Carpi, la storia di Palazzo Castelvecchio raccontato con i risultati degli scavi archeologici della soprintendenza
“Storia ed evoluzione di Palazzo Castelvecchio, dai Pio ai giorni nostri” è il tema dell’incontro pubblico promosso giovedì 11 ottobre 2018, dalle 17 alle 20, al Castello dei Pio di Carpi, da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e dal Comune di Carpi per presentare a cittadini e turisti gli esiti delle indagini archeologiche effettuate nel Palazzo Castelvecchio. L’iniziativa fa parte di EnERgie Diffuse, settimana di promozione della cultura organizzata dalla Regione Emilia-Romagna. Dopo i saluti istituzionali (alle 17) del vicesindaco di Carpi Simone Morelli, e della soprintendente Cristina Ambrosini, la direttrice dei Musei di Palazzo dei Pio, Manuela Rossi, illustrerà la temperie storico artistica nella quale si inseriscono le vicende del Palazzo in relazione alla famiglia dei Pio. Seguono gli interventi dell’archeologa della soprintendenza Sara Campagnari, che ha diretto lo scavo, che illustrerà gli importanti rinvenimenti che consentiranno di precisare le conoscenze sul tessuto insediativo carpigiano in epoca medievale e rinascimentale. L’incontro fornirà anche l’occasione per parlare dell’evoluzione del palazzo sotto il profilo storico-architettonico grazie al contributo dell’architetto della soprintendenza Emanuela Storchi. Infine, alle 19, visita guidata al Palazzo dei Pio, per conoscere la fase più antica dell’edificio, e alla Chiesa della Sagra, a cura dei Musei di Palazzo dei Pio, e concomitante attività didattica per i bambini.
Mirandola (Mo), a sei anni dal terremoto del 2012, per le Giornate europee del Patrimonio 2018, “porte aperte” ai cantieri di restauro e miglioramento sismico del duomo e dell’ex municipio, con visite guidate a cura della soprintendenza

La chiesa di Santa Maria Maggiore, il duomo di Mirandola, gravemente danneggiato dal terremoto del 2012
A Mirandola (Mo) le Giornate Europee del Patrimonio, su proposta della soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Bologna, quest’anno avranno un sapore speciale. Sabato 22 settembre 2018, in piazza della Conciliazione, dalle 10 alle 12 (ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria), presentazione dei lavori di restauro e miglioramento sismico del duomo di Mirandola colpito dal terremoto del 20 e del 29 Maggio 2012 e visite guidate al cantiere della chiesa di S. Maria Maggiore. A poco più di sei anni dal tragico sisma che ha colpito l’Emilia-Romagna nel maggio 2012 viene aperto al pubblico in via straordinaria il cantiere di restauro e miglioramento sismico della chiesa di S. Maria Maggiore di Mirandola, il duomo della città, che ha subito gravi crolli nella navata centrale, nella navata laterale sinistra e di parte della copertura dell’abside. Alle 10, apertura dell’iniziativa con i saluti istituzionali. A seguire, alle 10.30, 11 e 11.30 (prenotazione obbligatoria per max 10-15 persona a visita: inviare mail a Patrizia Grazioli patrizia.grazioli@beniculturali.it) si terranno tre visite guidate al cantiere a cura del progettista, della direzione lavori, del R.U.P della Diocesi di Carpi e delle funzionarie della soprintendenza competenti per il territorio di Mirandola: l’arch. Emanuela Storchi (che segue come alta sorveglianza l’esecuzione dei lavori) e la storica dell’arte Elena Marconi. Le visite guidate illustreranno lo stato di avanzamento dei lavori, il progetto di ricostruzione e completamento delle parti crollate e la restituzione alla cittadinanza del monumento consolidato e restaurato in collaborazione con la Diocesi di Carpi e la Parrocchia di S. Maria Maggiore di Mirandola.
