Verona. Presentato in anteprima a Vinitaly 2024 il progetto del nuovo Atlante delle aree archeologiche del Veneto, vera e propria carta archeologica dell’intero territorio regionale, elaborata dalle tre Soprintendenze venete con la Regione Veneto, aggiornato alle ultimissime scoperte, in vista del redigendo nuovo Piano Paesaggistico Regionale e la normalizzazione degli oltre 1150 vincoli (prima regione in Italia)

Il soprintendente Vincenzo Tinè alla presentazione dell’Atlante delle Aree archeologiche del Veneto nello stand della Regione Veneto a Vinitaly 2024 di Verona (foto sap)
A distanza di quasi 40 anni dall’Atlante delle zone archeologiche del Veneto (Regione del Veneto, Venezia 1987), è stato presentato in anteprima a Verona, martedì 16 aprile 2024, nello stand della Regione del Veneto al “Vinitaly 2024”, il progetto del nuovo Atlante delle aree archeologiche del Veneto, di cui Sap – società archeologica srl ha curato l’impaginazione e l’elaborazione grafica. Si tratta di una vera e propria carta archeologica dell’intero territorio regionale, elaborata dalle tre Soprintendenze venete Archeologia Belle arti e Paesaggio del ministero della Cultura in collaborazione con la Direzione Pianificazione Territoriale della Regione del Veneto. Aggiornato alle ultimissime scoperte, questo data-base contiene i dati descrittivi, di perimetrazione cartografica e bibliografici di oltre 180 aree archeologiche con valenza paesaggistica. Alla presentazione sono intervenuti il presidente della Regione del Veneto Luca Zaia, l’assessore al Territorio cultura sicurezza della Regione del Veneto Cristiano Corazzari, il direttore Pianificazione territoriale della Regione del Veneto Salvina Sist e il direttore Beni attività culturali e sport della Regione del Veneto Fausta Bressani. Ha presentato il progetto il soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso, Vincenzo Tiné, anche a nome dei colleghi Marta Mazza, segretario regionale del ministero della Cultura per il Veneto e Fabrizio Magani, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna e per le province di Verona Rovigo e Vicenza.

Una visita guidata all’interno della Grotta di Fumane (Vr) in Valpolicella (foto comune di fumane)
Il ricco e articolato paesaggio archeologico del Veneto è stato oggetto di un importante progetto di analisi catalografica e cartografica, condotto nel quadro della redazione congiunta del Piano Paesaggistico Regionale tra Regione del Veneto e ministero della Cultura. Dal Paleolitico – quando nella grotta veronese di Fumane è attestata la più antica pittura europea – fino alla diffusione delle società di agricoltori neolitici e di quelle gerarchicamente strutturate delle età del Bronzo e del Ferro – quando compare la civiltà dei Veneti antichi, tra le più celebri dell’Italia preromana – fino alla piena Romanizzazione, alla tarda Antichità e al Medioevo, il Veneto è sempre stato uno dei luoghi di eccellenza per lo studio delle interazioni produttive tra uomo e ambiente. Un paesaggio pluristratificato, che culmina con la civiltà rinascimentale delle ville venete ma che trova nel più remoto passato le sue radici e il suo senso profondo: storico, socio-economico ed identitario. Nel quadro dei lavori per il Piano Paesaggistico Regionale, oltre che alla revisione e normalizzazione degli oltre 1150 vincoli paesaggistici ai sensi dell’art. 136 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio – il record italiano, seguito a grandissima distanza dai 400 vincoli paesaggistici della Toscana! – la Regione del Veneto e il ministero della Cultura hanno proceduto anche alla raccolta sistematica dei dati pregressi, finalizzata individuazione delle cosiddette “zone archeologiche” ai sensi dell’art. 142, c. 1, lett. m) del medesimo codice.
Prodromico all’individuazione delle vecchie e nuove zone paesaggisticamente tutelate da parte del redigendo Piano Paesaggistico Regionale, l’Atlante delle aree archeologiche del Veneto sarà a breve pubblicato in edizione digitale e cartacea nella serie degli apparati conoscitivi del Piano Paesaggistico Regionale. Il nuovo volume e il relativo data-base, consultabile on-line sul sito della Regione e delle Soprintendenze, rappresenteranno un formidabile strumento di conoscenza e tutela dei siti archeologici della regione, a disposizione di tutti i cittadini e gli enti per orientare consapevolmente le scelte urbanistiche, produttive e culturali del territorio veneto.
Venezia. Alla Scuola Grande di San Teodoro apre la mostra “Altino prima di Venezia”: la ricostruzione ideale dell’antica città romana di Altinum con una nuova sezione dedicata alle evidenze archeologiche di epoca romana presenti nel centro storico della città lagunare

