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Roma. Per “Dialoghi in Curia” incontro, in presenza e on line, con i docenti dell’università di Siena Alessandro Fo e Filomena Giannotti su “Fra poesia e pandemia: presenze di Enea oggi” nell’ambito della mostra “Il viaggio di Enea. Da Troia a Roma” al Tempio di Romolo nel Foro Romano

roma_dialoghi-in-curia_conferenza-Enea-Atena-e-l-umile-Italia_d-andria_locandina“Enea, Atena e l’umile Italia. Novità dagli scavi dell’Athenaion di Castro in Messapia” con Francesco D’Andria è il nuovo appuntamento della rassegna “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, inserito nel ciclo di conferenze attorno alla mostra “Il viaggio di Enea da Troia a Roma” allestita al Tempio di Romolo nel Foro Romano, cui appunto è legato un interessante programma di conferenze e visite guidate mirate all’approfondimento di temi specifici o dei luoghi del parco archeologico del Colosseo legati al mito di Enea. Giovedì 16 marzo 2023, alle 16.30, la Curia Iulia ospita dunque la conferenza “Enea, Atena e l’umile Italia. Novità dagli scavi dell’Athenaion di Castro in Messapia” in cui Francesco D’Andria, accademico dei lincei e professore emerito di Archeologia classica dell’università del Salento, presenterà gli scavi dell’Athenaion di Castro in Messapia e i rinvenimenti di numerosi frammenti della statua colossale della dea Minerva effettuati tra il 2015 e il 2022. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. L’evento potrà essere seguito in presenza con prenotazione su eventbrite.it. Ingresso da largo della Salara Vecchia, 5. L’incontro sarà trasmesso in diretta streaming dalla Curia Iulia sulla pagina Facebook del Parco archeologico del Colosseo: https://www.facebook.com/parcocolosseo.

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Il prof. Francesco D’Andria (foto marta)

Francesco D’Andria. Professore emerito nell’università del Salento (già ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana), si laurea in Lettere classiche e consegue il diploma di Specializzazione all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo un breve periodo come Ispettore archeologo alla soprintendenza del Molise, nel 1974 passa all’università di Lecce come assistente ordinario, e, a partire dal 1986, come ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana. Nell’università ha ricoperto vari incarichi, in particolare come direttore della Scuola di Specializzazione in Archeologia); dal 2010 al 2013 è stato responsabile area Scienze umane nella Scuola superiore ISUFI, quindi professore emerito. Ha insegnato all’università Cattolica di Milano, l’università della Basilicata (Matera) e l’università di Lugano (Svizzera). Dal 2001 al 2010 ha diretto l’IBAM (Istituto per i Beni archeologici e monumentali) del Consiglio Nazionale delle Ricerche con sede a Lecce. Dal 1993 al 1997 è stato membro eletto del Consiglio Nazionale Beni Culturali e Ambientali. Dal 2000 al 2015 ha diretto la Missione Archeologica Italiana a Hierapolis di Frigia (Turchia). Nel Salento ha realizzato i parchi archeologici di Cavallino, di Acquarica, di Vaste, di Castro, curando l’allestimento dei Musei di Oria, Lecce, Vaste e Castro. Nel 2005 il Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, lo ha insignito del titolo di “Cavaliere dell’Ordine della Solidarietà Sociale”. È membro del Deutsches Archaeologisches Institut (Istituto Archeologico Germanico) di Berlino, della British School at Rome, dell’Istituto Archeologico Austriaco-Vienna, del TEBE (Institutum turcicum Scientiae Antiquitatis) Istanbul, dell’Accademia Pugliese delle Scienze e della Pontificia Accademia di Archeologia; è anche professore honoris causa della Pamukkale Üniversitesi, Denizli (Turchia).

