Udine. Al museo Archeologico al Castello prorogata la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”
La programmazione prevedeva il finissage il 30 aprile 2023. Ma davanti al grande interesse suscitato dalla mostra archeologica “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” al museo Archeologico del Castello di Udine, l’esposizione è stata prorogata fino al 4 giugno 2023. La mostra presenta al grande pubblico i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani durante questa ricerca attraverso un serrato e innovativo dialogo fra materiali documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali che renderà concretamente comprensibili le scoperte presentate. La mostra porta infatti i visitatori nel cuore dell’antica Assiria, il primo impero globale della storia. Le ricerche condotte dall’università di Udine nella Regione del Kurdistan in Iraq, nel cuore dell’Assiria, e le straordinarie scoperte effettuate nelle pianure dell’alta Mesopotamia hanno contribuito a gettare luce su aspetti fino ad oggi poco o per nulla noti del processo formativo dell’impero assiro, consentendo di comprendere come l’élite imperiale abbia gestito l’organizzazione territoriale dell’Assiria attraverso la creazione di una vasta rete d’infrastrutture imperiali.
Questo video è realizzato per la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” ospitata dai Civici Musei Udine al castello di Udine. “L’università di Udine”, spiega il prof. Daniele Morandi Bonacossi, “opera nello straordinario sito di Faida, nel Kurdistan iracheno, dal 2019 insieme alla Direzione generale dell’antichità di Duhok. Si tratta di un canale di 10 km scavato probabilmente tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C. per portare le acque che sgorgavano dalle risorgenti carsiche alla base di una collina e portarle ai campi dove l’acqua scarseggiava. Lungo la sponda sinistra sono stati individuati 13 rilievi con delle scene che raffiguravano un sovrano assiro rappresentato due volte (a sinistra e a destra del pannello) di fronte alle sette divinità del pantheon assiro”.
Udine. Seconda domenica al museo Archeologico con il progetto “Anche le statue parlano” alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”. Intervento dell’archeologa Francesca Simi

Anche le statue parlano: gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis (foto cultur-arti)
Ultimissimi posti disponibili per le tre repliche di domenica 23 aprile 2023 delle visite guidate teatralizzate Anche le statue parlano “Dal centro dell’Impero” al museo Archeologico del Castello di Udine. L’archeologa Francesca Simi, vice-direttrice del progetto archeologico regionale Terra di Ninive, gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis – autore di tutti i testi del progetto “Anche le statue parlano” – ci porteranno alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” aperta fino al 30 aprile 2023 al museo Archeologico del Castello di Udine. L’evento è organizzato dai Civici Musei di Udine, dall’università di Udine e dall’associazione A.C.CulturArti ed è finanziato dal Comune di Udine, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e da Maico.

Anche le statue parlano: l’archeologa Francesca Simi (foto cultur-arti)
Il 23 aprile sono previsti tre turni di visita: alle 14 (1° gruppo), alle 15 (2° gruppo) e alle 16 (3° gruppo). I posti per le visite guidate teatralizzate sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione su Eventbrite: https:// bit.ly/statueud. La visita guidata teatralizzata è compresa nel biglietto di ingresso al Museo. L’esposizione, attraverso un serrato e innovativo dialogo fra documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali offre ai visitatori la possibilità di conoscere la civiltà assira e i suoi monumenti, mostrando per la prima volta i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive negli ultimi dieci anni di ricerche sul campo nel Kurdistan iracheno.

Anche le statue parlano: un momento della performance all’Archeologico di Udine (foto cultur-arti)
“Anche le statue parlano” nasce con l’intento di collegare passato e presente, archeologia e storia contemporanea. Si tratta di un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo, di tipo espressivo e artistico, un progetto innovativo di valorizzazione culturale accessibile a tutti, ideato per far conoscere e apprezzare le storie e le leggende relative alle opere conservate presso le realtà museali coinvolte nell’iniziativa. Nel caso della mostra udinese, gli artisti – grazie alle suggestioni della musica e dei testi scritti per l’occasione – creeranno un dialogo tra i dati scientifici e le memorie dei personaggi storici: ci racconteranno storie di re e di congiure di palazzo, di guerre e di deportazioni, storie di città dimenticate, di imponenti sistemi idraulici e di grandi scoperte archeologiche. Un viaggio nell’antica Assiria, ma anche un filo diretto con la Storia dei nostri giorni e un appello alla necessità di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale.