La locandina della mostra “Altino prima di Venezia! alla Scuola grande di San teodoro a Venezia dal 2 marzo al 14 aprile 2024
La mostra “Altino prima di Venezia” approda a Venezia, in centro storico, nella prestigiosa sede della Scuola Grande di San Teodoro, a San Salvador, in zona Rialto. L’inaugurazione con l’apertura al pubblico è prevista sabato 2 marzo 2024, alle 16. La mostra a ingresso gratuito sarà aperta fino al 14 aprile 2024 con questi orari: da martedì a domenica, dalle 10 alle 18. La mostra è giunta alla sua quinta e ultima edizione, dopo Mestre (2016), Treviso (2017), Cavallino-Treporti (2018), Padova (2019) e nelle passate edizioni ha raccolto oltre 40mila visitatori. Il progetto sbarca finalmente a Venezia con una nuova sezione dedicata alle evidenze archeologiche di epoca romana presenti nel centro storico della città lagunare. L’esposizione, a ingresso gratuito, è stata ideata dall’associazione di promozione sociale La Carta di Altino ETS con la collaborazione di numerose istituzioni pubbliche e propone la ricostruzione ideale dell’antica città romana di Altinum, importante centro e luogo di scambi commerciali e culturali prima di Venezia. Il percorso vuole valorizzare una realtà archeologica tra le più importanti della regione. Nelle edizioni precedenti Altino è stata messa in rapporto con altre realtà – urbane e non – del Veneto, tra cui Treviso, Venezia, il litorale di Cavallino e Padova. Pannelli, fotografie, video, plastici in 3 D, linguaggi multimediali e tecnologie avanzate conducono per mano le persone che visiteranno la mostra direttamente dentro l’antica città romana di Altino, consentendo loro di scoprire la sua vivacità culturale in epoca imperiale. Negli ultimi anni l’importanza di Altino, grazie agli studi, agli scavi e all’apertura del nuovo Museo archeologico nazionale, si sono imposti con forza all’attenzione degli specialisti e di un pubblico sempre più ampio. Anche nella Venezia di oggi vi sono testimonianze dell’importante legame con l’antica città madre. Si trovano nelle pietre, nei marni, nelle antiche iscrizioni altinati disseminati fra le calli, nelle chiese, sui muri dei palazzi e lungo le rive dei canali e mettono in relazione il capoluogo lagunare antico e quello di oggi. Alla realizzazione del progetto divulgativo hanno collaborato MIC – direzione regionale Musei Veneto – museo Archeologico nazionale e area archeologica di Altino, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, l’università Ca’ Foscari Venezia – dipartimento di Studi umanistici, il dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità – università di Padova, l’università IUAV di Venezia. La supervisione scientifica è stata garantita da Margherita Tirelli, ex direttrice del museo Archeologico nazionale di Altino. Il coordinamento tecnico-scientifico è a cura di Mario Defina, Mariolina Gamba e Margherita Tirelli. La mostra ha il patrocinio del Comune di Quarto d’Altino.
Venezia. Riprendono gli “Aperitivi archeologici”. A Ca’ Savio il primo: “Gli scavi della Villa Romana di Lio Piccolo: nuovi dati archeologici per una strategia condivisa e partecipata di ricerca”
Aspettando gli scavi. Domenica 22 ottobre 2023, appuntamento alle 18 alla Biblioteca di Cavallino Treporti in via Concordia 37 in località Ca‘ Savio (Ve) per il primo degli “Aperitivi archeologici”: “Gli scavi della Villa Romana di Lio Piccolo: nuovi dati archeologici per una strategia condivisa e partecipata di ricerca”. Intervengono Alberto Ballarin, assessore del Comune di Cavallino Treporti; Sara Bini, funzionaria della soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna; e il team di ricerca dell’università Ca’ Foscari: Diego Calaon, Daniela Cottica, Martina Bergamo, Alexandra Bivolaru, Andrea Cipolato e Jacopo Paiano. L’incontro è dedicato alla condivisione dei dati emersi dalla campagna di scavo 2022 della villa romana di Lio Piccolo e dalla lettura dei carotaggi realizzati nell’area. Con una nuova consapevolezza riguardo al sito, sia in termini di rappresentatività che di estensione, si intende co-progettare con la comunità, gli enti e i principali stakeholders il proseguo delle ricerche archeologiche nella zona, coniugando esigenze scientifiche e progettazioni civiche, in un quadro di compartecipazione intorno ai beni culturali locali.
Altino (Ve). Nuova campagna di scavo nel quartiere residenziale augusteo: si svuota la cloaca scoperta l’anno scorso i cui materiali restituiti sono nella mostra “Modus Vivendi”, in vista della sua musealizzazione

