Norchia (Vt). Visita speciale al cantiere di scavo all’area monumentale della Tomba Lattanzi (che rivela legami stretti ed inaspettati con la Macedonia di Alessandro Magno) condotto dall’équipe internazionale guidata dal prof. Jolivet, del CNRS/École Normale Supérieure de Paris. Prenotazione obbligatoria

La monumentale Tomba Lattanzi nella necropoli di Norchia (Vt) (foto sabap-vt-etru-mer)
Nuove indagini di scavo e nuove visite alla necropoli di Norchia e alla Tomba Lattanzi. La soprintendenza ABAP per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, in collaborazione con l’80° Reggimento “Roma” del Poligono di Monte Romano, anche quest’anno ha organizzato la visita al cantiere di scavo all’area monumentale della Tomba Lattanzi a Norchia. Quest’ultimo è condotto dall’équipe internazionale guidata dal prof. Vincent Jolivet, del CNRS/École Normale Supérieure de Paris, dal 2022 titolare di una concessione di scavo triennale sul sito. Appuntamento sabato 27 luglio 2024, alle 9.30, per la visita guidata della durata di tre ore circa. Punto di incontro al parcheggio in località Cinelli all’ingresso all’area archeologica di Norchia. Si può partecipare con prenotazione obbligatoria alla mail della Soprintendenza: sabap-vt-em.eventi@cultura.gov.it. Si consiglia di dotarsi di tanta acqua e di vestirsi con un abbigliamento comodo e adeguato al sito: scarpe da trekking, pantaloni lunghi e cappello.

“Lo stamnos di Marce Atie” proveniente da una delle tombe della necropoli di Norchia (foto sabap-vt-etru-mer)
Il sito di solito è precluso al pubblico in quanto di proprietà demaniale ricadente all’interno dell’area del Poligono Militare di Monte Romano. La promozione, il censimento, la tutela e la conservazione del patrimonio ambientale e culturale del demanio militare rientrano tra gli obiettivi strategici della Difesa, permettendo così risultati tangibili e benefici alla conoscenza, da parte del pubblico, di un patrimonio storico inestimabile. Grazie al rinnovato accordo di collaborazione della Soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale con lo Stato Maggiore dell’Esercito, è stato possibile fissare la visita e, in aderenza al suddetto accordo, sono state realizzate anche la documentazione laser scanner e la fotogrammetria della Tomba Lattanzi. La necropoli di Norchia è un complesso archeologico, naturalistico e paesaggistico di alto valore. Molte le pertinenze portate qui alla luce già in passato dalle indagini di scavo condotte sotto la direzione scientifica del prof. Vincent Jolivet. Ad esempio, proprio da una delle tombe minori della necropoli di Norchia, proviene lo stamnos di Marce Atie: vaso etrusco a figure rosse, rivenuto integro, che spicca per l’unicità iconografica ed epigrafica. Scoperto durante l’ultima campagna di scavo, cofinanziata dalla fondazione ARPAMED (Paris), restaurato grazie al supporto della fondazione Luigi Rovati (Milano), è stato esposto nell’ambito della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” al museo nazionale Romano, e più recentemente di quella al museo Archeologico nazionale di Tarquinia: “Gli eroi di Marce Atie. Gli Etruschi dipingono il mito”.

Quanto rimane della Sfinge all’esterno della Tomba Lattanzi nella necropoli di Norchia (foto sabap-vt-etru-mer)
La Tomba Lattanzi, del tipo a facciata con due ordini, appartenuta alla famiglia Churcle, è databile all’età ellenistica (fine del IV secolo a.C.). I connotati di stampo greco-orientali, tipici dell’Asia Minore, dimostrano un’influenza culturale greca su quella etrusca. Ciò la rende paragonabile a quella Ildebranda a Sovana (Sorano, in provincia di Grosseto, Toscana). Ma anche ad esempi ‘macedoni’, soprattutto nelle scelte architettoniche, che ricordano molto i palazzi macedoni e in particolare le residenze dei sovrani ellenistici di Verghina (uno dei più importanti siti archeologici della Grecia) e Pella (dove il palazzo reale, ampio più di 7 ettari, è stato decorato dai più grandi artisti greci del V/IV sec., fra cui il noto pittore Zeusi). E soprattutto alla tomba di Grotte Scalina, come spiega il prof. Jolivet, che ricorda: “Abbiamo richiesto il permesso di scavo alla tomba Lattanzi a seguito dello scavo della tomba monumentale etrusca di Grotte Scalina (2010-2018), sepolcro databile alla fine del IV secolo a.C., che è l’unica a presentare la stessa tipologia architettonica. Ambedue le tombe – che sono le più monumentali e complesse dell’Etruria rupestre – hanno rivelato legami stretti ed inaspettati con la Macedonia di Alessandro Magno, che consentono di ripensare il posto dell’Etruria sullo scacchiere politico del Mediterraneo, alla vigilia della conquista romana”.
Sperlonga (Lt). Visto il successo, prorogata di un mese la mostra “Depositi (ri)scoperti… Ulisse e i suoi viaggi” dedicata alla figura dell’eroe greco e alle sculture che lo rappresentano
Ancora un mese per visitare la mostra “Depositi (ri)scoperti… Ulisse e i suoi viaggi” al museo Archeologico nazionale di Sperlonga (Lt). Visto infatti l’enorme successo, la mostra “Depositi (ri)scoperti… Ulisse e i suoi viaggi”, che doveva chiudere il 30 luglio 2023, è stata prorogata fino al 27 agosto 2023. Il progetto espositivo nasce dalla collaborazione tra il museo nazionale Romano e la direzione regionale Musei del Lazio per ridare voce ai tanti reperti conservati nei depositi, che ha visto, nella prima tappa, la mostra organizzata presso il museo delle Navi romane di Nemi (Rm) (vedi Roma. Alle Terme di Diocleziano chiude la prima parte della mostra “Ulisse e gli altri” nell’ambito del progetto “Depositi (ri)scoperti” del museo nazionale Romano: opere solitamente custodite all’interno dei depositi | archeologiavocidalpassato). La mostra nasce anche nell’ambito dell’esposizione “L’istante e l’eternità – Tra noi e gli antichi”, che si tiene nel museo nazionale Romano alle Terme di Diocleziano (vedi Roma. A un mese dalla sua chiusura, scopriamo la grande mostra “L’istante e l’eternità” alle Terme di Diocleziano, 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Intervento esclusivo del direttore Stéphane Verger | archeologiavocidalpassato) e che ha visto un importante contributo del museo Archeologico nazionale di Sperlonga con il prestito di alcune delle sue sculture più significative, come la testa di Ulisse e il gruppo del Palladio.

