Pompei. Primi quattro video “Lungo le strade di Pompei” con sottotitoli in italiano per la massima inclusione alla fruizione del patrimonio. Ilaria Donati (CoopCulture) ci fa conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica e la Fullonica

Il Parco archeologico di Pompei in occasione della “Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità” in programma il 3 dicembre 2020 aveva proposto una serie di iniziative per promuovere l’importanza dell’accesso al patrimonio culturale secondo i principi della massima inclusione di ciascun cittadino, senza limitazioni o distinzioni. Tra queste la rubrica “Lungo le strade di Pompei” , che settimanalmente illustra i principali edifici di Pompei, attraverso il racconto di una guida, con la collaborazione di CoopCulture nell’ambito delle attività didattiche del Parco. I video sono sottotitolati in italiano, con l’auspicio di rendere più immediata la comprensione alle persone con difficoltà uditive e garantire la massima inclusione di tutti i cittadini alla fruizione del patrimonio culturale. Ecco i primi quattro video: Ilaria Donati, guida di CoopCulture, ci accompagna a conoscere il Foro, l’Edificio di Eumachia, la Basilica, e la Fullonica.
Il Foro. “Siamo a Pompei, un sito che non ha bisogno di presentazioni”, spiega Ilaria Donati. “La conosciamo in tutto il mondo come la città romana seppellita dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Iniziamo la visita dal Foro, il luogo più importante della città, dove si svolgevano quelle attività civiche, di incontro, di scambio, politico, giudiziario e soprattutto commerciale e religioso. Su un lato corto c’è il Capitolium, infatti, il tempio più importante della città, dedicato alla triade capitolina: Giove, Giunone e Minerva, di cui erano esposte le statue. Questo ampio spazio rettangolare era posto sul crocevia di strade importantissime: verso Nord la via portava alle saline, verso Sud al porto. Qui si sviluppa il centro civico intorno al quale vi erano templi, come il tempio di Apollo e il già citato Capitolium al centro, e poi le botteghe, il Macellum, importante mercato con la rivendita del pesce, il tempio dedicato al culto imperiale e l’edificio di Eumachia, un edificio molto importante di cui parleremo nella prossima clip”.
L’Edificio di Eumachia. “L’edificio di Eumachia”, ricorda Ilaria Donati, “affacciava sul Foro. Eumachia era una sacerdotessa di Venere, come lei stessa dichiara nell’iscrizione che era sulla fronte dell’edificio; e lei stessa, a sue spese, e a nome del figlio, dedica questo luogo ai cittadini. Si tratta di una grande area rettangolare con un’abside sul fondo dove doveva essere la statua di culto dedicata alla Concordia cui questo luogo era dedicato. Alle spalle dell’esedra, dove era la statua di culto, vi era un criptoportico dove è stata ritrovata la statua di Eumachia, oggi conservata al museo Archeologico di Napoli. Il luogo era probabilmente un luogo di fiera. È stato ipotizzato che fosse il riferimento per i fullones, cioè coloro che trattavano i tessuti, li sgrassavano, li lavavano; e probabilmente questa corporazione aveva come riferimento cultuale Eumachia. All’ingresso dell’edificio si trova un piccolo ambiente con un pianerottolo sotto il quale era impostata una grande giara, un dolium, dentro il quale si ipotizzava si raccogliessero le urine che poi i fullones potevano utilizzare per i trattamenti dei tessuti. In realtà, molto probabilmente, leggendo Vitruvio, sappiamo che questo luogo si utilizzava per dare annunci al pubblico. Quindi l’araldo sedeva sul pianerottolo e sfruttava l’amplificazione data dalla giara per far sentire la propria voce e dare annunci. All’ingresso di questo edificio si trovavano nicchie con le rappresentazioni di Enea e Romolo e le relative iscrizioni che elogiavano le loro gesta: quindi qualcosa che aveva riferimento diretto alla città di Roma, al Portico di Ottavia, dove riscontriamo molte corrispondenze. L’ingresso è ancora decorato con uno splendido portale in marmo pentelico con un fregio a girali d’acanto, una decorazione di una natura abitata che dà il senso dell’età dell’oro e della vita che era celebrata proprio durante l’età augustea: non è un caso che questa decorazione abbia un diretto riferimento proprio nell’Ara Pacis a Roma”.
