Milano. Al via l’VIII edizione delle Giornate di Archeologia Arte e Storia del Vicino e Medio Oriente promosse da Fondazione Terra Santa e Commissariato di Terra Santa del Nord Italia. Tre giorni di lavori in presenza e on line
Dal 20 al 22 ottobre 2022, a Milano, all’auditorium del museo dei Cappuccini in via Antonio Kramer 5 e in streaming, appuntamento con le Giornate di Archeologia Arte e Storia del Vicino e Medio Oriente, giunte all’VIII edizione, promosse da Fondazione Terra Santa e Commissariato di Terra Santa del Nord Italia. L’iscrizione per la partecipazione in presenza è gratuita previa iscrizione che dovrà essere effettuata registrandosi sulla piattaforma Eventbrite o via email all’indirizzo iscrizioni@fondazioneterrasanta.it indicando il proprio nominativo, quello di eventuali accompagnatori e le sessioni alle quali si desidera partecipare. Iscrizioni diretta streaming: l’iscrizione per la partecipazione alla diretta streaming prevede un piccolo contributo che andrà a sostenere i costi del servizio, da devolvere esclusivamente tramite carta di credito all’atto della registrazione su piattaforma Eventbrite. Offerta consigliata per singola sessione: 5 euro. Offerta consigliata per la partecipazione a tutte le sessioni: 15 euro. Per iscriversi a tutte le sessioni streaming del programma cliccare qui.
Giovedì 20 ottobre 2022, dalle 15 alle 17.30: “Cinema. Sguardi di Celluloide sulla Terra Santa”. Relazione introduttiva di Elena Mosconi, professoressa di Storia del Cinema all’università di Pavia. Selezione di filmati tratti da una quarantina di documentari storici realizzati tra gli anni Quaranta e Ottanta dalla Custodia di Terra Santa, restaurati e digitalizzati a cura del museo del Cinema di Milano. Iscriviti qui
Venerdì 21 ottobre 2022, dalle 9 alle 13: “Crisi ambientali e guerre dell’acqua in Medio Oriente”. Intervengono: Cristina Cattaneo, responsabile di ricerca sulle migrazioni all’European Institute on Economics and the Environment (Eiee), su “Cambiamenti climatici e migrazioni nel Mediterraneo, un quadro”; Mauro Primavera, ricercatore dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano / Fondazione Oasis, su “La dimensione ambientale della guerra in Siria”; Anna Pozzi, giornalista e scrittrice, Fondazione Pime, su “Crisi climatica, conflitti e migrazioni nel Sahel”; Manuela Borraccino, giornalista, esperta di Medio Oriente, su “Prospettive di genere sul contrasto alla crisi climatica in Medio Oriente”; Giuseppe Caffulli, giornalista, direttore della rivista Terrasanta, su “Il caso Mar Morto”. Sessione accreditata per la formazione permanente dell’Ordine dei Giornalisti. Per chi svolge la professione iscriversi dal portale formazionegiornalisti.it. Iscriviti qui.
Venerdì 21 ottobre 2022, dalle 14.30 alle 17: “Anniversari 2023-2025 – Verso gli 800 anni di Francesco d’Assisi”. Intervengono: fra Giuseppe Buffon, professore di Storia della Chiesa alla Pontificia Università Antonianum di Roma, su “1223-2023 | Carisma e Istituzione, otto secoli della Regola bollata”; Antonio Musarra, professore di Storia Medievale alla Sapienza Università di Roma, su “1223-2023 l Presepe di Greccio: una translatio francescana dei Luoghi Santi?”; Rosa Giorgi, storica dell’arte, direttrice del museo dei Cappuccini di Milano, su “1224-2024 | Le Stimmate di Francesco, un percorso iconografico”; fra Stefano Luca, professore di Islamistica allo Studio Teologico Laurentianum di Venezia, esperto del dialogo cattolico-islamico, su “1225-2025 | l Cantico delle creature, una lettura missiologica”. Iscriviti qui.
Sabato 22 ottobre 2022, dalle 10 alle 13: “Archeologia: dal Nilo alla Via della Seta”. Intervengono: Alberto Elli, orientalista, docente di Lingue dell’Antico Egitto, su “I geroglifici, Champollion e la Stele di Rosetta a 200 anni dalla decifrazione”; Maria Giovanna Biga, già docente di Storia del Vicino Oriente antico alla Sapienza Università di Roma, su “Il velo nelle religioni e culture dell’antico Medio Oriente”; Massimo Vidale, archeologo, dipartimento dei Beni culturali, università di Padova, su “Hatra, rinascita di una città in Iraq”; Sergio Ferdinandi, vice-presidente ISMEO – Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente di Roma, su “Armenia medievale: sistemi di difesa e di incastellamento della Via della Seta”; fra Amedeo Ricco, archeologo, Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, su “I resti architettonici della Rotonda del Santo Sepolcro a Gerusalemme: riscoperta e valorizzazione”. Iscriviti qui.
Fresco di stampa il manuale “Archeologia. Teorie, metodi, strumenti” dell’archeologo Massimo Vidale che offre una panoramica generale sullo stato della ricerca archeologica contemporanea

