Parma. Al Complesso monumentale della Pilotta conferenza della prof.ssa Maria Bernabò Brea su “Le statuette femminili neolitiche in Italia e non solo”: riflessione sul mondo simbolico del neolitico attraverso la cultura materiale: dalle figurine femminili del Vicino Oriente e dell’Europa, ai ritrovamenti del territorio italiano
Per le conferenze di Arkheoparma giovedì 12 dicembre 2024, alle 17, all’auditorium dei Voltoni nel Complesso monumentale della Pilotta a Parma, la conferenza “Le statuette femminili neolitiche in Italia e non solo” con la prof.ssa Maria Bernabò Brea, promossa in collaborazione con l’associazione Amici della Pilotta. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. La prof.ssa Bernabò Brea, già direttrice del museo Archeologico di Parma, oggi ispettrice onoraria della SABAP di Parma e Piacenza e membro del direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, proporrà una riflessione sul mondo simbolico del neolitico attraverso la cultura materiale: dalle figurine femminili del Vicino Oriente e dell’Europa, ai ritrovamenti del nostro territorio.
Le civiltà che non hanno conosciuto l’uso della scrittura possono essere indagate solo con i metodi dell’archeologi grazie alle testimonianze della cultura materiale. Sono rarissimi i reperti che consentano uno sguardo più approfondito nel loro mondo simbolico e, tra questi, sono particolarmente interessanti le figurine antropomorfe, in grandissima percentuale femminili. Molte di esse sono attribuibili alle prime civiltà agricole del Vicino Oriente, dell’Europa sud-orientale e, in minor misura, dell’Italia, tanto da poter essere considerate un elemento fondante dell’ideologia di quelle civiltà.
Il periodo di cui parliamo ha complessivamente una lunga durata (dal IX-VIII al IV millennio a.C.) e l’area presa in considerazione è estremamente estesa. È quindi naturale che le figurine siano stilisticamente differenziate, diventando, in ogni luogo e in ogni tempo, oggetti emblematici di culture molto diverse tra loro. La maggior parte di esse è realizzata in ceramica, ma ve ne sono anche in pietra, in osso, in avorio; talvolta i tratti sono tendenzialmente naturalistici, benché spesso esagerati, altre volte invece sono fortemente stilizzati. Tra esse si riconoscono alcune vere e proprie opere d’arte, accanto a moltissimi piccoli oggetti senza pregio artistico, o che paiono solo alludere alla forma antropomorfa.
Il dibattito sul loro significato, acceso fin dai primi rinvenimenti nel XIX secolo, è tutt’ora irrisolto, tra credenza nel culto universale di una “Grande Madre” o “Madre Terra” e interpretazioni quali talismani, rappresentazioni di defunte/i, oggetti propiziatori. La riflessione, dopo un accenno ai possibili -antichissimi- progenitori paleolitici, verterà sulle più famose figurine neolitiche del Vicino Oriente e dell’Europa, senza dimenticare i ritrovamenti neolitici nel nostro territorio.
Lipari. Per i 70 anni dell’apertura al pubblico del museo Archeologico regionale Eoliano “Luigi Bernabò Brea” tre giorni di eventi: una mostra, un convegno e l’incontro annuale IIPP. Si inizia con la due giorni di convegno “Raccontare il museo di Lipari a Settant’anni dall’apertura al pubblico”
1954 – 2024: il museo Archeologico regionale Eoliano “Luigi Bernabò Brea” di Lipari festeggia il settantesimo anniversario dalla sua apertura al pubblico, avvenuta appunto nell’estate del 1954. E per commemorare questo importante traguardo, il museo, situato nello storico Castello di Lipari, ospiterà una serie di eventi e convegni dal 4 al 6 luglio 2024. Si parte giovedì 4 luglio 2024 a Lipari, nel padiglione ex ostello, alle 12, con l’inaugurazione della mostra “1942-1954 verso il Museo”, curata da Maria Clara Martinelli, Maria Bernabò Brea e Luana La Fauci, dedicata alla storia del Museo, sulla base dei documenti e della ricca corrispondenza conservata nell’Archivio storico. La mostra, che sarà permanente e visitabile con il biglietto di ingresso al museo, da lunedì a sabato 9 – 19 e la domenica 9 – 13, offre una panoramica delle ricerche e delle scoperte archeologiche che hanno segnato la nascita del museo, inaugurato grazie agli sforzi di Luigi Bernabò Brea, che dopo la dismissione del campo di confino situato sul Castello durante il regime fascista, iniziò le ricerche archeologiche che portarono alla creazione di questa istituzione culturale. Si continua sempre giovedì 4 luglio col convegno di due giorni che mira a esplorare la trasformazione del Castello di Lipari da luogo di prigionia a fulcro di attività culturali, enfatizzando l’importanza del museo non solo come custode di tesori archeologici, ma anche come custode della memoria storica dell’area. E si arriva al clou sabato 6 luglio 2024 con il XIII Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria, organizzato dall’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Quest’anno, il focus sarà sui “Musei di Preistoria. Esperienze a confronto”, dove esperti nazionali e internazionali condivideranno le loro esperienze e visioni sul ruolo e l’evoluzione dei musei di preistoria.
