale esposizione di 4 reperti romani di grande valenza storico-culturale, tra cui spicca la grande statua di culto, personificazione della Concordia Augusta, databile agli inizi del I secolo d.C., che si trovava nell’edificio di Eumachia, sacerdotessa di Venere e patrona dei fullones (tintori), fatto costruire da Augusto a sue spese nel foro di Pompei.

Puteale in marmo (inizio I secolo d.C.) con tralci di vite che si rifanno alle decorazioni dell’Ara Pacis, conservato al Mann

L’Ara Pacis Augustae, a Roma, monumento simbolo dell’età augustea

La mostra “Pax Romana. Omaggio dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli”, aperta fino all’8 luglio 2018, alla galleria civica di Arte medievale, moderna e contemporanea “Vittorio Emanuele II” a Vittorio Veneto, con il supporto di Marialucia Giacco, funzionario archeologo del Mann, presenta dunque quattro opere altamente evocative di quella che Seneca definì la Pax romana, ovvero quel periodo durato ben due secoli, di concordia, sviluppo e pace, reso possibile dalla politica di Augusto. La Pax Augustea era intesa, innanzitutto, come securitas che viene a coincidere con la fine delle guerre civili: un senso di sicurezza generalizzato e la certezza del diritto al benessere e alla prosperità economica. Era l’avvio della cosiddetta Età dell’oro (Aurea Aetas), emblematicamente rappresentata dal monumento simbolo dell’età augustea, l’Ara Pacis Augustae, i cui motivi decorativi si diffonderanno rapidamente ben oltre Roma, anche come segno di adesione e omaggio nei confronti del princeps e del nuovo regime politico da lui instaurato.

Lastra campana in terracotta: Perseo-Ottaviano offre la testa di Medusa-Cleopatra alla dea Atena, evocando la pacificazione universale dopo la battaglia di Azio del 31 a.C.

Medaglione in argento da Pompei (50-79 d.C.), oggi al Mann, con la dea Fortuna/Concordia/Abbondanza

Esposti a Vittorio Veneto ci sono dunque quattro reperti: un Puteale in marmo (bacino per la raccolta dell’acqua), degli inizi del I secolo d.C. con tralci di vite: un motivo che connota l’abbondanza e il benessere, derivante dal fregio posto sul lato anteriore dell’Ara Pacis Augustae, l’altare che – com’è noto – Augusto dedicò nel 9 a.C. proprio alla Pace. Quindi si può ammirare una bella  Lastra campana in terracotta  dal forte significato politico: Perseo – al centro della scena – identifica Ottaviano, Medusa è Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, mentre l’offerta della testa di Medusa ad Atena evoca la pacificazione universale garantita dalla battaglia di Azio del 31 a.C. A partire dall’età augustea la dea Fortuna inizia a essere raffigurata con patera e cornucopia, attributi che la caratterizzano quale dea della Concordia o Abbondanza. In tal modo appare nel medaglione in argento proveniente da Pompei e databile tra il 50 e il 79 d.C., altro prestito prestigioso del Mann. La Fortuna è una divinità spesso associata alla figura di Augusto e la patera e i frutti della terra raccolti nel corno sono i simboli della pace e della ricchezza dei tempi. Infine, imponente nei suoi due metri di altezza, eccola la statua della Concordia in marmo (inizi del I secolo d.C.) figura che in età romana simboleggiò la fedeltà di tutto l’esercito verso l’imperatore. Questo esemplare proviene dall’edificio di Eumachia a Pompei e anche in questo caso la cornucopia è simbolo di abbondanza che richiama i tempi di pace e dell’età augustea.

Missione belga scopre ad Alessandria d’Egitto complesso monumentale del periodo tolemaico: probabile tempio della famosa regina Cleopatra assimilata a Iside. Ne dà notizia la rivista “Archeologia Viva”

I resti del complesso tolemaico scavato nel quartiere moderno di Smouha ad Alessandria d'Egitto (foto Archeologia Viva)

I resti del complesso tolemaico scavato nel quartiere moderno di Smouha ad Alessandria d’Egitto (foto Archeologia Viva)

