#iorestoacasa. Il museo Archeologico nazionale di Napoli propone una visita virtuale della mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo” con un primo video della sezione “Acque profonde” sulle esplorazioni nel mare di Pantelleria e delle isole Eolie. Tributo a Sebastiano Tusa

Un frame del video del museo Archeologico nazionale di Napoli sulle esplorazioni archeologiche nel mare di Pantelleria e delle isole Eolie dalla mostra “Thalassa. Meraviglie sommerse dal Mediterraneo”
La grande mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo” si è chiusa il 9 marzo 2020, proprio quando scattavano le misure di contenimento per l’emergenza coronavirus. Nel Salone della Meridiana del museo Archeologico nazionale di Napoli le luci si sono spente quasi in sordina. L’esposizione, che ha rappresentato una vera e propria summa di quanto svelato dalla disciplina dell’archeologia subacquea dal 1950 sino a oggi, ha raccolto circa quattrocento reperti, provenienti da prestigiose istituzioni italiane ed internazionali. Il percorso espositivo di “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo” si concludeva con la sezione “Acque profonde”, una suggestiva camera immersiva, offrendo al visitatore un’unica esperienza sensoriale, grazie a spettacolari filmati girati anche ad oltre 600 metri di profondità che permettono di ammirare i relitti, ritrovati nei luoghi simbolo del Mediterraneo (da Capri a Capo Palinuro, dalla Liguria alla Sardegna).

Sebastiano Tusa in missione nel mare di Pantelleria e delle isole Eolie (foto soprintendenza del Mare)
Pronti ad immergervi con noi nelle acque del Mare nostrum? Il Mann, nel rispetto di #iorestoacasa, inizia la visita virtuale di “Thalassa” presentando le esplorazioni archeologiche condotte nel mare di Pantelleria e delle isole Eolie, in collaborazione tra la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana e la Global Underwater Explorer (GUE): in questo video, le straordinarie immagini dei diversi relitti naufragati a profondità comprese tra gli 80 e i 120 metri. Ed, in questo video, anche un ricordo cui teniamo molto: il volto, l’impegno, il gesto del prof. Sebastiano Tusa, scomparso lo scorso anno, ma sempre anima della mostra “Thalassa”. Ecco il video: https://it-it.facebook.com/MANNapoli/videos/2814950755291906/
#iorestoacasa. Dieci giorni di proposte culturali del Mann sui social: proroga online di “Thalassa”; game social “Mann in quiz”; premiere on line de “La genesi del Mann. Un viaggio con ilCartastorie in quattro video”; e poi gli “Incontri di Archeologia”: si inizia con il racconto della Magna Grecia
Dieci giorni. Tanti ci distanziano, a meno di contrordini, all’inizio della Fase 2 che significa meno restrizioni per tutti noi chiusi in casa da marzo. Ma non sono comunque dieci giorni qualsiasi: in tempi normali questi sarebbero stati per molti momenti di preparazione ai ponti del 25 aprile e del 1° maggio. E questo fa pesare ancora di più questi – speriamo – ultimi dieci giorni di “clausura”. Ma ci soccorre ancora una volta il web. Il museo Archeologico nazionale di Napoli si prepara con un’intensa attività online e social a queste particolari giornate di festa, caratterizzate dalla campagna ministeriale #iorestoacasa: dal 24 aprile al 3 maggio 2020, infatti, saranno tanti i contenuti nuovi presentati sulle piattaforme Instagram e Facebook dell’Istituto. Mostre, incontri, approfondimenti, giochi: continua online, con un palinsesto culturale sempre più ricco, l’attività del museo Archeologico nazionale di Napoli. “Il Mann sta facendo un gran lavoro per arricchire l’offerta social di contributi originali e di contest per coinvolgere le famiglie in questi giorni di grande sacrificio”, spiega il direttore Paolo Giulierini. “Mettere in palio degli abbonamenti al Museo tra chi vorrà partecipare ai quiz, è una iniziativa che contiene l’augurio di ritrovarci presto in serenità e sicurezza nelle sale del Mann. La nostra comunità, fatta di studiosi e appassionati, potrà accedere on line ai seguitissimi Incontri di archeologia, richiesta che ci era stata fatta spesso e che ora realizziamo. La mostra Thalassa sarà riproposta con approfondimenti e curiosità, che ci porteranno con gli archeologi subacquei in fondo al mare. In un momento come questo, infine, è importante tenere sempre viva la rete territoriale Extramann, in vista di una ripartenza insieme. Ci fa quindi particolarmente piacere proporre il prezioso lavoro di ricerca fatto con gli amici del Cartastorie, un viaggio alle origini del Mann”. E allora vediamo meglio le iniziative social del Mann che saranno tutte contrassegnate dall’hashtag della campagna Mibact #iorestoacasa.