Giovedì 4 e venerdì 5 luglio 2024, dalle 10, nella sala conferenze dell’ex chiesa Santa Caterina, si svolgeranno i lavori del convegno “Raccontare il museo di Lipari a Settant’anni dall’apertura al pubblico” nel corso del quale si traccerà la storia del percorso formativo della prestigiosa istituzione museale, in cui andava via via prendendo forma l’appassionante progetto culturale eoliano di Luigi Bernabò Brea, in una visione da subito condivisa con gli abitanti delle isole, che lo hanno sempre supportato, offrendo appassionate e fondamentali collaborazioni. I saluti delle autorità della Regione Siciliana saranno esposti dall’assessore dei Beni culturali e dell’identità siciliana e dal direttore del dipartimento dei Beni culturali e dell’identità siciliana; dai sindaci dei Comuni delle Isole Eolie; dall’arcivescovo di Messina, Patti e Santa Lucia del Mela; da Mirella Vinci soprintendente di Messina. A seguire Rosario Vilardo, direttore del parco archeologico delle Isole Eolie, del quale oggi il museo è la sede principale, e l’archeologa Maria Clara Martinelli illustreranno i nuovi progetti espositivi realizzati e in corso di realizzazione per far sì che l’istituzione mantenga sempre il suo ruolo dinamico; lo storico Giuseppe La Greca racconterà lo stato dei luoghi del Castello prima del 1950; Maria Bernabò Brea, già direttrice del museo nazionale Archeologico di Parma, insieme a Madeleine Cavalier, studiosa che ha condiviso con Luigi Bernabò Brea la creazione del museo e le ricerche nelle Eolie, ricorderanno alcuni dei momenti più importanti della lunga e faticosa strada percorsa; Annunziata Ollà, archeologa della soprintendenza di Messina, si occuperà della collaborazione scientifica per la tutela di questo particolare territorio; Gabriella Tigano, direttrice del parco archeologico di Giardini Naxos e Taormina, racconterà i primi passi della ricerca a Milazzo, i cui risultati sono esposti in due sale del museo di Lipari; Monica Miari, funzionario del ministero della Cultura e già presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze, descriverà il rapporto tra Paolo Graziosi, fondatore dell’Istituto, e Luigi Bernabò Brea; Caterina Greco, già direttrice del museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo, presenterà l’importante museo siciliano; Massimo Cultraro, dirigente archeologo del CNR-Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale e docente dell’università di Palermo, confronterà il museo di Lipari con quello di Lemnos, anch’esso dovuto all’iniziativa di Luigi Bernabò Brea; e poi Andrea Cardarelli, docente dell’università La Sapienza di Roma, oggi presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze, darà voce a quella che è la più importante stratigrafia preistorica scoperta in un sito archeologico; Isabella Matelli, docente dell’università La Cattolica di Milano, discuterà della collezione di maschere teatrali di Lipari, ritenuta unica nel mondo classico; infine l’attore Christian Poggioni terrà una lezione – spettacolo nella quale interpreterà Prometeo.
Melilli (Sr). Omaggio a Luigi Bernabò Brea, grande archeologo e funzionario della soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale, con il convegno “Luigi Bernabò Brea e la Sicilia. Bilancio e prospettive di ricerca a un quarto di secolo dalla sua scomparsa”: due giorni in presenza e on line
Omaggio a Luigi Bernabò Brea (1910-1999), studioso visionario e innovativo, animato da un rigoroso senso dello Stato e del bene collettivo, capace di trasformare l’archeologia siciliana in un laboratorio permanente di sfide e conquiste scientifiche. Appuntamento a Melilli (Sr), nell’ala consiliare, il 17 e 18 febbraio 2024, per il convegno di archeologia “Luigi Bernabò Brea e la Sicilia. Bilancio e prospettive di ricerca a un quarto di secolo dalla sua scomparsa” organizzato dall’associazione Italia Nostra Melilli, in collaborazione con l’amministrazione comunale, con la partecipazione di funzionari e docenti universitari italiani e stranieri, attivi o in pensione, insieme ad Accademie, Istituti di cultura, Musei e Soprintendenze provenienti da tutta Italia.