Gli scavi condotti dal museo belga di Mariemont ad Alessandria d’Egitto stanno portando alla identificazione di un grande complesso monumentale del periodo tolemaico: forse un tempio dedicato a Cleopatra assimilata a Iside che in età greco-romana era la più amata delle divinità nella terra del Nilo. Autori della scoperta, come riferisce il numero di gennaio-febbraio 2017 della rivista Archeologia Viva (Giunti editore), sono tre archeologi belgi dell’università Cattolica di Lovanio: Marie-Cécile Bruwier, direttrice scientifica del Museo reale di Mariemont e professoressa di archeologia egiziana e museologia; Marco Cavalieri, professore di archeologia romana e antichità italiche; Nicolas Amoroso, assistente presso la cattedra di archeologia romana e antichità italiche. “È noto come la conoscenza della più famosa città voluta da Alessandro Magno, l’Alexandrea ad Aegyptum di cui parlano le fonti, fondata sul delta del Nilo, sia ben lungi dall’essere completata”, spiega Bruwier su Archeologia Viva. “L’eccezionale e per certi versi incontrollato boom edilizio moderno e la stessa collocazione della città in un ambiente lagunare e paludoso, certamente sfavorevole alla conservazione del sito antico, hanno profondamente trasformato nei secoli il volto dell’area urbana, facendo sì che anche i monumenti più illustri, come la famosa Biblioteca o il Faro, siano ancora oggetto di continue indagini, peraltro non sempre risolutive per la ricomposizione dell’antica topografia”. La missione del Musée royal de Mariemont ad Alessandria d’Egitto si è conclusa dopo diversi anni di ricerche. Grazie alla collaborazione del Consiglio supremo delle Antichità egizie e del Centre d’Études alexandrines (CEAlex), le indagini si sono concentrate nella zona del quartiere moderno di Smouha, un sobborgo orientale della città. Il sito, conosciuto già dal XVIII secolo, solo a partire dal 2008 è stato oggetto di scavi condotti sulla base di attenti studi topografici. In precedenza, le uniche testimonianze si basavano su alcuni frammenti di statue colossali, oggi divisi tra il museo di Mariemont e il museo greco-romano di Alessandria. Le indagini hanno dato brillanti risultati documentando i resti di un tempio monumentale di età greco-romana che aggiungono un importante tassello alla conoscenza dell’antica Alessandria.

L'egittologa Marie-Cécile Bruwier davanti al frammento di regina tolemaica (Cleopatra?) conservata al Museo reale di Mariemont (foto Stephanie Vandreck)

L’egittologa Marie-Cécile Bruwier davanti al frammento di regina tolemaica (Cleopatra?) conservata al Museo reale di Mariemont (foto Stephanie Vandreck)

“La missione belgo-francese-egiziana”, continua Bruwier, “da anni è concentrata nel tentativo di ricostruire la natura e l’aspetto di un ampio settore orientale esterno alle antiche mura, nell’attuale quartiere di Smouha, laddove le descrizioni dei viaggiatori dei secoli scorsi e le più recenti indagini archeologiche documentano le tracce di un tempio la cui natura monumentale è attestata dai resti architettonici e dall’apparato scultoreo, forse risalente alla fine dell’età lagide, ovvero al regno di Cleopatra VII (51-30 a.C.), la più famosa regina d’Egitto”. Fra i reperti degli scavi a Smouha, è stato portato alla luce un frammento di lucerna romana raffigurante Iside in trono adorna del basileion: il disco solare sostenuto da due spighe di grano e sormontato da due piume. La presenza di spighe richiama l’assimilazione della dea con Demetra. Una seconda lucerna mostra Iside in trono che allatta il piccolo Arpocrate, mentre il frammento di una manica è riferibile a un busto di Serapide. Sono reperti che evidenziano la pratica di culti isiaci in questo sobborgo alessandrino. Inoltre, alcuni gettoni da gioco alessandrini di età greco-romana portano l’iscrizione Eleusinion con la rappresentazione di un edificio porticato a più piani che lascia ipotizzare l’organizzazione di giochi nell’Eleusi di Alessandria. Ciò presuppone uno spazio adeguato.  Due iscrizione geroglifiche frammentarie, scoperte a Smouha nel 2009 e nel 2010, presentano parte di un titolatura reale e dimostrano la presenza di statue reali nel luogo dove sono stati condotti gli scavi. Le ricerche hanno evidenziato una sessantina di blocchi di forma parallelepipeda (in granito, calcare e marmo) e parecchi frammenti di colonne in granito rosa.

