Mozia (Tp). Al penultimo giorno della campagna della missione dell’università di Palermo la grande scoperta di una statua greca all’interno del Ceramico: una figura femminile con chitone e himation, priva della parte superiore del torso e della testa. A 46 anni dal rinvenimento del Giovinetto, Mozia stupisce ancora

La statua greca di fanciulla scoperta nel Ceramico di Mozia dalla missione dell’università di Palermo (foto unipa)
Quando dalla terra è cominciato ad affiorare l’elegante panneggio che copriva la gamba destra che accenna un movimento leggermente in avanti, per il team della missione archeologica dell’università di Palermo che opera sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, è corso un brivido: già quei pochi elementi riportati in luce erano bastati agli archeologi per capire che erano davanti a una grande scoperta. E il prosieguo dello scavo all’interno del “Ceramico” di Mozia (Area K), una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale, e che fu scenario dell’ultima disperata difesa di Mozia contro l’assedio di Dionisio di Siracusa nel 397 a.C., ha confermato le aspettative: ecco la parte inferiore della statua di una giovinetta. La statua è alta 72 centimetri, incluso il piccolo piedistallo su cui poggia i piedi. Ma La frattura del torso non è accidentale ma determinata tecnicamente dal taglio della pietra, poiché era assemblata da almeno due blocchi, come confermato dalla presenza di due fori con i resti di tenoni metallici sulla superficie del taglio.

La statua greca di donna scoperta a Mozia dalla missione dell’università di Palermo diretta da Paola Sconzo (foto unipa)
A quarantasei anni di distanza dal rinvenimento del famoso Giovinetto, la missione archeologica dell’università di Palermo a Mozia, su concessione della soprintendenza dei Beni culturali di Trapani, ha celebrato la fine della campagna con la scoperta di una nuova meraviglia: il penultimo giorno di scavo la terra ha infatti restituito questa statua marmorea di straordinaria fattura. Nonostante se ne conservi solo la metà inferiore, l’iconografia e lo stile sono ben leggibili: si tratta stavolta di una figura femminile realizzata verosimilmente da maestranze greche e inquadrabile nell’ambito della statuaria tardo-arcaica.
“Questo ritrovamento”, dice l’assessore regionale ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise”.
La statua greca, una figura femminile in posa incedente, abbigliata con chitone e himation, priva della parte superiore del torso e della testa, giaceva in posizione orizzontale sul margine di una vasca contenente l’argilla usata per la produzione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo a.C., il periodo di massimo splendore e vigore produttivo della città. La dismissione della scultura e la sua deposizione sono attribuibili all’ultima fase d’uso dell’officina, probabilmente in concomitanza con l’inizio dell’assedio dionigiano del 397 a.C. È inoltre possibile ipotizzare una sua collocazione originaria all’interno della stessa officina, in connessione con le nuove strutture murarie riportate alla luce nel corso della campagna. La statua conferma la presenza nella città fenicia di capolavori dell’arte greca e aiuta a ricostruire un quadro di strette connessioni culturali nella Sicilia greco-punica.

La statua greca di donna scoperta a Mozia dalla missione dell’università di Palermo diretta da Paola Sconzo (foto unipa)
“La giovinetta ci parla ancora una volta di una Mozia multietnica e plurale – concludono gli archeologi dell’università di Palermo -, una città in cui altri Greci convivevano con i Fenici, condividendo non solo gli spazi materiali ma anche le tendenze del gusto e le espressioni culturali”.

Il team della missione dell’università di Palermo a Mozia, diretta da Paola Sconzo, nella campagna 2025 (foto unipa)
XIX campagna di scavo e ricerche a Mozia. “Quest’anno ci siamo concentrati sugli ambienti e le strutture legate alla produzione ceramica”, spiegano all’università di Palermo, “continuando allo stesso tempo a esplorare i luoghi della morte e ad approfondire gli spazi dell’abitare”. Paola Sconzo è field director e responsabile scientifico della Missione insieme ad Aurelio Burgio, del dipartimento Culture e società dell’università di Palermo. La missione UniPa è stata coadiuvata dal Penn Museum di Philadelphia e dall’Archaeometry Research Group di Tübingen e supportata dallo stesso Penn Museum (Jason Herrmann, geofisico e digital archaeologist) e dalla Gerda Henkel Stiftung. Grazie a Giuseppina Mammina e alla soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Trapani per il costante supporto alle nostre ricerche e alla Fondazione Giuseppe Whitaker per l’ospitalità e il sostegno logistico.