Firenze. A Tourisma 2023 la consegna del premio “R. Francovich”: ultimi giorni per votare on-line uno dei sei siti indicati dalla commissione giudicatrice della SAMI

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Riccardo Francovich, l’iniziatore dell’archeologia medievale in Italia: a lui è dedicato il premio Sami

Ultimi giorni per votare il Parco o Museo a cui verrà assegnato il Premio “R. Francovich”, il prestigioso riconoscimento istituito dalla SAMI – Società degli Archeologi Medievisti Italiani, presieduta dal prof. Paul Arthur. Le votazioni sono aperte sia ai soci della SAMI che al pubblico in generale fino al 25 febbraio 2023. Clicca e vota http://archeologiamedievale.unisi.it/…/x-edizione…. La consegna del premio è in programma a “tourismA”, sabato 25 marzo 2023, alle 12, nel grande auditorium del Palacongressi di Firenze. Con la partecipazione di Archeologia Viva. Sono sei i musei-siti individuati dalla commissione per la X edizione Premio Parco e Museo “Riccardo Francovich”. La Commissione Giudicatrice, presieduta da Paul Arthur (presidente SAMI, professore di Archeologia medievale, università del Salento), è composta da: Angela Borzacconi (direttore museo Archeologico nazionale, Cividale), Giovanni Floris (giornalista e conduttore televisivo), Luigi La Rocca (direttore generale Archeologia Belle arti e Paesaggio, MIC), Gabriella Picinni (professore di Storia medievale, università di Siena), Piero Pruneti (direttore di Archeologia Viva), Marco Valenti (professore di Archeologia medievale, università di Siena), ha selezionato i seguenti sei musei-siti: Bevagna: Il mercato e il circuito dei mestieri di Bevagna (PG); Brescia: Museo di Santa Giulia a Brescia (BS); Fasano: Parco Rupestre Lama d’Antico nel territorio di Fasano (BR); Firenze: Museo dell’Opera del Duomo (FI); Milano: Chiesa inferiore di San Sepolcro (MI); Positano: Museo Archeologico Romano Santa Maria Assunta (SA).

Grandi mostre tra 2022 e 2023. Al museo Archeologico nazionale di Taranto la mostra “ATHENAION: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro” di Francesco D’Andria ed Eva Degl’Innocenti. Occasione per mettere a confronto i materiali di Castro con le produzioni artistiche di Taranto

taranto_archeologico_mostra-athenaion_locandina“Athenaion” è una delle grandi mostre che il 2023 eredita dal 2022. La mostra “ATHENAION: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro” è stata inaugurata il 20 dicembre 2022 al museo Archeologico nazionale di Taranto dove rimarrà aperta fino al 18 giugno 2023. A cura di Francesco D’Andria (accademico dei lincei, professore emerito dell’università del Salento e direttore degli scavi e del museo Archeologico di Castro) e Eva Degl’Innocenti (direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto), la mostra rappresenta l’occasione per mettere a confronto i materiali di Castro con le produzioni artistiche di Taranto, offrendo ai visitatori anche l’opportunità di conoscere uno dei contesti della Puglia antica in cui maggiormente si manifesta la diffusione della cultura artistica tarantina.

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Mostra “Athenaion”: ricostruzione del frontone del santuario (foto marta)

La mostra è un racconto inedito della città di Taranto perché dal punto di vista scientifico apre un contesto nuovo per la lettura della storia e del suo territorio. Le indagini archeologiche condotte a Castro (LE), nel Salento leccese, a partire dall’anno 2000, in collaborazione tra il Comune di Castro, l’università del Salento e le soprintendenze del ministero della Cultura, tra cui attualmente la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce, hanno permesso di identificare il Santuario di Atena (Athenaion) citato da numerose fonti letterarie, in particolare da Virgilio che, nel libro III dell’Eneide, descrive il primo approdo in Italia dei Troiani in fuga da Troia, guidati da Enea. Gli studi effettuati hanno posto l’attenzione sul ruolo svolto dal luogo sacro come spazio di incontro tra genti diverse, greci, messapi, popoli dell’opposta sponda balcanica, in un punto strategico della navigazione antica, all’ingresso del mare Adriatico.