Mostra “Ulisse e gli altri” alle Terme di Diocleziano: testa di Ulisse (ora al museo di Sperlonga) in marmo greco proveniente dal sepolcreto degli Statili (prima età imperiale) (foto mnr)
“Ulisse e i suoi viaggi” è dedicata alla figura dell’eroe greco e alle sculture che lo rappresentano: le opere provenienti dai depositi del museo nazionale Romano integrano quelle del museo Archeologico nazionale di Sperlonga creando un dialogo vivo e fattivo tra istituzioni. Proprio al museo nazionale Romano, che aveva il compito di accogliere i principali ritrovamenti di Roma e del Lazio, erano state destinate, in un primo tempo, le sculture di Sperlonga; per accoglierle nel luogo in cui erano state scoperte fu invece realizzato nel 1963 il museo Archeologico nazionale.

Mostra “Ulisse e gli altri” alle Terme di Diocleziano (ora al museo di Sperlonga): grande mosaico di Ulisse e le Sirene (da Quarto di Corzano, provincia di Rieti, II secolo d.C.) (foto mnr)
Il percorso espositivo inizia dal grande mosaico di Ulisse e le Sirene (da Quarto di Corzano, provincia di Rieti, II secolo d.C.), presentato in un suggestivo allestimento multimediale che immerge il visitatore nel racconto del viaggio di Ulisse. Intelligente, tenace e assetato di sapere e di avventura, l’eroe è rappresentato nelle sue fattezze dalla testa di Ulisse in marmo greco (proveniente dal sepolcreto degli Statili, prima età imperiale): un uomo maturo, con chioma fluente e fitta barba, riconoscibile dal caratteristico copricapo, il pileus, suo comune attributo.

Mostra “Ulisse e gli altri” alle Terme di Diocleziano (ora al museo di Sperlonga): testa di Circe in marmo greco rinvenuta nel 1928 sul promontorio del Circeo (foto mnr)
A dare risalto alle virtù di Ulisse contribuiscono le numerose figure femminili che animano il mito: l’amata moglie Penelope (esposta una testa in marmo del II secolo d.C.); l’affascinante Circe, con i suoi magici sortilegi (esposto un suo ritratto in marmo greco rinvenuto nel 1928 sul promontorio del Circeo); e la sua protettrice divina Atena, rappresentata da un busto rinvenuto nel suburbio di Roma.

