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Torino. Al museo Egizio la prima “Notte degli Scavi”: incontri con egittologi, archeologi, restauratori e curatori; laboratori interattivi, dimostrazioni pratiche delle tecniche di scavo; le missioni da Saqqara a Deir el-Medina e Coptos. Ecco il programma tutto gratuito

Serata dedicata agli scavi archeologici, sabato 4 ottobre dalle 19 alle 24 al Museo Egizio, che lancia la “Notte degli Scavi”, un evento gratuito rivolto a tutti gli appassionati di archeologia e antico Egitto di ogni età. Il pubblico avrà la possibilità di incontrare egittologi, archeologi, restauratori e curatori del museo, partecipare a laboratori interattivi, assistere a dimostrazioni pratiche delle tecniche di scavo contemporanee, scoprire come si disegna un reperto o come la tecnologia 3D sta rivoluzionando lo studio del passato.  La “Notte degli Scavi” rappresenta anche un momento di bilancio per il Museo Egizio, che in questi dieci anni di rinnovate attività archeologiche ha consolidato la propria reputazione internazionale, confermandosi come uno dei centri di eccellenza mondiale negli studi egittologici, capace di coniugare ricerca di frontiera e divulgazione di qualità. La manifestazione infatti si propone di celebrare due importanti anniversari: i 50 anni degli scavi a Saqqara in Egitto e i dieci anni dalla ripresa delle missioni archeologiche del museo Egizio, che dal 2015 ha riacceso i riflettori su Saqqara e allargato l’orizzonte verso Deir el Medina e Coptos.

Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, nello scavo di Saqqara (foto museo egizio)

Lo scavo della missione archeologica del museo Egizio di Torino a Coptos in Egitto (foto museo egizio)

“L’archeologia è una scienza in continua evoluzione che affina costantemente le sue metodologie per assicurare che la documentazione di quanto è sopravvissuto da epoche lontane sia la più accurata possibile. Lo scavo è un lavoro di squadra in cui professionalità diverse si assistono perché la memoria del passato possa tornare a vivere. Grazie al lavoro sul campo il museo Egizio è in grado di ricontestualizzare gli oggetti che custodiamo nella nostra istituzione e di ricostruirne la biografia”, ha dichiarato il direttore del museo Egizio, Christian Greco, che chiuderà la serata con una conferenza dal titolo: “Alla ricerca di Maja. Archeologia e contesto: 50 anni di scavo a Saqqara”.

Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del sarcofago di Puia (foto graziano tavan)

Il format della serata non prevede visite guidate tradizionali, ma un programma flessibile che permetterà a ciascuno di costruire il proprio percorso tra conferenze, dimostrazioni pratiche e conversazioni a tu per tu con gli egittologi. Sei postazioni sparse sui tre piani dell’edificio offriranno l’opportunità di sottoporre agli studiosi le proprie curiosità in merito ai reperti e al mestiere di archeologo: dalla sala di Kha e Merit al primo piano, di cui verrà presentato a dicembre il riallestimento, alla Galleria della Scrittura, ogni angolo del Museo diventerà scenario di piccoli incontri di massimo 15 minuti.

La missione del museo Egizio a Saqqara nel 2022 in una foto di Nicola Dall’Aquila

Ma il vero cuore pulsante della serata saranno le sette postazioni tematiche dove toccare con mano letteralmente il mestiere dell’archeologo moderno. Si potrà imparare a disegnare un reperto con Paolo Marini e Martina Terzoli, curatori del Museo, scoprire come la fotogrammetria permette di “catturare” un sito archeologico in 3D con Alessandro Mandelli e Andrea Pasqui del Politecnico di Milano o assistere alle delicate operazioni di restauro dei tessuti antichi guidati da Valentina Turina e Giulia Pallottini, restauratrici del Museo. Nicola Dell’Aquila, che ha documentato con le sue fotografie le missioni archeologiche del museo Egizio, è il protagonista di “Zoom sull’archeologia: l’arte di catturare lo scavo”. Dell’Aquila è anche l’autore della mostra “Impressioni dagli scavi”, che accoglie il pubblico all’ingresso. Quindici pannelli raccontano attraverso scatti inediti il lavoro sul campo in Egitto dei curatori e archeologi del Museo. Mentre Enrica Ciccone e Sara Cianetti, egittologhe del Museo, sveleranno come il software D-stretch riesca a far riemergere pitture invisibili a occhio nudo, una sorta di “Photoshop dell’archeologia” che sta rivoluzionando lo studio dell’arte antica. Di “Restauro in azione: il pronto intervento archeologico” si occupano invece Sara Aicardi e Eleonora Furgiuele, restauratrici del Museo.

Missione del museo Egizio a Saqqara: cappella tomba di Panehsy. Rilievo a fine scavo (foto museo egizio)

Missione del museo Egizio a Saqqara: cappella tomba di Panehsy. Rilievo a inizio scavo (foto museo egizio)

Il programma delle conferenze attraversa cinquant’anni di scoperte, da Saqqara a Deir el Medina fino alla missione a Coptos, della scorsa primavera. Paolo Del Vesco, curatore e archeologo del museo Egizio, che ha diretto per anni gli scavi, aprirà i lavori in sala Conferenze alle 19.15 raccontando “Tra le tombe degli ufficiali del Re: Saqqara 10 anni di scavi”, seguito dall’egittologa e divulgatrice Divina Centore che esplorerà il tema “Archeologia pubblica: perché il passato conta nel presente”. Cédric Gobeil, responsabile delle missioni a Deir el Medina e Coptos, porterà idealmente il pubblico nei luoghi dove vivevano gli artigiani che decoravano le tombe della Valle dei Re, con il suo intervento: “Deir el-Medina: la vita quotidiana ai piedi della montagna tebana” e poi sarà protagonista dell’incontro “Coptos: ridisegnare un tempio perduto”. Barbara Aston dell’università di Berkeley presenterà uno studio sulla ceramica della tomba di Ry, prima che il direttore Christian Greco tiri le fila della serata, intorno alle 23 con l’incontro: “Alla ricerca di Maja. Archeologia e contesto: 50 anni di scavo a Saqqara”.

Torino. Al museo Egizio, in presenza e on line, “Constructive dialogues… live”: cinque artisti internazionali si confrontano sulle storie coloniali in dialogo con la collezione del museo Egizio

Venerdì 18 luglio 2025, alle 19, in Sala Conferenze (ingresso da via Maria Vittoria 3M) del museo Egizio di Torino, “Constructive dialogues… live”: cinque artisti internazionali — Nicolas Kyrillou, Maya Louhichi, Dorottya Márton, Patrick Ngabonziza e Gloria Oyarzabal — si confrontano sulle storie coloniali in dialogo con la collezione del museo Egizio. Discutono con loro Johannes Auenmüller, Divina Centore e Cédric Gobeil (museo Egizio). Un racconto delle memorie collettive attraverso l’arte contemporanea e il confronto critico e costruttivo con il passato. il talk è in lingua inglese e conclude la residenza degli artisti al museo Egizio, parte del progetto triennale “CONTESTED DESIRES: Constructive Dialogues (CDCD)”. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria su Eventbrite al link https://www.eventbrite.it/…/constructive-dialogues-live… Anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio.