In un video realizzato per la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università degli Studi di Udine nell’antica Assiria” con la collaborazione di Federico Millevoi e il Digital Storytelling Lab dell’università di Udine, l’archeologa Francesca Simi approfondisce alcuni temi della mostra. “L’entroterra delle capitali Khorsabad e Ninive, nella moderna provincia di Dohuk”, spiega Simi, “era il granaio dell’impero. La campagna assira, nel cuore dell’impero, era caratterizzata dalla presenza di numerosissimi villaggi e fattorie che andavano a sfruttare in maniera capillare i terreni agricoli. Infatti era fondamentale l’affidabilità della produttività agricola della regione per sostenere proprio lo sviluppo di queste antiche metropoli. Per questo motivo, sebbene in quest’area fosse possibile praticare un’agricoltura di tipo siccagno, i sovrani assiri decisero di costruire monumentali sistemi irrigui proprio per irrigare le campagne, e migliorare potenziare la resa agricola di questa regione. In particolare il sovrano assiro Sennacherib decise di costruire un monumentale sistema di irrigazione che si ramificava per oltre 340 chilometri dall’area ai piedi degli Zagros fino alla sua capitale Ninive con il doppio obiettivo di irrigare le campagne e portare acqua alla sua città. Questo monumentale sistema di irrigazione era anche celebrato da tutta una serie di monumenti tra cui rilievi rupestri e iscrizioni cuneiformi che in qualche maniera segnavano particolari punti del paesaggio fondamentali non soltanto dal punto di vista simbolico ma anche di propaganda. Tra questi possiamo ricordare il sito archeologico di Khinis che comprende tutta una serie di monumenti – iscrizioni, rilievi rupestri, statue colossali – che celebravano proprio il punto in cui il cosiddetto canale di Sennacherib deviava l’acqua di Gomel e la passava verso Ninive. Poco più a valle, a Jerwan, 400mila blocchi di calcare invece formavano il primo acquedotto della storia: l’acquedotto di Jerwan. Lungo quasi 300 metri e alto 9 – conclude – era anch’esso decorato da un’iscrizione monumentale che celebrava proprio Sennacherib e la sua opera”.
Udine. Due domeniche al museo Archeologico con il progetto “Anche le statue parlano” alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”
Nei pomeriggi di domenica 16 e di domenica 23 aprile 2023 l’archeologa Francesca Simi, vice-direttrice del progetto archeologico regionale Terra di Ninive, gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis – autore di tutti i testi del progetto “Anche le statue parlano” – ci porteranno alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” aperta fino al 30 aprile 2023 al museo Archeologico del Castello di Udine. L’evento è organizzato dai Civici Musei di Udine, dall’università di Udine e dall’Associazione A.C.CulturArti ed è finanziato dal Comune di Udine, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e da Maico. Il 16 e il 23 aprile sono previsti tre turni di visita: alle 14 (1° gruppo), alle 15 (2° gruppo) e alle 16 (3° gruppo). I posti per le visite guidate teatralizzate sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione su Eventbrite: https://bit.ly/statueud. La visita guidata teatralizzata è compresa nel biglietto di ingresso al Museo. L’esposizione, attraverso un serrato e innovativo dialogo fra documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali offre ai visitatori la possibilità di conoscere la civiltà assira e i suoi monumenti, mostrando per la prima volta i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive negli ultimi dieci anni di ricerche sul campo nel Kurdistan iracheno. “Anche le statue parlano” nasce con l’intento di collegare passato e presente, archeologia e storia contemporanea. Si tratta di un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo, di tipo espressivo e artistico, un progetto innovativo di valorizzazione culturale accessibile a tutti, ideato per far conoscere e apprezzare le storie e le leggende relative alle opere conservate presso le realtà museali coinvolte nell’iniziativa. Nel caso della mostra udinese, gli artisti – grazie alle suggestioni della musica e dei testi scritti per l’occasione – creeranno un dialogo tra i dati scientifici e le memorie dei personaggi storici: ci racconteranno storie di re e di congiure di palazzo, di guerre e di deportazioni, storie di città dimenticate, di imponenti sistemi idraulici e di grandi scoperte archeologiche. Un viaggio nell’antica Assiria, ma anche un filo diretto con la Storia dei nostri giorni e un appello alla necessità di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale.
