Pompei. Tre nuovi video “Lungo le strade di Pompei” con sottotitoli in italiano per la massima inclusione alla fruizione del patrimonio. Ilaria Donati (CoopCulture), percorrendo Via dell’Abbondanza, ci fa conoscere la Fontana, il Termopolio, e la Casa della Venere in conchiglia

Tre nuovi video “Lungo le strade di Pompei”: Ilaria Donati, guida di CoopCulture, ci accompagna lungo la via dell’Abbondanza a conoscere la Fontana in travertino, il Termopolio di Vetulius Placidus, e la Casa della Venere in conchiglia. Il Parco archeologico di Pompei in occasione della “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” in programma il 3 dicembre 2020 aveva proposto una serie di iniziative per promuovere l’importanza dell’accesso al patrimonio culturale secondo i principi della massima inclusione di ciascun cittadino, senza limitazioni o distinzioni. Tra queste la rubrica “Lungo le strade di Pompei” , che settimanalmente illustra i principali edifici di Pompei, attraverso il racconto di una guida, con la collaborazione di CoopCulture nell’ambito delle attività didattiche del Parco. I video sono sottotitolati in italiano, con l’auspicio di rendere più immediata la comprensione alle persone con difficoltà uditive e garantire la massima inclusione di tutti i cittadini alla fruizione del patrimonio culturale.
La Fontana. Ci troviamo sulla cosiddetta Via dell’Abbondanza. “In realtà”, spiega Ilaria Donati, “questo è il luogo dedicato alla Concordia Augusta. La strada è il Decumano Massimo della città, l’arteria principale che collegava il lato Est con quello Ovest. Tutta la città è impostata proprio sull’incrocio tra strade Est-Ovest, i decumani, con i cardini, cioè strade Sud-Nord. Quindi una distribuzione regolare di cui Via dell’Abbondanza costituiva l’arteria principale che percorre tutta la città fino a Porta di Sarno, fino al limitare con le campagne e il fiume. La fontana che precede l’ingresso al Foro è l’unica in travertino, ed è proprio dedicata alla Concordia, all’Abbondanza. La figura femminile reca con sé infatti un corno pieno di frutti. Interessante è la conformazione di questa strada, una sorta di schiena d’asino, che favorisce il refluire delle acque, e per facilitare l’attraversamento dei pedoni all’asciutto, al riparo dall’acqua e dai ristagni, vi erano grandi massi di forma ovale, paralleli tra di loro, che permettevano appunto di passare da un marciapiede all’altro. Infine alla sommità dell’ingresso laterale dell’edificio di Eumachia vi è l’iscrizione che ricorda appunto il fatto che questa sacerdotessa di Venere, Eumachia, a nome suo e del figlio Numistro Marco Frontone, aveva fatto costruire a sue spese quest’edificio dedicandolo ai cittadini di Pompei”.
Il Termopolio di Vetulius Placidus. La vita dei pompeiani si svolge prevalentemente per strada tra commerci, incontri e attività di vario genere. “In particolare via dell’Abbondanza”, ricorda Ilaria Donati, “era sempre brulicante di persone che spesso si fermavano ai thermopolia, ovvero delle tavole calde, luoghi dove si poteva consumare un pasto in maniera più o meno frugale, o anche essere ospitati nell’ambiente retrostante, una sorta di bar, dove si poteva anche sedere. Questo di Vetulius Placidus è il termopolio più importante di Via dell’Abbondanza, o almeno si mostra come tale, visto che il proprietario ha voluto la decorazione del bancone rivestendolo di marmi colorati, e ne ha curato i particolari. Tra l’altro troviamo un’edicola, dove sono rappresentate appunto le divinità che devono in qualche modo proteggere questa attività, come Bacco dio del vino, Mercurio la divinità che predispone ai commerci e ai guadagni, i Lares, il Genius loci, al centro probabilmente colui che si identifica con il proprietario. Nel bancone erano incassate le giare, grandi dolia, recipienti panciuti, che contenevano cibi caldi o freschi: il vino per esempio, che veniva servito condito di spezie, e zuppe di cereali o di legumi. Venivano servite focacce, olive, uova, formaggi. Pasti che si potevano consumare in maniera abbastanza veloce durante l’attività quotidiana. All’interno di uno dei dolia sono stati trovati circa 30 chili di sesterzi, pari a 670 sesterzi, ovvero l’incasso della giornata che il proprietario intendeva evidentemente proteggere nel momento in cui dovette scappare a causa dell’eruzione. Per verificare che le monete spese in questo termopolio fossero autentiche, il proprietario si era premunito di una sorta di forma che ne testasse la giusta misura. Per tale motivo sul ripiano del suo bancone c’erano degli incavi dentro i quali il proprietario provava le monete per verificarne l’autenticità. Era un modo per proteggersi dalla circolazione di monete false”.