La Basilica. “Nell’angolo sud-occidentale del Foro”, riprende Ilaria Donati, “si apre un grande edificio detto Basilica. Il nome ci riporta alle nostre chiese, alle chiese paleocristiane, che proprio a questa tipologia di edificio romano si sono ispirate, cioè un grande ambiente diviso in navate da grandi colonne, come si vede bene anche a Pompei. La Basilica è il luogo dove i Romani discutevano le cause civili, quindi un tribunale. Il tribunale era nella parte superiore dell’edificio, mentre in quella inferiore c’era una grande piazza porticata, dove presumibilmente vi erano attività commerciali, scambi, incontri. Immaginiamoci questo luogo come tra i più brulicanti della città di Pompei. L’edificio è ancora decorato in primo stile. È qui che si conserva quello stile che è andato perduto nella maggior parte della città per effetto del terremoto del 62 d.C. che ha semidistrutto questa città e portato alla ristrutturazione di quasi tutti gli edifici. Invece qui il primo stile, con la sua finta incrostazione marmorea, si conserva. Si conserva anche un graffito, una piccola curiosità, di un lettore stanco che prende in giro i politici e dichiara: mi meraviglio muro che non sei caduto sotto il peso delle sciocchezze”.
La Fullonica. “La Fullonica”, spiega Ilaria Donati, “era la lavanderia di Pompei, che prende il nome dai Fullones, coloro che si occupavano di sbiancare e sgrassare i tessuti. Per questo una domus è stata trasformata dal proprietario Stephanus in una lavanderia. In che modo? L’impluvium, ovvero la vasca bassa che caratterizzava l’atrio delle case romane, è stato rialzato ed è diventato una vasca per lavare i panni. La parte superiore del tetto, che normalmente è a scivolo per la raccolta dell’acqua piovana, è stato chiuso ed è diventato una terrazza per asciugare i panni. L’oecus, la stanza del soggiorno, ha perso la sua funzione, ancorché elegantemente decorato ha cambiato la sua funzione, e il viridarium (il giardino), ovvero la parte posteriore della casa, è diventato il luogo dove c’erano le vasche per lasciar decantare e sgrassare i panni. Questa centralità della bottega, che si trova proprio nel cuore di via dell’Abbondanza, indica quanto fossero importanti le attività tessili, tra le quali anche le botteghe tintorie e le concerie, e quanto questa corporazione dei Fullones fosse importante per l’economia della città. Con l’idea di offrire ai visitatori un museo a cielo aperto, è stata riprodotta la cucina utilizzata dai Fullones. Vediamo il piano di cottura sul quale era la brace con le pentole poste sui treppiedi, ancora pentole appese alle pareti, e tutto quello che era necessario per cucinare un buon pranzo nei momenti di pausa dal lavoro”.
OLTRE TUTTO, il Capodanno in streaming della città di Roma, un’esperienza da vivere unicamente in digitale. Dal Colosseo all’Ara Pacis più di venti artisti tra performance artistiche e musicali, e spettacolari installazioni
Mancano due giorni a OLTRE TUTTO, il Capodanno in streaming della città di Roma, un’esperienza da vivere unicamente in digitale ma fatta di emozioni reali. Tra performance artistiche e musicali, e spettacolari installazioni, OLTRE TUTTO sarà il modo per immaginare insieme l’anno che verrà. OLTRE TUTTO è promosso da assessorato alla Crescita culturale nell’ambito di ROMA Culture in collaborazione col ministero dei Beni e Attività culturali e del Turismo e col parco archeologico del Colosseo, Accademia nazionale di Santa Cecilia, Casa del Cinema, Fondazione Cinema per Roma, Fondazione Musica per Roma, Azienda speciale Palaexpo, Romaeuropa Festival, Teatro dell’Opera di Roma, associazione Teatro di Roma, con il supporto di Acea Gruppo, con la regia e il coordinamento artistico di Francesca Macrì e Claudia Sorace, con il coordinamento organizzativo di Zetema Progetto Cultura srl.
OLTRE TUTTO è un’esperienza completamente digitale che ci accompagnerà nel 2021. Dal Colosseo all’Ara Pacis, a palazzi storici, performance artistiche e culturali in streaming su www.culture.roma.it e sulla pagina Facebook Culture Roma e del Parco archeologico del Colosseo la notte del 31.12 dalle 22, con Manuel Agnelli feat. Rodrigo d’Erasmo, Carl Brave, Diodato, Elodie, Tim Etchells, Gemitaiz, Michela Murgia, Gianna Nannini, Alfredo Pirri, Radio India, Tomàs Saraceno, Francesco Bruni, Chiara Caselli, Mauro Covacich, Adriana Ferreira, Chiara Francini, Fratelli d’Innocenzo, Augusta Girardi, Maria Giovanna Luini, Sandra Savaglio, Igiaba Scego, Chiara Valerio, e il Laboratorio di Scenografia del Teatro dell’Opera di Roma.
“State sul divano, ma almeno festeggiamo insieme!” è l’invito di Manuel Agnelli a seguire il Capodanno di Roma. La voce di Manuel Agnelli e il violino di Rodrigo D’Erasmo nel cuore rinascimentale di Roma: Palazzo Braschi.