Torino. Il direttore del museo Egizio Christian Greco ci introduce alla nuova Galleria dei Re: ecco l’allestimento “dall’oscurità alla luce”

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Il nuovo allestimento della Galleria dei Re nel museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

È stato uno dei momenti più attesi, il 20 novembre 2024, delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio di Torino, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: la riapertura, dopo il restauro e il riallestimento, della Galleria dei Re: “From darkness to light” non è solo il titolo del progetto, ma è l’effetto – stupefacente – che fa sul visitatore, e che sta facendo alle centinaia di migliaia di persone che dalla sera del 20 novembre 2024 accedono – magari un po’ prevenuti – alla Galleria dei Re, curata da Johannes Auenmüller, Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole e Martina Terzoli.  sapendo che non avrebbero più trovato l’allestimento “hollywoodiano” di Dante Ferretti (del quale un po’ tutti ci eravamo innamorati) (vedi Torino. Al museo Egizio il presidente Mattarella col ministro Giuli apre i festeggiamenti per il bicentenario: consegnato alla città e all’Italia il tempio di Ellesiya e riaperta la Galleria dei Re che stupisce e convince anche i più prevenuti | archeologiavocidalpassato). Intesa Sanpaolo è main partner del riallestimento della Galleria dei Re, con il contributo di Alpitour World

A introdurre gli appassionati alla visita della “nuova” Galleria dei Re è il direttore del museo Egizio, Christian Greco. “La nuova Galleria dei Re”, spiega il direttore Christian Greco ad archeologiavocidalpassato.com, “è dall’oscurità alla luce: nel luogo in cui siamo che le finestre ci permettono di sbirciare all’interno, di sera si potrà passeggiare fuori e vedere dentro e – l’ho documentato – si vede il nostro Seti II, si vede Ptah, si vede Ramses II. E poi queste pareti in metallo che sono pareti di un materiale diverso che non vanno in contraddizione, in competizione con l’elemento materico della pietra, diafane, che permettono di specchiare ma non proprio. Ci fanno intravedere come fossero un eidolon (immagine) platonico una forma che noi cerchiamo di afferrare. Ci ricordano che noi il passato lo conosciamo per sineddoche, in modo granulare, e quello che è oltre le pareti è tutto ciò che noi abbiano perso, e con la ricerca dobbiano cercare di ricostruire. torino_egizio_nuova-galleria-dei-re_thutmosi-III_ramses-II_foto-graziano-tavan

Nuova Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: per la prima volta le statue di Thitmosi III e Ramses II al centro (foto graziano tavan)

“E poi è la prima volta in 200 anni – continua Greco – che Thutmosi III e Ramses II sono posti al centro; che possiamo girare attorno a queste statue monumentali, che possiamo guardare il nostro Horemheb e Amon in tutto il loro splendore. C’è un elemento che ci fa capire perché andava cambiato: prima del riallestimento il colore del nostro Horemheb era questo (tassello grigio scuro, ndr), era praticamente nero, ma non lo si vedeva nell’oscurità. Adesso nella luce, l’abbiamo pulito, l’abbiano restaurato, è ritornato a risplendere e lo possiamo guardare negli occhi, e quasi ci sentiamo parte di questo mondo divino che si è abbassato e noi tra i grandi Re dell’antico Egitto finalmente possiamo camminare”.

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Galleria dei Re al museo Egizio di Torino: la statua di Ramses II e le grandi finestre riaperte (foto graziano tavan)

L’architettura originale dello statuario monumentale risalente al XVII secolo è stata completamente riportata a vista dallo Studio OMA – Office for Metropolitan Architecture, un ritorno alle origini che valorizza le volte e le alte finestre che caratterizzano lo spazio e che fa tornare visibili due importanti iscrizioni che celebrano i natali del Museo, entrambe fatte apporre nella seconda metà dell’Ottocento dall’allora ministro Luigi Cibrario, una in memoria di Bernardino Drovetti, il console francese che ha venduto a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo di reperti del Museo, e l’altra in onore di Jean-François Champollion, colui che decifrò i geroglifici, diventando il padre dell’Egittologia, tra i primi a giungere a Torino per studiare la collezione Drovetti.

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Dettaglio della statua di Ramses II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Sotto il profilo egittologico, visitare la Galleria dei Re è quasi un viaggio ideale all’interno di un antico tempio egizio. La posizione delle statue, non più su piedistalli, ma ribassate sul pavimento, richiama quella originale, che si nota nei cortili dei grandi templi dell’antico Egitto, dove le divinità e i faraoni, pur manifestando la propria ieraticità e autorevolezza, mantenevano uno stretto legame con i fedeli, un contatto vis-à-vis, come quello che avrà il pubblico del Museo con le statue della Galleria. La maggiore vicinanza dei visitatori alle statue permette loro di cogliere nuovi dettagli dei reperti, che prima non erano fruibili, come le iscrizioni geroglifiche sulla parte alta del trono della statua di Thutmosi I o come la parte posteriore del copricapo del sovrano Horemheb. Al centro della prima sala campeggia la statua di Ramesse II, attorno al quale ruotano tutte le altre dei faraoni, esposte per la prima volta in ordine cronologico. Jean-François Champollion, il padre dell’egittologia quando vide per la prima volta la statua a Torino ne rimase colpito e la definì l’Apollo del Belvedere egizio. In una lettera del 1824, Champollion scrive a proposito del Ramesse II, esposto a Torino: “ne sono innamorato e arriverò a Parigi con una buona copia in gesso dell’intero busto di questa statua. Vedrete allora se la mia passione non è legittima. La testa è divina, i piedi e le mani sono ammirevoli, il corpo è morbido; lo chiamo l’Apollo del Belvedere egizio”.

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Le statue delle dee Sekhmet e, in fondo, la statua colossale di Seti II nella Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Non sono solo i faraoni ad essere protagonisti della Galleria dei Re, ma anche le dee Sekhmet. Anche per le 21 statue delle Sekhmet si è puntato ad una ricontestualizzazione archeologica, ispirata al tempio funerario di Amenhotep III a Tebe, l’odierna Luxor, loro sito di provenienza. La serie di statue mette in evidenza la ritmicità seriale e al contempo, osservandole da vicino e immerse nella luce naturale, saltano all’occhio i dettagli che differenziano ogni statua. Nel nuovo riallestimento costituiscono davvero “Una litania monumentale di granito”, come recita il titolo di una delle più celebri pubblicazioni dedicate alle Sekhmet dell’egittologo francese Jean Yoyotte.

Torino. Al museo Egizio conferenza dell’egittologo Cédric Gobeil, curatore del museo, su “News from the Place of Truth. Some further considerations and thoughts about Deir el-Medina”. In presenza e on line

torino_egizio_conferenza-news-from-the-place-of-truth-some-further-considerations-and-thoughts-about-deir-el-medina_gobeil_locandinaIl lavoro svolto a Deir el-Medina, così come gli studi condotti sugli artefatti provenienti dal sito, continuano a portare a nuove scoperte. Martedì 14 maggio 2024, alle 18, appuntamento in sala conferenze del museo Egizio di Torino con la conferenza “News from the Place of Truth. Some further considerations and thoughts about Deir el-Medina” di Cédric Gobeil, curatore del museo Egizio. Conferenza in lingua inglese, ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.co.uk/…/some-further…. Live streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Data l’impossibilità di dettagliarle tutte in una singola conferenza, le novità provenienti dal “Luogo della Verità” si focalizzeranno su tre argomenti principali attualmente in fase di studio da parte del museo Egizio. Inizieremo con un aggiornamento dall’ultima missione sul campo condotta nella tomba del custode Khawy (TT 214), per poi proseguire con una rivalutazione di una delle cappelle votive, con l’uso di nuove tecnologie, metodologia che costituisce anche un elemento centrale dell’ultimo argomento che farà luce su una promettente scoperta dalla collezione del nostro museo.