La Casa della Venere in conchiglia. Lungo via dell’Abbondanza si trovano le domus, le case più importanti di Pompei, le case aristocratiche. “Tra queste c’è la Casa della Venere in conchiglia”, interviene Ilaria Donati, “cosiddetta perché ispirata all’affresco della casa che si trova in fondo al giardino. La domus pompeiana ha più meno sempre la stessa struttura: si entra in un ambiente che si chiama atrio, dove è raccolta l’acqua piovana che entra dal tetto e cade all’interno dell’impluvio, una sorta di piccola piscina quadrangolare collegata alla cisterna sottostante. Intorno all’atrio si aprono i primi ambienti, i cubicula, cioè le stanze da letto, le stanze dove erano ospitate le persone che vivevano in casa o gli ospiti che provenivano dall’esterno. In una domus vi era anche il triclinio, luogo dove erano impostati tre letti, dove si mangiava; poi c’era il tablino, cioè lo studio del proprietario di casa, dove erano conservati i documenti più importanti, l’archivio familiare. Seguiva più all’interno il peristilio, ovvero il giardino porticato, circondato da colonne e – anche qui – da ambienti di ospitalità. In questo caso è decorato con una parete di fondo che rappresenta appunto la Venere in conchiglia. La Venere si trova in un giardino paradisiaco, forse un luogo vagheggiato. Era molto in voga questo stile a Pompei, ovvero di rappresentare dei paradisi all’interno delle case dove evidentemente si trovavano spazi ideali e all’interno dei quali – con un po’ di immaginazione – si poteva anche entrare scavalcando la staccionata”.
Pompei. Primi quattro video “Lungo le strade di Pompei” con sottotitoli in italiano per la massima inclusione alla fruizione del patrimonio. Ilaria Donati (CoopCulture) ci fa conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica e la Fullonica

Il Parco archeologico di Pompei in occasione della “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” in programma il 3 dicembre 2020 aveva proposto una serie di iniziative per promuovere l’importanza dell’accesso al patrimonio culturale secondo i principi della massima inclusione di ciascun cittadino, senza limitazioni o distinzioni. Tra queste la rubrica “Lungo le strade di Pompei” , che settimanalmente illustra i principali edifici di Pompei, attraverso il racconto di una guida, con la collaborazione di CoopCulture nell’ambito delle attività didattiche del Parco. I video sono sottotitolati in italiano, con l’auspicio di rendere più immediata la comprensione alle persone con difficoltà uditive e garantire la massima inclusione di tutti i cittadini alla fruizione del patrimonio culturale. Ecco i primi quattro video: Ilaria Donati, guida di CoopCulture, ci accompagna a conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica, e la Fullonica.
Il Foro. “Siamo a Pompei, un sito che non ha bisogno di presentazioni”, spiega Ilaria Donati. “La conosciamo in tutto il mondo come la città romana seppellita dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Iniziamo la visita dal Foro, il luogo più importante della città, dove si svolgevano quelle attività civiche, di incontro, di scambio, politico, giudiziario e soprattutto commerciale e religioso. Su un lato corto c’è il Capitolium, infatti, il tempio più importante della città, dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva, di cui erano esposte le statue. Questo ampio spazio rettangolare era posto sul crocevia di strade importantissime: verso Nord la via portava alle saline, verso Sud al porto. Qui si sviluppa il centro civico intorno al quale vi erano templi, come il tempio di Apollo e il già citato Capitolium al centro, e poi le botteghe, il Macellum, importante mercato con la rivendita del pesce, il tempio dedicato al culto imperiale e l’edificio di Eumachia, un edificio molto importante di cui parleremo nella prossima clip”.
