Pompei. Il parco amplia lo scavo a Civita Giuliana e subito vengono alla luce nuovi reperti: stoviglie e coppe in ceramica, ancora in situ, di un ambiente dei quartieri servili

Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)
Il parco archeologico di Pompei amplia lo scavo di Civita Giuliana. E subito vengono alla luce nuovi reperti: stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, trovate in posizione capovolta lungo le pareti di un ambiente che faceva parte dei quartieri servili di un vasto complesso residenziale. È ormai lungo l’elenco delle sorprese emerse dallo scavo di Civita Giuliana: dal carro cerimoniale decorato con rilievi d’argento, a una stalla con un sauro bardato, da due vittime dell’eruzione di cui furono eseguiti i calchi, a una stanza dove abitavano tre schiavi, forse una piccola famiglia.
“Queste scoperte confermano l’importanza di ampliare ancora l’area di scavo”, sottolinea il direttore del parco, Gabriel Zuchtriegel. “Per questo vorrei ringraziare la Procura, con la quale coordiniamo il proseguimento delle ricerche, e anche il Comune di Pompei che ha reso possibile l’ampliamento dello scavo interrompendo il traffico in un breve tratto stradale. Siamo certi che i risultati, in termini scientifici ma anche turistici, giustificheranno qualche piccolo disagio che l’intervento può provocare per il traffico in questo periodo. Lavoriamo affinché il sito di Civita Giuliana possa entrare a pieno titolo nei circuiti di visita del sistema Pompei, come anche le ville di Boscoreale, Oplontis-Torre Annunziata e Castellamare di Stabia”. E il procuratore Nunzio Fragliasso: “I recenti ritrovamenti archeologici nel sito di Civita Giuliana si collocano nell’ambito di una campagna di scavi che da tempo vede la Procura della Repubblica di Torre Annunziata a fianco del Parco Archeologico di Pompei, in attuazione del protocollo sottoscritto dai due enti, che, coniugando le ricerche archeologiche con le attività investigative, rappresenta un vero e proprio accordo ‘pilota’ nel campo della sinergia tra le istituzioni pubbliche per la tutela e la valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale e si è rivelato uno strumento formidabile per il contrasto alle attività clandestine di scavo e la restituzione alla collettività di reperti e testimonianze di eccezionale valore storico e culturale”.

La firma del protocollo d’intesa tra il procuratore del Tribunale di Torre Annunziata, procuratore Pierpaolo Filippelli, e il Parco archeologico di Pompei, dg Massimo Osanna (foto parco archeologico di Pompei)

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, e Nunzio Fragliasso, procuratore FF di Torre Annunziata, al rinnovo del protocollo di intesa per il contrasto al saccheggio e al traffico di reperti archeologici (foto parco archeologico di pompei)
Il sito di Civita Giuliana è stato sottratto a un’annosa attività di depredamento da parte di scavatori clandestini grazie a un protocollo d’intesa tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata e il parco archeologico di Pompei, siglato nel 2019 dall’allora direttore Massimo Osanna, ora direttore generale Musei, e dal procuratore della Repubblica di Torre Annunziata Pierpaolo Filippelli. L’accordo, rinnovato nel 2021 dal direttore del Parco Gabriel Zuchtriegel e dal procuratore Nunzio Fragliasso, prevede sforzi congiunti per contrastare gli scavi clandestini nei dintorni di Pompei e per indagare e valorizzare scientificamente i siti sottratti ai tombaroli, grazie anche al supporto del Nucleo Tutela patrimonio culturale Campania e del Nucleo investigativo Torre Annunziata dell’Arma dei Carabinieri.

Coppe e stoviglie in ceramica trovate in situ in un ambiente dei quartieri servili del grande complesso di Civita Giuliana (Pompei) (foto parco archeologico di pompei)
Si presuppone che i vasi ritrovati in questi giorni fossero in situ, all’epoca della fase finale dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Si tratta di un ulteriore dato che conferma come l’indagine stratigrafica di un complesso, per anni oggetto di scavi clandestini, riesca ad arricchire la nostra conoscenza di aspetti della vita quotidiana poco documentati nelle fonti scritte, grazie allo straordinario stato di conservazione riscontrato qui come in altri siti vesuviani. Il ritrovamento è avvenuto nei pressi di una strada moderna che attraversa la Villa e che è stato necessario chiudere non solo per consentire l’indagine delle strutture antiche al di sotto della carreggiata, ma anche perché una estesa rete di cunicoli realizzati dai tombaroli ha finito per minare il terreno, rendendo necessaria una tempestiva messa in sicurezza dell’area.

