Tito (Pz). A Satrianum (Torre di Satriano in Tito) torna, dopo la pandemia, “Festivalia. L’archeologia si racconta”, quest’anno dedicata alla figura realmente esistita di Sodegerio da Tito: visite guidate e narrazione teatrale
“Festivalia. L’archeologia si racconta”: dopo lo stop causato dalla pandemia, ritorna a Satriano (Pz)il tanto atteso evento format di divulgazione archeologica e archeologia pubblica che, nelle passate tre edizioni, ha portato sul sito archeologico di Satrianum (Torre di Satriano in Tito) oltre 400 presenze. Per la quarta edizione del 2023, l’università della Basilicata e la Scuola di specializzazione in Beni archeologici di Matera, grazie alla prof.ssa Francesca Sogliani (cattedra di Archeologia tardoantica e medievale, Dipartimento delle Culture europee e del Mediterraneo – UniBas), ideatrice ed organizzatrice dell’evento, in collaborazione con il Comune di Tito, l’Associazione Istituto Poliziano per lo Studio del Mediterraneo, la Compagnia teatrale “Cecco Spera – ANSPI CARITÀ”, organizzano il 3 agosto 2023, nel sito archeologico di Satrianum – Torre di Satriano, Tito (Potenza) una serata dedicata al Medioevo, tra conoscenza e spettacolo. “Abbiamo atteso con impazienza di poter tornare a organizzare Festivalia a Satrianum, dopo due anni di pausa forzata e finalmente possiamo nuovamente condividere con tutti le nostre ricerche archeologiche. Tante nuove scoperte e nuove collaborazioni confermano l’importanza di questo sito per l’archeologia medievale della Basilicata e del meridione d’Italia. Il patrocinio della SAMI – Società dei Medievisti Italiani e della sezione Basilicata dell’Istituto Italiano dei Castelli sostengono le nostre attività, condotte sempre in sinergia con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio della Basilicata. Festivalia si inserisce quest’anno tra le attività della Notte europea dei ricercatori SuperScienceMe ed è come sempre parte delle attività della Cattedra Unesco Paesaggi culturali del Mediterraneo e comunità di Saperi dell’UniBas”.
Alle 18, le équipes degli archeologi, impegnati nel mese di luglio nella campagna di scavo in concessione SABAP Basilicata – MiC che, per il secondo anno vede anche la partecipazione degli archeologi dell’università di Rennes II, coordinati dal prof. Dominique Allios, professore di Archeologia medievale nell’ateneo francese, accompagneranno i visitatori sul sito, spiegando i risultati delle ricerche. L’antica Satrianum si rianimerà e tutti avranno l’occasione di passeggiare in un’area archeologica allestita con botteghe in cui si potranno gustare cibi preparati secondo ricette medievali e osservare l’attività degli artigiani nelle officine medievali, con un occhio anche alla sostenibilità. Il percorso si concluderà sotto la Torre dove verrà rappresentata la narrazione teatrale dal titolo “Il ritorno di Sodegerio. Storia di fedeltà e tradimenti tra Svevi e Angioini”, a cura della Compagnia teatrale “Cecco Spera” (20.30 primo spettacolo, 21.30 secondo spettacolo). La storia che si racconta quest’anno è dedicata alla figura realmente esistita di Sodegerio da Tito, importante funzionario inviato da Federico II, nel 1238, come podestà nella Marca Trevigiana, dove svolse una raffinata attività politica in accordo con le feudalità vescovili, con quelle del capitolo della cattedrale e delle famiglie più potenti, fuggito poi in seguito alla morte di Federico II, nel 1250, e caduto in disgrazia. “È per noi motivo di orgoglio ritornare ad ospitare Festivalia: un’occasione di valorizzazione del sito archeologico della Torre di Satriano in Tito e di divulgazione anche delle nuove scoperte che sono state realizzate”, dichiara Fabio Laurino, vicesindaco di Tito, “a tutte queste iniziative si aggiungono anche i lavori di conservazione, messa in sicurezza e conservazione, finanziati dal Fondo Cultura del Mic, che sono in corso di realizzazione sulla Torre e nell’area della Cattedrale e di realizzazione di supporti tecnologici multimediali che consentiranno ai visitatori di poter usufruire, in maniera innovativa, di tutti i contenuti storici, archeologici e architettonici che il sito offre”.
A San Chirico Nuovo (Potenza) giornata di studi “La riscoperta di un sito” (in diretta Fb), per offrire una ricostruzione storica su basi scientifiche per ricostruire un quadro coerente del popolamento di questo territorio nella diacronia. E apertura al pubblico della capanna arcaica (VI sec. a.C.) di Serra di Cugno Notaro, esempio di archeologia preventiva
Il sito di Serra di Cugno Notaro, a San Chirico Nuovo, nel cuore della provincia di Potenza, è l’area in cui sono state ritrovate le tracce di un’antica capanna arcaica. I resti della dimora, datati alla fine del VI secolo a.C., raccontano molto della vita della comunità che popolava quest’area della Basilicata in tempi lontanissimi. La popolazione che abitava sulla collina di San Chirico Nuovo aveva organizzato la propria società in gruppi familiari, detti “clan”. Le famiglie vivevano in capanne circolari e si dedicavano all’agricoltura e all’allevamento. In questo luogo strategico, al centro di importanti rotte di scambio, la cultura e l’arte giungevano anche attraverso di oggetti e gli scambi commerciali. Il 17 agosto 2021, alle 18, in piazza Roma a San Chirico Nuovo, nell’ambito della giornata di studi organizzata dall’amministrazione comunale con la collaborazione della SABAP Basilicata e dell’associazione culturale “Telai e Pithoi”, verrà aperta al pubblico la struttura di tutela della capanna arcaica risalente al VI sec a.C. Alla giornata di studi parteciperanno oltre alle istituzioni locali anche l’università Panthéon Sorbonne di Parigi e l’università Humboldt di Berlino.