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Mostra “Athenaion”: produzione artigianale e artistica (foto marta)

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Il prof. Francesco D’Andria (foto marta)

“Da Taranto sono arrivati commercianti e militari che controllavano l’ingresso nell’Adriatico, ma sono arrivati anche degli artisti che hanno scoperto le potenzialità della pietra leccese”, spiega il prof. Francesco D’Andria. “Ispirati dalla sua duttilità, gli scultori hanno scoperto le infinite possibilità inventando il Barocco leccese. Si ispirano alla loro visione dell’arte, quando si scopre il capitello corinzio fatto di foglie d’acanto. In questo clima di scoperta della natura, gli scultori tarantini inventano a Castro un fregio di 8 metri, probabilmente molto più grande, e incominciano a decorarlo inserendo all’interno alcune figure umane e animali. Questo corrisponde a quello che era la pittura di Taranto e successivamente la ceramica del IV secolo. Esiste un rimando continuo tra gli scultori di Taranto che lavorano a Castro e coloro che hanno lasciato le loro opere a Taranto. Questa mostra è un’occasione unica anche dal punto di vista scientifico. Abbiamo riprodotto la statua di culto dell’Athena rinvenuta a Castro: è la più grande statua mai trovata in Magna Grecia ed è lo straordinario confronto dell’altra statua che abbiamo perso, la statua di Ercole, realizzata da Lisippo, che troneggiava sull’acropoli di Taranto”.

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Mostra “Athenaion”: ricostruzione del fregio a girali del santuario (foto tommaso ismaelli / cnr-ispc)

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La direttrice Eva Degl’Innocenti (foto marta)

“I reperti portati alla luce dagli scavi di Castro, in particolare le sculture prevalentemente in calcare (pietra leccese), ma anche in marmo greco”, sottolinea Eva Degl’Innocenti, “sono la statua colossale di Atena Iliaca e i rilievi a girali abitati (peopled scrolls) che delineano forti connessioni con l’arte di Taranto e sono da attribuire a un’officina di scultori della città dei due mari attivi nella seconda metà del IV sec. a.C. Tali documenti restituiscono riferimenti importanti della grande arte pubblica tarantina che, per la continuità di vita di Taranto stessa, non si è purtroppo conservata. La mostra rappresenta l’occasione per mettere a confronto i materiali di Castro con le produzioni artistiche di Taranto, offrendo ai visitatori anche l’opportunità di conoscere uno dei contesti della Puglia antica in cui maggiormente si manifesta la diffusione della cultura artistica tarantina”.

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Statua 3D della statua colossale di Atena nella hall del MArTa: rilievo di Marco Callieri, Marco Potenziani, Eliana Siotto (foto cnr-ispc)

La collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) e l’Istituto di Scienze e Tecnologie dell’Informazione (ISTI) del Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) ha consentito di sviluppare ricerche specifiche sui reperti (rilievi laser 3D e indagini sulle tracce di colore presenti sulle superfici scultoree), con l’applicazione di tecnologie innovative. L’esposizione “Athenaion: Tarentini, Messapi e altri nel Santuario di Atena a Castro” è corredata anche di ricostruzioni in 3D: tra cui la riproduzione della metà della statua di Atena, creata dal FabLab (laboratorio di artigianato digitale e innovazione) del museo Archeologico nazionale di Taranto, che è esposta nella hall del museo, valorizzata nella sua parte inferiore da una ricostruzione in metallo realizzata dall’artista pugliese Nicola Genco.

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Una sala del MArTa che ospita la mostra “Athenanion” (foto marta)

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La soprintendente Francesca Riccio

“A Castro il lavoro continua al di là della ricerca sul campo”, ricorda Francesca Riccio, soprintendente ABAP di Brindisi e Lecce: “è allestita un’esposizione permanente dei reperti dove si stanno svolgendo importanti restauri in vista di un’esposizione. I ritrovamenti sono della Soprintendenza, ma sono conservati dal Comune. Insieme al professore D’Andria abbiamo svolto un lavoro di grande sinergia anche con l’Università, con i soggetti privati e la Banca Popolare Pugliese che ha messo a disposizione i fondi per sponsorizzare il lavoro di restauro della statua in tempi strettissimi, grazie anche all’ottimo clima di collaborazione”.

