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Archeologia subacquea. Dai fondali del porto romano di Misenum (Bacoli, Na) riaffiorano antichi frammenti di storia: due architravi marmorei con modanature in rilievo e un frammento di colonna in marmo. Dopo i restauri saranno esposti nelle sale del Palazzo dell’Ostrichina, voluto da Ferdinando IV di Borbone. Il soprintendente Nuzzo: “Risultato di straordinaria rilevanza storica e scientifica per i Campi Flegrei”. Il sindaco Della Ragione: “Così il Parco Vanvitelliano diventerà ancor di più polo museale di epoche diverse”

Porto romano di Miseno_ recupero di architrave marmorea dai fondali (foto sabap-na)

Porto romano di Miseno_ rilievo dei fondali (foto sabap-na)

Dai fondali del porto romano di Misenum riaffiorano antichi frammenti di storia: due architravi marmorei con modanature in rilievo e un frammento di colonna in marmo cipollino sono stati recuperati nel tratto di mare tra Punta Terone e Punta Pennata, al largo di Bacoli. Reperti di eccezionale valore storico e archeologico, sommersi dal bradisismo e ora restituiti alla comunità. L’importante operazione di recupero archeologico è stata condotta con successo nei fondali marini antistanti il porto di Miseno a Bacoli, in particolare nei pressi dell’imboccatura del porto romano dell’antica colonia di Misenum, base navale della Classis Misenensis, la più importante flotta dell’impero Romano nel mar Tirreno, portando alla luce reperti di eccezionale valore storico e culturale, risalenti all’epoca imperiale. Un’operazione delicatissima, coordinata dalla soprintendenza con l’Ufficio Archeologia Subacquea diretto da Simona Formola, insieme a Carabinieri Subacquei, TPC, Guardia di Finanza, Guardia Costiera e Comune di Bacoli, nell’ambito di un protocollo d’intesa nato per studiare, tutelare e valorizzare il patrimonio sommerso dei Campi Flegrei, uno dei poli archeologici subacquei più rilevanti del Mediterraneo, avviando un’attività di documentazione e recupero di un cumulo archeologico di notevoli proporzioni, unico nel suo genere.

Architravi marmorei con modanature in rilievo sui fondali del porto romano di Misenum (foto sabap-na)

Si tratta di un contesto archeologico di materiali eterogenei, che si estende per circa 90 m di lunghezza nel tratto di mare che va da Punta Terone a Punta Pennata, largo mediamente 22-23 m, alto circa 2 m, e che si trova ad una profondità variabile da 5 a 9 m sotto il livello del mare. Ad esso si riferiscono, a partire dagli inizi degli anni ‘80 del secolo scorso, numerosi quanto sorprendenti rinvenimenti occasionali, mentre uno scavo sistematico condotto nel 1996, portò alla luce, nonostante la parzialità dell’indagine, una messe di reperti di pregio e dati storico-archeologici di grande rilevanza (statue, basi iscritte, frammenti di architravi, basi di colonne), ora conservati al museo Archeologico dei Campi Flegrei.

Frammento di colonna sui fondali del porto romano di Miseno (foto sabap-na)

Si tratta evidentemente di elementi scultorei e decorativi appartenenti agli edifici pubblici della colonia romana che costellavano l’insenatura, prima che il bradisismo li sommergesse. Il cumulo archeologico, che costituisce dunque un bacino inestimabile di informazioni e dati storici, rappresenta un intervento post-antico, creato non dal sovrapporsi di strutture crollate, ma da un accumulo intenzionale di materiali edilizi, probabilmente con lo scopo di ottenere una barriera di protezione soffolta, alla stessa stregua della funzione esercitata dalla moderna diga foranea, contro le ingressioni marine generate in particolare dai venti di Scirocco. A suggerire l’interpretazione è lo stato di conservazione dei reperti, che mostrano la faccia inferiore corrosa dai litodomi, sebbene non sia a diretto contatto con l’ambiente marino, e alcuni segni di percolazioni che conservano in superficie alcuni architravi, come se fossero stati a lungo esposti agli agenti atmosferici, e quindi accantonati dopo il crollo o lo smontaggio intenzionale, per essere poi utilizzati come materiali di reimpiego.

Operazioni dei Carabinieri Subacquei del Nucleo di Napoli nello specchio d’acqua di Capo Miseno (foto sabap-na)

Pertanto, sia in ragione della tutela di reperti archeologici alla mercè degli agenti naturali, sia dell’alto interesse che riveste dal punto di vista archeologico la conoscenza della consistenza di tali reperti conservati sul fondale, è stato stipulato un anno fa un Protocollo d’intesa tra la Soprintendenza e il Comune di Bacoli, grazie anche al vivo interesse del sindaco Josi Gerardo della Ragione e di Mauro Cucco, vicesindaco del Comune di Bacoli con delega alla Cultura, finalizzato alla realizzazione di indagini indirette nell’area del Porto di Misenum, nell’ottica di promuovere e sostenere, congiuntamente, ricerche, studi e altre attività conoscitive sul patrimonio culturale sommerso e di promuovere azioni di sensibilizzazione relative ai temi della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale costiero e marino. Sono stati pertanto eseguiti un rilievo completo dell’intero cumulo, comprensivo di caratterizzazione 3D, foto di dettaglio, rilievi iperspettrali delle sezioni più rappresentative del cumulo e del fondale marino su cui esso s’imposta, che hanno consentito di individuare alcuni reperti notevoli giudicati idonei al recupero e all’acquisizione al patrimonio dello Stato, mediante una delicata operazione di recupero, con l’utilizzo di palloni di sollevamento, con carico sommerso sospeso, e trasportati via mare con l’ausilio della motovedetta dei Carabinieri Subacquei. Nello specifico si tratta di due architravi marmorei con modanature in rilievo e un frammento di colonna in marmo cipollino. L’importanza di tali reperti consiste nel dato archeologico e storico che essi restituiscono, fornendo un importante tassello ricostruttivo sulla vicenda insediativa della colonia romana di Misenum e dei suoi monumenti pubblici, di cui ancora poco si conosce.