L’evento digitale della notte di Capodanno di Roma tocca anche il Parco archeologico del Colosseo: Diodato si esibirà nel cuore del Palatino, tra le alte mura dello Stadio degli Imperatori. La voce calda e avvolgente di Diodato risuonerà così al centro dei sette colli.
Centenario della Grande Guerra. Vittorio Veneto apre gli otto mesi del programma di eventi “1918. Quando scoppia la pace” con la mostra archeologica “Pax Romana”: reperti proposti dal Mann per raccontare quel periodo durato ben due secoli, di concordia, sviluppo e pace, reso possibile dalla politica di Augusto

Manifesto delle mostre collaterali a Vittorio Veneto nel programma “Quando scoppia la pace – Ospiti in Pinacoteca”
Una mostra archeologica apre a Vittorio Veneto il ricco programma, riassunto nel titolo “1918. Quando scoppia la pace”, nell’ambito del centenario della Grande Guerra, con l’obiettivo di commemorare l’atto finale del conflitto: quello della battaglia conclusiva e vittoriosa, nota al mondo come la “Battaglia di Vittorio Veneto”. Un momento cruciale della nostra storia di cui si vuole mettere in luce il significato più profondo, riflettendo e ricordando a più livelli e sotto differenti aspetti, il momento della fine dei combattimenti, lo sguardo al futuro e alla speranza e la pacificazione; il momento della ricostruzione da un lato e del compianto dall’altro. Il programma, che animerà la città per i prossimi otto mesi fino alla solenne giornata del 4 novembre – con musica, arte, cinema, sport, convegni, conferenze, raduni d’associazioni d’arma ecc. – si è aperto il 20 e il 21 aprile 2018 con due appuntamenti culturali di particolare rilievo. Il 20 sera, al teatro Da Ponte, l’imperdibile esecuzione di un‘opera dal titolo “Eroi sono quelli che costruiscono la pace” – esempio di come la musica sappia parlare, come non mai, dei sentimenti e delle emozioni di guerra e di pace – eseguita una sola volta dalla sua ideazione, nel 2015 al teatro La Fenice di Venezia.

La statua della Concordia Augusta (I sec. d.C,), oggi al Mann, proveniente dall’edificio di Eumachia, sacerdotessa di Venere, fatto costruire da Augusto a sue spese nel foro di Pompei
Il giorno successivo invece, il 21 aprile, riflettori puntati sul primo appuntamento del progetto “Quando scoppia la pace – Ospiti in Pinacoteca” che propone tre omaggi d’arte a Vittorio Veneto, ciascuno con il significativo prestito di un’opera d’arte iconica o di un nucleo sceltissimo di opere, da parte di un importante museo italiano, intorno al tema guerra/pace, ovvero al passaggio a quella nuova condizione emotiva e sociale determinata dalla fine di un conflitto. Il progetto vuole indagare i risvolti che la tematica ha assunto, dall’antichità ai tempi più moderni, nelle sue diverse manifestazioni storico-artistiche. L’arte diventa dunque un ulteriore veicolo di riflessione sul tema della pacificazione, della fine dei conflitti e del rapporto tra Guerra e Pace. Il primo omaggio – più che mai evocativo, dedicato alla “Pax Romana” – è quello del Mann, il museo Archeologico nazionale di Napoli, autentico “tempio” dell’arte classica tra i più ammirati e importanti al mondo, custode tra l’altro dell’eccezionale Collezione Farnese e dei numerosi ritrovamenti di Pompei ed Ercolano. Il lungo periodo di pace e di concordia universale che caratterizza i primi due secoli dell’Impero, tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I secolo d.C., è accompagnato dal programma di rinnovamento politico, culturale e religioso di Augusto testimoniato anche dall’arte. A Vittorio Veneto l’eccezionale esposizione di 4 reperti romani di grande valenza storico-culturale, tra cui spicca la grande statua di culto, personificazione della Concordia Augusta, databile agli inizi del I secolo d.C., che si trovava nell’edificio di Eumachia, sacerdotessa di Venere e patrona dei fullones (tintori), fatto costruire da Augusto a sue spese nel foro di Pompei.

Puteale in marmo (inizio I secolo d.C.) con tralci di vite che si rifanno alle decorazioni dell’Ara Pacis, conservato al Mann
La mostra “Pax Romana. Omaggio dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli”, aperta fino all’8 luglio 2018, alla galleria civica di Arte medievale, moderna e contemporanea “Vittorio Emanuele II” a Vittorio Veneto, con il supporto di Marialucia Giacco, funzionario archeologo del Mann, presenta dunque quattro opere altamente evocative di quella che Seneca definì la Pax romana, ovvero quel periodo durato ben due secoli, di concordia, sviluppo e pace, reso possibile dalla politica di Augusto. La Pax Augustea era intesa, innanzitutto, come securitas che viene a coincidere con la fine delle guerre civili: un senso di sicurezza generalizzato e la certezza del diritto al benessere e alla prosperità economica. Era l’avvio della cosiddetta Età dell’oro (Aurea Aetas), emblematicamente rappresentata dal monumento simbolo dell’età augustea, l’Ara Pacis Augustae, i cui motivi decorativi si diffonderanno rapidamente ben oltre Roma, anche come segno di adesione e omaggio nei confronti del princeps e del nuovo regime politico da lui instaurato.