Quartiere residenziale augusteo di Altino (Ve): il cantiere di scavo nella cloaca (foto drm-veneto)

Quartiere residenziale augusteo di Altino (Ve): il cantiere di scavo nella cloaca (foto drm-veneto)
Nell’area archeologica di Altino (Ve) è ripreso il cantiere di scavo del quartiere residenziale augusteo partendo dalla cloaca, scoperta nel 2022 (vedi Scoperte ad Altino. Dagli scavi dell’area residenziale emerge un’imponente cloaca, parte di un sistema fognario pubblico. E, sul fondo, lucerne vasellame oggetti per la cura del corpo. Questi ritrovamenti saranno svelati in anteprima nell’iniziativa “Scavi aperti” | archeologiavocidalpassato): dal “nuovo” lotto di scavi ad Altino iniziati in marzo 2022, condotti sul campo dalla società cooperativa Petra di Padova e diretti dal Museo in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, erano infatti emerse delle scoperte inaspettate: in particolare le basi molto ben conservate di una struttura imponente, una cloaca, probabilmente costruita nello stesso periodo in cui la città si ampliò, interrando il canale con l’accesso acqueo.

Lucerna dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)

Una perla dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
La cloaca, durante gli scavi della scorsa estate, ha restituito reperti molto interessanti che ora sono esposti nella mostra “Modus Vivendi” (vedi Altino. Al museo nazionale e area archeologica “Modus vivendi”: giornata speciale per la Notte europea dei Musei. Visita allo scavo della cloaca, inaugurazione mostra sulla vita quotidiana nella città antica attraverso i reperti da poco scoperti, apertura serale straordinaria | archeologiavocidalpassato): ci sono i profumi e gli unguenti per la cura del corpo, le perle in pasta di quarzo che ornavano collane e pendenti, le forcine per capelli dalle quali scendevano fili colorati ma anche le lucerne (piccole lampade portatili) decorate che servivano ad illuminare gli ambienti chiusi, diverso vasellame in ceramica o vetro, pettini di legno di bosso e perfino pedine, gocce di vetro blu e nero, per giocare nel tempo libero e un calamaio (probabilmente prodotto nel sud della Gallia).