Il palazzo municipale di Mirandola. Nel pomeriggio, , dalle 15 alle 19, sempre di sabato 22 settembre 2018, incontro pubblico a ingresso gratuito in sala consiliare del Comune in via Giolitti cantiere del Palazzo Municipale, oggetto di lavori di restauro e miglioramento sismico dopo il terremoto del 20 e del 29 Maggio 2012. L’iniziativa proposta dalla soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna in occasione delle GEP 2018 prevede un incontro con i progettisti, il R.U.P del Municipio di Mirandola e le due funzionarie della soprintendenza competenti per il territorio di Mirandola che illustreranno alla cittadinanza lo stato di avanzamento dei lavori e il progetto di restauro e miglioramento sismico dello stabile. L’arch. Emanuela Storchi (che segue come alta sorveglianza l’esecuzione dei lavori) e l’archeologa Cinzia Cavallari racconteranno nei dettagli la storia dell’antico palazzo dei Pico passando in rassegna i tanti aspetti della sua evoluzione archeologica e architettonica.
Giornate Europee del Patrimonio. A Bologna “Panem et circenses”: tutto quello che avreste voluto sapere sul cibo, dalla preistoria al XIX secolo
Tutto quello che avreste voluto sapere sul cibo, dalla preistoria al XIX secolo. Dall’archeologia culinaria alla simbologia della preparazione, rituali e curiosità sull’uso e l’evoluzione del cibo, elemento di condivisione per eccellenza, con visite guidate al laboratorio di restauro, divertente “caccia al coccio” per i più piccoli e breve storia per immagini di Via Belle Arti e del suo quartiere. Ecco in sintesi “Panem et circenses. Il cibo tra necessità, condivisione e ostentazione dalla Preistoria all’età moderna”, l’iniziativa della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2018. Appuntamento a Palazzo Ancarano a Bologna, sede della soprintendenza, sabato 22 settembre, dalle 9.30 alle 12.30, con ingresso libero: archeologi, storici dell’arte, restauratori e servizi educativi della soprintendenza accolgono il pubblico per proporre “Panem et circenses”, variegata iniziativa che tratta il tema del cibo, dall’archeologia alla storia dell’arte, dal vasellame da mensa al gioco per i più piccoli.
In tutte le culture il cibo ha un valore simbolico e sociale e quindi non solo la sua preparazione e conservazione ma anche la sua rappresentazione sono temi importanti sia dell’archeologia che dell’arte. L’archeologa Cinzia Cavallari e la storica dell’arte Anna Stanzani propongono “Il cibo tra necessità, condivisione e ostentazione dalla Preistoria all’età moderna”, percorso per immagini commentate sull’alimentazione e la “liturgia” dei pasti. Nel corso della Preistoria, da un’economia basata sulla caccia e la raccolta dei frutti spontanei si passa, a seguito della scoperta dell’agricoltura e dell’allevamento, a un cambiamento radicale: di fatto il focolare domestico diventa simbolo di famiglia e di comunità. L’alimentazione accompagna la storia dell’uomo in tutte le sue sfaccettature, tra necessità di sostentamento a strumento di ostentazione di stato sociale. Pasti frugali, banchetti sontuosi in età romana e medievale, mutazioni del gusto, mode, sfruttamento delle risorse naturali, cucine, vasellame da mensa e contenitori per la cottura e la conservazione dei cibi costituiranno un’originale chiave di lettura per comprendere l’evoluzione delle società antiche, medievali e post-medievali. Per l’età moderna, si aprirà una finestra particolare: quali sono i cibi e le suppellettili messi in tavola dai pittori? E quali sono le occasioni principali per rappresentare il cibo e i temi conviviali? Banchetti sacri e profani, cucine e osterie, nature morte e mercati saranno il filo conduttore di un viaggio nella civiltà della tavola.
