Archeologia in lutto. È mancato il prof. Raffaele C. de Marinis, uno dei più illustri studiosi di preistoria e protostoria in Italia. Aveva 82 anni. Il ricordo di enti culturali, colleghi e allievi

Il prof. Raffaele de Marinis, , uno dei più illustri studiosi di preistoria e protostoria in Italia., si è spento a 82 anni
Archeologia in lutto. È venuto a mancare il prof. Raffaele C. de Marinis, uno dei più illustri studiosi di preistoria e protostoria in Italia, già titolare della cattedra di Preistoria e Protostoria all’università Statale di Milano, presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria dal 2009 al 2012 e direttore della Rivista di Scienze Preistoriche dal 2012 al 2017. Aveva 82 anni. Lo hanno annunciato, l’8 giugno 2023, la moglie Donatella Premoli Silva e i figli Alessandro e Marco De Marinis. I funerali si terranno nella Basilica di San Babila a Milano lunedì 12 giugno 2023, alle 11. La notizia è presto rimbalzata da un istituto culturale all’altro, dove il prof. De Marinis ha avuto modo di lavorare o collaborare. E sui social il ricordo di molti allievi e colleghi.

Il prof. Raffaele de Marinis (foto mantovauno.it)
È l’istituto italiano di Preistoria e Protostoria (IIPP) che ne traccia una sintetica biografia dopo aver espresso tutto il proprio cordoglio ai suoi cari, ai suoi collaboratori e ai suoi amici. Nato nel 1941, laureato in Lettere Classiche all’università di Milano nel 1967 con una tesi di Paletnologia (“La necropoli ligure di Chiavari”), Raffaele C. de Marinis entra nel 1979 nei ruoli della soprintendenza Archeologica della Lombardia come funzionario archeologo preistorico, nel 1987 diventa professore associato di Paletnologia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’università di Milano e nel 2000 professore ordinario di Preistoria e Protostoria nello stesso ateneo milanese. Delle sue molteplici ricerche di preistoria e protostoria dell’Italia settentrionale rimangono centinaia di contributi editi su riviste scientifiche nazionali e internazionali, monografie, cataloghi di mostre, atti di convegno, con focus particolari sull’arte rupestre, sull’età del Rame in area padana e alpina, sulla cronologia dell’età del Bronzo e sullo sviluppo del popolamento etrusco nei territori lombardi.
Si ricordano, tra i principali scavi di cui è stato direttore scientifico, quelli inerenti alla cultura di Golasecca a Sesto Calende e Malpensa, le indagini nei siti etruschi del Forcello di Bagnolo S. Vito e del Castellazzo della Garolda, gli studi condotti sull’area dei massi di Cemmo in Val Camonica e le pluriennali campagne di scavo nel sito palafitticolo del Lavagnone. La sua vasta cultura e l’approfondita conoscenza delle realtà transalpine hanno fatto di lui un punto di riferimento fondamentale per gli studi sulla preistoria recente e la protostoria.
Membro del consiglio direttivo dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria a partire dal 1995, ne ha rivestito la carica di vice presidente dal 2005 al 2008, per essere poi eletto presidente nel 2009. Nel 2012, ultimato il mandato, è diventato direttore della Rivista di Scienze Preistoriche, incarico che ha mantenuto fino a marzo 2018. “Nel corso degli anni in cui è stato investito delle più importanti cariche dell’Istituto”, ricordano all’IIPP, “ma anche dopo, in qualità di socio emerito, Raffaele de Marinis ha sempre sostenuto attivamente e con impegno e determinazione, la nostra Associazione, non facendo mai mancare il suo appoggio, talvolta critico, sempre determinato, per sostenere l’Istituto e promuovere gli studi di preistoria e protostoria in Italia. Tra le molte iniziative scientifiche di cui negli anni è stato parte attiva – mostre, allestimenti museali, convegni – ricordiamo qui solo la più recente, il coordinamento del comitato scientifico della LII Riunione Scientifica dell’IIPP dedicata alla Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino: alla sua curatela e a quella della prof. Marta Rapi si deve l’uscita del volume che ne pubblica i contributi. A uno dei suoi temi di ricerca più sentiti è, infine, dedicato il suo ultimo contributo Ripostigli dell’età del Bronzo con oggetti d’ornamento dall’area padana, RSP 2022”.

