Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza di Jacopo Tabolli, Ada salvi ed Emanuele Mariotti su “Facce di bronzo. Stratigrafia votiva a San Casciano dei Bagni”. Mariotti: “Questa scoperta è un’occasione unica per riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana”
Per la decima edizione della rassegna “Incontri al museo”, giovedì 6 aprile 2023, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, Jacopo Tabolli, etruscologo dell’università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico; Ada Salvi, funzionaria archeologa della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo; ed Emanuele Mariotti, direttore dello scavo per il Comune di San Casciano dei Bagni, presentano la conferenza “Facce di bronzo. Stratigrafia votiva a San Casciano dei Bagni”. Ingresso libero fino a esaurimento posti. I tre relatori sono stati tra i protagonisti del rinvenimento più grande in Italia al santuario di San Casciano dei Bagni, dove sono emerse oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e altri oggetti, ma anche cinquemila monete in oro, argento e bronzo. Le nuove eccezionali scoperte sono state restituite dalla campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena. Iniziato nel 2019, lo scavo promosso dal ministero della Cultura e dal comune toscano con il coordinamento del prof. Jacopo Tabolli dell’università per Stranieri di Siena, ha condotto a questi nuovi straordinari ritrovamenti nelle prime settimane di ottobre 2022.

Una statua in bronzo riemersa dallo scavo del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)
I bronzi di San Casciano raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali. Dal fango caldo sono riemerse in queste settimane effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore, scoperto a Perugia e nelle collezioni storiche del museo Archeologico nazionale di Firenze. L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e latino che furono incise prima della loro realizzazione. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove le statue furono collocate.

Statue in bronzo etrusco-romane emergono dai fanghi termali del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe, nel santuario del Bagno Grande le nobili famiglie etrusche, in una fase in cui l’espansione di Roma significa anche osmosi culturale, dedicarono le statue all’acqua sacra. Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra.

Il cantiere di scavo archeologico nel Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)
“Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, dichiara l’etruscologo responsabile dello scavo, prof. Jacopo Tabolli. “È così infatti che, 50 anni dopo la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace”, si riscrive a San Casciano dei Bagni la storia dell’antica statuaria in bronzo di età etrusca e romana. Quello del sito toscano è il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo: senza eguali soprattutto perché, finora, di questa epoca si conoscevano prevalentemente statue in terracotta. Il santuario con le sue statue appare come un laboratorio di ricerca sulla diversità culturale nell’antichità, testimonianza unica della mobilità etrusca e romana”, prosegue il prof. Jacopo Tabolli. “Rispetto alle note scoperte di antiche statue in leghe di bronzo – pensiamo per esempio al celebre Arringatore scoperto a Perugia ed esposto al museo Archeologico nazionale di Firenze – quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana”.
Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza di Benedetta Adembri su “Ritratto di signora: la Vibia Sabina di Villa Adriana”

Statua di Vibia Sabina dalla Villa Adriana di Tivoli (foto villae)
Per la decima edizione della rassegna “Incontri al museo”, giovedì 30 marzo 2023, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, Benedetta Adembri, già funzionaria archeologa MiC e responsabile di Villa Adriana a Tivoli, presenta “Ritratto di signora: la Vibia Sabina di Villa Adriana”. Ingresso libero fino a esaurimento posti. La statua di Vibia Sabina, moglie dell’imperatore Adriano, è stata restituita all’Italia insieme ad altri reperti archeologici nel 2007 grazie all’accordo tra il museum of Fine Arts di Boston e il Governo italiano e grazie alle fondamentali indagini svolte negli anni precedenti dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La preziosa statua in marmo bianco, alta più di due metri, ben conservata e risalente al 136 d.C. è stata poi collocata definitivamente nell’area archeologica di Villa Adriana a Tivoli.
Firenze. La fioritura delle magnolie nel giardino del museo Archeologico nazionale: visita guidata fra tombe monumentali e i primi colori della primavera