La copertina del libro “Archeologia. Teorie, metodi, strumenti” dell’archeologo Massimo Vidale

Il prof. Massimo Vidale, dell’università di Padova (foto castellani)
C’è un libro, fresco di stampa, uscito per la collana Manuali Universitari di Carocci, destinato ai corsi di laurea triennali, che offre una panoramica generale sullo stato della ricerca archeologica contemporanea e sulle sue più recenti prospettive di sviluppo utilizzando un linguaggio accessibile ma tecnicamente preciso e fornendo un consistente apparato di riferimenti bibliografici, così da guidare studenti e studentesse nella definizione del proprio percorso scientifico e professionale di interesse. Parliamo di “Archeologia. Teorie, metodi, strumenti” dell’archeologo Massimo Vidale, che insegna Metodologia della ricerca archeologica all’università di Padova. Vidale, codirettore della Missione archeologica italiana nell’Iran sud-orientale e membro del Consiglio direttivo dell’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO), ha effettuato ricerche in Italia, Iran, Pakistan, India, Asia centrale, Iraq e Africa settentrionale. Il libro affronta in primo luogo le tecniche e le condizioni operative dello scavo archeologico, per poi proseguire, nell’ordine, con l’assetto epistemologico del campo di studi, la materialità dei reperti, i principi e le tecniche di datazione, l’archeologia dei territori, lo studio dell’organizzazione sociale, l’archeologia del sacro e del funerario e le attuali ricerche sull’identità umana (sia culturale sia biologica, riservando ampio spazio al recente impatto degli studi sul DNA antico). Conclude il testo un capitolo dedicato alla scrittura delle pubblicazioni scientifiche e divulgative e di progetti finanziabili, e alle informazioni indispensabili sulle attuali procedure di valutazione e misurazione della produzione scientifica.
“Afghanistan: tracce di una cultura sfregiata”: il regista veneziano Alberto Castellani svela in anteprima il suo nuovo film che racconta di un Paese martoriato, un popolo umiliato, una cultura millenaria e un patrimonio archeologico ricchissimo a rischio; con il contributo dei massimi esperti in materia
“Afghanistan, una terra dimenticata. Un popolo ferito e umiliato. Una tragedia immane. Un conflitto senza fine. Afghanistan, ultimo atto? Afghanistan, una cultura millenaria. Una cultura calpestata. Una incredibile avventura archeologica. Un patrimonio archeologico ricchissimo singolare incrocio di culture diverse oggi sottoposte a un sistematico saccheggio”. È con queste parole accompagnate da immagini straordinarie e drammatiche che il regista veneziano Alberto Castellani ci svela con un promo in anteprima il suo ultimo nuovo film, di cui sta ultimando in queste settimane la produzione: “Afghanistan: tracce di una cultura sfregiata” destinato a essere uno dei film protagonista delle rassegne cinematografiche a soggetto archeologico dell’autunno 2022. “Dovrebbe durare all’incirca un’ora”, anticipa Castellani, “ma un minutaggio preciso al momento non è possibile. Vorrei che il film fosse disponibile per settembre in tempo per partecipare fuori concorso ad un momento dedicato all’Afghanistan che il RAM, il festival internazionale di Rovereto, sta organizzando per la giornata finale della manifestazione di quest’anno, esattamente tra tre mesi, il 2 ottobre 2022”.