Cédric Gobeil, curatore del Museo dal 2019, è un egittologo specializzato in archeologia della vita quotidiana e cultura materiale del Nuovo Regno, con un focus primario su Deir el-Medina, argomenti per i quali sta portando avanti un lavoro sul campo in Egitto e Sudan. Dopo aver conseguito il dottorato in Francia (presso l’Université Paris IV-Sorbonne), ha lavorato in Egitto per l’Institut français d’archéologie orientale du Caire e nel Regno Unito per l’Egypt Exploration Society. Oltre all’attività curatoriale è anche professore a contratto presso il Dipartimento di Storia dell’Université du Québec à Montréal e ricercatore associato presso l’Unità di ricerca HiSoMA di Lione (CNRS).

Torino. Al museo Egizio l’egittologo Andreas Dorn (Uppsala University) in “The stories of the oldest geological map of mankind: the Turin gold mine papyrus”. Conferenza in presenza e on line in collaborazione con Acme

torino_egizio_conferenza-the-stories-of-the-oldest-geological-map-of-mankind-the-turin-gold-mine-papyrus_andreas-dorn_locandinaIl Papiro delle Miniere di Torino è considerato la mappa geologica più antica dell’umanità. Da un punto di vista di marketing, il nome “Papiro delle Miniere”, attribuito alla mappa più di cento anni fa, fu la scelta migliore, ma ignora completamente l’azione principale documentata: il trasporto della pietra di Bekhen, uno scisto grigio scuro/grovacca usato per la produzione di statue, avvenuto nella metà della XX dinastia (Nuovo Regno, intorno al 1150 a.C.). Giovedì 2 maggio 2024, alle 18, nella sala conferenze del museo Egizio, ne parla Andreas Dorn (Uppsala University, Svezia) nella conferenza “The stories of the oldest geological map of mankind: the Turin gold mine papyrus”, nuovo appuntamento con le conferenze organizzate con l’associazione ACME, Amici e Collaboratori del Museo Egizio. Introduce Cédric Gobeil, curatore del museo Egizio di Torino. L’ingresso è libero con prenotazione su Eventbrite: https://www.eventbrite.it/…/the-stories-of-the-oldest…. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. La mappa sul recto del Papiro delle Miniere mostra una sezione del Wadi Hammamat, una valle desertica che collega la Valle del Nilo con il Mar Rosso. Le didascalie, ben scritte e facili da leggere, sono state riprodotte e descritte in centinaia di pubblicazioni accademiche e divulgative di cartografia, geologia ed egittologia. L’opposto è accaduto con il verso del Papiro, che contiene più di dieci testi diversi, tra cui una lettera al re, diversi inni e preghiere, la consegna di grano, note amministrative sulla raccolta di scalpelli di rame da parte dell’amministrazione centrale e diversi disegni non correlati, tra cui uno di un coccodrillo. Questi testi, le origini del papiro, le cave di Bekhen e le miniere d’oro sono presentati nel loro contesto geografico e storico più ampio, con l’obiettivo di comprendere il papiro come una eccezionale testimonianza della dinamica cultura scrittoria Ramesside.

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L’egittologo Andreas Dorn (Uppsala University)

Andreas Dorn è professore all’università di Uppsala dal 2018. Ha lavorato a Gottinga, Liegi, Bonn e Friburgo. Ha completato i suoi studi a Basilea con la laurea magistrale su scatole e scrigni utilizzati nelle feste processionali alla fine dell’Antico Regno e una tesi sulle capanne degli operai nella Valle dei Re nel Nuovo Regno. Le sue ricerche includono in particolare la storia culturale e sociale dell’antico Egitto con focus su religione, testi letterari e amministrativi, architettura e arte. Le sue ricerche sono strettamente legate a progetti archeologici come lo scavo della tomba dello scriba Amunnacht a Deir el-Medina (Nuovo Regno); la documentazione di centinaia di graffiti nell’Antica Tebe Occidentale (dalla preistoria fino alla tarda antichità); la pubblicazione di etichette di giare dalla “Città Dorata” del tempo di Amenhotep III e lavori ad Elkab.

Nell’anno del bicentenario della sua fondazione (1824-2024), il museo Egizio di Torino approda per la prima volta al cinema con “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio”, nelle sale italiane solo per due giorni, il 12 e 13 marzo, con la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Jeremy Irons, che guida il pubblico in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica

torino_egizio_film-uomini-e-dei-le-meraviglie-del-museo-egizio_locandinaNell’anno del bicentenario della sua fondazione, il museo Egizio di Torino approda per la prima volta al cinema con “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio”, il film evento che è stato presentato in anteprima alla 41esima edizione del Torino Film Festival e che arriverà nelle sale italiane solo per due giorni, il 12 e 13 marzo 2024 (elenco cinema su nexodigital.it). Prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il museo Egizio e diretto da Michele Mally, che firma il soggetto con Matteo Moneta, autore della sceneggiatura.

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Il premio Oscar Jeremy Irons durante sul set del film “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio” di Michele Mally (foto di Francesco Prandoni)

Il film vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Jeremy Irons, che guida il pubblico in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica. Completa il viaggio visivo la colonna sonora originale, composta ed orchestrata dal pianista e compositore Remo Anzovino ed eseguita dall’autore con l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis diretta da Valter Sivilotti, in uscita su etichetta Nexo Digital e distribuzione Believe nel 2024. Spiega Remo Anzovino: “La sfida era scrivere una colonna sonora che parlasse di una cultura di cui non conosciamo la musica. Comporre per “Uomini e Dei. Le Meraviglie del Museo Egizio” è stato davvero un viaggio spirituale alla scoperta del profondo significato che la morte aveva nell’Antico Egitto, ossia l’inizio di una nuova vita. In piena sintonia con il regista Michele Mally, l’uso della tecnica del corale a 4 parti bachiano – applicato sia alle sezioni della orchestra sia al pianoforte solo -, di movimenti fugati e di passaggi atonali, mi ha permesso di orientare il suono, per contrasto stilistico, verso il mistero che le immagini e il racconto sullo schermo suggeriscono. Ringrazio il maestro Valter Sivilotti e l’Orchestra Sinfonica Accademia Naonis per avere splendidamente diretto e interpretato la mia musica”. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per il 2024 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Reperti, studi scientifici e il dietro le quinte del Museo sono narrati in maniera corale non solo dalla presidente del museo, Evelina Christillin, e dal direttore Christian Greco, ma anche da alcuni dei curatori del museo come Cédric Gobeil, Beppe Moiso, Susanne Töpfer, Paolo Del Vesco, Federico Poole, Johannes Auenmüller, Enrico Ferraris, Alessia Fassone, Tommaso Montonati, dalle  restauratrici Cinzia Oliva, Roberta Genta, Paola Buscaglia del Centro di Conservazione e Restauro de La Venaria Reale, dall’antropologo Pieter Ter Keurs, dal direttore dipartimento Egizio del Louvre Vincent Rondot, dal capo del dipartimento Egitto e Sudan del British Museum Daniel Antoine, dai curatori del British Museum Ilona Regulski e Marcel Maree, dalla direttrice del Ägyptisches und Papyrussammlung di Berlino Friederike Seyfried, dalla direttrice generale museo Egizio del Cairo Sabah Abdel Razik Saddik, dal Ceo di Ima Solutions Sarl Benjamin Moreno. Dal Louvre di Parigi al British Museum di Londra fino all’Ägyptisches Museum di Berlino: sono solo alcune delle importanti istituzioni museali mondiali da cui provengono i membri del comitato scientifico del Museo, che vanta oltre 90 collaborazioni scientifiche con musei, atenei e centri di ricerca internazionali.

