Musica e archeologia a Pompei. Per la prima volta l’anfiteatro romano apre alle rockstar con il pubblico: il 7 e 8 luglio David Gilmour, il 12 Elton John. E nelle gallerie – divenute sede espositiva – una mostra fotografica ricorda l’evento del 1971 “Pink Floyd. Live at Pompeii”
L’anfiteatro romano di Pompei si prepara a vivere un’estate a tutto rock: il 7 e 8 luglio 2016 con il concerto di David Gilmour e il 12 luglio con la performance di di Elton John. E nelle sue gallerie è pronto ad ospitare la suggestiva mostra fotografica “Pink Floyd. Live at Pompeii. The exhibition by Adrian Maben”. Grandi eventi, ma di conseguenza anche grandi lavori per preparare l’anfiteatro ad accogliere nel modo migliore le migliaia di appassionati di musica e archeologia. È questo il motivo per cui la soprintendenza speciale di Pompei ha chiuso in questi giorni l’anfiteatro: niente visite fino al 25 per “consentire gli interventi di disallestimento della Piramide, sede temporanea della mostra Mito e Natura che fino al 15 giugno ha visto in esposizione reperti organici e affreschi di Nature Morte”. L’anfiteatro riaprirà regolarmente al pubblico il 26 giugno in attesa delle rockstar. Il 7 e 8 luglio Gilmour sarà il primo artista a tenere un concerto rock con pubblico nell’anfiteatro. Nel 1971, infatti, i Pink Floyd furono sì i primi a suonare in questo luogo storico registrando “Pink Floyd: live at Pompeii”, con riprese in quattro giorni, ma senza pubblico ad assistere. E Gilmour, che faceva parte della storica formazione rock, potrà avere, come ha dichiarato, “l’onore di tornare e vivere nuovi indimenticabili momenti ma questa volta in maniera ancora più speciale perché ci sarà il pubblico presente”. E proprio per ricordare e rivivere quello storico evento, il 21 giugno, in occasione della Festa della Musica, indetta dal Ministero per i beni e le attività culturali e il Turismo in tutti i siti statali e museali oltre che in piazze e parchi d’Italia, sarà aperta in anteprima la mostra “Pink Floyd. Live at Pompeii. The exhibition by Adrian Maben”, in una location speciale e dal significato altamente evocativo: le gallerie, che con questo evento diventano sede espositiva permanente anche per manifestazioni future.
Proprio quell’ottantina di metri di gallerie dell’anfiteatro romano più antico e visitabile, finora mai rese accessibili ai visitatori, furono aperte solo nel 1971 per il concerto della band e nel 1984 per le esigenze di scena durante le riprese del film “Gli Ultimi giorni di Pompei” di Peter Hunt tratto dal romanzo storico del 1834 di Edward Bulwer-Lytton. Due settori dedicati quindi a Pompei e alla musica: quella del mitico 1971 (nel braccio sinistro) e alla Pompei dei tempi moderni (a destra), alla sua lenta rinascita tra restauri, interventi di valorizzazione e eventi nel sito. Più di 250 foto, tra scatti di scena ed immagini inedite raccontano quei quattro giorni di inizio ottobre dal 4 al 7 del 1971 che divennero leggenda. Scatti originali di Jaques Boumandill, il cameraman di allora; il video del film, con le di interviste che Maben, il regista realizzò negli studi londinesi di Abbey Road mentre David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters e Richard Wright erano alle prese con le registrazioni dell’album “The Dark Side of the Moon”, ma anche un video che raccoglie tagli di registrazione di chiacchiere in libertà della band, le cosiddette “Chit Chat with Oysters”. E ancora, filmati di alcuni tra i tanti gruppi attuali ispirati alla mitica formazione. E ad immettere nell’atmosfera di quei giorni la musica della band che accompagna i visitatori lungo i passaggi sotterranei di questa sede espositiva unica e suggestiva.
