Pompei. Primi quattro video “Lungo le strade di Pompei” con sottotitoli in italiano per la massima inclusione alla fruizione del patrimonio. Ilaria Donati (CoopCulture) ci fa conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica e la Fullonica

Il sito archeologico di Pompei: ancora oggi la sagoma del vulcano Vesuvio domina il paesaggio

Il Parco archeologico di Pompei in occasione della “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” in programma il 3 dicembre 2020 aveva proposto una serie di iniziative per promuovere l’importanza dell’accesso al patrimonio culturale secondo i principi della massima inclusione di ciascun cittadino, senza limitazioni o distinzioni. Tra queste la rubrica “Lungo le strade di Pompei” , che settimanalmente illustra i principali edifici di Pompei, attraverso il racconto di una guida, con la collaborazione di CoopCulture nell’ambito delle attività didattiche del Parco. I video sono sottotitolati in italiano, con l’auspicio di rendere più immediata la comprensione alle persone con difficoltà uditive e garantire la massima inclusione di tutti i cittadini alla fruizione del patrimonio culturale. Ecco i primi quattro video: Ilaria Donati, guida di CoopCulture, ci accompagna a conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica, e la Fullonica.

Il Foro. “Siamo a Pompei, un sito che non ha bisogno di presentazioni”, spiega Ilaria Donati. “La conosciamo in tutto il mondo come la città romana seppellita dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Iniziamo la visita dal Foro, il luogo più importante della città, dove si svolgevano quelle attività civiche, di incontro, di scambio, politico, giudiziario e soprattutto commerciale e religioso. Su un lato corto c’è il Capitolium, infatti, il tempio più importante della città, dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva, di cui erano esposte le statue. Questo ampio spazio rettangolare era posto sul crocevia di strade importantissime: verso Nord la via portava alle saline, verso Sud al porto. Qui si sviluppa il centro civico intorno al quale vi erano templi, come il tempio di Apollo e il già citato Capitolium al centro, e poi le botteghe, il Macellum, importante mercato con la rivendita del pesce, il tempio dedicato al culto imperiale e l’edificio di Eumachia, un edificio molto importante di cui parleremo nella prossima clip”.

L’Edificio di Eumachia. “L’edificio di Eumachia”, ricorda Ilaria Donati, “affacciava sul Foro. Eumachia era una sacerdotessa di Venere, come lei stessa dichiara nell’iscrizione che era sulla fronte dell’edificio; e lei stessa, a sue spese, e a nome del figlio, dedica questo luogo ai cittadini. Si tratta di una grande area rettangolare con un’abside sul fondo dove doveva essere la statua di culto dedicata alla Concordia cui questo luogo era dedicato. Alle spalle dell’esedra, dove era la statua di culto, vi era un criptoportico dove è stata ritrovata la statua di Eumachia, oggi conservata al museo Archeologico di Napoli. Il luogo era probabilmente un luogo di fiera. È stato ipotizzato che fosse il riferimento per i fullones, cioè coloro che trattavano i tessuti, li sgrassavano, li lavavano; e probabilmente questa corporazione aveva come riferimento cultuale Eumachia. All’ingresso dell’edificio si trova un piccolo ambiente con un pianerottolo sotto il quale era impostata una grande giara, un dolium, dentro il quale si ipotizzava si raccogliessero le urine che poi i fullones potevano utilizzare per i trattamenti dei tessuti. In realtà, molto probabilmente, leggendo Vitruvio, sappiamo che questo luogo si utilizzava per dare annunci al pubblico. Quindi l’araldo sedeva sul pianerottolo e sfruttava l’amplificazione data dalla giara per far sentire la propria voce e dare annunci. All’ingresso di questo edificio si trovavano nicchie con le rappresentazioni di Enea e Romolo e le relative iscrizioni che elogiavano le loro gesta: quindi qualcosa che aveva riferimento diretto alla città di Roma, al Portico di Ottavia, dove riscontriamo molte corrispondenze. L’ingresso è ancora decorato con uno splendido portale in marmo pentelico con un fregio a girali d’acanto, una decorazione di una natura abitata che dà il senso dell’età dell’oro e della vita che era celebrata proprio durante l’età augustea: non è un caso che questa decorazione abbia un diretto riferimento proprio nell’Ara Pacis a Roma”.

La Basilica. “Nell’angolo sud-occidentale del Foro”, riprende Ilaria Donati, “si apre un grande edificio detto Basilica. Il nome ci riporta alle nostre chiese, alle chiese paleocristiane, che proprio a questa tipologia di edificio romano si sono ispirate, cioè un grande ambiente diviso in navate da grandi colonne, come si vede bene anche a Pompei. La Basilica è il luogo dove i Romani discutevano le cause civili, quindi un tribunale. Il tribunale era nella parte superiore dell’edificio, mentre in quella inferiore c’era una grande piazza porticata, dove presumibilmente vi erano attività commerciali, scambi, incontri. Immaginiamoci questo luogo come tra i più brulicanti della città di Pompei. L’edificio è ancora decorato in primo stile. È qui che si conserva quello stile che è andato perduto nella maggior parte della città per effetto del terremoto del 62 d.C. che ha semidistrutto questa città e portato alla ristrutturazione di quasi tutti gli edifici. Invece qui il primo stile, con la sua finta incrostazione marmorea, si conserva. Si conserva anche un graffito, una piccola curiosità, di un lettore stanco che prende in giro i politici e dichiara: mi meraviglio muro che non sei caduto sotto il peso delle sciocchezze”.

La Fullonica. “La Fullonica”, spiega Ilaria Donati, “era la lavanderia di Pompei, che prende il nome dai Fullones, coloro che si occupavano di sbiancare e sgrassare i tessuti. Per questo una domus è stata trasformata dal proprietario Stephanus in una lavanderia. In che modo? L’impluvium, ovvero la vasca bassa che caratterizzava l’atrio delle case romane, è stato rialzato ed è diventato una vasca per lavare i panni. La parte superiore del tetto, che normalmente è a scivolo per la raccolta dell’acqua piovana, è stato chiuso ed è diventato una terrazza per asciugare i panni. L’oecus, la stanza del soggiorno, ha perso la sua funzione, ancorché elegantemente decorato ha cambiato la sua funzione, e il viridarium (il giardino), ovvero la parte posteriore della casa, è diventato il luogo dove c’erano le vasche per lasciar decantare e sgrassare i panni. Questa centralità della bottega, che si trova proprio nel cuore di via dell’Abbondanza, indica quanto fossero importanti le attività tessili, tra le quali anche le botteghe tintorie e le concerie, e quanto questa corporazione dei Fullones fosse importante per l’economia della città. Con l’idea di offrire ai visitatori un museo a cielo aperto, è stata riprodotta la cucina utilizzata dai Fullones. Vediamo il piano di cottura sul quale era la brace con le pentole poste sui treppiedi, ancora pentole appese alle pareti, e tutto quello che era necessario per cucinare un buon pranzo nei momenti di pausa dal lavoro”.

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Una risposta a “Pompei. Primi quattro video “Lungo le strade di Pompei” con sottotitoli in italiano per la massima inclusione alla fruizione del patrimonio. Ilaria Donati (CoopCulture) ci fa conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica e la Fullonica”

  1. Italina Bacciga dice :

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