Non solo scavo, come spiegano gli archeologi della missione UniPa: “Grazie alle nostre collaborazioni plurali, sono proseguite le prospezioni geomagnetiche di superficie e le analisi chimico-fisiche sui materiali, e abbiamo rilanciato le indagini paleobotaniche. Abbiamo arricchito la collaborazione con il Museo Whitaker, allestendo nuovi spazi espositivi. Abbiamo rinnovato il nostro impegno per l’archeologia pubblica, con la giornata di Studi “Mozia, una città punica svelata”: con interventi specialistici su topografia e urbanistica della Sicilia antica, la consueta visita guidata agli scavi e la dimostrazione delle tecniche di indagine geofisica. Sempre nello spirito del dialogo pubblico, abbiamo partecipato alla conversazione “Passaggio a Mozia: viaggi, memorie e archeologie nel mare di mezzo”, organizzata dal parco archeologico di Lilibeo-Marsala. Infine, sono proseguite le riprese del docufilm “People of Motya”, di Giovanni Calcagno e Alessandra Pescetta”.
Vibo Valentia. Nel castello normanno, sede del museo Archeologico nazionale, la settimana del “Mito tra arte e memoria collettiva” apre col laboratorio “Attualizzare il mito” e continua con lo spettacolo teatrale “ILIOS. La città brucia”, protagonista sempre Angelica Artemisia Pedatella
Per la settimana del “Mito tra arte e memoria collettiva” nel castello normanno di Vibo Valentia, sede del museo Archeologico nazionale, diretto da Michele Mazza, sono due gli appuntamenti culturali programmati nell’arco di pochi giorni, dedicati alla riscoperta dei racconti arcaici e delle loro risonanze nel presente. Si inizia domenica 20 luglio 2025, alle 18, con il Laboratorio esperienziale “Attualizzare il mito” proposto da Angelica Artemisia Pedatella. Un momento di arte e memoria collettiva, aperto al pubblico, in cui parola, gesto e memoria dialogheranno con gli spazi del museo, in un percorso partecipativo e creativo volto a rielaborare i temi fondanti del mito antico alla luce della sensibilità contemporanea. Ingresso libero.
La Settimana del Mito al museo di Vibo Valentia, afferente alla Direzione regionale Musei nazionali Calabria, guidata da Fabrizio Sudano, prosegue venerdì 25 luglio 2025 con lo spettacolo teatrale all’aperto “ILIOS. La città brucia”, in programma alle 21.30. Protagonista, in questo caso, sarà anche Claudio Cavaliere. L’opera, di forte impatto visivo ed emotivo, offrirà una rilettura inedita e contemporanea del celebre poema omerico. Lo spettacolo, scritto e diretto dalla stessa Pedatella, porterà in scena le passioni, i turbamenti interiori e le guerre dell’anima degli eroi e delle donne di Troia. ILIOS non è solo il racconto della guerra, ma l’esplorazione profonda dei sentimenti che animano figure immortali come Achille, Ettore, Priamo, Andromaca, Cassandra e Briseide. Attraverso intensi monologhi e una narrazione serrata, lo spettacolo restituisce al pubblico tutta l’umanità dei personaggi omerici, offrendo uno specchio drammatico e moderno dei dilemmi esistenziali che ancora oggi ci interrogano. Ad arricchire la rappresentazione, la colonna sonora originale di Daniele Fabio, eseguita dal vivo, le coreografie di Giada Guzzo, gli inserti in lingua grecanica di Calabria e un affascinante impianto scenico che prevede anche l’uso del fuoco dal vivo negli spettacoli all’aperto. Anche questo appuntamento è a ingresso libero e fino a esaurimento dei posti. Ulteriori informazioni si potranno richiedere al numero telefonico: 0963 43350 e alla e-mail: drm cal.capialbi@cultura.gov.it.