Quartiere residenziale augusteo di Altino (Ve): il cantiere di scavo nella cloaca (foto drm-veneto)

Quartiere residenziale augusteo di Altino (Ve): il cantiere di scavo nella cloaca (foto drm-veneto)
In questi primi giorni di agosto 2023 gli archeologi impegnati nelle ricerche stanno svuotando la cloaca nella parte centrale e nelle aree laterali: queste aree non erano state indagate lo scorso anno per motivi di conservazione e per non minare la stabilità della struttura. Oltre all’acquisizione di nuove informazioni il cantiere, che vede al lavoro archeologi e restauratori, servirà per preparare la valorizzazione del tratto di cloaca che, in futuro, rimarrà esposto e visibile ai visitatori.
Altino (Ve). Marianna Bressan, dopo quattro anni e mezzo, chiude il suo incarico alla direzione del museo nazionale e dell’area archeologica. Nell’annunciarlo, traccia un breve bilancio, con qualche ricordo, qualche ringraziamento e qualche auspicio (il parco archeologico)

Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale e dell’area archeologica di Altino (foto graziano tavan)

Il giardino del museo Archeologico nazionale di Altino: è l’rea dove è stato scoperto il santuario del dio Altino (foto drm-veneto)
“Quattro anni e mezzo di lavoro intenso e appassionante”: così Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e dell’area archeologica di Altino (Ve), sintetizza il suo mandato nell’annunciare la conclusione del suo incarico il 30 maggio 2023. “Nuove sfide mi impegnano altrove, ma un pezzetto di cuore resta ad Altino, città sepolta e paesaggio immobile, museo del passato e parco del futuro”. E traccia un breve bilancio, con qualche ricordo, qualche ringraziamento e qualche auspicio. “Dal 2019, sotto l’occhio severo degli Antenati Altinati, con una squadra di colleghi esigua di numero, ma forte nelle competenze e nella passione, e rafforzatasi strada facendo, abbiamo lavorato per riallacciare i fili allentati tra istituto nazionale e territorio, tra archeologia e paesaggio, tra patrimonio archeologico e persone” (vedi Altino (Ve). Marianna Bressan, direttrice del museo Archeologico nazionale, presenta “Stratigrafie sonore”, installazione sonora e visiva degli artisti dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, che arricchisce la mostra “Antenati, Altinati” e dà voce agli antichi altinati sepolti lungo le vie consolari che entravano in Altino | archeologiavocidalpassato).

Nell’area del quartiere residenziale augusteo dell’area archeologica di Altino (Ve) scoperte tracce di strutture piro-tecnologiche (foto drm-veneto)
“Nei due anni di pandemia”, ricorda Bressan, “quando non si poteva aprire al pubblico, abbiamo approfittato per progettare e gettare le basi dei lavori, di cui oggi si vedono i primi frutti. Il progetto di allestimento della sezione della necropoli romana, scritto con De Paoli De Franceschi Baldan architetti, è concluso e i lavori avviati. Le aree archeologiche hanno conosciuto nuovi scavi (a cura di P.ET.R.A. società cooperativa) e i primi risultati sono esposti nella mostra “Modus vivendi” in collaborazione con il museo della Bonifica di San Donà di Piave e la Regione del Veneto (vedi Altino. Al museo nazionale e area archeologica “Modus vivendi”: giornata speciale per la Notte europea dei Musei. Visita allo scavo della cloaca, inaugurazione mostra sulla vita quotidiana nella città antica attraverso i reperti da poco scoperti, apertura serale straordinaria | archeologiavocidalpassato). Il nuovo deposito in Sala Colonne è allestito e operativo, mentre un profondo riordino è in corso nei depositi storici, grazie alla collaborazione della ditta Malvestio & C. snc con Giovanna Sandrini e Silva Bernardi. L’area della città antica è stata dichiarata di interesse archeologico e, in virtù del vincolo, alcuni terreni sono stati acquisiti alla proprietà demaniale e per altri si sono avviate le trattative. Abbiamo concesso in uso agrario i terreni privi di resti archeologici a vista, indicando in accordo con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna rigorose prescrizioni di tutela, e individuato come concessionario Anticamente – Pane coraggioso e farine combattenti, giovane azienda agricola del territorio che fa agri-cultura“.