Il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano nella Casa dei Vettii (foto silvia vacca)
“Questi ritrovamenti dimostrano l’impegno e la capacità dello Stato di arginare la piaga degli scavi clandestini e del commercio di beni archeologici e costituisce una importante risposta allo scempio perpetrato negli anni dai tombaroli”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, “Pompei è l’orgoglio dell’Italia ed è nostra intenzione difendere e promuovere ancora di più un patrimonio che è un unicum a livello mondiale”. E il direttore generale Osanna: “Il cantiere di Civita Giuliana ha consolidato un approccio innovativo allo scavo che vede istituzioni differenti muoversi fianco a fianco, grazie all’intuizione della Procura di Torre Annunziata che da subito ha coinvolto il Parco archeologico. In un territorio così ricco di storia e pure così tanto abusato, che ancora cela importanti tracce del passato, come stanno dimostrando le scoperte di questi anni, è fondamentale che la tutela dei beni culturali e la legalità procedano di pari passo”.
Castellammare di Stabia (Na). Alla Reggia di Quisisana presentazione dell’Accordo Quadro tra parco archeologico di Pompei e Mann assieme per la valorizzazione del patrimonio archeologico di Stabiae. E conferenza “Stabiae, luogo delle due scoperte” con Zuchtriegel e Giulierini

Affresco proveniente da Stabiae e conservato al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di pompei)
Un patrimonio immenso quello di Stabiae che abbraccia reperti e testimonianze uniche delle ville di età romana ubicate sul pianoro di Varano a Castellammare – oggi custoditi al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” e al museo Archeologico nazionale di Napoli – da valorizzare far conoscere e fruire sempre di più, al fine di evidenziare l’eccezionale valore storico e culturale di questi territori, la loro origine e storia. È su queste basi che si fonda l’Accordo Quadro tra il parco archeologico di Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli – che raccoglie i reperti rinvenuti durante gli scavi di età borbonica – attraverso il quale si intende dar vita a progetti dedicati alla conoscenza e valorizzazione di questo patrimonio. Non solo attività di divulgazione, quali organizzazione di convegni, seminari e pubblicazioni, ma anche ricerca sui materiali e i loro contesti di provenienza e la creazione di un catalogo digitale dei reperti stabiani finalizzato ad una fruizione partecipata e digitale. E soprattutto si partirà nell’immediato con il prestito di diverse opere che andranno ad arricchire il percorso espositivo del museo “Libero D’Orsi” in fase di ampliamento, a cui seguiranno, secondo pianificazioni programmate nel tempo, mostre e percorsi culturali incrociati.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il 16 marzo 2023, alle 16, nell’aula convegni della Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia si terrà la presentazione dell’ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale stabiano, tra le cui attività e iniziative si inserisce l’Accordo Quadro con il Mann. Saranno presenti il direttore generale del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli Paolo Giulierini, la commissione prefettizia costituita dal prefetto Raffaele Cannizzaro, dal viceprefetto Mauro Passerotti e Rosa Valentino. Nell’occasione saranno illustrati i dettagli dei progetti in corso su tutta l’area archeologica di Stabia e gli interventi già avviati nella Reggia di Quisisana, tra cui l’ampliamento del museo “Libero D’Orsi”, l’allestimento dei depositi archeologici e il restauro della Torre Colombaia, resi possibili grazie all’Accordo di valorizzazione, conseguito nel 2019 tra il parco archeologico di Pompei e il Comune di Castellammare di Stabia. Saranno al riguardo rese note le azioni strategiche e il piano di gestione che le due istituzioni hanno pianificato, congiuntamente all’avvio dei numerosi progetti che interessano quello che si avvia a divenire un importante polo culturale del territorio.
Alle 17, seguirà la conferenza “Stabiae: luogo delle due scoperte” organizzata dal “Comitato per gli scavi di Stabia fondato dal 1950”, primo incontro dei “Dialoghi di Quisisana”, rassegna di eventi culturali e iniziative letterarie, che si inserisce nel più ampio programma di valorizzazione, a cura di Maria Rispoli, responsabile del Museo, previsto a partire da quest’estate in vista della riapertura e inaugurazione del nuovo percorso espositivo. I due direttori, Gabriel Zuchtriegel e Paolo Giulierini, dialogheranno in un confronto sulle radici storico-culturali del territorio stabiano tra passato e presente. L’incontro è moderato dal giornalista Antonio Ferrara.
Pompei. Torna l’iniziativa “Raccontare i cantieri”: da marzo a maggio 2023, i grandi cantieri del parco archeologico di Pompei raccontati ai possessori della My Pompeii Card. Ecco il calendario