Copertina del libro “L’età del Rame. La pianura padana e le Alpi al tempi di Oetzi” di Raffaele de Marinis
Intenso anche il ricordo del LaBAAF (Laboratorio Bagolini, Archeometria, Archeologia e Fotografia) del dipartimento di Lettere e Filosofia dell’università di Trento, che esprime un profondo cordoglio e tristezza per la scomparsa di Raffaele Carlo de Marinis che con i suoi approfonditi studi ha contribuito a rendere la Preistoria italiana oggetto di dibattito internazionale. “Per l’impatto avuto anche sugli studi del nostro laboratorio desideriamo menzionare i suoi lavori su: la necropoli di Remedello, l’uomo del Similaun, le statue stele, l’arte rupestre, le palafitte e la metallurgia dell’età del Rame e Bronzo. Con Raffaele de Marinis se ne va un grande archeologo e un grande docente. Negli anni abbiamo potuto apprezzare la sua profonda cultura, curiosità, entusiasmo e spirito critico, doti fondamentali per stimolare il dibattito scientifico e formare allievi preparati. Lo vogliamo ricordare con le sue stesse parole pubblicate nella Rivista di Scienze Preistoriche LXIII, che descrivono, come solo lui sapeva fare, lo stato dell’arte della nostra disciplina. “(…) 𝐸𝑚𝑒𝑟𝑔𝑒 𝑎𝑏𝑏𝑎𝑠𝑡𝑎𝑛𝑧𝑎 𝑐ℎ𝑖𝑎𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐ℎ𝑒 𝑙’𝑎𝑟𝑐ℎ𝑒𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑖𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑒 𝑝𝑟𝑜𝑡𝑜𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑒̀ 𝑢𝑛 𝑡𝑒𝑟𝑟𝑒𝑛𝑜 𝑠𝑢𝑙 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑡𝑒𝑛𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑎𝑢𝑡𝑜𝑟𝑖𝑧𝑧𝑎𝑡𝑖 𝑎 𝑝𝑜𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑎𝑟𝑒, 𝑖𝑔𝑛𝑜𝑟𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑙’𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑢𝑑𝑖𝑜𝑠𝑖 𝑝𝑟𝑜𝑓𝑒𝑠𝑠𝑖𝑜𝑛𝑖𝑠𝑡𝑖. 𝐹𝑜𝑟𝑠𝑒 𝑖𝑛 𝐼𝑡𝑎𝑙𝑖𝑎 𝑟𝑖𝑠𝑒𝑛𝑡𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑟𝑒𝑑𝑖𝑡𝑎̀ 𝑐𝑟𝑜𝑐𝑖𝑎𝑛𝑎 𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑔𝑖𝑢𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑛𝑒𝑔𝑎𝑡𝑖𝑣𝑜 𝑒𝑠𝑝𝑟𝑒𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑎 𝐵𝑒𝑛𝑒𝑑𝑒𝑡𝑡𝑜 𝐶𝑟𝑜𝑐𝑒 𝑠𝑢𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑖𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎. 𝑁𝑜𝑛-𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑔𝑙𝑖 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑖𝑠𝑡𝑖, 𝑛𝑜𝑛-𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑧𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑔𝑙𝑖 𝑠𝑐𝑖𝑒𝑛𝑡𝑖𝑓𝑖𝑐𝑖, 𝑙𝑎 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑖𝑝𝑙𝑖𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑟𝑟𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑠𝑐ℎ𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑢𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑝𝑙𝑒𝑡𝑎 𝑚𝑎𝑟𝑔𝑖𝑛𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 (…). 