L’Edificio di Eumachia. “L’edificio di Eumachia”, ricorda Ilaria Donati, “affacciava sul Foro. Eumachia era una sacerdotessa di Venere, come lei stessa dichiara nell’iscrizione che era sulla fronte dell’edificio; e lei stessa, a sue spese, e a nome del figlio, dedica questo luogo ai cittadini. Si tratta di una grande area rettangolare con un’abside sul fondo dove doveva essere la statua di culto dedicata alla Concordia cui questo luogo era dedicato. Alle spalle dell’esedra, dove era la statua di culto, vi era un criptoportico dove è stata ritrovata la statua di Eumachia, oggi conservata al museo Archeologico di Napoli. Il luogo era probabilmente un luogo di fiera. È stato ipotizzato che fosse il riferimento per i fullones, cioè coloro che trattavano i tessuti, li sgrassavano, li lavavano; e probabilmente questa corporazione aveva come riferimento cultuale Eumachia. All’ingresso dell’edificio si trova un piccolo ambiente con un pianerottolo sotto il quale era impostata una grande giara, un dolium, dentro il quale si ipotizzava si raccogliessero le urine che poi i fullones potevano utilizzare per i trattamenti dei tessuti. In realtà, molto probabilmente, leggendo Vitruvio, sappiamo che questo luogo si utilizzava per dare annunci al pubblico. Quindi l’araldo sedeva sul pianerottolo e sfruttava l’amplificazione data dalla giara per far sentire la propria voce e dare annunci. All’ingresso di questo edificio si trovavano nicchie con le rappresentazioni di Enea e Romolo e le relative iscrizioni che elogiavano le loro gesta: quindi qualcosa che aveva riferimento diretto alla città di Roma, al Portico di Ottavia, dove riscontriamo molte corrispondenze. L’ingresso è ancora decorato con uno splendido portale in marmo pentelico con un fregio a girali d’acanto, una decorazione di una natura abitata che dà il senso dell’età dell’oro e della vita che era celebrata proprio durante l’età augustea: non è un caso che questa decorazione abbia un diretto riferimento proprio nell’Ara Pacis a Roma”.
La Basilica. “Nell’angolo sud-occidentale del Foro”, riprende Ilaria Donati, “si apre un grande edificio detto Basilica. Il nome ci riporta alle nostre chiese, alle chiese paleocristiane, che proprio a questa tipologia di edificio romano si sono ispirate, cioè un grande ambiente diviso in navate da grandi colonne, come si vede bene anche a Pompei. La Basilica è il luogo dove i Romani discutevano le cause civili, quindi un tribunale. Il tribunale era nella parte superiore dell’edificio, mentre in quella inferiore c’era una grande piazza porticata, dove presumibilmente vi erano attività commerciali, scambi, incontri. Immaginiamoci questo luogo come tra i più brulicanti della città di Pompei. L’edificio è ancora decorato in primo stile. È qui che si conserva quello stile che è andato perduto nella maggior parte della città per effetto del terremoto del 62 d.C. che ha semidistrutto questa città e portato alla ristrutturazione di quasi tutti gli edifici. Invece qui il primo stile, con la sua finta incrostazione marmorea, si conserva. Si conserva anche un graffito, una piccola curiosità, di un lettore stanco che prende in giro i politici e dichiara: mi meraviglio muro che non sei caduto sotto il peso delle sciocchezze”.