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Bernardino Drovetti, al centro, tra le rovine di Tebe nel 1818 (foto museo egizio)

Le collezioni custodite a Torino comprendono oltre 40mila reperti, che hanno una natura antiquaria – in quanto legati al collezionismo e al criterio di raccolta reperti di Bernardino Drovetti, diplomatico piemontese al servizio del governo francese che vendette a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo delle collezioni del Museo per 400mila lire dell’epoca – e una natura archeologica, legata a campagne di scavo archeologico promosse da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina in Egitto all’inizio del Novecento. Con oltre un milione di visitatori nel 2023, il museo Egizio è il più antico al mondo dedicato alla civiltà degli antichi Egizi. Al museo Egizio di Torino dei 40mila reperti custoditi, 12mila sono esposti su 4 piani. Sfingi, statue colossali, minuscoli amuleti, sarcofagi, raccontano quasi 4000 anni di storia antica. Tra i reperti celebri nel mondo ci sono il Papiro dei Re, noto all’estero come la Turin King List, l’unica lista che sia giunta fino a noi che ricostruisce il susseguirsi dei faraoni, scritta a mano su papiro, o il Papiro delle Miniere, una delle più antiche carte geografiche conosciute. E ancora sculture come la statua del sacerdote Anen, quella di Ramesse II, quella della cosiddetta Iside di Copto, oltre al ricco corredo funebre di Kha, sovrintendente alla costruzione delle tombe dei faraoni che insieme alla moglie Merit sarà tra i protagonisti di tutto il racconto.

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Statuetta in legno della dea Tauret, dedicata dal disegnatore Parahotep, venerata in ambito domestico, proveniente da Deir el Medina, e conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“La strada per Menfi e per Tebe passa da Torino” scrisse Jean-François Champollion che nel 1824, due anni dopo aver decifrato i geroglifici, venne nella capitale sabauda. Ma perché proprio a Torino, nel 1824, si decise di aprire un museo che non aveva uguali al mondo, dedicato a una civiltà ancora in via di svelamento? Chi fu il primo a vedere nelle Alpi il profilo delle piramidi? Per scoprire le origini del museo in “Uomini e dei. Le meraviglie del museo Egizio” risaliremo così il corso del Nilo sulle tracce dei suoi grandi esploratori ed archeologi del passato: Donati, Drovetti, Schiaparelli. Visiteremo i luoghi da cui provengono i principali reperti delle collezioni torinesi, da Giza a Luxor fino all’antico villaggio di Deir el-Medina, abitato dagli scribi e dagli artigiani delle tombe della Valle dei Re e delle Regine. E viaggeremo a ritroso nel tempo, alla metà del 1500, quando i sovrani del Piemonte, i Savoia, per dare prestigio alla loro capitale riscrissero il mito delle origini egizie di Torino, sovrapponendo il toro, simbolo della città, col dio Api, che aveva le sembianze di toro ed era venerato nell’antico Egitto. Attraverso i sarcofagi e gli oggetti del corredo funebre della tomba di Kha e Merit racconteremo invece il viaggio dell’architetto Kha nell’Oltretomba, dal momento della mummificazione ai funerali, fino al giudizio di fronte ad Osiride e alla vita nell’Aldilà, seguendo le pagine del Libro dei Morti.

Torino. Il museo Egizio archivia il 2023 con un record: oltre 1 milione di visitatori. Ecco il bilancio di dodici mesi eccezionali. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024)

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Visitatori al museo Egizio di Torino nella mostra “Il dono di Thot” (foto museo egizio)

Il museo Egizio di Torino archivia il 2023 come l’anno dei record con 1.061.157 visitatori, numero comprensivo anche degli eventi istituzionali e privati, a fronte degli 898.500 ingressi del 2022. Un record per il Museo diretto da Christian Greco, che per la prima volta chiude l’anno con un numero così alto di visitatori. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024) durante il quale i riflettori degli studiosi e degli appassionati di tutto il mondo punteranno proprio su Torino. I mesi che hanno registrato un maggiore afflusso di pubblico sono stati aprile, con 128.576 ingressi e maggio, con 107.415. Ottima anche la performance di mesi in genere meno gettonati dai visitatori, come gennaio e febbraio, soprattutto se confrontati con i numeri del 2022: a gennaio 2023 i visitatori sono stati 85.373 a fronte dei 44.209 dell’analogo mese del 2022, così come lo scorso febbraio ha registrato 86.646 ingressi, quasi doppiando i 44.844 del 2022. Nel 2023 il Museo ha aperto le porte a 128.000 studenti (circa 5.650 classi), in visita didattica. In crescita anche i canali social del Museo, che totalizzano 420mila follower (con un incremento del 433%).

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Evelina Christillin, presidente del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Desideriamo ringraziare quanti hanno creduto in noi”, ha dichiarato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio. “Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario, c’è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio, vinto dallo Studio Oma di Rotterdam e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il nostro bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Cdp, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua, a cui siamo molto grati per il loro appoggio”.

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Statuetta in legno di Thot come Ibis, di epoca tarda, conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Il museo Egizio nel 2023 ha puntato su numerosi progetti espositivi non solo al proprio interno, ma anche al di fuori del Museo e sul riallestimento del terzo piano, dove è stata appena inaugurata la Galleria della Scrittura. L’Egizio si è inoltre focalizzato su progetti internazionali, come missioni archeologiche di scavo e collaborazioni con grandi istituzioni mondiali per studi e restauri. Tra i progetti espositivi del 2023 all’interno del Museo vanno citati “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto” (6 dicembre 2022 – 7 settembre 2023), un viaggio all’origine dei geroglifici e delle antiche scritture egiziane, curato da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer. Si è poi concluso quest’anno il ciclo di mostre bimestrali “Il laboratorio dello studioso”, cinque mostre nel 2023 per un percorso a puntate dietro le quinte del museo, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca dell’Egizio (vedi Torino. Al museo Egizio ultimi giorni per la mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”: con 170 oggetti (non solo papiri), alcuni eccezionali, si raccontano tremila anni di scrittura. Intervento esclusivo del direttore Christian Greco | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_mostra-attraverso-gli-occhi-di-tutankhamon_conferenza-sallam_locandinaPer celebrare il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, il museo Egizio ha invitato un’artista contemporanea, Sara Sallam, per riflettere ancora una volta sull’etica dell’esposizione dei resti umani. Il Museo ha quindi ospitato fino a fine febbraio 2023 una piccola esposizione di arte contemporanea: “Attraverso gli occhi di Tutankhamon”. Un’istallazione video ha condotto i visitatori nella tomba di Tutankhamon, al momento della sua scoperta, mostrando però il punto di vista del faraone (vedi Torino. Al museo Egizio la conferenza di Sara Sallam, le cui opere sono esposte in museo nella mostra “Attraverso gli occhi di Tutankhamon: prospettive alternative sull’Egittologia” | archeologiavocidalpassato).