Operazioni per il sollevamento e il recupero dei reperti dai fondali del porto romano di Miseno (foto sabap-na)

I reperti recuperati saranno sottoposti ad un accurato lavoro di restauro e conservazione dopo le operazioni di desalinizzazione in vasche, predisposte presso il Parco Borbonico del Fusaro, con l’obiettivo di essere a breve esposti al pubblico, nelle sale del Palazzo dell’Ostrichina, voluto da Ferdinando IV di Borbone, messe a disposizione dal Comune di Bacoli, in una mostra permanente. Le operazioni, coordinate dal responsabile dell’Ufficio Archeologia Subacquea della Soprintendenza, Simona Formola, sono state rese possibili grazie al supporto operativo e tecnico specialistico dei Carabinieri Subacquei del Nucleo di Napoli, con cui sono state effettuate numerose ricognizioni preliminari, documentazione video-fotografica di tutte le operazioni svolte nell’area e infine il sollevamento e il trasporto via mare dei reperti, il Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), e grazie alla disponibilità della base logistica del Reparto di Supporto tecnico della Guardia di Finanza di Miseno, offerta dal colonnello Biagio Looz – comandante del Gruppo di Ricerca, Sviluppo, Standardizzazione e Supporto Tecnico della GdF di Nisida – e del ten. col. Nicola Attollino, per tutte le attività di terra relative al sollevamento, carico e trasporto dei reperti. A garantire la sicurezza della navigazione sono intervenute le unità navali della Guardia Costiera dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Pozzuoli, grazie alla disponibilità del comandante tenente di Vascello Edoardo Russo, e del comando Locamare di Baia, grazie alcComandante Marco D’ Angiolella. Ad assicurare invece l’idonea cornice di sicurezza in mare, anche in considerazione dell’avvento del periodo estivo, caratterizzato da numerose unità da diporto nell’area teatro delle operazioni, hanno offerto il necessario supporto le motovedette della Guardia di Finanza del Reparto operativo Aeronavale di Napoli, comandate dal colonnello Emilio Vitrone.

Si è voluto condividere, anche in linea con gli auspici della Convenzione Unesco per la protezione del patrimonio culturale subacqueo, questa eccezionale operazione di recupero, la prima di numerose altre in programma, anche con una diretta streaming subacquea realizzata con tecnologia Naumacos di Gabriele Gomez de Ayala, che ha consentito al vasto pubblico collegato on line di seguire in tempo reale le operazioni di recupero su tutte le piattaforme social istituzionali della Soprintendenza.

Architrave recuperata dai fondali del porto romano di Miseno: da sinistra, il sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione; il soprintendente Mariano Nuzzo; la responsabile dell’Ufficio Archeologia Subacquea della Soprintendenza, Simona Formola (foto sabap-na)

“Il recupero di questi reperti rappresenta un risultato di straordinaria rilevanza storica e scientifica”, dichiara il soprintendente Mariano Nuzzo, che ha seguito di persona l’intera operazione da mare, illustrando le procedure seguite e le diverse fasi del recupero. “I frammenti marmorei rinvenuti testimoniano la ricchezza e l’importanza anche simbolica di complessi pubblici che caratterizzavano l’intera colonia. Si tratta di elementi architettonici che con ogni probabilità appartenevano ad edifici rappresentativi del potere imperiale, strettamente connessi alla Classis Misenensis. Questi reperti non solo arricchiscono le nostre conoscenze del paesaggio urbano dell’epoca, ma ci restituiscono anche un’immagine viva e tangibile della dimensione politica, sociale e culturale di Miseno nel contesto del Mediterraneo antico. Desidero esprimere un sentito ringraziamento all’Ufficio Archeologia Subacquea della nostra Soprintendenza, per la professionalità e la competenza dimostrate in tutte le fasi dell’intervento, nonché agli operatori subacquei e tecnici specializzati che hanno lavorato con dedizione e rigore scientifico al recupero. È grazie alla sinergia di queste forze che oggi possiamo restituire alla comunità un tassello prezioso della nostra memoria storica”.

Autorità e tecnici sulla banchina attorno a una delle architravi recuperate dai fondali del porto romano di Miseno (foto sabap-na)

E il sindaco di Bacoli Josi Gerardo Della Ragione, presente anch’egli durante l’intervento di recupero: “È una giornata storica per Bacoli ed i Campi Flegrei. Recuperare meraviglie d’epoca romana dal nostro fondale, significa ridare luce a tesori che arricchiranno l’offerta turistica della città. E qualifica il mare flegreo come scrigno di tesori ancora da scoprire. Accade anche questo in un angolo di mondo che convive da millenni con il bradisismo. Da Baie a Misenum, all’intera costa bacolese. Così il Parco Vanvitelliano diventerà ancor di più polo museale di epoche diverse, culture interconnesse. Ringrazio per la grande sensibilità il soprintendente Mariano Nuzzo, con il quale continua una sinergia capace di valorizzare l’archeologia, i paesaggi e la cultura come volano indiscusso dello sviluppo sostenibile a cui deve tendere il nostro territorio”.

Ercolano (Na). A Villa Campolieto incontro pubblico “Tutela, valorizzazione, conservazione del patrimonio culturale. L’importanza della cooperazione e della formazione abilitante”: un’occasione di confronto tra istituzioni pubbliche, enti di ricerca, professionisti e restauratori, intorno ai temi della formazione e della cooperazione per la tutela del patrimonio artistico

In occasione della conclusione di alcuni interventi di restauro e della pubblicazione del bando di ammissione al corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni culturali dell’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, lunedì 9 giugno 2025, alle 15.30, a Villa Campolieto (Ercolano), incontro pubblico “Tutela, valorizzazione, conservazione del patrimonio culturale. L’importanza della cooperazione e della formazione abilitante”. L’iniziativa, promossa dall’università Suor Orsola Benincasa, dalla Fondazione Ente Ville Vesuviane e dalla soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli, rappresenta un’occasione di confronto tra istituzioni pubbliche, enti di ricerca, professionisti e restauratori, intorno ai temi della formazione e della cooperazione per la tutela del patrimonio artistico. L’incontro intende valorizzare i risultati di una collaborazione avviata nel 2021 e divenuta ormai un modello virtuoso per il territorio, capace di generare importanti ricadute scientifiche e culturali. Una sinergia che vede coinvolti enti pubblici e privati, università, soprintendenze e imprese di restauro, con l’obiettivo di promuovere una cultura della conservazione sostenibile, aggiornata alle sfide contemporanee.

Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro a Ercolano (foto ente ville vesuviane)

A portare i saluti istituzionali saranno Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane; Lucio d’Alessandro, rettore dell’università Suor Orsola Benincasa; e Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli e per le province di Caserta e Benevento. Interverranno, tra gli altri, Paola Villani, direttrice del Dipartimento di Scienze umanistiche dell’UNISOB; Pasquale Rossi, presidente del corso di laurea in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali, e Attilio Maria Navarra, amministratore delegato di Fratelli Navarra s.r.l., che illustrerà principi e prospettive del restauro sostenibile nella realtà contemporanea. Un approfondimento specifico sarà dedicato alla presentazione dei restauri effettuati su opere d’arte di proprietà della Fondazione Ente Ville Vesuviane da parte degli studenti del corso di laurea magistrale a ciclo unico in restauro dell’UNISOB, con l’intervento della funzionaria restauratrice della Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli Palma Maria Recchia, da anni impegnata nei progetti di recupero e valorizzazione del patrimonio vesuviano, e dei docenti coinvolti nelle attività dell’Ateneo. L’evento si svolge con la partecipazione di Fratelli Navarra Restauri e del gruppo San Martino Alberghi.