Mostra “Ulisse e gli altri” alle Terme di Diocleziano (ora al museo di Sperlonga): sarcofago con raffigurazione di Achille tra le figlie di Nicomede (da Isola Sacra, seconda metà del II secolo d.C.) (foto mnr)
A raccontare le avventure di Ulisse, e degli altri personaggi che gravitano intorno alla sua figura, sono inoltre esposti un sarcofago con raffigurazione di Achille tra le figlie di Nicomede (da Isola Sacra, seconda metà del II secolo d.C.) e un’urna con scena della contesa per le armi di Achille (proveniente da Ostia Antica, seconda metà del II secolo d.C.).
Vetulonia. Al museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” arrivano i Corridori della Villa dei Papiri: serata speciale con seconda inaugurazione della mostra “Corpo a corpo”. Ecco il programma
Stanno arrivando! Sono i Corridori della Villa dei Papiri di Ercolano che dal museo Archeologico nazionale di Napoli raggiungeranno il museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia mercoledì 19 luglio 2023 ad arricchire la mostra “Corpo a Corpo: dalla bellezza classica dei capolavori del museo Archeologico nazionale di Napoli alla classicità del Bello nell’opera di IGOR MITORAJ”: alle 19, in piazza Vatluna, ci sarà dunque una seconda inaugurazione. Simona Rafanelli, la vulcanica direttrice del MuVet, l’aveva anticipato ai primi di giugno 2023 (vedi Vetulonia. Annunciata una doppia inaugurazione (a giugno e luglio) per la mostra “Corpo a corpo” con alcuni capolavori dal Mann: nella seconda arriva uno dei Corridori dalla villa dei Papiri di Ercolano | archeologiavocidalpassato), ma sembrava più un sogno che una programmazione certa, anche perché, nel frattempo, i Corridori erano stati portati alle Terme di Diocleziano a Roma per la mostra “L’istante e l’eternità” che chiude il 28 luglio 2023. Ma c’era la parola del direttore del Mann, Paolo Giulierini. E ora Vetulonia può festeggiare con i Corridori la seconda inaugurazione delal mostra “Corpo a corpo”.

I corridori della Villa dei Papiri di Ercolano, conservati al museo Archeologico nazionale di Napoli, esposti alle Terme di Diocleziano (foto graziano tavan)
“Vi aspettiamo in piazza Vetluna, mercoledì 19 luglio 2023, alle 19”, scrive lo staff del MuVet, “per festeggiare l’arrivo alla mostra evento 2023 “Corpo a Corpo” dei Corridori del museo Archeologico nazionale di Napoli. Sarà una serata straordinaria, come straordinarie sono le due iconiche statue di giovani atleti in bronzo (uno originale, l’altro in copia), in arrivo a Vetulonia direttamente dal museo delle Terme di Diocleziano a Roma dove erano esposte per una mostra. Per l’occasione il giovane regista Lorenzo Antonioni presenterà il video documentario “Viaggio nel Corpo a Corpo” che sarà proiettato per la prima volta nella sala principale della mostra e racconterà il progetto e il backstage della mostra. Andranno inoltre ad arricchire ulteriormente l’esposizione una selezione di reperti di epoca etrusca, legati al tema dell’agone sportivo, frutto della decennale collaborazione avviata con la sezione Tutela Beni demaniali e di interesse pubblico della Guardia di Finanza di Roma. Il museo resterà aperto per l’occasione fino alle 23”.
Programma. Alle 19, saluti istituzionali: Elena Nappi, sindaco Castiglione della Pescaia; Eugenio Giani, presidente Regione Toscana; Chiara Lanari, Gabinetto Presidenza Regione Toscana. Intervengono per il Mann-museo Archeologico nazionale di Napoli: Paolo Giulierini, direttore scientifico; Stefania Saviano, direttore amministrativo; Patrizia Cilenti, segreteria della direzione; Daniela Savy, università Federico II di Napoli. Per la Fondazione museo Igor Mitoraj: Graziana Maddalena, curatrice e consulente archivi d’artista. Per l’Atelier Igor Mitoraj: Luca Pizzi, direttore artistico. Per la Guardia di Finanza di Roma: rappresentanti della sezione Tutela Beni demaniali e di interesse pubblico. Intervengono inoltre: Lorenzo Antonioni, regista cinematografico Shutters Production; Ginevra Niccolucci, presidente associazione culturale Prisma, Firenze; Matteo Trentanove, Illuminotecnica Exenia Firenze; coordina Piero Pruneti, direttore della rivista Archeologia Viva e di TourismA-Salone dell’Archeologia e Turismo Culturale. A seguire: in piazza, brindisi in piazza con il patrocinio di A.I.S.-Associazione Italiana Sommelier Toscana, delegazione di Grosseto; in museo, ingresso alla mostra con la direttrice e le archeologhe dello Staff fino alle 23. Evento Gratuito.
Roma. A un mese dalla sua chiusura, scopriamo la grande mostra “L’istante e l’eternità” alle Terme di Diocleziano, 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Intervento esclusivo del direttore Stéphane Verger

Le grandi aule delle Terme di Diocleziano riaperte in occasione della mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)