La valle di Bamiyan in Afghanistan con quel che resta dei Budda fatti saltare dai Talebani (foto TOI)
Dopo il film “Mesopotamia in memoriam” il racconto di una nuova pagina drammatica destinata a sconvolgere le nostre coscienze: “È stata una decisione presa all’indomani della presa di Kabul da parte dei talebani”, racconta Castellani. “Una decisione forse un po’ avventata per l’impegno e le difficoltà che poteva comportar la realizzazione di programma televisivo dedicato all’Afghanistan. Ed è così che abbandonato per un po’ il Medio Oriente legato alla mia produzione audiovisiva di questi ultimi anni, mi sono letteralmente “tuffato” nel continente asiatico venendo a contatto con un mondo ed una cultura che fino ad oggi non mi avevano coinvolto”.

La corona d’oro trovata nelle tombe di Tillia Tepe (Afghanistan)
L’Afghanistan è una data, il 15 agosto 2021, quando ha cominciato a chiamarsi “Emirato islamico dell’Afghanistan”. “È lo Stato, se così possiamo ancora chiamarlo, che, nel corso di poche settimane, le milizie talebane hanno conquistato o meglio riconquistato occupando i principali centri della nazione compresa la capitale Kabul. Ed è lo Stato totalmente disfatto, da cui la popolazione civile sta tuttora cercando, con crescente difficoltà, di fuggire verso l’occidente. A quale Afghanistan rivolgersi? mi sono allora chiesto. Ma perché allora non pensare anche ad un altro possibile intervento, ad altre risorse che non debbono essere dimenticate dall’opinione pubblica internazionale oltre che dagli stessi afghani? Perché non pensare, ad esempio, alla millenaria cultura di quel popolo, a qualcosa che va ad inserirsi nelle radici più lontane di una comunità oggi in ginocchio ma che forse un domani potrà trovare nuove forze guardando al suo glorioso passato? L’Afghanistan rischia di perdere la propria identità e di svegliarsi dal caos attuale senza la coscienza di possedere una storia”, denuncia il regista. “L’Archeologia con le sue capacità a volte inesauribili di scoprire e ricostruire il passato può fornire un prezioso contributo per la sua rinascita”.

Un rilievo dell’arte di Gandhara esposto nella mostra “Città, palazzi, monasteri. Le avventure archeologiche dell’IsMEO/IsIAO in Asia”
Il programma intende ricordare le principali figure di studiosi che nel corso del ‘900 e di questo inizio secolo si sono dedicati a ricostruire le vicende artistiche più lontane dell’Afghanistan facendo conoscere al mondo soprattutto l’arte del Gandhara che si caratterizza per la compresenza di elementi indiani, ellenistici ed iranici. Si tratta, nella fase iniziale, di archeologi francesi ma anche di ricercatori italiani tra i quali spicca la figura di Giuseppe Tucci.

L’archeologa Anna Filigenzi in Afghanistan dove dirige la missione archeologica italiana dal 2004 (foto ismeo)
Per accompagnare il pubblico in questo viaggio, il regista veneziano si è avvalso della collaborazione di prestigiose istituzioni culturali, dal Museo Guimet di Parigi al Museo delle Civiltà di Roma, dal Museo Archeologico di Kabul all’ISMEO di Roma. E soprattutto ha trovato dei “compagni di viaggio” preziosi che ora costituiscono il comitato scientifico del film. “A partire dal coinvolgimento di Anna Filigenzi, direttrice della missione archeologica italiana in Afghanistan”, ricorda Castellani. “È stata la sua una presenza discreta, concretizzatesi in un incontro avvenuto a Firenze e proseguito poi con una serie di contatti telefonici e di suggerimenti per individuare alcune figure chiave di consulenti”. Si tratta di Massimo Vidale (università di Padova), di Luca Maria Olivieri (università Ca’ Foscari Venezia), di Ciro Lo Muzio (università La Sapienza di Roma), di Laura Giuliano e di Michael Jung (museo delle Civiltà di Roma). Particolarmente significativo il carattere scientifico del contributo ma anche il valore simbolico della partecipazione, il coinvolgimento di Mohammed Fahim Rahmi, Direttore Museo di Kabul, che in qualche modo, è proprio il caso di dirlo, è riuscito a far giungere nel mio computer delle preziose immagini a testimonianza della situazione del Museo più importante dell’Afghanistan”.