Sant’Antonio Abate (Na). In occasione dei 100 anni del Comune, apertura straordinaria di Villa Cuomo, villa rustica romana scoperta nel 1974 da Carlo Cuomo, che ne finanziò i primi scavi

L’esterno di Villa Cuomo, villa rustica romana a Sant’Antonio Abate (Na) (foto sabap-na)

Un ambiente affrescato di Villa Cuomo a Sant’Antonio Abate (Na) (foto sabap-na)

Dettaglio di un affresco di Villa Cuomo a Sant’Antonio Abate (Na) (foto sabap-na)

Venerdì 30 maggio 2025, apertura straordinaria di Villa Cuomo a Sant’Antonio Abate (Na). Dalle 9 alle 17, in occasione dei 100 anni del comune di Sant’Antonio Abate, il sito archeologico di Villa Cuomo sarà aperto straordinariamente al pubblico con ingresso libero. La villa rustica romana, sepolta dai lapilli durante l’eruzione del 79 d.C., fu scoperta nel 1974 da Carlo Cuomo, che ne finanziò i primi scavi. L’edificio, parte del sistema rurale dell’ager stabianus, si compone di ambienti di servizio affacciati su un cortile con colonne in laterizio. Gli affreschi, tra cui spicca una straordinaria scena di vendemmia, testimoniano l’alto livello decorativo anche in spazi funzionali. L’evento offrirà l’occasione di visitare un sito di grande valore archeologico e attualmente oggetto di un importante progetto di tutela e valorizzazione della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli. Per partecipare, è necessario effettuare una prenotazione via mail a: prenota.evento.saa@gmail.com

La soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli partecipa al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara con un’installazione immersiva (la Tomba del Cerbero: “visitabile”) e tre interventi d’eccellenza (Villa Favorita di Ercolano, Tomba del Cerbero, Presentazione della Vergine al Tempio)

L’interno della Tomba del Cerbero ricostruita nello stand della Sabap di Napoli al Salone internazionale del Restauro a Ferrara (foto sabap-met-na)

L’interno della Tomba del Cerbero ricostruita nello stand della Sabap di Napoli al Salone internazionale del Restauro a Ferrara (foto sabap-met-na)

La soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli partecipa al Salone Internazionale del Restauro di Ferrara, uno degli appuntamenti più autorevoli e attesi per il mondo del patrimonio culturale, in programma dal 14 al 16 maggio 2025. La presenza della Soprintendenza sarà forte, visibile, partecipata e soprattutto straordinariamente immersiva, grazie a uno stand unico nel suo genere che si candida sin da subito a essere uno dei grandi protagonisti dell’edizione 2025. Uno stand come una macchina del tempo: la Tomba del Cerbero “visitabile”. Il cuore pulsante della partecipazione sarà infatti la riproduzione della Tomba del Cerbero di Giugliano in Campania, uno dei più rilevanti monumenti funerari di epoca romana rinvenuto ad ottobre 2023 (vedi Giugliano (Na). Nella Tomba del Cerbero scoperto un inumato in ottimo stato di conservazione in posizione supina. Nuzzo: “La Tomba del Cerbero continua a fornire preziose informazioni sul territorio flegreo nei pressi di Liternum”. Complesse e articolate le ricerche e le analisi in corso coordinate dalla soprintendenza per l’area metropolitana di Napoli | archeologiavocidalpassato). Lo stand, ideato come installazione immersiva, permetterà al pubblico di entrare fisicamente nella tomba, attraversarne gli spazi, ammirare le pitture parietali riprodotte con cura filologica e vivere in prima persona l’esperienza della visita in un ipogeo millenario. Si tratta di una riproduzione realistica e coinvolgente che non vuole solo stupire, ma anche raccontare con rigore scientifico il valore archeologico, artistico e culturale del monumento, e il complesso lavoro di restauro e messa in sicurezza condotto in questi anni dalla Soprintendenza.

Il soprintendente Mariano Nuzzo davanti allo stand della Sabap di Napoli al Salone internazionale del Restauro di Ferrara (foto sabap-met-na)

Per chi volesse partecipare al salone per visitare la riproduzione della Tomba del Cerbero può iscriversi gratuitamente qui: https://ticket.salonedelrestauro.com/ticket/register. La realizzazione dello stand e delle attività scientifiche e divulgative collegate è stata resa possibile grazie a una rete virtuosa di collaborazioni tra enti pubblici, progettisti, tecnici e realtà produttive del territorio. L’iniziativa si inserisce nell’ambito di un accordo di collaborazione scientifica con il DIARC – Dipartimento di Architettura dell’università di Napoli “Federico II”, che ha supportato la Soprintendenza nella definizione dei contenuti scientifici e progettuali. La struttura dello stand è stata donata da Warehouse’s Project, realtà impegnata nella valorizzazione culturale attraverso il riuso creativo degli spazi. L’elaborazione grafica del progetto per il Parco di Villa Favorita è stato sviluppato in collaborazione con MarsigliLab, società specializzata nella progettazione del verde e parte del gruppo di progettazione incaricato per il progetto complessivo di restauro del bene architettonico. La riproduzione della Tomba del Cerbero è stata realizzata dagli artigiani e modellisti dei F.lli Giustiniani, storica impresa partenopea attiva nella ricostruzione scenografica e museale. Il progetto grafico dei pannelli, del video e dei materiali espositivi è a cura dello studio Nikura, specializzato in comunicazione visiva per i beni culturali. Le scansioni tridimensionali, la modellazione e il rendering dei reperti archeologici sono stati eseguiti da Drone Time di Nicola Savarese, realtà d’eccellenza nell’ambito della digitalizzazione del patrimonio.

Oltre all’allestimento, il 14 maggio 2025, dalle 11.40, la Soprintendenza sarà presente al Salone con tre interventi specialistici all’interno dello stand del ministero della Cultura (Padiglione 3), testimonianza del ruolo attivo e propositivo che l’istituto riveste nei cantieri del restauro italiano e nel panorama del PNRR.