Le ultime indagini effettuate in località Serra di Cugno Notaro hanno fornito ulteriori elementi cronologici del popolamento dell’area, proponendo anche per San Chirico quello che era il modello insediativo di età arcaica (VI-V secolo a.C.) del comprensorio nord-lucano, ovvero la presenza di gruppi demici ristretti che vivevano all’interno di capanne, che avevano nelle immediate vicinanze i loro spazi funerari. Sono stati così investigati sia lo spazio dei vivi che quello dei morti, riportando alla luce una necropoli di 23 tombe e resti di varie strutture abitative. Tra queste, si è deciso di valorizzare la base di una capanna circolare della metà del VI secolo a.C., tipica abitazione in ambito indigeno dell’Italia Meridionale, che presentava un discreto stato di conservazione, rispetto al resto del sito, già pesantemente deteriorato per cause naturali (risalite della falda acquifera e conseguenti smottamenti già in antico) ed antropiche (danneggiamenti dovuti ai lavori agricoli). Dopo l’indagine sul campo, il reperto recuperato è stato musealizzato entro una struttura coperta, appositamente realizzata nella periferia est del centro storico, in un suggestivo scenario panoramico.

Giornata di studi “La riscoperta di un sito”, martedì 17 agosto 2021, alle 18: evento organizzato e sponsorizzato dall’associazione “Telai e Pithoi” di San Chirico Nuovo (che lo trasmetterà in diretta sulla propria pagina Facebook) e vede tra i partner la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio della Basilicata e il Comune di San Chirico Nuovo, che ne hanno favorito la realizzazione, col contributo scientifico della Sabap e del mondo accademico, rappresentato in modo prestigioso da docenti universitari provenienti da diversi Istituti universitari europei – Parigi, Berlino e Roma- che, a vario titolo, si sono occupati di questo territorio. L’obiettivo è quello di offrire una ricostruzione storica su basi scientifiche per ricostruire un quadro coerente del popolamento di questo territorio nella diacronia. I dati delle ultime ricerche verranno letti alla luce delle “vecchie” scoperte, tra le quali si ricorda il famoso tesoretto di 146 monete recuperato negli scavi del 1986. Ai partecipanti sarà disponibile in anteprima il bimestrale di settembre-ottobre della rivista specializzata “Archeologia Viva”, dove un lungo articolo è dedicato proprio a questo sforzo di ricostruzione territoriale. Vediamo il programma: saluti di Rossella Baldassarre e Francesco Canestrini, modera Marinella Sarangelo. Interventi di: Elisabetta Setari (“Le indagini archeologiche di località Serra di Cugno Notaro tra il 1981 e il 1986”), Mara Romaniello (“Il santuario lucano di località Pila”), Lucia Colangelo (“Le indagini archeologiche di località Serra di Cugno Notaro tra il 2011 e il 2018”), Paolo Poccetti (“Il bollo su tegola di Trebis Arronties”), Olivier de Cazanove (“Il rapporto di San Chirico con Civita di Tricarico e le indagini nel territorio tra il 2013 e il 2015”), Agnes Hennig (“Le trasformazioni dei siti di altura lucani. Panoramica da monte Coccia a monte Torretta di Pietragalla”), Sabrina Mutino (“Dall’archeologia preventiva allo scavo stratigrafico. Una tutela possibile”), Michele Scioscia (“Hold the Hut”. Progetto di musealizzazione della capanna arcaica”).