Al museo Egizio di Torino in scena nella Galleria dei Re a grande richiesta lo spettacolo “Cleopatra, la mia regina” con Elena Ferrari

Elena Ferrari nella Galleria dei re del museo Egizio di Torino protagonista dello spettacolo "Cleopatra, la mia regina"

Elena Ferrari nella Galleria dei re del museo Egizio di Torino protagonista dello spettacolo “Cleopatra, la mia regina”

A grande richiesta, dal 2 al 7 agosto 2016 al museo Egizio di Torino va nuovamente in scena lo spettacolo “Cleopatra, la mia regina”. Il monologo, di e con Elena Ferrari, è uno degli eventi collaterali che hanno accompagnato la mostra “Il Nilo a Pompei”, prima tappa del grande progetto “Egitto Pompei”, frutto della collaborazione tra il museo Egizio, la soprintendenza Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann), che mira ad indagare i rapporti tra la cultura egizia e quella grecoromana (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/09/egitto-pompei-al-museo-egizio-di-torino-la-prima-tappa-del-progetto-con-la-mostra-il-nilo-a-pompei-nella-nuova-sala-asaad-khaled-per-la-prima-volta-gli-affreschi-del-tempio-di-isid/). Nella Galleria dei Re, l’attrice ripercorre attraverso gli occhi e la voce di Carmiana, fedele ancella e inseparabile amica di Cleopatra, la vita della famosa regina d’Egitto: partendo dalla sua infanzia, passando per l’esilio, fino all’incontro segreto con Giulio Cesare, per poi arrivare all’incontro successivo con Antonio, e giungere alla guerra contro Ottaviano e alla sconfitta e morte dei due amanti. Tra avvenimenti storici realmente accaduti e leggende tramandate, lo spettatore incontra in un brillante monologo alcuni dei personaggi che più hanno segnato la sua esistenza. Lo spettacolo, incluso nel biglietto, è ad ingresso libero, fino a esaurimento posti e non è possibile prenotarsi.

Il Mausoleo dell’imperatore Augusto a Roma aperto eccezionalmente al pubblico nei sabati di giugno. Poi finalmente inizierà il restauro nell’ottantesimo anno della sua chiusura

Il Mausoleo dell'imperatore Augusto aperto eccezionalmente al pubblico nei sabati di giugno

Il Mausoleo dell’imperatore Augusto aperto eccezionalmente al pubblico nei sabati di giugno

L’annuncio della soprintendenza Capitolina non può che far piacere: il mausoleo di Augusto a Roma nel mese di giugno 2016 sarà aperto eccezionalmente al pubblico per un ciclo di visite guidate. “L’iniziativa”, spiegano, “che si inserisce nell’ambito delle attività didattiche promosse dalla soprintendenza Capitolina nei monumenti e nelle aree archeologiche di Roma Capitale, costituisce una opportunità unica offerta ai cittadini per vedere il Mausoleo prima che l’imminente restauro ne rinnovi l’antico splendore per riportarlo a nuova vita”. L’ingresso al monumento e le visite guidate saranno gratuite e verranno effettuate, tutti i sabati di giugno alle 11, da funzionari archeologi della soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Le date previste per le visite sono: 4, 11, 18 e 25 giugno sempre alle 11. La prenotazione è obbligatoria allo 060608 (max 30 persone per ciascun gruppo), a partire dalla settimana precedente la data prevista per la visita. Il sito presenta barriere architettoniche.

Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca

Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca

Dunque sembra proprio che stavolta il restauro del più grande mausoleo circolare giuntoci dall’antichità parta davvero. Sembrava infatti già fatta a ottobre 2015 quando, dopo anni di annunci, si era aperta la gara per la prima tranche di lavori al Mausoleo di Augusto. Forte dei 6 milioni di euro messi a disposizione dalla Fondazione Telecom – in aggiunta ai 4,2 milioni di fondi comunali e statali già stanziati -, il Campidoglio aveva annunciato l’inizio del cantiere per “gennaio 2016” e l’apertura al pubblico “nel marzo 2017”. Ma un nuovo “ostacolo” aveva fatto slittare ora a data da destinarsi dell’avvio dei lavori, per un restauro che aveva già mancato clamorosamente – nonostante le promesse – l’appuntamento con le celebrazioni del bimillenario della morte di Augusto, nell’agosto del 2014 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2014/08/17/bimillenario-di-augusto-il-19-agosto-ara-pacis-a-colori-aperta-fino-a-mezzanotte-insieme-alla-mostra-larte-del-comando/). Per il sepolcro del primo imperatore gli anni del degrado e dell’abbandono, insomma, continuano, nell’ottantesimo anniversario della sua chiusura al pubblico. In una “maledizione” già evocata il 19 agosto 2014 quando, proprio nel giorno del bimillenario e delle visite guidate straordinarie al Mausoleo che ne avrebbero dovuto ricordare i fasti, una conduttura dell’acqua si ruppe e allagò il fossato intorno al monumento, portando tristemente a galla, davanti agli occhi del mondo, erbacce e rifiuti.