Udine. Alla Casa della Contadinanza la conferenza “Gli ‘aquiloni del deserto’ e la caccia preistorica alle gazzelle nel deserto di Palmira (Siria)” con Daniele Morando Bonacossi (università di Udine) del ciclo di incontri a corollario della mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria” al Castello
“Gli ‘aquiloni del deserto’ e la caccia preistorica alle gazzelle nel deserto di Palmira (Siria)” è il titolo della conferenza del professor Daniele Morando Bonacossi (università di Udine) nell’ambito della mostra “Dal centro dell’impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” al museo Archeologico al Castello di Udine (vedi Udine. Al museo Archeologico al Castello apre la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” | archeologiavocidalpassato). Appuntamento martedì 21 marzo 2023, alle 18, alla Casa della Contadinanza. E questo il quinto incontro del ciclo che si propone di avvicinare il grande pubblico alla conoscenza dell’impero assiro e dell’antico Vicino Oriente, risultato della collaborazione fra il Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’università di Udine e il museo Archeologico di Udine con il sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’esposizione e gli eventi sono a cura di Daniele Morandi Bonacossi, Francesca Simi, Luigi Turri e Paola Visentini. Gli incontri di divulgazione sono aperti al pubblico e ad accesso libero e si tengono alla Casa della Contadinanza sul colle del castello (vedi Udine. Alla Casa della Contadinanza la conferenza “Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale” con Luigi Turri (università di Verona) del ciclo di incontri a corollario della mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria” al Castello | archeologiavocidalpassato).
Questo video è realizzato per la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” ospitata dai Civici Musei Udine al castello di Udine. “L’università di Udine”, spiega il prof. Daniele Morandi Bonacossi, “opera nello straordinario sito di Faida, nel Kurdistan iracheno, dal 2019 insieme alla Direzione generale dell’antichità di Duhok. Si tratta di un canale di 10 km scavato probabilmente tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C. per portare le acque che sgorgavano dalle risorgenti carsiche alla base di una collina e portarle ai campi dove l’acqua scarseggiava. Lungo la sponda sinistra sono stati individuati 13 rilievi con delle scene che raffiguravano un sovrano assiro rappresentato due volte (a sinistra e a destra del pannello) di fronte alle sette divinità del pantheon assiro”.
Udine. Alla Casa della Contadinanza la conferenza “Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale” con Luigi Turri (università di Verona) del ciclo di incontri a corollario della mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria” al Castello
Sarà l’epopea di Gilgamesh la protagonista, martedì 21 febbraio 2023, del terzo incontro del ciclo “Dal centro dell’impero”, alla Casa della Contadinanza sul colle del Castello di Udine, organizzati in relazione alla mostra “Dal Centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università di Udine nell’Antica Assiria”, aperta al Castello di Udine fino al 30 aprile 2023. Gli otto incontri in calendario, che si propongono di avvicinare il grande pubblico alla conoscenza dell’impero assiro e dell’antico Vicino Oriente, sono il risultato della collaborazione fra il Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale dell’università di Udine e il museo Archeologico di Udine con il sostegno della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia. L’esposizione e gli eventi sono a cura di Daniele Morandi Bonacossi, Francesca Simi, Luigi Turri e Paola Visentini. Gli incontri si tengono dalle 18 alle 19.30. La partecipazione agli eventi è gratuita. Non è richiesta la prenotazione, ma i posti sono limitati. Dopo “Acqua e dei di Assiria: il sistema d’irrigazione assiro nell’entroterra dell’antica Ninive” con Daniele Morandi Bonacossi (università di Udine), il 24 gennaio 2023; e “Viaggio in Assiria. L’Europa e la riscoperta di una grande civiltà del passato” con Stefania Ermidoro (Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale – CNR, Roma), il 7 febbraio 2023; ora tocca a Luigi Turri (università di Verona), il 21 febbraio 2023, con “Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale” che introduce “L’epopea di Gilgamesh”, una lettura-spettacolo a cura dell’associazione culturale TrixTragos. “Donne e regine d’Assiria” è l’argomento che il 7 marzo 2023 sarà affrontato da Francesca Simi (Università di Udine). Il 21 marzo 2023 Daniele Morandi Bonacossi terrà una conferenza intitolata “Gli ‘aquiloni del deserto’ e la caccia preistorica alle gazzelle nel deserto di Palmira (Siria)”. “L’Assiria in pericolo” è invece il tema dell’incontro con Francesca Simi il 4 aprile 2023. “Un tempo abitavamo nei villaggi. Indagini archeologiche nel sito Neolitico e Calcolitico di Asingeran (Kurdistan iracheno)” è l’argomento che tratterà Marco Iamoni (università di Udine) il 18 aprile 2023. Infine, il 2 maggio 2023, Daniele Morandi Bonacossi parlerà su “La metropoli di Qatna (Siria) e i suoi palazzi: un crocevia di culture tra Mediterraneo e Levante”. Le registrazioni di tutti gli incontri saranno disponibili sul canale Youtube PlayUniud ogni quindici giorni.
