Il Reperto Fagan, frammento del fregio del Partenone, resterà per sempre in Grecia: la Regione Siciliana ha detto sì. Manca solo il sì formale del Mic. Il grazie del Governo ellenico. La Sicilia fa così da apripista al ritorno in Grecia dei reperti del fregio del Partenone

La posizione del “reperto Fagan” nel blocco Vi del fregio orientale del Partenone (foto museo acropoli atene)
Il frammento del Partenone proveniente da Palermo resterà per sempre in Grecia. La Regione Siciliana ha già detto sì. Ora manca solo quello del ministero della Cultura. E il cosiddetto “Reperto Fagan”, il frammento della lastra appartenente al fregio orientale del Partenone che raffigura il piede di Artemide (Dea della Caccia) seduta in trono non tornerà più in Sicilia. Il governo della Regione Siciliana, infatti, con delibera di Giunta, ha dato il proprio consenso alla cosiddetta “sdemanializzazione” del bene, cioè l’atto tecnico che si rendeva necessario per la restituzione definitiva del frammento, dopo avere incassato nelle settimane precedenti il via libera dell’Avvocatura Generale dello Stato alla procedura di “sdemanializzazione” da parte della Sicilia ai fini della restituzione alla Grecia e l’ok del ministero della Cultura sulla competenza della Regione Siciliana a procedere in tal senso. Si attende adesso solamente il “nulla osta” finale del Mic, che a questo punto potrebbe arrivare in tempi molto rapidi. La Sicilia fa, così, da apripista al ritorno in Grecia dei reperti del fregio del Partenone, dando il proprio contributo determinante al dibattito in corso da tempo a livello internazionale. Ad avviare il percorso al ministero della Cultura era stata proprio la Regione Siciliana che, su proposta dell’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, aveva inoltrato la richiesta al “Comitato per il recupero e la restituzione dei Beni Culturali” istituito presso lo stesso Ministero. Un atto fortemente voluto dallo stesso assessore Samonà, insieme al Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, e condiviso con il ministro greco della Cultura e dello Sport, Lina Mendoni (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/01/07/accordo-storico-tra-il-museo-dellacropoli-di-atene-e-il-museo-archeologico-regionale-a-salinas-di-palermo-il-frammento-del-partenone-conservato-in-sicilia-il-rep/).

Il “reperto Fagan” nella Sala del Partenone nel nuovo museo dell’Acropoli di Atene (foto museo acropoli atene)
Il reperto archeologico, giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite, alla morte di questi fu lasciato in eredità alla moglie che, successivamente, lo vendette tra il 1818 e il 1820 al Regio Museo dell’università di Palermo, di cui il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” è l’odierno epigono. Dallo 10 gennaio 2022, il frammento si trova già al Museo dell’Acropoli di Atene, dove nel corso di una cerimonia, a cui ha preso parte il Premier greco Kyriakos Mitsotakis, è stato ricongiunto al fregio originale da cui era stato asportato.

Le autorità intervenute alla consegna ufficiale del “Reperto Fagan”: da sinistra, il direttore del museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis; il primo ministro della Repubblica Greca Kyriakos Mitsotakis; l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà; la direttrice del museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, Caterina Greco; la ministra della Cultura Lina Mendoni (foto museo acropoli atene)
Il ritorno ad Atene è stato possibile in base all’accordo, nato dalla proficua interlocuzione fra il Governo siciliano – con l’assessore Samonà – e il Governo di Atene – con il ministro Mendoni – siglato nei mesi scorsi dal museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, diretto da Caterina Greco, e dal museo dell’Acropoli di Atene, diretto da Nikolaos Stampolidis, ai sensi dell’articolo 67 del nostro Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che prevede il trasferimento pluriennale e lo scambio di reperti archeologici tra le due istituzioni museali. In base all’accordo, infatti, a febbraio 2022 da Atene è arrivata a Palermo un’importante statua acefala della dea Atena, databile alla fine del V secolo a.C., che ha già riscosso notevole successo di visitatori e che resterà esposta al museo Salinas per quattro anni; al termine di questo periodo, giungerà un’anfora geometrica della prima metà dell’VIII secolo a.C. che potrà essere ammirata per altri quattro anni nelle sale espositive del museo Archeologico regionale. L’intesa, suggellata proprio a febbraio nel capoluogo siciliano alla presenza del ministro della Repubblica Greca, Lina Mendoni e del sottosegretario alla Cultura, senatrice Lucia Borgonzoni, prevede anche l’organizzazione di mostre e altre iniziative in comune che saranno realizzate in collaborazione fra la Sicilia e la Grecia su temi d’interesse culturale di respiro internazionale (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/01/07/accordo-storico-tra-il-museo-dellacropoli-di-atene-e-il-museo-archeologico-regionale-a-salinas-di-palermo-il-frammento-del-partenone-conservato-in-sicilia-il-rep/).

