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Aosta. Al Mega Museo, per “Aostae 2025”, RICORDI DI SCAVO, giornata di studio in ricordo degli archeologi che hanno trasformato la loro passione in eredità culturale: Antonina Maria Cavallaro, Patrizia Framarin, Rosanna Mollo e Franco Mezzena. Ecco il programma

Per la rassegna Aostae 2025, che celebra i 2050 anni della fondazione di Augusta Praetoria, sabato 8 novembre 2025, dalle 9.30 alle 17, al Mega Museo – Area megalitica, RICORDI DI SCAVO, giornata di studio in ricordo degli archeologi che hanno trasformato la loro passione in eredità culturale. Attraverso la presentazione di studi scientifici e ricordi personali, verranno omaggiati Antonina Maria Cavallaro, Patrizia Framarin, Rosanna Mollo e Franco Mezzena, gli archeologi scomparsi che hanno fatto la storia della soprintendenza regionale e della ricerca archeologica non solo valdostana. I colleghi di una vita, che con loro hanno condiviso scavi, esperienze, studi, fatiche e successi, si riuniranno nel loro ricordo in una giornata di emozioni e memoria.

Quando non c’erano i droni: Franco Mezzena sulla scala per le foto sull’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta all’inizio degli anni Ottanta del Novecento (foto graziano tavan)

Programma. Alle 9.30, caffè di benvenuto; 10, saluti istituzionali; 10.30, L’ARCHEOLOGIA VALDOSTANA TRA PASSATO E FUTURO (sala Civica): tavola rotonda moderata da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Interventi: “Percorrendo la via delle Gallie: gli studi sulla strada e i ponti romani di Bard” di Maria Clara Conti (già università di Torino) e Alessandra Armirotti (soprintendenza Regione Autonoma Valle d’Aosta); “Quattro interpreti dell’archeologia valdostana, tra impegno scientifico e civile” di Andrea Vanni Desideri (università di Firenze); “Une collaboration exemplaire de part et d’autre des Alpes” di François Wiblé (ancien archéologue cantonal du Valais – Suisse); “Incontri ravvicinati: maestri e compagne di viaggio” di Maria Cristina Ronc (già soprintendenza RAVA); “Rosanna Mollo e il grande progetto stratigrafico del foro” di Sandro Caranzano (Centro Studi Archeologici Herakles); “In ricordo di Rosanna Mollo, Antonina Maria Cavallaro, Patrizia Framarin e Franco Mezzena. I pionieri e i paladini dell’archeologia valdostana” di Gaetano De Gattis (già soprintendenza RAVA); “Dalla pietra all’acqua. Viaggio nella preistoria della Sardegna” di Giorgio Murru (Museo di Laconi – Or); “Un magistero in levare” di Stefano Mammini, (archeologo e giornalista); “Quarant’anni di archeologia, scienza, passione e persone” di Lorenzo Appolonia, (già soprintendenza RAVA); “La fotografia per la promozione della conoscenza dei beni archeologici” di Nicola Castangia (fotografo e libero professionista); “Non citra nec ultra: un’archeologia di frontiera” di Paolo Güll (università del Salento); “Francesco Zorzi e Franco Mezzena tra scavi e scoperte al servizio del Museo di Storia Naturale di Verona” di Massimo Saracino (Musei civici di Verona); 13.30, pausa pranzo; 15, IN RICORDO DEGLI ARCHEOLOGI: dialogo condotto da Alessandra Armirotti, Gianfranco Zidda e Marcello Mezzena. Intervengono i colleghi di una vita: Lorenzo Appolonia, Giorgio Avati, Laura Berriat, Laura Caserta, Elisabetta Corni, Alda Dal Santo, Luciano David, Battista De Gattis, Gaetano De Gattis, Cristina De La Pierre, Roberto Domaine, Nathalie Dufour, Luciano Finessi, Enrichetta Jorioz, Dante Marquet, Francesca Martinet, René Monjoie, Sandra Moschella, Corrado Pedelì, Renato Perinetti, Enrico Peyrot, Sara Pinacoli, Tonino Sergi, Chantal Trèves, Massimo Vantini; 17, momento conviviale.

Catania. Il film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo vince il Premio Catania Archeofilm 2025, e al prof. Paolo Matthiae il premio Sebastiano Tusa

Catania Archeofilm 2025: da sinistra, Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva; l’archeologa Giulia Falco; Giulai Pruneti, direttrice del festival; Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico di Catania e della Valle dell’Aci (foto antonio Parrinello)

 

Frame del film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo

A vincere il Premio Catania Archeofilm 2025, al termine della prima edizione del Catania Archeofilm, tre serate con il meglio del cinema documentaristico internazionale, è stato il docufilm prodotto da Rai Cultura “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni”, diretto da Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo, sequel del precedente e pluripremiato “Come un fulmine nell’acqua”. Un racconto dedicato all’ultima campagna di scavo nel sito archeologico del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (Siena) che, conclusa nell’ottobre 2024, ha rivelato scoperte eccezionali. A valutare i film in concorso è stata come sempre la giuria popolare, con il pubblico – italiani e stranieri, alcuni per la prima volta al Teatro Antico di Catania – che ogni sera ha seguito con partecipazione le proiezioni e gli incontri con gli studiosi e ha poi espresso il proprio voto su apposite schede. Il premio “Catania Archeofilm” per i registi Farioli Vecchioli e Gullo è stato consegnato simbolicamente a Piero Pruneti, direttore della testata Archeologia Viva, da Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico di Catania e della Valle dell’Aci, e dall’archeologa Giulia Falco.

Frame del film “La Grotte Cosquer, un chef d’oeuvre en sursis / La grotta Cosquer, un capolavoro in pericolo” di Marie Thiry

Secondo in classifica il film francese “I misteri della Grotta Cosquer” sui graffiti preistorici di 27mila anni fa scoperti nel 1985 nel sud della Francia; terzo posto per l’inglese “Il mondo perduto dei Giardini Pensili” con il racconto di Ninive, l’antica capitale degli Assiri.  Fra gli ospiti del festival gli archeologi Daniele Malfitana (direttore della Scuola di specializzazione in Beni Archeologici – UNICT) e Massimo Cultraro (dirigente di ricerca ISPC-CNR e docente Preistoria e Archeologia egea – UNIPA).

Catania Archeofilm 2025: Valeria Livigni consegna il premio Sebastiano Tusa al prof. Paolo Matthiae (foto antonio parrinello)

Nel corso dell’ultima serata del Catania Archeofilm, sabato 27 settembre 2025, è stato assegnato anche il Premio Sebastiano Tusa, promosso dalla Fondazione Sebastiano Tusa alla memoria dell’insigne archeologo siciliano: Valeria Livigni, presidente della Fondazione e moglie dell’archeologo, lo ha consegnato al grande archeologo Paolo Matthiae – al quale si deve proprio nel settembre di cinquanta anni fa, la scoperta dell’archivio reale dell’antica città di Ebla in Siria (III millennio a.C.).

Catania Archeofilm: le proiezioni al Teatro Antico di Catania (foto antonio parrinello)

“Catania Archeofilm 2025” è stato organizzato dal parco archeologico di Catania e Valle dell’Aci della Regione Siciliana con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm (Giunti editore), in collaborazione con università di Catania – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici, e Fondazione Sebastiano Tusa. Scenario del festival, e sua location privilegiata, la straordinaria cavea del Teatro antico di Catania, complesso monumentale che, insieme all’Odèon, è custodito fra i caseggiati d’epoca di via Vittorio Emanuele. Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore D’Urso: “Per la prima volta – ha detto – dopo il teatro, la musica e la danza il Teatro Antico di Catania ha ospitato una rassegna di cinema, in questo caso a tema archeologico. Un linguaggio trasversale, quello della settima arte, che vuole essere una forma di apertura verso il grande pubblico per coinvolgerlo nella conoscenza del patrimonio archeologico siciliano e universale”. La terza serata, complice il meteo incerto, si è spostata in via Crociferi, nella Chiesa barocca di San Francesco Borgia che, fra i capolavori del Settecento e la preziosa collezione di argenti e corredi liturgici dell’ordine dei Gesuiti, ha accolto il numeroso pubblico del Catania Archeofilm.

Catania. Al teatro antico al via la prima edizione del Catania Archeofilm: 9 film in concorso per il premio del pubblico; incontri con studiosi e archeologi di fama; assegnazione del Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica all’archeologo Paolo Matthiae. Ecco il programma

Il meglio del cinema internazionale di archeologia, arte e ambiente approda anche a Catania, fra le gradinate del Teatro Antico, uno dei luoghi archeologici più “parlanti” della Sicilia, che dal 25 al 27 settembre 2025 si trasforma in una straordinaria arena cinematografica sotto le stelle. L’occasione è quella della prima attesa edizione di “Catania Archeofilm”, Festival internazionale del Cinema di Archeologia, Arte, Ambiente. Un progetto, a ingresso libero e gratuito, del parco archeologico di Catania e Valle dell’Aci in collaborazione con Archeologia Viva / Firenze Archeofilm (Giunti editore), e l’università di Catania – Scuola di specializzazione in Beni archeologici, e Fondazione Sebastiano Tusa, pensato per il grande pubblico, le famiglie, gli appassionati, con il meglio della produzione cinematografica mondiale sui temi del nostro passato antico e recente, ma anche opportunità di incontro con studiosi e archeologi di fama. Il tutto con quello stile narrativo semplice e avvincente che contraddistingue il “Firenze Archeofilm” e le sue ben nove tappe in tutta la Penisola tra cui – dopo il capoluogo toscano – Aquileia, Cuneo, Grosseto, Mont’e Prama, Ustica, Varese, Cividate Camuno e Vieste. Due i premi che saranno consegnati nella straordinaria cornice del Teatro Antico nella serata finale del 27 settembre: il “Catania Archeofilm 2025” attribuito dal pubblico, in qualità di giuria popolare, che ogni sera potrà esprimere il proprio voto su apposite schede scegliendo il film preferito; e il “Premio Sebastiano Tusa” assegnato dall’omonima fondazione, presieduta da Valeria Livigni, alla personalità italiana o straniera che si è distinta nella comunicazione dei beni culturali.