Domeniche gratuite. Il 5 giugno 2016 battuti tutti i record: più di 32mila visitatori al Colosseo, 25mila a Pompei, 4mila al museo dei bronzi a Reggio Calabria, quasi 5mila a Villa Adriana
“Ancora un successo per le domeniche gratuite al museo introdotte nel luglio del 2014 dal ministro Dario Franceschini. In questa prima domenica di giugno, sin dall’inizio della mattinata, tutti i musei statali italiani hanno registrato elevati numeri di affluenza”, è la nota entusiastica del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo. Il Colosseo ha segnato un nuovo record, con oltre 32mila visitatori; Pompei sold out con quasi 25mila turisti e le file che hanno costretto la soprintendenza a chiudere per qualche ora i cancelli degli scavi facendo scattare il piano anti folla appena varato per proteggere le tante meraviglie appena restaurate della spettacolare città campana. Si è conclusa con numeri da boom per musei, monumenti e siti archeologici dello stato, anche la domenica 5 giugno 2016. Con, gratuita. Punte record in Toscana, dove a Firenze il giardino di Boboli ha ospitato quasi 11 mila persone, gli Uffizi oltre 6mila come la Galleria della Accademia, quasi 7 mila la Galleria Palatina. Ma anche il Lazio non è stato da meno, a Roma, dove ha registrato numeri altissimi pure Castel Sant’Angelo (7212). E in provincia con il pienone a Tivoli per Villa D’Este (7951) e Villa Adriana (4819). Bene gli scavi di Ostia Antica (4156). Così come Paestum, in Campania, dove sono entrati 4575 visitatori. Bene i musei e i giardini reali di Torino, con 4mila 582 presenze. Quasi 4mila visitatori hanno scelto a Reggio Calabria il museo dei bronzi. Pochi di meno la Pinacoteca di Brera a Milano o il museo Archeologico di Napoli (3.971). Poco meno di 3mila per le Gallerie dell’Accademia di Venezia (2935) o per il museo di Capodimonte a Napoli (2912). E ancora, oltre 2mila visitatori hanno varcato le porte del Castello di Miramare a Trieste, o delle Terme di Diocleziano a Roma o delle Terme di Caracalla. E sempre a Roma 4429 hanno scelto il museo archeologico nazionale di Palazzo Massimo, 2mila 42 le Terme di Caracalla, 1800 la Galleria Borghese, mille il museo Etrusco di Villa Giulia, 1443 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna (Gnam). A Milano tutto pieno il Cenacolo Vinciano (1314). A Firenze oltre 2mila persone anche per il museo del Bargello. “La prima domenica del mese – continua la nota del Mibact – è ormai un appuntamento fisso dei cittadini con il proprio patrimonio culturale, una grande festa per le famiglie lungo tutta la penisola italiana. Di grande impatto anche la presenza sui social dove migliaia di utenti stanno caricando foto e apprezzamenti per questa iniziativa. Per questa edizione di giugno il ministero ha dedicato la campagna social della #domenicalmuseo alla rappresentazione figurativa della musica (‘aspettando la festa della musica del 21 giugno’) in opere note e meno note presenti nelle collezioni di diversi musei in tutto il territorio nazionale”.
Egitto Pompei. Seconda tappa del progetto: alla Palestra Grande di Pompei si materializza la dea Sekhmet. Itinenario egizio negli scavi: dal tempio di Iside alle domus con affreschi egittizzanti

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei
Tre sedi diverse (Torino, Pompei, Napoli) e tre enti diversi (Museo Egizio, soprintendenza speciale di Pompei, museo Archeologico nazionale – Mann) – si era detto – per un unico grande progetto espositivo (Egitto Pompei) con un unico comun denominatore: l’Antico Egitto (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/01/egitto-passione-antica-da-torino-a-pompei-a-napoli-tre-sedi-per-un-grande-progetto-espositivo-egitto-pompei-grazie-alla-collaborazione-inedita-tra-enti-diversi-legizio/ È questo infatti il tema di una prestigiosa mostra, articolata in tre luoghi e quattro tempi, che racconta influssi e innesti spirituali, sociali, politici e artistici originati da culti ed elementi di stile nati o transitati per la terra del Nilo, che si inserisce in una più ampia riflessione di approfondimento sulle relazioni di Pompei con le grandi civiltà affacciate sul Mediterraneo. La prima tappa al museo Egizio di Torino dove dal 5 marzo e fino al 4 settembre c’è la mostra “Il Nilo a Pompei. visioni d’Egitto nel mondo romano”. E ora siamo arrivati alla seconda tappa. Da Torino agli scavi di Pompei dove dal 20 aprile al 2 novembre per il progetto “Egitto Pompei” si riaprono gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande a cura di Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor.