Alberto Samonà, l’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, accanto al “Reperto Fagan” al museo Salinas (foto museo salinas)
“La restituzione definitiva del frammento del Partenone”, sottolinea l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, “è la conferma di quel sentimento di fratellanza culturale che lega Sicilia e Grecia, due terre unite dalle comuni radici mediterranee e da antichissimi e profondi legami. Con il presidente Musumeci abbiamo condiviso questo importante gesto, nella consapevolezza che proprio sulla Cultura si debbano fondare nuove relazioni tra Paesi che intendono puntare sul proprio patrimonio culturale per costruire un futuro stabile. Come ho detto anche a gennaio ad Atene, abbiamo posto le basi per la nascita di una Europa della Cultura, fondata su valori antichi e universali: in un’epoca di guerre e incertezze, siamo fortemente convinti che proprio dalla Cultura possa arrivare quel messaggio di pace che unisca i popoli su principi comuni e su una visione di futuro di cui c’è fortemente bisogno. Vorrei ringraziare il ministero della Cultura, che ha condiviso questo percorso fin dal primo momento, non facendo mai mancare il proprio sostegno e, in particolare, il sottosegretario Borgonzoni che, anche per il suo ruolo relativo alle materie Unesco, ha offerto alla Sicilia il supporto necessario”.

L’archeologa Lina G. Mendoni, ministro della Cultura e dello Sport della Grecia
“La procedura seguita dal governo regionale della Sicilia e dal ministero della Cultura della Repubblica Italiana per il rimpatrio definitivo ad Atene del Frammento Fagan”, osserva la ministra della Cultura e dello Sport dello Stato Ellenico, Lina Mendoni, “mostrano chiaramente e moralmente quale sia la strada da seguire per il ritorno delle sculture del Partenone ad Atene. La riunificazione delle sculture di Fidia costituisce un obbligo morale per l’Europa, nel contesto della tutela del suo comune patrimonio culturale, della Democrazia, della prosperità dei suoi popoli. Viviamo in un’epoca di grandi sfide, di sfide costanti e di conquiste. Oggi investire nei valori e nei principi dell’Umanesimo è diventato più che mai necessario. Siamo grati al governo regionale della Sicilia e al suo presidente Nello Musumeci e soprattutto all’assessore regionale per i Beni culturali e per l’Identità siciliana Alberto Samonà per la loro iniziativa e per la loro generosità. Il ministro della Cultura della Repubblica Italiana Dario Franceschini e il sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni hanno sostenuto con forza la richiesta della Sicilia. Li ringrazio calorosamente. La volontà politica espressa conferma i lunghi legami di pertinenza culturale e di reale riconoscimento della nostra comune identità mediterranea”.
Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia

Per “PADUSA incontri” appuntamento venerdì 20 maggio 2022, alle 14.30, al museo Archeologico nazionale di Adria con la conferenza “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano Adria e San Basilio”. Programma: 14.30, accoglienza; 14.45, saluti delle Autorità (Comune di Adria, Fondazione Cariparo, Comune di Ariano nel Polesine, Comune di Crespino); 15, introduzione: Alberta Facchi (MAN Adria), Giovanna Falezza (Soprintendenza ABAP VR RO VI), Paolo Bellintani (CPSSAE); 15.15: modera e introduce: Giuseppe Sassatelli (UniBO); 15.30, Maurizio Harari (UniPV), Raffaele Peretto (CPSSAE), Federica Wiel-Marin su “San Cassiano, il Cavaliere e altre storie del Polesine etrusco”; 15.55, Giovanna Gambacurta (UniVE), Silvia Paltineri (UniPD) su “San Basilio. Le nuove indagini nell’insediamento preromano (2018-2021)”; 16.20 – 16.50, pausa caffè; 16.50, modera e introduce: Simonetta Bonomi (Soprintendenza ABAP FVG); 17.05, Maurizio Harari (UniPV) presenta il volume “Iscrizioni della città etrusca di Adria. Testi e contesti tra Arcaismo ed Ellenismo” di Andrea Gaucci; 17.30, Maria Cristina Vallicelli (Soprintendenza ABAP VE MET), Claudio Balista su “Adria – nuovi dati sulla storia dell’abitato – i carotaggi del progetto VALUE”; 18, chiusura lavori (Simonetta Bonomi). La partecipazione alla giornata è libera. Consigliata la prenotazione allo 0426 21612.

Incentrata sulle evidenze archeologiche etrusche e greche e frutto di collaborazione tra CPSSAE (Centro polesano studi storici archeologici ed etnografici), Direzione regionale Musei Veneto, Soprintendenze ABAP di Verona e di Padova, la giornata intende illustrare al territorio gli esiti dei più recenti studi di archeologia e delle ricerche sul campo condotti tra Adria, San Basilio di Ariano nel Polesine e San Cassiano di Crespino dalle università di Bologna, Padova e Venezia in collaborazione con i tre Enti organizzatori della giornata. Numerose Istituzioni e Amministrazioni comunali hanno sostenuto negli anni le ricerche oggetto di questa giornata, tra cui la Fondazione Cariparo con il progetto “Ritorno a San Basilio” e l’Ente Parco regionale veneto Delta del Po attraverso il progetto europeo VALUE. La pluralità di soggetti pubblici e privati coinvolti nello studio dell’antico Polesine, tra cui ricordiamo l’impegno per la ripresa delle indagini a Frattesina di Fratta Polesina, è il segno più evidente della possibilità per il territorio di collaborare nell’ottica della formazione di un “sistema” di archeologia partecipata, nella consapevolezza che proprio l’archeologia rappresenti un forte elemento identitario del Polesine e in particolare dell’area deltizia.
Palermo. Per gli incontri del mese al museo Archeologico regionale “A. Salinas” presentazione del libro “La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello” di Ferdinando Maurici, direttore della soprintendenza del Mare
Questo mese nell’Agorà del museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, per il ciclo di appuntamenti con studiosi ed esperti di varie discipline organizzati dal Salinas, Ferdinando Maurici della Soprintendenza del Mare parlerà di Tommaso Fazello, considerato uno dei padri fondatori della topografia storica e dell’archeologia. Al domenicano originario di Sciacca e al suo paziente e tenace lavoro di ricerca si deve infatti l’identificazione di numerose città antiche della Sicilia che ha permesso di dare un volto alla carta, fino ad allora pressoché vuota, della Sicilia antica. Il suo De rebus siculis decades duæ, inoltre, è stato e rimane uno strumento quotidiano di lavoro per chiunque studi la Sicilia antica, e non solo: la prima decade può essere considerata anche il primo grande libro di viaggio in Sicilia, la prima opera che – dal Grand Tour all’odierno turismo di massa – ha guidato per secoli generazioni di visitatori. Appuntamento dunque al museo “Salinas” di Palermo mercoledì 18 maggio 2022, alle 17.30, per la presentazione del libro di Ferdinando Maurici “La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello”. Dialogheranno con l’autore Caterina Greco, direttrice del Salinas, e Aurelio Burgio dell’università di Palermo. Ingresso libero da piazza Oivella con mascherina FFP2, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Copertina del libro “La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello”
La Sicilia archeologica di Tommaso Fazello. Tommaso Fazello (Sciacca, 1498 – Palermo, 1570) percorse la sua terra descrivendone attentamente le rovine – che egli definì cadavera – e riuscì a individuare e a identificare correttamente la maggior parte delle principali località archeologiche mettendo sullo stesso piano le città antiche, i monumenti della Sicilia greca e poi romana e persino alcuni siti medievali. Al di là di qualche errore e alcune approssimazioni quasi inevitabili, la grandezza di Fazello sta anche nell’impegno profuso nella salvaguardia e nella difesa del patrimonio culturale. Ferdinando Maurici ci accompagna così in questo viaggio, attraverso un ideale colloquio tra passato e presente.