L’archeologo Luigi Bernabò Brea (Genova, 27 settembre 1910 – Lipari, 4 febbraio 1999) (foto regione siciliana)
A venticinque anni dalla scomparsa di Luigi Bernabò Brea (Genova, 27 settembre 1910 – Lipari, 4 febbraio 1999), illustre archeologo e funzionario della soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale, noto per la sua influenza rivoluzionaria nei campi degli scavi e delle pubblicazioni archeologiche, è giunto dunque il momento di fare il punto su quanto si è sviluppato in questo quarto di secolo e di mettere in evidenza la sua eredità scientifica. L’anniversario offre l’opportunità di esplorare, con una prospettiva aggiornata, uno dei periodi più entusiasmanti della storia e dell’archeologia recenti, durante il quale l’intera area della Sicilia orientale, sia ionica che tirrenica, è stata protagonista di campagne archeologiche di rilievo nel Mediterraneo. Le indagini condotte da Luigi Bernabò Brea rimangono ancor oggi fondamentali per gli studi sulla storia e l’archeologia dell’occidente greco.

L’archeologo Luigi Bernabò Brea (foto giuseppe e luigi santi agnello)
Il convegno si svolge sabato 17 e domenica 18 febbraio 2024: dalle 9.30 alle 13 e dalle 16.30 alle 19. Per vedere la diretta dell’evento: www.magnetofono.it/streaming/melilli e sulla pagina Facebook di Italia Nostra Melilli (cliccare qui). All’evento saranno presenti l’assessore regionale ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, e il sindaco di Melilli, Giuseppe Carta, oltre ai sindaci dei Comuni limitrofi con competenza su importanti siti archeologici legati a Luigi Bernabò Brea. Parteciperanno Francesco Italia per Siracusa, Giuseppe Di Mare per Augusta e Megara Iblea, Vincenzo Parlato per Sortino e Pantalica, Giuseppe Gianni per Priolo e Thapsos. Tra gli altri partecipanti figurano il direttore del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, Carmelo Bennardo; il soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Siracusa, Salvatore Martinez; il direttore del parco archeologico di Leontinoi e Megara, Carla Mancuso; e il direttore del parco archeologico delle Isole Eolie, museo “Luigi Bernabò Brea”, Rosario Vilardo.
IL PROGRAMMA DI SABATO 18 FEBBRAIO 2024: 9.30-10-30, introduzione di Giuseppe Immè, docente, vicepresidente regionale di Italia Nostra Sicilia e consulente scientifico del Comune di Melilli, e saluti delle autorità. 10.30-13, modera Lorenzo Guzzardi. Intervegono: Maria Bernabò Brea, già soprintendenza archeologica dell’Emilia Romagna, “Ricordo di Luigi Bernabò Brea”; Paola Pelagatti, accademia nazionale dei Lincei, “Luigi e Chiara Bernabò Brea tra Genova e Siracusa: dallo sbarco alleato alla ricostruzione della soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale”; Massimo Cultraro, CNR e università di Palermo, “Luigi Bernabò Brea e la Preistoria siciliana: la coerenza di un percorso scientifico”. Dopo la pausa caffè, modera Massimo Frasca. Intervengono: Rosa Maria Albanese, università di Catania (DISUM), “Il crepuscolo del re Hyblon. Mobilità e dinamiche territoriali nella Sicilia protostorica e arcaica”; Gioconda Lamagna, già direttrice del parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, “Luigi Bernabò Brea ad Adrano tra ricerca, tutela e conservazione del patrimonio archeologico”. Dopo la pausa pranzo, dalle 16.30 alle 19, modera Massimo Cultraro. Intervengono: Elvia Giudice e Giada Giudice, università di Catania (DISUM) e Universität München (Germania), “Un cratere a calice frammentario da Leontinoi conservato al Museo “P. Orsi” di Siracusa e il ruolo della colonia calcidese nei commerci attici in Occidente nella seconda metà del V sec. a.C.”; Massimo Frasca, già direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università di Catania, “L’archeologia a Lentini e Luigi Bernabò Brea”. Dopo la pausa caffè, Concetta Ciurcina, già soprintendente per i Beni culturali e ambientali di Siracusa, “Luigi Bernabò Brea e lo studio delle terrecotte architettoniche di Gela”; Michel Gras, Accademia nazionale dei Lincei, già direttore dell’École française de Rome (Francia), “Passeggiando per Siracusa”.
IL PROGRAMMA DI DOMENICA 18 FEBBRAIO 2024: 9.30-13, modera Michel Gras. Intervengono: Giovanni Di Stefano, università della Calabria e università di Roma Tor Vergata, “Le “altre” archeologie di Luigi Bernabò Brea”; Maria Costanza Lentini, già direttrice del parco archeologico di Naxos e Taormina, “Milazzo e le ricerche di Luigi Bernabò Brea nella Sicilia tirrenica”; Giuseppe Immè, docente, vicepresidente regionale di Italia Nostra Sicilia e consulente scientifico del Comune di Melilli, “Luigi Bernabò Brea e Nino Lamboglia: incontri tra archeologi nella costa tirrenica della Sicilia”; Elena Flavia Castagnino, funzionaria archeologa della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Siracusa, “Il ruolo-chiave di Luigi Bernabò Brea nella ricerca e nella tutela del patrimonio archeologico sottomarino: una ‘immersione’ inedita nell’archivio storico della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Orientale”; dopo la pausa caffè, Maria Clara Martinelli, funzionaria archeologa del parco archeologico delle Isole Eolie, museo “Luigi Bernabò Brea”, “Luigi Bernabò Brea nelle Isole Eolie. Dalle prime ricerche all’apertura del Museo di Lipari (1942-1954)”; Umberto Spigo, già direttore del parco archeologico delle Isole Eolie, museo “Luigi Bernabò Brea”, “Luigi Bernabò Brea a Tindari. Capisaldi per la ricerca e per la tutela in parallelo con l’attività della Soprintendenza alle Antichità di Siracusa in altri centri di età ellenistico-romana”; Rosario Vilardo, direttore del parco archeologico delle Isole Eolie, museo “Luigi Bernabò Brea”, “Prospettive di conservazione e valorizzazione del patrimonio nel Museo Archeologico Luigi Bernabò Brea a Lipari”. Dopo la pausa pranzo, dalle 16.30 alle 19, modera Maria Bernabò Brea. Intervengono: Rosa Lanteri, dirigente U.O.2 del S. 39 parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Luigi Bernabò Brea e la difficile stagione della tutela”; Alessandra Castorina, funzionaria archeologa della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Siracusa, “Luigi Bernabò Brea e la tutela dei siti indigeno-ellenizzati della Sicilia centro[1]meridionale. Nuovi dati dall’archivio storico della Soprintendenza di Siracusa”; Giuseppina Monterosso, funzionaria archeologa del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Luigi Bernabò Brea e il Museo Archeologico di Siracusa: da Piazza Duomo a Villa Landolina”; Angela Maria Manenti, funzionaria archeologa del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Luigi Bernabò Brea e la numismatica: il medagliere e la sua organizzazione”. Dopo la pausa caffè, Agostina Musumeci, funzionaria archeologa del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Dal secondo conflitto mondiale alla Commissione Franceschini: Luigi Bernabò Brea e la catalogazione”; Mariella Musumeci, già dirigente della U.O. Beni archeologici della soprintendenza BB.CC.AA., “L’attività di Luigi Bernabò Brea tra tutela e valorizzazione: alle origini dei parchi archeologici nella provincia di Siracusa”; Ermelinda Storaci, funzionaria archeologa del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa Eloro Villa del Tellaro e Akrai, “Luigi Bernabò Brea e il Giappone”.
Noceto (Pr). Ci siamo: con l’inaugurazione del museo della Vasca Votiva si compie l’atto finale di un cammino durato, tra scavo, restauro e ricostruzione, 15 anni. Al pubblico si offre un’esperienza immersiva, multisensoriale e multimediale, nella pianura padana terramaricola di 3500 anni fa
Ebbene ci siamo! Venerdì 8 ottobre 2021, alle 10.30, verrà inaugurato il museo della Vasca Votiva di Noceto in provincia di Parma. La Vasca rappresenta, per dimensioni, caratteristiche, significato e grado di conservazione, un “unicum” a livello europeo, tale da innovare profondamente le conoscenze scientifiche sull’ Età del Bronzo. Si tratta infatti di un monumento senza confronti fra le strutture lignee datate a questo periodo.