Villa Favorita a Ercolano, una delle più affascinanti residenze borboniche del Miglio d’Oro (foto sabap-met-na)

Un soffitto affrescato di Villa Favorita a Ercolano (foto sabap-met-na)

Villa Favorita in Ercolano – Esperienze di restauro nell’ambito del PNRR: 11.40 – 12, Padiglione 3 – Stand MIC. Il primo intervento sarà dedicato al progetto di restauro della Villa Favorita di Ercolano, una delle più affascinanti residenze borboniche del Miglio d’Oro. L’intervento si inserisce nell’ambito della Missione 1, Componente 3 – Cultura 4.0 del PNRR, Misura 2, Investimento 2.3, dedicata alla valorizzazione di parchi e giardini storici. L’obiettivo è quello di rigenerare uno dei più grandi polmoni verdi della città ercolanese, un luogo di straordinaria bellezza architettonica e paesaggistica, progettato da Ferdinando Fuga e divenuto residenza reale nel 1792 per volontà di Ferdinando IV di Borbone. Relatori: Mariano Nuzzo, soprintendente SABAP NA MET; Serena Borea, funzionario architetto; Brunella Como, funzionario architetto; Filomena Russo del Prete, funzionario architetto.

L’affresco del cerbero all’interno della Tomba del Cerbero a Napoli (foto sabap-met-na)

Restauro e messa in sicurezza della Tomba del Cerbero: 12 – 12.15, Padiglione 3 – Stand MIC. Il secondo intervento illustrerà l’articolato progetto di restauro e risanamento conservativo della camera ipogeica della Tomba del Cerbero, con particolare attenzione alle decorazioni pittoriche di età romana. Il lavoro, condotto con tecnologie diagnostiche avanzate, ha permesso di preservare uno straordinario documento iconografico che racconta in chiave simbolica un intero universo rituale, sociale e culturale rimasto intatto per oltre duemila anni. Un’opera che, come il mito che evoca, continua a vivere oltre il tempo. Relatori: Mariano Nuzzo, soprintendente SABAP NA MET; Simona Formola, funzionario archeologo – RUP dell’intervento.

La Presentazione della Vergine al Tempio di Massimo Stanzione, custodita nella chiesa della SS. Annunziata di Giugliano in Campania (foto sabap-met-na)

Il restauro del dipinto “La Presentazione della Vergine al Tempio” di Massimo Stanzione: 12.15 – 12.30, Padiglione 3 – Stand MIC. Chiude la mattinata il racconto del restauro dell’opera giovanile di Massimo Stanzione, La Presentazione della Vergine al Tempio, custodita nella chiesa della SS. Annunziata di Giugliano in Campania. Grazie alle analisi diagnostiche e alle indagini stratigrafiche, è stato possibile ricostruire le vicende conservative del dipinto e riconoscere numerose reintegrazioni pittoriche che ne avevano alterato la lettura. Un intervento che restituisce alla comunità un’opera significativa dell’inizio del percorso artistico di uno dei maestri del Seicento napoletano. Relatori: Mariano Nuzzo, soprintendente SABAP NA MET; Palma Maria Recchia, funzionario restauratore SABAP NA MET.

Il Salone internazionale del Restauro di Ferrara (foto sabap-met-na)

La partecipazione della Soprintendenza al Salone del Restauro di Ferrara si configura come una presenza forte, propositiva e visivamente d’impatto, capace di parlare ai professionisti del settore, ma anche al pubblico più ampio, coniugando rigore scientifico, innovazione e narrazione immersiva. Un’occasione per raccontare l’archeologia, l’arte e il paesaggio non solo come testimonianze del passato, ma come luoghi vivi, da curare e condividere, attraverso progetti concreti e visioni lungimiranti.

 

Giuliano in Campania (Na). Nella necropoli dell’antica Liternum scoperti due recinti funerari, iscrizioni funerarie (una con epitaffio di un gladiatore). Il soprintendente Nuzzo: “Nuova luce sulle vicende di Liternum”

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Veduta dall’alto della necropoli dell’antica Liternum a Giuliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Tomba a cassa di tegole scoperta nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Tomba a cappuccina scoperta nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

Nella necropoli dell’antica Liternum, a Giugliano in Campania (Na), durante gli scavi sono stati messi in luce due recinti funerari. Tra i ritrovamenti più rilevanti spiccano diverse iscrizioni funerarie in marmo, alcune delle quali integre, tra cui se ne segnala una che reca l’epitaffio di un gladiatore, documento prezioso per la comprensione del ruolo e della memoria di questi combattenti nella società romana. Nel comprensorio dell’antica Liternum, a poca distanza dal Foro e dall’Anfiteatro della colonia romana, nel comune di Giugliano in Campania (Na), sono infatti in corso di scavo, sotto la direzione scientifica di Simona Formola, funzionario archeologo responsabile del territorio per la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, una vasta area di necropoli, estesa per oltre 150 mq, in una zona già sottoposta a tutela da vincolo ministeriale diretto. “Il territorio di Giugliano sta vivendo un momento particolarmente fecondo dal punto di vista della ricerca archeologica”, dichiara il soprintendente Mariano Nuzzo, alla luce di questi eccezionali rinvenimenti. “Prima con la scoperta della Tomba del Cerbero ed ora con questa necropoli che, grazie anche all’ottimo stato di conservazione delle strutture murarie e delle sepolture, aggiunge un tassello importante alle nostre conoscenze relative alla vicenda insediativa della colonia di Liternum e costituisce un’opportunità unica per approfondire lo studio della civiltà antica, e del contesto storico e culturale dell’epoca”.

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Mausoleo e recinto funerario scoperti nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Intonaco del recinto funerario scoperto nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

“L’importanza che queste indagini rivestono – continua – è strettamente legata alla migliore comprensione della fisionomia del paesaggio antico e del perimetro urbano della colonia, di cui ancora molto poco si conosce, inducendoci a proporre nuove ipotesi anche rispetto al tracciato dell’antica Via Domitiana, ai lati della quale si dovevano collocare tali sepolture. Grazie al prosieguo dell’indagine, unito allo studio approfondito di materiale d’archivio, sarà possibile raggiungere risultati importanti nell’ambito della conoscenza di un territorio di rilevanza cruciale dal punto di vista storico ed archeologico. La Soprintendenza rinnova il proprio impegno nella tutela e nella promozione dei beni culturali, affinché queste preziose testimonianze possano essere adeguatamente preservate e condivise con la comunità scientifica e il vasto pubblico”.