Magnolie in fiore nel giardino monumentale del museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)
Il giardino del museo Archeologico nazionale di Firenze regala ogni anno lo spettacolo impareggiabile della fioritura delle magnolie che colorano il cielo e i prati di questo angolo verde nel centro di Firenze. Sabato 4 marzo 2023 il museo invita ad una suggestiva visita guidata nel Giardino, fra tombe monumentali e i primi colori della primavera. Le visite, comprese nel costo del biglietto di ingresso al museo, partiranno dal bookshop alle 10, 11 e 12 e avranno la durata di circa un’ora. La prenotazione è obbligatoria: scrivere una mail a: claudia.noferi@cultura.gov.it.
Firenze. Al museo Archeologico nazionale il Carnevale dei bambini “Volti e maschere degli antichi”: visite guidate e laboratori nella sezione egizia e nella sezione etrusca
“Volti e maschere degli antichi” è il titolo del Carnevale dei bambini al museo Archeologico nazionale di Firenze. Sabato 18 febbraio 2023 si può scegliere se immergersi nell’emozionante mondo delle maschere etrusche, oppure tuffarsi nell’universo dei travestimenti e dei loro significati nell’antico Egitto. Oppure si possono fare entrambe le attività. Sono previste 3 visite guidate seguite da laboratori per la sezione egizia e 3 per la sezione etrusca alle 10, alle 11 e alle 12: sono della durata di un’ora circa e comprendono una breve visita guidata a tema e un laboratorio. L’attività è adatta a bambini di tutte le età. Le attività sono comprese nel costo del biglietto di ingresso, gratuito per i bambini. Info e prenotazione obbligatoria: claudia.noferi@cultura.gov.it.
Firenze. Al museo Archeologico nazionale per la rassegna “Incontri al museo” conferenza di Vincenzo Bellelli su “Nel mondo dipinto degli Etruschi: le tombe di Tarquinia”
Per la decima edizione della rassegna “Incontri al museo”, giovedì 16 febbraio 2023, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia, presenta “Nel mondo dipinto degli Etruschi: le tombe di Tarquinia”. Ingresso libero fino a esaurimento posti.

L’interno della Tomba dei Leopardi nella necropoli di Monterozzi a Tarquinia (foto drm-toscana)

L’archeologo Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia
Allievo del grande etruscologo Mauro Cristofani, Vincenzo Bellelli è archeologo classico specializzato in etruscologia, con una vasta esperienza professionale maturata nel campo della ricerca, della didattica universitaria e della valorizzazione. I suoi principali filoni di ricerca sono l’archeologia del sacro, la storia e l’archeologia della città etrusca di Cerveteri, la cultura materiale etrusco-italica, i contatti fra mondo greco e mondo etrusco. Vincenzo Bellelli è inoltre direttore della rivista di antichistica del Cnr “Mediterranea”. Ricchissima la sua produzione scientifica, in gran parte dedicata alla civiltà etrusca. Il parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia comprende la necropoli della Banditaccia (Cerveteri), la più estesa dell’area mediterranea, iscritta nel 2004 dall’Unesco nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità insieme alla necropoli di Monterozzi (Tarquinia), famosa per le sue straordinarie tombe dipinte. Il nuovo istituto autonomo comprende inoltre due importanti musei nazionali, il museo Cerite e il museo Archeologico di Tarquinia. Entrambi conservano oggetti molto importanti, come il celebre altorilievo fittile dei cavalli alati provenienti dagli scavi dell’Ara della Regina di Tarquinia e il celeberrimo cratere di Eufronio.
Cremona. Al museo del Violino apre la mostra “Pictura… Tacitum Poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona” sui frammenti recuperati, restaurati e riconnessi, e messi in dialogo con reperti eccezionali provenienti da tutta Italia
È una mostra di storie, oltre che di Grande Storia, come quella della terribile “Battaglia di Cremona” che nel ’69 dopo Cristo, l’Anno dei 4 Imperatori, abbandonava sulle rovine della città, “una catasta di corpi che sfiora in altezza i frontoni del tetto”, come annotò Plutarco. Storie come quelle splendidamente raccontate sui muri delle ricche residenze cremonesi, dilaniate dalla violenza della battaglia e annerite dagli incendi. Testimoniate da migliaia e migliaia di frammenti riemersi, un ventennio fa, dal sottosuolo. Frammenti recuperati, restaurati e riconnessi, messi in dialogo con reperti eccezionali provenienti da tutta Italia. Frammenti che, dopo lunghi anni di studi, analisi e restauri, ci vengono restituiti nel loro significato e nella loro bellezza anche grazie ai confronti con alcuni affreschi, presenti in mostra, provenienti da Pompei, Roma, Ostia e Verona, e con scenografiche ricostruzioni multimediali. Il museo Archeologico San Lorenzo di Cremona organizza a partire dal 10 febbraio 2023, al padiglione Amati del museo del Violino, la mostra “Pictura… Tacitum Poema. Miti e paesaggi dipinti nelle domus di Cremona”, a cura di Nicoletta Cecchini, Elena Mariani, Marina Volonté. Un’esposizione che indaga il tema delle pitture parietali in epoca romana valorizzando i resti provenienti dalle Domus di piazza Marconi e di via Colletta. Il titolo si rifà alla celebre frase attribuita a Cicerone “Si poema loquens pictura est, pictura tacitum poema esse debet” (“se la poesia è una pittura parlante, la pittura dev’essere una poesia silenziosa”). La mostra, che racconta la raffinata cultura artistica cremonese di quei tempi e ne fa rivivere gli aspetti quotidiani, rimarrà aperta fino al 21 maggio 2023, nei seguenti giorni e orari: mercoledì, giovedì, venerdì 11–17 / sabato, domenica e festivi 10–18. Da aprile il Museo del Violino sarà aperto anche il martedì dalle 11 alle 17. È disponibile un catalogo che racconta la mostra e approfondisce il tema della pittura delle domus cremonesi.

