Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia “Gli archi di Ledro… un arco per ferire, un arco per guarire”: sesto incontro del ciclo “chi (ri)cerca trova. I professionisti si raccontano al museo”
“Gli archi di Ledro… un arco per ferire, un arco per guarire”: sesto incontro del ciclo “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”: 8 conferenze tenute da esperti e studiosi che aprono il mondo della ricerca alla conoscenza e alla fruizione del grande pubblico e sono rivolte a curiosi, studenti e specialisti di ogni età, a cura dei Servizi educativi del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Venerdì 20 ottobre 2023, alle 16, Patrizia Petitti, Ebe Giovannini, Emiliano Li Castro e Maurizio Pellegrini ci introdurranno alle ricerche sulla palafitta di Ledro, uno dei complessi più importanti dell’età del Bronzo dell’Italia settentrionale, esplorato totalmente nel 1937 dalla allora Soprintendenza alle Antichità di Padova. Gli scavi hanno restituito uno straordinario complesso di reperti che comprende anche sei archi divisibili in due gruppi secondo un parametro funzionale piuttosto che tipologico: quattro esemplari sono riconducibili alla funzione dell’arco come arma; un quinto esemplare è interpretabile come giocattolo che riproduce fedelmente ma in dimensioni non funzionali un’arma reale; e un ultimo arco per il quale si è ipotizzata la funzione di “arco musicale a bocca”. Nel corso dell’appuntamento sarà presentato il lavoro di realizzazione di una replica di quest’ultimo arco e verrà anche proposto il suono che esso produce quando viene utilizzato come strumento.

L’archeologa Patrizia Petitti
Patrizia Petitti. Archeologa specialista per la preistoria e la protostoria, ex funzionaria del ministero per i Beni e le attività Culturali alla soprintendenza Archeologica dell’Etruria Meridionale, il museo “Luigi Pigorini” e il museo Etrusco di Villa Giulia. Come funzionaria del Ministero ha curato l’allestimento di numerosi musei del territorio di competenza, sia statali che civici; ha diretto progetti di ricerca sull’età del rame e del bronzo; ha pubblicato numerose monografie e articoli scientifici su temi di preistoria e protostoria. In questo momento cura un progetto sulla metallurgia antica; è responsabile dello studio dell’industria lignea della Palafitta di Molina di Ledro.

L’etnoantropologa Ebe Giovannini
Ebe Giovannini. Etnoantropologa specializzata in documentari culturali visuali e radiofonici. I suoi documentari sono stati selezionati da numerosi Festival in Italia, Francia, Spagna e Serbia. Diverse collaborazioni con il laboratorio didattico di Villa Giulia. Ha collaborato per più di 20 anni con Rai, Fininvest e RSI. Dopo il Master in Arte sonora all’università di Belle arti di Barcellona i suoi interessi si sono rivolti all’ecologia acustica e alle installazioni sonore all’interno dei Musei. Collabora ultimamente con i Musei dell’Emilia Romagna