Siriana Zucchini propone ai più piccoli l’esperienza ludico-formativa “Caccia ai cocci” per bambini dai 6 agli 11 anni, con ricerca di tessere che andranno a comporre le immagini di reperti legati al cibo di cui i bambini potranno vedere l’originale nel laboratorio di restauro e scoprirne l’uso. Il laboratorio di restauro sarà aperto al pubblico fino alle 12.30: i restauratori Mauro Ricci e Virna Scarnecchia mostreranno vasi, brocche, bicchieri, posate, contenitori da mensa e da cucina, illustrando le varie fasi del loro restauro. Infine una serie di immagini commentate illustreranno brevemente la millenaria storia del quartiere e di via Belle Arti, lo sviluppo urbanistico di quest’area, gli edifici più significativi del passato e del presente e le illustri personalità che hanno vissuto in quella che fino al 1877 era chiamata Borgo della Paglia.
Al museo Archeologico nazionale di Ferrara la presentazione degli Atti del convegno “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica” (Zurigo, 2012): un libro di grande importanza per la conoscenza dell’antica città di Spina

La copertina del volume sugli Atti del convegno di Zurigo “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica”
A sei anni dal convegno “Spina- Neue Perspektiven archaeologischen Erforshcung / Nuove prospettive della ricerca archeologica”, tenutosi a Zurigo il 4 e 5 maggio 2012, il museo Archeologico nazionale di Ferrara presenta gli Atti del Convegno di Zurigo, solo recentemente pubblicato (2017) dopo la lunga gestazione richiesta dall’importanza dei temi trattati, “un libro di grande importanza per la conoscenza dell’antica città di Spina”, sottolinea il direttore del Polo Museale dell’Emilia-Romagna Mario Scalini.
La città etrusca di Spina sul bordo meridionale dell’attuale delta del fiume Po è stata a lungo oggetto di ricerca per le necropoli scoperte nel 1922 e scavate successivamente. Le loro parecchie migliaia di tombe contenevano uno dei più grandi complessi di reperti di ceramica attica in tutto il Mediterraneo. Dal 2007, nell’ambito di un progetto di ricerca internazionale, il centro storico della città è stato esplorato in termini di urbanistica, architettura residenziale, spazio naturale, stratigrafia e cronologia assoluta, i cui ricchi risultati sono contenuti per la prima volta in 15 articoli negli Atti del convegno di Zurigo. Questi studi riguardano la fase ellenistica e la produzione di sale evaporativo a Spina, le strutture del IV secolo a.C., le prospettive future della ricerca, il contesto geo-archeologico e la stratigrafia dell’insediamento etrusco, l’evidenza paleobotanica, la tecnica costruttiva e la vita di tutti i giorni. nelle case in legno e in rovere del VI-IV secolo e nei tipi di ceramica grezza e fine.
L’appuntamento al museo Archeologico nazionale di Ferrara giovedì 13 settembre 2018, alle 16, per la presentazione degli Atti del Convegno. Dopo i saluti di Mario Scalini, direttore del Polo Museale, e del direttore del museo Archeologico Paola Desantis, intervengono Luigi Malnati, soprintendente emerito della soprintendenza Archeologica dell’Emilia Romagna; Cristina Ambrosini, soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città Metropolitana di Bologna e per le Province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Giuseppe Sassatelli, professore ordinario di Etruscologia e Archeologia Italica; Christoph Reusser, professore ordinario di Archeologia Classica all’università di Zurigo. L’iniziativa è realizzata con la collaborazione del Gruppo Archeologico Ferrarese.
Due week end sulle orme degli antichi romani: visite guidate della soprintendenza alla strada romana di Bentivoglio (Bo), probabilmente un tratto della via Emilia Altinate o via Annia tra Bononia e Aquileia
Primavera 2016: si stanno realizzando le fondamenta di uno dei centri logistici della YOOX Net-a-Porter Group all’interno dell’Interporto di Bologna, in località Castagnolo Minore di Bentivoglio, quando sono stati intercettati circa 80 metri di una strada romana con orientamento NNE-SSW. Il conseguente scavo archeologico diretto dalla soprintendenza Archeologia SABAP-BO ha condotto alla possibile individuazione di un tratto dell’Aemilia Altinate: antica strada romana che congiungeva Bononia e Aquileia realizzata probabilmente dal Console Marco Emilio Lepido intorno al 175 a.C. “Tradizionalmente è indicata come via Annia o via Emilia Altinate”, spiegano gli archeologi. “Molte ipotesi sono state formulate sul suo nome, molto si è discusso se si trattasse di una via consolare o semplicemente di una delle tante strade realizzate nei 12 secoli di storia dell’impero romano. In questa parte di pianura bolognese, nessun miliario è ancora stato trovato, nessun tracciato indicato negli itinerari antichi è applicabile a questi territori in modo certo e inequivocabile”.