Lastra campana in terracotta: Perseo-Ottaviano offre la testa di Medusa-Cleopatra alla dea Atena, evocando la pacificazione universale dopo la battaglia di Azio del 31 a.C.
Esposti a Vittorio Veneto ci sono dunque quattro reperti: un Puteale in marmo (bacino per la raccolta dell’acqua), degli inizi del I secolo d.C. con tralci di vite: un motivo che connota l’abbondanza e il benessere, derivante dal fregio posto sul lato anteriore dell’Ara Pacis Augustae, l’altare che – com’è noto – Augusto dedicò nel 9 a.C. proprio alla Pace. Quindi si può ammirare una bella Lastra campana in terracotta dal forte significato politico: Perseo – al centro della scena – identifica Ottaviano, Medusa è Cleopatra, l’ultima regina d’Egitto, mentre l’offerta della testa di Medusa ad Atena evoca la pacificazione universale garantita dalla battaglia di Azio del 31 a.C. A partire dall’età augustea la dea Fortuna inizia a essere raffigurata con patera e cornucopia, attributi che la caratterizzano quale dea della Concordia o Abbondanza. In tal modo appare nel medaglione in argento proveniente da Pompei e databile tra il 50 e il 79 d.C., altro prestito prestigioso del Mann. La Fortuna è una divinità spesso associata alla figura di Augusto e la patera e i frutti della terra raccolti nel corno sono i simboli della pace e della ricchezza dei tempi. Infine, imponente nei suoi due metri di altezza, eccola la statua della Concordia in marmo (inizi del I secolo d.C.) figura che in età romana simboleggiò la fedeltà di tutto l’esercito verso l’imperatore. Questo esemplare proviene dall’edificio di Eumachia a Pompei e anche in questo caso la cornucopia è simbolo di abbondanza che richiama i tempi di pace e dell’età augustea.
Passeggiata virtuale nella Roma antica: primo tour immersivo con la ricostruzione animata e interattiva del Colosseo in 3D. Testi del prof. Filippo Coarelli
Passeggiata nella Roma antica con il Colosseo che rinasce in 3D, come in una vera macchina del tempo. Ecco sulla piazza l’enorme statua dell’imperatore Nerone, il cui nome sarebbe stato associato per sempre all’anfiteatro Flavio, e la folla che accorre festante, nei sotterranei tra le segrete e i gladiatori che provano le loro mosse letali, nell’arena il leone che gira vorticosamente legato alla catena e poi lo sguardo in alto a vedere l’enorme velario che si chiude a fare ombra al popolo romano pronto per lo spettacolo circense. Dopo l’Ara Pacis e la Domus Aurea arriva il primo tour immersivo in 3D anche al Colosseo. Il progetto, ideato dal tour operator Ancient & Recent, permette ai visitatori del Colosseo, accompagnati da guide turistiche autorizzate iscritte al primo sistema di booking online Evolved Guide, di usufruire durante la visita culturale di un’esperienza completamente immersiva virtuale, multimediale e multisensoriale: si scopriranno la cultura, la religione e la vita quotidiana; dagli insediamenti dei primi abitanti della città eterna agli spettacoli del Colosseo.
Attraverso la ricostruzione in 3D del Colosseo, integrata di una accurata descrizione audio, riproduzioni e animazioni storiche di combattimenti, si cammina in modalità “live” all’interno del Colosseo (ingresso, arena, sotterranei), come se si fosse realmente nel I sec. d.C. I visitatori, indossando dei visori VR che grazie a un software multilingue integra una ricostruzione storica 3D animata e interattiva con contenuti audio curati dal professor Filippo Coarelli, verranno letteralmente trasportati indietro nel tempo. “Studi scientifici”, spiegano Guido Germano Gerace e Cristina Antal, gli ideatori di Live Ancient Rome Tour, “dimostrano che dopo due settimane, il cervello umano tende a ricordare il 10% di ciò che si legge, il 20% di quello che sente, ma il 90% di ciò che fa o simula. Applicando questo concetto di learning VR, Ancient & Recent permette ai suoi turisti di poter ricordare molto di più e per maggior tempo. L’opera realizzata, finanziata anche dalla Regione Lazio, ha richiesto oltre un anno di lavoro tra storici, assistenti e programmatori game 3D ed è stata anche apprezzata dal ministro Dario Franceschini che ha avuto occasione di provarlo al salone di Ferrara”. Completata l’esperienza virtuale, la guida accompagna i visitatori all’interno del monumento antico più famoso e meglio conservato al mondo, il Colosseo, simbolo di Roma e tutta Italia, costruito per ospitare dalle 50mila alle 75mila persone.