Una volta entrati nella Palestra Grande dall’ingresso di Porta Anfiteatro, siamo accolti da sette monumentali statue raffiguranti Sekhmet, esaltate dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia. Le sette riproduzioni della divinità egizia dalla testa leonina sono insieme alla magnifica statua seduta del faraone Thutmosi I, tutte appartenenti ad uno dei periodi di massimo splendore della storia dell’antico Egitto: la XVIII dinastia (XVI-XIV sec. a.C.). Gli eccezionali prestiti, provenienti dalla collezione permanente del museo Egizio di Torino, suggellano e ribadiscono l’unità di intenti e di collaborazione tra il museo torinese, la soprintendenza Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann). Le imponenti sculture in granito, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia, sono una testimonianza straordinaria del mondo della mitologia egizia. Sekhmet, come altre divinità femminili, ha una natura ambivalente, contraddistinta da forze contrapposte. Figlia del sole, propaga sulla terra calore, distruzione e malattie, ma allo stesso tempo, se placata con rituali e preghiere, è in grado di garantire la pace e la prosperità.
La mostra continua con un’emozionante video-installazione originale di Studio Azzurro che evoca gli scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di un “itinerario egizio”: dal tempio di Iside, tra i maggiori e meglio conservati edifici pompeiani – oggetto per l’occasione di un intervento di riallestimento con postazioni multimediali di realtà immersiva – alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino tornata di recente a risplendere e quella dei Pigmei riaperta in occasione della mostra. Il 28 giugno, al Museo Archeologico di Napoli, la terza tappa del progetto con l’inaugurazione di una nuova sezione del percorso di visita delle collezioni permanenti con reperti archeologici, affreschi e capolavori di artigianato ispirati alla cultura egizia.
Pompei. Per le festività negli scavi due percorsi guidati alla scoperta delle sei domus appena restaurate e aree normalmente chiuse come l’anfiteatro e la grande palestra
Vacanze di Natale speciali a Pompei con due itinerari pensati proprio in occasione della riapertura delle sei domus restaurate lungo via dell’Abbondanza alla presenza del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/12/23/pompei-alla-vigilia-di-natale-il-premier-renzi-inaugura-sei-domus-ricche-di-affreschi-sulla-via-dellabbondanza-restaurate-nellambito-del-grande-progetto-pompei/): sono la Fullonica di Stephanus, la Casa del Criptoportico, la Casa di Paquius Proculus, la Casa del Sacerdos Amandus, la Casa di Fabius Amandio e la Casa dell’Efebo. Il restauro degli ambienti è stato portato a termine dalla soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia grazie ai fondi del Grande Progetto Pompei, che ammontano in totale a 105 milioni di euro e che stanno restituendo splendore al grande sito archeologico, dopo anni di crolli e danneggiamenti dovuti alla mancanza di manutenzione. Tra i siti riaperti spicca uno degli edifici storicamente più ammirati dai turisti, la Fullonica di Stephanus, che era una tintoria per il trattamento delle stoffe che venivano colorate in una grande vasca posta al centro dell’edificio.