Vicenza. Convegno “Dialoghi intorno alla donna, tra passato e presente” promosso dal Gruppo Archeologico C.R.T.: sabato al teatro Astra confronto tra esperti, domenica al museo Archeologico Naturalistico inaugurazione dell’esposizione permanente della Potnia theron

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Due giorni a Vicenza per il convegno “Dialoghi intorno alla donna, tra passato e presente” organizzato per il 26 e il 27 novembre 2022 dal Gruppo Archeologico C.R.T. di Vicenza. Sabato 26 convegno al teatro Astra in contra’ Barche 55 e domenica 27 presentazione e inaugurazione dell’esposizione permanente della Potnia theron al museo Naturalistico Archeologico in contra’ Santa Barbara 4. L’ingesso è gratuito, ma con prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento dei posti, che sono limitati, soprattutto quelli di domenica mattina al museo Naturalistico Archeologico. Le prenotazioni possono essere fatte via email all’indirizzo: gruppoarcheologico.crt@gmail.com, oppure inviando un messaggio al numero 3515409028, indicando, in entrambi i casi, i nomi delle persone per le quali si prenota e il giorno di interesse (sabato, domenica, entrambi).

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Sabato 26 al Teatro Astra, inizio alle 9. Dopo i saluti, intervengono: Federica Fontana (università di Ferrara) e Annaluisa Pedrotti (università di Trento) su “Donne sciamane e contadine. La figura femminile nella preistoria”; Alessia Fassone (museo Egizio di Torino) su “Donne d’Egitto, belle e influenti”. Dopo la pausa caffè, Valentino Nizzo (museo nazionale Etrusco di Villa Giulia) su “Donne etrusche: fascino millenario tra mito, archeologia e storia”. Intermezzo dell’attrice Martina Pittarello (Ardea) con letture di brani tratti dalle fonti greche. Quindi Flavia Frisone (università del Salento) su “Sapere da donne, sapere di donne nel mondo greco”. Nel pomeriggio, alle 14.30, apre l’attore Edoardo Billato con letture di brani tratti dalle fonti latine. Quindi Francesca Ghedini (università di Padova) su “Una donna di potere: Giulia Domna”; Luisa Consolaro (psichiatra, psicoterapeuta) su “La mutata condizione femminile: riflessi psicologici e sociali”; Myriam Guglielmo (violinista della Società del Quartetto) esegue Romance Opera 23 di Mrs H.H.A. Beach “Il femminile della musica classica americana”. Quindi Vita Scifo (sindacato Polizia di Stato) su “La donna nel cambiamento del suo ruolo e la consapevolezza delle difficoltà”. Chiude Benedetta Colasanto (percussionista della Società del Quartetto) per “Ritmo è percussione, è vita, è donna” esegue “To the Gods of Rhythm” di N.J. Zivkavich (steel drum e metalli – body percussion e voce che recita la poesia “Sorridi donna” di Alda Merini).

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Domenica 27 novembre l’evento “Dialoghi intorno alla donna, tra passato e presente” si trasferisce al museo Naturalistico e Archeologico, per la presentazione e l’inaugurazione dell’esposizione permanente della Potnia theron al museo Naturalistico Archeologico. Alle 10, dopo il saluto delle autorità, intervengono Giulia Pelucchini (Sabap Vr-Vi-Ro) e Viviana Frisone (museo Archeologico Naturalistico Vicenza) su “La Potnia Theron, un reperto restituito alla comunità”; la coreografa Giovanna Donnagemma (Quadrivium Danza) con “Danza sacra / rituale per la dea”; Antonio Di Lorenzo (giornalista) su “Maria Teresa Fortuna: archeologa straordinaria (e sfortunata)”. Chiude la due giorni la visita alla nuova esposizione della Potnia Theron.

Taranto. Al museo Archeologico nazionale conferenza, in presenza e on line, “Alti e bassi della scultura a Taranto nella prima età ellenistica” con il prof. Francesco D’Andria