Il Mann propone una proroga on line della mostra “Thalassa” con i video della sezione “Acque profonde” (foto Mann)
Mostra “Thalassa” virtuale. Da venerdì 24 aprile 2020 si salperà virtualmente alla scoperta di “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”: la mostra, a cura di Paolo Giulierini, Salvatore Agizza, Luigi Fozzati, Sebastiano Tusa e Valeria Li Vigni, sarà prorogata online per i fan e follower di Facebook e Instagram. Grazie alla riproposizione web dei video della sezione “Acque profonde”, sarà possibile seguire, come se fossimo nella profondità degli abissi, le più importanti campagne di scavo subacqueo nel Mare Nostrum; non mancheranno brevi percorsi con mini-documentari, realizzati dai curatori, per scoprire i capolavori dell’esposizione.
Mann in quiz. Sempre dal 24 aprile 2020 (ogni martedì e venerdì, alle 11, per quattro puntate), spazio al gioco con la sfida social “Mann in quiz”, proposta dai Servizi Educativi del Museo: in palio, un abbonamento annuale OpenMANN (opzione Family) destinato a chi risponderà, nel modo più completo e rapido possibile, alle cinque domande poste online.
Cortometraggi “La genesi del Mann”. Per due settimane (sabato 25 e domenica 26 aprile 2020; sabato 2 e domenica 3 maggio 2020), sarà per la prima volta online “La genesi del MANN. Un viaggio con ilCartastorie in quattro video”: i docufilm, realizzati nell’ambito del progetto universitario “Obvia- Out of boundaries viral art dissemination”, sono frutto di una ricerca tra i documenti del museo dell’Archivio Storico del Banco di Napoli, partner della rete Extra Mann; i video ricostruiscono l’entusiasmo per le prime scoperte archeologiche delle città vesuviane durante il regno di Carlo III di Borbone e l’atmosfera del tempo nel decennio francese (regia: Damiano Falanga; testi: Andrea Zappulli; supervisione: Sergio Riolo; consulenza scientifica: Andrea Milanese e Daniela Savy). I cortometraggi, nati come approfondimento della mostra “Carlo III e le antichità: Napoli Madrid e Città del Mexico”, offrono l’occasione per conoscere meglio, tramite i volumi della Stamperia di Re Carlo, la figura dell’ingegner Rocco Gioacchino Alcubierre, che non soltanto lavorò alla costruzione della Reggia di Portici, ma fu scopritore e, successivamente, direttore degli scavi di Ercolano. Due documenti del Banco di San Giacomo raccontano, ancora, la permanenza napoletana di Marcello Venuti, archeologo cortonese chiamato da re Carlo III per partecipare alle scoperte di Ercolano. Nei video, caratterizzati dall’originale storytelling de ilCartastorie, è data voce anche al cocchiere dell’Ufficio del Regio Corriere, che accompagnava l’illustre incisore Giovanni Antonio Aloja, e all’orologiaio del Real Museo.
Gli “Incontri di Archeologia”. Da giovedì 30 aprile 2020, infine, saranno online gli “Incontri di Archeologia”: il ciclo web sarà inaugurato dalla lezione di Maria Lucia Giacco, che presenterà un suggestivo virtual tour della splendida collezione Magna Grecia del Mann. A seguire, conferenza di Aurita Di Maria per scoprire “Un cold case del collezionismo egittologico” con le nuove indagini su Giuseppe Picchianti e Angelica Drosso: la collezione egiziana del Museo di Napoli deve la sua fama anche al nucleo della collezione Picchianti, preziosa testimonianza del gusto e della curiosità culturale che, tra Settecento e Ottocento, connotò lo studio delle antichità.
Nei sotterranei del museo Archeologico di Napoli la sezione “Stazione Neapolis” della mostra “Thalassa” fa il punto sulla più importante scoperta archeologica recente: il porto antico con alcuni importanti relitti. Per la prima volta esposti alcuni reperti come la grande ancora in legno

Nel seminterrato del Mann, accanto alla Sezione Epigrafica, c’è la Stazione Neapolis, dedicata alla scoperta del porto antico di Napoli (foto Graziano Tavan)

La locandina della mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo” dal 12 dicembre 2019 al 9 marzo 2020
L’accesso alla “Stazione Neapolis” passa quasi inosservato alle centinaia di visitatori che ogni giorno varcano l’ingresso del museo Archeologico nazionale di Napoli: letteralmente rapiti nel grande atrio dalle meraviglie annunciate dai poster-arazzi che descrivono le diverse sezioni e le collezioni, la piccola locandina all’imbocco della scala che porta alla Sezione Epigrafica rimane muta resta ai margini del flusso. Eppure la scala che scende nelle “viscere” del Mann porta a rivivere forse la più importante scoperta archeologica recente a Napoli: il porto antico. Nella sala “Stazione Neapolis” del Mann sono esposti reperti che ricostruiscono storia e caratteristiche del porto antico di Napoli, partendo dalla prima fase di scavi della metropolitana di piazza Municipio, agli inizi degli anni Duemila, e giungendo sino agli ultimi ritrovamenti, tra 2014 e 2015. Per gentile concessione della soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, sono visibili al Mann, per la prima volta proprio in occasione della mostra “Thalassa. Meraviglie sommerse del Mediterraneo” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/12/30/al-museo-archeologico-nazionale-di-napoli-la-mostra-thalassa-meraviglie-sommerse-dal-mediterraneo-vetrina-delle-scoperte-dellarcheologia-subacquea-dal-1950-ad-oggi-viaggi/), tre importanti e singolari reperti lignei: una splendida ancora di oltre due metri e mezzo (databile alla fine del II sec. a.C.), un remo e un albero (età imperiale), residui delle imbarcazioni che attraccavano nell’antico porto cittadino. Opere che è stato possibile presentate al pubblico grazie a un intervento conservativo realizzato dall’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro.

Il modello dell’imbarcazione “Napoli C”, l’horeia ritrovata nel porto antico di Napoli (foto Graziano Tavan)
Scese le scale si è accolti da una barca, modello ligneo che propone in scala 1:5 la ricostruzione di una imbarcazione particolare: la Napoli C (fine I sec. d.C.), i cui resti furono messi in luce nel 2004 in piazza Municipio durante lo scavo dei fondali del porto romano. Si tratta di un’imbarcazione da trasporto e da carico (una horeia), in origine di 14 metri, con la prua a specchio che permetteva un attracco perpendicolare alle banchine portuali e ai fianchi delle navi alla fonda. L’horeia Napoli C doveva navigare nel golfo di Napoli ed essere utilizzata nel bacino portuale. Le più antiche fasi del porto di Napoli risalgono alla nascita di Parthenope nella seconda metà dell’VIII sec. a.C. in rapporto all’espansione di Cuma, la più antica colonia greca d’Occidente, e alla fondazione di Neapolis tra il VI e il V sec. a.C.: entrambi i centri dominavano l’accesso meridionale delle bocche di Capri e quello settentrionale del canale di Procida e ciò permetteva il controllo di un passaggio obbligato della rotta tra il basso e l’alto Tirreno.

La piantina di Napoli ripropone la linea di costa in età romana con il posizionamento dei relitti trovati nello scavo della metropolitana di Napoli (foto Graziano Tavan)
Il Porto di Neapolis in età ellenistica e romana. In antico il mare arrivava fino a comprendere le piazze Municipio e Bovio, formando una grande insenatura protetta da due promontori dove oggi sorgono Castel Nuovo (a Ovest) e la chiesa di S. Maria di Porto Salvo (a Est). Il versante sud-occidentale della baia è stato impiegato per l’impianto del porto, indagato a piazza Municipio, che lì risulta protetto da venti e moto ondoso dall’altura di Castel Nuovo e da un basso isolotto adiacente. Nel III sec. a.C. era uno scalo frequentato, e proprio per mantenerne la funzionalità si rese necessario effettuare un’imponente e onerosa opera di dragaggio del fondale; nello stesso momento le pendici intorno all’insenatura furono regolarizzate con muri di terrazzamento e una rampa di accesso al mare. In età augustea tale sistemazione fu messa fuori uso e furono costruiti una banchina, un molo frangiflutti e un asse viario, da identificare con la via per cryptam che collegava Neapolis al suo porto e proseguiva verso i Campi Flegrei. Durante il I e II sec. d.C. lungo la strada si svilupparono due impianti termali e lo specchio d’acqua del porto accolse un molo e pontili di legno ai quali attraccavano le imbarcazioni che caricavano e scaricavano le merci. Lo scalo conosce continuità per tutta l’età imperiale e agli inizi del V sec. d.C. si è formato un ambiente lagunare, cui è seguito un progressivo insabbiamento che determinò l’avanzamento della linea di costa e lo spostamento del porto in posizione avanzata, verso l’attuale piazza Bovio.