Una volta finita “l’avventura” all’interno del Colosseo, la guida turistica ti accompagna tra il trionfo degli imperatori: ai Fori Romani, costruiti per glorificare il loro potere. Passando direttamente dai Fori Romani si arriva al Palatino, la casa di Romulus, fondatore di Roma, un vero e proprio museo a cielo aperto, e uno dei sette colli di Roma, che conserva, stratificato, la storia degli insediamenti romani: case, templi e molti altri luoghi della vita quotidiana. Partenza ogni giorno alle 9 eccetto 1° gennaio, 1° maggio e Natale. Sul sito http://www.ancientandrecent.com è possibile trovare tutte le informazioni: il tour immersivo dura una ventina di minuti ed è inserito in una visita di oltre 3 ore tra Colosseo, Foro e Palatino che si può effettuare a piedi o in Segway in gruppi di 12 persone al massimo.
Il Mausoleo dell’imperatore Augusto a Roma aperto eccezionalmente al pubblico nei sabati di giugno. Poi finalmente inizierà il restauro nell’ottantesimo anno della sua chiusura
L’annuncio della soprintendenza Capitolina non può che far piacere: il mausoleo di Augusto a Roma nel mese di giugno 2016 sarà aperto eccezionalmente al pubblico per un ciclo di visite guidate. “L’iniziativa”, spiegano, “che si inserisce nell’ambito delle attività didattiche promosse dalla soprintendenza Capitolina nei monumenti e nelle aree archeologiche di Roma Capitale, costituisce una opportunità unica offerta ai cittadini per vedere il Mausoleo prima che l’imminente restauro ne rinnovi l’antico splendore per riportarlo a nuova vita”. L’ingresso al monumento e le visite guidate saranno gratuite e verranno effettuate, tutti i sabati di giugno alle 11, da funzionari archeologi della soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Le date previste per le visite sono: 4, 11, 18 e 25 giugno sempre alle 11. La prenotazione è obbligatoria allo 060608 (max 30 persone per ciascun gruppo), a partire dalla settimana precedente la data prevista per la visita. Il sito presenta barriere architettoniche.

Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) è il più grande sepolcro circolare che si conosca
Dunque sembra proprio che stavolta il restauro del più grande mausoleo circolare giuntoci dall’antichità parta davvero. Sembrava infatti già fatta a ottobre 2015 quando, dopo anni di annunci, si era aperta la gara per la prima tranche di lavori al Mausoleo di Augusto. Forte dei 6 milioni di euro messi a disposizione dalla Fondazione Telecom – in aggiunta ai 4,2 milioni di fondi comunali e statali già stanziati -, il Campidoglio aveva annunciato l’inizio del cantiere per “gennaio 2016” e l’apertura al pubblico “nel marzo 2017”. Ma un nuovo “ostacolo” aveva fatto slittare ora a data da destinarsi dell’avvio dei lavori, per un restauro che aveva già mancato clamorosamente – nonostante le promesse – l’appuntamento con le celebrazioni del bimillenario della morte di Augusto, nell’agosto del 2014 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2014/08/17/bimillenario-di-augusto-il-19-agosto-ara-pacis-a-colori-aperta-fino-a-mezzanotte-insieme-alla-mostra-larte-del-comando/). Per il sepolcro del primo imperatore gli anni del degrado e dell’abbandono, insomma, continuano, nell’ottantesimo anniversario della sua chiusura al pubblico. In una “maledizione” già evocata il 19 agosto 2014 quando, proprio nel giorno del bimillenario e delle visite guidate straordinarie al Mausoleo che ne avrebbero dovuto ricordare i fasti, una conduttura dell’acqua si ruppe e allagò il fossato intorno al monumento, portando tristemente a galla, davanti agli occhi del mondo, erbacce e rifiuti.