Il Teatro Antico, nel cuore di Catania, ospita il Catania Archeofilm (foto andrea savi)

“Un evento pensato per il grande pubblico, le famiglie e gli appassionati”, assicura l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “con il meglio della produzione cinematografica mondiale sui temi del nostro passato antico e recente, ma anche opportunità di incontro con studiosi e archeologi di fama”. Sul valore sociale e culturale della manifestazione interviene Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci: “Siamo lieti di aprire al Firenze Archeofilm le gradinate del Teatro Antico di Catania, un complesso monumentale dal fascino unico, abbracciato dalla città barocca e che, dopo fondamentali interventi di recupero, un poco alla volta ritrova la sua funzione originale: quella di luogo di aggregazione e imponente contenitore d’arte e spettacolo. Dopo la musica e il teatro, oggi tocca al cinema archeologico, un’occasione di svago e di informazione culturale “formato famiglia” e totalmente gratuita che siamo certi sarà apprezzata anche dalle migliaia di turisti di questo scorcio di fine estate”.

Tra gli ospiti l’archeologo Paolo Matthiae cui sarà assegnato il Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica (foto parc-arch-ct)

Gli ospiti: ogni sera, fra le due proiezioni è in programma una parentesi di approfondimento con interviste a cura di Piero Pruneti, fondatore e direttore della rivista Archeologia Viva (Giunti Editore) a grandi personalità della cultura. A dare il benvenuto al pubblico con un focus sul Teatro Antico di Catania e sul patrimonio del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, giovedì 25 settembre, sono il direttore Giuseppe D’Urso e l’archeologa del Parco Giulia Falco, cui segue un intervento di Daniele Malfitana, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Catania. Venerdì 26 settembre si parla invece di preistoria: ospite Massimo Cultraro, dirigente di ricerca CNR, docente di Preistoria e Archeologia Egea all’Università di Palermo e dal 2015 responsabile di un progetto di ricerca nel Caucaso. Special guest sabato 27 settembre Paolo Matthiae, celebre archeologo al quale si deve, nel 1975, la più grande scoperta del XX secolo: la città di Ebla in Siria e l’archivio reale di migliaia di tavolette con testi di scrittura cuneiforme del terzo millennio a.C.

Frame del film “La prossima Pompei / The next Pompeii” di Duncan Bulling

GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2025. Alle 21, apre il film “La prossima Pompei / The next Pompeii” di Duncan Bulling (Regno Unito, USA, 53’). All’ombra del Vesuvio, un vulcano meno noto minaccia il territorio: i Campi Flegrei. Un’eruzione potrebbe mettere in pericolo i milioni di residenti della città di Napoli. Gli scienziati ottengono nuove informazioni su ciò che è accaduto nella vicina Pompei e proseguono gli studi sulla geologia unica dei Campi Flegrei. Riusciranno a scoprire se il terreno in continua evoluzione sta raggiungendo un punto di rottura? E un innovativo sistema di allarme eruzioni può impedire a Napoli di diventare la prossima Pompei? Segue la conversazione con Giuseppe D’Urso, direttore parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, e Giulia Falco, funzionaria archeologa del Parco. Interviene: Daniele Malfitana, direttore della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici (università di Catania). Chiude la serata il film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli, Brigida Gullo (Italia, 56′). Il documentario racconta l’ultima campagna di scavo presso il sito archeologico del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (Si), finita a ottobre 2024, che ha rivelato scoperte eccezionali. L’aspirazione più alta per uno studioso quella di produrre conoscenza: ovvero interrogare i reperti e restituire al pubblico la loro storia.

Frame del film “La Grotte Cosquer, un chef d’oeuvre en sursis / La grotta Cosquer, un capolavoro in pericolo” di Marie Thiry

VENERDÌ  26 SETTEMBRE 2025. Alle 21 apre il film “I misteri della grotta Cosquer” di Marie Thiry (Francia, 56’). A più di 35 metri sotto il mare, nel Parco Nazionale dei Calanchi, si nasconde l’ingresso di uno dei più grandi capolavori dell’arte rupestre: la grotta Cosquer. Poco nota, in quanto accessibile solo ai subacquei, questa incredibile grotta custodisce dipinti di 27.000 anni. Oggi è però minacciata dall’innalzamento delle acque. Il film ripercorre l’incredibile storia di una delle grotte dipinte più importanti d’Europa. Segue la conversazione con Massimo Cultraro, dirigente di ricerca Cnr-Ispc, docente università di Palermo. Quindi tre corti: il film “La Grotta preistorica di Cala dei Genovesi, 1953” di Luca Bachechi e Guido Melis (Italia, 12′). La Grotta di Cala dei Genovesi a Levanzo e la vita al campo nelle riprese filmate in 16 mm. nel 1953 da Paolo Graziosi. Il film “Le ossa raccontano / Stories through bone” di Matthew Wilbur (Stati Uniti, 10′). Ambientato nel Bacino Big Horn del Montana, il breve documentario si concentra sul lavoro sul campo dei paleontologi. Li seguiamo da vicino nell’attività di scavo… Chiude il film “Stromboli: a provocative island” di Pascal Guérin (Francia, 11’). Il corto è incentrato sugli scavi diretti dagli archeologi Sara Levi e David Yoon sull’isola di Stromboli. La scoperta di una chiesa crollata e di alcune sepolture è la dimostrazione di una occupazione medievale, precedentemente sconosciuta, del XIV secolo.

Frame del film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling

SABATO 27 SETTEMBRE 2025. Alle 21 apre il film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling (Regno Unito, 54’). Per tre anni lo Stato islamico ha terrorizzato Mosul, l’antica capitale degli Assiri, Ninive, e distrutto inestimabili reperti. Ora gli archeologi stanno portando alla luce nuove testimonianze, risolvendo alcuni enigmi di questa civiltà: come è stato forgiato il primo impero dell’umanità? Quali progressi hanno permesso loro di costruire una città di oltre 100.000 abitanti? Ninive potrebbe essere la sede di una delle sette meraviglie del mondo ovvero i Giardini Pensili di Babilonia? Segue la conversazione con Paolo Matthiae già ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico alla Sapienza Università di Roma e scopritore della città siriana di Ebla. Quindi assegnazione Premio “Catania Archeofilm 2025” al film più votato dal pubblico, e assegnazione Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica all’archeologo Paolo Matthiae. Chiudono la serata e il Catania Archeofilm due corti: il film “Water is Life” di Anıl Gök (Turchia, 5’). L’incredibile storia di persone che portano acqua, l’ancora di salvezza, ai pesci che cercano di sopravvivere in un lago prosciugato della Turchia… E il film “Greenland response” di Alice Watterson (Islanda, 21’). Il film esplora le archeologie del cambiamento climatico nell’area della Kujataa, in Groenlandia. I siti archeologici nel nord circumpolare si stanno rapidamente degradando a causa dell’aumento delle temperature globali. Questo cortometraggio racconta la sfida contro il tempo per documentare e salvare ciò che resta e racconta gli scavi di insediamenti agricoli norvegesi (vichinghi) risalenti al X-XIV secolo, esplorando al contempo le connessioni tangibili con le odierne comunità agricole Inuit che lavorano nelle stesse terre.

Ustica (Pa). Il film “Il patrimonio sommerso. Un museo sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli, Marta Saviane, ha vinto il premio Ustica Archeofilm, a conclusione della seconda edizione della kermesse cinematografica  

Valeria Li Vigni, presidente della fondazione Sebastiano Tusa, consegna il premio “Ustica archeofilm” a Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, per conto dei registi vincitori (foto AV)

La seconda edizione di Ustica Archeofilm, nell’ambito della terza Rassegna del Mare “Sebastiano Tusa”, organizzata dalla Fondazione Sebastiano Tusa con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm,si è conclusa con l’assegnazione del premio “Ustica Archeofilm 2025” al film più votato dal pubblico, che è andato al film “Il patrimonio sommerso. Un museo sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli, Marta Saviane (Italia, 60’). Un viaggio alla scoperta dello straordinario patrimonio sommerso dei nostri mari. Dalle meraviglie della città sommersa di Baia alla storia della nave romana di Albenga. Dal satiro danzante di Mazara del Vallo ai rostri navali della battaglia delle Egadi, nell’isola di Levanzo. Le pagine più importanti dell’archeologia subacquea italiana: dal lavoro pionieristico di Nino Lamboglia a quello dell’archeologo Sebastiano Tusa.

Ustica (Pa). Al via l’Ustica Archeofilm 2025 – Festival internazionale del cinema di archeologia e ambiente nell’ambito della III Rassegna del Mare “Sebastiano Tusa”, promosso da Fondazione Sebastiano Tusa, Archeologia Viva e Firenze Archeofilm. Ecco il programma

Nella piazza centrale dell’isola di Ustica (Pa) nell’ambito della III Rassegna del Mare “Sebastiano Tusa”, alle 20, dal 17 al 19 settembre 2025, è il programma l’Ustica Archeofilm 2025 – Festival internazionale del cinema di archeologia e ambiente con l’attribuzione del “Premio Ustica Archeofilm 2025” per il film più votato dal pubblico. Evento organizzato da Fondazione Sebastiano Tusa, Archeologia Viva e Firenze Archeofilm. Selezione filmati e archivio cinematografico a cura di Firenze Archeofilm. Ingresso libero.