Il regista Alberto Castellani al Museo Guimet di Parigi per le riprese del film “Afghanistan” (foto media venice)
Sono stati soprattutto due i Musei cui Castellani si è rivolto per la sua documentazione. Innanzitutto il parigino museo nazionale delle Arti Asiatiche, più noto come Museo Guimet, una esposizione permanente dedicata all’arte asiatica, in grado di documentare, tutte le campagne di scavo, tenutesi in territorio afghano, tra gli anni Venti e gli anni Quaranta del secolo scorso grazie ad accordi intercorsi tra Francia ed Afghanistan. Quanto esposto al Guimet ha consentito a Castellani di far emergere alcune figure base della archeologia afghana. Si tratta di Alfred Foucher, giustamente considerato l’iniziatore di una campagna di indagini sul territorio che porterà alla individuazione di alcuni fondamentali siti come Hadda e Balkh. Si tratta di Joseph Hackin e di sua moglie Marie legati alla scoperta del Tesoro di Begram, di Jean Carl ed alle sue indagini sul monastero di Fundukistan, di Daniel Schlumberger che tanto operò sul sito di Ai Khanun.

Il prof. Massimo Vidale, dell’università di Padova, tra i consulenti scientifici del film di Alberto Castellani (foto castellani)
Senza contare l’impegno italiano che ha preso avvio sin dal lontano 1957 con indagini su siti pre-islamici e islamici, Ghazni soprattutto, ponendo in luce aspetti inediti della storia culturale dell’Afghanistan e la sua centralità nella creazione e diffusione pan-asiatica di modelli artistici originali. Un impegno complessivo che ha fatto conoscere all’opinione pubblica internazionale quella che viene conosciuta come l’arte del Gandhara e attraverso essa lo sviluppo di una rivoluzione formale, di un nuovo modo di concepire le forme, il corpo umano, la narrazione, fattori questi che non esistevano nel mondo indiano. “Prima ci si esprimeva più attraverso delle icone statiche, dense di significato, immagini codificate”, sostiene il prof. Vidale in un suo contributo che appare nel film. “L’ellenismo portò veramente la capacità di rappresentare la vita dell’uomo in tutte le sue forme: la sensualità, i movimenti delle donne, i bambini, gli asceti i boschi, gli animali. Tutte cose che prima non c’erano. Ma questi codici formali non furono utilizzati per parlare dell’Occidente e dei valori del mondo greco, furono utilizzati per raccontare il mondo indiano. Ed è stata questa sintesi che ha avuto l’effetto così rivoluzionario che ancora oggi ci ammalia per la sua ambiguità e per la sua vitalità”.