Ferdinando Maurici è il nuovo soprintendente del Mare della Regione Siciliana
Ferdinando Maurici è direttore della Soprintendenza del Mare, è stato direttore del Parco archeologico di Monte Iato, del Museo Interdisciplinare di Terrasini, della Fototeca del Centro Regionale Inventario e Catalogazione e delle sezioni archivistica e bibliografica della Soprintendenza di Trapani. Specializzato in Archeologia Cristiana e Medievale, ha al suo attivo oltre trecento pubblicazioni e diverse docenze universitarie, dottorati di ricerca, oltre a diverse attività di coordinamento e ricerca per conto della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. In particolare, come dirigente per i beni archeologici della Soprintendenza del Mare – nata nel 2004 dall’intuizione e dalla volontà di Sebastiano Tusa – ha seguito le prospezioni in alto fondale nell’isola di Ustica con la scoperta di un relitto di epoca romana; le indagini di archeologia subacquea in alto fondale nel mare delle Isole Egadi a bordo della nave oceanografica Hercules della RPM Nautical Foundation, che hanno portato lo scorso anno alla scoperta di due nuovi rostri e di un relitto tardoantico-bizantino. Sempre per la Soprintendenza del Mare, ha collaborato all’individuazione di un nuovo possibile itinerario sommerso a Marettimo. E ancora, ha collaborato nell’estate del 2021 con i subacquei altofondalisti della SDSS nel recupero di altri rostri nello specchio di mare della battaglia delle Egadi del 241 a.C.; ha coordinato le attività svolte in collaborazione con la Bayerische Gesellschaft für Unterwassearchäologie (Società Bavarese per l’Archeologia Subacquea) a Mozia e Eraclea Minoa. È co-progettista dei lavori di scavo e indagine preliminare del relitto romano denominato “Marausa 2”.
Sicilia. Grandi numeri per la Notte europea dei Musei: oltre 10mila i visitatori nei musei e nei parchi archeologici della Regione Siciliana. In testa il museo Archeologico A. Salinas di Palermo

In coda per entrare al museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, il più visitato in Sicilia nella Notte europea dei Musei (foto regione siciliana)
Sono stati oltre diecimila i visitatori che hanno trascorso la serata del 14 maggio 2022 nei musei e nei parchi archeologici della Regione Siciliana, aperti al pubblico nell’ambito della “Notte Europea dei Musei”, con l’ingresso al prezzo simbolico di un euro. Uno straordinario successo che conferma il crescente interesse dei siciliani, e non solo loro, verso i luoghi della cultura. Iniziative come la Notte Europea dei Musei o gli ingressi gratuiti nella prima domenica del mese sono occasioni che spingono verso una sempre maggiore sensibilizzazione all’arte e alla cultura, incentivando soprattutto le famiglie alla visita nei Musei e nei parchi archeologici della Sicilia. Stimolare e potenziare la conoscenza dei luoghi della cultura è importante per educare alla bellezza e alla riappropriazione della propria storia, di cui il patrimonio culturale è espressione tangibile.