Il cantiere di restauro della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Ai possessori della My Pompeii Card il parco archeologico di Pompei racconta i grandi cantieri. Dopo il successo dello scorso anno, l’iniziativa “Raccontare i cantieri” che ha consentito la visita ai più importanti cantieri di valorizzazione e restauro in corso nei siti del parco archeologico di Pompei, torna ogni giovedì dal 9 marzo fino al 4 maggio 2023, con nuove interessanti proposte di visita, organizzate dall’Ufficio Tecnico del Parco. I cantieri saranno illustrati direttamente dagli addetti ai lavori allo scopo di far conoscere la delicata e al tempo stesso complessa attività di messa in sicurezza, restauro e manutenzione attraverso il racconto e la visione in diretta degli esperti sul campo – archeologi, architetti, restauratori e ingegneri. Ma sarà anche un’occasione di poter fruire in anteprima assoluta di dimore di eccezionale pregio e raffinatezza o di straordinaria condizione di ritrovamento.

L’armadio (visto dall’alto) rinvenuto nella stanza-deposito della Domus del Larario nella Regio V di Pompei (foto parco archeologico di pompei)

Il Real Polverificio Borbonico a Scafati (Pompei) (foto parco archeologico pompei)

Scavi archeologici nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (foto parco archeologico pompei)

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Dal cantiere, quasi concluso, della Casa delle Nozze d’Argento, agli interventi di manutenzione e messa in sicurezza presso l’Insula Occidentalis, con la Casa di Castricio e la casa di Fabio Rufo; dagli interventi di rifacimento delle coperture della Villa dei Misteri, alla prosecuzione dello scavo e del restauro della Casa del Larario; dai nuovi scavi ed i restauri degli apparati decorativi di Villa San Marco, agli interventi per il miglioramento dell’accessibilità e della fruizione in corso a Villa Arianna a Stabia; dal consolidamento e restauro delle Terme Femminili del Foro, agli interventi di valorizzazione del Parco del Polverificio Borbonico di Scafati con l’antico Essiccatoio; dai progetti di manutenzione e valorizzazione delle aree verdi di Pompei, al cantiere di scavo presso la Villa suburbana di Civita Giuliana; dalle nuove coperture e passerelle, con il completamento dello scavo e del restauro dell’intera insula dei Casti Amanti, al riallestimento dei Granai del Foro; dal nuovo scavo della Regio IX, 10, agli interventi di ampliamento e nuovo allestimento del museo Archeologico “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana, con il restauro della Torre Colombaia nel Parco circostante; dagli interventi nella casa della Fontana Piccola al grande cantiere della messa in sicurezza dell’Insula Meridionalis; dal Tempio di Venere al Foro Triangolare; dallo scavo in via dei sepolcri ad Oplontis, Torre Annunziata. E ancora saranno illustrati i vari interventi di manutenzione e cura del decoro del sito, previsti anche dall’Accordo quadro per la Manutenzione.

Gli antichi granai del Foro di Pompei oggi sono il più grande deposito archeologico della città (foto parco archeologico di Pompei)
Ogni giovedì, dal 9 marzo fino al 4 maggio 2023, in due turni di visita per ciascun cantiere – alle 10.30 e alle 12 – per massimo 20 persone per turno, sarà possibile prenotarsi per accedere ad uno dei cantieri, secondo il seguente calendario: 9 marzo, 1° Casa delle Nozze d’argento, 2° Insula Occidentalis (Casa di Castricio e Fabio Rufo); 16 marzo, 1° Casa del Larario, 2° Villa dei Misteri; 23 marzo, 1° Villa San Marco, 2° Villa Arianna; 30 marzo, 1° Terme Femminili del Foro, 2° Parco del polverificio Borbonico ed Essiccatoio; 6 aprile, 1° Manutenzione del verde, 2° Civita Giuliana; 13 aprile, 1° Casti Amanti, 2° Granai del foro; 20 aprile, 1° Scavo IX-10, 2° Quisisana: Museo e Torre Colombaia; 27 aprile, 1° Fontana Piccola, 2° Insula Meridionalis; 4 maggio, 1° Interventi di manutenzione e cura del Sito di Pompei, 2° Oplontis / scavo via dei sepolcri.
Pompei. Gennaio-febbraio con afflusso record: +127% sul 2022, +6% sul 2019. Il direttore Zuchtriegel: “Premiato il lavoro di tutta la squadra. Ora puntare alla Grande Pompei, che mette in rete tutte le aree archeologiche (Boscoreale, Oplontis, Stabia). Ma bisogna migliorare i collegamenti con Napoli”