La Fullonica. “La Fullonica”, spiega Ilaria Donati, “era la lavanderia di Pompei, che prende il nome dai Fullones, coloro che si occupavano di sbiancare e sgrassare i tessuti. Per questo una domus è stata trasformata dal proprietario Stephanus in una lavanderia. In che modo? L’impluvium, ovvero la vasca bassa che caratterizzava l’atrio delle case romane, è stato rialzato ed è diventato una vasca per lavare i panni. La parte superiore del tetto, che normalmente è a scivolo per la raccolta dell’acqua piovana, è stato chiuso ed è diventato una terrazza per asciugare i panni. L’oecus, la stanza del soggiorno, ha perso la sua funzione, ancorché elegantemente decorato ha cambiato la sua funzione, e il viridarium (il giardino), ovvero la parte posteriore della casa, è diventato il luogo dove c’erano le vasche per lasciar decantare e sgrassare i panni. Questa centralità della bottega, che si trova proprio nel cuore di via dell’Abbondanza, indica quanto fossero importanti le attività tessili, tra le quali anche le botteghe tintorie e le concerie, e quanto questa corporazione dei Fullones fosse importante per l’economia della città. Con l’idea di offrire ai visitatori un museo a cielo aperto, è stata riprodotta la cucina utilizzata dai Fullones. Vediamo il piano di cottura sul quale era la brace con le pentole poste sui treppiedi, ancora pentole appese alle pareti, e tutto quello che era necessario per cucinare un buon pranzo nei momenti di pausa dal lavoro”.
A ottobre (venerdì e sabato) e a novembre (Notte dei Musei) passeggiate notturne a Pompei, reggia di Quisisana a Stabia, villa di Poppea A Oplontis e villa Regina a Boscoreale

Una suggestiva immagine del tempio di Giove by night nel foro di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
Tornano i percorsi illuminati nei siti archeologici vesuviani, nell’ambito dei progetti di valorizzazione 2020, promossi dal ministero per i Beni, le Attività culturali e il Turismo. Otto serate, dal 2 ottobre fino al 24 ottobre 2020, tutti i venerdì e i sabato (2/3 -9/10-16/17-23/24 ottobre) dalle 20 alle 23 (ultimo ingresso alle 22) nei siti di Pompei, alla Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia – Museo archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”, alla Villa di Poppea a Oplontis e a Villa Regina a Boscoreale. A Pompei, Oplontis e Villa Regina è prevista un’ulteriore apertura serale il 31 ottobre 2020, a recupero della serata prevista nell’ambito delle Giornate Europee del Patrimonio del 26 settembre scorso e rinviata a causa del maltempo. L’apertura, dalle 20 alle 23, con ultimo ingresso alle 22 è al costo simbolico di 1 euro. Acquisto on-line su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) o presso la biglietteria di Porta Marina Superiore. Alle aperture serali di ottobre, si aggiunge la Notte dei Musei il 14 novembre 2020, negli stessi siti e con gli stessi orari e tariffe di ingresso.
A Pompei le passeggiate notturne interesseranno uno dei luoghi più monumentali del sito, l’area del Foro, cuore della vita politica, religiosa ed economica della città antica, attraverso un percorso di suoni e luci a cura di Enel Sole, che ha inizio da porta Marina. L’itinerario si conclude con una video proiezione alla Basilica, l’antico palazzo di Giustizia e con l’ uscita dal Tempio di Venere su piazza Esedra. Ingresso di porta Marina superiore con uscita a piazza Esedra. Il biglietto di ingresso per Pompei, di 6 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure alla biglietteria di porta Marina. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora secondo i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. A Pompei sarà consentito ingresso per massimo 300 persone per turno. Accesso disabili garantito a Pompei con ascensore dell’Antiquarium.

Una sala del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di Pompei)
Stabia partecipa alle aperture serale con la possibilità di accedere al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi”, nuovo spazio museale di recente inaugurato negli storici ambienti della Reggia di Quisisana e dedicato all’esposizione di numerosi e prestigiosi reperti del territorio stabiano, alcuni mai esposti prima in Italia, tra affreschi, pavimenti in opus sectile, stucchi, sculture, terrecotte, vasellame da mensa, oggetti in bronzo e in ferro. Il percorso espositivo del museo, il cui progetto scientifico è curato dal Parco Archeologico di Pompei, si propone di offrire un quadro complessivo di Stabiae e dell’Ager Stabianus dall’età arcaica sino all’eruzione del 79 d.C. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile esclusivamente online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita). Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. Le sale del museo sono accessibili a persone con difficoltà motoria.