La costruzione del Mausoleo nell’area settentrionale del Campo Marzio (all’epoca non ancora urbanizzato, ma già in precedenza occupato dai sepolcri di alcuni uomini illustri) fu iniziata da Ottaviano Augusto nel 28 a.C., al ritorno dalla campagna militare in Egitto, conclusasi con la vittoria di Azio del 31 a.C. e la sottomissione di Cleopatra e Marco Antonio. Lo storico greco Strabone descrisse il monumento come “un grande tumulo presso il fiume su alta base di pietra bianca, coperto sino alla sommità di alberi sempreverdi; sul vertice è il simulacro bronzeo di Augusto e sotto il tumulo sono le sepolture di lui, dei parenti, dietro vi è un grande bosco con mirabili passeggi”. Il Mausoleo con il suo diametro di 300 piedi romani (circa m 87) – spiegano gli archeologi della soprintendenza capitolina -, è il più grande sepolcro circolare che si conosca. Il monumento si componeva di un corpo cilindrico rivestito in blocchi di travertino, al centro del quale si apriva a sud una porta preceduta da una breve scalinata; in prossimità dell’ingresso, forse su pilastri, erano collocate le tavole bronzee con incise le Res Gestae, ovvero l’autobiografia dell’imperatore, il cui testo è trascritto sul muro del vicino Museo dell’Ara Pacis. Nell’area antistante erano collocati due obelischi di granito, poi riutilizzati uno in piazza dell’Esquilino, alle spalle di S. Maria Maggiore (1587), l’altro nella fontana dei Dioscuri in piazza del Quirinale (1783). “All’interno del sepolcro”, conclude la nota della soprintendenza, “vennero deposte le ceneri dei membri della famiglia imperiale: il generale Marco Agrippa, secondo marito di Giulia figlia di Augusto, Druso Maggiore, i due bimbi Lucio e Gaio Cesare figli di Giulia, Druso Minore, Germanico, Livia, seconda moglie di Augusto, Tiberio, Agrippina, Caligola, Britannico, Claudio, e Poppea, moglie di Nerone; quest’ultimo fu invece escluso dal Mausoleo per indegnità, come già Giulia, la figlia di Augusto. Per breve tempo il Mausoleo ospitò le ceneri di Vespasiano e infine di Nerva e dopo oltre un secolo dall’ultima deposizione si riaprì per ospitare le ceneri di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo”.
Bimillenario di Augusto. Mostre ed eventi a Roma dal’Ara Pacis (L’arte del comando) ai Mercati Traianei (La città di Augusto) e al foro di Augusto rivive la romanità con Piero e Alberto Angela
A Roma si susseguono mostre ed eventi per celebrare il bimillenario di Augusto. “L’arte del comando. L’eredità di Augusto”, al Museo dell’Ara Pacis fino al 7 settembre, è una tappa fondamentale per approfondire le principali politiche culturali e di propaganda messe in atto da Augusto nel suo principato e replicate nei secoli per il loro carattere esemplare. Le 12 sezioni della mostra, articolate per temi ed epoche storiche differenti, illustrano in che modo imperatori come Carlo Magno, Federico II, Carlo V o Napoleone, per citarne solo alcuni, nel corso della storia abbiano reinterpretato “l’arte del comando” di Augusto a volte con formule molto vicine o identiche. Sono esposti incisioni, dipinti, monete, mosaici, acqueforti, oli, sculture e gemme grazie ai prestiti di prestigiosi istituti culturali, dagli Uffici ai Musei Vaticani, dal museo di Capodimonte alla Galleria Borghese, da Palazzo Barberini al museo etrusco di Villa Giulia, solo per citarne alcuni. “La propaganda augustea si basava sulla discendenza della gens Julia dall’eroe troiano Enea, il figlio di Anchise e della dea Venere già noto dalla tradizione epica greca e romana e protagonista nel Lazio di antichi miti di fondazione”, spiegano i curatori della mostra Claudio Parisi Presicce e Orietta Rossini. “Il principe ebbe però l’abilità di commissionare una serie di opere che sistematizzavano le origini troiane di Roma e al tempo stesso quelle della sua stessa famiglia, in modo tale che la sua ascesa al potere apparisse agli occhi dei contemporanei non solo legittima ma predestinata. A questo scopo commissionò opere come l’Eneide, l’arredo simbolico del suo Foro e l’Ara Pacis, facendo della propaganda un’arte e affidando alle creazioni delle migliori menti del suo tempo la sua stessa immagine. Augusto seppe scegliere i suoi collaboratori e con loro adattò al suo regime il mito dell’età dell’oro, quando il tempo ricomincia il suo ciclo e riporta tra gli uomini semplicità di costumi, prosperità e pace universale”. Queste due leve, usate dal circolo augusteo per gettare le basi dell’immaginario imperiale, furono così efficaci che la discendenza divina dell’imperatore e la pace augustea saranno fonte d’ispirazione nei secoli per gli assolutismi a venire.