Frammenti di intonaco dipinto dalla Domus del Ninfeo a Cremona (foto drm-lombardia)
Migliaia di frammenti di intonaco dipinto, venuti alla luce nello scavo della Domus del Ninfeo di piazza Marconi, oltre a costituire un’importantissima testimonianza dell’evoluzione della pittura romana in Cisalpina dagli inizi del I secolo a.C. al 69 d.C., raccontano le tante storie della casa e dei suoi proprietari. Esempio straordinario ne è la “Stanza di Arianna”, un cubiculum (camera per dormire) sulle cui pareti erano raffigurati diversi momenti del mito cretese: prima abbandonata da Teseo dopo l’impresa dell’uccisione del Minotauro, in seguito scoperta da Dioniso addormentata sulla spiaggia dell’isola di Nasso, Arianna appare infine sposa trionfante del dio stesso. Da un altro scavo, in via Colletta, provengono le decorazioni della Domus dei Candelabri dorati, anch’esse testimoni di quanto fosse diffusa nelle dimore cremonesi la raffinata cultura artistica derivata dall’ellenismo.

Apparizione di Dioniso ad Arianna (I sec. d.C.) affresco dalla Casa dei Capitelli colorati o Casa di Arianna di Pompei, conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Le pitture ritrovate nel 2002 negli scavi di piazza Marconi, e in quelli successivi, testimoniano di una raffinata cultura artistica e, insieme, le tante storie della casa e le passioni dei suoi proprietari. Accanto al tema di Arianna, gli affreschi cremonesi riportano a quelli del culto dei lari ed evidenziano un gusto per l’Egitto, entrambi temi ben rappresentati negli affreschi della Domus di Candelabri dorati, altra sfarzosa residenza cremonese oggetto della mostra. Al larario dipinto sulle pareti di questa domus vengono affiancati in mostra preziosi bronzetti votivi dall’Archeologico di Mantova, e Lari da quello di Ostia insieme a un dipinto con il medesimo soggetto da Pompei. Così come il fregio cremonese con nani e pigmei viene raffrontato a una analoga raffigurazione da Ostia. Le rappresentazioni di gusto nilotico ci raccontano di come, già in epoca antica, il fascino della civiltà egizia riscuotesse ampio seguito. Anche qui un importante raffronto con reperti egizi concessi dall’Archeologico di Firenze. Come gli affreschi pompeiani, concessi dal museo Archeologico nazionale di Napoli, propongono un confronto visivo sul Mito di Arianna. Sullo stesso tema, lo splendido coperchio di sarcofago proveniente dalla Villa d’Este di Tivoli e una testa rinascimentale di Arianna dormiente, da Firenze. A completare questa emozionante mostra sono la ricostruzione immersiva della Stanza di Arianna e una serie di postazioni video che documentano le vicende di scavo nella Cremona Romana e il lavoro di restauro e ricerca che sui reperti sono stati condotti dal Centro per la Conservazione e Restauro de “La Venaria Reale” e dal Laboratorio Arvedi dell’università di Pavia. Il naturale completamento del percorso espositivo allestito al museo de Violino è offerto nel museo Archeologico in San Lorenzo. Qui i brani della vicenda romana cremonese trovano il loro completamento.
Firenze. All’Archeologico per “Incontri al museo” conferenza del direttore Mario Iozzo “I Bronzi di Riace a Firenze: storia di un’emozione collettiva” proprio nell’anniversario dell’inaugurazione della prima esposizione dei due guerrieri dopo il lungo restauro