Locandina della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano dal 4 maggio al 30 luglio 2023
Ancora un mese per visitare la grande mostra del museo nazionale Romano. Chiude infatti al 30 luglio 2023 alle Terme di Diocleziano la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” che, attraverso circa 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee, esplora in modi inaspettati e spettacolari il rapporto complesso e variegato che noi intratteniamo con gli antichi. Un’occasione per il pubblico anche di ammirare, riaperte dopo decenni, alcune delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, che ospitarono nel 1911 la Mostra Archeologica nell’ambito delle celebrazioni per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia e che conservano, ancora oggi, parte dell’allestimento storico degli anni Cinquanta (vedi Roma. Alle Terme di Diocleziano, con l’apertura delle Grandi Aule chiuse da decenni, al via la grande mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”: 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Il ministro Sangiuliano la visita in anteprima con il cantiere aperto | archeologiavocidalpassato). La mostra, promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia (Eforia delle Antichità delle Cicladi), e organizzata dalla direzione generale Musei e dal museo nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideato e curato da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale. È proprio Stéphan Verger, uno dei curatori della mostra e direttore del museo nazionale Romano, a introdurre alla grande esposizione con un intervento per i lettori di archeologiavocidalpassato.com in occasione della presentazione alla stampa il 3 maggio 2023.
“Siamo davanti all’Artemide di Ariccia”, esordisce Verger: “questa grande statua, copia romana di un’opera greca del V secolo, che era qua nelle grandi aule delle Terme di Diocleziano, finora chiuse al pubblico, e adesso insieme allo spazio possiamo anche vedere i capolavori che erano allestiti già da più di un secolo: perché questi spazi sono stati quelli della mostra del 1911 di Rodolfo Lanciani per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia. Quindi spazi importanti, che dopo 111 anni, come i Ludi secolari romani, abbiamo voluto fare una grande mostra, con tanti capolavori. Ma una mostra che ha un senso: qual è il nostro rapporto con l’antichità, con gli antichi. È un rapporto di cultura, è un rapporto di sapere, ma è anche un rapporto di emozioni. Gli antichi hanno vissuto le stesse cose di noi, prima di noi. Ci sono le vittime di Pompei che ci ricordano anche i terremoti attuali, le guerre, le epidemie. Quindi è anche il modo di ricordare tutto quello che ci lega con l’antichità.

Stele con l’Atena pensosa dal museo dell’Acropoli di Atene (foto graziano tavan)
“E questo percorso – continua Verger – l’abbiamo fatto con dei grandi capolavori noti, che sono capolavori da manuali, come l’Atena pensosa del museo dell’Acropoli, che conosco da bambino perché l’ho visto sui miei libri di scuola, e poi capolavori assolutamente sconosciuti, come il carro di Civita Giuliana (Pompei), che è stato restaurato veramente da poco. Ieri (2 maggio 2023, ndr) abbiamo ricevuto l’Ercole della via Appia, che è stato trovato 100 giorni fa e che è stato restaurato, il restauro si è concluso solo due giorni fa, e l’abbiamo allestito ieri. E poi c’è un vaso etrusco da Norcia dalla grande tomba Lattanzi che è stato scoperto ad agosto 2022 che racconta la storia di Troia con delle didascalie in etrusco (Achille e Aiace, …). E poi abbiamo messo anche un oggetto per me molto caro, la Tabula Chigi, che è stata acquistata per il museo nazionale Romano nel 2022, un oggetto veramente importante perché per la prima volta c’è la personificazione dell’Europa e dell’Asia, che reggono un grande scudo che raffigura la battaglia di Gaugamela e quindi la battaglia decisiva di Alessandro Magno contro i Persiani di Dario III.

La grande aula II delle Terme di Diocleziano: opere contemporanee dialogano con l’antico (foto graziano tavan)
“Quindi tante opere – conclude Verger -. Opere antiche, opere medievali, opere rinascimentali e anche alcune opere contemporanee tra cui un ciclo che rappresenta la bellezza femminile insieme al racconto del ciclo troiano, quindi con Afrodite, con Elena, il giudizio di Paride. Ecco l’opera di Caterina Gemma che è stata fatta apposta per questa mostra specifica alle Terme di Diocleziano”.

I corridori della Villa dei Papiri di Ercolano conservati al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)
Il nostro rapporto con gli antichi è sostanzialmente doppio: da una parte, si è costruito attraverso un lungo e discontinuo processo storico di trasmissione intellettuale e artistica che ha plasmato la nostra cultura classica fra continuità, fratture e manipolazioni; dall’altra, ha talvolta preso la forma di un rapporto di immedesimazione, sviluppato con persone che, pur vissute molto tempo fa, hanno affrontato, come noi, tutte le vicende della vita, dalle più gioiose alle più drammatiche, e a queste hanno dato voci e forme che sono giunte fino a noi. Per questo, gli antichi ci sembrano allo stesso tempo lontani e vicini. “Il valore della libertà, il valore dell’Occidente è il filo conduttore di questa mostra”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia. Ringrazio il ministero della Cultura e dello Sport della Grecia per la collaborazione fattiva e amichevole. Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”. Tutte le tematiche della mostra sono ripercorse e approfondite dai numerosi saggi pubblicati nel catalogo edito da Electa.

I calchi di due vittime dell’eruzione del Vesuvio a Pompei, forse uno schiavo e il suo padrone, aprono la mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)
IL PERCORSO DELLA MOSTRA. La prima sala della mostra (Aula I – L’eternità di un istante) si apre con un reperto che più di tutti esplicita questo doppio rapporto: il calco di due vittime anonime dell’eruzione del Vesuvio che l’archeologia ci ha restituito come eternamente immobilizzate nell’istante della morte. Attorno ad esse invece, sono presentate diverse forme popolari e colte di reinterpretazione moderna dell’antico.