Il produttore musicale Emiliano Li Castro
Emiliano Li Castro. Produttore musicale e collaboratore di Radio RAI dal 1979, dove ha condotto programmi come Stereonotte, il Notturno Italiano e moltissimi altri, particolarmente per RAI Radio 3. Studente di Beni culturali all’università della Tuscia di Viterbo dal 2000 al 2007, ha pubblicato numerosi articoli di archeologia musicale. Nel settembre del 2009 ha organizzato a Tarquinia il convegno internazionale “La Musica in Etruria”, curandone anche la pubblicazione degli atti nel 2010. Nel 2011 ha iniziato a riunire il team specializzato di ricercatori, artisti e artigiani europei che ha realizzato, dal 2013 al 2018, l’European Music Archaeology Project (EMAP), di cui ha curato la direzione artistica.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia la visita guidata “Gli Etruschi e la divinazione” con Alessandra Leonardi apre il nuovo ciclo “Sabato al museo” per i quattro sabati di agosto
Ad agosto 2023 il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia raddoppia l’offerta con un nuovo ciclo di visite guidate gratuite a cura del personale del Museo. Così, dopo il successo di Estate all’Etru, ecco “Sabato al Museo”: quattro appuntamenti, uno per ogni sabato, per scoprire gli Etruschi e la loro affascinante cultura. Sabato 5 agosto 2023, “Gli Etruschi e la divinazione” a cura di Alessandra Leonardi; sabato 12 agosto 2023, “L’altorilievo di Pyrgi: dal mito greco alla Divina Commedia” a cura di Roberta Mingione; sabato 19 agosto 2023, “Segni e testimonianze della lingua etrusca” a cura di Luigi Corbelli; sabato 26 agosto 2023, “Alla ricerca di Ercole, eroe dei principi etruschi” a cura di Stefania de Majo. Prenotazioni all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it. Sarà possibile prenotarsi direttamente all’accoglienza del Museo, salvo disponibilità.
“Gli Etruschi e la divinazione”: primo appuntamento sabato 5 agosto 2023 del ciclo “Sabato al Museo”, le visite guidate di approfondimento sulla cultura degli Etruschi a cura del personale del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Alle 17, Alessandra Leonardi accompagnerà i partecipanti alla scoperta dell’arte divinatoria nel mondo etrusco attraverso le numerose testimonianze nelle collezioni del Museo. La visita guidata è gratuita, compresa nel costo del biglietto d’ingresso al Museo. Per partecipare alla visita guidata occorre prenotarsi all’indirizzo mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it indicando il numero di partecipanti. Sarà possibile prenotarsi direttamente all’accoglienza del Museo, salvo disponibilità.
Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per agosto il focus è su la dea Vei, protettrice della vita
Nuovo mese e nuova divinità in un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco; a marzo con Laran, il dio guerriero; ad aprile con Turan, la dea dell’amore; a maggio con Tinia, il dio della Luce; a giugno con Uni, la sposa di Tinia; a luglio con Menerva, la dea guerriera protettrice dei giovani (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per luglio il focus è sulla dea Menerva, la guerriera protettrice dei giovani | archeologiavocidalpassato). Per agosto il focus è su la dea Vei, protettrice della vita.

Testa di statua in terracotta modellata a mano, dal deposito votivo di Fontanile di Legnisina a Vulci (scavi 1985, fine IV secolo a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
AGOSTO E LA DEA VEI. Vei era una divinità sconosciuta fino agli anni ’80 del secolo scorso perché il suo nome non compare sul Fegato di Piacenza né fra le divinità etrusche tramandate dalle fonti antiche. Le iscrizioni e lo studio dei dati archeologici hanno permesso la “riscoperta” di questa figura divina, che ad oggi risulta venerata in molte grandi città etrusche, come Cerveteri, Tarquinia (presso il porto di Gravisca), Vulci, Orvieto e Veio; quest’ultima città addirittura porta lo stesso nome della dea. Si trattava quindi di una divinità importante, probabilmente fra le più antiche del pantheon etrusco. Secondo una suggestiva interpretazione, “Vei” potrebbe aver avuto lo stesso significato del termine latino “vis”, da intendere specificamente come “forza generatrice”. Il nome, qualunque sia stato il significato originario, definisce certamente una dea preposta alla rigenerazione del ciclo vitale, sia umano sia della natura, e non a caso “Ati” (Madre) era uno dei suoi attributi. Per le sue caratteristiche Vei venne assimilata alla Demetra dei Greci e alla Cerere dei Romani.

Statuetta votiva in terracotta modellata a stampo con due dee in trono, dal santuario di Vei a Campetti (Veio) (fine V secolo a.C.) conservata al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
Il culto doveva comprendere l’offerta di primizie e di simboli legati alla fertilità: in diversi santuari sono state rinvenute “ollette” (recipienti da fuoco) destinate probabilmente alla preparazione di zuppe di cereali e uteri femminili. Questi doni richiamano la capacità di Vei di assicurare la fertilità dei campi e la fecondità umana, attraverso la protezione della gravidanza. Non sembra sia esistito un modo “etrusco” di raffigurare la dea: le immagini note derivano da iconografie greche, legate soprattutto a Demetra ma anche ad Afrodite.