Week end sulla strada romana di Bentivoglio (Bo). Due fine settimana sulle orme degli antichi romani: ci si potrà sentire come un legionario in marcia verso un castrum, o un mercante per i grandi empori dell’Alto Adriatico, grazie alle visite guidate allo scavo archeologico dell’antica strada romana di Bentivoglio promosse da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Unione Reno Galliera; Comune di Bentivoglio; associazione di Promozione Sociale-Archeologia. Appuntamento sabato 25 e domenica 26 agosto 2018, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19; e poi sabato 1 e domenica 2 settembre 2018, dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. Gli interessati e appassionati si devono ritrovare sul luogo degli scavi in via di Santa Maria in Duno a Bentivoglio (BO). I posti sono limitati, quindi la prenotazione è obbligatoria all’ispettore onorario di SABAP-BO, Moreno Fiorini, cell. 348 7913 695.

Mappa delle strade romane nel Nord Italia: il tracciato della via Emilia Altinate andava da Bononia ad Aquileia
Il geografo Strabone parla di una via realizzata in età repubblicana che in uscita da Bologna si dirigeva verso Aquileia ma il passo appare evidentemente corrotto e i vari tentativi di emendamento avanzati dagli studiosi non hanno ancora risolto la disputa. “Il ritrovamento di un tratto particolarmente ben conservato della strada presso l’Interporto di Bologna”, sottolineano in soprintendenza, “in evidente relazione con un sepolcreto di datazione non ancora determinata ma certamente riferibile all’età repubblicana, è da leggersi come indicatore di una continuità della direttrice di età repubblicana che metteva in relazione Bologna con le principali città alleate del nord-est. Una via legata a un particolare contesto che dunque si conferma spina dorsale e tracciato ancora funzionale rispetto alle nuove esigenze commerciali e sociali del territorio in età imperiale”. La strada è stata indagata per circa 50 metri e presentava una larghezza massima valutabile in circa 8 metri, a cui si aggiungevano fossi che la costeggiavano. Le dimensioni e l’accuratezza con cui era stata realizzata hanno fatto pensare che si trattasse di una strada di una certa rilevanza, forse interregionale, che poteva collegare il comprensorio dell’antica Bononia con le colonie nord-orientali dell’area veneta. I materiali rinvenuti sulla superficie stradale rimandano ad una datazione compresa tra il II secolo a.C. e il II secolo d.C. ma diversi indizi ci fanno pensare che sia stata percorsa sino all’epoca tardo-antica. Lungo l’asse viario infatti sono emerse numerose sepolture di epoca romana, ma anche una necropoli di epoca gota (VI secolo d.C.) che ancora ne rispettava il tracciato. “Oltre a un buon tratto di massicciata stradale, con varie fasi di costruzione e ripristino”, precisano meglio gli archeologi, “lo scavo ha portato in luce, lungo il lato occidentale della strada, un sepolcreto con varie fasi d’uso testimoniate da contesti sepolcrali con ceramiche a vernice nera, a loro volta asportati in parte da sepolture successive certamente da riferire alla piena età imperiale. Solo uno studio di dettaglio potrà chiarire meglio cronologie e fasi di frequentazione del sito”. Oggi, grazie a una proficua collaborazione tra Comune di Bentivoglio e soprintendenza e al lavoro di archeologi professionisti e volontari, si è portato alla luce un nuovo tratto della stessa strada, che ha restituito nuove e importanti informazione su questo antico percorso.