L’assemblaggio dei legni che costituivano la vasca votiva per l’allestimento del museo della Vasca Votiva a Noceto (Pr) (foto mic-ero)
Fervono gli ultimi preparativi per completare il museo entro il taglio del nastro. “I contenuti delle vetrine sono al loro posto”, raccontano i tecnici al lavoro in queste ore: “le prove fatte, seppure con supporti di fortuna, hanno facilitato il lavoro e in diversi casi si è riusciti a mettere anche qualche reperto in più rispetto a quanto ipotizzato. Il momento più difficile per le vetrine non è stato dunque l’allestimento dei reperti, bensì quello della messa in posto dei vetri. Alcuni di essi, particolarmente grandi, rischiavano addirittura di non passare dalla porta di ingresso! Ben sei persone sono state necessarie per movimentarli e, con estrema attenzione, indicazioni di manovra nonché qualche brivido, anche questi hanno varcato la fatidica porta. Davanti alla vetrina di destinazione sono stati puliti fuori e dentro, poi montati: questo era l’altro momento delicatissimo, perché i vetri così grandi e con i bordi molati in obliquo a 45 ° (per meglio far combaciare gli angoli delle diverse lastre) rischiano, per un colpo anche piccolo, di creparsi. Contemporaneamente altri professionisti hanno messo in funzione i dispositivi multimediali (per la verità non tanti), altre persone hanno sistemati un po’ di posti a sedere; poi è toccato alla vasca, riemersa dai teli un po’ impolverata ma senza aver perso nulla del suo fascino. Un po’ di maquillage a anche lei è a posto!”.
Con l’apertura del museo si compie l’atto finale di un cammino durato, tra scavo, restauro e ricostruzione, 15 anni, che ha visto collaborare in totale unità di intenti tutte le Istituzioni coinvolte. Oltre al Comune di Noceto, il progetto, infatti, ha interessato, sia in termini di finanziamento, sia in termini di collaborazione scientifica, il ministero della Cultura nonché l’università di Milano con il Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio” (professori Mauro Cremaschi prima, e Andrea Zerboni poi). Fondamentali sono stati anche gli ulteriori finanziamenti che l’Amministrazione Comunale ha ottenuto da parte della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cariparma.