Testa di Ulisse dalla grotta di Tiberio di Sperlonga (foto graziano tavan)
La seconda sala (Aula II – La fama eterna degli eroi) esplora le forme della trasmissione e tradizione culturale dell’antichità attraverso l’arte e la letteratura: come i moderni hanno ereditato modi antichi di ostentare e rappresentare il potere, da Cesare a Cosimo da Medici; come i grandi cicli mitici – quelli omerici dell’Iliade e dell’Odissea – tramandati in varie forme fin dall’antichità, sono rimasti vivi nell’immaginario popolare contemporaneo; e come, al contrario, altre tradizioni mitiche siano cadute nell’oblio, e poi recuperate solo grazie alla riscoperta erudita e filologica della letteratura antica operata in età post-antica.

Statua di Osiride Chronokrator (creatore del tempo) dal museo nazionale Romano (foto graziano tavan)
Dal mito si passa, nell’Aula III (L’ordine del cosmos) alle rappresentazioni antiche dello spazio e del tempo, che prendono la forma di divinità, di personificazioni e di entità astratte che hanno dato origine alle nostre categorie spaziali e temporali. Così si conclude un primo percorso verso l’eternità – Aion – e l’ordine immutabile del mondo – il kosmos: tra le forme che gli antichi dettero a nozioni sovrumane come queste, spiccano alcuni reperti eccezionali che popolano questa sezione, come l’omphalos – l’ombelico del mondo – che si trovava nel grande santuario di Apollo a Delfi.

La grande aula IV delle Terme di Diocleziano che ospita la sezione “Le opere e i giorni” della mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)
Nella seconda parte del percorso, si illustra il rapporto intimo di immedesimazione che, malgrado la distanza culturale e temporale che ci separa dagli antichi, ce li rende vicinissimi ogni volta che identifichiamo le vicende delle loro vite con le nostre. Nell’Aula IV (Le opere e i giorni) si ricostruiscono, attraverso una serie di spettacolari scoperte recenti, importanti momenti della vita sociale, sia nella casa sia nella città, scandite da rituali privati e pubblici.

Statua di fanciulla (kore) da Santorini (foto graziano tavan)
L’antichità ha tramandato un’inesauribile varietà di modi di rappresentare l’individuo, dalle potenti statue-stele neolitiche alle raffinate composizioni classiche ed ellenistiche. Una scelta significativa di queste raffigurazioni è esposta nell’Aula V (Umani divini). Spiccano in particolare la monumentale statua femminile di Santorini, una della più antiche di tutta la scultura greca, esposta per la prima volta in assoluto al grande pubblico, la statua in bronzo dell’arringatore e uno dei giganti sardi di Mont’e Prama. Intorno a queste figure umane divinizzate, si segue il lungo percorso che porta il defunto nell’aldilà, sia attraverso le diverse raffigurazioni del rituale funerario, sia tramite le varie credenze nell’oltretomba che l’antichità ci ha tramandato.

Statua di personaggio in veste di Ercole scoperto nel parco Ardeatino del parco archeologico nazionale dell’Appia antica (foto graziano tavan)
Accompagnano il visitatore in questo percorso di scoperta e confronto, alcune opere straordinariamente rappresentative, provenienti non solo dai principali musei italiani, nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla direzione generale Musei, ma anche da importantissimi istituti della Grecia. Molte delle opere in mostra sono presentate al pubblico per la prima volta: nuove scoperte, come il carro da parata di Civita Giuliana e la statua di Ercole del parco archeologico dell’Appia Antica, nuove acquisizioni, come la Tabula Chigi del Museo Nazionale Romano, e soprattutto numerosi capolavori solitamente conservati nei depositi dei musei dell’Italia e della Grecia, come la statua di Santorini.
Maria Luisa Catoni, co-curatrice della mostra “L’istante e l’eternità”, professore ordinario di Storia e Archeologia dell’Arte antica, coordinatore del programma di dottorato in Gestione e sviluppo dei Beni culturali all’IMT di Lucca, ha proposto alcune riflessioni sull’esposizione durante l’anteprima alla stampa il 3 maggio 2023. “L’istante e l’eternità”, spiega, “significa molte cose. L’istante e l’eternità è esemplificato al meglio all’inizio della mostra: le vittime dell’eruzione del Vesuvio a Pompei, scavate molto recentemente, diventano eterne perché la scienza archeologica, che ha imparato e ne ha coscienza, ha reso scientifico l’amore per l’antichità; in questo caso attraverso una tecnologia, quella inventata da Fiorelli del calco che riempie dei vuoti, che diventano oggetti eterni, che resistono e che la natura avrebbe dissolto.