Agrigento. “Il tempio perduto di Artemide” in Grecia e “I misteri della basilica sommersa di Iznic” in Turchia conquistano pubblico e giuria del Festival del Cinema archeologico del parco archeologico della Valle dei Templi realizzato in collaborazione con il RAM film festival

Serata finale al Festival del cinema archeologico 2025 della Valle dei Templi (Ag): da sinistra, Alessandra Cattoi, direttrice della Fondazione museo civico Rovereto; Valentina Caminneci, archeologa del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi; Claudia Beretta, della segreteria Fondazione museo civico di Rovereto; Maurizio Dapor, nuovo presidente della fondazione museo civico di Rovereto (foto regione siciliana)
Dopo sette serate in tre città della Sicilia – Licata, Realmonte, Agrigento -, 15 film, 3Archeotalk, l’edizione 2025 del Festival del Cinema archeologico del parco archeologico della Valle dei Templi, giunto alla 21esima edizione, realizzato in collaborazione tra il parco archeologico della Valle dei Templi, il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo e il RAM film festival – Fondazione Museo Civico di Rovereto, si è chiusa con le proiezioni e le premiazioni delle due pellicole selezionate dagli spettatori e dalla giuria composta da Valentina Camminecci, Eleonora Cassaro e Brigida Gullo. Ad aver ricevuto i riconoscimenti sono stati “Artémis le temple perdu / ll tempio perduto di Artemide”, regia di Sébastien Reichenbach (premio del pubblico) e “Iznik, les mystères de la basilique engloutie / Iznik, i misteri della basilica sommersa”, regia di Pascal Guérin (premio della giuria).
“Artémis le temple perdu / ll tempio perduto di Artemide” di Sébastien Reichenbach (Svizzera 2023, 53’). L’ubicazione del santuario di Artemide ad Amarynthos è stato a lungo uno dei grandi enigmi dell’archeologia greca. Dopo 50 anni di studi, l’archeologo Denis Knoepfler e un team greco-svizzero hanno portato alla luce, nel 2017, una delle scoperte più spettacolari degli ultimi decenni in Grecia.

Frame del film “Iznik, les mystères de la basilique engloutie / Iznik, i misteri della basilica sommersa” di Pascal Guérin
“Iznik, les mystères de la basilique engloutie / Iznik, i misteri della basilica sommersa” di Pascal Guérin, (Francia 2022, 55’). 2014, Turchia. Un volo di ricognizione sul Lago di Iznik rivela i resti sommersi di una basilica bizantina del IV secolo. La scoperta rivoluzionaria spinge gli studiosi a indagare sulla scomparsa di una chiesa dell’antica città romana di Nicea – oggi nota come Iznik. Il film segue un team di fama mondiale nello scavo di questo tesoro con riprese aeree e subacquee, e spettacolari ricostruzioni virtuali.
Ischia (Na). In Villa Arbusto (museo Archeologico di Pithecusae) a Lacco Ameno l’incontro “Napoli e Bisanzio: la prospettiva da Ischia”, quinto appuntamento del ciclo di conferenze del “Progetto Kepos. Incontri di Archeologia e Paesaggio”, con Maria Luisa Tardugno, don Emanuel Monte, Federico Marazzi, Maria Lauro, Mariangela Catuogno, quinto appuntamento del ciclo di conferenze del “Progetto Kepos. Incontri di Archeologia e Paesaggio”
Sabato 19 luglio 2025, alle 20, a Villa Arbusto, sede del museo Archeologico di Pithecusae a Lacco Ameno, sull’isola d’Ischia (Na), l’incontro “Napoli e Bisanzio: la prospettiva da Ischia”, quinto appuntamento del ciclo di conferenze del “Progetto Kepos. Incontri di Archeologia e Paesaggio”, con Maria Luisa Tardugno, funzionario archeologo soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli; don Emanuel Monte, direttore museo Diocesano di Ischia e Ufficio diocesano Beni culturali e Arte sacra; Federico Marazzi, ordinario di Archeologia cristiana e medievale, università Suor Orsola Benincasa di Napoli; Maria Lauro, archeologa; Mariangela Catuogno, archeologa. Dopo i saluti della presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella Alessandra Vinciguerra e del sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, gli intervenuti illustreranno – riesaminandolo – il lascito di don Pietro Monti per quanto riguarda i materiali ceramici compresi nell’arco cronologico fra il IV e il X secolo d.C., all’interno