Statua di divinità femminile in marmo pario di produzione greca dal santuario della Cannicella a Orvieto. (fine VI secolo a.C.) conservata al museo Claudio Faina di Orvieto (foto wikimedia commons(. A destra, ricostruzione della Venere della Cannicella in versione “nuda” e “vestita”. Disegno di Nancy de Grummond (foto wikimedia commons)
È il caso della cosiddetta Venere della Cannicella, una scultura di importazione realizzata in marmo greco e rinvenuta a Orvieto, dove era quasi certamente utilizzata per il culto di Vei. La dea è nuda, in origine la statua era completata da gioielli e forse era anche rivestita di stoffe preziose. I seni appaiono “consumati”, tanto che uno venne restaurato in antico: probabilmente in alcune occasioni i fedeli potevano toccare la statua per assicurarsi la protezione della divinità, come accade ancora oggi in alcuni santuari cristiani.

Utero a placca in terracotta modellata a stampo con iscrizione “Vei” dal deposito votivo di Fontanile di Legnisina a Vulci (scavi 1985. Fine IV secolo a.C.) conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
L’assimilazione di Vei con Demetra favorì anche la diffusione dei misteri eleusini (riti segreti che si celebravano in origine nel santuario di Demetra a Eleusi) in Etruria: agli iniziati veniva promessa una sorte migliore nell’aldilà o una “rigenerazione”, ovvero una nuova vita dopo la morte. A Fontanile di Legnisina è documentato il culto di Vei; gli uteri, sia del modello “a placca” sia “pieni” (raffigurati gonfi, probabilmente per indicare una gravidanza) sono una delle offerte votive più comuni del santuario.
Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia la tavola rotonda, in presenza e on line, “Un frammento alla volta” partendo dal libro di Marcella Frangipane (università la Sapienza) “Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia” (Il Mulino)
Gli oggetti hanno un’anima e una storia che passa attraverso le mani degli artigiani che li hanno forgiati e di coloro che li hanno usati. Ecco il senso dell’archeologia: far parlare il tempo attraverso le cose, per ricostruire l’impossibile fotografia del passato. Venerdì 5 maggio 2023, alle 17, nella sala Fortuna del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia si discuterà di frammenti di vita quotidiana, tracce di rituali religiosi, di attività economiche e di relazioni tra persone e con l’ambiente a partire dal libro “Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia” (Il Mulino) di Marcella Frangipane. Ingresso gratuito in sala Fortuna fino ad esaurimento posti. Per info e prenotazioni: relazioniesterne@mulino.it. Sarà possibile seguire l’evento in diretta streaming sul canale Etruschannel al seguente link: https://bit.ly/3oXKPfP. Introduce Valentino Nizzo, direttore museo ETRU. Modera Romina Laurito, archeologa museo ETRU. Intervengono assieme all’autrice: Francesca Balossi Restelli, professore ordinario in Preistoria e Protostoria del Vicino Oriente – Sapienza Università di Roma; Lucia Mori, professore associato in Storia del Vicino Oriente antico – Università Sapienza di Roma; Davide Nadali, professore associato in Archeologia e Storia dell’arte del Vicino Oriente – Sapienza Università di Roma; Gian Maria Di Nocera, professore associato in Paletnologia – Università della Tuscia di Viterbo; Sara De Angelis, funzionario archeologo – Direzione regionale Musei del Lazio.

Copertina del libro “Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia” (Il Mulino) di Marcella Frangipane
Un frammento alla volta. Dieci lezioni dall’archeologia. Frammenti di vita quotidiana, tracce di rituali religiosi, di attività economiche e di relazioni tra persone e con l’ambiente: gli oggetti portano il segno di quanto avvenuto nel tempo in cui furono creati e delle loro funzioni all’interno della comunità. Come schegge di uno specchio ci restituiscono l’immagine di quello che siamo stati e ci aiutano a dar forma al passato. Per riannodare i fili di questi mondi lontani e poco riconoscibili è necessario un lavoro lungo anni. Oltre quaranta sono quelli che Marcella Frangipane ha trascorso sul sito di Arslantepe in Anatolia, dove sorge il palazzo pubblico più antico del mondo: un viaggio nel tempo – che risale al V millennio a.C. e oltre – e nello spazio – esteso a tutto il territorio della Mezzaluna fertile – alla scoperta delle prime civiltà umane e di quei fenomeni politici e sociali che ancora regolano le nostre vite. Dieci lezioni dall’archeologia dei tempi più antichi per capire come siamo arrivati fin qui e come potrebbe essere il nostro domani.