Frame del film “Saving Venice / Salvare Venezia” di Duncan Bulling

MERCOLEDÌ 17 SETTEMBRE 2025. Il film “Saving Venice” di Duncan Bulling (Regno Unito, 54’). Venezia è minacciata dal cambiamento climatico. Il livello del mare sta aumentando rapidamente. Le inondazioni stanno diventando sempre più frequenti ed estreme. A ogni inondazione, è sempre di più il sale che impregna gli edifici storici della città erodendo i mattoni, la malta e la pietra. L’esistenza stessa di Venezia è in bilico. Riusciranno scienziati e ingegneri a trovare il modo di proteggere questo gioiello unico di architettura, bellezza e cultura prima che sia troppo tardi?

Frame del film “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno

GIOVEDÌ 18 SETTEMBRE 2025. Il film “I leoni di Lissa” di Nicolò Bongiorno (Italia/Croazia, 76’). Il documentario evoca la storia della leggendaria battaglia navale di Lissa (1866), scontro simbolo e icona della marineria moderna. Attraverso un mosaico di suggestioni visive, storiche e mitologiche, lo spettatore viaggia con grandi maestri dell’esplorazione subacquea fino al grembo profondo di un capitolo dimenticato dell’Unità d’Italia. Un’immersione di grande importanza scientifica e archeologica, raccontata come una fiaba moderna.

Frame del film “Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane

VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2025. Il film “Il relitto della Dieppoise. Nuova Caledonia” di Nicolas Job (Nuova Caledonia, 3’). Immersione sul relitto della Dieppoise, affondata a 26 metri di profondità nella splendida Laguna della Nuova Caledonia. A fare da guida in questo breve tour sottomarino la grande varietà di pesci e coralli che lentamente si sono riappropriati del loro ambiente, andando a riabitare un relitto trasformato in una formidabile scogliera artificiale. Segue il film “Il patrimonio sommerso. Un museo sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli, Marta Saviane (Italia, 60’). Un viaggio alla scoperta dello straordinario patrimonio sommerso dei nostri mari. Dalle meraviglie della città sommersa di Baia alla storia della nave romana di Albenga. Dal satiro danzante di Mazara del Vallo ai rostri navali della battaglia delle Egadi, nell’isola di Levanzo. Le pagine più importanti dell’archeologia subacquea italiana: dal lavoro pionieristico di Nino Lamboglia a quello dell’archeologo Sebastiano Tusa. Chiude la serata e il festival la Cerimonia di premiazione con l’attribuzione del “Premio Ustica Archeofilm 2025” per il film più votato dal pubblico.

Varese. Al via l’VIII edizione del Varese Archeofilm, Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente Etnologia con l’attribuzione del “Premio Città di Varese” al film più gradito al pubblico, e del “Premio Alfredo e Angelo Castiglioni” dalla giuria tecnica. Ecco il programma di proiezioni e incontri con i protagonisti

Al via l’VIII edizione del Varese Archeofilm, Festival Internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente Etnologia, in programma in Sala Montanari (Ex cinema Rivoli), in via dei Bersaglieri 1 a Varese, dal 3 al 6 settembre 2025, alle 20.30, durante il quale verranno attribuiti il “Premio Città di Varese” al film più gradito al pubblico, e il “Premio Alfredo e Angelo Castiglioni” dalla giuria tecnica. Varese Archeofilm è organizzato dal Comune di Varese In collaborazione con museo Castiglioni, ass. Conoscere Varese, Archeologia Viva, Firenze Archeofilm, Ce.R.D.O., con il patrocinio dell’università Insubria. Selezione filmati a cura di Marco Castiglioni, Archivio cinematografico: Firenze Archeofilm. Ingresso libero e gratuito.

Frame del film “Alhambra, il paradiso perduto / Alhambra, the lost paradise” di Marc Jampolsky

PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 3 SETTEMBRE 2025. Alle 20.30, apre il film “I volti del tempo” di Nikita Khokhlov, Elena Sheblakova (Russia, 29’). Il film è stato realizzato in occasione del centenario dalla nascita dell’antropologo, archeologo russo-sovietico Mikhail Gerasimov, che sviluppò un metodo per ricostruire l’aspetto di una persona basandosi sui resti ossei. In seguito sei suoi collaboratori e studenti elaborarono un sistema di ricostruzione grafica partendo dal cranio. Segue il film “Storie di ossa” di Gabriele Clementi (Italia, 8’). Dentro ogni osso c’è una storia, l’eco nascosta di una vita passata. Le ossa portano le tracce dell’esperienza di vita di un individuo, di una comunità, di un popolo. Ci aiutano a ricostruire eventi drammatici e possono perfino rivelare il volto di un nostro antenato. All’Università di Siena, l’antropologo e illustratore anatomico Stefano Ricci Cortili dedica la sua vita a questo particolare tipo di ricerca archeologica. La conoscenza che ha acquisito porta alla luce i segreti… nascosti nelle ossa. Quindi Incontro/intervista con Roberta Fusco, dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita – università dell’Insubria; Nicol Rossetti, dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita – università dell’Insubria; Arianna Vanni, dipartimento di Biotecnologie e Scienze della Vita – università dell’Insubria; Roberto Taglioretti, LabDig 3A Academy Association. Chiude il film “Alhambra, il paradiso perduto / Alhambra, the lost paradise” di Marc Jampolsky (Francia, 52’). L’Alhambra, sontuosa residenza difensiva, simbolo dell’apice socio-culturale del Regno di Granada, ultima roccaforte musulmana in una Spagna ancora cattolica e palazzo rinascimentale sotto Carlo V, conserva ancora oggi gli strati di 800 anni di storia, architettura, sogni e fantasie… Dai numerosi scavi e progetti di restauro in corso, storici e scienziati fanno emergere l’eccezionale e tragico destino di questa città islamica capolavoro architettonico d’Occidente.

Frame del film “Antiche Tracce. La vita in palafitta” di Federico Basso

PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 4 SETTEMBRE 2025. Alle 20.30, apre il film “Antiche Tracce. La vita in palafitta” di Federico Basso (Italia, 6’). Il cortometraggio racconta la vita e il quotidiano delle comunità preistoriche vissute presso i siti palafitticoli dell’Italia settentrionale, oggi patrimonio UNESCO. Girato e ambientato nel sito UNESCO – Parco Archeo Natura di Fiavé (Trento), il film ricostruisce con rigore scientifico-archeologico come si svolgevano le attività di pesca, caccia, artigianato e costruzione delle palafitte. Segue il film “Luigi De Gregori. Salvare la creatura” di Tommaso Sestito, Lorenzo Chechi (Italia, 18’). Roma, 1936. La Seconda Guerra Mondiale è all’orizzonte. Il governo italiano decide di attuare un piano di protezione antiaerea per salvaguardare il patrimonio artistico e culturale nazionale. La difesa dei materiali librari più preziosi della Capitale è affidata a Luigi De Gregori, bibliotecario di fama internazionale e punto di riferimento per i direttori di biblioteche di tutta Italia. Inizia così la ricerca di nascondigli sicuri. Si continua con il film “Segni dalla Preistoria” di Vincenzo Capalbo, Marilena Bertozzi (Italia, 12′). Attraverso le parole di Paolo Graziosi e ripercorrendo i suoi più importanti scavi e le sue ricerche in Italia, è stato possibile creare un viaggio virtuale all’interno di luoghi di straordinaria bellezza, che conservano le tracce della più antica arte dell’uomo. Un percorso nell’arte preistorica italiana che renda accessibile un patrimonio straordinario di immagini spesso situate in grotte non visitabili: dalle incisioni dei cacciatori raccoglitori del Paleolitico di Papasidero (Calabria) e Levanzo (Sicilia), attraverso le pitture neolitiche di Levanzo e Porto Badisco (Puglia), fino alle incisioni della tarda Preistoria in Valcamonica (Lombardia). Segni che arrivano fino a noi dalle profondità del tempo. Segue il film “Sui tetti di chi dorme” di Antonello Pisano Murgia (Italia, 15’). Tuvixeddu è la più grande necropoli punica del Mediterraneo. Ciò che rimane della necropoli è soltanto un frammento di bellezza sopravvissuto ai soprusi del tempo, della storia e dei costruttori. Un cimitero dove si ha l’impressione che sia notte anche di giorno. Degli eterni fantasmi, come inquilini sfrattati, raccontano questo dramma tra sussurri e grida di fugacità. Quindi l’incontro/intervista con Massimo Lazzaroni, direttore organizzativo di Cortisonici; Barbara Cermesoni, conservatrice Archeologa dei Musei Civici di Varese. Si riprende con il film “Le donne del telaio / Huarmis Sachamantas” di Federico Ferrario (Italia, 23’).  In un luogo remoto nel nord dell’Argentina, le donne portano avanti la tradizione dei manufatti creati con telai a mano. Il loro è un flusso di lavoro ispirato alla natura, scandito dal battito di un mondo totalmente al femminile. Segue il film “Lawrence of Moravia” di Jan Cechl (Repubblica Ceca, Portogallo, 14’) Alois Musil, prete cattolico, è uno dei più importanti scopritori di tesori archeologici nel mondo musulmano. Musil si trovava in Medio Oriente quando scoppiò la prima guerra mondiale e il governo austro-ungarico dell’epoca tentò di reclutarlo come spia, tanto da essere conosciuto come il Lawrence d’Arabia della Moravia. Il sacerdote moravo divenne nomade e durante una delle sue spedizioni scoprì l’antica fortezza di Amra, che lo rese famoso in tutto il mondo. Chiude la serata il film “Micro – La minaccia invisibile” di Giuseppe Barile (Italia, 21’). Un’immersione nel mare cristallino delle Isole Tremiti, per esaminare la crescente presenza e gli impatti silenziosi, ma significativi, delle microplastiche sull’ecosistema marino. Dall’influenza sulla catena alimentare alla minaccia per la biodiversità, il documentario esplora gli aspetti meno noti di questa sfida ambientale tra cui le possibili implicazioni sulla salute umana. Un invito a riflettere sulla responsabilità collettiva nel preservare la bellezza e la fragilità del nostro mare.