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Statuetta in legno della dea Tauret, dedicata dal disegnatore Parahotep, venerata in ambito domestico, proveniente da Deir el Medina, e conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Tra le mostre di maggior successo al di fuori del Museo vanno citate “I creatori dell’Egitto eterno – Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, curata dal direttore del Museo Christian Greco, assieme a Corinna Rossi, Cédric Gobeil e Paolo Marini, alla Basilica Palladiana di Vicenza e “Gioielli e amuleti, la bellezza nell’antico Egitto” al Museo del Gioiello di Vicenza, entrambe in esposizione fino al 28 maggio 2023 (vedi Vicenza. Christian Greco, direttore del museo Egizio, introduce alla visita della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, in Basilica Palladiana. Ecco la sua prolusione alla presentazione ufficiale | archeologiavocidalpassato). Uno sforzo produttivo notevole, realizzato quasi in contemporanea con due mostre internazionali: a Montreal in Canada, dal 20 aprile al 15 ottobre 2023, 300 reperti del Museo sono stati protagonisti dell’esposizione “Egypt. Three Millennia on the Nile”, mentre a Zhengzhou in Cina, dal 3 marzo al 3 giugno 2023, si è tenuta l’esposizione “Civiltà dei grandi fiumi”, che ha ospitato una grande sezione dedicata all’Egitto e alla Mesopotamia con reperti provenienti dall’Egizio e da altri grandi musei italiani. E infine una esposizione più piccola al Centro Trevi di Bolzano “Antichi Egizi: maestri dell’arte”, che ha ospitato 18 reperti dal 21 settembre al 10 dicembre 2023.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinaL’Egizio si è poi confermato crocevia di studi e ricerche internazionali, con l’obiettivo di ripensare il ruolo dei musei all’epoca della globalizzazione e della digitalizzazione. In particolare, in questo solco si è inserito “What is a Museum?”, un ciclo di dieci incontri, ideato dal direttore, Christian Greco, per riflettere sul futuro dei musei e per accompagnare l’Egizio in un percorso di trasformazione fisica e di innovazione, in vista del bicentenario, che verrà celebrato nell’autunno del 2024 (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Dieci direttori delle più prestigiose istituzioni museali mondiali sono stati e saranno i protagonisti di un confronto con il direttore dell’Egizio per delineare il ruolo e le sfide del futuro dei musei, intesi sempre più come una sorta di laboratorio della contemporaneità e non solo come luoghi di ricostruzione e conservazione della memoria. Il ciclo è partito a maggio con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani a Roma, per poi ospitare Massimo Osanna, direttore generale Musei del Mic, Hermann Parzinger, direttore del Preußischer Kulturbesitz di Berlino, Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado di Madrid.

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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

In primavera il museo Egizio è stato sotto i riflettori internazionali per un nuovo ritrovamento archeologico in Egitto nella necropoli di Saqqara, a 30 km a sud de Il Cairo. Gli archeologi del museo Egizio, del ministero delle Antichità egiziane e del museo nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, hanno rinvenuto in aprile i resti della tomba di Panehsy, che risale al primo periodo Ramesside (1250 a.C.). Panehsy era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie (vedi Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo” | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_simposio-internazionale-restauro-mensa-isiaca_locandinaA luglio il simposio internazionale “The Mensa Isiaca under review. Technical study and new interpretations”, organizzato dal Museo, in collaborazione col J. Paul Getty Museum e col Getty Conservation Institute ha riunito a Torino egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo. Proprio grazie alla collaborazione tra il museo Egizio, il J. Paul Getty Museum e il Getty Conservation Institute, un gruppo di conservatori e di scienziati, alla luce delle nuove tecnologie, ha sottoposto il reperto a nuove analisi per studiare tutti i dettagli, di cui la Mensa è ricchissima, è stato fatto un approfondito esame con microscopia ottica assistita (vedi Torino. Al museo Egizio due giorni di simposio internazionale per il restauro della Mensa Isiaca, con egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo | archeologiavocidalpassato). In autunno poi Im/materialities, un simposio dedicato all’archeologia e ai musei “tra reale e digitale”, ha messo a confronto 44 tra antropologi, sociologi, filosofi, chimici e fisici, provenienti da tutto il mondo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

Tutte attività che sono state realizzate, accanto alla progettazione di cantieri, innovazioni, riallestimenti e restauri, a cui andrà incontro l’Egizio, in vista delle celebrazioni del bicentenario il prossimo autunno. Il 18 ottobre scorso sono iniziati i lavori di restauro delle facciate interne del Museo, propedeutici al cantiere vero e proprio di trasformazione del Museo. Con l’anno nuovo si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti (vedi 1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio” | archeologiavocidalpassato).

1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio”

“Un nuovo inizio”. “Una nuova nascita”. Ecco cosa rappresenta il Bicentenario per il museo Egizio di Torino. E il direttore Christian Greco lo dice all’egiziana. “È un modo per riflettere su chi siamo e per capire dove dobbiamo andare. E dove dobbiamo andare ha un elemento importante: come possiamo restituire il paesaggio? Perché duecento anni dopo la fondazione c’è una cosa fondamentale che ci manca, ovvero l’Egitto. E come riportiamo l’Egitto al museo? Lo riportiamo attraverso la flora che ricostruiamo nel giardino Egizio, e poi lo ricreiamo nella sala con l’Egitto immersivo che ci fa vedere il paesaggio ricostruito in modo digitale e messo in relazione con gli oggetti”.

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Museo Egizio: presentazione delle celebrazioni del bicentenario. Da sinistra, David Gianotten, Evelina Christillin, Christian Greco, Massimo Mori (foto graziano tavan)

Le riflessioni del direttore Christian Greco chiudono una mattinata intensa in cui, attraverso il contributo dei protagonisti, dalla presidente Christillin al direttore generale Osanna, dall’architetto Gianotten al direttore Greco, ha preso il via la fase “più calda” del progetto architettonico del nuovo museo Egizio firmato da David Gianotten e Andreas Karavanas, dello studio Oma (Office for Metropolitan Architecture) di Rotterdam, momento clou del 2024, anno delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio (in parte già iniziate), stagione di trasformazione del Museo non solo da un punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica.

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Dopo la vittoria, nel gennaio 2023, da parte di Oma del concorso internazionale di idee, bandito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel 2022 (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato), si è aperta una fase di gestazione del progetto definitivo, frutto di mesi di confronto tra gli architetti e i vertici e i curatori del Museo, l’Accademia delle Scienze, proprietaria del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, sede del Museo, e la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala immersiva (foto OMA Rotterdam)

Si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti. Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua.

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Bicentenario del museo Egizio: la presidente Evelina Christillin indica il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro” (foto graziano tavan)

“Celebrare i 200 anni del Museo”, è intervenuta Evelina Christillin, presidente del museo Egizio, “non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro. Il progetto architettonico di Oma nasce sulla scorta di nuova visione di Museo, più articolato e multiforme: ente di ricerca, luogo inclusivo, spazio in cui, come recita l’articolo 3.2 della Costituzione italiana, si lavora per abbattere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo armonico della persona. L’idea di coprire la corte nasce quindi dalla volontà di creare una nuova agorà, che sia restituita alla collettività e, al contempo, rendere fruibile gratuitamente il Tempio di Ellesija donato dall’Egitto all’Italia. Dopo la trasformazione del 2015 il Museo si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e ricette per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto”. Per l’occasione del bicentenario il museo Egizio ha voluto rinnovare la propria immagine e progettare un’identità visiva dedicata, che è stata creata in collaborazione con Studio FM. La creatività conferisce un grande peso al pittogramma del logo, che diventa motivo decorativo alludendo al percorso fatto in questi 200 anni. Il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro”, accompagnato da un logo con lettering molto pulito, diviene il segno distintivo del Bicentenario e delle sue celebrazioni.

