Brindisi. Al Forte a Mare, l’evento annuale del Programma Operativo Nazionale (PON) “Cultura e Sviluppo” dal titolo “Lo sviluppo è bellezza”. Incontro in presenza e on line
“Lo sviluppo è bellezza”: dopo l’edizione 2021 al Mann di Napoli, il ministero della Cultura ha scelto la città di Brindisi nel 2023 per l’evento annuale del Programma Operativo Nazionale (PON) “Cultura e Sviluppo” 2014-2020 , lo strumento con il quale l’Italia contribuisce alla realizzazione della politica di coesione dell’Unione Europea rivolgendosi a favore delle “regioni in ritardo di sviluppo” (Campania, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia) con l’obiettivo prioritario di valorizzare il patrimonio culturale attraverso interventi di conservazione dei beni culturali, di potenziamento del sistema dei servizi turistici e di sostegno alla filiera imprenditoriale collegata al settore. L’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea ad avere un programma interamente dedicato alla cultura e allo sviluppo gestito dal Ministero della Cultura che ha avuto in dotazione un fondo pari a circa 500milioni di euro dei quali in Puglia sono stati destinati circa 70 milioni di euro divisi in 28 interventi. L’evento, dal titolo “Lo sviluppo è bellezza”, organizzato dal Segretariato generale del ministero della Cultura, si tiene mercoledì, 25 gennaio 2023, a Forte a Mare di Brindisi, dalle 14.30 alle 18. Ad aprire i lavori saranno l’arch. Maria Piccarreta, segretario regionale del ministero della Cultura per la Puglia, e il dott. Nicola Macrì, dirigente del Servizio V del Segretariato generale del ministero della Cultura. Il pomeriggio si dividerà in due sessioni con relative tavole rotonde moderate dal giornalista Raffaele Gorgoni: la prima parte verterà sul tema “La rete dei Castelli in Puglia: la gestione dei monumenti e lo sviluppo dei territori”, mentre la seconda avrà come tema “Nuovi orizzonti per il patrimonio culturale”. Per il pubblico che volesse partecipare ai lavori del pomeriggio è obbligatoria la prenotazione a: segreterialecolonne@gmail.com fino a esaurimento posti. La soprintendenza nazionale per il Patrimonio culturale subacqueo sarà presente all’evento con quattro progetti che interessano il territorio di Taranto per la valorizzazione di monumenti e aree archeologiche: miglioramento fruitivo e conoscitivo del parco archeologico di Saturo (Leporano-TA); miglioramento della fruizione attraverso strumenti innovativi dell’area archeologica di Manduria; miglioramento alla fruizione del compendio demaniale ex convento di S. Antonio (Taranto); miglioramento alla visita del compendio demaniale ex convento di Santa Maria della Giustizia (Taranto). Sarà possibile seguire la diretta sui canali Facebook e YouTube dedicati.
Preistoria. Nelle acque salentine dell’area protetta di Torre Guaceto una missione archeologica subacquea italo-tedesca cerca l’anello mancante tra le origini mesopotamiche delle immagini e il suo ritrovamento in Germania del famoso Disco di Nebra, la più antica raffigurazione del cielo
È la più antica raffigurazione del cielo: un’opera dallo straordinario valore storico e archeologico. Stiamo parlando del famoso Disco di Nebra, su lastra in bronzo con lamine d’oro: fu deposto intorno al 1600 a.C. tra i boschi del Mittelberg (Germania), dove fu rinvenuto nel 1999 da clandestini insieme ad armi e ornamenti in bronzo. E oggi è conservato nel museo archeologico di Halle. Ma le origini delle immagini, la rappresentazione dei fenomeni astronomici sul disco di Nebra non sono dei popoli del Centro-Europa dell’età del Bronzo ma vanno ricercati in Egitto e in Mesopotamia. Per trovare un collegamento del Disco di Nebra con il Vicino Oriente i ricercatori dell’università di Halle stanno cercando indizi al largo della costa brindisina e leccese, utilizzando SeaCat, un modernissimo veicolo autonomo sottomarino progettato e messo a disposizione da Atlas Elektronik. I ricercatori della Landesamt für Denkmalpflege und Archäologie Sachsen-Anhalt di Halle, della soprintendenza tedesca e di quella di Brindisi Lecce Taranto hanno iniziato le ricerche archeologiche subacquee nell’area marina protetta di Torre Guaceto; si proseguirà a Roca Vecchia di Melendugno. “Si cerca il collegamento mancante”, spiega François Bertemes, docente di archeologia preistorica alla Martin-Luther Universität di Halle -. Sappiamo che le origini delle immagini, la rappresentazione dei fenomeni astronomici sul disco di Nebra sono in Egitto e in Mesopotamia. Ma non sappiamo in che modo questa informazione è arrivata in Europa”.