Dunque due percorsi speciali. Fino al 10 gennaio (con la sola eccezione del 1° gennaio, quando l’area archeologica di Pompei sarà chiusa) Scabec (società campana per i beni culturali) propone con il circuito Campania-Artecard due percorsi inediti che guideranno gli ospiti alla scoperta delle domus appena restaurate e di aree normalmente chiuse al pubblico. Le visite sono comprese nel biglietto d’ingresso agli Scavi ma è necessario prenotarsi. Disponibilità fino a esaurimento posti. Per informazioni e prenotazioni 800.600601, cellulari ed estero +39.06.39967650, www.campaniacard.it. I percorsi speciali di Campania-Artecard a Pompei sono realizzati dalla Scabec, la società campana beni culturali, che ha curato anche il progetto “Pompei, un’emozione notturna”, le visite notturne guidate spettacolarizzate che si sono tenute durante l’estate ed ha prodotto il cortometraggio promozionale di Pappi Corsicato “Pompei, eternal emotion”.
Il primo percorso, “Di domus in domus” (visite dalle 10 alle 15 – biglietteria di piazza Esedra – tutti i giorni tranne il 1° gennaio) prevede la visita all’antica “tintoria” Fullonica di Stephanus dove sarà illustrato il trattamento dei tessuti utilizzato dagli antichi romani, ai quattro ambienti termali della Casa del Criptoportico, alla Casa di Paquius Proculus con le sue scritte elettorali, alla Casa del Sacerdos Amandus con le pitture del triclinio che riprendono le imprese degli eroi e all’attigua Casa di Fabius Amandio un esempio di piccola casa del ceto medio e infine alla Casa dell’Efebo, una ricca dimora di mercanti che si distingue per il lusso e il fasto delle decorazioni delle pareti e dei pavimenti. Il secondo percorso proposto è “Memorie e suggestioni – viaggio dal 79 d.C. ad oggi” (visite alle 11, 13, 15 – biglietteria di Porta Anfiteatro tutti i giorni tranne il 1 gennaio) che prevede la visita all’Anfiteatro e alla Piramide, realizzata dall’architetto Francesco Venezia che custodisce i calchi, e la Palestra Grande, un tempo utilizzata per l’educazione fisica della juventus e arricchita dalla mostre degli affreschi provenienti dalla Villa di Moregine.

Il soprintendente Massimo Osanna con il regista Pappi Corsicato e la presidente di Scabec, Patrizia Boldoni
Massimo Osanna soprintendente speciale per Pompei, Ercolano e Stabia è soddisfatto: “Sei domus restituite alla fruizione, una attività globale di restauro e messa in sicurezza per la salvaguardia del sito e finalmente una grande attenzione alla valorizzazione e alla promozione dell’area archeologica. È il traguardo che la soprintendenza di Pompei ha raggiunto per il 2015 grazie al grande impegno di funzionari e tecnici della soprintendenza, del Grande Progetto Pompei e di Invitalia, che hanno dato il loro massimo per garantire risultati nel rispetto del cronoprogramma stabilito dall’Unione Europea. Ritengo si tratti di un importante successo sia per Pompei, in termini di opere concrete realizzate per il sito, sia per la soprintendenza che ha raggiunto un modello di lavoro di alto livello capace di far interagire, in un programma interdisciplinare di confronto e di studio, professionisti e tecnici di varia provenienza, non dimenticando il coinvolgimento anche di prestigiose università e istituzioni italiane e straniere. Chiudere il 2015 nel pieno fermento delle attività dei cantieri, avendo al tempo stesso ampliato l’offerta di visita al sito, è di grande auspicio per il futuro di Pompei”.
Memoria e riuso dell’antico dal neoclassico al post-classico: tre giornate di studio tra Pompei e Napoli a corollario della mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943”
L’antico e il mondo classico hanno sempre avuto un effetto profondo sull’uomo, sia come fonte di ispirazione formale e di gusto, che come incubatore di valori “assoluti” quali la bellezza, l’armonia, la perfezione e la misura. Non è un caso che a partire dalla loro fortuita scoperta nella prima metà del XVIII secolo, e fino al XX, le città di Ercolano e Pompei abbiano attratto artisti, intellettuali, studiosi e curiosi da tutto il mondo. Così la mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/06/06/rapiti-alla-morte-una-piramide-nellanfiteatro-per-i-calchi-di-pompei-parte-della-grande-mostra-pompei-e-leuropa-allarcheologico-di-napoli-che-racconta-la-sug/), un grande progetto espositivo al museo Archeologico Nazionale di Napoli e all’Anfiteatro degli Scavi di Pompei per raccontare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943, diventa occasione proprio per riflettere e approfondire questo rapporto dell’uomo con l’immortale suggestione dell’antico, attraverso le Giornate internazionali di studi “Pompei e l’Europa. Memoria e riuso dell’antico dal neoclassico al post-classico”, promosso dalla soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia e dalla Seconda Università degli Studi di Napoli, da mercoledì 1° luglio a venerdì 3 luglio 2015 all’auditorium di Pompei e, per l’ultima giornata, alla Seconda Università di Napoli, sala degli affreschi in S. Andrea delle Dame.