Programma della giornata. Alle 10.30, inaugurazione e saluti istituzionali: Fabio Fecci, sindaco del Comune di Noceto; Corrado Azzollini, segretario regionale del ministero della cultura per l’Emilia-Romagna; Cristina Ambrosini, direttrice del Servizio Patrimonio Culturale dell’Emilia-Romagna; Marco Masetti, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”; Franco Magnani, presidente della Fondazione della Cassa di risparmio di Parma; Andrea Corsini, assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna. Alle 11.10, intervengono: Maria Bernabò Brea su “La Vasca di Noceto nel contesto dell’Età del Bronzo”; Mauro Cremaschi, docente dell’università di Milano, su “La struttura della Vasca: dallo scavo al museo”; Angela Mutti, funzionaria archeologa del MiC su “Il contenuto della Vasca: dallo scavo al museo”; Guillaume Pacetti, architetto “Il progetto del museo”.

Il percorso museale e l’organizzazione degli spazi, risultato di un accurato progetto architettonico, offriranno al visitatore un’esperienza immersiva, multisensoriale e multimediale. Oltre alla Vasca Votiva, elemento centrale di potente capacità attrattiva, nel museo saranno esposti un numero sorprendente di oggetti caratteristici della cultura terramaricola che caratterizzava circa 3500 anni fa, la quasi totalità della pianura Padana e la cui storia viene raccontata attraverso testi, immagini, ricostruzioni, video e dispositivi interattivi. Nella giornata di venerdì 8 ottobre 2021 a partire dalle 15 sarà possibile effettuare un breve tour all’interno del museo con ingressi ogni mezz’ora circa su prenotazione al numero 340 1939057. Da sabato 9 ottobre 2021 il museo sarà aperto dal giovedì alla domenica con i seguenti orari: 10-13 e 15-18 fino al 31 ottobre, poi 10-13 e 14-18.
A Noceto (Pr) si stanno ultimando gli ultimi lavori in vista dell’inaugurazione del museo Archeologico della Vasca Votiva, un unicum a livello europeo che innova le conoscenze scientifiche sull’Età del Bronzo. Gli archeologi anticipano qualche curiosità sugli oggetti ritrovati e qualche ipotesi sull’utilizzo rituale della vasca

Alla vigilia di Ferragosto dal segretariato dell’Emilia Romagna del ministero della Cultura con l’augurio di “Buone vacanze” c’era stato anche un arrivederci importante: “Ci vediamo il 1° ottobre 2021 a Noceto, in provincia di Parma, per l’inaugurazione del museo Archeologico della Vasca votiva”. La Vasca Votiva rappresenta un unicum a livello europeo tale da innovare profondamente per dimensioni e caratteristiche le conoscenze scientifiche sull’Età del Bronzo. Si tratta infatti di un monumento senza confronti fra le strutture lignee pre-protostoriche europee. Il museo di Noceto è stato costruito proprio per ospitare esclusivamente questo incredibile reperto e gli oggetti ritrovati al suo interno. Ma non sarà aperto il 1° ottobre. L’attesa cerimonia è stata fatta slittare di una settimana. L’appuntamento è per venerdì 8 ottobre 2021, a Noceto (Pr), in via Ignazio Silone 1, per l’inaugurazione del museo Archeologico della Vasca votiva. L’inaugurazione sarà in presenza nel rispetto delle norme anti-Covid. Per accedere sarà necessario essere dotati di Green Pass. Diretta sul profilo Facebook del Comune di Noceto @ComuneNoceto.