A Oplontis sarà possibile accedere alla villa di Poppea illuminata, tra i più splendidi esempi di villa dell’aristocrazia romana, attribuita a Poppaea Sabina, moglie dell’imperatore Nerone. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure presso la biglietteria del sito. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. Alla Villa di Poppea sarà consentito ingresso per massimo 40 persone per turno. Sono previste iniziative a cura dell’Archeoclub di Torre Annunziata. Accesso disabili con accompagnatore.
A Boscoreale, infine, sarà possibile accedere alla villa Regina, unica villa rustica interamente visitabile tra le numerose fattorie specializzate nella produzione agricola presenti sul territorio pompeiano. È composta da vari ambienti disposti sui tre lati di un cortile scoperto che ospita la cella vinaria con diciotto dolia (orci per la conservazione del vino). L’attività principale era infatti la produzione del vino. Il biglietto di ingresso di 3 euro, 2 euro il ridotto (gratuità come da normativa) è acquistabile online su www.ticketone.it (+ 1,50 euro di prevendita) oppure presso la biglietteria di Oplontis. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. A Villa Regina sarà consentito ingresso per massimo 15 persone per turno. Sono previste iniziative a cura della Pro Loco Villa Regina. Accesso disabili con accompagnatore.
Pompei. Il parco archeologico riapre il 26 maggio con un percorso prestabilito in sicurezza. Ecco quello che si può vedere con alcune novità in anteprima

Riapre il parco archeologico di Pompei con percorsi in sicurezza (foto parco archeologico di Pompei)
L’annuncio “generico” qualche settimana fa: Pompei pronta alla riapertura. Ora c’è la data. Si parte il 26 maggio 2020 con una prima fase di due settimane che consentirà una passeggiata lungo le strade della città antica, per tornare ad ammirare i luoghi più rappresentativi del sito e godere delle loro atmosfere uniche, secondo un percorso prestabilito, su fasce orarie, e con le necessarie misure di distanziamento previste dal Ministero della Salute. Già in questa prima fase sarà possibile accedere ad alcune case dotate di ampi spazi, e scoprire alcune novità in anteprima, come la Domus di Cornelio Rufo dal bel peristilio (giardino colonnato) che ingloba il florido giardino, di recente restaurata. Dal 9 giugno 2020 seguirà una seconda fase, con due itinerari accessibili dagli ingressi di Porta Marina e Piazza Anfiteatro, con l’apertura di ulteriori spazi inediti e domus, dotate di ingresso e uscita separate, e con il supporto della tecnologia per organizzare e monitorare i flussi.

Il peristilio con florido giardino della domus di Cornelio Rufo a Pompei (foro parco archeologico di Pompei)
“Siamo lieti di annunciare finalmente la riapertura di Pompei”, dichiara il direttore generale Massimo Osanna, “e di consentire il riavvio delle attività turistiche, che daranno respiro a tante categorie che di cultura e turismo vivono. Le attività di manutenzione, grazie al lavoro dei tanti restauratori, operai e tecnici del Parco, non si sono mai fermate in questo periodo, al fine di garantire la tutela e la salvaguardia del sito ed essere pronti alla ripartenza. Riapriamo nel pieno rispetto della normativa, ma anche con novità che arricchiranno gli itinerari, trasformando le limitazioni di una visita con percorsi contingentati e obbligati, in un’opportunità di approfondimento. Sarà una Pompei da godere senza fretta e con maggiore tranquillità. Inoltre, già nella prima fase sarà possibile attraversare tutta la città, dall’Anfiteatro al Foro, anche con possibilità di seguire un itinerario del verde dei giardini pompeiani. Dai Praedia di Giulia Felice, agli Amorini dorati, alla Casa di Cornelio Rufo, riaperta dopo lungo tempo, ai giardini della Palestra grande e alla stessa necropoli di Porta Nocera o al vigneto dell’orto dei fuggiaschi. La prima fase sarà occasione, soprattutto, per le comunità dell’area vesuviana di tornare in un luogo, Pompei, che più di ogni altro rappresenta l’identità di un territorio e che si trasforma in un vero Parco urbano. Dalla seconda fase speriamo di poter accogliere visitatori da più parti di Italia e riprendere le numerose iniziative in programma, dalle mostre alle riaperture di ulteriori domus restaurate, ma anche di proseguire in maniera spedita con i vari cantieri in corso e avviare i nuovi progetti di scavo”.