A Castelfranco Emilia nel rinnovato museo Archeologico “Simonini” apre la mostra “Alle soglie della romanizzazione: storia e archeologia di Forum Gallorum”: viaggio in più di otto secoli di storia del territorio tra Mutina e Bononia lungo la via Emilia con reperti inediti

Il manifesto della mostra “Alle soglie della romanizzazione: storia e archeologia di Forum Gallorum”
Fra il II e il I secolo a.C. il fertile territorio agricolo di Castelfranco Emilia, compreso nella colonia di Mutina (l’odierna Modena), viene suddiviso in lotti da assegnare ai coloni romani e inserito nelle maglie della centuriazione, rete infrastrutturale di vie e canali che si intersecano ortogonalmente a distanze regolari, tuttora riconoscibile nell’impianto viario, in particolare a nord della via Emilia. Questo importante asse stradale realizzato nel 187 a.C. dal console Marco Emilio Lepido per mettere in comunicazione tutte le città della regione, da Rimini a Piacenza, favorisce la penetrazione della civiltà romana in comprensori, come quello di Castelfranco, abitati da genti di cultura etrusca, celtica e ligure. Proprio a Marco Emilio Lepido e alla sua politica di pacificazione si deve probabilmente la nascita – a partire dal 173 a.C. – di Forum Gallorum (oggi identificata nell’odierna Castelfranco Emilia), un centro caratterizzato dall’integrazione con i coloni italici di genti dell’antico substrato etrusco-padano, celti e liguri sopravvissuti alle sanguinose guerre con Roma. Il nome non deve sorprendere: tanto a lungo le popolazioni galliche avevano combattuto contro Roma per il predominio della pianura Padana che quando in epoca romana si sviluppò fra le colonie di Mutina e Bononia un piccolo centro ai margini della via Aemilia, i vincitori lo chiamarono Forum Gallorum, letteralmente “foro dei Galli”, a indicare il luogo precedentemente popolato dalle tribù celtiche. Proprio la trasformazione del territorio di Castelfranco Emilia, al confine tra Modena e Bologna, dal dominio degli etruschi a quello di Roma sarà al centro della mostra “Alle soglie della romanizzazione: storia e archeologia di Forum Gallorum. La nascita e la storia di Forum Gallorum attraverso i contesti archeologici più significativi: per comprendere un territorio e i suoi abitanti”, che apre sabato 7 ottobre 2017, alle 17.30, al museo civico Archeologico “Anton Celeste Simonini” di Castelfranco Emilia (Mo), promossa dal Comune di Castelfranco Emilia e dalla soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, in collaborazione con l’istituto per i Beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, il Segretariato regionale del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo per l’Emilia-Romagna e l’università di Bologna, nell’ambito del progetto regionale “2200 anni lungo la via Emilia” promossa dai comuni di Modena, Reggio Emilia, Parma e Bologna per celebrare i 2200 anni dalla fondazione delle due colonie gemelle di Mutina e Parma (avvenuta nel 183 a.C.) e la via consolare che le unisce e attraversa tutta la regione (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/04/12/la-via-emilia-ecco-il-ricco-calendario-di-grandi-mostre-presentazione-di-ricerche-e-scoperte-archeologiche-ricostruzioni-3d-cyber-archeoologia-ed-eventi-per-celebrare-i-2200-anni-dalla-fondazione/).
È un viaggio in più di otto secoli di storia del territorio quello offerto dalla mostra “Alle soglie della romanizzazione: storia e archeologia di Forum Gallorum”, che passa in rassegna le evidenze archeologiche del territorio dalla vigilia dell’invasione dei galli nella pianura Padana (inizi IV sec. a.C.) alle prime fasi della romanizzazione, con l’obiettivo di ricostruire le vicende che hanno portato alla nascita e allo sviluppo del centro di Castelfranco Emilia / Forum Gallorum. Un centro di cui parlavano le fonti letterarie e documentarie ma che per secoli ha avuto scarsi sostegni sul piano materiale. Per anni si è dibattuto sull’esatta ubicazione di Forum Gallorum. L’analisi del dato geomorfologico e delle testimonianze archeologiche ad oggi disponibili hanno consentito di proporre come sede del forum sulla via Emilia l’attuale centro storico della città di Castelfranco. Un luogo salito alle cronache nel 43 a.C. per la sanguinosa battaglia condotta contro il cesaricida Decimo Bruto durante la guerra di Modena che vedeva schierate da un lato le legioni di Marco Antonio e dall’altro quelle senatorie dei consoli Aulo Irzio e Gaio Vibio Pansa, sostenute dal giovane Ottaviano, il futuro Augusto.

