Preistoria. L’Uomo di Altamura ha un volto. Sarà svelato il 26 aprile 2016. Realizzato da paleo artisti a un anno dalla scoperta del suo dna: era un antico Neanderthal di 150mila anni fa. Progetto per la musealizzazione dell’Uomo di Altamura

L’Uomo di Altamura, fossile di Homo neanderthalensis trovato nel 1993 nella grotta di Lamalunga nelle Alte Murge (Puglia)
Ottobre 1993: durante una delle esplorazioni del gruppo speleologico del Club Alpino Italiano in una grotta nel sistema carsico di Lamalunga, nell’Alta Murgia, scoperta dal CARS (Centro Altamurano Ricerche Speleologiche) già nel 1989, gli speleologi Lorenzo Di Liso, Marco Milillo e Walter Scaramuzzi trovano casualmente uno scheletro fossile di un uomo che ben presto sarebbe stato noto a tutti come Uomo di Altamura. Quindici anni dopo, nel 2009, il progetto condotto da un gruppo interdisciplinare coordinato da Giorgio Manzi, paleoantropologo della Sapienza di Roma, e da David Caramelli dell’Università di Firenze, in collaborazione con autorità locali e la soprintendenza Archeologia della Puglia, avvia un nuovo ciclo di ricerca sull’Uomo di Altamura, i cui risultati, come vedremo, sono stati pubblicati solo un anno fa, confermando si tratta di un fossile di Neanderthal.
Dalla scoperta intanto sono passati più di vent’anni e lo scheletro fossile dell’uomo di Altamura giace ancora “imprigionato” nelle stesse formazioni calcaree che ne hanno preservato le ossa fino ai giorni nostri. Le nostre conoscenze però nel frattempo sono cambiate. Ora gli scienziati sanno che quelle ossa sono appartenute a un uomo preistorico che precipitò in un pozzo dove morì successivamente di stenti; le gocce di calcare che le ricoprirono, le protessero anche dall’usura del tempo. I resti furono ritrovati alla fine di una galleria stretta della grotta: le diverse parti dello scheletro appaiono distribuite su un’area lunga e ristretta. Il rivestimento di calcare conferisce al tutto un aspetto singolare, che ricorda le formazioni dei coralli. Il cranio, rovesciato e parzialmente inclinato a sinistra, mostra buona parte della faccia, con le orbite bene in vista.
Ma c’è una novità. Gli scienziati sono riusciti a dare un volto all’Uomo di Altamura vissuto circa15mila anni fa: il suo viso, con tanto di capelli, barba e baffi, sarà presentato in anteprima mondiale alla stampa nazionale e internazionale il 26 aprile 2016. L’Uomo di Altamura rappresenta uno scheletro umano di morfologia «arcaica» e probabilmente completo; appartiene a una specie estinta del genere Homo, probabilmente a Homo neanderthalensis. Il 26 aprile sarà presentata la ricostruzione a grandezza naturale dello scheletro della grotta di Lamalunga, realizzata sulla base di una analisi rigorosamente scientifica dai paleo-artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis, fra i più qualificati al mondo in ricostruzioni paleoantropologiche, nelle quali si combinano dati scientifici e interpretazione artistica. Sarà inoltre mostrata la ricostruzione 3D del cranio dell’Uomo di Altamura, estratto virtualmente dal suo scrigno carsico nell’ambito dello stesso progetto di ricostruzione.

Lo scheletro fossile dell’uomo di Altamura giace ancora “imprigionato” nelle stesse formazioni calcaree che ne hanno preservato le ossa fino ai giorni nostri
La realizzazione dei Kennis arriva a un anno dalla pubblicazione sulla rivista internazionale “Journal of Human Evolution” dei risultati raggiunti dallo studio di Manzi e Caramelli secondo i quali lo scheletro fossile di Altamura, tuttora imprigionato in formazioni calcitiche, presenta caratteristiche morfologiche e paleogenetiche che lo identificano come appartenente alla specie Homo neanderthalensis. La stessa ricerca lo colloca cronologicamente in un intervallo finale del Pleistocene Medio compreso tra 172 e 130 mila anni, dunque in una fase antica dell’esistenza di questa specie umana estinta. Attraverso l’uso di metodologie innovative e tecnologicamente avanzate, il gruppo di ricerca ha potuto prelevare dalla grotta (in condizioni di massima sicurezza e assoluta sterilità) una parte di osso umano rappresentato da un frammento di scapola, relativo alla porzione della spalla. Sebbene rappresenti solo una piccola parte dello scheletro, che resta tuttora imprigionato nella grotta, le informazioni che esso ha potuto rivelare sono di estrema importanza scientifica. Tanto la morfologia della superficie articolare quanto l’analisi del Dna estratto dall’osso, hanno infatti confermato che l’Uomo di Altamura era un Neanderthal, la specie vissuta in tutta Europa tra almeno 200mila e circa 40mila anni fa. Le datazioni eseguite sul campione e su vari frammenti di stalattiti con la tecnica dell’Uranio-Torio hanno indicato che il sistema carsico di Lamalunga ha iniziato a essere attivo prima di 189mila anni fa e che le formazioni calcitiche stratificatesi sulle rocce e sullo scheletro umano hanno iniziato a deporsi fra 172 e 130mila anni fa, nel pieno della penultima glaciazione quaternaria.
Per quanto esistano in Europa e nel Vicino Oriente diversi campioni fossili riferibili a Homo neanderthalensis, nessuno può eguagliare per grado di completezza e stato di conservazione il reperto pugliese. “I risultati dell’analisi paleogenetica”, spiega David Caramelli, protagonista della ricerca con il suo team del Dipartimento fiorentino di Biologia e, in particolare, con la ricercatrice Martina Lari, “hanno registrato la presenza di Dna endogeno, anche se altamente frammentato. Questi primi dati genetici permettono, fra l’altro, di considerare lo scheletro di Altamura come il più antico Neanderthal da cui siano state estratte porzioni di materiale genetico (mtDna) e dunque un ottimo candidato per analisi genomiche di grande interesse”.
E ora l’Uomo di Altamura ha anche un volto. “Presentiamo al mondo intero”, annuncia il sindaco di Altamura, Giacinto Forte, “il vero volto dell’Uomo di Lamalunga. La Città di Altamura si candida a diventare una delle capitali turistiche della Regione Puglia. C’è ancora tanto da fare ma la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta. Ringrazio la soprintendenza Archeologia della Puglia, il Polo Museale della Puglia, la Regione Puglia e tutti coloro che si stanno impegnando con l’Amministrazione Comunale per il raggiungimento di questo traguardo. A breve – aggiunge Forte – anche la cava dei dinosauri, bene di importanza mondiale, sarà restituito alla comunità internazionale, affinché anche l’entroterra murgiano, assieme al Salento e al Gargano, possa ricoprire un ruolo di primo piano nell’offerta turistica della Regione Puglia». L’evento rappresenta una vera e propria anteprima della Rete Museale Uomo di Altamura, di prossima inaugurazione, sulla quale saranno fornite alcune anticipazioni il prossimo 26 aprile. Il completamento della Rete Museale è stato finanziato con fondi del PO FESR 2007-2013 dell’Unione Europea e della Regione Puglia, Programma Stralcio Area Vasta Murgia, chiamato «Completamento di Palazzo Baldassarre e Musealizzazione dell’Uomo di Altamura per la fruizione virtuale in tre siti» realizzato dal Comune di Altamura, 6 Settore Lavori Pubblici in stretta collaborazione con la Soprintendenza Archeologia della Puglia.
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- Maggio 9, 2016 -
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