taranto_archeologico_conferenza-alti-e-bassi-dlla-scultura-a-taranto_d-andria_locandinaAl MArTA focus sulla scultura a Taranto. Giovedì 24 novembre 2022, alle 18, il prof. Francesco D’Andria, accademico dei Lincei, professore emerito dell’università del Salento, nella sala Incontri del museo Archeologico nazionale di Taranto Taranto (ingresso da corso Umberto 41), tiene la conferenza “Alti e bassi della scultura a Taranto nella prima età ellenistica”, organizzata dal museo Archeologico nazionale di Taranto e dalla Delegazione di Taranto “Adolfo F. Mele” dell’Associazione Italiana di Cultura Classica – AICC. L’ingresso alla conferenza è libero fino ad esaurimento posti, ma è consigliata la prenotazione su http://bit.ly/alti-e-bassi-della-scultura-a-taranto-nella…. La conferenza sarà anche trasmessa in diretta sugli account Facebook, LinkedIn e YouTube del museo Archeologico nazionale di Taranto. La relazione del prof. Francesco D’Andria, già membro del Consiglio nazionale per i Beni culturali e ambientali (1993-1997), direttore di alcune importanti missioni archeologiche in Turchia e in tutto il Salento (tra cui il parco di Castro), redattore di numerose pubblicazioni scientifiche, parlerà dell’arte scultorea tarantina, dei suoi caratteri di particolare innovazione e delle sue contaminazioni di stile provenienti da città come Atene e Pergamo, sarà introdotta dagli interventi della direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti e dalla presidente della delegazione di Taranto “Adolfo F. Mele” dell’Associazione Italiana di Cultura Classica, Francesca Poretti.

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Decorazione in pietra tenera di età ellenistica dalle necropoli conservata al museo Archeologico nazionale di Taranto (foto MArTa)

Un appuntamento scientifico di grande rilievo anche alla luce delle nuove prospettive di studio aperte dalle scoperte di Castro, ma anche a valle dell’ultimo convegno di studi sulla Magna Grecia, in cui si è discusso del ruolo svolto in età ellenistica da due grandi capitali del Mediterraneo: Taranto e Siracusa. “Della scultura pubblica della città di Taranto possediamo purtroppo rare attestazioni”, afferma il prof. Francesco D’Andria, “mentre la creatività degli scultori si conserva nelle straordinarie decorazioni in pietra tenera presenti nell’architettura delle necropoli. Ma molti interventi nel corso del convegno dell’Istituto di Studi sulla Magna Grecia – continua l’accademico dei Lincei –, riferiscono della città bimare come centro primario di creazione artistica in particolare nel IV sec. a.C., quando vi operavano scultori celebri come Lisippo”. Si tratta di un momento di approfondimento di grande importanza”, spiega la direttrice Eva Degl’Innocenti, “perché con il prof. Francesco D’Andria e l’Associazione Italiana di Cultura Classica delegazione di Taranto, proviamo a fornire ulteriori elementi di discussione sulla scultura tarantina che recenti letture hanno proposto con una datazione tarda, e che anche grazie alle ultime scoperte effettuate in scavi pugliesi, a cominciare da quello di Castro, in provincia di Lecce, possiamo certamente considerare pietra miliare per l’arte del IV e del III sec. a.C.”.

Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, nell’ambito del ciclo “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”, appuntamento on line con Francesco Meo, della Scuola di Specializzazione in Archeologia “Dinu Adamesteanu” dell’università del Salento, su “Taranto e i doni del suo mare: la porpora e il bisso”

taranto_mercoledì-del-marta_la-porpora-e-il-bisso_francesco-meo_locandinaIl progetto FISH&C.H.I.P.S. (Fisheries and Cultural Heritage, Identity, Participated Societies), realizzato grazie al Programma Interreg V-A Greece-Italy, torna a Taranto con la narrazione di una delle più importanti tradizioni artigianali legate al mare. Mercoledì 8 giugno 2022, per i “Mercoledì del MArTa”, alle 18, protagonisti del ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” – con il coordinamento scientifico della direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’università di Foggia – saranno la porpora e il bisso nella conversazione on-line “Taranto e i doni del suo mare: la porpora e il bisso” di Francesco Meo, archeologo e docente della Scuola di Specializzazione in Archeologia “Dinu Adamesteanu” dell’università del Salento. Diretta sui canali Facebook, YouTube e Linkedin del museo Archeologico nazionale di Taranto.