Nella foro di Paolo De Stefano il cantiere di scavo della metropolitana di Napoli per la stazione Municipio che ha portato alla scoperta del porto antico di Napoli
La scoperta archeologica. La realizzazione della linea metropolitana ha generato una delle più grandi indagini archeologiche urbane programmate negli ultimi decenni in rapporto a un’opera pubblica e ha permesso per la prima volta di esplorare per tutti i periodi storici il litorale compreso tra i siti di Parthenope e Neapolis. La stazione Municipio (circa 23mila mq) ha assunto per la sua dimensione e per l’entità dei rinvenimenti archeologici grande rilievo. La storia svelata dallo scavo comincia dalle fasi del porto di Parthenope e Neapolis sino alla fine dell’età antica quando, a causa di trasformazioni ambientali, il mare lascia spazio alla terra e a nuove forme di insediamento. Prosegue con gli straordinari resti edilizi e con il nuovo porto di età angioina, e documenta, infine, i sistemi di fortificazione esterni alla reggia fortezza di Castel Nuovo, realizzati prima da re Alfonso V di Aragona e successivamente dai viceré spagnoli.

Suggestiva immagine del cantiere di scavo a Stazione Municipio con i relitti A, B, e C (foto Giuseppe Avallone)

Il cantiere di Stazione Municipio con i relitti A, B e C, in un plastico presente in mostra (foto Graziano Tavan)
Le imbarcazioni di Municipio. Nel 2004 l’esplorazione dei fondali del porto di Neapolis ha rivelato tre relitti. Come ancora oggi accade, arriva un momento in cui le imbarcazioni sono abbandonate perché non conviene più ripararle: è la sorte toccata ai relitti Napoli A e Napoli C lasciati affondare e poi progressivamente insabbiati per giungere eccezionalmente fino a noi. Il relitto B è forse naufragato per una mareggiata, infrangendosi contro il molo con il suo carico di spezzoni di calcare e di calce. Queste imbarcazioni sono costruite a “guscio portante” con tutte le tavole del fasciame collegate tra di loro secondo il metodo classico della costruzione navale greco-romana detto a “mortase e tenoni”. Mentre “A” e “B” sono velieri di piccolo tonnellaggio utilizzati, probabilmente, per un’attività commerciale in ambito regionale e per una navigazione di cabotaggio, l’imbarcazione “C” è invece una più rara horeia. Questo tipo di barca, con un’estremità a specchio verticale di solito a prua, è noto dalle fonti iconografiche, da due esemplari rinvenuti nel porto di Tolone in Francia e da un’esemplare nello scavo di Isola Sacra a Ostia. La horeia poteva essere anche collegata all’attività di pesca.
Le imbarcazioni di Municipio: le nuove scoperte. Tra il 2013 e il 2015, nello scavo del sottopasso tra la stazione Municipio e l’area del porto attuale sono emerse altre quattro imbarcazioni: i relitti “Napoli E” e “Napoli H”, databili al II sec. a.C., i relitti “F” e “G”, naufragati intorno alla fine del II-III sec. d.C. La cattiva conservazione dei relitti più antichi, non rende possibili ipotesi sulla loro forma, architettura e funzione originaria. Sul relitto “E” resta traccia del rivestimento di piombo. Questa protezione dell’opera viva, utilizzata per le imbarcazioni di epoca ellenistica, sarà successivamente soppiantata dall’uso della pece e dell’encausto. Il relitto “F” per le sue caratteristiche strutturali è pertinente, come “Napoli A” e “B”, a un veliero per il trasporto marittimo. Il relitto “G” documenta il tipo della horeia, aggiungendosi all’analogo relitto “Napoli C” indagato nel 2004. Tuttavia esso presenta delle peculiarità: la forma triangolare dello specchio di una delle estremità e la presenza di uno spazio adibito all’evacuazione dell’acqua di sentina. Lo specchio nel nuovo caso napoletano potrebbe corrispondere, dunque, alla poppa e non alla prua come nelle altre horeiae conosciute a meno di non pensare a una barca anfidroma (cioè che può navigare da prua e da poppa).

Attrezzature e oggetti di svago, scoperti sui fondali del porto antico o sui relitti, che testimoniano la vita di bordo (foto Graziano Tavan)
La vita di bordo: attrezzature e svago. Il sedimento marino dei fondali del porto e la falda acquifera che successivamente ha invaso l’area hanno consentito la conservazione oltre che dei relitti di numerosi reperti organici. Essi documentano le attrezzature di bordo delle imbarcazioni come bozzelli e bigotte per le manovre delle vele, frammenti di cime e cordame. Sono venuti alla luce inoltre oggetti personali dell’equipaggio o dei passeggeri: calzature, dadi custoditi in apposite scatoline e altri giochi che servivano come passatempo in viaggio.