Frame del film “Artemide. Il tempio perduto / Artemis. Le temple perdu” di Sébastien Reichenbach

PROGRAMMA DI VENERDÌ 5 SETTEMBRE 2025. Alle 20.30, apre il film “Una Scuola nella Savana” di Annalisa Losacco e Giulia Pinto (Italia, 43’). Nel cuore dell’area protetta transfrontaliera più vasta del mondo – la Kavango-Zambezi TFCA, grande quanto la Germania e l’Austria insieme – c’è una scuola ideale per il futuro delle nuove generazioni e per il Pianeta: la Wild Kids Academy. Il suo obiettivo più importante è creare una generazione di adulti che abbiano piena coscienza dell’ambiente e dell’essere parte di un ecosistema, con la capacità così di prevenire i problemi. Per questo, le attività accademiche vengono sempre coniugate sulla conservazione della Natura e sulla diversità culturale. Importanti sono le attività extrascolastiche, come vivere qualche giorno con la popolazione di boscimani San, i più antichi abitanti dell’Africa australe. È la migliore occasione per imparare dal loro immenso patrimonio culturale. Segue l’incontro/intervista con Annalisa Losacco, filmmaker, photographer, storyteller; Giulia Pinto, seconda unità di ripresa; Serena Massa, direttrice scientifica museo Castiglioni, direttrice scavi archeologici ad Adulis (Eritrea), docente università Cattolica. Quindi la presentazione di “Adulis Project”, anticipazione del nuovo film di Nicolò Bongiorno. Chiude la serata il film “Artemide. Il tempio perduto / Artemis. Le temple perdu”  di Sébastien Reichenbach (Svizzera, 52’). L’ubicazione del santuario di Artemide ad Amarynthos è rimasta a lungo uno dei grandi enigmi archeologici dell’antichità greca. Da cinquant’anni l’archeologo Denis Knoepfler si è appassionato a questo tempio perduto. Grazie alle sue ricerche e alla tenacia di un team internazionale di archeologi, il mistero è stato finalmente svelato. Il film ripercorre questa epopea collettiva, ricca di colpi di scena descrivendo le fasi cruciali di un’indagine che ha affascinato, e continua ad affascinare, diverse generazioni di archeologi.

PROGRAMMA DI SABATO 6 SETTEMBRE 2025. Apre il film “La città giardino” di Eugenio Manghi e Annalisa Losacco (Italia, 39’). Al vertice settentrionale del territorio forse più industrializzato d’Italia, tra i laghi e le dolci colline prealpine, si apre La Città Giardino: Varese. Un comprensorio verde molto vasto, fatto di ville, bassi palazzi e piacevolmente ornato da grandi parchi e onnipresenti giardini. Una città a misura d’uomo, nata e cresciuta in armonia con l’ambiente. Una “perla verde” da imitare. Un vanto per il Bel Paese. Segue l’incontro/intervista con Eugenio Manghi, regista, fotografo, documentarista; Massimo Valerio, regista, fotografo, videomaker; Marco Iemmi, poeta. Quindi la Cerimonia di premiazione: attribuzione del “Premio Città di Varese” al film più gradito al pubblico; attribuzione del “Premio Alfredo e Angelo Castiglioni” – giuria tecnica. Chiude la serata e il festival il film “Un passato scritto nell’acqua. Intervista a Luigi Giorgetti” di Massimo Valerio (Italia, 34’). Barbara, Responsabile della Riserva Naturale Palude Brabbia, ci accompagna in un viaggio nel passato con il pescatore storico di Cazzago Brabbia: Luigi Giorgetti, detto “il Negus”. Un percorso attraverso la storia del Lago di Varese che attraverserà anche ricordi e momenti della Palude di più di cinquant’anni fa.

Archeologia in lutto. Si è spento nella sua Agrigento all’età di 99 anni il prof. Ernesto De Miro, archeologo di fama internazionale, autorevole studioso di archeologia greca e romana nell’ambito del Mediterraneo, custode dell’integrità della Valle dei Templi, uomo di Stato

Il prof. Ernesto De Miro in missione (foto da FB Polito)

Archeologia in lutto. Venerdì 29 agosto 2025, si è spento nella sua Agrigento all’età di 99 anni il prof. Ernesto De Miro, archeologo di fama internazionale, autorevole studioso di archeologia greca e romana nell’ambito del Mediterraneo, custode dell’integrità della Valle dei Templi. Laureatosi in Storia antica con Santo Mazzarino all’università di Catania, è stato allievo della Scuola Archeologica Italiana di Atene nel 1955 insieme ad Enrica Fiandra, Antonio Giuliano e Giovanni Rizza. Già professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana alla facoltà di Lettere dell’università di Messina, è stato per molti anni soprintendente ai Beni archeologici per le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna e, nell’ultimo periodo, di Palermo e Trapani. La sua produzione scientifica conta più di 150 opere tra libri, monografie, articoli scientifici tanto importanti che oggi viene considerato uno tra gli studiosi più rappresentativi dell’archeologia del bacino del Mediterraneo. Lo ricordano ex colleghi e allievi.

Il prof. Ernesto De Miro con il direttore del parco della Valle dei Templi Roberto Sciarratta (foto regione siciliana)

Il direttore Roberto Sciarratta, a nome anche di tutto il personale del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi (Ag), esprime profondo cordoglio per la scomparsa del professore Ernesto De Miro: “Non possiamo che manifestare la nostra profonda gratitudine verso un faro luminoso della ricerca, della tutela e della valorizzazione del patrimonio archeologico della nostra provincia e della Sicilia intera. Abbiamo perso un grande studioso, un uomo brillante che è stato custode appassionato della nostra storia e a cui vanno, e andranno, attribuiti grandi meriti per quanto fatto per comprendere e preservare la ricchezza di questa terra. Siamo vicini alla famiglia in questo momento di dolore”.

Il prof. Ernesto De Miro scomparso a 99 anni (foto regione siciliana)

Il soprintendente Vincenzo Rinaldi, unitamente al personale tutto della soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Agrigento, esprime “il più profondo cordoglio per la scomparsa del professore Ernesto De Miro, uomo di altissima statura morale ed intellettuale, uomo dello Stato, soprintendente coraggioso che con forza, equilibrio ed una lungimirante ed inarrestabile azione amministrativa, ha permesso la perimetrazione della Valle dei Templi, già definita nel 1968 ma che venne riconfermata, grazie alle Sue indomite battaglie, con il Decreto Nicolosi nel 1991, atto che arginò definitivamente il tentativo di restringere i confini del Parco archeologico, salvando buona parte della città antica, oggi sito Unesco Patrimonio dell’Umanità. Lo spazio così mirabile della Valle dei Templi, così da Lui amorevolmente definita, saluta ed onora la figura dell’altissimo Funzionario dello Stato, studioso dalla rara sensibilità e dalla sconfinata cultura”.

Il prof. Ernesto De Miro in una conferenza (foto regione siciliana)

Parco archeologico di Morgantina e Villa del Casale: “Una grande perdita per l’archeologia siciliana la morte di Ernesto De Miro, tra le più eminenti figure dell’archeologia contemporanea. Già professore di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana presso la facoltà di Lettere dell’università di Messina, è stato per molti anni soprintendente ai Beni Archeologici per le province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna e, nell’ultimo periodo, di Palermo e Trapani. Ha svolto ricerche sul campo nel territorio dell’ennese, inclusi scavi a Morgantina. È stato inoltre direttore dell’Istituto di Studi Micenei ed Egeo-anatolici del Cnr di Roma, presidente del consiglio scientifico del centro di archeologia greca del Cnr dell’Università di Catania e membro dell’Istituto archeologico germanico. Ha diretto numerosi scavi in diversi siti archeologici siciliani. A lui si devono anche ricerche in Libia nel sito Leptis Magna. È stato autore di numerose pubblicazioni che trattano in particolare aspetti e problemi di archeologia e d’arte della Sicilia antica. Il parco archeologico di Morgantina e Villa Romana del Casale porge sentite condoglianze ai familiari”.

Atene, Scuola Archeologica Italiana, maggio 1955: Giovanni Rizza, Enrica Fiandra ed Ernesto De Miro (foto Archivi G. Rizza)

La Scuola Archeologica Italiana di Atene partecipa al cordoglio per la scomparsa di Ernesto De Miro, Allievo della Scuola nel 1955. La SAIA ricorda la conversazione del Direttore con Ernesto De Miro del 2021: https://www.scuoladiatene.it/…/la-scuola-di-atene-1950…

“È scomparso, nella sua Agrigento, il professor Ernesto De Miro”, scrive Emanuele Cavallaro, sindaco di Rubiera (RE): “archeologo, docente all’università di Messina, per molti anni soprintendente ai Beni archeologici per le province di Agrigento Caltanissetta ed Enna e, nell’ultimo periodo, anche di Palermo e Trapani. I giornali lo ricordano come “una persona che ha dedicato la vita a difendere il nostro patrimonio culturale”. Ma bisogna aggiungere che lo fece anche pagando di persona: spesso i comuni non condividevano la sua ferma opposizione alle costruzioni nelle aree archeologiche, e arrivò perfino a ricevere minacce di morte, tanto che dovettero intervenire i prefetti dell’epoca. Ricordo tutto questo perché il professor De Miro era il padre della nostra nuova concittadina onoraria, Antonella De Miro, il prefetto che ha segnato la storia di Reggio Emilia nella lotta alle mafie. A lei e alla sua famiglia mando, a nome di tutta la comunità di Rubiera, le più sentite condoglianze. Ci sono persone che difendono la bellezza e la libertà del nostro Paese con coraggio e ostinazione, cambiando davvero il corso delle cose. E non dobbiamo mai dimenticarle”.