𝑅𝑖𝑡𝑒𝑛𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑖 𝑛𝑜𝑛 𝑠𝑏𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑎𝑓𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑛𝑑𝑜 𝑐ℎ𝑒 𝑖𝑙 𝑟𝑢𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒 𝑑𝑖𝑠𝑐𝑖𝑝𝑙𝑖𝑛𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑝𝑎𝑒𝑠𝑒 𝑒̀ 𝑣𝑖𝑐𝑖𝑛𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑜 𝑧𝑒𝑟𝑜. 𝐸𝑝𝑝𝑢𝑟𝑒, 𝑔𝑖𝑎̀ 𝑛𝑒𝑔𝑙𝑖 𝑎𝑛𝑛𝑖 ’30 𝑒 ’40 𝑑𝑒𝑙 𝑠𝑒𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑠𝑐𝑜𝑟𝑠𝑜 𝑉. 𝐺𝑜𝑟𝑑𝑜𝑛 𝐶ℎ𝑖𝑙𝑑𝑒 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑎 𝑑𝑖𝑚𝑜𝑠𝑡𝑟𝑎𝑡𝑜 𝑙’𝑖𝑛𝑠𝑜𝑠𝑡𝑖𝑡𝑢𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑟𝑢𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑖𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑢𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑖𝑣𝑖𝑙𝑡𝑎̀ 𝑢𝑚𝑎𝑛𝑎”. (Raffaele C. de Marinis – De Profundis per la divulgazione scientifica in campo preistorico- e protostorico, RSP LXIII – 2013 pp. 255-263)”.
Anche la Confederazione Italiana Archeologi si unisce al cordoglio per la scomparsa del professore Raffaele C. de Marinis, pilastro dell’archeologia pre e protostorica in Italia settentrionale. “Già professore ordinario di Preistoria e Protostoria all’università di Milano, ha diretto per più di trent’anni gli scavi nei siti di Lavagnone e del Forcello e formato decine e decine di studenti che oggi lo ricordano con affetto per tutti i suoi insegnamenti. Ci lascia un uomo dal carattere non sempre facile ma che è stato, e sempre sarà, un grande e irreprensibile maestro”.

Ritagli di giornale sulle ricerche archeologiche a Forcello di Bagnolo San Vito (Mn) (foto parco archeologico forcello)
L’amministrazione comunale di Bagnolo San Vito (Mn) e tutto lo staff del Parco si uniscono al dolore della famiglia e porgono le più sentite condoglianze. “Il parco archeologico del Forcello, il sito etrusco, il Comune di Bagnolo San Vito perdono un personaggio illustre, un grandissimo studioso che ha portato un piccolo centro sulle sponde del Mincio ad essere conosciuto nel mondo scientifico a livello internazionale. A lui si devono il riconoscimento del Forcello come importante centro etrusco a nord del Po, l’avvio delle ricerche sistematiche e numerose pubblicazioni che restano a testimonianza di un lavoro continuo ed entusiasta. Con immensa riconoscenza, il nostro lavoro continuerà nel solco da lui tracciato”. Il museo Archeologico “G. Rambotti” di Desenzano (Bs) e l’amministrazione comunale si associano al cordoglio per la scomparsa di Raffaele Carlo de Marinis professore emerito di Preistoria e Protostoria all’università di Milano, a cui si deve la nascita del museo nel 1990 e che ha diretto per molti anni le ricerche presso la palafitta del Lavagnone.