La riproduzione di un tratto dei fondali del porto antico di Napoli con le numerose ceramiche che vi si sono depositate nei secoli (foto Graziano Tavan)
La vita nel porto: i traffici, le merci, il lavoro. Il ritrovato porto di Neapolis ha svolto intense attività commerciali nel corso della sua vita millenaria, dal III sec. a.C. agli inizi del V sec. d.C. Sui suoi fondali si sono accumulati i materiali più diversi, in parte rifiuti scaricati dall’area adiacente il bacino, in parte oggetti perduti durante le operazioni di carico e scarico delle merci, oppure le dotazioni di bordo delle imbarcazioni. I reperti sono la testimonianza dei traffici e dei consumi della città nelle diverse epoche: migliaia di frammenti ed esemplari quasi integri di stoviglie, contenitori di derrate alimentari, lucerne, oggetti di vetro, monete.
L’ancora lignea del porto di Neapolis. Numerose sono le ancore disperse nei fondali: le più comuni sono in pietra con marre di legno. Straordinaria per dimensione (2.60 x 1.50 m) e per conservazione è l’ancora di legno e piombo esposta dopo il restauro effettuato dall’istituto superiore di Conservazione e Restauro. Essa è stata portata alla luce in prossimità dell’imboccatura del porto antico sui fondali marini di fine II sec. a.C.: la mole dell’attrezzo testimonia l’ormeggio di grandi navi, come dimostra anche un mezzo ceppo di piombo recuperato a poca distanza, che doveva appartenere a un’ulteriore ancora di misura maggiore. L’ancora è un tipo diffuso nel Mediterraneo tra l’età Repubblicana e l’Impero, simile, solo per citare quelli più vicini, ad esemplari rinvenuti nel lago di Nemi o nel porto antico di Pisa. Si conservano: il fusto a sezione rettangolare sino all’estremità inferiore (diamante), i bracci a uncino (marre), l’elemento orizzontale in piombo che fissava le marre al fusto (contromarra). Le marre sono connesse al fusto attraverso due larghi tenoni fissati da cavicchi. La contromarra evitava che le marre si divaricassero e si spezzassero durante la trazione e appesantiva la parte inferiore dell’ancora. Attorno alla strozzatura del diamante era fissata la cima che serviva per facilitare il recupero dell’attrezzo. Non si conserva il ceppo di appesantimento, ma è probabile che fosse del tipo fisso , con tenone passante nel fusto.
Parco archeologico dei Campi Flegrei: al castello di Baia prorogata la mostra fotografica “I pionieri dell’archeologia subacquea nell’area Flegrea e in Sicilia” che racconta, partendo dagli anni ’50, le prime fasi pionieristiche dell’archeologia subacquea in Italia. Nuovo accordo col museo Archeologico nazionale di Napoli
Doveva fare da battistrada, dal 24 maggio 2019, come una preview che anticipava, essendone complemento necessario, la grande mostra “Thalassa. Meraviglie dei Mari della Magna Grecia e del Mediterraneo”, inaugurata al museo Archeologico nazionale di Napoli il 12 dicembre 2020. Ma il successo riscontrato, ha convinto la direzione dei parco archeologico dei Campi Flegrei di prorogare al 9 marzo 2020 la mostra fotografica “I pionieri dell’archeologia subacquea nell’area Flegrea ed in Sicilia”, allestita all’interno del Castello Aragonese di Baia. La mostra, che il Parco Archeologico dei Campi Flegrei ha affidato a Teichos Archeologia, che ne ha curato la progettazione e la realizzazione, racconta, partendo dagli anni ’50, le prime fasi pionieristiche dell’archeologia subacquea in Italia, particolarmente nell’area Flegrea ed in Sicilia, con le grandi scoperte che ne sono derivate e che hanno dato impulso alla ricerca scientifica in questo campo e alla relativa applicazione delle tecnologie più avanzate, nonché alla nascita di strumenti di tutela specifici, fino a giungere alla costituzione della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana da parte di Sebastiano Tusa (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/12/30/al-museo-archeologico-nazionale-di-napoli-la-mostra-thalassa-meraviglie-sommerse-dal-mediterraneo-vetrina-delle-scoperte-dellarcheologia-subacquea-dal-1950-ad-oggi-viaggi/) .

Al castello di Baia la mostra fotografica “I pionieri dell’archeologia subacquea nell’area Flegrea e in Sicilia” (foto Pafleg)
Proprio in occasione di questa proroga si rafforza la collaborazione tra Campi Flegrei e museo Archeologico nazionale di Napoli con una promozione congiunta che prevede l’applicazione di una scontistica sul biglietto di ingresso ai due istituti culturali. Nel dettaglio le tariffe speciali, offerte fino al 16 marzo prossimo, saranno le seguenti: il MANN applicherà lo sconto di due euro sul biglietto intero a tutti coloro che in biglietteria presenteranno il ticket di ingresso a uno dei siti del circuito flegreo o la “myfleg card” (l’abbonamento annuale del Parco Archeologico). Il parco archeologico dei Campi Flegrei invece, concederà la tariffa agevolata sia sul biglietto singolo (2 euro anziché 4 euro) sia su quello integrato (4 euro anziché 8 euro) a tutti coloro che alle biglietterie dei siti presenteranno il ticket del Mann o l’abbonamento annuale OpenMann. Contestualmente alla proroga, nell’ambito del programma “Il Parco della Scuola”, verranno proposti dei laboratori didattici gratuiti sul tema del mare a cura dei funzionari del Parco Archeologico. L’iniziativa è rivolta a studenti della scuola primaria e secondaria. I laboratori saranno costruiti attraverso l’attività pratica e il gioco, per condividere l’esperienza educativa con curiosità e creatività. Per maggiori informazioni è possibile inviare una mail al seguente indirizzo: pa-fleg.comunicazione@beniculturali.it