Monumento funerario con fanciulle danzanti dalla via Prenestina, conservato al museo nazionale Romano (foto graziano tavan)
“Quindi questi due assi – continua Catoni – vengono raccontati al visitatore che si troverà su un asse delle “forze cristallizzanti” (il mito, la ripetizione) e delle forze della vita istantanea. Dell’istante e l’eternità però vorrei ricordare una cosa e cioè questa mostra ci dice che nonostante ripetiamo che siamo eredi della cultura greca e di quella romana e delle molte culture che l’hanno utilizzata, in realtà ogni gesto di riuso che ha reso eterno, che ha spinto un po’ più in là un gesto della cultura antica, non è scontato. Quello che questa mostra ci ricorda è che ogni gesto in cui un artista guarda e cerca nell’antichità il gesto del compianto funebre – Verrocchio, per esempio, per immortalare la morte di Francesca Pitti Tornabuoni, morta di parto – ogni gesto di quell’istante che è una ripresa di un gesto che non appartiene alla propria cultura, appartiene a una cultura finita, alla fine del Quattrocento la cultura antica è lontana, ognuno di quei gesti è un tassello per realizzare una cosa assolutamente straordinaria e non ovvia, cioè la sopravvivenza di una cultura coi suoi gesti coi suoi rituali al proprio tempo.

Compianto sul Cristo morto, bassorilievo di Bertoldo di Giovanni, conservato al museo nazionale del Bargello di Firenze (foto graziano tavan)
“La sopravvivenza della cultura greca e romana implica sempre manipolazioni, errori, reinterpretazioni. Si diceva: è lo stesso gesto. Esistono forze cristallizzanti come il rituale funerario – sottolinea Catoni -. Eppure ogni gesto è lo stesso gesto che possiamo riconoscere in un rilievo del Compianto di Cristo, eppure è lo stesso gesto che vediamo in una rappresentazione funeraria antica. È lo stesso gesto, o quasi: in realtà non è mai lo stesso gesto perché viene reinterpretato e riusato in un contesto diverso. Nel rituale funerario antico l’espressione del dolore umano che ci interroga e che è anche il nostro attraverso il rituale viene contenuto, cristallizzato, reso ripetibile, e reso immagine. Attraverso questa possibilità se qualcuno, molti secoli dopo, come Bertoldo Di Giovanni allievo di Raffaello, guarda a quel gesto può utilizzarlo per esprimere il dolore invisibile non di una morte dell’antichità classica ma di Cristo. E questo è quello che si vede in mostra: questo rapporto di ogni istante con questa costruzione di un percorso che poi giunge fino a noi.

Busto con ritratto di Omero, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)
“Naturalmente di tutto questo fanno parte le riprese del mito, del mito omerico. Dobbiamo immaginare sullo sfondo – per esempio delle sculture di Sperlonga – certamente tutta una serie di cose che non sono in mostra se non ricordate, accennate. Per esempio il busto di Omero è lì a dirci il mito della presa di Troia che ha avuto una grande forza cristallizzante anche in letteratura ma di cui noi mostriamo gli esiti figurativi. Questo dialogo tra ciò che gli archeologi che vengono in ultimo come esito di questa continua ricerca dell’antichità, e i primi tentativi i primi gesti i primi istanti di riuso dell’Antico, è sempre presente in mostra. Se mi chiedo che cosa vorrei che i visitatori di questa mostra ricordassero – conclude Catoni -, mi piacerebbe ricordassero questa grande impresa di collaborazione tra Italia e Grecia, questa curiosità di mettere l’accento sulla non ovvietà della sopravvivenza dell’antico che ci chiama a curarcene con sempre maggiore impegno perché non è affatto ovvio che una civiltà sopravviva a se stessa”.
Pompei. Ricostruito nelle sue parti mancanti il carro da parata di Civita Giuliana, a due anni dall’eccezionale scoperta. Sarà un pezzo forte della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli Antichi” alle Terme di Diocleziano a Roma. Zuchtriegel: “Dalla scoperta al restauro, alla fruizione: un percorso di recupero, legalità e valorizzazione di un reperto unico”
“Elegante, raffinato, prezioso: è lo straordinario carro da parata, con elementi in legno e ferro, dipinto di rosso, e decorazioni a tema erotico in stagno e bronzo, l’ultima eccezionale scoperta dagli scavi della villa suburbana di Civita Giuliana a un passo da Pompei. Sotto il portico della villa, a ridosso della stalla dove meno di tre anni fa erano stati trovati tre cavalli, uno ancora con le ricche bardature in bronzo, il carro era pronto forse per un rito legato a culti propiziatori come potevano essere quelli di Cerere o di Venere, forse – più probabilmente – per una cerimonia nuziale promossa dal ricco proprietario della villa. Nozze ed eros: riportano a scene di vita quotidiana e di festa delle élite”. Così due anni fa, era il febbraio 2021, il parco archeologico di Pompei annunciava la nuova eccezionale scoperta nella villa di Civita Giuliana (vedi Nuova eccezionale scoperta nella lussuosa villa di Civita Giuliana (Pompei): scoperto un carro da parata (pilentum) integro, con decorazioni erotiche, forse per una cerimonia nuziale. Osanna: “Un unicum in Italia. Grazie all’intesa Parco archeologico di Pompei e Procura di Torre Annunziata per contrastare le attività dei tombaroli” | archeologiavocidalpassato).