Collegato dalla sede ministeriale della direzione generale Musei, Massimo Osanna ha portato i saluti di tutto il ministero e della direzione generale che”, ha sottolineato Osanna, “come la presidente Christillin e il direttore Greco sanno è molto vicina al museo Egizio non solo come ente vigilante ma soprattutto come una direzione che fa della rete dei musei del territorio l’aspetto più prezioso del sistema nazionale museale. Noi stiamo cercando di creare un sistema museale nazionale che mette in rete tutto il nostro straordinario patrimonio culturale, e il museo Egizio come è noto è uno dei musei di punta di tutto il nostro sistema museale nazionale. E questo grazie a chi lo dirige adesso, grazie a Christian Greco, grazie alla presidente Evelina Christillin che hanno svolto finora un lavoro straordinario. E io sono qui per testimoniarlo ancora una volta. Il museo che io ho visto quando sono arrivati Christian ed Evelina e ho rivisto poi, anno dopo anno, è un museo assolutamente nuovo, è un museo che si è aperto alla città, e io direi al mondo. È un museo che è diventato un laboratorio di ricerca, un laboratorio di sperimentazione, un laboratorio per la valorizzazione del nostro patrimonio. E diventa quindi veramente una best practice che noi dobbiamo esportare in tutte le altre realtà del sistema museale nazionale. Io ho avuto l’onore di essere nella commissione giudicatrice per il concorso di idee fatto per la copertura del cortile. Il Gruppo Oma, come sappiamo, adesso è al lavoro, sta chiudendo il progetto esecutivo e questo progetto porterà veramente il museo a trasformarsi non solo nei suoi spazi ma anche nell’offerta straordinaria che darà a tutti i pubblici che speriamo sempre più numerosi che raggiungeranno Torino e raggiungeranno il museo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala conferenze a livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

Il progetto – ha continuato il dg – prevede non solo di creare un’agorà restituita alla città, ma anche spazi immersivi per contestualizzare questo straordinario patrimonio e quindi collegarlo con i luoghi d’Egitto da cui il patrimonio proviene, un giardino egizio, tutta una serie di realtà che sicuramente contribuiranno a cambiare la percezione di questo museo all’interno del panorama torinese e italiano in genere. Ma vorrei ancora sottolineare quanto questo museo sia diventato un museo aperto a tutti, un museo che fa dell’accessibilità declinata a 360 gradi il punto di forza. Ovviamente accessibilità non solo come abbattimento di barriere architettoniche – questi sono temi che abbiamo già da tempo dovuto superare – ma anche l’abbattimento delle barriere cognitive. Ecco il museo Egizio è un museo che parla ai pubblici, che sa dialogare con la comunità ed è veramente un museo aperto come adesso devono essere i nostri musei: luoghi di incontro, luoghi di confronto, luoghi dove il cittadino, il visitatore si sente a casa perché è un luogo dove appunto può incontrare gli altri, può riflettere con gli altri sul significato della memoria e del passato. E mi piace molto il logo che aggancia la memoria al nostro futuro.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del bookshop accessibile dalla piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

L’archeologia sta conoscendo in questi ultimi anni un grande rigoglio, una grande attenzione mediatica. I musei archeologici sono tra i più d’Italia e del mondo. Pensate a Pompei e Colosseo che sono al primo e secondo posto delle classifiche nazionali per numero di visitatori. E questo vuol dire proprio un’attenzione al nostro patrimonio, in particolare a quello archeologico, che richiede delle risposte chiare, delle risposte puntuali, delle risposte adeguate alle sfide della società contemporanea. E questa è una sfida che il museo Egizio da tempo ha accolto perché il museo Egizio è un luogo del contemporaneo. Non è un luogo che conserva polverosi oggetti della ricerca traghettati dal passato fino al nostro mondo contemporaneo, ma è un luogo della contemporaneità perché, con gli strumenti della contemporaneità, con le esigenze del mondo contemporaneo, sa parlare del passato e lo sa restituire con un linguaggio adeguato ai visitatori della nostra società contemporanea. Quindi buon lavoro oggi. Buon lavoro soprattutto a quelle straordinarie iniziative che saranno messe in campo nel prossimo anno. So che cominceranno subito con il Capodanno. Grazie a tutte le attività messe in campo dalla Città di Torino. E grazie anche al museo Egizio dove io mi sento sempre a casa. Buon lavoro”.

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Bicentenario del museo Egizio: David Gianotten (al centro), Managing Partner di Oma, tra Andreas Karavanas (a destra) di OMA, e Andrea Tabocchini (foto graziano tavan)

Il progetto. A entrare nel merito è stato David Gianotten, Managing Partner di Oma: “Il team OMA è orgoglioso di essere stato nominato progettista architettonico per la trasformazione del museo Egizio. La vasta collezione, la ricca storia che incarna e la visione del bicentenario ci ispirano a rafforzare il significato culturale del museo Egizio attraverso l’architettura. Il museo Egizio trasformato sarà ancora più connesso con la città e pubblicamente accessibile, integrando l’ambizione del Museo di promuovere l’impegno pubblico. Ci complimentiamo con il direttore e il suo team per la loro visione di un museo aperto e contemporaneo”. Il centro di gravità del museo Egizio più antico al mondo si sposta, dunque, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasformerà in una nuova agorà, su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente in vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto gratuitamente, di fatto di un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più. Un luogo in cui convivranno un giardino egizio, un bookshop nel porticato, che sarà nuovamente aperto verso la corte, una caffetteria, la biglietteria e l’info point del Museo e dell’Accademia delle Scienze.

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Bicentenario museo Egizio: rendering della piazza Egizia, veduta zenitale (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA: la spina che attraversa il museo Egizio e le connessioni con la città di Torino e gli spazi espositivi (foto OMA Rotterdam)

“Il progetto”, ha spiegato Gianotten, “crea un nuovo cortile coperto, chiamato piazza Egizia, e una serie di spazi urbani collegati aperti a tutti, rafforzando il legame del museo con la rete di aree pubbliche torinesi e la sua chiara identità. Il progetto riorganizza le aree pubbliche del museo in sei distinti spazi urbani, ognuno con la propria dimensione, funzione e qualità uniche. Il più grande di questi spazi è la piazza Egizia, concepita come un’area pubblica condivisa tra il museo Egizio e la città. Una “Spina” centrale collega i sei spazi urbani tra loro e anche le due entrate del museo su via Accademia e via Duse. Sono state apportate aperture alla facciata attuale del museo su via Duse, invitando il pubblico all’interno del museo e nella piazza Egizia per varie attività quotidiane di svago. Un motivo geometrico al piano terra, ispirato a reperti del museo come la maschera funeraria di Merit, crea una continuità visiva tra gli spazi urbani”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del giardino Egizio al livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

La piazza Egizia è un cortile a doppio livello, multifunzionale, concepito come un palinsesto della storia del museo Egizio. Qui vengono esposte l’architettura originale e le tracce delle modifiche nel corso del tempo. Al livello 0, sono state restaurate le numerose aperture storiche del cortile, chiuse sin dalla ristrutturazione del museo nel 2010, ricollegando questo spazio pubblico alla città. Al livello -1, dove si trovano il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, viene scoperta la facciata originale del Collegio dei Nobili, anch’essa nascosta dagli anni del 2010. Due aperture a livello 0, direttamente sopra il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, portano luce e conducono i visitatori al livello sotterraneo”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso da via Duse e visione del tempio di Ellesija (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia coperta e accessibile anche di sera (foto OMA Rotterdam)

Sopra la piazza Egizia viene installata una copertura trasparente, sostenuta da prolungamenti delle colonne esistenti, per creare un ambiente temperato. La griglia strutturale in acciaio rivestita in alluminio della copertura, definita dal ritmo regolare della facciata del Collegio dei Nobili, funge anche da dispositivo di raccolta delle acque piovane, ventilazione dell’aria e illuminazione, rispondendo alle ambizioni del museo in termini di sostenibilità. La piazza Egizia e gli altri spazi urbani sono accessibili al di fuori dell’orario di lavoro e accolgono tutti i visitatori, con o senza biglietto. La loro natura pubblica offre al museo la possibilità di estendere i suoi orari di apertura. Una selezione di manufatti del museo Egizio è esposta per un primo incontro del pubblico con la collezione museale. Dagli spazi urbani, i visitatori proseguono per visitare le mostre del museo o partecipano a attività gratuite e eventi, oppure continuano a passeggiare in altri spazi pubblici di Torino. “Museo Egizio 2024”, ha concluso Gianotten, “è una destinazione per studiosi e il pubblico interessato, nonché un luogo pubblico riscoperto per tutti”.