Visitatori nel foro di Pompei (foto parco archeologico di pompei)
Un inizio da record, quello del 2023, che ha visto aumentare i numeri dei visitatori del parco archeologico di Pompei anche oltre i livelli pre-pandemia. Più 127% rispetto al 2022 (incassi +162%), un aumento del 6% sul 2019 (incassi rispetto al 2019, +19%), complici anche le aperture speciali volute dal ministro Gennaro Sangiuliano come quella del 1° gennaio 2023 e le domeniche gratuite.

Il grande cratere a calice che fungeva da fontana da giardino della villa di Poppea (villa A) di Oplontis (foto parco archeologico pompei)
In salita anche gli afflussi negli altri siti afferenti al Parco, in particolare a Torre Annunziata, dove la villa di Poppea, valorizzata con un nuovo allestimento di statue e reperti provenienti dal complesso noto anche come “villa A”, ha registrato un aumento del 103,26 % (157% nel solo mese di febbraio) rispetto al 2022; ma anche nei siti di Stabiae si è rilevato un aumento del +50% nei primi mesi dell’anno rispetto al precedente. “Non si tratta di un semplice ritorno al pre-Covid”, spiega il direttore Gabriel Zuchtriegel. “Piuttosto vediamo dinamiche del tutto nuove, con ampi gruppi di pubblico che stentano a tornare, in particolare dall’Estremo Oriente, e altri che sono in crescita, tra cui italiani, europei e nordamericani. È una premiazione del lavoro continuo di conservazione, manutenzione, accessibilità e valorizzazione, svolto da una squadra eccezionale di professionisti e collaboratori. La percentuale di case e quartieri fruibili al pubblico oggi a Pompei è la più alta da decenni e con il Consiglio di Amministrazione abbiamo deciso di investire ulteriormente nei servizi di accoglienza, didattica e fruizione per ampliare ancora l’offerta culturale”.

Visitatori nel sito archeologico di Pompei (foto parco archeologico di pompei)
Gli sforzi riguardano anche una maggiore coesione tra i vari siti del Parco, nell’ottica di una “Grande Pompei”, un insieme di aree archeologiche e sedi espositive che vanno collegate sempre di più, sia fisicamente sia culturalmente. Da alcuni mesi, è attivo un servizio di navetta, gestita insieme a EAV e Regione Campania tramite Scabec, che connette Pompei e i siti di Boscoreale, Oplontis e Stabia.

Il servizio navetta “Pompeii ArteBus” da Pompei ai siti archeologici del parco (foto parco archeologico pompei)
“Abbiamo deciso di rendere questo servizio gratuito per tutti i nostri visitatori,” annuncia il direttore. “Ma bisogna ragionare in ottica più ampia. A tal proposito ho scritto una lettera al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, per chiedere un confronto su come possiamo collaborare per migliorare i collegamenti, per esempio con la Circumvesuviana tra Pompei, Napoli e Sorrento, per essere all’altezza del grande interesse che i nostri Beni culturali suscitano in tutto il mondo”. Anche il generale Giovanni Di Blasio, direttore generale del Grande Progetto Pompei, nell’esprimere soddisfazione per la positiva ricaduta sull’intero territorio di tali risultati, sottolinea il lavoro svolto dall’Unità Grande Pompei per l’ulteriore sviluppo e la realizzazione degli interventi del Piano Strategico per la riqualificazione dell’area di interesse del sito seriale UNESCO Pompei, Oplontis, Ercolano: “Le ingenti risorse messe recentemente a disposizione dal CIS Vesuvio-Pompei-Napoli, vanno anche nella direzione di migliorare la qualità dei servizi, ad esempio con il finanziamento di un primo lotto della riconversione della ferrovia Torre Annunziata, Castellammare, Gragnano, passo importante per dotarsi di un collegamento leggero e sostenibile e favorire la rigenerazione del water front. L’obiettivo del Piano Strategico, che si ispira alla logica del Grande Progetto Pompei, è far sì che l’intero distretto possa trarre beneficio dai principali attrattori culturali, primo fra tutti il parco archeologico di Pompei, i cui risultati vanno proprio in questa direzione poiché correlati con una maggior permanenza dei visitatori”.
Castellammare (Na). Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” chiude per cambiare volto: ampliamento e valorizzazione dei depositi e degli spazi espositivi aperti sul paesaggio e le ville romane. Spazio speciale per il Doriforo trafugato, oggi ancora a Minneapolis

Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” all’interno della Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di pompei)

La Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia ospita il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Chiudere per diventare più grandi. Il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia si amplia. Per far ciò, dal 6 marzo 2023, gli ambienti del reale palazzo destinati a museo e depositi dei numerosi reperti provenienti dalle ville del territorio stabiese, saranno chiusi al pubblico per interventi di ampliamento e valorizzazione. Un concept innovativo interesserà i depositi, al fine di renderli sempre più non solo luoghi di conservazione ma anche di fruizione e ricerca, mentre il percorso di visita museale sarà arricchito di ulteriori reperti, approfondimenti e strumenti multimediali. Previsto nel nuovo allestimento anche uno spazio per il Doriforo di Stabia, la statua di eccezionale qualità oggi al Minneapolis Institute of Art (USA) dopo una lunga e travagliata vicenda, ma recentemente oggetto di una richiesta di restituzione da parte dell’Italia, dato che la provenienza stabiese sembra accertata. Contestualmente stanno proseguendo i lavori di riqualificazione e di restauro della Torre Colombaia, punto panoramico ideale per godere delle viste sul golfo di Napoli e il Vesuvio posta al centro del parco monumentale del Palazzo Reale di Quisisana, e dei locali che ospiteranno i servizi aggiuntivi.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il progetto di valorizzazione è a cura del direttore del parco archeologico Gabriel Zuchtriegel e di Maria Rispoli, responsabile del Museo, in collaborazione con la Scuola Superiore Meridionale dell’università Federico II di Napoli. “L’ampliamento del museo e la sistemazione dei depositi”, sottolinea il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, “ha l’obiettivo di rendere questi luoghi un polo museale di eccellenza a Castellammare di Stabia, integrando l’offerta culturale e il circuito archeologico dell’antica Stabiae, in rete con Villa San Marco e Villa Arianna, esempi straordinari ville romane aristocratiche sul pianoro di Varano. Per la valorizzazione di tutta l’area stabiese il Parco sta investendo tanto anche in termini di nuovi scavi a Villa San Marco, restauri e progetti di miglioramento dell’accessibilità delle ville”.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
I depositi archeologici, distribuiti su una superficie di circa 400 mq, un tempo destinati alle scuderie reali e a locali di servizio, ospiteranno circa 8000 reperti provenienti dagli scavi effettuati negli anni Cinquanta dal preside D’Orsi presso l’antica Stabiae. Gli ambienti, accessibili al pubblico, sono stati progettati dall’arch. Lorenzo Greppi come spazi di lavoro e di fruizione, luoghi di conservazione e di ricerca: postazioni di lavoro ibride, adatte alla consultazione, allo studio, all’esame dei reperti con scaffalature, cassettiere, rastrelliere porta-affreschi, un laboratorio di pronto intervento per il restauro, touch screen per la consultazione digitale dei reperti.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il percorso esistente del museo Archeologico sarà invece arricchito da presidi didattici e da strumenti multimediali con focus di approfondimento sul territorio dell’antica Stabia e sull’ager stabianus, sulle direttrici commerciali e sulle traiettorie segnate dai luoghi di culto. L’elemento nuovo è rappresentato dall’apertura del museo al paesaggio: sarà indagato il rapporto dialettico tra quest’ultimo e le ville marittime del pianoro di Varano. Ampio spazio all’allestimento delle lussuose diaetae (ambienti di soggiorno) di Villa Arianna e alla porticus triplex di Villa San Marco, quale spazio proiettato sul mare e incorniciato dai verdi pendii dei monti Lattari. La nuova sezione sarà allestita con reperti inediti, per cui è iniziata un’intensa attività di restauro a partire dall’anno scorso.
A Pompei si torna a scavare: avviate le ricerche nell’Insula 10 della Regio IX (area centrale del sito) con l’obiettivo di migliorare la conservazione, rimodulando il fronte di scavo e acquisire nuovi dati archeologici. Ecco i primi risultati