Il percorso multimediale della mostra “I pionieri dell’archeologia subacquea nell’area Flegrea e in Sicilia” al castello di Baia (foto Pafleg)
Il percorso della mostra, che utilizza materiali video e fotografici d’epoca, con allestimenti multimediali e sensoriali, accompagna il visitatore in una realtà virtuale immersiva per un’esperienza unica ed evocativa. Il luogo in cui è ospitata la mostra, il museo Archeologico dei Campi Flegrei, collocato nel Castello di Baia, non è solo una suggestiva cornice ma esso stesso un elemento integrante e fondamentale di quanto accaduto in quegli anni. La mostra è un racconto fatto di documenti d’archivio, foto d’epoca e lettere dei protagonisti della ricerca subacquea, provenienti dagli archivi delle soprintendenze del ministero per i Beni e le Attività Culturali, da Istituti specializzati, da archivi privati, dalle Soprintendenze della Regione Siciliana. Spiega, attraverso i relitti ritrovati, come la ricerca sia riuscita a comprendere i flussi migratori e i rapporti commerciali lungo le coste, le relazioni tra i popoli, come siano stati individuati quei punti di partenza e di arrivo di genti, merci ed idee che hanno caratterizzato la storia del Mediterraneo, le sue città portuali, le mete del commercio, che sin dall’antichità sono stati luoghi nevralgici dei processi di trasformazione culturale. Il compianto Sebastiano Tusa, assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, ha lavorato con passione al progetto, agli eventi collegati e a questa stessa mostra, realizzata anche grazie alle sue fondamentali indicazioni. Questo appuntamento costituisce perciò anche un primo grande omaggio e un riconoscimento sentito rivolto alla memoria di un grande archeologo e soprattutto di un grande uomo.
Il museo Archeologico nazionale di Napoli chiude il 2019 con un record: con 673mila visitatori stracciato con un +10% il già straordinario 2018. E nel mondo 4 milioni di persone hanno ammirato i tesori del Mann. Giulierini: “Sempre più Museo Archeologico Nazionale”. Molte le iniziative per le festività
Il Mann batte il Mann. Così dopo il già straordinario 2018, il museo Archeologico nazionale di Napoli ha battuto se stesso segnando un nuovo record a chiusura del 2019: 673mila visitatori, +10% rispetto al 2018, raggiungendo il numero più alto di ingressi mai registrati. Numeri speciali cui vanno aggiunti i visitatori fidelizzati, cioè gli abbonati OpenMann: sono ottomila, infatti, i titolari di card che garantisce un anno di ingressi. “Si chiude l’anno del record assoluto di visitatori nella storia del Mann, con un incremento del 10 per cento nel 2019 rispetto al già straordinario dato del 2018”, commenta il direttore Paolo Giulierini. “Con orgoglio, che voglio condividere con la città e il mio staff, possiamo definirci sempre più ‘il Museo Archeologico Nazionale’ , il primo del Paese come forza attrattiva, custode dell’antichità classica e ambasciatore dell’Italia del mondo. I nostri tesori, per lo più provenienti dagli sterminati depositi, quest’anno sono stati ammirati in tutti i continenti da 4 milioni di persone, dalla Russia agli States ed alla Cina, grazie a una politica che ci porta quotidianamente a dialogare con le più grandi istituzioni internazionali. Nel 2020, saremo testimonial anche alle olimpiadi di Tokyo. Tornando a Napoli, che sta vivendo un felice momento per il turismo, proprio in virtù di essere il museo pubblico largamente più visitato, abbiamo puntato molto sulla rete con i tanti siti Extramann. L’obiettivo è di crescere insieme, e i risultati già si vedono. Un ringraziamento va alla Regione Campania per aver sostenuto mostre importanti come ‘Canova e l’antico’ e alla Direzione Generale Musei del Mibact. Per concludere, abbiamo lavorato quest’anno con otto cantieri aperti, per costruire un Mann più bello, fruibile al 100 per cento, ed anche in questi giorni di festa non si è fermata l’opera di riallestimento delle sale pompeiane. Nel 2020, vi aspettiamo con la nuova sezione preistoria, le grotte di Lascaux per la prima volta in Italia, gli Etruschi al Mann e la grande mostra sui Gladiatori. Mi fa piacere inoltre ricordare la nascita di Mann in Campus con la Federico II, progetto pilota in Italia definito con il rettore e neo ministro Gaetano Manfredi. Apriremo le porte agli studenti già nel corso di questo anno accademico”.

La locandina della mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo” dal 12 dicembre 2019 al 9 marzo 2020
Intensa la programmazione delle feste natalizie al Mann: nel Salone della Meridiana, allestita la mostra “Thalassa, meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, che presenta quattrocento reperti sulle antiche civiltà del Mediterraneo, con un focus (stazione Neapolis) dedicato anche al porto di Napoli. All’esposizione, che sta ottenendo un ampio successo di pubblico e critica (partita, sulla pagina Facebook del Mann, la campagna social #Occhioathalassa per condividere scatti dei capolavori più amati dai visitatori), sono legati tre percorsi di approfondimento: “Pe’ terre assaje luntane”, viaggio fotografico che racconta l’emigrazione ischitana verso le Americhe; “Carte. La rappresentazione del mondo da Omero a Mercatore”, nuova occasione di valorizzazione del patrimonio della Biblioteca del MANN; “Maresistere”, originalissima creazione di Roxy in The Box, che ricostruisce, nella sala 90 dell’Archeologico, la stanza di un napoletano trasferitosi ad inizio Novecento negli States. Sempre per promuovere l’exhibit sulle meraviglie sommerse dal Mediterraneo, sarà in dono all’infopoint dell’Archeologico, a partire dal 6 gennaio 2020, il racconto illustrato per bambini (6/10 anni) “Thalassa. Tra mare e stelle”. Questa particolare guida kids (ideazione e curatela: Servizi Educativi del Mann; testi: Roberta Bellucci e Antonio Coppa; illustrazioni originali ad acquerello: Marianna Canciani) permette ai piccoli visitatori ed ai loro genitori di addentrarsi in un itinerario tematico attraverso le opere del Mann (una selezione di capolavori sia inclusi nella mostra “Thalassa”, sia normalmente esposti nelle collezioni del Museo). E il giorno dell’Epifania, previsto un ulteriore regalo: per favorire la presenza di famiglie con bambini al Mann, soltanto un genitore pagherà l’ingresso, mentre l’altro accederà gratuitamente.

Nell’atrio del Mann è allestito “Presepe Felix”, a cura dell’Associazione Presepistica Napoletana (foto Mann)