L’archeologa Marcello Frangipane
Marcella Frangipane, accademica dei Lincei, socia della National Academy of Sciences degli Usa e della British Academy, docente di Archeologia preistorica e protostorica alla Sapienza. Ha diretto per trent’anni gli scavi sul sito di Arslantepe in Turchia, oggi incluso nelle liste del patrimonio Unesco.
Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per maggio il focus è sul dio Tinia, il dio della Luce
Un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco; a marzo con Laran, il dio guerriero; ad aprile con Turan, la dea dell’amore (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per aprile il focus è sulla dea Turan, la dea dell’amore | archeologiavocidalpassato). Per maggio il focus è sul dio Tinia, il dio della Luce.

Statuetta votiva in bronzo di Giove che avanza col fulmine nella mano destra (425-400 a.C.), produzione umbra (Maestro di Fiesole), Collezione Kircheriana, museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
MAGGIO E IL DIO TINIA. Il dio principale dell’Etruria secondo la testimonianza di Varrone si chiamava “Vertumnus”. Ma questo nome, Voltumna in etrusco, è in realtà uno degli attributi di Tinia, padre degli dei e protettore di tutta l’Etruria. Infatti il fanum Voltumnae, cioè il santuario di Tinia Voltumna che da pochi anni è stato ritrovato ai piedi della città di Orvieto, era considerato dagli Etruschi il santuario più importante e ogni anno i rappresentanti delle maggiori città vi si riunivano per celebrare sacrifici e feste in onore del dio. Il nome “Tinia” (a volte scritto anche “Tina”) deriva direttamente dalla parola etrusca “tin”, che significa “giorno”, e in origine doveva identificare la divinità del giorno. Nelle raffigurazioni il dio può avere un aspetto giovanile, oppure è un uomo maturo ma vigoroso e con una folta barba, identico allo Zeus dei Greci e al Giove dei Romani. Infatti Tinia venne assimilato a Zeus e ne condivise molti attributi e caratteristiche, fra cui quella di scagliare i fulmini. Questi fenomeni atmosferici erano considerati molto importanti nella religione etrusca, che aveva sviluppato una disciplina speciale per interpretarli.

Altorilievo in terracotta dal frontone posteriore del Tempio A di Pyrgi (Santa Severa) (470-460 a.C.) con episodi del mito dei Sette contro Tebe: Zeus (al centro) fulmina Capaneo mentre Atena (a sinistra) si allontana alla vista di Tideo che morde il cranio di Melanippo (in basso), conservato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
Per gli Etruschi ogni divinità aveva il potere di scagliare fulmini, ma solo sulla porzione di cielo di propria competenza. Tinia invece non solo li inviava da qualsiasi sede celeste ma era anche in grado di “produrli” in tre diverse tipologie. I sacerdoti fulguriatores infatti avevano anche il compito di distinguere i fulmini che servivano da semplice “avvertimento” per gli uomini, quelli che “potevano sembrare un presagio favorevole ma nuocevano sempre” e quelli destinati a devastare e sconvolgere individui o addirittura interi popoli.