Una delle tante ricostruzioni del mausoleo di Augusto: questa è di Luigi Canina del 1851

Una delle tante ricostruzioni del mausoleo di Augusto: questa è di Luigi Canina del 1851

La costruzione del Mausoleo nell’area settentrionale del Campo Marzio (all’epoca non ancora urbanizzato, ma già in precedenza occupato dai sepolcri di alcuni uomini illustri) fu iniziata da Ottaviano Augusto nel 28 a.C., al ritorno dalla campagna militare in Egitto, conclusasi con la vittoria di Azio del 31 a.C. e la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio. Lo storico greco Strabone descrisse il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”. Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) – spiegano gli archeologi della soprintendenza capitolina -, è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Il monumento si componeva di un corpo cilindrico rivestito in blocchi di travertino, al centro del quale si apriva a sud una porta preceduta da una breve scalinata; in prossimità dell’ingresso, forse su pilastri, erano collocate le tavole bronzee con incise le Res Gestae, ovvero l’autobiografia dell’imperatore, il cui testo è trascritto sul muro del vicino Museo dell’Ara Pacis. Nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito, poi riutilizzati uno in piazza dell’Esquilino, alle spalle di S. Maria Maggiore (1587), l’altro nella fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale (1783). “All’interno del sepolcro”, conclude la nota della soprintendenza, “vennero deposte le ceneri dei membri della famiglia imperiale: il generale Marco Agrippa, secondo marito di Giulia figlia di Augusto, Druso Maggiore, i due bimbi Lucio e Gaio Cesare figli di Giulia, Druso Minore, Germanico, Livia, seconda moglie di Augusto, Tiberio, Agrippina, Caligola, Britannico, Claudio, e Poppea, moglie di Nerone; quest’ultimo fu invece escluso dal Mausoleo per indegnità, come già Giulia, la figlia di Augusto. Per breve tempo il Mausoleo ospitò le ceneri di Vespasiano e infine di Nerva e dopo oltre un secolo dall’ultima deposizione si riaprì per ospitare le ceneri di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo”.

“Imagines”, weekend a Bologna col cinema archeologico di qualità: da Nefertiti a Cleopatra, dal fascino delle tombe di Tarquinia ai misteri di Gobekli Tepe in Turchia, dalla figura di Francesco Orsoni a quella di Antonino Di Vita

Il Gruppo archeologico bolognese iscritto ai Gruppi archeologici d'Italia

Il Gruppo archeologico bolognese iscritto ai Gruppi archeologici d’Italia

Il Gabo propone il film "Alla ricerca di Nefertiti" (qui il famoso busto di Berlino)

Il Gabo propone il film “Alla ricerca di Nefertiti” (qui il famoso busto di Berlino)

Weekend all’insegna del cinema archeologico di qualità: da Nefertiti a Cleopatra, dal fascino delle tombe di Tarquinia ai misteri di Gobekli Tepe in Turchia, dalla figura di Francesco Orsoni a quella di Antonino Di Vita. Come tradizione, l’ultimo fine settimana di novembre il Gruppo archeologico bolognese organizza “Imagines: obiettivo sul passato”, rassegna del documentario archeologico giunto alla dodicesima edizione. Alla Mediateca di San Lazzaro di Savena (Bologna) si inizia venerdì 28 Novembre 2014, alle 15.15, con la presentazione della rassegna con Gabriele Nenzioni, direttore del museo della Preistoria “L. Donini” di San Lazzaro (Bologna) e Giuseppe Mantovani, vicedirettore del Gruppo Archeologico Bolognese e curatore della rassegna “Imagines”. Segue la proiezione del documentario “Alla ricerca di Nefertiti”, regia di Brando Quilici (60’). Introduce la proiezione: Barbara Faenza. Oltre 3000 anni fa, una regina dalla leggendaria bellezza, Nefertiti, e suo marito, il faraone eretico Akhenaton, scossero le fondamenta dell’antico Egitto: la sua cultura, la sua capitale, perfino i suoi dei. Poi scomparvero, e della loro sorte, e di quella dei loro resti, per secoli non si seppe più nulla. Un famoso egittologo egiziano è ritornato nella Valle dei Re con le più avanzate tecnologie sulle tracce della bellissima regina, per scoprire cosa è stato di lei e della sua famiglia, una famiglia resa ancora più celebre dal giovane che si presume figlio di Akhenaton, e che a sua volta regnerà sull’Egitto col nome di Tutankamon. Dopo l’intervallo, proiezione del documentario “Al di là della Morte. Le tombe di Tarquinia si animano”, regia di Franco Viviani (25’). Introduce la proiezione: Silvia Romagnoli. Il filmato è lo sforzo di proporre in modo nuovo le tombe dipinte di Tarquinia, patrimonio UNESCO, dando cioè movimento ad alcune celebri scene della pittura etrusca, allo scopo di rendere il più possibile comprensibile ad un pubblico di non specialisti il celebre ciclo pittorico.

I fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni, qui in una loro missione nel deserto nubiano, propongono il film "Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra”

I fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni, qui in una loro missione nel deserto nubiano, alla rassegna “Imagines” di  Bologna sono presenti con il film “Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra”

La seconda giornata, sabato 29 novembre 2014, inizia alle 15.15, proiezione del documentario “Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra”, regia di Alfredo e Angelo Castiglioni (27’). Introducono la proiezione: Alfredo e Angelo Castiglioni. Il documentario è la cronaca di una missione archeologica condotta nel 1985 dai fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni alla ricerca delle dimenticate miniere di smeraldi di Cleopatra. La missione, seguendo un vecchio itinerario, ritrovò le antiche miniere, i villaggi dei minatori e I templi scavati nella roccia. Alle 16.15, proiezione del documentario “La culla degli dei”, regia di Tim Conrad (53’). Introduce la proiezione: Gabriele Nenzioni. Il primo tempio conosciuto al mondo, un luogo in cui si professava una misteriosa religione organizzata già oltre 11000 anni fa, si trova sulla sommità di una collina nel sud della Turchia. Gobekli Tepe è un luogo enigmatico, eretto da un popolo sconosciuto di cacciatori-raccoglitori con blocchi di pietra monumentali per celebrare un culto di cui sappiamo ben poco. Un’équipe di National Geographic passa al vaglio tutti I dati disponibili per saper qualcosa di più su questa culla della religione e della civiltà umana. Dopo l’intervallo, alle 18.15, proiezione del documentario “Francesco Orsoni. Storia di un pioniere dell’archeologia preistorica”, regia di Claudio Busi e Giuseppe Rivalta (50’). Introduce la proiezione: Claudio Busi. Negli ambienti della ricerca scientifica bolognese dell’800 emerge, fra personalità di grande rilievo, la figura di Francesco Orsoni, singolare figura di autodidatta. Ebbe fin da ragazzo un forte interesse per le scienze naturali, che lo portò a scoprire nel 1871 la grotta del Farneto nella fascia collinare nei pressi di S. Lazzaro.

Il film “Storie dalla sabbia. La Libia di Antonino Di Vita" ricostruisce la figura del grande archeologo

Il film “Storie dalla sabbia. La Libia di Antonino Di Vita” ricostruisce la figura del grande archeologo

“Imagines” si chiude domenica 30 novembre 2014 con una giornata piena. Alle 10.30, mattinata per i ragazzi. Proiezione del documentario “Le dodici fatiche di Ercole”, regia di Franco Viviani (30’). Introduce la proiezione: Elena Tonini. Alle 15.15, proiezione del documentario “Storie dalla sabbia. La Libia di Antonino Di Vita”, regia di Lorenzo Daniele (28’). Introduce la proiezione: Maria Antonietta Rizzo. “Anni sessanta. La Libia cambiava pelle in quegli anni. Modernità e tradizione si misuravano, si scontravano. Un mondo si trasformava e io avevo il privilegio di esserne testimone. Ogni giorno mi regalava un tassello nuovo su cui riflettere. Imparai a guardare la realtà in cui mi muovevo senza giudicare, senza pormi sul terreno di una diversità dichiarata. Appresi molto dalle persone più disparate”. La Libia di ieri, quella di oggi, filtrata attraverso I ricordi di uno dei più grandi protagonisti dell’archeologia mediterranea, il professore Antonino Di Vita. Alle 16.30, proiezione del documentario “La via Amerina”, regia di Raniero Pedica e Marcello Avoledo (40’). Introduce la proiezione: Marco Mengoli. Il Video è un viaggio archeologico-naturalistico sull’asse viario della via Amerina, tra boschi di lecci e le acque del Rio Maggiore, territorio ancora incontaminato. Il tratto della via preso in esame è stato a lungo luogo di sepoltura per gli abitanti di Falerii Novi, antica città romana del III secolo a.C. Dopo l’intervallo, alle 18, proiezione del documentario “Monumenti nella roccia”, regia di Giuseppe Mantovani (38’). Introduce la proiezione: Giuseppe Mantovani. Un viaggio nella splendida Tuscia Viterbese alla ricerca di antichi e poco conosciuti monumenti rupestri etrusco-romani e medievali che sorgono in questa zona d’Italia, nascosti tra boschi e foreste.