Il progetto di “Tutela e Valorizzazione dei resti di una antica capanna” (VI secolo a.C.) ha prodotto come risultato, tra gli altri, il videogame scaricabile al link https://www.holdthehut.it. Si tratta di un reperto dallo straordinario valore archeologico, implementato dal suggestivo contesto paesaggistico. Scoperta durante i lavori di costruzione di un impianto eolico, la capanna è stata trasportata nel Belvedere del paese, per proteggerla e renderla fruibile ai visitatori, dal vivo oltre che in remoto. Il videogioco “Hold the Hut”, applicativo scaricabile su smartphone, prendendo spunto dai ritrovamenti archeologici fatti sul sito, permette di compiere un percorso di esplorazione e scoperta, attraverso quiz, puzzle e brevi video animati. Non solo è possibile smontare e ricostruire la struttura nelle parti che la compongono, ma anche osservare uno spaccato di vita della famiglia che la abitava nel VI secolo a.C. ed uno scorcio del villaggio di capanne, che costellavano questo territorio. La stratificazione di queste presenze, sebbene non più visibili, ha modellato e definito il paesaggio attuale.
Policoro (Mt). Al museo Archeologico nazionale della Siritide prorogata fino a giugno la mostra “Le Tavole di Eraclea. Tra Taranto e Roma”, prestate dal Mann, documento in greco e latino fondamentale per comprendere la storia sociale, politica e economica del territorio della Siritide

A Policoro le Tavole di Eraclea, in prestito dal Mann, si potranno ammirare fino a giugno. Giusto un anno fa al museo Archeologico nazionale della Siritide a Policoro (Mt), nel cinquantenario della sua fondazione, apriva la mostra “Le Tavole di Eraclea. Tra Taranto e Roma”, ideata e organizzata dal Polo Museale della Basilicata in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Napoli e il museo Archeologico nazionale di Taranto, la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio della Basilicata, e promossa insieme al Comune di Policoro: tradizione classica, ricerca archeologica e un legame ideale con la stagione della Riforma fondiaria degli anni ’50 nel Metapontino. Le Tavole di Eraclea, ritrovate nel 1732 nei pressi del fiume Cavone e conservate al Mann, sono state considerate tra i più importanti documenti epigrafici della Magna Grecia. “Siamo molto legati a questa mostra”, ammettono in direzione, “perché ha saputo mettere insieme le diverse anime del territorio; e le immagini di un anno fa, con una moltitudine di affezionati amici, raccontano proprio questo. Le Tavole possono essere considerate in qualche modo paradigma della storia lunga e frastagliata della Siritide in epoca antica, che proveremo a raccontare ancora fino a giugno. Grazie alla liberalità del Mann e del MArTa siamo riusciti a prorogare la mostra fino al 5 giugno 2021”.

Le due lastre di bronzo costituiscono il più importante documento iscritto della Magna Grecia. Incise sui due lati, in greco e in latino, permettono di ricostruire le trasformazioni della città di Herakleia dalla sua fondazione da parte di Taranto alla fine del V secolo a.C. fino all’acquisizione dello statuto di municipio romano, attribuito alla città, ormai Eraclea, nella prima metà del I a.C. L’iscrizione greca è un regolamento per la gestione dei terreni dedicati a Dioniso e ad Atena e per la loro redistribuzione a scopi produttivi; quella latina è un compendio di leggi municipali di età tardo-repubblicana. Le Tavole sono un documento fondamentale per comprendere la storia sociale, politica e economica del territorio della Siritide.

La mostra si propone di intrecciare la lunga tradizione classica di esegesi delle Tavole con i risultati delle indagini archeologiche dalla scoperta della famosa Tomba del Pittore di Policoro nel 1963 fino agli scavi e alle ricognizioni tuttora in corso nella città e nel territorio. Allo stesso tempo l’esposizione costituisce lo spunto per evocare il fenomeno più recente della Riforma Fondiaria degli anni ‘50 del secolo scorso – per diversi aspetti vicino alle dinamiche che traspaiono dalle Tavole – ponendolo in parallelo con il concomitante avvio delle esplorazioni archeologiche nell’area, grazie all’azione lungimirante di Dinu Adamesteanu, primo soprintendente archeologo della Basilicata e fondatore del Museo. In dialogo con le due Tavole sono esposti importanti e significativi reperti provenienti dalla chora, dalla città di Herakleia e da altri centri magno-greci, al fine di ricostruire la storia della città sia nei suoi rapporti con la madrepatria Taranto, sia nella sua articolazione con il territorio agricolo.
Nuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 26 aprile 2023, alle 16.30, in sala conferenze, presentazione del libro “Ritorno ad Anxia. Ricerche archeologiche in un territorio della Lucania interna” (erreciedizioni), a cura di Maria Chiara Monaco e Fabio Donnici. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con gli autori intervengono Francesco Canestrini, soprintendente per l’Archeologia Belle arti e Paesaggio della Basilicata, e Fabrizio Slavazzi, ordinario di Archeologia classica all’università di Milano Statale.
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