“ADDIO RAFFAELE”, scrive Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. “È venuto a mancare Raffaele Carlo De Marinis, archeologo fra i massimi esperti dell’età del Rame, storico collaboratore di Archeologia Viva e membro del Comitato scientifico della nostra rivista. A lui si deve il riconoscimento del sito del Forcello a Bagnolo San Vito (Mn) come il più importante insediamento etrusco a nord del Po. Se n’è andato un grande maestro”. L’archeologo navale Francesco Tiboni: “Un vero archeologo, un mentore, una sfida costante. Mi mancherà, professore”. Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: “Triste notizia. Un pezzo importante di (proto)storia della nostra disciplina. I miei ricordi personali vanno indietro allo splendido convegno sulla cronologia dell’età del Ferro del 2003, mia prima avventura. Un confronto epocale tra scuole diverse. Citava a memoria ogni tipologia calata in terra con lucidità e signorilità rare. Era schivo ma non si sottraeva mai al confronto vincendo la sua naturale timidezza per il piacere della discussione. O almeno così a me ragazzino parve”. Gianluigi Daccò, museologo: “È morto Raffaele De Marinis, sicuramente il più importante archeologo della Protostoria e Preistoria italiano. Fondamentali i suoi studi sulla Preistoria e Protostoria in Lombardia, sull’ età del rame, sulla Cultura di Golasecca, sui Leponzi e tanti altri. Io l’ho conosciuto 45 anni fa, quando era ancora ispettore della soprintendenza Archeologica per la Lombardia. Per me, medievista e museologo, è sempre stato un sicuro riferimento, oltre che un amico. Sempre mi ha consigliato e aiutato, generoso e leale come era, per realizzare il museo Archeologico di Lecco, che fa parte del Sistema Museale che ho costituito e diretto. Le sue allieve, Stefania Casini prima e Michela Ruffa poi, come consulenti scientifiche del Sistema Museale Lecchese hanno, in pratica, fondato l’Archeologia della Provincia di Lecco, con gli scavi che hanno diretto, con gli studi (Carte Archeologiche della Provincia) e con i loro importanti lavori museologici. Noi, nella nostra vita, abbiamo dei “Piccoli Maestri”. DeMa (come lo chiamavano tutti) è stato uno di questi anche per me. Ci rivedremo, un giorno, DeMa”.
Chiudiamo questa breve e inevitabilmente incompleta carrellata di ricordi con le parole dell’archeologa Assia Kysnu Ingoglia: “Il professor de Marinis è stato mio professore alla scuola di specializzazione di Milano, con lui ho sostenuto l’esame orale di ammissione alla scuola di specializzazione; per dire la verità è stato un esame surreale: quando sono entrata aveva la mia tesi tra le mani, cosa che mi sembrò del tutto normale visto che per accedere all’indirizzo preistorico bisognava presentare la tesi con argomento pre o protostorico. Non appena mi sedetti lui subito esordì dicendo come prima domanda mi spieghi cosa ci fa una peroniana qui! Devo premettere che la sera prima un caro amico ‘peroniano’ mi aveva detto di stare in guardia perché era risaputo che tra de Marinis e Peroni non correva buon sangue. Capì ben presto, già dalla prima domanda, che nulla di quell’esame sarebbe stato normale o almeno nella norma, mi fece un esame sulla tipologia utilizzata da Peroni, poi mi chiese velocemente qualcosa sul Paleolitico, Mesolitico e Neolitico e ritornò all’età del Bronzo chiedendomi di tutto, mi alzai convinta che quell’esame non lo avevo superato, chiamai il caro amico, poi Sebastiano Tusa e infine mandai una mail a Peroni, non gli scrissi del tenore dell’esame gli dissi semplicemente che non era andata. Diverse ore dopo Annalisa, la mia amica di avventure e disavventure universitarie con la quale avevo affrontato l’esame della scuola di specializzazione, mi comunicò che eravamo state ammesse e anche con un’ottima votazione. Naturalmente dovetti telefonare nuovamente a tutti e mandare una nuova mail a Peroni. Iniziò così la mia avventura milanese e imparai a conoscere Raffaele de Marinis, lo convinsi anche a invitare Peroni a tenere una conferenza a Milano, cosa che avvenne e fu molto piacevole, l’ultimo mio anno di scuola mi trovai con lui in viaggio per Roma per portare l’ultimo saluto a Renato Peroni, lo trovai molto commosso e piacevole, gli raccontai alcuni aneddoti e lui me ne raccontò altri. Lo rividi anni dopo ad una riunione dell’IIPP, mi salutò dicendomi qualcosa del tipo buongiorno dottoressa peroniana con un mezzo sorriso, non lo incontrai mai più. Sapere che ci ha lasciati mi rattrista molto, a lui devo una visione diversa della tipologia, lo studio approfondito di Golasecca, a lui devo soprattutto la scelta della mia relatrice per la tesi: Annaluisa Pedrotti il vero regalo che mi ha fatto de Marinis e per cui gli sarò per sempre grata”.