15 dicembre 1980 – 15 dicembre 2022: per i 50 anni dalla scoperta e per l’anniversario della mostra, il direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze, Mario Iozzo, presenta “I Bronzi di Riace a Firenze: storia di un’emozione collettiva” nell’ambito degli “Incontri al Museo” 2022 – 2023. Il 15 dicembre 1980 al museo Archeologico di Firenze si inaugurava infatti la straordinaria mostra “I bronzi di Riace” che esponeva per la prima volta al pubblico le due statue restaurate a Firenze dopo il loro ritrovamento. Il MAF festeggia i 50 anni dalla loro scoperta con una conferenza del direttore Mario Iozzo “I Bronzi di Riace a Firenze: storia di un’emozione collettiva” giovedì 15 dicembre 2022 alle 17, proprio nella stessa data della storica inaugurazione. Le due celebri statue furono rinvenute nello specchio di mare antistante Riace il 16 agosto 1972. La moderna cittadina di Riace si trova pochi km a Sud della colonia greca di Kaulonía, già identificata alla fine dell’800 dall’archeologo Paolo Orsi nel sito dell’attuale Monasterace Marina (Reggio Calabria). Secondo il mito su questa spiaggia battuta da un mare impetuoso, una tempesta avrebbe sospinto l’amazzone Clete, nutrice della regina delle amazzoni Pentesilea, mentre si recava a Troia a recuperare il corpo della sua signora, uccisa da Achille.

La mostra “I Bronzi di Riace” allestita nel salone del Nicchio al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto maf)
Allestita negli ambienti del Salone del Nicchio, l’esposizione consentì di riaprire momentaneamente l’accesso a un settore del museo che era stato travolto dall’alluvione, attraendo lunghe code di visitatori davanti all’ingresso di piazza SS. Annunziata in attesa di vedere i miracoli compiuti in cinque anni di lavori dai laboratori del Centro di Restauro della soprintendenza Archeologica di Firenze. “Ho avuto la fortuna di essere testimone di un grande evento archeologico e di un sorprendente fenomeno sociale e culturale”, racconta Mario Iozzo. “Nell’arco di un mese 250mila persone visitarono la mostra che fu poi prorogata fino a giugno, prima del riallestimento al Quirinale voluto da Sandro Pertini. Il pubblico stava in coda per ore per conquistare un biglietto da 125 lire per vedere i due capolavori mentre la loro fama cresceva di giorno in giorno…”.

Lunghe code di visitatori davanti al museo Archeologico di Firenze per la mostra “I Bronzi di Riace” (foto maf)
Le due sculture furono trasportate a Firenze nel gennaio del 1975 e furono affidate alle cure dei restauratori Renzo Giachetti ed Edilberto Formigli e nell’autunno del 1980 al termine dei lavori furono esposte a Firenze accompagnate dall’illustrazione delle varie fasi di restauro. Prima di tornare “a casa” i bronzi furono poi esposti fino al 12 luglio anche al Palazzo del Quirinale, dove richiamarono trecentomila visitatori in soli dodici giorni. Le operazioni svolte a Firenze valsero alla soprintendenza Archeologica della Toscana il riconoscimento del premio “Campione d’Italia per la promozione della Cultura e dell’Arte”, per aver reso “attuale l’antico” e fatto riscoprire “nella coscienza dell’uomo i valori perenni di civiltà”.
San Casciano dei Bagni (Si). Dai fanghi della sorgente termale del Bagno Grande del santuario etrusco-romano emergono oltre 20 statue in bronzo, molti ex-voto, cinquemila monete in oro argento e bronzo di oltre duemila anni fa. L’archeologo Tabolli: si riscrive la storia della statuaria antica e della romanizzazione del territorio. È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace del 1972