“Gilgamesh e la scoperta del Diluvio Universale”. Luigi Turri (università di Verona) introduce “L’epopea di Gilgamesh”, una lettura-spettacolo a cura dell’associazione culturale TrixTragos che leggerà dei brani tratti dall’epopea di Gilgamesh (nel video la performance all’università di Verona). Il 3 dicembre 1872 George Smith (1840-1876), brillante assiriologo autodidatta, comunicò alla Society of Biblical Archaeology di Londra il ritrovamento nei depositi del British Museum di una tavoletta scritta in caratteri cuneiformi, un testo vecchio di migliaia di anni, nel quale si raccontava del Diluvio Universale. Il racconto era straordinariamente simile a quello biblico, ma le tavolette, scoperte nella biblioteca di Assurbanipal a Ninive, datata al VII secolo a.C., tramandavano testi molto più antichi, ben più antichi della Bibbia.
Kurdistan iracheno. A Tell Zeyd scoperto un laboratorio per la produzione di pipe in terracotta (XVIII secolo) dalla missione archeologica dell’università Ca’ Foscari diretta da Cristina Tonghini

Incontro a Ca’ Foscari: da sinistra, Bekas Hasan, direttore delle Antichità del governatorato di Dohuk; Cristina Tonghini, responsabile missione a Tell Zeyd; Tiziana Lippiello, rettrice Ca’ Foscari; Ali, direttore generale delle Antichità e del Patrimonio della Regione Autonoma del Kurdistan (foto unive)
A Tell Zeyd, nel Kurdistan iracheno, scoperto un laboratorio per la produzione di pipe in terracotta risalente al XVIII secolo dalla missione archeologica dell’università Ca’ Foscari, come informa il magazine on line dell’ateneo veneziano CFnews. Le indagini archeologiche sul sito di Tell Zeyd, nella regione del Kurdistan iracheno, si sono svolte tra settembre e ottobre 2022 sotto la direzione di Cristina Tonghini, specialista dell’archeologia del cosiddetto periodo islamico (VII-XIX secolo). Il progetto nasce grazie a un accordo con la Direzione generale delle Antichità e del Patrimonio del Kurdistan, è un programma di ricerca dell’università Ca’ Foscari Venezia, finanziato dalla stessa università col patrocinio del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione Internazionale.