Visitatori al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento nella Notte dei Musei (foto regione siciliana)
Grandi numeri, quindi, che vedono svettare il museo Archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo con 1739 ingressi, seguito dall’Ipogeo di piazza Duomo a Siracusa con 1.446, dal museo interdisciplinare di Messina con 1170 e dal Palazzo Mirto a Palermo con 1109. Il museo d’Arte moderna e contemporanea di “Palazzo Riso” ha registrato 800 ingressi, 594 al Castello Maniace di Siracusa, 584 alla galleria regionale di Palazzo Abatellis, 563 all’area archeologica di Selinunte, 526 al Teatro Antico di Taormina, 400, sempre a Siracusa, alla galleria regionale di Palazzo Bellomo, 340 al museo Archeologico Pietro Griffo di Agrigento.

Visitatori al museo del Satiro danzante di Mazara del Vallo nella Notte dei Musei (foto regione siciliana)
L’area archeologica di Segesta si è attestata a 251 visitatori, mentre il museo del Satiro di Mazara del Vallo ha fatto registrare 220 presenze. Nell’area archeologica di Monte San Basilio (San Mauro) all’interno del Parco di Leontinoi sono stati registrati 190 ingressi e 189 alla Villa Romana del Casale. Sono stati 120 i visitatori che hanno girato le sale del museo Archeologico eoliano “Bernabo’ Brea” e altrettanti quelli che si sono recati a visitare il Convento della Croce di Scicli. Diverse decine di visitatori anche al museo Archeologico di Centuripe, a Palazzo Trigona Museo del territorio e della città di Piazza Armerina, nell’area archeologica e Antiquarium di Tindari, al museo di Adrano e alle Mura Dionigiane, nel museo Archeologico di Giardini Naxos, alla Villa Romana di Patti, al museo Archeologico di Aidone, a Palazzo Cappellani di Palazzolo Acreide, nell’area archeololgica di Halaesa Arconidea e al museo della Ceramica di Caltagirone e negli altri siti aperti per l’occasione.
Reggio Calabria. Cinquantesimo dei Bronzi di Riace. Apre al museo Archeologico nazionale la grande mostra “Il vaso sui vasi. Capolavori del Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia”, frutto della sinergia fra il MArRC e la Direzione regionale Musei Puglia. Ogni immagine dei vasi in mostra illustra il momento di un rito o di una cerimonia, i cui protagonisti utilizzano proprio vasi e recipienti

La locandina della mostra “Il vaso sui vasi. Capolavori dal museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia” al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria dal 12 maggio all’11 settembre 2022

Grande cratere a figure rosse conservato al museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia (foto MArRC)
“Il vaso sui vasi. Capolavori del Museo Nazionale Jatta di Ruvo di Puglia”: nuova grande mostra al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria. Ormai è tutto pronto. L’inaugurazione è prevista giovedì 12 maggio 2022, alle 17. L’esposizione, frutto della sinergia fra il MArRC e la Direzione regionale Musei Puglia, si inserisce nella programmazione per celebrare il Cinquantesimo anniversario della scoperta dei Bronzi di Riace, nell’ottica di una partecipazione allargata a tutta la Magna Grecia. Ci sono i rytha, i celebri bicchieri a testa di animale, e i preziosi crateri a figure rosse. E ancora coppe, grandi anfore, lekythoi e brocche. Tanti vasi recanti altrettante scene ritratte sulle loro superfici, con un unico tratto in comune, scelto come tema della mostra: ogni immagine illustra il momento di un rito o di una cerimonia, i cui protagonisti utilizzano proprio vasi e recipienti. “I vasi attici e apuli a figure rosse della Collezione Jatta sono noti in tutto il mondo e continuano a rivelare curiosità e approfondimenti ad ogni sguardo”, commenta Claudia Lucchese, direttrice del museo nazionale Jatta. In questa mostra si vuole raccontare un aspetto meno noto della ceramica antica, quale quello del reale impiego di questi contenitori”.