Il lago Poopo: è l’immagine di Mauricio Lima scelta come “testimonial” della mostra “Capire il cambiamento climatico – Experience exhibition” al Mann
Il museo Archeologico nazionale di Napoli inizierà il 2020 anche all’insegna dell’attenzione all’arte contemporanea: in Atrio e nella collezione Farnese, con un corollario nel Giardino delle Fontane, presentata al pubblico la mostra “Vincendo il tempo” di Riccardo Dalisi; nella Sala del Toro Farnese, possibile sorridere e riflettere con i quaranta fotomontaggi di “Fuga dal Museo”, realizzati da Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla; nella sezione degli Affreschi, nuovo sguardo al paese del dragone con “Il contemporaneo per l’archeologia. Artisti cinesi al MANN”. Da non perdere (per ragazzi, e non solo), l’experience exhibition “Capire il cambiamento climatico”, progettata in collaborazione con National Geographic Society per conoscere cause ed effetti del riscaldamento globale. In atmosfera natalizia, da ammirare in Atrio il suggestivo “Presepe Felix” (a cura dell’Associazione Presepistica Napoletana e con il sostegno della Regione Campania), accostato agli scatti di “Fotografare il MANN tutto l’anno” ed alle tavole del calendario 2020 della Scuola Italiana di Comix. Per trovare un trait d’union immaginifico tra i visitatori di tutti gli istituti culturali del mondo, sino alla conclusione delle feste sarà in calendario la personale di Massimo Pacifico, “Effetto Museo”. Possibile ammirare collezioni permanenti ed esposizioni del Mann durante tutte le giornate festive: aperture straordinarie il 31 dicembre (ore 9-14) ed il 1° gennaio (ore 14-19.30), consueti orari (ore 9-19.30) nelle altre date. Il 5 gennaio 2020, per l’iniziativa ministeriale #Domenicalmuseo, l’ingresso sarà gratuito. Sino al 12 gennaio, inoltre, sarà OpenMannFest: presso la biglietteria del Museo, gli abbonamenti annuali saranno venduti a prezzi promo (15 euro per adulti, 30 per famiglie, 10 per young; nell’opzione “Academy”, per studenti universitari iscritti a qualsiasi corso di laurea o scuola di specializzazione, senza limiti di età, il costo è di 5 euro).
“Muse al Museo. Speciale Thalassa”: al museo Archeologico di Napoli musica, spettacolo e performance dedicati al mare in attesa della grande mostra sulle “meraviglie sommerse dal Mediterraneo”
Musica, spettacolo e performance dipinti di blu: sarà dedicata al mare l’edizione 2019 di “Muse al Museo. Speciale Thalassa”, una produzione FestivalMann (direzione artistica: Andrea Laurenzi) per attendere l’inizio della grande mostra sulle “meraviglie sommerse dal Mediterraneo”, in calendario dal 12 dicembre 2019 all’Archeologico. Dal 5 all’8 dicembre 2019, con un corollario prenatalizio venerdì 20, le sale del museo Archeologico nazionale di Napoli diventeranno il suggestivo scenario per raccontare il mare nostrum, grazie a un sapiente connubio tra le Arti. Apertura simbolica della kermesse, giovedì 5 dicembre 2019 (alle 17, sala del Toro Farnese) con il concerto “Il mare di mezzo”: un viaggio emozionante, tra musica e parole, per rappresentare il Mediterraneo delle dissonanze e delle migrazioni; protagonisti di questo percorso melodico saranno Luca Lanzi (voce e chitarra acustica del gruppo “Casa del vento”), Francesco Moneti e Stefano Cisco Bellotti (entrambi storici componenti dei Modena City Ramblers). Dall’inizio del XXI secolo, il mar Mediterraneo si è andato delineando come “mare di mezzo”: una distesa d’acqua che divide due continenti molto distanti dal punto di vista economico, sociale e culturale. “Mare di Mezzo” è, così, il titolo di un progetto musicale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica nei confronti dei movimenti migratori nel Mediterraneo.
Venerdì 6 dicembre 2019 (due repliche: alle 15.30 e 17.30), gli acrobati e gli artisti “Tipi da spiaggia” saranno itineranti nelle sale del Mann: i performer costruiranno un “gioco teatrale” che, con stile cartoon, descriverà le avventure grottesche della famiglia Marino, alla ricerca (quasi beckettiana) di un surreale lido del terzo millennio. La ricerca del mare è il motivo scatenante che muove una famiglia eccentrica ed un insolito bagnino nel nuovo lavoro dei “Tipi da spiaggia”: una performance itinerante, in stile cartoon ed in chiave comica, racconta le vicissitudini della famiglia Marino, guidata dal brillante bagnino Attilio alla ricerca del lido “Baracca”. La musica, sempre presente, crea l’atmosfera di un’estate senza tempo, in cui tutti, interpreti e pubblico, sono “Tipi da spiaggia”, tra sogni, ironia e convenzioni sociali. Nello stesso pomeriggio, dalle 15.30 alle 19, nella sala del Mosaico di Alessandro e nella Sezione Numismatica, Alessandro Fiori e Druga saranno i “Cantautori al Museo”, che condurranno il pubblico a scoprire affascinanti pagine musicali ispirate alla cultura mediterranea. Alessandro Fiori, cantante e virtuoso violinista, nella sua carriera ha inciso numerosi dischi e collaborato con importanti artisti della musica italiana indipendente come Marco Parente, Paolo Benvegnù e Andrea Chimenti. Druga (Andrea Franchi) ha pubblicato tre album a nome proprio: “Lei o contro di lei” (2012); “Il Topo” (2015); “Tanz!” (2015). Nella sua produzione, si avvale di importanti contributi di musicisti di diversa estrazione, quali: Paolo Benvegnù, Guglielmo Ridolfo Gagliano (Negrita), Donald Renda (Annalisa, Antiplastic), Serena Altavilla (Solki, Band del Brasiliano, Calibro 35), Samantha “Sadi” Bertoldi, Leila Ferchichi.
Attesissimo fuori programma cult, organizzato in rete con l’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, sarà la prima italiana del “Read and play Trainspotting” con Irvine Welsh: dalle 21, nella sala del Toro Farnese, l’autore del bestseller Trainspotting dialogherà con il giornalista Damir Ivic, per poi dedicarsi a suggestive selezioni musicali in mood anni Ottanta e Novanta. Irvine Welsh, scrittore e drammaturgo scozzese, ha acquisito notorietà internazionale grazie al suo primo romanzo Trainspotting (1993) ed alla trasposizione cinematografica (1996) di Danny Boyle. Nella sua carriera, Welsh ha raccolto consensi sia da parte della critica che del pubblico, per la sua capacità di descrivere atmosfere e situazioni in modo crudo, immediato, emozionante: ex punk ed ex tossicodipendente, ha iniziato la carriera di scrittore quando era ai servizi sociali, sviluppando una spiccata sensibilità nel tratteggiare le contraddizioni della vita contemporanea. Completeranno la perfomance, l’installazione tematica del visual artist Francesco Taddeucci ed un intermezzo sonoro con Vincenzo Cipolletta.
Per i più piccoli (e non solo), sabato 7 dicembre 2019 (dalle 10 alle 17, in “corner creativi” allestiti in diverse sale museali), il gruppo di disegnatori Becoming X creerà una “graphic novel” in diretta, sfidando la fantasia dei visitatori con una divertente ed estemporanea versione a fumetti delle opere del Mann con soggetto marino (l’evento è promosso in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli). Becoming X è un gruppo di disegnatori, illustratori, designer e molto altro ancora, che da qualche tempo organizza dei live drawing (ma potremmo chiamarle anche “estemporanee”), producendo lavori originali realizzati con stili molto vari (fumetto manga, tradizionale, grafica art). Alle 17.30, nella sala del Toro Farnese, spettacolo “Da questa parte del mare” di e con Giuseppe Cederna: il lavoro, tratto dal libro postumo di Gianmaria Testa (prefazione: Erri De Luca), è una riflessione accorata sul tema delle migrazioni moderne. Trait d’union della pièce il continuo rimando tra la musica e le parole, la biografia e l’album omonimo di Gianmaria Testa: Giuseppe Cederna, che ha condiviso spesso il palcoscenico con Testa, costruirà così un percorso quasi metateatrale, in cui la vita dell’artista (interprete, cantante e scrittore) cercherà di trovare le risposte alle più importanti domande che caratterizzano il nostro tempo. Giuseppe Cederna esordisce come attore cinematografico nel 1982 con “Cercasi Gesù” di Luigi Comencini. Tra le sue interpretazioni più note, quella del soldato Antonio Farina, follemente innamorato di una prostituta, nel film “Mediterraneo”. Nella sua carriera, ha interpretato film di grandi registi come Gianni Amelio, Mario Monicelli. Nello spettacolo “Da questa parte del mare” costruisce un percorso poetico e musicale ispirato alla biografia ed alla carriera di Gianmaria Testa.
Domenica 8 dicembre 2019 sarà una giornata di festa all’insegna della musica: dalle 15.30, sarà itinerante, nelle sale del Mann, la Rasenna Brass Band, specializzata nella contaminazione melodica, tipica delle sonorità mediterranee: quintetto di ottoni aretino nato nel 2014, si è sempre cimentato in un vasto repertorio, dalla musica barocca a quella contemporanea, passando per il jazz e il blues. Il nome del gruppo rimanda all’antica denominazione delle comunità etrusche di epoca villanoviana. Dalle 15.30 alle 19 (Villa dei Papiri e Collezione Pompeiana), Tommaso Novi e Lorenzo Polidori, “Cantautori al Museo”, presenteranno ai visitatori il proprio repertorio. Tommaso Novi inizia la sua carriera nel gruppo “I Gatti Mezzi”, con i quali ha vinto il Premio Ciampi, finalista al Premio Tenco e candidato ai Nastri d’Argento. Ironico e geniale ha collaborato con Dario Fo, Paolo Fresu, Stefano Bollani, Gipi, Ascanio Celestini. Lorenzo Polidori afferma di suonare la chitarra “Fingerstyle”, assemblando vari stili musicali come il Ragtime, il Country, il blues, la musica folk e pop. I suoi brani inediti spaziano tra questi generi e sono influenzati anche dalla musica tradizionale italiana. Polidori si ispira ad artisti come Tommy Emmanuel, GerethPearson, Merle Travis, ChetAtkins e Jerry Reed.
Conclusione dello speciale Thalassa “Muse al Museo”, con un fuori programma tutto natalizio, venerdì 20 dicembre 2019: alle 17.30, nella sala del Toro Farnese, overture con Rita Ceccarelli e Flowin’ Gospel, cui seguirà l’esibizione del coro americano United Voices per salutare l’inizio delle festività. Flowingospel è una Worship Band di Contemporary gospel, con base a Napoli. Il progetto nasce dall’idea di Rita Ciccarelli, (cantante gospel napoletana con esperienza decennale di cori gospel, vincitrice nella categoria Best New Artist 2013 per i Gospel Music Awards of Italy). United Voices è un collettivo di artisti indipendenti degli Stati Uniti nord-orientali. Il coro è composto da artisti di livello internazionale, con oltre 15 anni di esperienza collettiva. Il gruppo è stato fondato da Danton Whitley, molto famoso nel mondo del Gospel americano. La partecipazione agli eventi di “Muse al Museo”, in orario di apertura del Mann, è compresa nel biglietto di ingresso (dalle 17, tariffa Happy Mann 9 euro). Solo per la performance Read and Play Trainspotting con Irvine Welsh (6 dicembre ore 21) è prevista una quota di partecipazione e prenotazione obbligatoria (consultare la pagina evento Facebook).
Al via a Paestum la XXII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: allo stand del Mann l’anteprima della grande mostra “Thalassa. Meraviglie sommerse del Mediterraneo”, quattrocento reperti riemersi dalle acque che dialogano con tecnologia e ricostruzioni

La XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico si tiene a Paestum dal 14 al 17 novembre 2019
Dodici eventi unici al mondo tutti in una Borsa, 70 tra conferenze e incontri, con la partecipazione di 300 relatori e 100 operatori dell’offerta: al via la XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico che si svolgerà a Paestum, tra Centro Espositivo Savoy Hotel, Basilica, Museo nazionale, Parco archeologico da giovedì 14 a domenica 17 novembre 2019. Promossa e sostenuta da Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum, ideata e organizzata dalla Leader srl con la direzione di Ugo Picarelli, la BMTA si conferma un format di successo, testimoniato dalle prestigiose collaborazioni di organismi internazionali quali UNESCO, UNWTO e ICCROM: per quattro giorni sarà l’occasione di incontro e di approfondimento e divulgazione di temi dedicati al turismo culturale e al patrimonio per gli addetti ai lavori, per gli operatori turistici e culturali, per i viaggiatori, per gli appassionati, oltre che opportunità di business con il Workshop con i Buyer esteri selezionati dall’ENIT e i Buyer nazionali dell’offerta del turismo culturale ed archeologico.
https://www.youtube.com/watch?v=CArh6PKhOXo

L’efebo in bronzo, uno dei tesori recuperati dal relitto di Antykithera, oggi conservato al museo Archeologico nazionale di Atene
Parte dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, il viaggio del Mann verso la mostra “Thalassa. Meraviglie sommerse del Mediterraneo”: non è un caso, infatti, che l’esposizione, in programma al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 5 dicembre 2019 al 9 marzo 2020, trovi un primo ed importante momento di divulgazione proprio nell’ambito della prestigiosa manifestazione di Paestum. Dal 14 al 17 novembre 2019 lo stand del Mann racconta al pubblico del Salone, tramite pannelli e video promo, i contenuti, le caratteristiche e le innovazioni tecnologiche che hanno portato alla realizzazione della mostra “Thalassa”: quattrocento reperti, provenienti da prestigiose istituzioni italiane ed internazionali (tra queste, il museo Archeologico di Atene, che presta circa trenta opere provenienti dal famoso relitto di Antikythera, prima imbarcazione scoperta nel Mediterraneo proprio agli albori del Novecento) tracceranno la natura polisemantica di un Mare nostrum che, già nell’antichità, aveva un profondo valore simbolico, culturale ed economico.