Il famoso disco di Nebra (museo di Halle, in Sassonia) dell’età del Bronzo, una delle più antiche rappresentazioni del cielo
Il Disco di Nebra. La piastra metallica, di forma quasi circolare, con un diametro di circa 32 centimetri, uno spessore di 4,5 mm al centro e di 1,7 mm sul bordo, pesa circa 2 kg, ed è costruita in bronzo, una lega di rame e stagno. Le applicazioni in lamina d’oro presentano una tecnica particolare di lavorazione ad intarsio e sono state aggiunte e più volte modificate. Grazie ad altri ritrovamenti (spade di bronzo, due asce, uno scalpello e frammenti di un bracciale a forma di spirale) è presumibile che il disco sia stato sotterrato intorno al 1600 a.C., mentre la data di fabbricazione viene stimata tra il 1700 e il 2100 a.C. Queste applicazioni consistevano inizialmente in 32 piccole placche rotonde, e due più grandi, una rotonda e una a forma di falce; sette delle placche più piccole sono raggruppate in alto tra le due maggiori. Più tardi sul bordo destro e sinistro furono applicati i cosiddetti archi dell’orizzonte, costituiti da oro estratto in altri luoghi, meno puro dal punto di vista chimico; per poterli applicare una delle placche più piccole fu spostata dalla parte sinistra verso il centro, e altre due sulla parte destra furono ricoperte; così, oggi sono visibili solo 30 placche minori. In un ultimo tempo è stato aggiunto un altro arco sul bordo inferiore, ancora una volta con oro di diversa provenienza. Questa specie di barca solare è formata da due linee quasi parallele con sottili tratteggi intagliati sugli angoli esterni. Secondo l’interpretazione dell’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la conservazione dei monumenti storici di Halle) e dell’ astronomo Wolfhard Schlosser (università di Bochum) le placche più piccole rappresentano le stelle, e il gruppo di sette rappresenta forse le Pleiadi visibili nella costellazione del Toro. Si ritiene che le altre 25 non siano astri, ma semplici decorazioni. Il disco maggiore in un primo momento fu considerato il Sole ma anche la Luna, mentre la falce era la luna crescente. L’insieme dei corpi celesti nel cielo ad ovest, poco prima del tramonto, formato a periodi alterni dalle Pleiadi con la Luna crescente e con la Luna piena, nell’età del bronzo coincideva, rispettivamente, con il 10 marzo e il 17 ottobre; perciò il disco potrebbe essere servito a ricordare il periodo adatto per i lavori dell’agricoltura, dalla preparazione del terreno fino al termine del raccolto.
“La missione prende il via nelle acque della Riserva sulle cui coste sono presenti due insediamenti protostorici fortificati, Torre Guaceto e scogli di Apani, realizzando una mappatura completa dei fondali attorno a essi”, interviene Rino Scarano, specialista per gli studi sull’età del Bronzo in Puglia, archeologo del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto che, insieme al Comune di Melendugno, sostiene questa ricerca archeologica subacquea nell’ambito del progetto di cooperazione internazionale siglato tra i due uffici di soprintendenza, con Atlas Elektronik GmbH di Brema sponsor tecnologico del progetto, in collaborazione con il Cetma di Mesagne. E la soprintendente Maria Piccarreta: “La soprintendenza con il Consorzio di Torre Guaceto e l’Amministrazione comunale di Melendugno guidano, da qualche tempo, un rinnovato fermento culturale in questi luoghi. Grazie a questa ricerca l’attenzione si concentrerà in particolare sul ricco patrimonio subacqueo prospiciente Torre Guaceto e Roca Vecchia. La ricognizione eseguita con i colleghi tedeschi ci permetterà di svelare qualche mistero su queste affascinanti vicende che legano sorprendentemente il nostro Salento alla Germania, dove si trova oggi il disco”. Conclude Corrado Tarantino, presidente del Consorzio: “Torre Guaceto ed il suo immenso patrimonio naturalistico ed archeologico non smettono di stupirci. Siamo orgogliosi di far parte della cordata che ha dato vita a questa missione. Attendiamo i risultati della ricerca e, come sempre, lavoriamo tutti uniti per la tutela di Torre Guaceto in tutte le sue parti e la sua promozione”.
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