Il fascino dei frammenti del passato e dei resti mutili della civiltà classica ha stimolato la curiosità di artisti e studiosi e con essa quella pratica all’imitazione, sovrapposizione, ridefinizione e rielaborazione dei modelli il cui ri-utilizzo veniva appunto percepito come un esercizio di stile, una ricerca del bello e dell’evasione. Pensiamo ai soggetti pompeiani dei raffinati dipinti di Joseph-Marie Vien o di Antonio Canova, alle ceramiche prodotte dalla Real Fabbrica della Porcellana di Napoli, ai mobili tratti dai modelli antichi da Righetti o Lavillain, o, ancora, alle ardite ipotesi di restauro degli architetti francesi ospiti dell’accademia romana, fino alle ricostruzioni in stile di Alfred Normand a Parigi e di Friederich Von Gartner a Aschaffenburg. Nel Novecento la suggestione del passato trova spazio poi nei nuovi media, rivivendo nelle sorprendenti scenografie del cinema muto (The last days of Pompei di Mario Caserini ed Eleuterio Ridolfi, 1913), nella “moderna classicità” di Sironi come “oggetto ideologico delle politiche della memoria”, o nel dissacrante riuso di icone di culto di Pistoletto come muse inquietanti, pezzi da scomporre in frammenti monchi, capaci di esprimere la fragilità dell’essere contemporaneo.

I calchi restaurati per la mostra “Rapiti alla morte” nell’allestimento dell’architetto Francesco Venezia
Le giornate, con la partecipazione di studiosi e ospiti autorevoli, si aprono mercoledì 1° luglio alle 15.30 all’auditorium di Pompei. Tra gli interventi previsti, quello del soprintendente Massimo Osanna – dal titolo “Rapiti alla morte” – approfondirà il tema dei calchi pompeiani illustrando più da vicino l’omonima sezione della mostra allestita nell’anfiteatro degli Scavi e di cui è curatore con Adele Lagi. Giovedì 2 luglio si prosegue con una serie di dibattiti sulla fortuna di Pompei e sul suo immenso patrimonio, per concludere venerdì 3 alla Seconda Università degli Studi di Napoli, nella Sala degli affreschi in S. Andrea delle Dame, con uno sguardo al contemporaneo e alla fotografia. A seguire, nella sede del museo Archeologico Nazionale di Napoli, la visita alla mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943” guidata da Luigi Gallo, curatore insieme a Massimo Osanna e Maria Teresa Caracciolo.
“Rapiti alla morte”: una piramide nell’anfiteatro per i calchi di Pompei parte della grande mostra “Pompei e l’Europa” all’Archeologico di Napoli che racconta la suggestione evocata dal sito di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo

La piramide realizzata nell’anfiteatro di Pompei per la mostra “Rapiti alla morte” sezione di “Pompei e l’Europa”
“Scusate, ma siamo proprio a Pompei?”. La reazione potrebbe non essere peregrina per chi arriva nel grande anfiteatro della città romana alle falde del Vesuvio. Da qualche giorno al centro dell’arena sorge una grande piramide. Sì, avete capito bene: una grande piramide, innalzata per ospitare al suo interno 20 calchi di pompeiani colti nel momento della morte per la famosa eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., calchi che sono parte integrante della mostra “Pompei e l’Europa 1748-1943”, un grande progetto espositivo per raccontare la suggestione evocata dal sito archeologico di Pompei sugli artisti e nell’immaginario europeo, dall’inizio degli scavi nel 1748 al drammatico bombardamento del 1943. La mostra, curata da Massimo Osanna, Maria Teresa Caracciolo e Luigi Gallo, e inaugurata dal ministro Dario Franceschini, rimarrà aperta fino al 2 novembre nelle due sedi espositive in cui è articolata: al museo Archeologico nazionale di Napoli e nell’anfiteatro di Pompei.