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Inumato scoperto nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Tomba a enchystrismòs scoperta nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Il mausoleo scoperto nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

Sono stati attualmente messi in luce due recinti funerari, che recano ancora in posto estesi lacerti d’intonaco di rivestimento di colore bianco, con una fase di decorazione più recente in rosso, separati da uno spazio chiuso, ed un pozzo in muratura molto profondo, presente verosimilmente per ragioni cultuali. Uno dei recinti conserva al centro un mausoleo quadrangolare in opera reticolata di cubilia in tufo grigio di 3 metri per lato, rasato in superficie, con nicchie intonacate lungo i lati per ospitare urne cinerarie. Disposte tutt’intono ai setti murari, sono state attualmente individuate una ventina di tombe della tipologia a cappuccina, ad enchystrismòs e a cassa di tegole con copertura in muratura assai ben costruita.

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Il mausoleo (visto dall’alto) scoperto nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

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Lucerna scoperta nella necropoli dell’antica Liternum a Giugliano in Campania (Na) (foto sabap-na)

Le evidenze emerse attestano una continuità d’uso dell’area che si estende dalla fine del I sec. a.C. fino alla media età imperiale (II-III sec. d.C.), testimoniata dalle diverse fasi edilizie delle strutture rinvenute e da alcuni oggetti di corredo (monete, lucerne e piccoli vasi) raccolti nelle sepolture, offrendo preziose informazioni sulla vita quotidiana, le pratiche rituali e le dinamiche sociali delle comunità che hanno abitato il sito. Tra i ritrovamenti più rilevanti spiccano diverse iscrizioni funerarie in marmo, alcune delle quali integre, tra cui se ne segnala una che reca l’epitaffio di un gladiatore, documento prezioso per la comprensione del ruolo e della memoria di questi combattenti nella società romana.

 

Napoli-Afragola. Presentati da Gruppo FS e Sabap i ritrovamenti archeologici rinvenuti lungo la linea AV/AC Napoli-Bari nelle province di Napoli, Caserta e Benevento: villaggio dell’età del Rame, tratto della via Appia, santuario ellenistico-romano, sepolture campane, villa romana

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Veduta aerea della villa romana scoperta nel comune di Solopaca (Bn) durante i lavori della linea AV/AC Napoli -Bari (foto gruppo fs / sabap)

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Un villaggio dell’età del Rame in località Gaudello; un tratto di basolato dell’antica via Appia nel comune di Maddaloni; un santuario di epoca ellenistico-romana, ricco di materiale votivo, a Ponte. Sono solo alcuni dei ritrovamenti archeologici, presentati martedì 4 febbraio 2025 nella sala Claudia Sottile della stazione di Napoli Afragola, rinvenuti durante i lavori effettuati lungo le tratte Napoli-Cancello, Cancello-Frasso e Telese-Vitulano, tra le province di Napoli, Caserta e Benevento. Tra gli altri reperti portati alla luce durante la realizzazione della nuova linea AV/AC Napoli-Bari e presentati nel corso di una conferenza stampa organizzata da Rfi, alla presenza di rappresentanti del Gruppo FS e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Caserta e Benevento, anche una villa romana esposta nella sua interezza riemersa nel comune di Solopaca e numerose sepolture di cultura campana con ricchi corredi funerari, oltre a monete, oggetti in terracotta e statuine in bronzo.

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I relatori del Grupp Fs e delle soprintendenze di Napoli, Casreta e Benevento intervenuti alla stazione di Napoli-Afragola alla presentazione dei reperti archeologici rinvenuti nel cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

Al tavolo dei lavori hanno preso la parola Mariano Di Maio, responsabile Ambiente e Territorio RFI; Mariano Nuzzo, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli e dirigente delegato per la soprintendenza Abap per le province di Caserta e Benevento per il capo del Dipartimento avocante Luigi La Rocca; il responsabile dell’area funzionale Patrimonio archeologico della soprintendenza Abap per l’area metropolitana di Napoli Luca Di Franco; il responsabile dell’area funzionale Patrimonio archeologico della soprintendenza Abap per le province di Caserta e Benevento Andrea Martelli; la funzionaria archeologa Antonella Tomeo, che per oltre un decennio ha seguito gli scavi per conto della Sabap di Caserta e Benevento; Massimo Comedini, responsabile Ambiente Architettura e Territorio Italferr.

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Olla cilindrica dell’età del Bronzo antico (II millennio a.C.) proveniente dal sito in località Gaudello nel comune di Acerra (Na) scoperto durante i lavori del cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

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Il soprintendente Mariano Nuzzo alla conferenza del Gruppo FS alla stazione di Napoli-SAfragola (foto gruppo fs / sabap)

Un momento significativo quello di oggi”, sottolinea il soprintendente Mariano Nuzzo, “in cui valorizziamo e divulghiamo le nuove conoscenze, emerse dalle indagini archeologiche nelle province di Napoli, di Caserta e di Benevento lungo la nuova linea AV/AC Napoli-Bari; luoghi che rappresentano un patrimonio unico, testimoni della storia, dell’arte e della cultura di un territorio da preservare e tramandare. La realizzazione delle infrastrutture ci ha consentito di far emergere tasselli concreti della nostra identità storica, ereditata dal passato per essere proiettata verso il futuro. Gli eccezionali rinvenimenti hanno colmato in alcuni casi un grande vuoto cronologico e culturale, noto in Campania per le varie fasi di occupazione territoriale e hanno aperto continui spunti di riflessione e ricerca”.

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Villaggio dell’età del Rame (fotopiano) in località Gaudello nel comune di Acerra (Na) scoperto durante i lavori del cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

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Altorilievo di guerriero (IV-III sec. a.C.) proveniente dal santuario di epoca ellenistico-romana scoperto nel comune di Ponte (Bn) durante i lavori del cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

Di grande interesse le tracce degli abitati e delle necropoli, databili tra la fine dell’età del Rame e le prime fasi del Bronzo Antico, in località Gaudello ad Acerra, con capanne e arredi perfettamente conservati e sepolture; una porzione integra dell’antica Via Appia, che attraversava il suburbio della città di Calatia (attuale Maddaloni), in direzione della Statio ad Novas (S. Maria a Vico), con tombe a fossa semplice o copertura a cappuccina, che testimoniano pratiche funerarie come la cremazione e l’inumazione; la villa romana a Solopaca, messa in luce durante le indagini archeologiche preventive, ricadente nel suburbio dell’antica città di Telesia, circondata da terreni coltivati per la produzione di vino e olio; i resti di un santuario dedicato a diverse divinità a Ponte con numerosi e diversificati oggetti votivi. I nostri suoli sono ricchi di storie da raccontare ed è stato il lavoro di squadra e la dedizione dei funzionari che hanno lavorato nel corso degli anni, Paola Aurino, Antonella Tomeo, Luca Di Franco e Andrea Martelli, che ringrazio sentitamente, che ci spinge con entusiasmo a valorizzare e a restituire queste cruciali tracce storiche, attraverso una serie di allestimenti. Il primo alla fine del mese di febbraio al nostro Centro Operativo di Benevento, perché è necessario ripensare il nostro modo di rendere accessibile il patrimonio “diffuso” per guardare al futuro con responsabilità.