Una statua in bronzo riemersa dallo scavo del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)

Veduta del cantiere di scavo archeologico nel Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)
Sono rimaste immerse, e in qualche modo protette, nei fanghi delle calde acque termali del santuario etrusco-romano di San Casciano dei Bagni per più di duemila anni. E gli archeologi si sono subito resi conto dell’eccezionalità della scoperta nella campagna di scavo al santuario etrusco-romano connesso all’antica vasca sacra della sorgente termo-minerale del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni, in provincia di Siena: oltre 20 statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, ex voto e altri oggetti, ma anche cinquemila monete in oro, argento e bronzo. Iniziato nel 2019, lo scavo promosso dal ministero della Cultura e dal comune toscano con il coordinamento del prof. Jacopo Tabolli dell’università per Stranieri di Siena ha condotto a questi nuovi straordinari ritrovamenti nelle prime settimane di ottobre. A San Casciano, grazie ai recenti finanziamenti del MiC, nascerà un nuovo museo per ospitare i reperti.

Statue in bronzo etrusco-romane emergono dai fanghi termali del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)

Le statue in bronzo etrusco-romane scoperte a San Casciano dei Bagni (Si) sui tavoli del laboratorio dell’Istituto centrale di Restauro a Grosseto (foto mic)

Una testa in bronzo dal Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) con l’iscrizione etrusca ancora ben leggibile (foto mic)

Una statua in bronzo riemersa dallo scavo del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)

Una statua in bronzo etrusco-romana scoperta a San Casciano dei Bagni (Si) nel laboratorio dell’Istituto centrale di Restauro a Grosseto (foto mic)

Una statua in bronzo etrusco-romana scoperta a San Casciano dei Bagni (Si) nel laboratorio dell’Istituto centrale di Restauro a Grosseto (foto mic)
“Una scoperta che riscriverà la storia e sulla quale sono già al lavoro oltre 60 esperti di tutto il mondo”, dichiara l’etruscologo responsabile dello scavo, prof. Jacopo Tabolli. È così infatti che, 50 anni dopo la scoperta nel 1972 dei celebri “bronzi di Riace”, si riscrive a San Casciano dei Bagni la storia dell’antica statuaria in bronzo di età etrusca e romana. Quello del sito toscano è il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo: senza eguali soprattutto perché, finora, di questa epoca si conoscevano prevalentemente statue in terracotta. “Un ritrovamento eccezionale, che conferma una volta di più che l’Italia è un paese di tesori immensi e unici. La stratificazione di diverse civiltà è un unicum della cultura italiana”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che lunedì 7 novembre 2022, in occasione di una delle sue prime visite fuori Roma, è stato a Grosseto al laboratorio dell’Istituto Centrale del Restauro, dove sono in corso le attività di studio e i primi interventi sui bronzi. “Mi sono voluto personalmente complimentare con gli archeologi e il team di ricerca”, ha concluso il ministro. “Lo studio e la valorizzazione di questo tesoro sarà un’ulteriore occasione per la crescita spirituale della nostra cultura e per il rilancio di territori meno noti al turismo internazionale, ma anche come volano per l’industria culturale della Nazione”. “È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace e certamente uno dei ritrovamenti di bronzi più significativi mai avvenuti nella storia del Mediterraneo antico”, commenta il direttore generale Musei italiani, Massimo Osanna, che ha appena approvato l’acquisto del palazzo cinquecentesco destinato a ospitare nel borgo di San Casciano le meraviglie restituite dal Bagno Grande, un museo al quale si aggiungerà in futuro un vero e proprio parco archeologico. “L’importanza del metodo usato in questo scavo è rappresentata anche dalla collaborazione tra specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica”, spiega il soprintendente generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del MiC, Luigi La Rocca. “Questa scoperta offre a San Casciano un’opportunità che non è solo culturale e turistica, ma è una vera e propria occasione di rinascita”, dichiara il sindaco del Comune toscano, Agnese Carletti. “A San Casciano nasceranno un nuovo museo, che ospiterà le eccezionali statue, e un parco archeologico. Due nuovi luoghi che saranno per il territorio un vero e proprio motore di sviluppo che andrà ad aggiungersi alla già entusiasmante presenza dei giovani archeologi provenienti da tutto il mondo che, grazie a questo scavo, stanno ripopolando il paese ormai per molti mesi all’anno”.