Shiva e Parvati: il prezioso rilievo fa parte delle collezioni del museo di Arte orientale “Giuseppe Tucci” al Muciv di Roma
Una seconda tappa fondamentale è costituita dal materiale esposto al Museo romano delle Civiltà e la riscoperta di una figura forse un po’ dimenticata in questi ultimi anni. Si tratta di Giuseppe Tucci. In anni in cui il Nepal era ancora un paese misterioso, il Tibet un paese proibito e favolistico, l’India una realtà poco conosciuta, Tucci fu uno dei primi occidentali a visitare quei paesi. Per decenni ne ha percorso le mulattiere, gli altopiani e le vette innevate. Lo ha fatto servendosi di asini o cavalli, unendosi a carovane di passaggio, spesso muovendo da solo a piedi, trascorrendo le notti in ricoveri di fortuna. Per avvicinare e comprendere civiltà allora in gran parte ignote, ha usato la sua conoscenza, eccezionale per quegli anni, del sanscrito, del tibetano, del cinese, e di molte altre lingue orientali come l’ebraico, l’hindi, l’urdu, l’iranico, il pashtu, il mongolo. “I temi sono tanti, forse troppi per un film, me ne sto rendendo conto di giorno in giorno”, conclude Castellani. “Forse sessanta minuti alla fine saranno pochi per celebrare un Paese come l’Afghanistan. Perché questa terra, come ha sostenuto il prof. Olivieri davanti alla mia camera, è certamente un ammasso di orografie confuse e difficili da comprendere. Ma questo ammasso dice due cose. Innanzitutto come sia difficile affrontare la complessità di questo territorio, come sia difficile prenderlo, conquistarlo, mantenerlo sotto un controllo. Ma anche come dietro quel mucchio di pietre ci siano altri mucchi di pietre: mucchi di pietre che sono quelle lasciate dall’uomo. E la straordinaria ricchezza dell’Afghanistan, dal punto di vista archeologico, non ha probabilmente pari in tutta l’Eurasia”.
Padova. Nella Notte Bianca del Liviano incontro con Massimo Vidale e Mariangela Galatea Vaglio per parlare di gender e archeologia
Il gender e l’archeologia, ovvero come gli studi di genere devono essere usati per reinterpretare i problemi e i fatti del passato. Se ne parla il 27 aprile 2022, alle 20.15, nell’aula N del Liviano a Padova, nell’incontro “Gender archaeology: decostruire i bias di genere nell’archeologia” con Massimo Vidale e Mariangela Galatea Vaglio. L’iniziativa rientra negli eventi della IX Notte Bianca del Liviano organizzata da Studenti per Udu – Scienze Umane Padova negli spazi di palazzo Liviano e piazza Capitanato con cultura, arte e musica. L’evento è aperto alla comunità studentesca e alla cittadinanza. “La Notte Bianca – dicono gli organizzatori – rappresenta un’occasione per riflettere, per emozionarci e divertirci nella splendida cornice di piazza Capitaniato. La Notte Bianca diventa il palcoscenico dove l’immenso valore delle scienze umane viene espresso nelle sue numerose sfumature, andando oltre la classica didattica e rivolgendosi all’intera cittadinanza, con un focus specifico sull’analisi della realtà che quotidianamente viviamo”. Con l’occasione è possibile anche la visita guidata al museo Archeologico del Liviano in due turni di 20 persone ciascuno: 1. turno: ore 19.15, atrio Liviano; 2. turno: ore 20.15, Atrio Liviano. Contatto per prenotare: Teresa Cozzi – 3774787453.
Stereotipi come può essere quello del ruolo di donne e uomini nella società, nella famiglia e nel lavoro, ma come anche tante altre idee ultra semplificate riguardanti sesso e genere – frutto di una società di stampo patriarcale – oltre ad esistere tutt’oggi, sono stati usati come chiavi di lettura per l’interpretazione delle società del passato. Ma era davvero così nelle realtà preistoriche? O sono filtri attraverso cui per tanto tempo si è stati abituati a leggere diverse realtà? Ne parleranno Galatea Vaglio, insegnante e scrittrice, che si occupa di divulgazione storica, ha pubblicato numerosi saggi e romanzi e collaborato con il Sole24Ore, L’Espresso e ValigiaBlu; e Massimo Vidale, docente di Metodologia della Ricerca archeologica all’università di Padova. È co-direttore della Missione archeologica italiana nell’Iran sud-orientale e membro del Consiglio direttivo dell’ISMEO. Ha effettuato ricerche in Italia, Iran, Pakistan, India, Nepal, Asia centrale, Iraq e Africa settentrionale.
Padova. Giornata inaugurale (in presenza e on line) dell’anno accademico della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’università di Padova diretta da Massimo Vidale. Intervento di Dario Di Blasi su “Archeologia e cinema”