Programma della giornata. Alle 10.30, inaugurazione e saluti istituzionali: Corrado Azzollini, segretario regionale del ministero della Cultura per l’Emilia-Romagna; Andrea Corsini, assessore al Turismo della Regione Emilia-Romagna; Fabio Fecci, sindaco del Comune di Noceto; Elio Franzini, magnifico rettore dell’università di Milano; Marco Masetti, direttore del dipartimento di Scienze della Terra “A. Desio”; Franco Magnani, presidente della Fondazione della Cassa di risparmio di Parma; Cristina Ambrosini, direttore del servizio Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna. Alle 11.10, intervengono: Maria Bernabò Brea su “La Vasca di Noceto nel contesto dell’Età del Bronzo”; Mauro Cremaschi, docente dell’università di Milano su “La struttura della Vasca: dallo scavo al museo”; Angela Mutti, funzionaria archeologa del Mic su “Il contenuto della Vasca: dallo scavo al museo”; Guillaume Pacetti, architetto “Il progetto del museo”.

Intanto prosegue a ritmo serrato il completamento dell’allestimento. “Allestire una vetrina”, spiega lo staff tecnico sul sito del segretariato regionale del Mic, “è operazione appassionante ma al tempo stesso fonte di preoccupazione, perché maneggiare i reperti comporta sempre un certo rischio. Per di più, quando si prepara un nuovo allestimento non basta spostare un oggetto da un posto all’altro, ma occorre provare più versioni espositive fino a raggiungere quella ottimale. La situazione è ancora più complessa quando il nuovo allestimento è completamente da realizzare: in questo caso sono addirittura da calcolare le dimensioni delle vetrine, la tipologia dei basamenti interni e finanche dei singoli supporti. Non sempre però si dispone di uno spazio e, ancor più, dell’attrezzatura di scena per effettuare queste prove come davvero si vorrebbe. E qui entra in gioco la capacità di immaginazione e l’inventiva degli archeologi, abituati a soluzioni improvvisate degne di un MacGyver o di Archimede pitagorico: i più svariati tipi di oggetti (purché stabili!) diventano utili per una simulazione”.


Proposta di allestimento di alcuni oggetti lignei recuperati dalla vasca votiva di Noceto (Pr) (foto Mic-ERO)
“Per buona parte dei reperti di Noceto”, continuano i tecnici, “nastro di carta e metro, cassette di svariato materiale, fogli per appunti e macchine fotografiche sono stati più che sufficienti per simulare perimetri di vetrine, suddividere gli spazi interni, riprodurre piani espositivi di diversa altezza, fissare le soluzioni individuate. La stessa procedura era però impossibile per i reperti lignei, troppo delicati per essere ripetutamente maneggiati e spostati. Per loro si è dunque fatto ricorso al modellino in scala: in parte con il vecchio stile (forbici per ritagliare le figurine, cartoncino e colla), in parte con tecniche più moderne, ossia con un programma di grafica. Il timore che la versione reale non fosse all’altezza del modello c’era, ma oggi, ad allestimento avviato, il risultato ci sembra niente male”.

La vasca conteneva ben 100/150 vasi interi o “ricomponibili”: si tratta di un ristretto numero di vasi integri, molti vasi “ricomponibili”, ossia in frammenti ma pressoché completi, e altri mancanti di qualche parte che potrebbe essere andata perduta durante lo scavo. “Quasi tutti i vasi rinvenuti nei pressi del fondo della vasca”, intervengono gli archeologi impegnati nelle ricerche, “erano ad esempio “ricomponibili”; sono stati i primi ad esservi depositati e hanno subito più degli altri il peso dei sedimenti e dei manufatti che li hanno coperti. Molti dei vasi “integri” provengono invece da livelli più alti, dove si sono conservati perché probabilmente sottoposti a una pressione minore”.


Un vaso in ceramica al momento dello scavo della vasca votiva di Noceto (Pr) (foto Mic-ERO)
“Poi ci sono i vasi scompleti, mancanti di qualche parte”, continuano: “è vero che tali parti potrebbero essere andate perdute in scavo, ma se così non fosse? Se questi vasi fossero stati deposti nella vasca già privati di un frammento o di una parte perché l’offerente desiderava conservare un legame con la divinità destinataria, condividendo con lei un oggetto investito di un importante significato? Bisogna infine dire che la vasca conteneva anche migliaia di frammenti ceramici; dunque come escludere del tutto l’ipotesi che alcuni oggetti fossero intenzionalmente frammentati e poi deposti, oppure che una semplice parte di vaso fosse ritenuta sufficiente a rappresentare, simbolicamente, l’intero dono? Per verificare queste ipotesi bisognerebbe esaminare migliaia di frammenti, cercare quelli cha attaccano e procedere, fino a dove il puzzle lo consente, con la ricomposizione. Oggi un’operazione del genere è quasi un sogno, ma in futuro chissà!”.