Il ricco programma delle celebrazioni per il Bicentenario, i nuovi allestimenti, i nuovi progetti per fare sempre più il museo Egizio un museo trasparente permeabile inclusivo è stato illustrato dal direttore Christian Greco. “Parto da un dato biografico – ha esordito -. Perché quando nel 2014 fui selezionato al concorso di selezione mi chiesero “come lo vedi il museo nel 2015”, dovevano infatti aprire un museo, io ho detto “ma il mio orizzonte è il 2024 perché dobbiamo festeggiare il bicentenario. Non avrei mai pensato, dopo 10 anni, di essere ancora qui. Sono davvero lieto che la programmazione ci porti a celebrare, come diceva la presidente, questo evento importantissimo.

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Ponteggi per il restauro delle facciate interne nel cortile del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Lasciatemi cominciare col dire cosa sta già accadendo. Avete visto i ponteggi, che stanno fuori, stiamo restaurando le facciate, ma c’è una programmazione culturale che è già partita. Ringrazio, è in sala, il prof. Ray Johnson che è visiting scholar. Il museo Egizio per il Bicentenario ha intrapreso questa nuova modalità: grandi egittologi che hanno regalato tantissimo alla disciplina, possono stare per sei mesi o un anno da noi e regalare al museo Egizio e alla disciplina un futuro. Raymond W. Johnson sta studiando tutto il nostro materiale di Amarna che confluirà in una pubblicazione. Per chi non lo conoscesse, per chi non è egittologo, è stato per 40 anni all’Epigraphic Survey dell’Oriental Institute di Chicago, che ha diretto per molti anni. Per noi è un grande onore che Ray Johnson sia qui a Torino.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinatorino_egizio_what-is-a-museum_incontri_locandinaPoi abbiamo iniziato un’attività, che tutti voi conoscete, “What is a museum” (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Il museo Egizio si interroga 200 anni dopo la fondazione su cosa significhi essere museo. Oggi siamo un luogo di conservazione o di distruzione, e come queste due anime possono essere messe assieme in un’ottica completamente cambiata. È un museo che nasce in una città preunitaria, che diventa poi il primo museo archeologico della capitale d’Italia, che poi diventa un museo separato dal museo di antichità dal 1939, e che man mano si è reinventato la sua natura: lo facciamo attraverso i grandi direttori dei musei internazionali. Tutti ci avete risposto a una semplice mail. Grazie davvero. Ricordo che il 9 novembre avremo il direttore del museo del Prado Miguel Falomir Faus, e il 17 gennaio 2024, sempre per rimanere in Olanda, ci sarà Taco Dibbits direttore del Rijksmuseum di Amsterdam. Hanno aperto la dottoressa Barbara Iatta e il direttore generale Massimo Osanna.

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L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino

“Dal 28 novembre al 1° dicembre 2023 c’è un grande congresso internazionale. Ringrazio Enrico Ferraris che si sta spendendo per organizzare questo congresso che si chiamerà “Immateriality. Museums between Real and Digital”. Perché il museo Egizio fa ricerca e lo fa a 360°, come la cultura materiale può dialogare l’immateriale e avremo fisici, antropologi, filosofi, socio-linguisti, archeologi, paleopatologi, esperti del patrimonio, curatori, museologi e neuroscienziati – un panel abbastanza ricco – che si interrogheranno su cos’è il museo Egizio.

torino_egizio_capodanno_foto-museo-egizio“L’ha già detto la presidente, il 1° gennaio 2024 la Città di Torino regala il concerto di Capodanno in piazza Castello con l’orchestra Filarmonica di Torino con protagonista l’Egizio, in diretta televisiva su Sky Classica.

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Una pagina del libro “Riassunto del sistema geroglifico degli antichi egizi…” di Jean-François Champollion (1824) conservato nella Biblioteca Silvio Curto (Rari 10) (foto graziano tavan)

“Poi c’è quello che aprirà prima del 1° gennaio 2024. Il 21 dicembre 2023 inaugureremo una nuova Galleria della Scrittura: 600 mq dedicati alla scrittura dalla sua nascita l’implementazione dei documenti. Ci sarà una galleria dedicata ai papiri, dove finalmente moltissimi papiri potranno essere visti. Sarà un museo nel museo: 600 mq che permettono dall’inizio della storia egiziana fino all’età greco-romana di percorrere quell’elemento che è fondamentale per la nostra disciplina, la scrittura, che è stata decifrata 200 anni fa.

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La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino

“Poi altra galleria permanente sarà la sala qui immediatamente di fronte alla sala conferenze che sarà la galleria dedicata all’archeologia invisibile. Abbiamo fatto un percorso espositivo nel 2019 che è stato un grande successo in cui materiale e digitale vengono messi assieme. Vi do solo un numero: una vasoteca con 8mila vasi, una vetrina su due piani che permetterà di vedere tutto. Il prof. Osanna diceva “i musei cambiano pelle”. Il museo Egizio è da un po’ che sta cambiando pelle. E come linea guida è quello di essere trasparente permeabile e inclusivo. Significa anche cercare di rendere sempre più visibile la cultura materiale. Apriremo fra poco due nuove gallerie dove sono esposti tutti i tessuti faraonici e l’idea di rendere tutto l’edificio sempre più permeabile.

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Cédric Gobeil curatore della mostra “Sedersi allegramente davanti al dio: le cappelle votive di Deir el-Medina” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

“Stiamo variando, cambiando completamente l’allestimento della galleria di Deir el Medina. Grazie a tutto il nostro staff curatoriale. Ringrazio Cédric Gobeil che per anni ha diretto lo scavo di Deir el Medina ed è stato un po’ il motore per questa trasformazione di una delle sale fondamentali. Non solo. Vi ho detto trasparente, inclusivo, permeabile. Come ci ha fatto vedere David Gianotten il museo cambierà completamente. Non ci sarà più un percorso fisso. Si potrà entrare da varie parti del museo. Abbiamo lanciato il biglietto on line. Si potrà decidere dove andare. Si entrerà nella piazza Egizia e da lì si possono prendere le scale mobili e andare sopra per fare il percorso espositivo tradizionale, o andare giù e vedere dove la storia incontra il futuro, perché c’è la storia del museo e ci sarà la sala immersiva grazie alla collaborazione con l’istituto italiano di tecnologia di Genova e grazie alla collaborazione con Ca’ Foscari, dove risponderemo a quella domanda che ha posto David: ma dopo 200 anni, cosa manca al museo Egizio di Torino? La risposta è semplicissima: l’Egitto. E come possiamo riportare l’Egitto, come possiamo avere una nuova concezione museologica ovvero che gli oggetti non siano più isolati all’interno delle vetrine ma dialoghino con il paesaggio? Lo facciamo con il giardino Egizio che andrà a immergersi in questa sala immersiva dove riproporremo con le nuove tecnologie il paesaggio prendendo alcuni siti, ad esempio partendo dal sito di Gebelein. E ringrazio anche la Consulta per l’aiuto che ci sta dando anche per questa sala immersiva.

“Dicevo trasparente permeabile e inclusivo. Voglio anche ricordare che per fare questo abbiamo anche un nuovo dipartimento all’interno del museo Egizio che recepisce la nuova definizione Icom. Abbiamo un dipartimento che si chiama Interpretazione accessibilità e condivisione che permette quindi di focalizzarsi su questo: partire da un object-centered museum a un visitor center museum. Vogliamo essere un luogo di incontro per tutti.