Veduta da drone del sito di Tell Zeyd nel Kurdistan iracheno (foto unive)
Il sito si trova nella valle del Tigri, in Kurdistan (Iraq), a Nord della diga di Mosul, ed è lambito da uno dei suoi affluenti a regime torrentizio. Oggi è visibile un tell (collinetta), formatasi con il susseguirsi delle varie fasi di occupazione a partire dal periodo Calcolitico. L’insediamento di periodo islamico è sorto ai piedi del tell. L’analisi del materiale di superficie, studiato in collaborazione con il progetto dell’università di Udine Land of Nineveh Archaeological Project, suggerisce che il sito sia stato occupato per l’intero periodo islamico, e possa dunque costituire uno straordinario osservatorio per studiare i caratteri dell’insediamento, la gestione delle risorse, l’economia, la cultura e la società dell’area fra VII e XIX secolo. I resti di un mulino ad acqua sono ancora visibili sulla sponda del corso d’acqua e questo fa di Tell Zeyd un sito chiave per l’avanzamento delle nostre conoscenze. Si tratta infatti di uno di quei rari casi in cui sia il mulino che l’insediamento che esso serviva si sono conservati; permettendoci di recuperare dati che consentano di comprendere l’intero processo produttivo e chiarire il rapporto con l’insediamento. Nel 2022 lo scavo ha riguardato l’area dell’abitato, ai piedi del tell, ed ha consentito di documentare tre macro-fasi: una fase di insediamento domestico, databile ad un periodo precedente il 1910 (l’abbandono è testimoniato da un discendente degli abitanti del villaggio antico e da una moneta individuata negli strati di abbandono); una fase relativa all’impianto del laboratorio di produzione delle pipe; una più antica fase occupazionale sul cui abbandono va ad impiantarsi il laboratorio. Il proseguimento degli scavi nelle prossime stagioni consentirà di completare la sequenza con lo studio delle fasi più antiche, ancora interrate.

Una pipa decorata scoperta nel sito di Tell Zeyd nel Kurdistan iracheno dalla missione archeologica di Ca’ Foscari, diretta da Cristina Tonghini (foto unive)
Le pipe e il tabacco. L’utilizzo di pipe in terracotta è ampiamente attestato nei territori dell’Impero Ottomano, compresa l’Europa orientale (area balcanica, Grecia), testimoniato da un consistente volume di frammenti arrivati fino a noi e illustrato in dipinti ed incisioni. Tuttavia, fino ad oggi, rimangono molto scarse le informazioni relative al ciclo di produzione di questi oggetti nell’Impero Ottomano. Gli studi condotti sulle fonti scritte riferiscono dell’arrivo del tabacco in Medio Oriente nella seconda metà del XVI secolo, e ci raccontano dei vari tentativi di proibirne l’uso messi in atto dalle autorità ottomane nella prima metà del XVII soprattutto. Questa nuova pratica, che accanto all’uso del caffè costituisce una vera e propria rivoluzione dei costumi e delle pratiche sociali, non sembra risentire più di tanto di queste proibizioni. Si diffonde rapidamente in tutto l’Impero Ottomano ma il suo consumo viene autorizzato solo nel 1646 e definitivamente legalizzato nel 1720. Sui siti archeologici del Medio Oriente vengono frequentemente ritrovati frammenti di queste pipe; tuttavia, ad oggi risulta assai difficile collocare questi ritrovamenti entro un preciso arco cronologico. Per quel che riguarda i siti di produzione, gli studiosi hanno ipotizzato che questi dovessero collocarsi nelle grandi città dell’impero grazie ai resoconti di cronisti e viaggiatori e allo studio di una serie di marchi di fabbrica rinvenuti sulle pipe stesse. Con gli scavi a Tell Zeyd è stato possibile identificare per la prima volta nell’ambito di uno scavo archeologico un laboratorio di produzione, collocato non in una grande città, ma in un insediamento rurale.