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Monete antiche rinvenute durante i lavori del cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

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Ilaria Maggioratti, presidente Archeolog, alla conferenza del Gruppo FS alla stazione di Napoli-SAfragola (foto gruppo fs / sabap)

Con la realizzazione della nuova linea AV/AC Napoli-Bari, il Gruppo FS restituisce alla cittadinanza un patrimonio culturale inedito, dove sviluppo infrastrutturale e archeologia convivono in armonia. Si tratta della prima tappa di un percorso che proseguirà sul territorio nazionale, con l’obiettivo di mostrare come i cantieri delle grandi opere infrastrutturali ferroviarie possano trasformarsi in una finestra sul passato, unendo progresso e radici storiche. Attraverso un approccio proattivo e collaborativo, il Gruppo FS è costantemente impegnato nella promozione dell’archeologia preventiva per garantire che la realizzazione di nuove linee ferroviarie avvenga in modo sostenibile, senza compromettere la ricchezza storica dei territori attraversati. Le azioni di tutela prevedono un iter di approfondimento dei contesti archeologici, con la realizzazione di studi territoriali, indagini e scavi in estensione, fino ad arrivare alla valorizzazione attraverso ricostruzioni virtuali, pubblicazioni, convegni e musealizzazioni. Ma l’impegno del Gruppo FS e delle sue Società non si ferma qui. Rete Ferroviaria Italiana, Italferr e Anas, infatti, fanno parte di Archeolog, Ente del Terzo settore del Gruppo che, in sinergia con le Soprintendenze del ministero della Cultura, ha lo scopo di contribuire al restauro, alla conservazione e alla valorizzazione dei preziosi reperti archeologici venuti alla luce durante la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture stradali e ferroviarie italiane.

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Statuetta maschile stante proveniente dal santuario di epoca ellenistico-romana scoperto nel comune di Ponte (Bn) durante i lavori del cantiere della linea AV/AC Napoli-Bari (foto gruppo fs / sabap)

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L’interno della stazione Fs Napoli-Afragola (foto gruppo fs / sabap)

La nuova linea AV/AC Napoli-Bari. Il progetto prevede il potenziamento e la velocizzazione dell’itinerario Napoli-Bari, che consentirà di integrare l’infrastruttura ferroviaria del Sud del Paese con il Core Corridor “Scandinavia – Mediterraneo”. L’opera strategica migliorerà l’accessibilità nelle aree attraversate per servizi nazionali, per quelli di lunga percorrenza e per il servizio regionale e merci. Al termine dei lavori, il collegamento Napoli-Bari sarà percorso in 2 ore, contro le circa 4 attuali, mentre quello fra Roma e Bari in 3 ore, con un risparmio di circa due ore rispetto ad oggi. L’opera, dal costo complessivo di oltre 6 miliardi di euro, rappresenta anche un volano per la creazione di posti di lavoro: nel progetto sono impegnate oltre 7.000 persone tra ingegneri, tecnici e operai.

 

Roma. A Palazzo Corsini (accademia nazionale dei Lincei) il convegno “Le ville della Regio I: architettura, decorazione e paesaggi marittimi”, in presenza e on line: due giorni di approfondimento e confronto sulle ville romane negli antichi territori del Lazio e della Campania. Ecco il programma

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All’accademia dei Lincei il convegno sulle ville romane della Regio I (foto sabap-na-met)

La soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli protagonista al convegno “Le ville della Regio I: architettura, decorazione e paesaggi marittimi” il 30 e 31 gennaio 2025 a Palazzo Corsini a Roma, sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. L’evento è organizzato dall’Accademia Nazionale dei Lincei, in collaborazione con la soprintendenza e l’università di Pisa, nell’ambito delle attività del Centro Interdisciplinare Linceo Giovani. I lavori potranno essere seguiti dal pubblico anche in streaming. Il convegno rappresenta un’importante occasione di approfondimento e confronto scientifico sullo studio delle ville romane della Regio I, che comprende gli antichi territori del Lazio e della Campania, esplorando temi legati all’architettura, al paesaggio, alla decorazione e alle dinamiche economiche culturali e di questi complessi straordinari. Il soprintendente Mariano Nuzzo è intervenuto con i saluti istituzionali nella giornata di apertura, sottolineando l’importanza di valorizzare e divulgare le nuove conoscenze emerse dalle indagini archeologiche nel territorio campano. Quindi il funzionario archeologo della soprintendenza e membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei, Luca Di Franco, parteciperà con un intervento dedicato all’introduzione del concetto di “villa marittima” nella sessione inaugurale del convegno. Tra le numerose relazioni previste, spiccano le presentazioni di alcuni tra i maggiori esperti nazionali e internazionali, che affronteranno argomenti come le fonti letterarie, l’architettura, le soluzioni decorative e le recenti scoperte nei Campi Flegrei, a Capri e nella Penisola Sorrentina. La partecipazione della Soprintendenza a questo importante evento riflette il costante impegno nell’indagare e promuovere il patrimonio archeologico del territorio, in stretta sinergia con enti accademici e istituzioni culturali di prestigio.

PROGRAMMA GIOVEDÌ 30 GENNAIO 2025. Alle 10, presidenza dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Indirizzi di saluto: Mariano Nuzzo (MiC – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli): presentazione SESSIONE 1: La villa e il paesaggio marittimo in età romana Presiede: Carlo Gasparri (linceo, università di Napoli Federico II) 1.1. Inquadramento generale 10.40 Anna Anguissola (università di Pisa; Accademia Nazionale dei Lincei, Centro Interdisciplinare Linceo Giovani, coordinatrice), Luca Di Franco (MiC – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli, Accademia Nazionale dei Lincei, Centro Interdisciplinare Linceo Giovani, coordinatore): “Introduzione: la villa marittima”; Nicola Terrenato (university of Michigan): “The origins of villas”, 25 anni dopo; 11.10 Tobias Busen (Deutsches Archäologisches Institut): “L’architettura delle ville marittime: elementi, progettazione e realizzazione”; 11.30, Intervallo. 1.2. Risorse, gestione ed economia delle ville sul mare. 11.50, Annalisa Marzano (università di Bologna): “Non solo ozio: le ville come luoghi di produzione e innovazione tecnica”; 12.10, Mario Fiorentini (università di Trieste): “Le ville marittime nel mediterraneo romano: prospettive economiche ed elaborazioni giuridiche (I sec. a. C. – III sec. d. C.)”; 12.30, Roberta Ferritto (università di Bologna): “Architettura e piscicoltura: analisi delle peschiere romane”; 12.50, Discussione; 13.30 Intervallo 15, SESSIONE 2: La percezione della villa e il suo apparato decorativo Presiede: Eugenio Polito (linceo, università di Cassino) 2.1. La percezione della villa tra paesaggio e ornato. 15.20, Calogero Oddo (Scuola Superiore Sant’Anna Pisa): “Gli approcci scientifici alla percezione sensoriale”; 15.40, Mantha Zarmakoupi (University of Pennsylvania): “L’architettura delle ville in dialogo con il paesaggio”; 16, Intervallo; 16.20, Barbara Del Giovane (università di Firenze): “Aut libris me delecto … aut fluctus numero. Vivere sul mare: per un percorso storico-letterario”; 16.40, Eugenio La Rocca (linceo, Sapienza Università di Roma): “La percezione e la trasformazione del paesaggio naturale nelle ville romane”; 17, Caterina Parigi (Universität zu Köln): “La percezione degli apparati scultorei delle ville: potenzialità e limiti sull’esempio della Villa A di Oplontis”; 17.20, Discussione.