Varese ospita in esclusiva per la Lombardia la prima edizione di Varese ArcheoFilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente etnologia con serata finale speciale dedicata ad Alfredo e Angelo Castiglioni. In programma sette film e incontri con esperti nazionali nel campo dell’egittologia, della preistoria, dell’etnologia e della storia
Il cinema archeologico arriva per la prima volta a Varese. Dal 6 al 9 settembre 2018 i Giardini Estensi in via Sacco 5 ospitano Varese Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente etnologia, a ingresso libero e gratuito, promosso dal Comune di Varese in collaborazione con il museo Castiglioni, la rivista Archeologia Viva, la rassegna Firenze ArcheoFilm, il Centro Ricerche del Deserto Orientale (Ce.R.D.O.), l’associazione Conoscere Varese, Tourisma, con il patrocinio dell’università Insubria. Dopo Torino, Agrigento, Pesaro, Aquileia e Ravenna, Varese è una nuova tappa delle manifestazioni promosse sul territorio da Firenze Archeofilm. “Varese entra in un prestigioso e già funzionante circuito nazionale che ha lo scopo di far diventare il nostro paese uno dei principali punti di riferimento internazionali del cinema documentaristico d’autore”, sottolinea soddisfatto Marco Castiglioni, presidente dell’associazione Conoscere Varese, che dal 2015 ha riaperto e gestisce il museo Castiglioni di Varese, dedicato agli scavi di suo padre Angelo e di suo zio Alfredo. Varese Archeofilm sarà tappa esclusiva per la Lombardia, un motivo di orgoglio per il sindaco di Varese, Davide Galimberti: “Una grande occasione di rilancio turistico della città che va a inserirsi nella ricca offerta di eventi programmati dall’amministrazione comunale. Una straordinaria opportunità che permetterà di far conoscere le bellezze del capoluogo e richiamare molti turisti, anche dalla vicina Svizzera. Parliamo di rilancio turistico ma anche culturale, grazie a veri e propri mostri sacri varesini dell’archeologia come i fratelli Castiglioni”. A suggellare l’entusiasmo per il connubio di Varese con il grande film archeologico, è proprio Angelo Castiglioni, archeologo, etnologo, antropologo, scrittore, cineasta, documentarista, presidente Ce.R.D.O.: “In una fase storica particolarmente favorevole al linguaggio filmico documentaristico, le ragioni del suo successo si possono rintracciare, almeno in parte, nel progressivo venir meno della creatività nel cinema di finzione e nella considerazione che una società globale sembrerebbe voler abbattere le frontiere tra cinema narrativo e cinema del reale, facendoli convergere in un unico flusso di immagini. Oggi il cinema del reale raccoglie sempre più proseliti sia tra il pubblico che tra gli autori. Dal film di Michael Moore Bowling a Columbine fino a Microcosmos della coppia Nuridsany e Pérennou, da Il cineocchio di Dziga Vertov a Lo and Behold di Werner Herzog, passando per il cinéma vérité e molte altre fasi della sua lunga storia, il cinema documentaristico d’autore rappresenta il fenomeno cinematografico più rilevante degli ultimi vent’anni”.