Resti delle fornaci nel sito di Tell Zeyd nel Kurdistan iracheno (foto unive)
La produzione di pipe e la scoperta delle fornaci. Estremamente rilevante è senza dubbio l’individuazione del laboratorio per la produzione di pipe in terracotta. L’elemento in terracotta, di varia forma, colore e decorazione, si utilizzava insieme ad una lunga cannula in legno – di rosa, di ciliegio, di nocciola. Il tipo più ampiamente attestato a Tell Zeyd si articola in una piccola camera di combustione nella parte inferiore separata da quella superiore da un filtro, dove poggiava il tabacco. In via preliminare, ed in attesa del conforto di altri elementi di datazione, è possibile collocare la fase di produzione nell’ambito del XVIII secolo. La superficie delle pipe veniva decorata con incisioni e stampigliature, e la superficie ricoperta di uno strato nero, marrone, o rosso. A Tell Zeyd sono state ritrovate alcune fornaci preposte alla cottura delle pipe, numerosi frammenti di prodotti che recano vistosi difetti di fabbricazione, probabilmente scarti di produzione, residui della materia prima utilizzata (argilla purissima), strumenti litici e metallici utilizzati per la forgiatura delle pipe. Uno straordinario tesoro, miniera di informazioni circa il ciclo di produzione. La continuazione degli scavi consentirà di documentare in dettaglio l’intero laboratorio, così come permetterà di fare luce sulle pratiche di produzione delle pipe, e anche, auspicabilmente, sulle ragioni che hanno portato a installare un laboratorio in questo contesto. Studi specialistici correlati. Le ricerche a Tell Zeyd comprendono anche studi specialistici, come quelli di archeo-botanica, al fine di identificare le colture dell’area ed acquisire dati sulle pratiche alimentari. Con il ritrovamento del laboratorio saranno anche indispensabili per individuare il tipo di combustibile utilizzato nelle fornaci ed esplorare la presenza di coltivazioni di tabacco nel territorio circostante. Il progetto sul sito di Tell Zeyd si avvale della collaborazione del gruppo di Geomatica del dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente e del Territorio (DIATI) e di Architettura e Design (DAD) del Politecnico di Torino, che ha sperimentato metodi di documentazione 3D integrata a supporto delle indagini archeologiche (tecnologie topografiche e fotogrammetriche da drone). Attraverso l’utilizzo di droni equipaggiati di macchine fotografiche, è stato possibile acquisire blocchi di immagini fotogrammetriche sia nello spettro del visibile e non visibile che hanno permesso di realizzare modelli in 3D dell’intera area archeologica. Nel caso di strutture non certo monumentali come quelle che si prevede di intercettare a Tell Zeyd, la documentazione di dettaglio con restituzione in 3D dell’intero deposito scavato sono fondamentali per una efficace disseminazione dei risultati.
Udine. Al museo Archeologico al Castello apre la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”

Il ritratto di Sennacherib in un rilievo rupestre assiro di Khinis nel Kurdistan iracheno (foto LoNAP)
Dal 17 dicembre 2022 al 30 aprile 2023, al Castello di Udine, la nuova mostra archeologica “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” porterà i visitatori nel cuore dell’antica Assiria, il primo impero globale della storia. Le ricerche condotte dall’ateneo friulano nella Regione del Kurdistan in Iraq, nel cuore dell’Assiria (vedi Svelato giallo archeologico. In Kurdistan iracheno la missione dell’università di Udine ha scoperto il luogo della battaglia di Gaugamela (330 a.C.) dove Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario III. Evento cruciale che fece nascere l’Ellenismo. Col progetto “Terre di Ninive” in sette anni mappati 1100 siti archeologici | archeologiavocidalpassato), e le straordinarie scoperte effettuate nelle pianure dell’alta Mesopotamia (vedi Dieci imponenti rilievi rupestri raffiguranti il sovrano Sennacherib e i grandi dei d’Assiria: è l’ultima grande scoperta della missione archeologica dell’università di Udine e della direzione delle Antichità di Duhok nel Kurdistan iracheno con il progetto Terre di Ninive. La presentazione dei risultati a Roma | archeologiavocidalpassato; Grandi dei e sovrani scolpiti nella roccia lungo un imponente canale d’irrigazione: la grande scoperta dell’università di Udine nel Kurdistan iracheno illustrata a Roma. Il team di Daniele Morandi Bonacossi impegnato in una missione dove l’archeologia diventa strumento di cooperazione internazionale per la protezione del patrimonio culturale minacciato dell’Iraq | archeologiavocidalpassato) hanno contribuito a gettare luce su aspetti fino ad oggi poco o per nulla noti del processo formativo dell’impero assiro, consentendo di comprendere come l’élite imperiale abbia gestito l’organizzazione territoriale dell’Assiria attraverso la creazione di una vasta rete d’infrastrutture imperiali (vedi Svelato giallo archeologico. In Kurdistan iracheno la missione dell’università di Udine ha scoperto il luogo della battaglia di Gaugamela (330 a.C.) dove Alessandro Magno sconfisse il re persiano Dario III. Evento cruciale che fece nascere l’Ellenismo. Col progetto “Terre di Ninive” in sette anni mappati 1100 siti archeologici | archeologiavocidalpassato). La mostra presenterà al grande pubblico i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani durante questa ricerca attraverso un serrato e innovativo dialogo fra materiali documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali che renderà concretamente comprensibili le scoperte presentate.
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