PROGRAMMA VENERDÌ 31 GENNAIO 2025. 2.2. Strutture, materiali, decorazione Presiede: Maria Elisa Micheli (lincea, università di Urbino). Alle 9, Hélène Dessales (École Normale Supérieure): “La diffusione dei materiali e delle tecniche edilizie nelle ville romane campane (I secolo d.C.)”; 9.20, Marina Caso (MiC – parco archeologico di Ercolano): “Marmi in contesto dall’Agro laurentino alla Penisola sorrentina”; 9.40, Domenico Esposito (Humboldt-Universität zu Berlin): “La decorazione pittorica delle villae d’otium”; 10, Francesca Boldrighini (MiC – parco archeologico del Colosseo): “Declinazioni del lusso: gli stucchi e le decorazioni dei ninfei”; 10.20, Discussione; 10.50, Intervallo; SESSIONE 3: La regio I: casi studio Presiede: Salvatore Settis (linceo, Scuola Normale Superiore di Pisa). 11.10, Paolo Carafa (Sapienza Università di Roma): “Latium vetus e Latium adiectum”; 11.30, Fabrizio Slavazzi (università di Milano): “Per una nuova immagine della Villa della Grotta a Sperlonga: ricerche in corso e proposte di lettura”; 11.50, Simona Formola (MiC – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli), Michele Stefanile (Scuola Superiore Meridionale), Michele Silani (università della Campania “L. Vanvitelli”), Maria Luisa Tardugno (MiC – soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli): “Villae maritimae nei Campi Flegrei: modelli e soluzioni architettoniche”; 12.10, Intervallo; 12.30, Wolfgang Filser (University of Copenhagen): “La villa marittima del Capo di Sorrento. Riflessioni sul concetto di saxum e basis”; 12.50, Maria Luisa Catoni (Scuola IMT Alti Studi Lucca), Carlo Rescigno (linceo, università della Campania “L. Vanvitelli”): “Villa San Marco a Stabiae: dati dai nuovi scavi”; 13.10, Cecilia Giorgi (CNR – ISPC), Rosaria Perrella (MiC – museo Archeologico nazionale di Napoli): “Un nuovo racconto del vivere in villa a Capri: modelli e schemi architettonici”. Discussione conclusiva 15, Carlo Gasparri (linceo, università di Napoli Federico II), Pier Giovanni Guzzo (linceo, già soprintendente archeologo al ministero per i Beni e le Attività culturali), Eugenio La Rocca (linceo, Sapienza Università di Roma), Maria Elisa Micheli (lincea, università di Urbino), Eugenio Polito (linceo, università di Cassino), Carlo Rescigno (linceo, università della Campania “L. Vanvitelli”), Salvatore Settis (linceo, Scuola Normale Superiore di Pisa).

Pompei. Nuove scoperte fuori dalla città antica: nel cantiere del parcheggio sotterraneo dell’EAV in via Fucci ritrovata una tanagrina con tracce di doratura e una sepoltura integra di infante: una finestra sulle pratiche funerarie dell’antica Pompei

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Sepoltura di infante ritrovata integra nel cantiere in via Fucci a Pompei per la realizzazione del parcheggio sotterraneo dell’EAV (foto sabap-na)

Ad agosto 2024 il soprintendente di Napoli, Mariano Nuzzo, era stato chiaro: “Visti gli eccezionali rinvenimenti, è necessario proseguire ed ampliare ulteriormente l’area di indagine per completare il quadro conoscitivo della necropoli e delineare la fisionomia del paesaggio antico che caratterizzava il suburbio orientale di Pompei, di cui ancora poco si conosce. Grazie all’archeologia preventiva e all’azione sinergica tra Soprintendenza, Comune ed EAV, che ha consentito di condividere procedure ed obiettivi, si stanno raggiungendo risultati importanti nell’ambito della tutela e valorizzazione di un territorio di rilevanza cruciale dal punto di vista storico ed archeologico. Contiamo di condividere a breve nuovi dati dal prosieguo degli scavi” (vedi Pompei. Nuove scoperte fuori dalla città antica: nel cantiere per la realizzazione di un parcheggio interrato annesso alla stazione della Circumvesuviana, emergono campi arati (dove si coltivavano gli ortaggi che rifornivano i mercati di Pompei) e una necropoli preromana (già 35 sepolture). Il soprintendente Nuzzo: “Si deve proseguire e ampliare l’indagine archeologica” | archeologiavocidalpassato). Cosa era successo? Appena fuori la città antica di Pompei, nel cantiere per la realizzazione di un parcheggio interrato annesso alla stazione della Circumvesuviana, in via Fucci, erano emersi campi arati (dove si coltivavano gli ortaggi che rifornivano i mercati di Pompei) e una necropoli preromana (già 35 sepolture).

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Tanagrina con tracce di doratura ritrovata nel cantiere in via Fucci a Pompei per la realizzazione del parcheggio sotterraneo dell’EAV (foto sabap-na)

Il soprintendente aveva ragione. Nei giorni scorsi, a distanza di pochi mesi, in via Fucci durante i lavori presso il parcheggio interrato Eav, sono emersi importanti reperti archeologici che ci permettono di riscoprire frammenti preziosi della nostra storia. Tra questi spicca una tanagrina con straordinarie tracce di doratura, testimonianza unica dell’arte e del gusto raffinato dell’antichità. Le tanagrine, celebri statuette votive in terracotta, sono spesso associate al culto e alla devozione, offrendo uno spaccato della vita quotidiana e delle credenze religiose delle epoche passate. “Questa scoperta sottolinea ancora una volta l’importanza di preservare e valorizzare il nostro patrimonio, nascosto anche nei luoghi più inaspettati”.