Ricco il programma di Varese Archeofilm: sette documentari provenienti da Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia, girati nel corso dell’ultimo anno, tradotti e doppiati in italiano. Da Oetzi alla città di Persepoli, dagli scavi in Egitto all’armata perduta del re persiano Cambise, i documentari provenienti da tutto il mondo affronteranno argomenti leggendari, anche di archeologia industriale: uno di loro è dedicato infatti, per esempio, all’hangar dei dirigibili di Augusta. I film sono stati selezionati dal direttore artistico Dario Di Blasi tra quanti conservati nell’archivio di Firenze Archeofilm; Giulia Pruneti sarà la conduttrice del Festival; Davide Sbrogiò la voce narrante. Le traduzioni sono di Gisella Rigotti, Stefania Berutti e Carlo Conzatti. Le edizioni video sono di Fine Art Produzioni srl, Augusta (Sr); Giuditta Pruneti è il direttore editoriale. Dopo tre giorni di proiezioni e incontri con i massimi esperti nazionali nel campo dell’egittologia, della preistoria, dell’etnologia e della storia, intervistati dai giornalisti di Archeologia Viva, la serata conclusiva sarà invece dedicata a una retrospettiva sul lavoro dei fratelli varesini Angelo e Alfredo Castiglioni: archeologi, etnologi, antropologi, scrittori, cineasti e documentaristi di fama mondiale. Infine sempre domenica sera ci sarà la premiazione con l’assegnazione del Premio Città di Varese al film più gradito al pubblico e del Premio Alfredo Castiglioni al film scelto dalla giuria.

Il film “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro
Il programma. Giovedì 6 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. All’inaugurazione del festival segue la proiezione del primo film “Alla scoperta del tempio di Amenophis III” di Antoine Chéné (Francia, 2017; 52’). A Luxor, i colossi di Memnone, segnano l’ingresso del maestoso tempio di Amenophis III. A partire dall’inizio degli anni 2000, una équipe internazionale ha ridato vita a questo tempio, di cui, a parte i due colossi, ben poco era rimasto visibile. Seguiamo, insieme a tutta la squadra di archeologi, le grandi tappe di questa impresa, filmata a partire dal 2004, e prendiamo dunque consapevolezza del carattere grandioso di questo tempio, costruito da un faraone durante il suo regno pacifico e prospero. Segue il film “Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro (Francia, 2017; 26’). Sugli altopiani iraniani si trova la culla di una delle più grandi civiltà di costruttori dell’antichità: i Persiani. Qui hanno edificato un capolavoro di architettura: Persepoli. Fino a oggi, si pensava che il sito si limitasse alla sua terrazza imponente, utilizzata dai re persiani solo qualche mese all’anno. Ma le recenti scoperte rivelano uno scenario completamente diverso, quello di una città tra le più ricche del mondo antico: un Eden tra le montagne persiane. Quindi c’è l’incontro/intervista con Alessandro Roccati, professore emerito di Egittologia e socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, già direttore della Missione Archeologica Italiana in Egitto e Sudan. Chiude la serata il film “Indagini in profondità. Il naufragio del Francesco Crispi” di Guilain Depardieu, Frédéric Lossignol (Francia, 2017; 26’). Aprile 1943. Il “Francesco Crispi”, un piroscafo di 7600 tonnellate, nave ammiraglia dei mercantili italiani, riconvertito dalla Marina militare, lasciò Genova per raggiungere la Corsica. A bordo c’erano armi, munizioni e soprattutto un’unità militare di 1300 uomini. Lungo la rotta, il Crispi incrociò il sottomarino britannico HSM Saracen, che sganciò due missili. Lo affondò in pochi minuti. Più di 900 uomini persero la vita. Nonostante numerosi studi, il relitto della nave non è stato mai trovato…
Venerdì 7 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. Apre il film “Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guérin (Francia, 2017, 52’). Il film mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società… Segue l’incontro/intervista con Giuseppe Armocida, medico, storico italiano, già docente dell’università dell’Insubria. Figura di rilievo della storia della medicina, è stato per oltre vent’anni presidente della Società Italiana di Storia della Medicina. Chiude la serata il film “Carri cinesi. All’origine del primo impero” di Julia Clark (Inghilterra, 2017, 52’). Per più di mille anni i carri da guerra hanno imperversato sui campi di battaglia della Cina antica, simboli di una tecnica militare che qui si è sviluppata prima che nel resto del pianeta, e che ha contribuito a unificare la nazione cinese. Grazie alle più recenti scoperte archeologiche e alla ricostruzione di un carro, verificata attraverso alcuni testi antichi, scopriremo come i Cinesi hanno messo a punto tale sofisticato mezzo di combattimento.