Il tempio della Concordia nella Valle dei Templi ad Agrigento (foto regione siciliana)

L’archeologo Giuseppe Castellana, professore di Preistoria e Protostoria: “Abbiamo appreso della morte del prof. Ernesto De Miro, emerito soprintendente per le province di Agrigento Caltanissetta ed Enna ed anche per le province di Palermo e Trapani. È stato mio soprintendente ad Agrigento ed ho appreso tanto da Lui Ho appreso la grande lezione della tutela e della salvaguardia dei beni culturali. Al prof. De Miro si deve la salvaguardia della Valle dei Templi in un periodo in cui proliferavano le costruzioni abusive. Un merito questo straordinario. Fu un grande studioso di archeologia classica e il suo insegnamento fu di sprone per tanti allievi. Insegnò come ordinario di Archeologia classica per tanti anni alla università di Messina. Fu anche direttore dell’istituto italiano di studi micenei. Moltissime le sue pubblicazioni, tutte di grande valore scientifico. Una perdita enorme per la cultura italiana e internazionale. Un saluto di grande stima. Riposi in pace. Caro Professore ci mancherai. Ad Armida un abbraccio”.

Il prof. Ernesto De Miro in un suo intervento (foto da FB Greco)

“Ci ha lasciato Ernesto De Miro, grande archeologo, studioso penetrante e soprintendente coraggioso e attivissimo”, scrive l’archeologa Caterina Greco, già direttrice del museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo. “A lui si deve la perimetrazione del parco di Agrigento stabilita con il decreto di Rino Nicolosi del 1991, l’antefatto scientifico e di tutela fondamentale per la nascita, con la legge 20 del 2000, del parco. Con De Miro scompare l’ultimo esponente della generazione di archeologi del Novecento che hanno reso grande la Sicilia per la rilevanza e qualità del loro apporto alla nostra disciplina, e che crearono le basi dell’amministrazione regionale dei Beni culturali, oggi in grave crisi ma un tempo realmente all’avanguardia. Ed insieme perdiamo un grande uomo dello Stato che ovunque ha saputo profondere efficacia dell’azione e lungimiranza di visione storica. Uno studioso brillante, originale e inquieto, che ha affrontato molteplici temi scientifici emergendo sempre per l’acume e la profondità delle sue proposte. Come molti della mia generazione gli devo moltissimo, e ancor più perché ho avuto l’onore di essere per qualche anno soprintendente di Agrigento, di potermi giovare dei suoi consigli e di poter toccare con mano i frutti della sua immensa attività amministrativa e di tutela in tutto il territorio della provincia di Agrigento. Grazie di tutto Professore!”.

Il prof. Ernesto De Miro in una missione archeologica di scavo (foto da FB Polito)

Antonella Polito, archeologo alla soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Agrigento: “Nel giorno in cui è caduto l’ultimo sole di catulliana memoria e la comunità scientifica celebra giustamente l’archeologo di chiara fama, l’amministratore con una visione ampia e chiara sulla tutela e sulla valorizzazione della Valle dei Templi, nella mia memoria si affollano le immagini dei momenti di pausa, quando il temuto professore, il severo direttore di scavo, l’archeologo e storico di sconfinata conoscenza, cedeva il posto al compagno di missione. Collaborare con il prof. De Miro era un impegno totalizzante, richiedeva dedizione totale, ma era un viaggio affascinante nello spazio e nel tempo, dai libri al cantiere, dalla Libia a Lampedusa, da Morgantina alla Valle dei Templi: oggi il ricordo per me è una chiacchierata sul futuro seduti sul gradino più alto dell’anfiteatro di Leptis Magna, la riflessione sul saggio al di sotto di un mosaico del Quartiere ellenistico-romano mentre sgranocchiamo croccanti ‘nzudde messinesi, un bicchiere di plastica ad anelli che collassa in una sosta del viaggio da Tunisi a Tripoli, le risate che alla fine scappano a cena anche davanti ai mostri sacri dell’archeologia riuniti a tavola, i racconti di un mondo per me inarrivabile, la sorpresa di un tempio nuovo e sconosciuto che si svela pian piano sotto i nostri picconi ad Agrigento, le parole del biglietto per il mio matrimonio infinitamente augurando”.

Priniàs (Creta): Ernesto De Miro con Giovanni Rizza e Dario Palermo (foto MAI Priniàs)

La Missione Archeologica Italiana di Priniàs (Creta) vuole ricordare con questa foto il prof. Ernesto De Miro, scomparso il 29 agosto 2025. La foto, scattata a Creta negli anni ’80, in occasione di una sua visita alla Missione di Priniàs, lo ritrae con i due direttori della Missione che si sono succeduti dal 1969 al 2020: Giovanni Rizza, suo amico fraterno, e Dario Palermo. Con lui se ne va una generazione di archeologi di ferro, grandi studiosi e instancabili organizzatori, ai quali l’archeologia italiana deve tanto”.

Bianca Maria Sammarco, docente di Lingua e Letteratura latina e greca: “Apprendo da Armida De Miro, figlia del professor Ernesto e mia cara, cara amica sin dagli anni del nostro lavoro presso la soprintendenza archeologica degli scavi di Pompei. Gli agrigentini lo hanno conosciuto soprattutto come sovrintendente dei beni archeologici, ruolo nel quale si è distinto per la sua dedizione e per l’azione di tutela inflessibile della Valle dei Templi, contro l’aggressione dell’abusivismo edilizio degli anni ‘70 e ‘80. Se il perimetro della Valle è stato salvaguardato, da attacchi di proprietari di costruzioni abusive e politicanti complici, lo dobbiamo principalmente alla sua opera e a quella del suo successore, la professoressa Graziella Fiorentini. È stato uno studioso, un luminare della scienza archeologica, una figura di grande prestigio e autorevolezza, un “civil servant” dello Stato che ha svolto il suo dovere con grande passione, decoro ed efficacia. Che la terra gli sia lieve”.

Copertina del libro “La Sicilia dei due Dionisi” (L’Erma di Bretschneider) in memoria di Ernesto De Miro

“Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di Ernesto De Miro, una delle figure più autorevoli dell’archeologia contemporanea”, si legge sul sito de L’Erma di Bretschneider. “Professore di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana, ha ricoperto incarichi di grande prestigio: soprintendente ai Beni archeologici, direttore dell’Istituto di Studi Micenei ed Egeo-Anatolici del CNR di Roma, presidente del consiglio scientifico del Centro di Archeologia Greca del CNR dell’università di Catania e membro dell’Istituto Archeologico Germanico. Ha guidato scavi fondamentali in Sicilia – ad Agrigento, a Eraclea Minoa e in diversi siti dell’interno – e ha condotto importanti ricerche in Libia, nel sito di Leptis Magna. Per la nostra casa editrice è stato un autore prezioso, con numerose pubblicazioni dedicate all’archeologia e all’arte della Sicilia antica. Tra queste ricordiamo La Sicilia dei due Dionisî (con Lorenzo Braccesi e Nicola Bonacasa) e Agrigento e la Sicilia greca. A lui abbiamo dedicato il volume Archeologia del Mediterraneo. Studi in onore di E. De Miro, a cura di Graziella Fiorentini, Maria Caltabiano e Anna Calderone. Una perdita enorme per il mondo dell’archeologia e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo”.

“La Sicilia piange la scomparsa di Ernesto De Miro”, si legge sul sito di Archeologia Viva. “Un personaggio storico, Il grande studioso di antichità siciliane e mediterranee si è spento all’età di 99 anni. Oltre agli incarichi accademici all’università di Messina, De Miro è stato soprintendente ai Beni archeologici di Agrigento Caltanissetta ed Enna. Inoltre, direttore dell’Istituto di Studi Micenei ed Egeo-anatolici al Cnr. Ad Agrigento ha diretto gli scavi nell’area dell’abitato, degli edifici pubblici, dei santuari e della necropoli. Sua anche la direzione degli scavi di Eraclea Mìnoa e di siti indigeni nelle valli del Salso e del Platani”.

Copertina del libro “L’Iliade e la ceramica greca. Studi metodi e argomentazioni” di Ernesto De Miro

Infine Massimo Cultraro ricorda Ernesto De Miro (1924-2025) in uno dei suoi ultimi studi maturato negli anni della Scuola Archeologica Italiana di Atene. “Di molti uomini vide le città e conobbe i pensieri” καλό ταξίδι, κύριε Καθηγητά

Lutto nel mondo accademico, dell’archeologia e della storia antica. Si è spento all’età di 84 anni il prof. Lorenzo Braccesi, docente di Storia Antica delle università di Torino, Venezia e Padova, scrittore e saggista. Il ricordo di allievi, colleghi e dell’editoria

Il prof. Lorenzo Braccesi, grecista, scrittore e saggista, è morto all’età di 84 anni (foto archeologia viva)

Lutto nel mondo accademico, dell’archeologia e della storia antica. Il 25 agosto 2025, si è spento nell’ospedale di Fano (PU) all’età di 84 anni il prof. Lorenzo Braccesi, docente di Storia Antica delle Università di Torino, Venezia e Padova, scrittore e saggista di sempre più raffinato acume. Era nato a Pesaro nel 1941, e viveva da tempo a Montegrotto Terme (Pd) visino a quell’università, quella di Padova, dove aveva concluso la sua docenza. Già docente ordinario di Storia greca, i suoi campi di studio sono la seconda colonizzazione greca in Italia e la cultura classica antica. Lorenzo Braccesi ha fondato la rivista Hespería, Studi sulla grecità di occidente (1990). Copiosa la sua produzione scientifica. La sua ultima opera nel 2024, Druso. Un condottiero oscurato (Problemi e ricerche di storia antica n. 38, Rome, L’Erma di Bretschneider). Il cordoglio per la scomparsa del prof. Braccesi si è diffuso rapidamente, seguendo due filone principali: quello degli allievi (tanti) e colleghi che lo ricordano, e quello dell’editoria. Anch’io ho avuto la fortuna di conoscerlo, e l’onore della sua stima quando nella seconda metà degli anni ‘90 ero cronista al Gazzettino di Venezia: “Sanguigno e diretto, ma straordinario nelle sue esposizioni sempre accattivanti e originali, una manna per un giornalista. Con lui avevi sempre la “notizia” per le pagine di Cultura e un titolo d’effetto.