Stele funeraria di Aetrilius Apronianus e familiari rinvenuta nel podere Fornace a Manzolino (Mo) (foto Roberto Macri)

Miliario rinvenuto a Cavazzona nel 1977: menziona gli imperatori Valentiniano I e Valente (foto Roberto Macri)
L’esposizione, che affianca la collezione permanente del museo e rimarrà aperta fino al 12 novembre 2017, si articola in tre sezioni tematiche e cronologiche. La prima espone reperti che raccontano la storia del territorio di Castelfranco e la sua trasformazione a opera dell’uomo, la seconda ospita reperti provenienti dai siti archeologici più rilevanti mentre la terza presenta alcuni contesti sepolcrali e reperti provenienti dalle aree di culto. Tra i reperti più significativi – segnala la soprintendenza -, statuette fittili e monete provenienti da Prato dei Monti e un miliario che menziona una coppia di imperatori, Valentiniano I e Valente, rinvenuto a Cavazzona nel 1977. Di estrema rilevanza, anche se purtroppo in cattivo stato di conservazione, un raro bronzetto etrusco di divinità maschile proveniente da via Infernetto / via Inferno. Si tratta di un reperto che ha un solo confronto con un altro bronzetto rinvenuto a Cortona e che è stato interpretato come divinità maschile della fertilità (forse rielaborazione locale di Zeus/Iuppiter Ammone) databile, su base stilistica, all’avanzato III-II sec. a.C. Va poi ricordato il ritrovamento, purtroppo sporadico, di fistulae plumbee (in alcuni casi recanti anche bolli) che si ipotizza possano provenire da edifici di un certo pregio, forse ville appartenenti alle élites di Bononia e Mutina che marcavano in tal modo i propri possedimenti nell’agro di Forum Gallorum. Il nome di un probabile possidente nel territorio di Castelfranco Emilia in epoca imperiale è fornito da una fistula aquaria plumbea (di cui non è possibile precisare il luogo esatto di rinvenimento) recante l’iscrizione a rilievo C MANSVANI PRI[MI?] da interpretare, sottintendendo il sostantivo (aqua), come indicazione del non altrimenti noto proprietario della conduttura e, di conseguenza, anche dell’acqua che vi scorreva e del terreno a cui tale infrastruttura conduceva.
La mostra, oltre a rappresentare un fortunato momento di valorizzazione di reperti archeologici mai esposti prima d’ora, provenienti dai depositi o frutto di recenti scoperte, costituisce un’occasione di rinnovamento per il museo, che si arricchisce anche di un moderno dispositivo touchscreen, donato dal Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Modena, in grado di coinvolgere maggiormente i visitatori. Affianca l’esposizione il catalogo scientifico curato da Sara Campagnari e Diana Neri che, attraverso l’esame delle fonti letterarie, dei dati archeologici relativi alle ricerche di superficie e agli scavi della Soprintendenza, dei dati geomorfologici e degli studi specifici di alcune classi di testimonianze materiali (monete, iscrizioni, indicatori di produzione, testimonianze della religiosità), tenta di ricomporre un quadro aggiornato e coerente dell’evoluzione di un territorio che, a partire dalle prime fasi della romanizzazione, risulta saldamente inserito nella precisa scelta politica di Marco Emilio Lepido di includere le componenti preesistenti all’interno della compagine romana.