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L’archeologo Francesco Meo

La conferenza si concentrerà sull’importante lavorazione dei murici per la porpora e della pinna nobilis per la pregiata produzione tessile tarantina del bisso, la “seta di mare”. Una delle caratteristiche che rendeva particolarmente preziose le stoffe tarantine era la loro tintura con la porpora estratta dai murici, i molluschi marini conosciuti a Taranto come “coccioli”. Il loro uso per l’estrazione del colorante, che Plinio chiama rubra Tarentina, era talmente elevato che nei pressi del Mar Piccolo si era creata una collinetta di gusci: il Monte dei Coccioli. Altra preziosa sostanza estratta dal mare è il bisso, il filamento con il quale il più grande mollusco marino, la pinna nobilis, è ancorato sul fondo del mare. Questo ciuffo, una volta ripulito e pettinato, può essere utilizzato nella tessitura e, se reso lucente, brilla come l’oro alla luce del sole, dando vita a numerose leggende. “Il bisso marino e la porpora erano, per Taranto, due risorse naturali di straordinaria importanza”, afferma Francesco Meo, “perché attorno a esse era sviluppata una vera e propria attività economica. Il filamento del bisso diveniva dorato ed era usato per produrre piccoli oggetti e per decorare preziosi abiti. L’estrazione della porpora era talmente importante che Taranto era conosciuta in tutto il Mediterraneo per la produzione di una tonalità di colore, la rubra tarentina appunto, che prendeva proprio il nome dalla città. Conoscere il valore di queste materie prime è importante perché vuol dire riscoprire le tradizioni e l’economia della stessa Taranto in età antica”.

Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, nell’ambito del ciclo “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse”, appuntamento on line col prof. Francesco D’Andria (Accademia nazionale dei Lincei) su “Castrum Minervae. Il santuario sul mare”, introdotto da Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale

taranto_mercoiledì-del-marta_castrum-minervae_d-andria_locandinaNuovo appuntamento del ciclo di conferenze “Taras e i doni del mare. Oltre la Mostra. Conversazioni sul mare e le sue risorse” inserito nei “Mercoledì del Marta” con il coordinamento scientifico della direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, e dei professori Danilo Leone e Maria Turchiano dell’università di Foggia. Mercoledì 25 maggio 2022, alle 18, conferenza on line del prof. Francesco D’Andria, Accademia nazionale dei Lincei, professore emerito dell’università del Salento e direttore del museo Archeologico di Castro,  su “Castrum Minervae. Il santuario sul mare”. La conversazione, che sarà introdotta dalla direttrice Eva Degl’Innocenti e dal prof. Danilo Leone, sarà diffusa in diretta on-line sulle pagine Facebook, YouTube e Linkedln del MArTA.

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Lo scavo di Castrum Minervae a Castro, nel Leccese (foto MArTa)

La conferenza intende presentare i risultati di una delle più fortunate ricerche archeologiche realizzate in Puglia a partire dal 2000: quella appunto del Santuario di Atena affacciato sul mare di Castro, in provincia di Lecce. “Questa ricerca “, dice il prof. Francesco D’Andria, “ha permesso di identificare a Castro il Santuario di Atena, la dea che protegge i naviganti ed offre loro il dono di interpretare i venti e le correnti”. Posto sul promontorio iapigio, in posizione strategica, da un’altura sul porto, il santuario domina un tratto di mare, sul quale si affacciano i monti Cerauni della costa albanese e le isole di fronte a Corfù. “A questo celebre luogo di culto si riferisce il poeta Virgilio nell’Eneide”, continua il prof. D’Andria, “quando descrive il primo approdo di Enea in Italia, dopo un periglioso viaggio da Troia ormai distrutta dalle fiamme”. Gli scavi hanno riportato alla luce straordinarie opere della scultura antica, come la stessa statua di culto della dea che indossa l’elmo frigio ad indicare, come Enea, la sua origine troiana. A Castro era attiva, nel IV sec. a.C., una officina di scultori tarantini; le loro creazioni, insieme alle offerte votive, alla ceramica, alle iscrizioni attestano la presenza della città bimare lungo le coste del Salento, nel periodo della sua massima fioritura.