La Sala della Merdiana del Museo Archeologico di Napoli, dove è allestita la mostra “Pompei e L’Europa 1748-1943” (foto Anna Monaco)
Nel salone della Meridiana del museo Archeologico di Napoli sono esposte 200 opere d’arte, provenienti da musei italiani e stranieri: reperti antichi e capolavori moderni. Nell’anfiteatro di Pompei, sotto una piramide appositamente realizzata, è stata allestita la sezione “Rapiti alla morte” con l’esposizione di 20 calchi, a partire da quelli realizzati da Giuseppe Fiorelli, che si trovano nel sito degli scavi, sottoposti per l’occasione a restauro. E c’è anche una selezione di foto che parlano del sito archeologico dell’area vesuviana. È la mostra “La fotografia” curata da Massimo Osanna, Ernesto de Carolis e Grete Stefani: una serie di scatti, molti inediti, che testimoniano il progresso degli scavi tra l’Ottocento ed il Novecento. La rassegna è stata promossa dalla soprintendenza speciale per Pompei, Ercolano e Stabia e dalla direzione generale del Grande Progetto Pompei, con il museo archeologico di Napoli ed è stata organizzata da Electa con il patrocinio di Expo Milano 2015. L’allestimento è stato affidato all’architetto Francesco Venezia. “È stato fatto un altro passo per la rinascita di Pompei”, ha detto nel corso della cerimonia inaugurale il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che ha evidenziato il lavoro svolto dalla soprintendenza guidata da Massimo Osanna e dal direttore generale del Grande Progetto Pompei, il generale Giovanni Nistri. “In mezzo a tanto scetticismo, diffidenza e direi ostilità è stato fatto un lavoro operoso, con spirito di squadra e collaborazione”. E il generale Nistri ha approfittato dell’evento per fare il punto sul Grande Progetto Pompei: “Ad oggi sono state bandite gare per 118 milioni. È stata intanto completata la fase progettuale: si è giunti al 90 per cento della fase di gara e resta la fase di esecuzione per la quale siamo arrivati al 50 per cento circa”.
Proprio in occasione dell’inaugurazione della mostra “Pompei e l’Europa” è stata aperta al pubblico la domus restaurata della Fontana Piccola. La Casa della Fontana Piccola è stata interessata da un intervento globale che ha riguardato lavori di consolidamento strutturale e architettonico e da un mirato intervento di restauro degli splendidi apparati decorativi finanziato dalla Fondazione Città Italia. I lavori di restauro architettonico previsti nell’ambito del Grande Progetto Pompei si sono conclusi con 45 giorni di anticipo rispetto a quelli stabiliti dal capitolato, e lo stesso collaudo, previsto per legge al termine dei lavori, si è esplicato in tempi estremamente ridotti. L’orario di visita alla Casa della Fontana Piccola e delle altre domus (Terme Suburbane, Casa del Poeta Tragico, Casa del Principe di Napoli, Termopolio di Vetuzio Placido, Casa di Marco Lucrezio Stabia, Casa di Marco Lucrezio Frontone, Casa dell’Ara Massima e Casa della Caccia Antica) è dalle 9.30 alle 17.20. Restano invariati gli orari di visita agli altri edifici dell’area archeologica. Dal 15 giugno, però, a seguito dell’avvio di numerosi cantieri del Grande Progetto Pompei e delle conseguenti necessità organizzative e di ottimizzazione dei lavori, l’orario di apertura al sito sarà posticipato alle 9.30.