Archeologia, storia e archeologia nelle grotte dell’Emilia-Romagna: convegno e mostre a Brisighella (Ra)
“Passammo nella chiusa aria e nel gelo. Il gaio suon delle nostre parole restituiva a noi l’eco profondo: parea s’andasse nel sotterraneo Mondo!”. Così nel 1889 il poeta bolognese Enrico Panzacchi descrive il suo ingresso in una delle più note cavità dell’Emilia-Romagna, la Grotta del Farneto. Cavità che l’uomo ha spesso abitato, frequentato, utilizzato, visitato e sfruttato. Proprio sulla “Frequentazione delle grotte in Emilia-Romagna tra archeologia, storia e speleologia” si concentreranno i partecipanti del convegno promosso a Brisighella (Ra) da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, federazione Speleologica regionale dell’Emilia-Romagna, gruppo Speleologico bolognese-unione Speleologica bolognese, gruppo Speleologico paletnologico “G. Chierici” di Reggio Emilia, speleo GAM Mezzano (RA) e parco regionale della Vena del Gesso Romagnola. L’appuntamento dunque a Brisighella venerdì 6 e sabato 7 ottobre 2017 al convento dell’Osservanza in via Fratelli Cardinali Cicognani, e al centro visite Carnè in via Rontana.

A Brisighella il convegno “Frequentazione delle grotte in Emilia-Romagna tra archeologia, storia e speleologia”
Il fascino emanato da questo mondo incontaminato e in apparente equilibrio delle grotte oggi trova nuovi spunti di interesse dalla frequentazione speleologica e dalla conoscenza delle testimonianze archeologiche che nelle varie epoche le società umane hanno lasciato all’interno di tali luoghi. Fornendo nuovi percorsi e opportunità alla valorizzazione del territorio. Nel convegno di Brisighella geologi, archeologi, antropologi, speleologi, archeozoologi e archeobotanici si confrontano a tutto campo proprio sul tema della frequentazione delle grotte in Emilia-Romagna. Intenso il programma. Venerdì 6 ottobre 2017, al convento dell’Osservanza, si inizia alle 9.30 con i saluti di Davide Missiroli, sindaco di Brisighella; Giorgio Cozzolino, soprintendente di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini; Luigi Malnati, soprintendente per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Massimo Ercolani, federazione Speleologica regionale dell’Emilia-Romagna; Massimiliano Costa, parco regionale della Vena del Gesso Romagnola. Alle 10, iniziano i lavori presieduti da Maria Bernabò Brea, presidente dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria, con S. Piastra, “Alle origini della frequentazione a fini scientifici delle cavità emiliano-romagnole: Antonio Vallisneri e i gessi messiniani reggiani”; 10.25, G. Nenzioni, “Fenomeni carsici e primo popolamento nel territorio bolognese orientale: faune e litocomplessi”; 10.45, P. Boccuccia, “La frequentazione pre e protostorica nelle grotte tra Reggiano e Bolognese”; 11.05, pausa caffè; 11.20, M. Cremaschi, G. Zanchetta, I. Isola, E. Regattieri, “Riconsiderando gli scavi di G. Chierici nella Tana della Mussina di Borzano dal punto di vista geoarcheologico: cambiamenti ambientali ed uso del suolo nell’Olocene medio al margine collinare padano”; 11.40, J. Tirabassi, E. Valzolgher, “Tana della Mussina, 150 anni dopo: i reperti ceramici rinvenuti nella grotta alla luce delle prime datazioni radiocarboniche”; 12, F. Lenzi, “Testimonianze antropiche dalle morfologie carsiche di Monte Castello (Croara) e dal distretto limitrofo”; 12.20, P. Bonometti, “La frequentazione della Grotta del Farneto dal Bronzo Antico al Bronzo Recente”; 12.40, M.G. Belcastro, L. Castagna, N. Preti, P. Salvo, M. Venturi, “Nota