Rendering dello spazio riorganizzato davanti all’Altino Lab nel progetto dello Studio di Architettura ddba
“L’attenzione intorno al sito – continua la direttrice uscente – si è risvegliata, anche grazie al lavoro della nostra social media manager Eleonora Brunori, del nostro Ufficio Stampa Alice D’Este, dell’immagine coordinata curata da Mirko Visentin. Il ministero della Cultura, cui l’istituto altinate afferisce, ha investito per svilupparne le potenzialità culturali, sociali ed economiche e nel 2021 l’ha finanziato come cantiere della cultura. Grazie a questi fondi, nel giro di pochi mesi Altino diventerà più accessibile anche per le persone con disabilità in virtù dello studio di Francesca Farroni, nelle aree archeologiche si aggiorneranno percorsi e arredi, si costruirà un nuovo deposito, che – come la Sala Colonne – sarà un luogo aperto alla ricerca e al pubblico, e porterà nuova linfa al comparto novecentesco del museo, composto da AltinoLab, dai depositi storici e dal loro nesso con l’area archeologica (progetto De Paoli De Franceschi Baldan architetti). Stiamo lavorando al GIS di Altino con Archeozoom di Alessandro Pellegrini e al sistema informativo correlato con Sputnik”.

Un animato laboratorio didattico al museo Archeologico nazionale di Altino (foto museo di Altino)
“Abbiamo cercato di metterci in sintonia con le persone”, sottolinea Bressan. “Bambine e bambini, persone con disabilità, persone interessate non specialiste, studiosi e studiose: abbiamo messo a disposizione professionisti di didattica museale per le esigenze di ciascuno (Studio D archeologia didattica museologia, Tramedistoria), attivato l’abbonamento al Museo, programmato il calendario degli eventi mese per mese. Ci siamo divertiti con l’archeologia sperimentale di Tramedistoria all’AltnoFest (vedi Al museo nazionale e area archeologica di Altino (Ve) l’artigianato dei Veneti antichi prende vita ad Altino-fest, il primo festival di archeologia imitativa. Quattro laboratori aperti a tutti (argilla, ambra, lamina, tessitura) e due forni per la fusione del bronzo e la lavorazione del vetro | archeologiavocidalpassato), con la

Danza e lirica tra i reperti al museo Archeologico nazionale di Altino con gli artisti di Fuoriclassico (foto drm-veneto)
danza di Fuoriclassico APS, con la mostra fotografica di associazione IRIS APS, con la performance visiva e sonora di Accademia di Belle arti di Venezia, come lo faremo il 17 giugno 2023 con l’oculus realizzato in collaborazione con BigRock e Fondazione di Venezia. Tutte le manifestazioni performative hanno sempre avuto un’unica direzione artistica: intrecciarsi sempre con il patrimonio archeologico altinate, rappresentare un linguaggio diverso, insolito, inaspettato per comunicarlo. Abbiamo camminato al fianco del Comune di Quarto d’Altino (vedi Altino. Si inaugura la pista ciclo-pedonale che porta al museo nazionale, step importante verso il parco archeologico | archeologiavocidalpassato), lavorato con tutte le scuole e in particolare con l’IC Roncalli di Quarto d’Altino, iniziato un percorso di sviluppo turistico grazie allo studio in corso a cura di Sophia Management”.

Suggestiva immagine del museo Archeologico nazionale di Altino ai margini della laguna di Venezia (foto drm-veneto)
A Marianna Bressan rimane un sogno: “Per ora nel cassetto – ammette -, non ancora realizzato: trasformare l’istituto da museo nazionale e area archeologica di Altino a parco archeologico di Altino. L’istanza è depositata presso gli uffici preposti del ministero della Cultura, non resta che attendere la decisione in merito, con le dita incrociate (vedi Parco archeologico di Altino: presentato il progetto finanziato dal Mic che fonde museo e area archeologica in un unico percorso più fruibile al pubblico per raccontare la storia di un luogo e del suo paesaggio speciale. Due anni per realizzarlo | archeologiavocidalpassato). Le persone che ho incontrato durante questi anni, colleghi e colleghe del Museo, professioniste e professionisti esterni all’ufficio, sono state decisive per raggiungere questi risultati. A ognuna di loro, una per una, va il mio più riconoscente ringraziamento, in particolare a quelle tra loro che hanno contribuito ogni giorno a creare e mantenere un clima sereno, che ci ha permesso di lavorare in armonia nonostante le difficoltà e i sovraccarichi”.

Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino (foto graziano tavan)
È il momento dei saluti. “Buon lavoro a chi verrà e buona Altino a tutte e tutti voi, visitatori e visitatrici, studiosi e appassionati, cittadini del territorio e del mondo. Questo patrimonio è di tutti e di ciascuno, e solo con la nostra cura quotidiana e costante si potrà dire veramente valorizzato nel presente e trasmesso alle generazioni future”.
Altino. Al museo nazionale e area archeologica “Modus vivendi”: giornata speciale per la Notte europea dei Musei. Visita allo scavo della cloaca, inaugurazione mostra sulla vita quotidiana nella città antica attraverso i reperti da poco scoperti, apertura serale straordinaria
La Notte Europea dei Musei al museo nazionale e area archeologica di Altino si festeggia alla grande. Sabato 13 maggio 2023 è in programma una giornata ricca di eventi. Si inizia alle 17.30, con “Modus Vivendi – Lo scavo”: visita allo scavo della cloaca, scoperta durante le indagini archeologiche del 2022, a cura della direttrice Marianna Bressan. La visita, su prenotazione, è gratuita per gli abbonati e ha il costo di 1 euro per gli altri. Quindi alle 19, “Modus vivendi”: inaugurazione della mostra “Modus vivendi”, evocativo allestimento di una selezione di reperti provenienti dalla cloaca scoperta con gli scavi del 2022. La mostra è stata curata dal museo nazionale e area archeologica di Altino, in collaborazione con il museo della Bonifica di San Donà di Piave, Petra soc. coop. e co-finanziato dalla Regione Veneto (L.R. 17/2019 “Legge per la cultura” annualità 2022) e dal ministero della Cultura – Piano Strategico Grandi Progetti Beni Culturali. Coordinamento scientifico e testi: Marianna Bressan. Collaborazione scientifica: Francesca Ballestrin, Leonardo Bernardi, Sara Campaner, Paolo Marcassa, con il contributo di Francesca Mombelli. L’evento è gratuito per gli abbonati e incluso nel biglietto d’ingresso per gli altri. Infine, dalle 19 alle 22, “Notte Europea dei Musei”: il museo di Altino festeggia la Notte Europea dei Musei con un’apertura serale straordinaria, con ingresso a 1 euro.


Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino (foto graziano tavan)
Mostra “Modus vivendi”. Una tavola imbandita, una luce fioca e diverse persone vestite in modo elegante in attesa della cena. Tra i reperti emersi dalla cloaca scoperta nel 2022 nell’area archeologica di Altino non manca davvero nulla per immaginare quei momenti. La vita quotidiana si svela attraverso gli oggetti e racconta un mondo. Ci sono i profumi e gli unguenti per la cura del corpo, le perle in pasta di quarzo che ornavano collane e pendenti, le forcine per capelli dalle quali scendevano fili colorati ma anche le lucerne (piccole lampade portatili) decorate che servivano ad illuminare gli ambienti chiusi, diverso vasellame in ceramica o vetro, pettini di legno di bosso e perfino pedine, gocce di vetro blu e nero, per «giocare» nel tempo libero e un calamaio (probabilmente prodotto nel sud della Gallia). “Questa mostra è per noi il primo passo per condividere con i nostri visitatori quello che è emerso dagli scavi in corso”, spiega Marianna Bressan, direttrice del museo nazionale e area archeologica di Altino, “si tratta di una selezione di reperti che ci permettono di raccontare la vita quotidiana altinate ma allo stesso tempo la rivoluzione che sta avvenendo al Museo. Grazie alle collaborazioni con gli enti istituzionali e privati l’accesso agli scavi sarà sempre più agile e la conoscenza delle scoperte sarà sempre più accessibile e approfondita in vista della nascita del Parco Archeologico”.