Nel disegno un’ipotesi di ricostruzione e utilizzo del telaio nell’Età del Bronzo (foto Mic-ERO)
“Tra i diversi oggetti in terracotta ritrovati nella vasca”, ricordano gli archeologi, “c’erano una ventina di fusaiole e alcuni (4) pesi da telaio. Fusaiole e pesi si rinvengono abbastanza facilmente negli abitati, mentre gli elementi lignei cui sono associatisi trovano in casi rarissimi: dalla vasca provengono invece almeno tre fusi, bastoncini con le due estremità assottigliate e appuntite e un altro manufatto forse usato con il telaio. Il fuso, con il movimento rotatorio impressogli dalla filatrice, trasforma in filo la matassa informe di fibre, lana o lino, avvolta su una conocchia (o rocca) retta dalla filatrice stessa con l’altro braccio; le fusaiole, infilate nella punta inferiore del fuso, gli garantiscono stabilità durante la rotazione. I fili sono poi collocati su un telaio verticale, tenuti tesi con il peso legato alla loro estremità inferiore; i fili verticali costituiscono l’ordito e un altro filo, intrecciato trasversalmente ai primi con l’aiuto di una spoletta (o navicella), dà origine alla trama. In epoca preistorica filatura e tessitura erano praticate in ambito familiare e dalle donne, comprese quelle appartenenti alle classi sociali più elevate; sappiamo tutti che Penelope, pur regina, trascorreva gran tempo al telaio. E non vorremo certo dimenticare la Bella addormentata, caduta vittima del malefico incantesimo proprio pungendosi con un fuso!”.

“Tornando a filatura e tessitura, come interpretare la presenza entro la vasca di oggetti legati a queste attività?”, si chiedono gli esperti. “Un’ipotesi è che nella mitologia di molte culture antiche, anche di aree distanti tra loro, vita e destino dell’uomo sono spesso assimilati a un filo, retto, avvolto e troncato da apposite figure divine e che, sempre nel mondo antico, si riteneva spesso che il passaggio tra mondo dei vivi e mondo dei morti avvenisse attraverso l’acqua”.

“Uno dei temi più dibattuti nel corso dello scavo”, spiegano ancora gli archeologi sul sito del segretariato regionale del Mic, “era con quali criteri e, soprattutto, in che modo erano affidati alla vasca gli oggetti che conteneva? Innanzitutto si può constatare che i primi vasi deposti si distribuivano lungo i lati Nord ed Est, formando delle piccole concentrazioni alternate a spazi vuoti. Forse perché questi lati erano quelli rivolti verso il villaggio e quindi i primi a cui si giungeva? E perché le concentrazioni? Corrispondevano forse a offerte effettuate in momenti diversi ma sempre dallo stesso punto del bordo, forse più facilmente accessibile? Ed è possibile che ognuna fosse ricollegabile o addirittura riservata a una stessa famiglia o a un clan familiare?”.

“Quando poi i doni più antichi e le travi basali erano già sepolti dai sedimenti – continuano -, le offerte (peraltro mai interrotte) si fanno di nuovo numerose. Che fosse in atto una carestia o fosse necessaria una maggiore produttività dei terreni per l’aumento della popolazione? A differenza dei doni più antichi, le offerte di questa fase si concentrano nell’angolo Nord-Est, che viene riempito da un enorme numero di vasi”.


Nel disegno un’ipotesi di come venivano depositati gli oggetti sul fondo della vasca votiva di Noceto (Pr) (foto Mic-ERO)
“A criteri precisi sembra poi rispondere la distribuzione dei principali manufatti in legno; aratri e vanghe, i più grandi attrezzi ritrovati entro la vasca, erano tutti in corrispondenza di angoli. Rami, intrecci, ghirlande sembrano invece distribuirsi un po’ su tutta la superficie, forse perché, a differenza degli oggetti pesanti che andavano subito a fondo, potevano galleggiare sulla superficie prima di affondare. Infine si tende a pensare che gli oggetti fossero delicatamente posati lungo il bordo, a pelo d’acqua, ma non possiamo non notare alcune stranezze: alcuni vasi sono esattamente sovrapposti tra loro, un grosso vaso rovesciato e privo di fondo era ben lontano dal bordo vasca. Come spiegare questi aspetti? Casualità forse o, come scherzosamente ipotizzato, dovremmo davvero pensare che a qualcuno spettasse l’onore (o l’onere?) di tuffarsi per andare a deporre gli oggetti? Incarico, almeno dal nostro punto di vista, poco attraente e nemmeno agevole data la presenza di un reticolo di travi anche alla sommità della vasca”.
Al museo Archeologico nazionale di Adria “Giornata dedicata all’archeologia del Delta in ricordo di Umberto Dallemulle”, appassionato studioso dell’antichità nelle terre del Delta del Po, prematuramente scomparso