Sabato 8 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. Si inizia con il film “Iceman Reborn” di Bonnie Brennan (Usa, 2017, 53’). Assassinato più di 5.000 anni fa, Oetzi, la più antica mummia umana sulla Terra, è portata alla vita e preservata con la modellazione 3D. Adesso, recentissime scoperte fanno luce non solo su questo misterioso uomo antico, ma sugli albori della civiltà in Europa. Segue l’incontro/intervista con Raffaele De Marinis, già ordinario di Preistoria e Protostoria dell’università di Milano. Past President e membro del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze. Già membro corrispondente dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici. Chiude la serata il film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (Italia, 2017, 45’). L’hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia realizzati interamente in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante.

I pastori Borana, popolazione dell’Etiopia meridionale, documentati dai fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni
Domenica 9 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. La serata finale apre con un film fuori concorso “I pozzi cantanti dell’Etiopia” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009, 40’). Tutti i popoli pastori dell’Africa hanno elaborato un sistema di approvvigionamento dell’acqua. Un esempio di perfetta organizzazione del lavoro per questo scopo si poteva vedere, fino a pochi anni fa, tra i Borana, una popolazione del sud dell’Etiopia. Una catena umana di quindici, venti persone portava l’acqua da trenta metri di profondità fino in superfice con un ritmo crescente in funzione degli animali che attendevano il loro turno per abbeverarsi. Gli “Abe Ella” – “i padri dei pozzi” – scandivano il ritmo del lavoro con il loro canto. Una vera e propria “fabbrica dell’acqua”. Segue l’incontro/intervista con Angelo Castiglioni, archeologo, etnologo, antropologo, scrittore, cineasta, documentarista, e presidente Ce.R.D.O; Serena Massa, docente di catalogazione dei reperti archeologici dell’università Cattolica di Milano, responsabile scientifica degli scavi archeologici di Adulis in Eritrea, consulente scientifica del museo Castiglioni; Giovanna Salvioni, già professore ordinario di Etnologia e Antropologia Culturale dell’università Cattolica di Milano, consulente scientifica del museo Castiglioni. Segue l’assegnazione del premio Città di Varese al film più gradito al pubblico e quella del premio Alfredo Castiglioni al film scelto dalla giuria. Chiude questa serata speciale il film “L’armata scomparsa di re Cambise” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2008, 30’). Nel 525 a.C. un esercito di 50.000 uomini fu inviato dal re persiano Cambise a conquistare l’oasi di Siwa e l’oracolo di Zeus Ammone in Egitto. Come racconta lo storico greco Erodoto, “i soldati furono sorpresi da una violenta tempesta di sabbia e scomparvero nel nulla”. Per secoli questa tragedia spinse gli archeologi nel deserto alla ricerca dell’armata perduta. La missione Castiglioni ha ritrovato i primi reperti achemenidi e resti umani restituiti dalla sabbia del deserto.






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