Veduta da drone dell’Insula 10 della Regio IX del sito di Pompei oggetto di nuove ricerche e scavi (foto parco archeologico pompei)

Scavi archeologici nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (foto parco archeologico pompei)
Nella mappa ufficiale del sito di Pompei la Regio IX è definita “la città che non ti aspetti”. Qui, lungo via di Nola, sulla quale si affacciano le già note Terme Centrali, Casa di Obellio Firmo e Casa dei Pigmei, riportate alla luce nel corso degli scavi dei secoli scorsi, si sta nuovamente scavando nell’Insula 10 della IX Regio, in un’area estesa per circa 3200 mq, quasi un intero isolato della città antica sepolta nel 79 d.C. dal Vesuvio. Il progetto si inserisce in un più ampio approccio che, sviluppato durante gli anni del Grande Progetto Pompei, mira a rettificare e risolvere i problemi idrogeologici e conservativi dei fronti di scavo, ovvero il confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Quest’ultima ammonta a circa 15 ettari di isolati e case ancora sepolti sotto lapilli e cenere, quasi un terzo dell’abitato antico.
“Scavare a Pompei è un’enorme responsabilità”, dichiara il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel . “Lo scavo è un’operazione non ripetibile, quello che è scavato lo è per sempre. Perciò bisogna documentare e analizzare bene ogni reperto e tutte le relazioni stratigrafiche e pensare sin da subito a come mettere in sicurezza e restaurare quello che troviamo”.

Scavi archeologici nell’Insula 10 della Regio IX di Pompei (foto parco archeologico pompei)
L’impostazione del nuovo scavo, ubicato nell’Insula 10 della Regio IX, lungo via di Nola, è dunque la stessa già attuata nello scavo della Regio V durante gli anni 2018-2020 che, sotto la direzione dell’allora direttore, Massimo Osanna, ha visto emergere la casa di Orione, la casa con Giardino e il Thermopolium. Oltre a migliorare le condizioni di conservazione e tutela delle strutture millenarie attraverso una sistemazione dei fronti di scavo, da sempre elementi di vulnerabilità a causa della pressione del terreno sui muri antichi e del deflusso delle acque meteoriche, i nuovi scavi si avvalgono dell’impiego delle diverse professionalità dell’archeologia, tra cui archeologi, archeobotanici, vulcanologi numismatici, topografi antichi, oltre ad architetti, ingegneri e geologi, per trarre il massimo di informazioni e dati dalle operazioni di indagine stratigrafica.

Le ricerche dell’Insula 10 nella Regio IX di Pompei: lo scavo della superficie dell’area (foto parco archeologico pompei)
Lo scavo è ancora all’inizio, ma cominciano già ad affiorare le creste murarie dei piani superiori degli edifici antichi, tra cui una casa, trasformata nelle sue ultime fasi in fullonica (lavanderia) e scavata già intorno al 1912, e una casa con forno e cella superiore. Nei livelli ancora più alti, gli archeologi hanno documentato una serie di buche praticate nel terreno in anni forse più recenti e presumibilmente funzionali all’utilizzo agricolo del terreno o forse legati alle attività di cava di lapilli che subì l’area in epoca moderna.

Il Teatro Grande di Pompei nel dipinto del pittore settecentesco Jacob Philipp Hackert (foto parco archeologico pompei)
Vedute sette-ottocentesche, come si vede nel dipinto di Jacob Philipp Hackert, mostrano come il plateau al di sopra degli scavi fosse adibito a diverse coltivazioni agricole, tra zone boscose e edifici rurali, e serre di agricoltori erano ancora presenti fino al 2015. Un paesaggio, quello storico dei decenni della riscoperta di Pompei, che il Parco vuole valorizzare e raccontare anche attraverso un altro progetto che punta alla riqualificazione delle aree verdi del sito e dei suoi dintorni. Proprio in queste settimane è in corso la procedura di selezione di un partner per la coltivazione dei vigenti del Parco nell’ambito di un partenariato pubblico-privato, che prevede l’ampliamento delle aree coltivate, e in futuro anche la messa a regime di uliveti, frutteti e orti sociali.
Pompei. Alla Domus della Caccia Antica concluso il primo “cantiere pilota di monitoraggio e schedatura conservativa” con il supporto degli studenti dell’università di Torino. Zuchtriegel: “Cambierà la nostra visione di come si evolve il sito”