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Il ritrovamento in via Fucci a Pompei di una sepoltura integra di infante (foto sabap-na)

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Corredo nella tomba di infante scoperta in via Fucci a Pompei (foto sabap-na)

Ma non è finita qui. In via Fucci un altro ritrovamento straordinario che arricchisce la storia di Pompei. È stata portata infatti alla luce una sepoltura integra di un infante, caratterizzata da un corredo unico. Tra gli oggetti rinvenuti spiccano una raffinata coppa in vernice nera e preziosi vaghi di collana in pasta vitrea, testimoni di un passato ricco di tradizioni e cultura. “Questo ritrovamento rappresenta una finestra sulle pratiche funerarie dell’antica Pompei, svelando nuovi dettagli sulle vite dei suoi abitanti nel territorio estero alla nota città antica”.

Napoli. A Palazzo Reale, sede Sabap, si firma l’accordo per la tutela paesaggistica e valorizzazione dei vigneti campani: progetto innovativo di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e agricolo campano

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La Regione Campania, la soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli, la soprintendenza ABAP per le province di Caserta e Benevento, la soprintendenza ABAP per le province di Salerno e Avellino uniscono le forze per un progetto innovativo di tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e agricolo campano. L’accordo, che sarà ufficialmente firmato il 29 novembre 2024, alle 10, nella Sala Giovanni Carbonara di Palazzo Reale a Napoli, rappresenta un passo concreto per la salvaguardia dei vigneti campani, simbolo di tradizione e qualità, e per la promozione di un’agricoltura sostenibile e integrata con il paesaggio storico-culturale della regione. Interverranno Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’Area Metropolitana di Napoli e per le province di Caserta e Benevento; Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania; Ciro Lungo, Comandante della Regione Carabinieri Forestale “Campania”; Raffaella Bonaudo, soprintendente ABAP per le province di Salerno e Avellino; Maria Passari, direttore generale delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Campania; Giuseppe Rosario Mazzeo, dirigente UOD Politica Agricola Comune della Regione Campania; Sonia Colandrea, funzionario responsabile ufficio rapporti e accordi istituzionali della SABAP NA-MET. L’Accordo sancisce una collaborazione istituzionale tra la Regione Campania e le Soprintendenze, per garantire la tutela del patrimonio culturale e paesaggistico nel contesto delle attività agricole, con particolare riferimento agli interventi di impianto e reimpianto di vigneti. L’obiettivo principale è quello di snellire i processi tecnico-amministrativi, rispettando al contempo le normative di tutela vigenti. Le Finalità dell’accordo sono quelle di razionalizzare le procedure per il rilascio delle autorizzazioni necessarie, garantire la tutela del patrimonio archeologico, storico-artistico e paesaggistico regionale e promuovere un dialogo costruttivo tra le istituzioni coinvolte e i soggetti privati. L’iniziativa rappresenta un passo significativo verso una gestione integrata e sostenibile del territorio campano, coniugando la salvaguardia del patrimonio culturale con le esigenze del settore agricolo.

Napoli. A Palazzo Reale la giornata di studio “Puteoli e il suo territorio: progetti di ricerca e attività di tutela” sui nuovi progetti di ricerca e sulle attività di tutela del territorio di Pozzuoli con un’attenzione particolare al Rione Terra

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“Puteoli e il suo territorio: progetti di ricerca e attività di tutela” è il titolo della giornata di studio, a cura di Mariano Nuzzo e Maria Luisa Tardugno, organizzata dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli lunedì 18 novembre 2024 nella sala Carbonara del Palazzo Reale di Napoli, per un momento di condivisione e approfondimento sui nuovi progetti di ricerca e sulle attività di tutela che interessano il territorio di Pozzuoli, sviluppato grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza e le istituzioni accademiche delle regioni Campania e Molise.

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Giornata di studio “Puteoli e il suo territorio”: il soprintendente Mariano Nuzzo e l’archeologo Stefano De Caro (foto sabap-met-na)

“Questa giornata di studi”, dichiara Mariano Nuzzo, soprintendente ABAP per l’area metropolitana di Napoli, “rappresenta un’importante occasione per fare il punto sulle attività di ricerca e tutela che, negli ultimi vent’anni, hanno permesso di approfondire la conoscenza dell’antica Puteoli. Si tratta di un momento di confronto in cui passato e presente si riconnettono, fornendo una chiave per comprendere le dinamiche che sottendono le attività di studio e valorizzazione del nostro patrimonio culturale. Un’attenzione particolare è dedicata al Rione Terra, luogo unico di sperimentazione, dove archeologia e architettura si intrecciano per restituirci un quadro vivo delle tecniche costruttive e delle strutture urbane antiche. Questo evento ha visto la partecipazione di studiosi provenienti da diversi ambiti disciplinari – dall’archeologia all’architettura alle tecniche costruttive – uniti dal desiderio di contribuire alla conoscenza e alla tutela di un patrimonio che appartiene a tutti. La divulgazione, infatti, è parte integrante della conoscenza: è nostro dovere rendere accessibili i risultati delle ricerche e trasmettere la consapevolezza del valore di ciò che ci circonda. La conoscenza è un bene collettivo, e non possiamo permetterci di non condividerla”.

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Panoramica del Rione Terra di Pozzuoli (foto sabap-met-na)

L’incontro, aperto con i saluti di Fulvio Maria Soccodato e Luigi Manzoni, è stato moderato da figure di rilievo come Stefano De Caro e Teresa Elena Cinquantaquattro. Durante la giornata, esperti e studiosi di fama nazionale hanno approfondito numerosi aspetti del patrimonio puteolano e delle attività di ricerca ad esso collegate. Il Rione Terra di Pozzuoli, con le sue stratificazioni storiche, è stato al centro di numerose discussioni, grazie agli interventi di Maria Luisa Tardugno, Lucia Manuela Proietti, Carmela Capaldi, Marco de Napoli, Giuseppe Faella e Aldo Giordano. Inoltre, i partecipanti hanno avuto modo di approfondire gli aspetti archeologici relativi al territorio puteolano con gli interventi di Luigi Cicala, Carlo Ebanista, Emanuela Spagnoli, Marina Taliercio e Antonella Ciotola, oltre che riflettere sulle trasformazioni sociali e culturali attraverso i contributi di Giuseppe Camodeca, Carlo Rescigno, Michele Silani e Michele Stefanile, tra storia, archeologia e tutela del territorio.