Castro (Lecce). Dagli scavi della colmata messapica emerge la parte inferiore di una statua collegabile al busto di una statua collegata al culto nel santuario di Atena. “Non si tratta di un semplice reimpiego, ma di una deposizione intenzionale, volta a occultare ritualmente i resti del luogo di culto”

La parte inferiore di una statua collegata al culto del santuario di Atena è emerso nello scavo della colmata messapica lungo la cortina muraria dell’antica città di Castro nel Leccese (foto sabap-br-le)

A Castro (Le), in località Capanne, nell’ambito degli scavi che interessano la cortina muraria della città antica, è emersa la parte inferiore di una statua di culto che sarebbe collegabile al busto di Atena. Lo annuncia Francesca Riccio, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Brindisi e Lecce. Gli scavi, da diversi anni in concessione ministeriale alla Città di Castro, sono diretti dal prof. Francesco D’Andria, docente emerito dell’università del Salento e Accademico dei Lincei e seguiti dai funzionari della soprintendenza l’archeologa Serena Strafella e il restauratore conservatore Luisa Rosato. “Si tratta probabilmente della parte inferiore del busto della statua di culto di Atena”, spiega, “scoperta nel 2015 a Castro, rinvenuto nel medesimo contesto: adagiato all’interno della cosiddetta colmata messapica, cioè un esteso spazio in cui le strutture di epoca romana avevano inglobato quelle del periodo precedente (IV sec. a.C.) e che era stato riempito con un corposo scarico di terreno contenente pietre, blocchi e altri materiali provenienti in gran parte dal santuario di Atena. Anche le modalità di seppellimento non sembrano differenti: come anche per gli elementi di pertinenza del tempio e per gli altri frammenti di sculture, non si tratta di un semplice reimpiego, ma di una deposizione intenzionale, volta a occultare ritualmente i resti del luogo di culto. I dati ricavati nel corso di questi anni di ricerche hanno consentito di datare questa operazione entro la prima metà del II a.C.”.

Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA” appuntamento on line con Manuela De Giorgi, dell’università del Salento, su “Le identità di un’isola: cultura artistica nella Sicilia medievale (secc. VI-XIII)”

Locandina dell’incontro on line “Le identità di un’isola: cultura artistica nella Sicilia medievale (secc. VI-XIII)”

Il 23 marzo 2022, alle 18, al museo Archeologico nazionale di Taranto, nell’ambito dei “Mercoledì del MArTA”, si torna in Sicilia. Questa volta nel Medioevo. Sarebbe sufficiente la ben nota testimonianza del geografo arabo Muhammad al-Idrisi – contemporaneo di re Ruggero II, metà XII sec. – per comprendere la fama di cui Palermo (e la Sicilia tutta) godeva nel Mediterraneo medievale: “La più grande e la più bella metropoli del mondo e le sue bellezze sono infinite […] i suoi edifici abbagliano lo sguardo […]”. È la convivenza di più “anime” e di più culture che appassiona ancora oggi i visitatori dell’antica Trinachia e a cui mercoledì il MArTA ha deciso di dare risalto grazie alla conferenza on line della prof.ssa Manuela De Giorgi, dell’università del Salento, su “Le identità di un’isola: cultura artistica nella Sicilia medievale (secc. VI-XIII)”. La conferenza sarà in diretta streaming sui canali Facebook, YouTube e Linkedin del museo Archeologico nazionale di Taranto.

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Esempio di arte medievale in Sicilia (foto MArTa)

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La professoressa Manuela De Giorgi dell’università del Salento

La conferenza intende approfondire, attraverso una serie di monumenti, testimonianze materiali e personaggi storici di particolare rilievo nel panorama siciliano medievale, il lungo rapporto che la Sicilia intrattenne nei secoli in primo luogo con Bisanzio, per ragioni storiche, politiche e culturali. “Un’eredità bizantina”, spiega la professoressa De Giorgi, “che oltrepassa gli anni del diretto dominio dell’Impero d’Oriente sull’isola (VI-IX secc.) di cui saranno considerati alcuni casi interessanti sia di cultura materiale, sia di decorazione monumentale, e che passa quasi indenne anche alla breve parentesi della dominazione araba, arrivando a fondersi mirabilmente con le istanze ideologiche e autocelebrative della dinastia normanna (XI-XII secc.), che della Sicilia fece il proprio manifesto culturale”. Lo stretto legame con Bisanzio da una parte e con il mondo islamico dall’altro (in particolar modo con l’Ifriqiya e l’Egitto fatimide) sono le coordinate necessarie per comprendere appieno la portata storica di un’importante pagina del multiculturalismo nel Mediterraneo medievale, che la conferenza metterà in luce attraverso i monumenti e gli oggetti della cultura artistica della Sicilia fino all’epoca sveva: dalle grandi cattedrali agli straordinari cicli musivi, dalla produzione delle nobiles officinae di Palazzo ai muqarnas e al Tesoro della Cappella Palatina. Tutto riconduce ad un’ideologia dell’arte come strumento d’incontro e di condivisione, come testimonia anche il revival di epoca aragonese (tardo XIII-inizio XIV sec.) di modelli precedenti. 