preliminare sul rinvenimento di un cranio umano nella Grotta Marcel Loubens (San Lazzaro di Savena – BO); 12.55, P. Boccuccia, C. Busi, F. Finotelli, R. Gabusi, L. Minarini, “La Grotta Serafino Calindri (San Lazzaro di Savena – BO). Frequentazione antropica di una cavità dei Gessi Bolognesi durante l’età del bronzo”; 13.15, Pausa pranzo. Nel pomeriggio, i lavori sono presieduti da Maurizio Cattani, docente di Preistoria e Protostoria all’università di Bologna: alle 14.30, A. Bondini, P. Desantis, F. Finotelli, T. Trocchi, “Le Grotte di Labante (Castel d’Aiano – BO) tra geologia e archeologia”; 14.50, M. Miari, “La frequentazione pre e protostorica nelle grotte della Romagna”; 15.10, C. Negrini, P. Poli, “La Grotta del Re Tiberio e i saggi del 2013 antistanti l’ingresso”; 15.30, C. Cavazzuti, “I resti umani nelle grotte emiliano-romagnole e la ritualità funeraria alla fine del terzo millennio a.C.”; 15.50, G. Pignocchi, “La frequentazione archeologica delle grotte nelle Marche”; 16.15, C. Bigagli, R. Iardella, A. Palchetti, E. Paribeni, “Il complesso delle Grotte di Equi sulle Alpi Apuane (MS). Dal paleolitico ad oggi”; 16.40, pausa caffè; 16.50, C. Guarnieri, “La frequentazione delle grotte in Emilia-Romagna durante l’età romana e medievale: il punto della situazione”; 17.15, S. Piastra, “Rappresentazioni cartografiche storiche del carsismo nei gessi emiliano-romagnoli in età Moderna”; 17.40, discussione.
Sabato 7 ottobre 2017 ci si sposta al centro visite Carnè. Alle 10, C. Catellani, W. Formella, “Censimento catastale delle grotte di interesse Archeologico e Antropologico dell’Emilia occidentale”; 10.20, G. Gandolfi, “Il Buco del Cornale, una cavità con inedite tracce di frequentazione medievale”; 10.40, C. Bus, “Francesco Orsoni: 14 anni alla Grotta del Farneto”; 11, C. Busi, “Luigi Fantini e la scoperta del deposito osteologico del Sottoroccia del Farneto”; 11.20, N. Preti, “Le grotte bolognesi come rifugio nel 1944-45”; 12, pausa pranzo; 14, M. Ercolani, P. Lucci, B. Sansavini, “I rinvenimenti archeologici nelle grotte della Vena del Gesso romagnola: il contributo di Luciano Bentini”; 14.20, D. Delpiano, M. Marchesini, S. Marvelli, G. Nenzioni, M. Peresani, “Fenomeni carsici e primo popolamento nel territorio orientale bolognese”; 14.40, C. Busi, “La scoperta del Paleoinghiottitoio della Cava a Filo (S. Lazzaro di Savena, BO)”; 15, C. Berto, E. Ghezzo, U. Thun Hohenstein, M. Marchesini, S. Marvelli, A. Massarenti, G. Nenzioni, P. Paronuzzi, P. Reggiani, “La sequenza UMG dell’ ex Cava a Filo: aspetti geopaleontologici, tafonomici, palinologici e antropici alla luce delle ultime indagini (2006-2016)”; 15.20, D. Palumbo, M.M. Ciucani, M. Galaverni, P. Serventi, G. Ravegnini, S. Angelini, R. Caniglia E. Cilli, “Il lupo che venne dal freddo: i reperti dell’ex Cava a Filo rivelano l’antica origine del lupo italiano (Canis lupus italicus, Altobello 1921) attraverso lo studio del DNA antico”.
Affiancano il convegno due interessanti mostre, sempre a Brisighella: la prima al convento dell’Osservanza, “Le grotte emiliano romagnole frequentate dall’uomo: le immagini” con foto di Francesco Grazioli; l’altra nella sala espositiva in via Baldi, “USI IMPROPRI? La fruizione delle cavità nell’iconografia antica e moderna” a cura di Maria Luisa Garberi e della biblioteca Franco Anelli (Centro italiano di documentazione speleologica – Bologna).













































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