Particolare di Zeus che fulmina Capaneo dall’altorilievo del Tempio A di Pyrgi, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia (foto etru)
A Giove/Tinia spettava anche la tutela dei confini, come riporta il testo della profezia della ninfa Vegoia (IV-III secolo a.C.), a noi tramandata all’interno dei trattati latini di agrimensura (ripartizione e misurazione dei terreni agricoli). Le testimonianze archeologiche dimostrano che il culto di Tinia era molto diffuso e a lui dovevano essere dedicate feste e sacrifici importanti in molte città etrusche, ma purtroppo, come spesso accade, non abbiamo informazioni precise sullo svolgimento dei rituali. Alcuni altari perforati da Orvieto e Bolsena erano utilizzati per offerte liquide destinate a penetrare profondamente nel terreno, mentre una lamina di bronzo proveniente da Pyrgi ci ha forse tramandato una preghiera in versi Tinia e alla sua consorte divina.
Roma. Nuove esplorazioni degli ipogei segreti di Villa Giulia per capire il loro rapporto con l’Aqua Virgo che entrava in città in prossimità del Muro Torto

Esplorazione degli ipogei segreti di Villa Giulia a Roma (foto etru)

Esplorazione degli ipogei segreti di Villa Giulia a Roma (foto etru)
“Siamo tornati ad esplorare gli ipogei segreti di Villa Giulia”. Lo comunica il direttore del museo nazionale Etrusco, Valentino Nizzo. “A circa 6 metri di profondità per attraversare e mappare due cunicoli, percorsi anche a carponi laddove le dimensioni non superano i 40 centimetri di altezza. Le attività di studio e documentazione diella dottoressa Maria Elisa Amadasi e svolte nell’ambito della sua ricerca di dottorato in archeologia, sono tuttora in corso”.

Il gruppo dell’associazione Sotterranei di Roma impegnato nell’esplorazione degli ipogei segreti di Villa Giulia (foto etru)

Esplorazione degli ipogei segreti di Villa Giulia a Roma (foto etru)
Le esplorazioni sono state possibili grazie al supporto dell’associazione Sotterranei di Roma (presidente Marco Placidi) con il team composto da Dario Candela, Andrea Luzi, Silvia Biondi, Federico Bruschini, Ester Sacchetti, Cinzia Orazi. “L’obiettivo è riuscire a comprendere il percorso dei numerosi cunicoli che attraversano la villa, ritrovarne la funzione e il loro rapporto con l’Aqua Virgo, l’acquedotto Vergine che passando sotto il ninfeo di Villa Giulia, entrava in città in prossimità del Muro Torto”.
Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per marzo il focus è sul dio Laran, il dio guerriero
Un anno con gli dei etruschi: uno da scoprire per ogni mese dell’anno. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia ha deciso di ritmare il 2023 con il racconto degli dei etruschi. Sul sito del museo è stato inserito un approfondimento dedicato alle divinità venerate dagli Etruschi, una per ciascun mese dell’anno: dodici narrazioni curate dall’archeologa Vittoria Lecce che a gennaio sono partite con Culsans, il guardiano delle porte e dei cicli temporali; seguite a febbraio con Fufluns, il Dioniso greco (vedi Roma. Il museo nazionale Etrusco di Villa Giulia lancia il progetto “Un anno con gli dei etruschi”: ogni mese un approfondimento su una divinità con l’invito a scoprirla in museo. Per febbraio il focus è sul dio Fufluns, il Dioniso greco | archeologiavocidalpassato). Per marzo il focus è sul dio Laran, il dio guerriero.

Specchio in bronzo con divinità a colloquio: da destra a sinistra, Laran (Marte), Turan (Venere), Menerva (MInerva) e Apulu (Apollo) (IV sec. a.C.,), di provenienza ignota, Fa parte della Collezione Kircheriana del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma (foto etru)
MARZO E IL DIO LARAN. Il mese di marzo (Martius) nel calendario latino era dedicato al bellicoso Marte (Mars) e in origine era il primo mese dell’anno, che portava la primavera, ma apriva anche la stagione della guerra. Anche gli Etruschi veneravano una divinità guerriera maschile, che aveva un aspetto giovanile e spesso era rappresentata con corazza, elmo e schinieri (protezioni per la parte inferiore delle gambe), armata di lancia e scudo. Secondo le iscrizioni il nome di questo dio era Laran. Grazie ai rinvenimenti archeologici sappiamo che l’equipaggiamento militare di Laran è quello più utilizzato dagli aristocratici etruschi: forse questa figura divina esprimeva ideali eroici in cui riconoscersi e forniva quindi un modello da imitare. Di certo il dio venne assimilato all’Ares dei Greci e al Marte dei Latini, come mostrano le scene presenti in particolare sugli specchi di bronzo a partire dal V secolo a.C. A Villa Giulia è conservato uno specchio che mostra un Laran disarmato a colloquio con Turan (Afrodite): la scena è riferibile al mito greco che narra la relazione d’amore fra le due divinità.