Studenti dell’università di Torino monitorano la Casa della Caccia Antica a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Pompei testa un nuovo sistema di monitoraggio del sito con il supporto degli studenti dell’università di Torino. In questi giorni si è infatti concluso il primo “cantiere pilota di monitoraggio e schedatura conservativa” presso la Domus della Caccia Antica, con gli studenti dell’università di Torino afferenti al Corso di laurea magistrale in Conservazione e Restauro dei Beni culturali, al Dottorato in Scienze archeologiche, storiche, storico artistiche e al Corso magistrale in Archeologia e Storia antica. Consolidare lo stato di conservazione del sito di Pompei, raggiunto con il Grande Progetto Pompei, è l’obiettivo del sistema di monitoraggio e manutenzione programmata che il Parco sta sviluppando e sperimentando in questi mesi. Ai fini della conservazione e di tutte quelle analisi propedeutiche al rilevamento dello stato delle strutture archeologiche e degli apparati decorativi, il Parco sta coinvolgendo sempre più le Università e gli studenti in progetti “di monitoraggio e schedatura”, con l’obiettivo di ricevere supporto per le numerose attività sul campo e al contempo favorire la formazione diretta dei giovani studenti.

Studenti dell’università di Torino monitorano la Casa della Caccia Antica a Pompei (foto parco archeologico pompei)
“Per tutelare il patrimonio bisogna fare manutenzione programmata, che a Pompei già si fa da quasi un decennio”, sottolinea il direttore generale Gabriel Zuchtriegel. “Ma per farlo in maniera sempre più efficace bisogna sapere dove intervenire in maniera preventiva. E per saperlo, in un sito con 45 ettari e più di 10mila ambienti, molti con affreschi e mosaici, non si può fare a meno di piattaforme e tecnologie digitali. Vogliamo dotare Pompei di un sistema di monitoraggio che sarà strettamente legato alle attività di manutenzione programmata e agli interventi quotidiani di cura del patrimonio. Per comprendere cosa significa, immaginate che invece di navigare lungo le coste conosciute, i marinai cominciano a orientarsi grazie alle stelle e a disegnare carte nautiche, accedendo così a un tipo di conoscenza che cambia la loro visione e permette loro di spingersi al di là del dato empirico, nel mare aperto”.

Studenti dell’università di Torino monitorano la Casa della Caccia Antica a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Gli strumenti e il sistema di acquisizione dei dati sono stati messi a punto dai funzionari del Parco e nell’ambito di un accordo attuativo finalizzato al monitoraggio del sito di Pompei, vengono testati dagli studenti grazie a un’attività di survey dello stato di conservazione e schedatura conservativa, in questo caso della Domus della Caccia Antica, l’importante complesso archeologico già oggetto di studio e parte dei progetti di ricerca sviluppati a Pompei dall’università di Torino e dal Centro Conservazione e Restauro (CCR) “La Venaria Reale”, a partire dal 2016. Gli studenti sono coordinati da Diego Elia (Dip. di Studi Storici, UniTO) e Daniele Castelli (Dip. di Scienze della Terra, UniTO), da Michela Cardinali (CCR-Laboratori di restauro e Scuola di Alta Formazione) e Arianna Scarcella (CCR-SAF), e sono coinvolti quotidianamente in momenti di confronto con i Funzionari del Parco Archeologico ed i diversi consulenti specialistici per l’analisi interdisciplinare dei manufatti e di condition reporting delle Domus. L’attività didattica ha ricevuto il sostegno dell’Associazione Amici della Reggia e del Centro di Restauro “La Venaria Reale”.