Frammento di oggetto in vetro colorato dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)

Lucerna dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
I reperti. La mostra partirà proprio dagli oggetti di uso quotidiano, che in una sorta di istantanea del I secolo d.C. saranno in grado di raccontare la vita delle persone che frequentavano il quartiere. I reperti saranno esposti in un allestimento evocativo, pensato per mostrare al pubblico gli oggetti rinvenuti sul fondo della cloaca scoperta con gli scavi del 2022. Ci sono recipienti di vetro di colori vivaci, suppellettili di ceramica decorate che facevano parte dell’arredo della casa ma anche un raro balsamario blu con inserti in foglia d’oro che serviva a contenere profumi o unguenti per la cura del corpo. In tutto l’Impero romano se ne conoscono soltanto nove di simili, ma questo è l’unico che proviene con sicurezza da un contesto archeologico urbano datato con precisione. La mostra esporrà inoltre tre coppette decorate che vivacizzavano la tavola imbandita e le lucerne, piccole lampade portatili, qui in due esemplari decorati a rilievo. Non mancano gli oggetti “preziosi”. Le perle in pasta di quarzo, a forma di melone, che facevano parte di collane. L’ago, anch’esso di osso era una forcina per capelli: i fori potevano accogliere piccole spille di metallo o fili colorati, per impreziosire le acconciature femminili.

Una perla dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
La dieta e l’ambiente. I resti vegetali e animali che, insieme agli oggetti, si sono conservati sul fondo della cloaca grazie alle condizioni di forte umidità, sono, oggi, eloquenti testimoni del modo di vivere dei nostri antenati altinati. Ci sono ad esempio resti di suini in giovane età con tracce di macellazione su alcune mandibole che fanno intuire l’apprezzamento di tagli di carne particolari, come il “guanciale” ma la dieta includeva parecchi molluschi di mare: ostriche, murici, canestrelli. Questo possibilità di lettura del passato ha ispirato l’idea della collaborazione tra il museo nazionale e area archeologica di Altino e il MUB – Museo della Bonifica di San Donà di Piave: il primo custodisce la memoria degli abitanti dell’area altinate nel millennio a cavallo della nostra era, il secondo conserva le attestazioni delle tradizioni culturali e materiali di età moderna dei territori restituiti con le bonifiche ottocentesche; i due sono dunque legati da un filo sottile e resistente, che cuce tra loro manifestazioni lontane della vita umana, nelle somiglianze e nelle differenze.

Lucerna dalla cloaca scoperta nell’area archeologica di Altino (foto drm-veneto)
La cloaca. La cloaca scoperta nel 2022 è un’infrastruttura sotterranea del quartiere urbano conservato nell’area archeologica del decumano. Questo quartiere fu uno dei primi a essere scoperto dell’Altino romana, negli anni Sessanta; successivamente fu interessato da scavi a più riprese, fino ai primi anni Novanta, senza che ne venissero esaurite le potenzialità archeologiche. Nel 2022, nell’ambito del progetto tutt’ora in corso, che mira a qualificare Altino come parco archeologico, si è presentata l’occasione di riprendere a scavare. Ad occuparsi degli scavi è stata la società P.ET.R.A. soc. coop (direzione lavori Massimo Dadà della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna). Da lì le sorprese inaspettate. Quello che all’inizio sembrava un residuo di muretti mal conservati si è rivelato il corpo di un imponente manufatto funzionale allo smaltimento idrico che ha permesso e oggi di raccontare i dettagli della vita quotidiana degli abitanti della zona.
Venezia. Svelato dalla soprintendenza il giallo delle volte venute alla luce in piazza San Marco: non sono quelle del medievale Rio Batario ma un cunicolo del XIX secolo. “Lo ricercheremo a marzo”

Le volte del cunicolo del XIX secolo venute alla luce durante i lavori a piazza San Marco a Venezia (foto sabap-ve)