Per gli organizzatori la mostra “Pompei e l’Europa” è “un vero e proprio viaggio, grandioso e complesso, in cui l’antico dialoga con il moderno, la natura, l’archeologia” con l’obiettivo di testimoniare come “Pompei con le rovine sepolte e la sua classicità abbia affascinato per duecento anni gli artisti di tutta Europa”. A scandire la prima delle due tappe del percorso espositivo, suddiviso in quattro sezioni cronologiche, più di 250 opere tra reperti antichi e capolavori moderni (dipinti, disegni, raccolte di stampe, progetti architettonici, fotograi e, sculture, oggetti, libri, ecc.), provenienti dai più grandi musei italiani e stranieri e riunite per l’occasione nel salone della Meridiana del museo Archeologico di Napoli. Il continuo confronto che ne scaturisce documenta come Pompei, con le sue rovine sepolte e la sua classicità, abbia affascinato per quasi duecento anni gli artisti di tutta Europa – da Ingres a Picasso, da Normand a Le Corbusier, da Moreau a Klee -, influenzato il gusto di intere corti e residenze, nella letteratura come nel teatro, nella musica come nell’estetica, svolgendo un ruolo fondamentale anche per gli sviluppi dell’archeologia moderna: 17 i prestiti dei musei francesi (compresi il Louvre, il Musée D’Orsay e il Musée Picasso, nonostante la recente riapertura a ottobre 2014 dopo cinque anni di chiusura), cinque dai britannici (compresi il British Museum e il Victoria and Albert) e altri da Germania, Svizzera, Austria, Danimarca e Svezia. “Questa è la prima grande e organica mostra su Pompei da dieci anni a questa parte”, sottolinea con orgoglio Massimo Osanna. “E non si tratterà del prevedibile appuntamento sulla vita quotidiana, ma di una riflessione approfondita su come e quanto il mondo emerso dagli scavi abbia influenzato tutta la cultura europea, anche nella nostra contemporaneità. Due esempi tra i tanti: Le Corbusier che visita Pompei e poi prende spunto dalle case di quella città per il “suo” modello di abitazioni. O Picasso che scopre Pompei e ne resta rapito, come dimostra Due donne che corrono sulla spiaggia del 1922, prestato dal Musée Picasso”.

I calchi restaurati per la mostra “Rapiti alla morte” nell’allestimento dell’architetto Francesco Venezia

I calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, vengono presentati per la prima volta al pubblico dopo il recente restauro della soprintendenza
Una riscoperta davvero eccezionale e rivoluzionaria dunque quella di Pompei la cui quotidianità, sconvolta dalla terribile eruzione del 79 d.C, viene rievocata e riportata alla luce direttamente nello spazio dell’anfiteatro, dove si snoda il secondo itinerario della mostra. Qui, per la sezione “Rapiti alla morte” a cura di Massimo osanna e Adele lagi, i calchi realizzati a partire da quelli di Giuseppe Fiorelli, rilevando le impronte lasciate dai corpi degli sfortunati abitanti della città nel materiale vulcanico, vengono presentati per la prima volta al pubblico dopo il recente restauro della soprintendenza, a cura di Massimo Osanna e Adele lagi. Ad accoglierli un progetto di Francesco Venezia di grande impatto e forza evocativa pensato per ospitare, a completamento del percorso espositivo, anche la mostra “La fotografia” curata da Massimo Osanna, Ernesto De carolis e Grete Stefani. Una selezione di scatti e immagini, tra cui molte inedite, testimonia -come detto – il progresso degli scavi tra Ottocento e Novecento offrendo ai visitatori un contributo visivo e documentario di straordinario valore che concorre a ricostruire, con il resto dell’esposizione, la fortuna e l’irraggiamento culturale del celebre sito archeologico.