La pianta dell’area archeologica di Pompei con i percorsi in sicurezza alla riapertura dopo il lockdown
Il biglietto di ingresso in questa prima fase, avrà un prezzo agevolato di 5 euro (fino all’8 giugno) e sarà acquistabile esclusivamente on-line sul sito http://www.ticketone.it ( gratuità e riduzioni come da normativa). Gli orari di visita saranno i seguenti: 9-19 (ultimo ingresso alle 17.30), con un giorno di chiusura settimanale, il lunedì. La prenotazione sarà possibile anche nella stessa giornata, fino a esaurimento disponibilità. Al momento dell’acquisto on-line il visitatore potrà scegliere la fascia oraria di ingresso, prevista ogni 15 minuti per un massimo di 40 persone per turno. Il biglietto dovrà essere mostrato all’ingresso, direttamente su smartphone/tablet (QRcode) o già stampato a casa su carta. L’abbonamento Pompei365 sarà prorogato per il numero di giorni, corrispondenti a quelli di chiusura connessi all’emergenza sanitaria. Il biglietto gratuito per l’accesso singolo dovrà essere richiesto sul sito http://www.ticketone.it I visitatori saranno sottoposti, all’arrivo, a misurazione della temperatura mediante termoscanner e dovranno indossare la mascherina obbligatoriamente anche durante tutta la presenza nel sito, oltre rispettare la distanza fisica di 1 m all’aperto e 1,50 al chiuso, nel sito e al suo esterno.
Tutte le informazioni relative alle misure di sicurezza del contenimento del contagio da COVID-19 e alle modalità di visita saranno fornite ai visitatori attraverso i monitor presenti agli ingressi e la cartellonistica. La visita avverrà nel pieno rispetto delle misure di distanziamento previste dal Comitato Tecnico Scientifico, anche con il supporto di segnaletica direzionale appositamente installata dal Parco. Saranno garantiti dispenser di gel igienizzante all’ingresso e presso i servizi igienici a disposizione dei visitatori. L’ingresso unico sarà quello di Piazza Anfiteatro, con possibilità di uscita, attraverso il tempio di Venere, da Piazza Esedra o da Porta Marina. La visita si svilupperà lungo un percorso a senso unico, segnalato all’interno del sito. Sarà possibile passeggiare all’interno dell’Anfiteatro, nel giardino della Palestra grande e nei Praedia di Giulia Felice, ma anche attraversare la necropoli di Porta Nocera, l’Orto dei fuggiaschi, arrivare al quartiere dei teatri e al Foro triangolare. Da via dell’abbondanza, inoltre, si potrà raggiungere il Foro con tutti i suoi edifici pubblici e religiosi, visitare lo spazio esterno delle Terme Stabiane o risalire via Stabiana fino a via del Vesuvio dove ammirare la casa di Leda e il cigno, la domus gli Amorini Dorati e le Terme centrali. Presso l’ingresso di Piazza Anfiteatro sarà possibile richiedere un servizio visite guidate, dalle 9 alle 13, a cura delle guide della Regione Campania e nazionali. I visitatori con difficoltà motoria potranno, entrando dall’ingresso di piazza Anfiteatro, seguire il percorso facilitato “Pompei per tutti”. In questa fase, è previsto il ritorno, rispettando le distanze e le precedenze di visita, verso il varco di piazza Anfiteatro, unica uscita in questa fase.