Marte di Todi: statua votiva in bronzo di produzione etrusca (Orvieto) della fine del V sec. a.C., proveniente da Monte Santo di Todi e conservata ai Musei Vaticani (foto Wikimedia Commons)
Esistevano certamente dei santuari dedicati a Laran, anche se le testimonianze finora pervenute sono poche. L’aspetto di una statua di culto doveva essere molto simile al celebre Marte di Todi. Si tratta di una statua in bronzo di produzione etrusca ma rinvenuta a Todi, commissionata come dono votivo per un santuario umbro, che raffigura un guerriero in armatura mentre fa un’offerta sacra. Infine bisogna ricordare che gli Etruschi conoscevano il dio Maris, che porta un nome direttamente collegato a Marte e che sembra avere un rapporto stretto con la dea Menerva, ma il suo ruolo e le sue competenze non sono ancora chiare: talvolta ‘Maris’ è utilizzato per indicare diverse figure divine, spesso dei fanciulli, in genere definite meglio da un secondo nome.
Il Collegio Romano rende omaggio a Felice Barnabei, cioè “a chi lo ha praticamente fondato, divenendo nel 1875 insieme a Giuseppe Fiorelli uno dei primi dipendenti di quella che sarebbe divenuta, cento anni dopo grazie a Spadolini, la sede del ministero della Cultura”, ricorda Valentino Nizzo. Non stupisce quindi che mercoledì 10 maggio 2023, nella sala Spadolini del Collegio Romano, si renda onore al “fondatore”, Felice Barnabei col convegno “La Tutela dell’Antichità: il ruolo e l’attività di Felice Barnabei”, dalle 10 alle 13. Per partecipare è obbligatorio accreditarsi inviando mail a: 
Dopo il Barnabei Day del 29 ottobre 2022 realizzato al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia e dedicato alla sua impresa più ambiziosa, quella di raccogliere in un’unica sede le antichità che venivano alla luce al di fuori delle mura della Capitale e fondare, quindi, nel 1889 a Villa Giulia il museo nazionale Etrusco, con l’incontro del 10 maggio 2023 si vuole ricordare l’impegno profuso personalmente da Barnabei affinché i Musei diventassero non solo custodi della tutela ma anche luoghi di diffusione della conoscenza scientifica del nostro patrimonio culturale nel superiore interesse collettivo.

Venerdì 21 aprile 2023, Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, interviene alla presentazione del libro di Giuseppe Pennacchia dedicato al fondatore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia: “Felice Barnabei. L’avventurosa esistenza dell’intraprendente abruzzese, antesignano nella lotta per la tutela dei beni culturali in Italia” (editore Verdone). Appuntamento con l’autore, alle 16, all’Archivio di Stato di Terni a Palazzo Mazzancolli in via Cavour 28. Introduce Letizia Salvatori, direttrice dell’Archivio di Stato. Coordina Gregorio Iannone, presidente dell’associazione Il Punto. Intervengono Maria Pia Guidobaldi su “Felice Barnabei e il sogno di Villa Giulia”, Marco Pacifici su “Il multiforme ingegno del conte Adolfo Cozza di Orvieto”, Maria Anna De Lucia su “L’ingegnere Raniero Mengarelli di Lugnano in Teverina”. Ricordiamo che proprio sul fondatore dell’Etru, a Villa Giulia è in corso la mostra “Felice Barnabei “Centum deinde centum”. Alle radici dell’archeologia nazionale” curata da Maria Paola Guidobaldi, Valentino Nizzo e Antonietta Simonelli.

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