Nelle domeniche gratis, a Pompei visite contingentate: “numero chiuso a tempo” per non danneggiare gli Scavi. Non più di 15mila visitatori contemporaneamente

Domenica 3 maggio a ingresso gratuito: assalto alle entrate degli Scavi di Pompei. A fine giornata si conteranno 35mila visitatori
Pompei a numero chiuso a tempo nelle domeniche gratis. Lo ha deciso il ministero in accordo con la soprintendenza per tutelare il patrimonio archeologico di Pompei, sentite le indicazioni degli ispettori dell’Unesco, dopo le criticità emerse in occasione della domenica record dello scorso 3 maggio, quando il numero delle presenze ha raggiunto quota 35mila unità. A destare maggiore preoccupazione sono gli affreschi che, secondo gli esperti, vengono messi a rischio dall’alterazione del microclima determinato dall’aumento dell’umidità nelle domus innescato dalla massiccia presenza di persone. Il successo dunque della prima domenica del mese gratis nei musei e siti statali è indubitabile. Ma non sempre si può gridare al successo. Come appunto è il caso dell’area archeologica di Pompei: 35mila visitatori in un solo giorno negli Scavi “non sono un flusso sostenibile”, aveva lanciato l’allarme il soprintendente Massimo Osanna che aveva subito contattato il ministro per i Beni culturali e turismo, Dario Franceschini, così da “arrivare preparati” alla prossima domenica ad ingresso gratis, prevista il 7 giugno, con un incremento di sorveglianza e il “numero chiuso”. Nell’occasione Osanna aveva abbozzato anche un’ipotesi di lavoro: «Si potrebbe contingentare l’afflusso di visitatori bloccando gli ingressi oltre i 15-20mila. Ma la proposta può essere anche quella di visite con itinerari programmati, ampi, perché nemmeno si può pensare di far confluire una tale massa di persone in un’unica zona degli Scavi”.

“Troppi 35mila visitatori in un giorno: a rischio il microclima del sito archeologico”, parola di soprintendente Massimo Osanna
“Gli oltre 33mila visitatori a Pompei, e i quasi 40mila in tutti i siti vesuviani, registrati in occasione della prima domenica di maggio a ingresso gratuito – spiega la soprintendenza – confermano, anche grazie all’attento lavoro di restauro quotidianamente posto in essere, il grande richiamo e interesse che le nostre aree archeologiche esercitano su fasce sempre più ampie di visitatori. Tuttavia, ancora una volta, e con forza, pongono il tema della tutela e della conservazione di un patrimonio di per sé fragile e della sua corretta fruizione. Pur superando ogni aspettativa, il gran numero di turisti a Pompei era in parte atteso, tanto che già dall’ultima domenica di aprile, per evitare una forte concentrazione antropica e contestualmente eludere rischi al patrimonio archeologico, si era provveduto alla chiusura di alcune domus”.
“È del tutto evidente, però – evidenzia la soprintendenza – che tali misure non sono da sole sufficienti a garantire la salvaguardia del sito e delle strutture archeologiche ivi custodite che, per loro natura, mal sopportano flussi di visitatori quale quello fatto registrare la prima domenica di maggio. Per questo, facendo seguito alla lettera del Ministro Franceschini, si sta provvedendo a incentivare le misure di sicurezza e, allo stesso tempo, individuare il numero massimo di visitatori per gli scavi di Pompei. Non un numero chiuso, ma il limite massimo di presenze simultanee negli scavi archeologici. Grazie a questo provvedimento si auspica anche un’ottimizzazione dei flussi turistici che, da una parte garantirà un miglioramento del servizio e, dall’altra, potrebbe essere l’occasione per far confluire i visitatori negli altri siti di questa soprintendenza, purtroppo, meno conosciuti a livello internazionale”, conclude la nota.

Nuove regole: nelle domeniche a ingresso a Pompei non potranno mai esserci più di 15mila visitatori contemporaneamente
La decisione è stata presa: dal prossimo 7 giugno scatta il numero chiuso “a tempo” per i visitatori negli scavi archeologici di Pompei in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito. Il numero massimo non dovrà superare quota 15mila unità. Una volta raggiunto il tetto massimo si dovrà attendere l’uscita dei visitatori presenti negli scavi per consentirne l’ingresso di altri.




























Commenti recenti