Pompei, convenzione con gli speleologi: studiati i canali e i cunicoli dell’area del Foro. Ora è possibile datarli. Obiettivo: restituire a queste strutture la loro funzionalità

Gli speleologi dell’associazione Cocceius indagano i cunicoli del sottosuolo di Pompei (foto parco archeologico Pompei)
Attraversavano l’area del Foro, da Porta marina alla Villa Imperiale: sono i cunicoli e i canali di drenaggio delle acque dell’antica Pompei. Ora indagine di uno studio. Le attività di ricerca e indagine conoscitiva di Pompei non si arrestano infatti alle aree visibili della città, ma interessano anche aspetti inediti. E grazie a una convenzione stipulata nel 2018 tra il parco archeologico di Pompei e il gruppo di speleologi dell’associazione Cocceius per la ricognizione e lo studio del sistema di drenaggio delle acque piovane della città, a partire dal Foro Civile, è stato possibile indagare ben 457 metri di cunicoli. L’analisi di questo complesso sistema era risultata nel tempo molto complessa e poco aggiornata, a causa di diversi fattori che ne limitavano l’approfondimento. Anzitutto la difficoltà logistica delle strutture, materialmente irraggiungibili senza la dovuta attrezzatura e preparazione da parte degli operatori. Ma anche il fatto che le sole informazioni raccolte nel corso degli ultimi decenni, si limitavano a segnalare solo la presenza di questi elementi dell’antico sistema di gestione delle acque, individuati in occasione di indagini svolte per altre motivazioni (la realizzazione degli impianti elettrici, o di servizi per il sito, non ultimo il percorso per i disabili). Inoltre, la documentazione di scavo realizzata all’epoca delle limitate indagini effettuate in queste cavità, ha restituito ben poche informazioni sul contesto di scavo e sul materiale recuperato.

Il tracciato dei cunicoli del sottosuolo di Pompei indagati nell’area del Foro (foto parco archeologico Pompei)
La recente esplorazione e analisi dettagliata del sistema di drenaggio ha avuto, pertanto, il doppio obiettivo di fornire informazioni inedite sull’evoluzione dell’area fra il Foro Civile e Porta Marina, e di identificare le potenziali criticità del sistema e le modalità più opportune per porvi rimedio e per mantenere intatta la funzione di scarico dei condotti, nel rispetto delle valenze archeologiche dell’opera antica. La prima fase del progetto – alla quale farà seguito una seconda fase mirata alla ri -funzionalizzazione di canali e cisterne per il drenaggio delle acque, di particolare importanza ai fini della tutela – si è conclusa agli inizi di gennaio. È stata identificata una rete di cunicoli e canali che si dirama da una coppia di cisterne al di sotto del Foro, corre sotto via Marina e termina nei pressi della Villa Imperiale. Il sistema permetteva di scaricare l’acqua piovana in eccesso nel condotto di via Marina per essere drenata fuori dalla città antica, verso il mare. In età moderna, il sistema è stato in gran parte ripulito dai depositi antichi per ripristinarne la funzionalità. È stato, inoltre, possibile indicare, sebbene in via preliminare, una cronologia delle strutture e del sistema nel suo insieme e si sono ipotizzate tre fasi principali di vita di questo esteso complesso sotterraneo; una prima fase di età Ellenistica (fine III – II sec. a.C.); la seconda di età tardo repubblicana (inizi/fine I sec. a.C.) e la terza fase, corrispondente all’età Augustea ed imperiale (fine I sec. a.C. – 79 d.C.).

Sotto la città antica di Pompei corrono canali e cunicoli realizzati tra l’età ellenistica e l’età augustea (foto parco archeologico Pompei)
“Il progetto di esplorazione dei cunicoli fa parte delle attività del parco archeologico di Pompei, finalizzate ad ampliare la conoscenza del sito, base imprescindibile di ogni intervento di monitoraggio e tutela dello stesso”, dichiara il direttore generale Massimo Osanna. “Questa prima, ma completa esplorazione del complesso sistema di canali sotterranei conferma il potenziale conoscitivo che il sottosuolo di Pompei conserva, e dimostra quanto ancora ci sia da indagare e studiare. Inoltre, molte lacune del passato sulla conoscenza di alcuni aspetti o aree della città antica si stanno colmando, grazie alla collaborazione di esperti nei vari settori, che rendono l’acquisizione dei dati sempre più accurata, grazie a competenze specialistiche che in altre epoche di scavo o di studio mai erano state coinvolte”.
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