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Carla Barbati, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, mancato il 6 settembre 2023 (foto museo egizio)

“Altri due progetti. Un’opera celebrerà il Bicentenario ovvero un volume corale in cui il museo Egizio ha chiesto aiuto a tutti. Ha chiesto aiuto a tutte le altre collezioni italiane, perché il museo Egizio vuole celebrare parlando anche delle altre collezioni egizie presenti nel territorio italiano. Abbiamo chiesto aiuto a tantissimi colleghi dell’università per raccontare questi 200 anni. E abbiamo scelto anche un format diverso in cui ognuno di noi è in relazione con uno studioso dell’università e si mette in dialogo. Per esempio io scrivo il mio pezzo insieme a Tarek Tawfik che è presidente dell’associazione internazionale di egittologia, già direttore del Grand Egyptian Museum, e professore ordinario di Egittologia all’università del Cairo. Ci tengo molto a sottolineare, anche perché è una questione personale che riguarda un po’ anche personalmente la presidente ed io, che il volume del Bicentenario sarà dedicato alla professoressa Carla Barbati, già presidente del Consiglio universitario nazionale, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, che ha studiato fin dall’inizio il rapporto pubblico-privato nella nascita della fondazione. Purtroppo ci ha lasciato il 6 settembre 2023. Ma il volume sarà a lei dedicato e ci sarà anche un pezzo, l’ultimo lavoro che ha fatto e che entrerà nel nostro lavoro. Per noi è molto importante anche ricordarla in questo modo.

“Concludo dicendo un altro progetto. L’ha citato prima brevemente il prof. Osanna: il PNRR. Abbiamo vinto un bando di 500mila euro del PNRR per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive dei musei. È il modo per dare accessibilità cognitiva. Stiamo lavorando con le associazioni nel territorio per capire come venire incontro a tutti coloro che hanno non solo delle difficoltà fisiche ma delle difficoltà cognitive. Il museo, l’abbiano ripetuto da sempre, è la casa di tutti. E per essere la casa di tutti deve essere a tutti accessibile.

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Mosaico d’insieme di tutto il personale del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Ma la cosa più importante l’ho lasciata per ultima, last but not least, perché non si parla mai di questo. Il museo Egizio, i musei, non sono la cultura materiale contenuta all’interno delle proprie vetrine. Non sono solo i palazzi in cui siamo e le trasformazioni architettoniche che ci rendono più permeabili, ma il museo sono tutti i nostri colleghi. Allora voglio ringraziare in primis la presidente che mi ha dato la possibilità: quando sono arrivato 10 anni fa c’erano 13 persone al museo Egizio. Oggi ci sono tutti loro: 75 persone. Il museo è fatto da donne e uomini che ogni giorno si interrogano sulla collezione, scrivono una biografia, Questo è il modo più bello per celebrare il Bicentenario”.

Vicenza. Ultimi giorni per visitare, nella Basilica palladiana, la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”: gli orari. E mercoledì visita guidata per famiglie

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La mostra “I creatori dell’Egitto eterno” prorogata al 28 maggio 2023

Ultimi giorni per visitare a Vicenza, nella Basilica palladiana, la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, ideata e promossa dal Comune di Vicenza e dal Museo Egizio, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. La promozione e l’organizzazione sono curate da Marsilio Arte, che ne pubblica il catalogo. I partner dell’esposizione sono Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia – Vicenza, Fondazione Giuseppe Roi, AGSM AIM, Confindustria Vicenza, LD72, Beltrame Group ed Euphidra. L’esposizione rimarrà allestita fino a domenica 28 maggio 2023 nel salone della Basilica palladiana e sarà aperta martedì 23, mercoledì 24 e giovedì 25 maggio 2023, dalle 10 alle 18, venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 maggio 2023, dalle 10 alle 19. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

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Visite guidate per famiglie in basilica palladiana alla mostra “I creatori dell’Egitto eterno” (foto comune di vi)

Mercoledì 24 maggio 2023, alle 17, è in programma una visita guidata a partenza fissa per famiglie che durerà 60 minuti. I posti sono limitati (al massimo 25 persone), pertanto è consigliata la prenotazione online sia del biglietto per la mostra sia della visita guidata. Il costo della visita è di 6 euro a cui aggiungere il costo del biglietto d’ingresso alla mostra. I visitatori dovranno presentarsi all’ingresso 10 minuti prima dell’inizio della visita.

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Il faraone Ramses II tra il dio Amon e la dea Mut, gruppo in granito dal tempio di Amon a Karnak (XIX dinastia, regno di Ramses II, 1279-1213 a.C.), conservato al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

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Il ricco bookshop della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” (foto comune di vi)

Il percorso espositivo presenta 180 reperti, 160 provenienti dalle collezioni del Museo Egizio e 20 dal Louvre di Parigi: statue, sarcofagi, papiri, bassorilievi, stele scolpite e dipinte, anfore, amuleti e strumenti musicali permettono di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti di Deir el-Medina. Tra i tesori esposti a Vicenza c’è anche il sarcofago antropoide di Khonsuirdis e il corredo della regina Nefertari, ritornato in Italia dopo diversi anni di tour all’estero, in prestito a musei ed enti internazionali. Ai reperti originali si uniscono alcuni contenuti multimediali, che senza sostituirsi all’imprescindibilità della cultura materiale, ampliano, come una sorta di “doppio digitale”, le informazioni e le conoscenze che gli oggetti stessi ci tramandano.

Vicenza. A Palazzo Chiericati “L’egittologo risponde!”: Corinna Rossi, curatrice della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” sarà a disposizione per rispondere alle domande e curiosità del pubblico

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L’egittologa Corinna Rossi risponde alle curiosità del pubblico (foto marsilio arte)

vicenza_chiericati_conferenza-l-egittologo-risponde_corinna-rossi_appuntamento_foto-marsilio-arteHai qualche curiosità sulla civiltà dei faraoni? L’Antico Egitto ti ha sempre affascinato e ti piacerebbe approfondire con un esperto? Ora c’è l’occasione con “L’egittologo risponde!”: a Palazzo Chiericati di Vicenza sabato 13 maggio 2023, dalle 15.30 alle 17.30, Corinna Rossi, curatrice della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” sarà a disposizione per rispondere alle domande e curiosità del pubblico. Si tratta di un nuovo appuntamento collaterale all’esposizione che si può visitare in Basilica palladiana fino al 28 maggio 2023. Nei mesi di apertura sono stati programmati appuntamenti tematici che hanno visto coinvolti i quattro curatori della mostra: oltre a Rossi, il direttore del museo Egizio di Torino Christian Greco, Cédric Gobeil e Paolo Marini, egittologi e curatori del museo Egizio. Corinna Rossi, professoressa di Egittologia del Politecnico di Milano, Unità EIDOLONLab, Sistema Laboratori ABCLab, Dipartimento ABC, darà risposte in merito a curiosità relative all’antico Egitto emerse a seguito della visita alla mostra, osservando gli oggetti esposti. Sarà disponibile anche per approfondimenti su altri temi come per esempio sulla costruzione delle piramidi o su come scrivevano e contavano gli antichi egizi. L’evento è pensato anche per un pubblico giovane, per bambini e ragazzini che rimangono solitamente affascinati da questa lontana civiltà. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. La mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” si può visitare da martedì a giovedì dalle 10 alle 18, venerdì sabato e domenica dalle 10 alle 19. Sabato 13 maggio la mostra chiuderà alle 18. Ultimo accesso in un’ora prima della chiusura.