Riccardo Mortandello, sindaco di Montegrotto Terme con il prof. Braccesi e la moglie (foto da FB)

Il primo ricordo è quello del sindaco di Montegrotto Terme, Riccardo Mortandello, che scrive una lettera aperta “Alla moglie Graziella, ai figli, nipoti e a tutti i familiari del Professor Lorenzo Braccesi”: “È con profondo dolore che apprendo della scomparsa del Professor Lorenzo Braccesi, nostro stimato concittadino che, seppur non da tantissimi anni, aveva saputo conquistare il cuore della nostra comunità. Il professor Braccesi rappresentava una vera e propria istituzione nel mondo accademico italiano e internazionale per i suoi studi sulla cultura greca. La sua straordinaria competenza, unita a una rara capacità narrativa, gli permetteva di rendere accessibili a un pubblico ampio concetti molto complessi legati alla storia greca antica. Come Sindaco, desidero ringraziarlo per la generosità con cui fin da subito si è messo a disposizione della città di Montegrotto Terme. Il ciclo di conferenze “Montegrotto Terme 2500 anni prima” al museo del Termalismo Antico e del Territorio nel 2023 ha catturato l’attenzione di centinaia di persone, dimostrando la sua straordinaria capacità di coinvolgere e appassionare il pubblico. È stato un privilegio ricevere le sue pubblicazioni, che leggevo tutto d’un fiato, e potermi confrontare con lui sui grandi temi politici. Ricordo ancora il suo stupore quando, in una comunicazione, avevo citato un messaggio dei fratelli Rosselli: mi confidò il suo grande legame con il Partito d’Azione e con l’ideale del socialismo liberale che rappresentava. Se ne va una grande persona che, come tutte le grandi persone, aveva tantissimi amici ma anche qualche detrattore – per via di quel carattere schietto che aveva, la grande qualità di dire sempre quello che pensava, senza remore né compromessi di convenienza. Lo piangeremo in tanti, e soprattutto la città di Montegrotto Terme andrà sempre fiera di averlo avuto come cittadino. Grazie, Professore, per tutto quello che hai fatto. È stato per me un grandissimo onore averti potuto incontrare nel percorso della mia vita. Alla famiglia va il nostro più sentito cordoglio e la vicinanza di tutta la comunità di Montegrotto Terme. Con affetto e profonda riconoscenza, Ζωή σε εσάς vita a te Lorenzo”.

La storia e scrittrice Mariangela Galatea Vaglio con il prof. Braccesi e la moglie (foto da FB)

E poi gli allievi e i colleghi. A cominciare da Mariangela Galatea Vaglio, insegnante, storica antica, saggista: “È sempre difficile parlare delle persone a cui hai voluto bene. Lorenzo Braccesi è stato un grande della Storia greca, ma per me è stato un maestro, un punto di riferimento e soprattutto la persona senza la quale, nel bene e nel male, non sarei diventata quella che sono. Non aveva di certo un carattere facile, ma, come diceva Pertini che di caratteri difficili se ne intendeva, chi ha un carattere ha un brutto carattere. Che poi più che altro era un romagnolo sanguigno, passionale, a volte melanconico, sempre diretto e poco portato per i compromessi e le mezze misure, di quelli che o ti piacciono o li detesti. Mi ha insegnato molto, sulla storia greca, e anche sulla Accademia, questo luogo dove spesso l’intelligenza più viva si mischia con i comportamenti più sordidi. Ecco, Lorenzo, gli va riconosciuto, i comportamenti sordidi non li ha avuti mai: piuttosto rovesciava il tavolo, ma non avrebbe mai piantato un coltello nella schiena. A suo modo è sempre stato un gran signore. Ti sia lieve la terra, e, se un aldilà esiste, spero che tu possa incontrare lì quei Greci che tanto hai amato. Vi ci vedo a raccontarvi le reciproche avventure a tavola, mentre guardate un tramonto infinito e soprattutto vi scambiate gli ultimi pettegolezzi, perché la storia è storia, ma l’umana curiosità è sempre la forza della natura più potente dell’universo”.

Michela Fregona, insegnate e scrittrice, con il prof. Braccesi (foto da FB)

“C’è questa parte della memoria, nella quale gli insegnanti – quelli importanti, quelli che hanno partecipato alla nostra fondazione – durano per sempre”, scrive Michela Fregona, insegnante e scrittrice. “Li pensi, e loro sono lì, uguali al tempo in cui sono stati, nella tua vita di apprendente, gesto, presente, quotidianità, ragionamento, attesa. A Lorenzo Braccesi devo il mio primo scavo, il mio primo esame, il mio primo esperimento di ricerca e lezione, il mio ritorno dagli Inferi di una facoltà che non avevo scelto – e che mi stava distruggendo. Devo la certezza che non si insegna nulla, se non c’è passione – e che solo la passione permette di ristabilire connessioni, tracce, legami, di dare ascolto al passato, di vederlo nella geografia che abitiamo. Di non perdere la memoria del tempo. Di quelle lezioni, di cui conservo chilometri di appunti, restano l’intensità, la dovizia, il lampo dell’intuizione, l’impegno. È qui, preciso, dentro la mia testa, il tuonare della voce che cresceva allo spasimo e poi si faceva all’improvviso fioca, il modo in cui si aggiustava la giacca e occupava lo spazio (TUTTO lo spazio dell’aula). Erano lezioni muscolari, quelle di Lorenzo Braccesi: ci tirava tutti in barca a remare per l’Adriatico, dietro a Ulisse, agli Eubei, all’amatissimo Alessandro. Era una magnificente fatica, essere dentro l’aula di San Sebastiano e contemporaneamente ad ascoltare Ellanico, Strabone, e tutto quell’infinito sussurrare che gli storici rimandavano al nostro presente. Ma per fortuna che, in qualche parte della memoria, gli insegnanti continuano sempre. Così oggi questo congedo, pieno di gratitudine, è un poco meno amaro. Grazie di cuore, professore”.

Il prof. Lorenzo Braccesi morto a 84 anni (foto da FB)

L’archeologo Massimo Cultraro: “Scompare una delle voci più autorevoli della storia antica in ambito italiano ed internazionale, perdo personalmente un amico caro con cui abbiamo condiviso percorsi scientifici e di grande diletto. Adesso Lorenzo caro viaggi sul Nilo come gli antichi protagonisti del tuo ultimo libro”. E l’archeologo Mario Grimaldi: “… un altro grandissimo che ci lascia … una pietra miliare per gli aspetti sociali dell’Archeologia della Magna Grecia e non solo … ne ho un ricordo personale bellissimo di quando lo conobbi a Taranto, un tocco di grande umanità …”. Federica Guidi, archeologa del museo Archeologico di Bologna: “Amico di casa fin da ben prima della mia nascita, non posso che ricordare col sorriso quando al primo anno di dottorato mi intercettò nella biblioteca del Liviano e – con la sua erre – informò a gran voce gli astanti che mi conosceva fin dalla pancia di mia madre! Allora avrei gradito che la terra mi inghiottisse per l’imbarazzo, oggi ci ripenso con dolcezza. Alla fine, conoscere uomini di così lucido pensiero è davvero un regalo del fato. Che la terra ti sia lieve e che le tue parole durino nel tempo”. Monica Santangelo, docente del dipartimento di Studi umanistici dell’università Federico II di Napoli: “Leggo che è morto Lorenzo Braccesi (1941) ed è un giorno triste non solo per gli storici del mondo antico, ma in generale per tutta la cultura italiana. La sua produzione scientifica è sterminata e la sua capacita di divulgazione esemplare. Grazie a lui si sono affinati e ampliati i nostri schemi di percezione delle ‘periferie’ greche e della colonizzazione greca in Occidente, in particolare della grecità adriatica e siciliana, come del resto la nostra interpretazione della cultura classica, del rapporto tra potere e propaganda, e dell’Antico nelle letterature moderne. Era uscito proprio quest’anno per la Laterza un volume sul Grande Nilo. Un altro gigante che se ne va”.