Roma. All’Accademia nazionale dei Lincei incontro, in presenza e on line, con Barbara Davidde, soprintendente nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo, su “Il relitto alto-arcaico del Canale di Otranto nel quadro dei traffici mediterranei”

Un vaso recuperato dal carico del relitto di Otranto a 780 metri di profondità, e ora in restauro nel Laboratorio della soprintendenza nazionale del Patrimonio naturale subacqueo (foto MIC)

roma_accademia-nazionale-dei-lincei_logoLa soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo ha avviato nel 2021 l’analisi, lo studio e il restauro di parte del carico di un relitto individuato nel 2018-2019 alla profondità di 780 metri, e a 22 miglia dalla costa nel Canale di Otranto, durante le operazioni di archeologia preventiva, preliminari alla realizzazione del gasdotto del TAP (Trans Adriatic Pipeline) (vedi Relitto del Canale di Otranto a 780 metri di profondità: i primi reperti studiati confermano che è un ritrovamento unico, che racconta le fasi più antiche del commercio mediterraneo agli albori della Magna Grecia. Franceschini: più fondi all’archeologia subacquea e si recuperi tutto il carico naufragato | archeologiavocidalpassato). Giovedì 10 marzo 2022, alle 15, l’Accademia nazionale dei Lincei, nella sede di via Longara a Roma, dedica un approfondimento a “Il relitto alto-arcaico del Canale di Otranto nel quadro dei traffici mediterranei”, in presenza (prenotazione obbligatoria, è necessario inscriversi: MODULO ISCRIZIONE) e in streaming (sul canale dei Lincei: https://www.lincei.it/it/live-streaming). Dopo i saluti del linceo Roberto Antonelli, presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Barbara Davidde soprintendente nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo parlerà della scoperta del relitto e del patrimonio archeologico subacqueo. A seguire, introdotti e coordinati dal linceo Eugenio La Rocca dell’università La Sapienza di Roma, interverranno i lincei Francesco D’Andria (università del Salento) su “Documenti del commercio arcaico sulle due sponde del Canale di Otranto”, e Michel Gras (Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS) su “I relitti di età arcaica tra archeologia e storia”.

Una fase della pulizia di un vaso recuperato dal Relitto alto-arcaico del Canale di Otranto (foto patrimonio subacqueo)

Il relitto di Otranto. L’area del naufragio è caratterizzata dalla presenza di circa 240 manufatti ceramici di provenienza corinzia, cronologicamente riferibili all’età alto-arcaica. Lo studio di una parte di questi materiali (tre anfore corinzie di tipo A, 4 hydriai, tre oinochoai trilobate, una brocca di impasto grossolano, forma comune a Corinto e un pithos frammentario che conservava al suo interno circa 36 skyphoi perfettamente impilati) e dei resti organici (numerosi noccioli di olive sono stati individuati nelle anfore corinzie di tipo A) sta offrendo interessanti dati che contribuiranno a migliorare, e probabilmente a ridisegnare, le conoscenze sui traffici marittimi in Adriatico nei primi decenni del VII sec. a.C. L’intervento, che ha richiesto l’impiego di tecnologie solitamente utilizzate nell’ambito dei lavori della pratica subacquea industriale del comparto “oil & gas”, illustrerà le tecnologie utilizzate per la documentazione del sito archeologico e per il recupero di una piccola porzione del carico, e presenterà i risultati preliminari dello studio e delle analisi dei reperti recuperati, ora in corso di restauro nel Laboratorio della soprintendenza nazionale. Vista l’importanza del rinvenimento, la stessa soprintendenza ha progettato il recupero dell’intero carico e sta valutando le possibilità di finanziamento.