di un programma di studio e schedatura di tutto il patrimonio postclassico raccolto da don Pietro, che nel quinquennio 2019 – 2024 ha ricevuto il supporto anche del museo Archeologico nazionale di Napoli. L’eredità degli studi condotti da don Pietro Monti sui materiali archeologici di Ischia ha avuto infatti uno dei suoi aspetti più innovativi nel riconoscimento e nel salvataggio del materiale risalente all’età medievale. In un’Italia come quella dei primi decenni del dopoguerra, in cui il territorio isolano diveniva sempre più oggetto di appetiti speculatori che ne avrebbero modificato per sempre i connotati, don Pietro è andato letteralmente a caccia, ovunque sul territorio isolano qualcuno gliene facesse segnalazione, a recuperare materiali archeologici che venivano fortuitamente alla luce in occasione di sterri e lavori. Se quest’opera è stata meritoria in assoluto, ancor più essa lo è stata relativamente ai reperti di epoca medievale che, allora, non erano quasi mai oggetti di attenzione da parte dell’archeologia “ufficiale” praticata dalle Università e dalle Soprintendenze. L’istinto di don Pietro Monti per un’archeologia “globale” che spaziasse all’interno di tutti gli archi cronologici della lunga storia ischitana, ha conosciuto il suo apice nelle indagini sistematiche che egli condusse sotto la chiesa di Santa Restituta e nei suoi immediati dintorni, di cui egli riuscì a tratteggiare due millenni di storia, letta attraverso i reperti archeologici. L’incontro del 19 luglio 2025, a Villa Arbusto, è l’occasione per raccontare quanto sinora fatto e quanto resti ancora da fare.
Paestum. Al santuario Meridionale (tempio di Nettuno) secondo appuntamento con la rassegna “San Pietro a Majella en plein air”: concerto diretto da Giuseppe De Fusco con musiche di Mozart. Servizio navetta serale gratuito: ecco tutte le date dell’estate
Sabato 19 luglio 2025, alle 21, nello scenario del tempio di Nettuno al tramonto, al santuario Meridionale di Paestum, secondo appuntamento con la rassegna “San Pietro a Majella en plein air”, frutto della collaborazione tra i parchi archeologici di Paestum e Velia e il Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli. Sul palco, allestito tra le testimonianze dell’antica Paestum, salirà l’Orchestra del Conservatorio San Pietro a Majella, diretta da Giuseppe De Fusco, con Lino Costagliola al pianoforte. Il programma abbraccerà grandi capolavori di Wolfgang Amadeus Mozart come L’impresario (Der Schauspieldirektor) ouverture K486, Concerto per pianoforte e orchestra in re minore n° 20 K466 e Sinfonia in re maggiore n° 35 K385 “Haffner”. Una serata per ascoltare la storia attraverso le sue note più alte. Apertura straordinaria dell’area archeologica di Paestum (area del santuario Meridionale) ultimo ingresso 23.15. Ingresso: i concerti sono inclusi nel biglietto serale d’ingresso ai Parchi (15 euro) e nell’abbonamento “Paestum & Velia”. Servizio navetta gratuito.
Oltre al servizio di navetta diurno che collega i due siti, nelle serate dei concerti estivi serali organizzati dai Parchi, che si terranno nelle aree archeologiche di Paestum e Velia dal 26 luglio al 17 agosto, sarà infatti disponibile un servizio navetta by night incluso nel biglietto serale di ingresso, disponibile da Paestum a Velia e da Velia a Paestum. Il servizio navetta serale sarà previsto anche in occasione della Notte Bianca tra i templi di Paestum, in programma il 10 agosto, con apertura straordinaria dell’intera area archeologica dalle 20 alle 2. Un’ottima opportunità per permettere al pubblico di partecipare agevolmente ai grandi eventi in calendario, spostandosi in tutta comodità tra i due luoghi simbolo della Magna Grecia. Partenza navetta: ore 19 dal sito ospitante (Paestum o Velia, a seconda dell’evento); rientro al sito di partenza: ore 23.30 (ad eccezione del 10 agosto, in occasione della Notte Bianca, con rientro a mezzanotte). Il ticket è gratuito e va ritirato presso le biglietterie dei Parchi prima della partenza unitamente al biglietto di ingresso. La prenotazione non è obbligatoria, ma è possibile riservare un posto chiamando il numero: +39 391 477 7583.