L’evento “Keys To Rome”, ai Mercati di Traiano Museo dei Fori Imperiali dal 24 settembre 2014 al 12 aprile 2015 ha come tema centrale della mostra “Le Chiavi di Roma. La città di Augusto”. L’esposizione, ideata e curata dalla soprintendenza Capitolina e dal CNR, è un evento organizzato dalla più grande rete di eccellenza europea sui Musei Virtuali, V-MUST, coordinata dal Consiglio Nazionale delle Ricerche. Quattro città forniranno quattro prospettive diverse sulla cultura romana: il cuore di Roma, con il Museo dei Fori Imperiali; Alessandria d’Egitto, nelle splendide sale della Biblioteca Alessandrina; Amsterdam con l’innovativo Museo Allard Pierson e, infine, Sarajevo all’interno della storica biblioteca, sede del municipio, da poco restaurata. Le quattro città, che simboleggiano i “quattro angoli” del mondo romano, sono alla base dell’idea della mostra europea e saranno un’occasione senza precedenti per guardare all’Impero da punti di osservazione storici, geografici, culturali e umani molto diversi. Al centro dell’esperienza museale, un percorso fatto di filmati, di sistemi di interazione naturale e applicazioni mobili, guiderà il visitatore a ripercorrere la storia romana, grazie a due protagonisti, un vecchio mercante e suo nipote, che dovranno ritrovare gli oggetti appartenuti alla famiglia e svelarne i segreti, usando le chiavi di Roma, nell’unico giorno in cui il dio Giano consentirà di aprire le porte del tempo. Nella Grande Aula del Museo, una mappa della città darà al visitatore la sensazione di “camminare” nella Roma di duemila anni fa. Il Foro di Augusto, il suo Mausoleo, l’Ara Pacis e gli altri monumenti, “emergeranno” dalla mappa e racconteranno la propria storia. Due busti di Augusto e Agrippa – il suo “braccio destro” – si animeranno e parleranno delle strategie e degli avvenimenti storici che hanno permesso l’irresistibile ascesa del princeps e la trasformazione della città. Infine, videopannelli presenti lungo il percorso espositivo illustreranno le novità scientifiche sugli ultimi scavi, testimoniando la continua ricerca e la presenza sul territorio degli archeologi della soprintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Nell’ambito delle attività collaterali che arricchiranno ulteriormente l’evento, verrà anche organizzata la “Digital Museum Expo”, esposizione e workshop rivolti a professionisti e operatori del settore, che presenteranno le soluzioni tecnologiche più recenti, create per i musei del futuro. L’Expo sarà visitabile a Roma, sempre all’interno del Museo dei Fori Imperiali, per una settimana, dal 24 al 28 settembre 2014. Verrà poi spostato a turno nelle altre quattro sedi di “Keys to Rome” tra ottobre e dicembre.
Ma si potrà anche «camminare» nella Roma Augustea scoprendo luoghi suggestivi e testimonianze architettoniche importanti dell’azione innovatrice di Augusto. “Foro di Augusto. 2000 anni dopo” è un progetto spettacolare ideato e curato da Piero Angela e Paco Lanciano con la storica collaborazione di Gaetano Capasso. Grazie ad appositi sistemi audio con cuffie gli spettatori (durata 40 minuti; max 200 persone; le giornate di pioggia saranno recuperate) possono ascoltare la musica, gli effetti speciali e il racconto di Piero Angela in 6 lingue, italiano, inglese, francese, russo, spagnolo e giapponese, tutte le sere fino al 27 settembre in tre repliche alle 21, alle 22 e alle 23 da via Alessandrina, proprio affacciati sul Foro di Augusto. “Utilizzando le tecnologie più all’avanguardia”, spiega Renzo De Simone, “il progetto illustra in modo puntuale il sito archeologico situato lungo via dei Fori Imperiali e adiacente a via Alessandrina partendo da pietre, frammenti e colonne presenti. Gli spettatori sono accompagnati dalla voce di Piero Angela e da magnifici filmati e ricostruzioni che mostrano i luoghi così come si presentavano all’epoca di Augusto: una rappresentazione emozionante ed allo stesso tempo ricca di informazioni dal grande rigore storico e scientifico”. Le tribune ideate per ospitare il pubblico e l’impianto tecnico necessario (luci, proiettori, computer ecc.) sono stati realizzati, in accordo con la soprintendenza Capitolina, con l’obiettivo di ridurre al minimo l’impatto visivo sull’area archeologica. Disposte su due file parallele, le tribune sono contenute interamente dal marciapiede di via Alessandrina e composte da 7 moduli interrotti dalle scale a doppia rampa per un’altezza totale di circa 2,60 metri più il parapetto alto 1 metro. “Pur spaziando su vari aspetti di quel fenomeno unico che fu la romanità”, continua De Simone, “il racconto è sempre ancorato al sito di Augusto, utilizzando in modo creativo i resti del Foro per cercare di far parlare il più possibile le pietre. Oltre alla ricostruzione fedele dei luoghi, con effetti speciali di ogni tipo, il racconto si sofferma sulla figura di Augusto, la cui gigantesca statua, alta ben 12 metri, dominava l’area accanto al tempio. Con Augusto Roma ha inaugurato un nuovo periodo della sua storia: l’età imperiale è stata, infatti, quella della grande ascesa che, nel giro di un secolo, ha portato Roma a regnare su un impero esteso dall’attuale Inghilterra ai confini con l’attuale Iraq, comprendendo gran parte dell’Europa, del Medio Oriente e tutto il Nord Africa. È questa dunque un’occasione – conclude – anche per raccontare che quella conquista significò l’espansione non solo di un impero, ma anche di una grande civiltà, che ha portato con sé cultura, tecnologia, regole giuridiche, arte. In tutte le zone dell’Impero ancora oggi sono rimaste le tracce di quel passato, con anfiteatri, terme, biblioteche, templi, strade”. Dopo Augusto, del resto, molti altri imperatori lasciarono la loro traccia nei Fori Imperiali costruendo il proprio Foro. “Roma – ricorda Alberto Angela – a quel tempo contava più di un milione di abitanti: nessuna città al mondo aveva mai avuto una popolazione di quelle proporzioni; solo Londra nell’800 ha raggiunto queste dimensioni. Era la grande metropoli dell’antichità: la capitale dell’economia, del diritto, del potere e del divertimento”.