L’editore Roberto Marcucci e tutta la Casa Editrice L’Erma di Bretschneider esprimono il loro profondo cordoglio per la scomparsa del caro amico Lorenzo Braccesi, professore ordinario di Storia Greca presso le Università di Torino, Venezia e Padova. Studioso di straordinaria statura, ha dedicato la sua vita a tre grandi aree di ricerca: la colonizzazione greca e le sue regioni periferiche, l’ideologia e la propaganda nel mondo antico, e l’eredità della cultura classica nella letteratura moderna. Autore di numerosi volumi pubblicati con noi, nel 1990 ha fondato Hesperìa. Studi sulla grecità di Occidente, rivista scientifica di riferimento per lo studio dei Greci d’Occidente. Tra le sue ultime opere ricordiamo la rivisitazione critica de “I Persiani di Eschilo”, “Gli Inni di Callimaco” e l’importante volume “Druso. Un condottiero oscurato”. Ci stringiamo con affetto alla famiglia, ai suoi collaboratori, ai suoi allievi e a quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo”. E la rivista Archeologia Viva (Giunti Editore): “Il noto storico e scrittore, classe 1941, collaboratore di Archeologia Viva, è venuto a mancare stanotte. Braccessi era stato ordinario di storia greca con una particolare attenzione alla seconda colonizzazione greca in Italia (VIII-V sec. a.C.) e alla storia classica. Lascia una produzione scientifica e divulgativa impressionante”. L’archeologo Massimiliano Valenti: “Condivido con grande dispiacere questa triste notizia. Non ho avuto il piacere di conoscerlo direttamente, ma ho letteralmente divorato alcuni suoi libri. Bellissimo, a mio avviso, quello dedicato a Iulia, la figlia di Augusto”. Cinzia Tagliaferro, archeologa: “Non sei stato un mio Prof. ma uno squisito compagno di viaggi di studio organizzati dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Padova. Ricordo una nostra foto di gruppo con l’Olimpo sullo sfondo… se la trovo la pubblico. Fai buon viaggio e che la terra ti sia lieve, caro Prof”. E Giuseppe Di Leva: “Grecista e storico di fama internazionale, il professor Braccesi si era occupato prevalentemente di studi relativi alla colonizzazione greca, ai temi di propaganda nel mondo antico e a quelli della diffusione della cultura classica nella letteratura moderna. Numerose le sue pubblicazioni sia di carattere scientifico che di alta divulgazione. Si ricordano, tra le altre, “Tyrrhēnikòs kólpos. Spina, il problema storico”, “Druso. Un condottiero oscurato”, “Potere e follia. Gli eredi di Augusto, le loro madri, sorelle e consorti”, “Sopravvivere al Principe. Ovidio e Livio tra integrazione e contestazione”, “Gli Inni di Callimaco. Rivisitati da Lorenzo Braccesi”, “Marco Livio Druso Claudiano. Per la storia di Pesaro romana”, “L’Alessandro Occidentale. Il macedone e Roma”, “Roma bimillenaria. Pietro e Cesare”, la curatela degli Atti del convegno internazionale di Urbino del 1999 dedicato a “I Greci in Adriatico”, insieme alla rivista scientifica “Hesperìa. Studi sulla grecità di Occidente”, tutte opere edite da L’Erma di Bretschneider. Si ricordano pubblicazioni anche di più ampia diffusione come “Olimpiade, regina di Macedonia” (Salerno Editrice), “Sulle rotte di Ulisse”,”Giulia, la figlia di Augusto”, “Agrippina, la sposa di in mito” e l’ultimo volume dedicato alla Terra dei faraoni dal titolo “Il Grande Nilo. Esploratori, turisti e conquistatori nell’antico Egitto”, tutti editi da Laterza”.

Il prof. Lorenzo Braccesi a Pesaro (foto da profilo FB di vimini)

Daniele Vimini, vicesindaco del Comune di Pesaro: “Pesaro piange la scomparsa del professor Lorenzo Braccesi. Figura di riferimento internazionale per il mondo della cultura classica, docente e profondo conoscitore e divulgatore della storia e delle società greca e romana, ha mantenuto fino agli ultimi anni un forte legame con la città. Protagonista di numerose pubblicazioni e conferenze non mancava mai di presentare a volte in anteprima i suoi lavori a Pesaro, come è stato con ‘Livia’ e ‘Marco Livio Druso Claudiano’. Abbiamo percepito il suo sostegno, manifestato in consigli preziosi e incoraggiamenti per la musealizzazione della Domus di via dell’Abbondanza, naturalmente per il Museo Oliveriano cui era particolarmente affezionato e financo a Pesaro 2024 – Capitale italiana della cultura per la quale tanto si spese, fuori dai riflettori. Ci mancheranno le sue riflessioni, il suo sguardo ‘al femminile’ della storia, e naturalmente la sua ironia spesso pungente e mai banale. Terrò sempre con me i suoi consigli, ma anche le risate e gli aneddoti nelle cene più rilassate che inevitabilmente seguivano i momenti ufficiali, in un suo particolare gusto per il convivio e l’incontro tra gli ospiti. Alla moglie, ai figli, ai nipoti e tutti quanti gli sono stati più prossimi vanno le più sentite e affettuose condoglianze”. Società pesarese di studi storici: “Si è spento il prof. Lorenzo Braccesi (1941-2025), già ordinario di Storia greca, grande studioso della cultura classica, fondatore della rivista “Hespería. Studi sulla grecità di occidente”. La Società pesarese di studi storici porge ai familiari le più sentite condoglianze”. Centro studi vitruviani: “Partecipiamo commossi al lutto del mondo della cultura per la scomparsa del prof. Lorenzo BRACCESI, grecista illustre e raffinato studioso della cultura classica, amico del Centro Studi Vitruviani. Lo ricordiamo con affetto, ripubblicando questo post di cinque anni fa quando, nell’affollata chiesa di San Francesco, a Fano, tenne una conversazione su un noto cittadino fanese, chiamato Vitruvio.  Grazie, Lorenzo. Ci mancherai. Sentite condoglianze alla famiglia”.

Il prof. Lorenzo Braccesi ai musei Oliveriani (foto musei oliveriani)

“L’Ente Olivieri – Biblioteca e Musei Oliveriani e la sopritendenza Abap Ancona Pesaro e Urbino si uniscono al cordoglio per la scomparsa del Professor Lorenzo Braccesi, studioso della cultura classica di fama internazionale. Fondatore della rivista Hesperia, il prof. Braccesi ha insegnato storia Greca in numerosi atenei italiani, senza mai dimenticare il suo legame con Pesaro: instancabile e prolifica la sua opera divulgativa, imprescindibili i suoi contributi nell’ambito della storia sociale greco- romana, contraddistinti, oltre che da estrema competenza, da sagace acume e sferzante ironia. Non omnis moriar; il suo ricordo rimarrà imperituro nelle sue pubblicazioni e nella memoria di tutti coloro che lo hanno conosciuto, seguito e ammirato, nonché delle generazioni successive che avranno modo di apprezzare la sua opera”. Anche l’istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia esprime profondo cordoglio per la scomparsa del professore Lorenzo Braccesi, ordinario di Storia greca nelle Università di Torino, Venezia e Padova, socio di questo Istituto e protagonista di tante edizioni del Convegno di Taranto. Centro studi torcellani: “Il direttore del Centro Studi Torcellani Marco Molin e i collaboratori tutti si uniscono al dolore dei familiari e degli amici per la scomparsa del prof. Lorenzo Braccesi, uomo di profonda cultura e amico di straordinaria umanità. Si deve alla direzione scientifica del prof. Braccesi il decennale ciclo delle “Conferenze Marciane” tenutosi presso le sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia che ha portato temi veneziani e lagunari all’attenzione del grande pubblico e sempre a lui si deve la creazione della collana “Venetia/Venezia” edita proprio dalla prestigiosa casa editrice L’Erma di Bretschneider. Il Centro Studi Torcellani è e rimarrà sempre fortemente riconoscente per come e per quanto è cresciuto grazie proprio alla collaborazione instauratasi con il prof. Lorenzo Braccesi”.

Il prof. Lorenzo Braccesi in una conferenza (foto da profilo FB gentile)

Lo scultore Raffaele Gentile di Vieste: “Oggi mi giunge la triste notizia della scomparsa del Professore Lorenzo Braccesi, ordinario di Storia Greca presso le Università di Torino, Venezia e Padova e fondatore della rivista Hesperìa Studi sulla grecità d’Occidente. Per me è stato un secondo padre, ha sempre creduto in me e nelle mie idee. A lui devo la realizzazione dei miei sogni. Ci eravamo sentiti solo qualche giorno fa e mi aveva rinnovato la stima nei miei confronti. Gli avevo spedito il mio primo libro di poesie, pubblicato poche settimane fa e di cui era stato lettore in anteprima della silloge poetica, spingendomi alla pubblicazione. Esattamente quattro anni fa mi volle per un Convegno a Cattolica sulle stele daunie (insieme a Cristina Ravara Montebelli) e da lì nacque l’idea sulla monografia “I Maestri delle stele daunie” pubblicato proprio sulla rivista Hesperìa. Un anno fa l’ultimo nostro incontro all’Università di Venezia dove presentai il libro. In questo momento mi sento solo avendo perso, a meno di un anno di distanza dalla scomparsa di mio padre, un altro punto di riferimento della mia vita. Lo voglio ricordare con alcuni scatti di eventi che ci hanno visto insieme. Alla famiglia, ai suoi cari vanno le mie più sentite condoglianze”. E Fulvia Toscano, assessore di Giardini Naxos (Me): “Nel 2010 inauguravo, nell’ambito di Extramoenia, il progetto “Nea apoikia”, con cui la Città di Giardini Naxos conferiva la cittadinanza onoraria a Lorenzo Braccesi. Già da prima mi legava a questo grande maestro degli studi storici una Philia profonda. Ha regalato a me, ai miei alunni che hanno avuto il privilegio di conoscerlo, momenti di autentica convivialità, di vera xenia. Giorni solari, fatti di intelligenti conversazioni. Noi ci siamo abbeverati alla fonte delle sue immense conoscenze, come accade solo coi veri maestri. La sua profondità di sapere si coniugava ad una giovanile leggerezza che ci rendeva pari, sebbene noi sempre sapessimo onorare la sua dottrina. L’ amore per il mare greco, per questa Grecia d’ occidente lo riconduceva sempre a noi con fraterna amicizia. Il tempo trascorso insieme è stato poco ma il lascito del suo sapere con noi generosamente condiviso è inossidabile. Lorenzo caro, la tua Naxos ti saluta col sorriso di sempre”.