Rython: bicchiere a testa di animale conservato nel museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia (foto MArRC)
“Questa mostra ci riempie di entusiasmo”, dichiara il direttore del MArRC, Carmelo Malacrino. “Finalmente, dopo due anni di chiusura dovuta alla pandemia, abbiamo la possibilità di offrire nuovamente al pubblico il Livello E del Museo, dedicato alle esposizioni temporanee. E lo faremo con un progetto ricco di oltre 40 capolavori vascolari, giunti appositamente dal bellissimo museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia, grazie alla proficua sinergia con la Direzione regionale Musei Puglia, diretta da Luca Mercuri. Un elegante allestimento, curato dal nostro funzionario architetto Claudia Ventura, accompagnerà i visitatori tra le mille suggestioni delle iconografie vascolari, qui presentate tematicamente da Claudia Lucchese, direttrice del museo nazionale Jatta. Entreremo così nel vivo della programmazione in onore dei Bronzi di Riace – conclude Malacrino –, in attesa di un nuovo progetto espositivo che inaugureremo a luglio, coinvolgendo tutta la Magna Grecia”.

Kylix: grande coppa biansata con lungo piede conservata al museo nazionale Jatta di Ruvo di Puglia (foto MArRC)
Percorrendo le quattro sezioni della mostra – “Il rito del vino”, “I guerrieri della Peucezia”, “I vasi delle donne” e “Offerte per i defunti” – e osservando i piccoli dettagli, i visitatori potranno apprendere dalle figure dipinte interessanti informazioni circa la funzione di questi recipienti e il loro utilizzo, per approfondire gli aspetti del culto e del rito che caratterizzarono la vita sociale nelle comunità indigene della Puglia tra il V e il IV secolo a.C. “Siamo orgogliosi di questa collaborazione tra la Direzione regionale Musei Puglia e il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, tra i più prestigiosi d’Italia”, conclude Luca Mercuri. “Un’occasione unica, che consolida la relazione e il dialogo tra territori, promuovendo la diffusione di culture. Viaggiare con le opere è sempre una grande emozione e consente di farle conoscere e apprezzare ad un pubblico sempre più vasto”.
Taranto. Al via il nuovo ciclo di conferenze dei “Mercoledì del MArtA” che da maggio a luglio saranno dedicati al mare e alle sue risorse a corollario della mostra “Taras e i doni del mare”. Si inizia con Ester Cecere su “L’Istituto Talassografico di Taranto: più di cento anni di ricerche sul mare”