Statue in bronzo etrusco-romane emergono dai fanghi termali del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)

Le statue in bronzo scoperte nel Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) conservano ancora le iscrizioni (foto mic)

Una statua in bronzo etrusco-romana scoperta a San Casciano dei Bagni (Si) nel laboratorio dell’Istituto centrale di Restauro a Grosseto (foto mic)
I bronzi di San Casciano raffigurano le divinità venerate nel luogo sacro, assieme agli organi e alle parti anatomiche per le quali si chiedeva l’intervento curativo della divinità attraverso le acque termali. Dal fango caldo sono riemerse in queste settimane effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo che richiama il celebre Arringatore, scoperto a Perugia e nelle collezioni storiche del museo Archeologico nazionale di Firenze. L’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha permesso anche di preservare meravigliose iscrizioni in etrusco e latino che furono incise prima della loro realizzazione. Nelle iscrizioni si leggono nomi di potenti famiglie etrusche del territorio dell’Etruria interna, dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese. Accanto a onomastica e forme dedicatorie in etrusco troviamo iscrizioni in latino, che menzionano anche le aquae calidae, le fonti calde del Bagno Grande, dove le statue furono collocate.

Una statua in bronzo riemersa dallo scavo del Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)
La gran parte di questi capolavori dell’antichità si data tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C., un periodo storico di importanti trasformazioni nella Toscana antica, nel passaggio tra Etruschi e Romani. In quest’epoca di grandi conflitti tra Roma e le città etrusche, ma anche di lotte all’interno del tessuto sociale dell’Urbe, nel santuario del Bagno Grande le nobili famiglie etrusche, in una fase in cui l’espansione di Roma significa anche osmosi culturale, dedicarono le statue all’acqua sacra. Un contesto multiculturale e plurilinguistico assolutamente unico, di pace, circondato da instabilità politica e guerra.

Il cantiere di scavo archeologico nel Bagno Grande del santuario etrusco-romano a San Casciano dei Bagni (Si) (foto mic)

Una statua in bronzo etrusco-romana scoperta a San Casciano dei Bagni (Si) nel laboratorio dell’Istituto centrale di Restauro a Grosseto (foto mic)
“Il santuario con le sue statue appare come un laboratorio di ricerca sulla diversità culturale nell’antichità, testimonianza unica della mobilità etrusca e romana”, spiega il prof. Jacopo Tabolli, etruscologo dell’università per Stranieri di Siena e direttore del progetto scientifico. “Rispetto alle note scoperte di antiche statue in leghe di bronzo – pensiamo per esempio al celebre Arringatore scoperto a Perugia ed esposto al museo Archeologico nazionale di Firenze – quanto riemerso dal fango a San Casciano dei Bagni è un’occasione unica di riscrivere la storia dell’arte antica e con essa la storia del passaggio tra Etruschi e Romani in Toscana”. “Le scoperte di Bagno Grande costituiscono un’eccellenza straordinaria nel pur ricchissimo patrimonio archeologico sul quale la Soprintendenza è chiamata a esercitare le funzioni di tutela, confermando ancora una volta che il settore dell’archeologia può sorprenderci in ogni momento con nuove e straordinarie scoperte e possibilità di ricerca”, dichiara il soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto e Arezzo, Gabriele Nannetti.
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