Calendario “PAESTUM E VELIA ON THE ROAD BY NIGHT”. Luglio 2025: 19 luglio – Orchestra del Conservatorio San Pietro a Majella (Paestum), navetta da Velia a Paestum; 26 luglio – Serena Brancale in concerto (Velia), navetta da Paestum a Velia. Agosto 2025: 5 agosto – Sergio Cammariere (Velia), navetta da Paestum a Velia; 7 agosto – “Note dei tempi” con Rita Forte, Amedeo Minghi, Fausto Leali, Mario Rosini e la Quisisona Orchestra (Paestum), navetta da Velia a Paestum; 10 agosto – Notte Bianca a Paestum, navetta da Velia a Paestum, con rientro a mezzanotte; 11 agosto – Simone Cristicchi (Paestum), navetta da Velia a Paestum; 13 agosto – Stefano Di Battista Quartet (Velia), navetta da Paestum a Velia; 17 agosto – Lusaint (Paestum), navetta da Velia a Paestum; 19 agosto – Ensemble di Flauti del Conservatorio (Velia), navetta da Paestum a Velia.
Calendario eventi “CAMPANIA BY NIGHT 2025“: 2 agosto – “OMERO – ILIADE”, TRADUZIONE DI VINCENZO MONTI” (Velia), navetta da Paestum a Velia; 20 agosto – “” MEDEA E CLITENNESTRA” DI DARIO FO E FRANCA RAME” (Velia), navetta da Paestum a Velia; 23 agosto – PAOLO JANNACCI & BAND IN “CONCERTO CON ENZO” (Paestum), navetta da Velia a Paestum.
Baia (Na). Al museo Archeologico dei Campi Flegrei l’incontro “Statue, muscoli e identità: uno sguardo innovativo sull’iconografia antica” con Riccardo Partinico promosso dall’Archeoclub Napoli “Parthenope”
Venerdì 18 luglio 2025, alle 18, nella sala convegni del museo Archeologico nazionale dei Campi Flegrei, nel Castello di Baia a Bacoli (Na), l’incontro “Statue, muscoli e identità: uno sguardo innovativo sull’iconografia antica” con Riccardo Partinico, promosso dall’Archeoclub Napoli “Parthenope”. Dopo i saluti di Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei, e l’introduzione di Antonio Arcudi, ricercatore, archeologo e presidente di Archeoclub d’Italia sede di Napoli Parthenope, lo studioso Riccardo Partinico relazionerà sui suoi ventennali studi che hanno aperto nuove prospettive di ricerche sulle statue dell’antichità, grazie alla sua esperienza nelle discipline delle scienze motorie e allo studio meticoloso dei muscoli. Le conclusioni sono affidate all’archeologo Mario Grimaldi, docente universitario di Analisi e tecniche dei monumenti antichi, ricercatore Field Director. Ingresso libero. Info e prenotazioni al 3927378474.
Segesta (Tp). Al Tempio Dorico il “Picnic degli Elimi”: l’esperienza che unisce storia e natura
Un tempio antico. Una passeggiata lenta. Il profumo del mirto e il silenzio della pietra. Venerdì 18 luglio 2025, alle 17.30, al Tempio Dorico del parco archeologico di Segesta (Tp) torna il “Picnic degli Elimi”, l’esperienza che unisce storia e natura in un rito contemporaneo di bellezza e lentezza. Si parte con una visita didattica al Tempio dorico, insieme a un archeologo Coopculture che racconterà segreti, simboli e suggestioni di uno dei luoghi più iconici del Mediterraneo. Poi, il tempo si ferma. Si stende una coperta nel boschetto accanto, si aprono le ceste, e il picnic ha inizio. Tra le fronde e il profilo del tempio, un momento da condividere con chi ami, respirando l’aria di un paesaggio intatto, sacro, ancora vivo. Posti limitati, consigliata la prenotazione. Tutte le info su www.coopculture.it/it/prodotti/picnic-degli-elimi





















Commenti recenti