Locandina della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano dal 4 maggio al 30 luglio 2023

Il carro da parata scoperto nella villa suburbana di Civita Giuliana dopo la ricostruzione (foto parco archeologico pompei)
Oggi il carro ricostruito nelle sue parti mancanti – che lasciarono impronte nella cenere e furono recuperate grazie alla tecnica del calco – è finalmente percepibile nelle sue reali forme e dimensioni e sarà uno dei pezzi forti della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli Antichi”, in programma dal 4 maggio al 30 luglio 2023 alle Terme di Diocleziano, una delle sedi del museo nazionale Romano. “Questa è un’autentica perla che dimostra ancor più, ove ve ne fosse bisogno, l’unicità del nostro patrimonio”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Il restauro e l’esposizione non rappresentano solo la restituzione di un reperto eccezionale ai cittadini e agli studiosi, ma anche il coronamento di uno sforzo che, in questo caso, ha visto operare insieme parco archeologico di Pompei, Procura della Repubblica di Torre Annunziata e Carabinieri del TPC. Tutto ciò ci spinge a lavorare con sempre maggior impegno, consapevoli del valore del nostro patrimonio, eredità di un grande passato ma anche opportunità di crescita civile e socioeconomica per il futuro”. La mostra che espone il carro è promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia (Eforato per le Antichità delle Cicladi) e testimonia la centralità e l’importanza della collaborazione tra i due Stati. L’evento espositivo, organizzato dalla Direzione generale Musei e dal museo nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideato e curato da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2023/04/30/roma-alle-terme-di-diocleziano-con-lapertura-delle-grandi-aule-chiude-da-decenni-al-via-la-grande-mostra-listante-e-leternita-tra-noi-e-gli-antichi-30/).

La Stanza degli Schiavi nella villa suburbana di Civita Giuliana a Pompei (foto parco archeologico pompei)

La seconda vittima nel criptoportico della villa suburbana di Civita Giuliana: ben delineati il mento, le labbra e il naso (foto Luigi Spina)
L’operazione nasce nel 2017 dalla collaborazione tra la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale e il parco archeologico di Pompei per arrestare l’attività illecita dei clandestini e il depredamento del patrimonio archeologico di quell’area. Da questa sinergia che ha dato vita nel 2019 a un Protocollo d’intesa per la legalità tra le istituzioni teso al contrasto delle operazioni illecite nel territorio vesuviano, e dall’attività di scavo avviata ne è derivata la scoperta e dunque la restituzione al pubblico di ambienti e reperti di grande valore dal punto di vista storico e scientifico: dal rinvenimento di una stalla con i resti di alcuni esemplari equini, tra cui un cavallo bardato di cui è stato possibile realizzare il primo calco in assoluto, alla stanza degli schiavi e al carro cerimoniale nel quartiere servile della villa; ai calchi di due vittime dell’eruzione nel settore residenziale (vedi Straordinaria scoperta tra i cunicoli di scavi clandestini a Civita Giuliana, appena fuori le mura nord di Pompei: trovata una villa suburbana in ottimo stato di conservazione. Per evitare fake news e notizie sensazionalistiche prive di fondamento il direttore generale Osanna svelerà giovedì 10 maggio tutti i dettagli della scoperta | archeologiavocidalpassato).

Il carro da parata scoperto nella villa suburbana di Civita Giuliana dopo la sua ricostruzione (foto parco archeologico pompei)
Il grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, le bellissime decorazioni in bronzo e argento, con raffigurazioni erotiche, i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), venne rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla con i resti dei 3 equidi. Si tratta di un vero e proprio unicum in Italia non solo per il livello di conservazione, in quanto sono emerse le singole decorazioni e l’intera struttura del veicolo, ma anche perché non si configurava come carro da trasporto per i prodotti agricoli o per le attività della vita quotidiana, già attestati sia a Pompei che a Stabia. Il carro è identificabile come un pilentum, un veicolo usato nel mondo romano dalle élite, per cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa. Un reperto unico e fragile per le sue delicate condizioni di conservazione e rinvenimento, che nel suo percorso di recupero, restauro, ricostruzione e restituzione alla fruizione del pubblico, incarna appieno il senso di caducità e eternità che la storia ci consegna attraverso la testimonianza del nostro straordinario patrimonio culturale.

Dettaglio della decorazione del carro di parata scoperto nella villa suburbana di Civita Giuliana dopo la ricostruzione (foto parco archeologico pompei)
“La scoperta all’epoca dello scavo fu eccezionale per le informazioni che rivelava per la tipologia di veicoli di trasporto, di tipo cerimoniale, che non trovava confronti in Italia con simili reperti. Un carro simile era stato ritrovato anni fa in Grecia, nei luoghi dell’antica Tracia, in una tomba appartenuta a una famiglia di alto rango, ma lasciato in situ. Questa è invece la prima volta al mondo che un pilentum viene ricostruito e studiato”, dichiara il direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, sotto la cui direzione del parco di Pompei nel 2018 si sono avviate tutte le attività e la firma del protocollo d’Intesa con la Procura – Inoltre, le indagini a Civita Giuliana hanno sancito l’ attuazione di una metodologia di scavo di tutto il contesto, ormai ordinaria a Pompei, che ha visto coinvolto un team interdisciplinare di archeologi, architetti, ingegneri, restauratori, vulcanologi, antropologi e archeobotanici. L’attuale restituzione del carro al pubblico racchiude una storia ben più ampia di cura del patrimonio culturale italiano”.