Le volte del Rio Batario a piazza San Marco a Venezia (foto storica dagli Atti della Deputazione di Storia Patria, 1892: Relazione degli scavi in Piazza San Marco, F. Berchet)
I lavori di sistemazione di piazza San Marco a Venezia coordinati dal Provveditorato hanno portato alla luce un pezzo di storia della Serenissima. Ma quei resti di strutture emerse non era quello che all’inizio aveva sollevato l’entusiasmo di molti, cioè le volte che ricoprivano l’antico Rio Batario, che attraversava la piazza medievale e che venne in seguito tombato per recuperare terreno. “Si tratta invece di un bel cunicolo con doppia volta, costruito nel corso del XIX secolo e che il Provveditorato, proprio nel corso di questi lavori, sta ripulendo per permettere il deflusso delle acque alte che interessano l’Insula Marciana”, spiegano alla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e la laguna. “Il Rio Batario è molto più avanti rispetto al punto dove attualmente insistono i lavori. Lo sappiamo grazie agli scavi di Federico Berchet, che è riuscito a intercettare le antiche strutture e a documentarle fotograficamente, oltre che a inserirle in una planimetria che ancora noi oggi utilizziamo per orientarci nel sottosuolo della Piazza”. E concludono: “Speriamo invece di intercettare il vero Rio Batario durante gli scavi archeologici che inizieranno a metà marzo contestualmente ai lavori di restauro dei masegni…”.
Padova. Con l’apertura straordinaria di Palazzo Folco, sede della soprintendenza, presentazione del libro “Spineda. Il passato tra i ciottoli. Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord-ovest” di Matteo Frassine
Sarà possibile addentrarsi in un territorio finora poco conosciuto dal punto di vista archeologico, localizzato nell’alta pianura trevigiana in località Spineda (comune di Riese Pio X). Giovedì 10 novembre 2022, alle 17, in occasione dell’apertura straordinaria di Palazzo Folco a Padova – sede della Soprintendenza – che sarà visitabile dalle 15 alle 18.30, conferenza di presentazione del libro “Spineda. Il passato tra i ciottoli. Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord-ovest”, a cura di Matteo Frassine. I lavori per la costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV) hanno infatti messo in luce numerose tracce antropiche che raccontano di paesaggi agrari antichi, di un edificio rustico di epoca romana, dove veniva prodotta la pece, e di una popolazione forse gota, di cui rimangono ancora da scoprire le dinamiche insediative. Interverranno Massimo Dadà, funzionario archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna; Matteo Frassine, funzionario archeologo della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno Padova e Treviso. L’ingresso alla conferenza è gratuito su prenotazione obbligatoria fino a esaurimento dei posti. La richiesta va inviata esclusivamente on line al link: https://forms.gle/tvgCV19BsrJgvMiu8. Per la visita a Palazzo Folco non è necessaria la prenotazione.

Copertina del libro “Spineda. Il passato tra i ciottoli. Archeologia ai margini della centuriazione di Padova nord-ovest”
Spineda. Il passato tra i ciottoli. Nell’alta pianura trevigiana, presso il torrente Musone, i lavori per la costruzione della Superstrada Pedemontana Veneta (SPV), progettata per collegare le autostrade A4 e A27 da Montecchio Maggiore (Vicenza) a Spresiano (Treviso), hanno messo in luce in località Spineda (Riese Pio X) diverse tracce riferibili ad una frequentazione antropica estesa nel tempo. Le indagini documentano le progressive modifiche attuate nel paesaggio agrario antico, che vede nella centuriazione di Padova nord-ovest l’intervento di maggiore impatto, e la costruzione di un edificio rustico di epoca romana, improntato ad un’economia di autosussistenza. Fra gli aspetti più caratteristici di quanto emerso vanno annoverati la produzione della pece e alcune sepolture di bovini. Dopo un periodo di parziale abbandono, una nuova fase di vita è legata all’arrivo di una popolazione alloctona, forse gota, alla quale sono ascritte una Grubenhaus e una sepoltura di bambina con pregevole corredo. Le informazioni raccolte aggiungono, dunque, un significativo tassello nella conoscenza di questa porzione di territorio, finora sostanzialmente privo di rinvenimenti archeologici.







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