Infine c’è lo spettacolo d’eccezione ‘Tyrtarion”: per celebrare Augusto andrà in scena nella cornice suggestiva dei Mercati di Traiano il 30 agosto alle 19 con replica il 31 agosto. I poeti di età augustea “cantati” e musicati dagli studenti dell’Accademia Vivarium Novum: Virgilio, Orazio, Ovidio, Catullo torneranno a essere recitati e cantati per celebrare l’Imperatore Augusto nella lingua dell’antica Roma: il latino.
Bimillenario di Augusto. Il 19 agosto Ara Pacis “a colori” aperta fino a mezzanotte insieme alla mostra “l’arte del comando”
19 agosto 14 d.C. – 19 agosto 2014: nel giorno del bimillenario della morte del primo imperatore di Roma, Caio Giulio Cesare Ottaviano Augusto, Roma gli dedica una giornata particolare che, per quanti hanno la fortuna di essere nella città eterna, è un’occasione unica: dalle visite guidate del mattino all’esperienza emozionale all’Ara Pacis la sera. Entrano così nel vivo le celebrazioni del Bimillenario della morte di Augusto, che da settembre a Roma proporranno una ricchissima offerta di proposte e iniziative. Come si diceva, innanzitutto le visite guidate nei “luoghi di Augusto” organizzate dalla soprintendenza Capitolina per il bimillenario: nella mattinata di martedì 19 è previsto un ciclo di visite al Mausoleo di Augusto che si terrà secondo il seguente programma; a ciascuna potranno partecipare non più di trenta persone previa prenotazione allo 060608. Alle 9.30 visita tenuta da Elisabetta Bianchi, archeologa della soprintendenza Capitolina; alle 10.30 visita tenuta da archeologa della soprintendenza Capitolina; alle 11.30 visita tenuta da Simonetta Serra, archeologa della soprintendenza Capitolina.
Ma è alla sera che c’è il clou con l’apertura fino a mezzanotte dell’Ara Pacis, l’altare dedicato da Augusto nel 9 a.C. alla Pace nell’età augustea, intesa come dea romana, e posto in una zona del Campo Marzio consacrata alla celebrazione delle vittorie, luogo emblematico perché posto a un miglio (1472 m) dal pomerium, limite della città dove il console di ritorno da una spedizione militare perdeva i poteri ad essa relativi (imperium militiae) e rientrava in possesso dei propri poteri civili (imperium domi). Il 19 agosto il Museo dell’Ara Pacis apre dalle 21 alle 24 per poter ammirare sia la proiezione de “I Colori dell’Ara” sia la mostra “L’arte del comando. L’eredità di Augusto” al costo del biglietto di 11 euro. Ultimo ingresso previsto alle 23. La tecnica di proiezione, realizzata in digitale, consente di modificare e modulare i profili e i colori in tempo reale. La scelta delle singole colorazioni dell’Ara Pacis è stata operata sulla base di analisi di laboratorio, confronti con la pittura romana, specialmente pompeiana, e ricerche cromatiche su architetture e sculture antiche.
Sull’ipotesi della colorazione originaria dell’Ara Pacis ha lavorato negli anni passati un gruppo di studio nato in occasione dell’allestimento del nuovo Museo. In particolare è stato approntato un modello tridimensionale dell’altare sul quale è stata applicata la restituzione del colore secondo criteri filologici e storico-stilistici. Dal modello è nata l’idea di proiettare direttamente sulle superfici in marmo dell’altare raggi di luce colorata, per ricreare, senza rischio per la sua conservazione, l’effetto totale e realistico della policromia originaria. L’approccio resta comunque critico: non si vuole colorare l’Ara Pacis “com’era” ma restituire, in via d’ipotesi, l’aspetto prossimo all’originale di un passato lontano ma non perduto.
Commenti recenti