Il team con gli studenti dell’università di Torino che ha monitorato la Casa della Caccia Antica a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Il coordinamento dell’attività e del sistema di acquisizione dati, che prevede anche voli mensili di un drone che fotografa l’intero sito dall’alto, è a cura del Parco archeologico di Pompei: ing. Vincenzo Calvanese (responsabile Ufficio Tecnico), ing. Alessandra Zambrano, dott. Antonino Russo e arch. Raffaele Martinelli, mentre gli interventi di manutenzione sono coordinati dall’arch. Arianna Spinosa sulla base di una programmazione annuale che si prevede essere sempre più accurata grazie ai dati acquisiti. Il progetto si avvale inoltre della collaborazione di un gruppo del Dipartimento di Ingegneria civile dell’università di Salerno, coordinato dal prof. ing. Luigi Petti. “Oggi la qualità del dato non è più il problema”, conclude il direttore, “considerando che abbiamo delle possibilità mai avute nella storia dell’archeologia e del restauro, dai microsensori ai satelliti. La sfida sta nel selezionare i dati significativi e nell’integrarli in un processo operativo che passa dalla conoscenza direttamente all’intervento. Si tratta di una questione sistemica per cui siamo contenti di avere al nostro fianco le università che fanno ricerca in questo ambito, altamente dinamico e interdisciplinare per definizione”.
Pompei. Il parco regala un San Valentino speciale agli abbonati MyPompei: visita esclusiva al cantiere di restauro in fase di completamento della Casa delle Nozze d’argento, maestosa domus pompeiana ricca di decorazioni

Il cantiere di restauro della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)
Il parco archeologico di Pompei regala un San Valentino speciale a tutti i possessori o i nuovi acquirenti dell’abbonamento “MyPompeii” che il 14 febbraio 2023, per la giornata di San Valentino, potranno accedere al cantiere di restauro in fase di completamento della Casa delle Nozze d’argento, maestosa domus pompeiana ricca di decorazioni, prossima all’apertura. Ai partecipanti saranno illustrati in anteprima i dettagli di un cantiere complesso, ormai quasi al termine, che ha interessato la messa in sicurezza delle strutture, il rifacimento di tutte le coperture e il restauro degli apparati decorativi di una domus aristocratica tra le più solenni di Pompei.

Ambiente affrescato della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)

MyPompeii card, abbonamento annuale al parco archeologico di Pompei
La “My Pompeii Card” è la tessera con validità annuale, del costo di 35 euro (8 euro per gli under 25) + 1,50 di prevendita online, che dà diritto all’ingresso in tutti i siti del Parco archeologico di Pompei (Pompei, Villa di Poppea/Oplontis, Antiquarium di Boscoreale e Villa Regina, Ville di Stabia e Museo archeologico di Stabia Libero D’Orsi/Reggia di Quisisana), oltre ad offrire l’opportunità di partecipare a visite straordinarie o iniziative speciali del Parco. I possessori della card saranno contattati dallo staff MyPompeii o potranno dare direttamente la loro adesione alle visite di San Valentino inviando una mail a mypompeiicard@cultura.gov.it, dove riceveranno tutti i dettagli per l’appuntamento.

Dettaglio di pareti affrescate della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Amorini che giocano: dettaglio di un affresco della Casa delle Nozze d’Argento a Pompei (foto parco archeologico pompei)
La casa che deve il suo nome alla visita dei reali Umberto I e Margherita di Savoia nel giorno della celebrazione delle loro nozze d’argento del 1893, si caratterizza per le imponenti soluzioni architettoniche, come le altissime colonne corinzie in tufo dell’atrio (sala di ingresso), ma anche il giardino colonnato (peristilio) cosiddetto di tipo rodio, cioè con il lato settentrionale più alto degli altri, scelta architettonica documentata anche in altre case pompeiane come nella Casa degli Amorini Dorati. Le fontane inserite in tutti i settori, il bagno riscaldabile con vasche all’aperto e i due giardini ai fianchi est e ovest dell’edificio, dovevano consentire una confortevole residenza all’interno del complesso. Per quanto riguarda il proprietario dell’edificio, mentre nulla è certo per la prima fase di vita dell’abitazione è invece molto probabile che, almeno a partire dall’età claudia, questa fosse di proprietà di Lucius Albucius Celsus I (edile in carica negli anni 33-34 d.C.) il quale dovette lasciarla poi in eredità al figlio Lucius Albucius Celsus II (nato tra il 50 ed il 60 d.C. e candidato alla carica di edile tra il 76 ed il 79 d.C.). La casa fu scavata nel 1883, tra il 1891 e il 1893 e ancora nel 1907-’08.
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