Cividate Camuno (Bs). Al via al parco archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro la prima edizione del “Civitas Camunnorum Archeofilm”, il festival internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente: 7 film in concorso per il “Premio Civitas Camunnorum Archeofilm” e 3 conversazioni con gli archeologi

Al via a Cividate Camuno (Bs) la prima edizione del “Civitas Camunnorum Archeofilm”, il festival internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente, organizzato dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia, Archeologia Viva, Firenze Archeofilm, Comune di Cividate Camuno, Assocamuna imprenditori, con la collaborazione e il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comunità Montana di Valle Camonica, direzione regionale Musei nazionali Lombardia, museo Archeologico nazionale della Valle Camonica, Comune di Breno, Comune di Capo di Ponte, Limes Farm. Appuntamento dal 21 al 23 agosto 2025, alle 20.45, nel parco archeologico del Teatro e dell’Anfiteatro di Cividate Camuno. Ingresso libero e gratuito. In caso di maltempo il festival si svolgerà al Cinema Teatro Giardino a Breno. In programma sette film che concorrono per il “Premio Civitas Camunnorum Archeofilm” assegnato al film più votato dal pubblico. E tre conversazioni con archeologi condotte da Piero Pruneti direttore di “Archeologia Viva”..

Il film “Tutankhamon, i segreti del faraone: un re guerriero” di Stephen Mizelas

PROGRAMMA GIOVEDÌ 21 AGOSTO 2025. Alle 20:45, apertura di “Civitas Camunnorum Archeofilm 2025” con un concerto di colonne sonore da classici cinematografici eseguito dalla Camunian Young Orchestra. Segue il film “Tutankhamon, i segreti del faraone: un re guerriero / Toutankhamon, les secrets du pharaon: un roi guerrier” di Stephen Mizelas (Regno Unito, 50’). Tutankhamon è uno degli ultimi faraoni della XVIII dinastia. Il suo favoloso tesoro, scoperto intatto quasi un secolo fa, ne ha fatto il faraone più famoso e più studiato della storia. Il corredo della sua tomba è una fonte inestimabile di informazioni sull’antico Egitto, ma anche su questo giovane re, il cui regno è ancora un mistero per gli archeologi. Chi era veramente? Un fragile re-bambino o un signore della guerra? Morì di malattia o venne ucciso in battaglia? Tre oggetti con cui il faraone riposa aiutano gli archeologi a rivelare il suo vero volto… Quindi la conversazione con Serena Solano soprintendenza ABAP BG BS e direttore parchi archeologici Valle Camonica romana. Chiude il film “L’uomo di Val Rosna” di Stefano Zampini (Italia, 19’). Un viaggio nelle ultime giornate dell’Uomo di Val Rosna, cacciatore paleolitico vissuto 14.000 anni fa. Il cortometraggio ne racconta la vita quotidiana, tra caccia, rituali di gruppo e momenti unici: il più antico intervento dentistico conosciuto, la trapanazione di una carie su un dente del giudizio. In un crepuscolo di luce e silenzio, il suo viaggio termina con una sepoltura onorata da una pietra dipinta, simbolo di rispetto e memoria ancestrale.

Frame del film “La Grotte Cosquer, un chef d’oeuvre en sursis / La grotta Cosquer, un capolavoro in pericolo” di Marie Thiry

PROGRAMMA VENERDÌ 22 AGOSTO 2025. Dalle 16 alle 20, apertura straordinaria con visite guidate a cura del Museo. Alle 20.45, apre il film “I misteri della grotta Cosquer / The Mysteries of Cosquer Cave” di Marie Thiry (Francia, 56’). A più di 35 metri sotto il mare, nel Parco Nazionale dei Calanchi, si nasconde l’ingresso di uno dei più grandi capolavori dell’arte rupestre: la grotta Cosquer. Poco nota, in quanto accessibile solo ai subacquei, questa incredibile grotta custodisce dipinti di 27.000 anni. Oggi è però minacciata dall’innalzamento delle acque. Il film ripercorre l’incredibile storia di una delle grotte dipinte più importanti d’Europa. Segue la conversazione con ArcheoMilla, archeologa e divulgatrice (@archeomilla). Quindi il film “The time they spent here” di Edward Owles (Regno Unito, 10’). Qual è la magia dell’arte rupestre? Due archeologi di lunga data con sede a Tanum, in Svezia, cercano di capire quale sia il metodo migliore per registrare e catalogare le incisioni rupestri svedesi risalenti all’età del Bronzo. Sotto esame anche le differenze tra documentazione digitale e analogica… Chiude il film “Pompei 3D, una storia sepolta” di Maria Chiffi (Italia, 26’). L’obiettivo del film-documentario è quello di ricreare in 3D, luoghi, ambienti e situazioni esattamente come erano in origine, allo scopo di condurre i visitatori/spettatori in una sorta di “viaggio nel tempo” e poter rivivere virtualmente uno dei siti archeologici più importanti della storia.

Frame del film “Al tempo dei dinosauri / Au temps des dinosaures” di Pascal Cuissot

PROGRAMMA SABATO 23 AGOSTO 2025. Alle 10, visita guidata a Cividate romana e medievale a cura di Guide Turistiche della Valle Camonica; alle 16, visita guidata al parco archeologico del Santuario di Minerva a Breno a cura del direttore Serena Solano. Alle 20.45, apre il film “Al tempo dei dinosauri / Au temps des dinosaures” di Pascal Cuissot (Francia, 52’). Negli ultimi vent’anni, la scoperta di nuove specie di dinosauri e mostri marini ha cambiato il panorama paleontologico. In un viaggio attraverso il pianeta, il pubblico imparerà a conoscere comportamenti e caratteristiche precedentemente inaspettati. Questa prova esclusiva è combinata con realistiche immagini 3D in un documentario ambizioso e spettacolare. Una visione elettrizzante ben lontana tuttavia dal mondo di Jurassic Park! Segue la conversazione con Emanuele Mariotti, archeologo direttore dello scavo di San Casciano dei Bagni (università per Stranieri di Siena e Comune San Casciano dei Bagni). Quindi il film “Come un fulmine nell’acqua. I bronzi di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli, Brigida Gullo (Italia, 56’). Il racconto degli scavi del santuario etrusco-romano di San Casciano dei Bagni (Si), premiati come la scoperta archeologica dell’anno. Dal 2020 al 2022, la vasca sacra, cuore del santuario, ha restituito oltre 200 manufatti in bronzo e più di 5000 monete, ma soprattutto ci ha consegnato il racconto fedele di un passato solo apparentemente lontano dal nostro presente, che ci parla ancora di salute e fede. Chiude la serata e il festival la cerimonia di premiazione con l’attribuzione del “Premio Civitas Camunnorum Archeofilm” al film più votato dal pubblico.

Aquileia (Ud). “4.600 spettatori in piazza e 23.223 utenti unici da 13 Paesi in diretta streaming”: il presidente di Fondazione Aquileia dà i numeri della XVI edizione dell’Aquileia Film Festival. “L’AFF si conferma uno degli appuntamenti più attesi della programmazione culturale di Aquileia e dell’intero Friuli Venezia Giulia”

Aquileia Film Festival: suggestiva panoramica di piazza Capitolo gremita vista da drone (foto n.oleotto / fondazione aquileia)

Con la serata che ha visto protagonista Altan e con uno straordinario successo di pubblico in piazza e in streaming la XVI edizione dell’Aquileia Film Festival, “Strati di memoria”, la rassegna di cinema arte e archeologia, che ha animato Aquileia per 6 serate, con 9 film e 12 ospiti delle conversazioni, organizzata dalla Fondazione Aquileia in collaborazione con Archeologia Viva, Firenze Archeofilm con il sostegno di PromoTurismoFvg e di Cassa Rurale Fvg. E a dare i numeri che danno la misura di questo successo è lo stesso presidente della Fondazione Aquileia, Roberto Corciulo.

Roberto Corciulo, presidente della Fondazione Aquileia, con Francesco Tullio Altan (foto n. oleotto / fondazione aquileia)

“La splendida piazza Capitolo con la Basilica dei Patriarchi illuminata scenograficamente per l’occasione sono state il palcoscenico naturale di un’edizione che ha visto una straordinaria partecipazione”, sottolinea Corciulo, “quasi tutti esauriti, spesso già in fase di prenotazione, ogni sera gli 800 posti a sedere in piazza per un totale di 4600 persone in presenza e 23.223 utenti unici collegati in diretta streaming dall’Italia e dall’estero (Italia, Francia, Belgio, Croazia, Inghilterra, Stati Uniti,   Svizzera, Austria, Germania, Canada, Sud Africa, Thailandia, Argentina). Il 15% del pubblico in piazza appartiene alla fascia d’età 35-54, il 58% circa è over 55. Circa il 73% proviene dal Friuli Venezia Giulia, di cui poco meno della metà dalla provincia di Udine. Altre presenze dal Veneto, Lombardia e Lazio. L’Aquileia Film festival si conferma – continua Corciulo – uno degli appuntamenti più attesi della programmazione culturale di Aquileia e dell’intero Friuli Venezia Giulia. Un evento che unisce cinema, conoscenza e comunità e che ogni anno diventa occasione per riflettere sul valore della memoria come ponte tra passato e presente. Questa edizione è stata pensata per essere accessibile a tutti grazie a film sottotitolati, audiodescrizioni e trascrizioni in tempo reale delle conversazioni, permettendo a un pubblico sempre più ampio di partecipare e sentirsi coinvolto”.

Aquileia Film Festival 2025 (foto n. oleotto / fondazione aquileia)

Anche sul web e sui social il festival è stato molto seguito: il sito internet della Fondazione Aquileia ha avuto un incremento di utenti del 21.7% nell’ultimo trimestre con 21.2% di nuovi utenti concentrati prevalentemente a cavallo di luglio e agosto nelle giornate del Festival. Sui social il pubblico risulta essere al 60% circa declinato al femminile con 77.000 utenti raggiunti nell’ultimo mese su Facebook, un incremento del 33% delle visite alla pagina. “La prossima edizione – annuncia Roberto Corciulo, presidente della Fondazione Aquileia – si terrà dal 28 luglio al 4 agosto 2026”.