Una fase della ricostruzione del carro da parata scoperto nella villa suburbana di Civita Giuliana (foto parco archeologico pompei)
“Il carro oltre al suo valore scientifico, costituisce il simbolo di un processo virtuoso di legalità, tutela e valorizzazione non solo dei singoli reperti, ma di tutto il territorio vesuviano”, aggiunge Gabriel Zuchtriegel, attuale direttore del Parco. “Quell’attività ha dato avvio a operazioni di esproprio di strutture illecite, per consentire di proseguire l’indagine e ha visto più enti collaborare per un intento univoco. Oltre alla Procura e ai Carabinieri, anche il Comune di Pompei, ha dato la sua disponibilità nella gestione della viabilità urbana inevitabilmente compromessa dal prosieguo dello scavo. L’esposizione dei preziosi reperti è un punto di partenza verso l’obiettivo più ambizioso di rendere presto fruibile l’intera villa al pubblico”.
Roma. Alle Terme di Diocleziano, con l’apertura delle Grandi Aule chiuse da decenni, al via la grande mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”: 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Il ministro Sangiuliano la visita in anteprima con il cantiere aperto

I Corridori dalla villa dei Papiri di Ercolano in una fase dell’allestimento della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano (foto mnr)
Alle Terme di Diocleziano del museo nazionale Romano ultime ore febbrili per ultimare l’allestimento della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” che apre al pubblico giovedì 4 maggio 2023, che per l’occasione, dopo decenni, potrà ammirare alcune delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, che ospitarono nel 1911 la Mostra Archeologica nell’ambito delle celebrazioni per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia e che conservano, ancora oggi, parte dell’allestimento storico degli anni Cinquanta. Circa 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee, che permettono di esplorare in modi inaspettati e spettacolari il rapporto complesso e variegato che noi intratteniamo con gli antichi: opere che

Il ministro Sangiuliano con il direttore generale Osanna in una visita al museo nazionale Romano accompagnati dal direttore Verger (foto mnr)
domani, 1° maggio 2023, nel pomeriggio, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, potrà ammirare visitando in anteprima la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”, nelle ultime fasi dell’allestimento. “Il valore della libertà, il valore dell’Occidente è il filo conduttore di questa mostra”, ha dichiarato Sangiuliano. “L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia. Ringrazio il Ministero della cultura e dello sport della Grecia per la collaborazione fattiva e amichevole. Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”.

Locandina della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano dal 4 maggio al 30 luglio 2023
La mostra, visitabile dal 4 maggio al 30 luglio 2023, è promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia (Eforia delle Antichità delle Cicladi) e testimonia la centralità e l’importanza della collaborazione tra i due Stati. L’evento espositivo, organizzato dalla Direzione generale Musei e dal museo nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideato e curato da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale. Tutte le tematiche della mostra sono ripercorse e approfondite dai numerosi saggi pubblicati nel catalogo edito da Electa.

Testa di giovane africano (II secolo a.C. ?) conservata al museo nazionale Romano (foto mnr)

Statua di fanciulla (kore) da Santorini (640 a.C.) conservata al museo Archeologico di Thera (foto mnr)
Il nostro rapporto con gli antichi è sostanzialmente doppio: da una parte, si è costruito attraverso un lungo e discontinuo processo storico di trasmissione intellettuale e artistica che ha plasmato la nostra cultura classica fra continuità, fratture e manipolazioni; dall’altra, ha talvolta preso la forma di un rapporto di immedesimazione, sviluppato con persone che, pur vissute molto tempo fa, hanno affrontato, come noi, tutte le vicende della vita, dalle più gioiose alle più drammatiche, e a queste hanno dato voci e forme che sono giunte fino a noi. Per questo, gli antichi ci sembrano allo stesso tempo lontani e vicini.

Uno dei medaglioni con scene a sfondo erotico nella decorazione del carro da parata di Civita Giuliana (foto Luigi Spina)
Accompagnano il visitatore in questo percorso di scoperta e confronto, alcune opere straordinariamente rappresentative, provenienti non solo dai principali musei italiani, nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla Direzione generale Musei, ma anche da importantissimi istituti della Grecia. Molte delle opere in mostra sono presentate al pubblico per la prima volta: nuove scoperte, come il carro da parata di Civita Giuliana e la statua di Ercole del parco archeologico dell’Appia Antica, nuove acquisizioni, come la Tabula Chigi del museo nazionale Romano, e soprattutto numerosi capolavori solitamente conservati nei depositi dei musei dell’Italia e della Grecia, come la statua di Santorini. La mostra rappresenta così un’ulteriore opportunità per il progetto Depositi (Ri)scoperti, ideato e promosso dal museo nazionale Romano, permettendo non solo di proseguire l’iniziativa, ma anche di incrementarla con la realizzazione di nuove tappe espositive negli istituti della Direzione regionale Musei Lazio a Nemi e a Sperlonga.
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