La firma del protocollo d’intesa per la mostra “Thalassa” nel luglio 2018 tra Paolo Giulierini (per il museo Archeologico nazionale di Napoli e il Parco Archeologico dei Campi Flegrei), Sebastiano Tusa, purtroppo scomparso tragicamente nel marzo 2019 (per l’assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana – Regione Sicilia) e Salvatore Agizza (per Teichos- servizi e tecnologie per l’archeologia)
“Thalassa non è solo una mostra sul Mediterraneo antico ma è, soprattutto, un esempio di metodo”, spiega il direttore del Museo, Paolo Giulierini, che ha inaugurato lo stand. “Al centro del nostro lavoro ci sono la ricerca scientifica, il sostegno tra enti statali e territoriali, l’apporto delle Università, le professionalità dei giovani archeologi, le azioni innovative di aziende tecnologiche private. Le costellazioni del cosmo celeste dell’Atlante Farnese, simbolo della mostra, non sono dunque solo un riferimento alle rotte nel mondo antico ma, per noi, equivalgono ad una guida verso un nuovo corso. Nelle molte sezioni troverete temi legati al Mediterraneo antico, nelle quali dialogano reperti archeologici riemersi dalle acque, tecnologia, ricostruzioni: dai tesori al commercio, dal mito all’economia, dalla vita di bordo alle ville d’otium fino ai rinvenimenti nelle acque profonde il visitatore potrà avere un quadro aggiornato dello stato dell’arte dell’archeologia subacquea del Meridione. Vi saranno naturalmente anche le nuove scoperte provenienti dall’area portuale di Neapolis. “Thalassa” disegna, nel complesso, rotte culturali tra tanti siti campani, del Meridione e di altri paesi mediterranei. Si tratta di una connessione storica che però deve rafforzare l’idea che il Mare Nostrum sia un ponte e non una separazione. In questo senso vanno intese anche le mostre collaterali, che ci parlano di migranti napoletani e Ischitani fra fine Ottocento e primi del Novecento”.

Una nereide su pistrice proveniente dalla villa romana imperiale sommersa del Pausilypon (Posillipo) di età augustea, sarà esposta in “Thalassa” (foto Mann)

Elmo in bronzo dal relitto della nave romana di Albenga (foto soprintendenza Archeologia della Liguria)
Molteplici, dunque, i filoni tematici che saranno approfonditi dalla mostra “Thalassa”: se un focus ad hoc sarà dedicato all’archeologia subacquea, dagli albori degli studi negli anni Cinquanta del Novecento (tra i primi ritrovamenti, le statue del porto di Baia, le migliaia di lucerne dal porto di Pozzuoli, l’elmo dal relitto di Albenga) alla sperimentazione tecnologica del terzo millennio (grazie a robot e strumentazioni raffinate, è possibile oggi conoscere la ricchezza degli abissi del Tirreno), l’esposizione si connoterà come una vera e propria enciclopedia, per immagini, della vita e della cultura antica dedicata al mare. Indispensabile, per delineare questa summa di significati, l’analisi dei carichi delle imbarcazioni che sono affondate in epoca antica: in “Thalassa”, sarà possibile ammirare raffinati gioielli in oro, pregiate coppe di vetro, parti di statue bronzee ed oggetti della vita di bordo del relitto di Antykithera, così come sezioni di nave ed anfore vinarie del relitto rinvenuto nel 1990 a largo di Punta Licosa.
Il mare era, dunque, la via per eccellenza dei commerci, la sconfinata distesa d’acqua che veniva solcata da costa a costa o con traversate più lunghe: a questa dimensione sarà legata la presenza, nel percorso di visita, di utensili per la preparazione e conservazione del cibo, anfore per il trasporto di olio, vino e garum, così come di lingotti di piombo che, dalla penisola iberica, raggiungevano Roma, testimoniando la ricchezza dei più importanti mercati delle province romane; eccezionale l’esposizione di lingotti in oricalco, prezioso materiale citato da Platone nei racconti su Atlantide. Eppure il Mediterraneo era, per gli antichi, non soltanto trait d’union, reale e simbolico, tra popolazioni diverse (testimoniano una suggestiva prassi di contaminazione culturale l’applique d’oro del sito protostorico di Vivara, le coppette del II millennio a.C. provenienti dal relitto di Lipari, la dea Lakshmi in avorio proveniente da Pompei), ma base per il sostentamento delle comunità locali: nella sezione dedicata a “Il mare e le sue risorse”, saranno esposti strumenti provenienti da Pompei, Ercolano e dalle acque di Pantelleria, utilizzati per pesca di cetacei, tonno e corallo; su un’anfora saranno leggibili addirittura resti di pesce, forse garum. Naturalmente, il Mare Nostrum sarà anche raccontato attraverso i luoghi dell’otium, grazie alle sculture ritrovate sui fondali della Grotta Azzurra, ninfeo di età romana, così come ai raffinati affreschi provenienti da Pompei, Ercolano e Stabiae.
Eppure la mostra “Thalassa” andrà oltre la matrice archeologica, per promuovere un messaggio dall’alto valore culturale e didattico, ben incardinato nella programmazione culturale dell’Archeologico, come sottolinea il direttore Paolo Giulierini: “Il mare è anche avventura, fascino dell’esotico, crocevia di culture: per questo ‘Verso thalassa’ abbiamo ospitato la mostra su Corto Maltese nel quadro del progetto Obvia e questo spiega il calendario di eventi che accompagnerà i giorni iniziali dell’ esposizione. Il mare è, infine, ambiente da tutelare: nel percorso si succedono le fasi antiche e quelle future del Mediterraneo mentre, praticamente a fianco, la mostra -Capire il cambiamento climatico-, realizzata con il National Geographic, ci parla di quanto le plastiche e le altre forme di inquinamento insidino le nostre acque”. Il progetto espositivo di “Thalassa” è nato nel più ampio framework di collaborazione con l’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana della Regione Siciliana: questa rete di ricerca è stata resa possibile dall’impegno del prof. Sebastiano Tusa, archeologo di fama internazionale, scomparso tragicamente nella sciagura aerea di marzo 2019. “Teichos. Servizi e tecnologie per l’archeologia”, ancora, ha promosso l’esposizione, che è stata realizzata anche in sinergia con il Parco Archeologico dei Campi Flegrei. La mostra ha ottenuto il patrocinio morale di: ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Regione Campania, Comune di Napoli ed Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centrale (Napoli-Salerno-Castellammare di Stabia).










































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