L’Anno Accademico 2021/2022 della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’università di Padova, diretta da Massimo Vidale, nell’ambito del Dipartimento dei Beni culturali diretto da Jacopo Bonetto, apre ufficialmente con una giornata inaugurale in presenza nell’aula Sartori del Palazzo Liviano di Padova e on line (su piattaforma zoom, link ID 832 2706 9671). Appuntamento giovedì 27 gennaio 2022 al quale sono invitati a partecipare i dottorandi, gli specializzandi, gli studenti e tutti gli interessati. Si inizia alle 9, con i saluti e la presentazione della giornata da parte del prof. Massimo Vidale. Alle 9.20, intervento della dott.ssa Alessandra Lighezzolo (Ufficio stage e tirocini Università di Padova); 10, presentazione dei corsi per l’A.A. 2021/2022 da parte dei docenti; 12.30, intervento del dr. Dario Di Blasi (direttore artistico di Firenze Archeofilm) sul tema “Archeologia e cinema”. Alla mattinata parteciperà la dott.ssa Elena Pettenò (soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Βelluno, Padova e Treviso).
Udine. Webinar “Archeomafie e dintorni – mappe e organizzazioni del traffico illecito di materiali archeologici” organizzato dall’associazione A.C.CulturArti nell’ambito del 3° Festival dell’Archeologia Pubblica “senzaConfini”. Tra i relatori: Lucio Milano, Massimo Vidale, F. Mario Fales

La sottrazione di opere d’arte e reperti archeologici non solo procura un danno patrimoniale allo Stato di inestimabile valore, ma depaupera anche ogni singolo cittadino. Questa forma di arricchimento illecito molto spesso è gestita da organizzazioni malavitose. Se ne parla lunedì 20 dicembre 2021, dalle 15.30 alle 18, nel webinar “Archeomafie e dintorni – mappe e organizzazioni del traffico illecito di materiali archeologici” organizzato dall’associazione A.C.CulturArti di Udine in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Aquileia ed è inserito nel programma del 3° Festival dell’Archeologia Pubblica “senzaConfini”, finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’evento si tiene in diretta sulla piattaforma Zoom (iscrizione gratuita https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN__f16BRo3QGyc67yw7AJ8bw) e sulla pagina Facebook di A.C.CulturArti (www.facebook.com/A.C.CulturArti/videos), in differita sul canale YouTube di A.C.CulturArti (https://www.youtube.com/channel/UCBErWhQdXqcP8w6UvCJvyew). Sono definite “archeomafie” le organizzazioni che operano nel campo degli scavi clandestini, del furto e del traffico illecito internazionale di reperti archeologici. Di questi argomenti di riconosciuto interesse, si occuperà il convegno “Archeomafie e dintorni”. L’evento, attraverso relazioni tenute da studiosi di fama internazionale, sarà in grado di concorrere all’aggiornamento degli operatori del settore, arricchendo le loro competenze e contribuendo a illustrare gli strumenti e metodi tuttora in atto per monitorare e contrastare la vasta gamma di atti e traffici criminosi connessi.

PROGRAMMA. Alle 15.30, saluti e presentazioni d’apertura: Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia; Roswitha Del Fabbro, presidente di A.C.CulturArti; F. Mario Fales, direttore scientifico di A.C.CulturArti. Parte prima: Perché “Archeomafie e dintorni” nell’archeologia pubblica: punti di vista. Interventi: Lucio Milano, università Ca’ Foscari di Venezia: “Lo scenario italiano: incontri recenti e implicazioni future”; Carlo Pavolini, università della Tuscia: “Riorganizzazione del Ministero e tutela del territorio – visuali a confronto”. Parte seconda: scorci d’Oriente. Interventi: Stefano Campana, università di Siena: “Alcune considerazioni sui primi risultati delle valutazioni dei danni provocati dall’ISIS al patrimonio archeologico iracheno: Hatra”. Massimo Vidale, università di Padova: “Alcune considerazioni sui primi risultati delle valutazioni dei danni provocati dall’ISIS al patrimonio archeologico iracheno: Ninive”. Parte terza: “Archeomafie e dintorni”. Interventi: Tsao Cevoli, direttore rivista “Archeomafie”: “I risultati e l’impatto delle indagini pluriennali della rivista”; Lidia Vignola, direttore Osservatorio Internazionale “Archeomafie”: “Il database e i risultati accessibili presso l’Osservatorio”. F. Mario Fales: “Saxa nondum loquuntur? Conclusioni parziali e provvisorie”.
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