Conversazioni sul mare e le sue risorse: sono i temi scelti per i “Mercoledì del MArTa” che da maggio a luglio saranno proposti on line dal museo Archeologico nazionale di Taranto. “Cras ingens iterabimus aequor”, ovvero “Domani torneremo a navigare l’immenso mare”, diceva il celebre poeta Quinto Orazio Flacco. Ed è quel ritorno al contesto socio-culturale del mare, del passato e del presente, degli scambi commerciali e culturali e delle attività di pesca ad aver ispirato le Conversazioni inserite nel programma Interreg V-A Greece-Italy del progetto FISH & C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies) che dopo le attività di ricerca e studio, i laboratori, le mappe di comunità, i quaderni didattici, è ora protagonista della mostra figitale “Taras e i doni del mare” e dei nove appuntamenti di approfondimento scientifico. Mentre la mostra si muove a metà tra il fisico (le vetrine del MArTA caratterizzate dalla grafica di alcuni pesci, ndr) e il digitale (l’APP “Taras’ Gift”), le conversazioni scientifiche saranno tutte on-line con l’intento preciso di poter raccontare il “Mare Nostrum” a tutti. È da queste premesse che è nata la rassegna “Taras e i doni del mare. Oltre la mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”, con il coordinamento scientifico di Eva Degl’Innocenti, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano, docenti dell’università di Foggia. Si inizia l’11 maggio e si termina il 13 luglio 2022 inserendosi nelle conversazioni del “Mercoledì del MArTA”, diventato ormai appuntamento tradizionale di approfondimento e conoscenza del Museo tarantino. Ecco il programma del ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”. Mercoledì 11 maggio, ore 18: “L’Istituto Talassografico di Taranto: più di cento anni di ricerche sul mare” con Ester Cecere (Istituto Sperimentale Talassografico “A.Cerruti”); mercoledì 18 maggio, ore 18: “MareMiti. Scene mitologiche di ambientazione marina in Grecia e in Magna Grecia” con Carmela Roscino (università “Aldo Moro” di Bari); mercoledì 25 maggio, ore 18: “Castrum Minervae. Il santuario sul mare” con Francesco D’Andria (Accademia nazionale dei Lincei); mercoledì 1° giugno, ore 18: “L’Antica Spiaggia e il fronte a mare di Herculaneum: ricerca, conservazione, fruizione nell’ambito di un progetto pubblico-privato” con Francesco Sirano (parco archeologico di Ercolano); mercoledì 8 giugno, ore 18: “Le cetariae ellenistiche e romane in Sicilia” con Daniele Malfitana (università di Catania) e Darío Bernal-Casasola (universidad de Cádiz); mercoledì 15 giugno, ore 18: “Vivere sul mare in età romana. La villa delle grotte all’isola d’Elba” con Franco Cambi (università di Siena), Laura Pagliantini (università di Siena) ed Edoardo Vanni (ricercatore indipendente); mercoledì 22 giugno, ore 18: “I doni di Taras. Bisso e porpora” con Francesco Meo (università del Salento); mercoledì 6 luglio, ore 18: “Il mare di Reggio” con Carmelo Malacrino (museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria); mercoledì 13 luglio, ore 18: “Navigando sui muri. I graffiti navali del Salento” con Angelo Cossa (archeologo subacqueo).


Molluschicoltura nelle acque di Taranto (foto MArTa)
Il ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” inizia dunque mercoledì 11 maggio 2022, alle 18, con una conversazione on-line sul Talassografico di Taranto, partendo proprio dal cuore di Taranto e da una delle istituzioni scientifiche più antiche di Puglia: l’Istituto Talassografico intitolato ad Attilio Cerruti, fondatore nel novembre nel 1913 dell’antico Ispettorato Tecnico per la molluschicoltura. È il primo dei nove appuntamenti che in diretta on-line, sui profili Facebook, Youtube e Linkedln del MArTA, ci condurranno nel viaggio verso il “Mare Nostrum”, all’interno del progetto FISH&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies) – finanziato nell’ambito del programma Interreg V-A Greece-Italy – con il coordinamento scientifico della direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’università di Foggia. A relazionare in questo primo appuntamento sarà la dott.ssa Ester Cecere, ricercatrice dell’Istituto Sperimentale Talassografico “A. Cerruti” di Taranto, sul tema “L’Istituto Talassografico di Taranto: più di cento anni di ricerche sul mare”. “Dopo un breve excursus sull’attività dell’Istituto Talassografico nella prima metà del secolo scorso, la presentazione verterà sugli studi effettuati negli ultimi quarant’anni”, afferma Cecere. “L’istituto, infatti, nel tempo è divenuto multidisciplinare e si occupa di biologia, ecologia, microbiologia e chimica marine nonché di sostenibilità ambientale dell’acquacoltura e di economia circolare. In quasi 110 anni di ricerche, il suo contributo per la salvaguardia dei mari di Taranto e delle sue storiche attività produttive è stato di fondamentale importanza per la città come lo è oggi quello volto all’individuazione di nuove attività produttive e alla loro sostenibilità”. La conversazione ci condurrà sino all’interno dello storico edificio, sulle rive del primo seno del Mar Piccolo, che dal 1928 ospita l’importante istituto ora sede secondaria dell’Istituto per la Ricerca sulle Acque (IRSA).
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