Locandina della “Giornata dedicata all’archeologia del Delta in ricordo di Umberto Dallemulle” al museo Archeologico nazionale di Adria

Manifesto del convegno di Copparo “Antichi romani e romanità nelle terre del delta del Po, nuovi studi e prospettive”
Umberto Dallemulle era un appassionato studioso dell’antichità nelle terre del Delta del Po. A lui, prematuramente scomparso, il CPSSAE Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici, il Polo museale del Veneto, la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Vicenza e Rovigo in collaborazione con l’amministrazione comunale di Adria, il gruppo archeologico adriese “F.A. Bocchi”, la Fondazione Scolastica “C. Bocchi” e il gruppo archeologico Ferrarese, dedicano la “Giornata dedicata all’archeologia del Delta in ricordo di Umberto Dallemulle”. Appuntamento al museo Archeologico nazionale di Adria, in sala F.G. Bocchi, sabato 1° dicembre 2018, dalle 9.30 alle 13.30. Gli ospiti saranno accolti dalle studentesse e dagli studenti dell’IPSEOA “G. Cipriani” di Adria in un progetto di Alternanza Scuola Lavoro. Dopo i saluti Istituzionali, gli interventi: alle 9.45, Simonetta Bonomi, soprintendente per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio del Friuli Venezia Giulia, su “Umberto Dallemulle e l’archeologia”; alle 10.15, Sandro Gino Spinello, già sindaco di Adria, su “Umberto Dallemulle, un non adriese che ha amato Adria”; alle 10.45, Patrizia Basso, dell’università di Verona, presenta il volume “Antichi romani e romanità nelle terre del delta del Po, nuovi studi e prospettive”, atti del convegno di Copparo 26 settembre 2015; alle 11.15, Maria Bernabò Brea, dell’istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, presenta il n° LI-LIV della rivista PADUSA; alle 11.45, Raffaele Peretto, del CPSSAE Centro Polesano di Studi Storici Archeologici Etnografici, parla di “Paesaggi sepolti tra Adria e l’Isola di Ariano, nuove prospettive di ricerca”; alle 12.15, Alberta Facchi (polo museale del Veneto), Giovanna Gambacurta (università di Venezia Ca’ Foscari), Silvia Paltineri (università di Padova), Maria Cristina Vallicelli (soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Verona, Vicenza e Rovigo) illustrano il “Ritorno a San Basilio: ripresa delle ricerche e prospettive di valorizzazione nel sito protostorico”. Chiude i lavori l’aperitivo offerto in collaborazione con l’IPSEOA “G. Cipriani” e la Fondazione Scolastica “C. Bocchi” di Adria.
Modena dedica due giornate a Fernando Malavolti, grande archeologo e speleologo modenese: sabato, presentazione del volume con i “Diari”; domenica escursione nella Val Secchia
Due giornate – sabato 20 e domenica 21 ottobre 2018 – dedicate alla figura di Fernando Malavolti, il grande archeologo e speleologo modenese (1913 – 1954) cui si devono tante scoperte nei territori di Modena e Reggio Emilia. A promuoverle i musei civici di Modena, in collaborazione con soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Poliedrica figura di archeologo, geologo e speleologo, Fernando Malavolti (Modena, 1913–1954) condusse a partire dagli anni Trenta del secolo scorso un’instancabile attività di ricerca, con indagini sistematiche nel territorio modenese, bolognese e reggiano, che hanno fornito un fondamentale contributo allo studio della preistoria e in particolare del Neolitico dell’Italia settentrionale. Leggendarie rimangono le spedizioni organizzate nel 1938 e nel 1945 per studiare gli aspetti geologici, idrologici, botanici, faunistici, meteorologici, paletnologici e toponomastici dell’area carsica dei Gessi Triassici della Val Secchia (Reggio Emilia).

Il gruppo degli esploratori dei Gessi Triassici dell’alta val Secchia in posa di fronte alla risorgente del Cunicolo del Fontanino presso Pradale (Villa Minozzo), 12/8/1945. In alto da sinistra: Rodolfo de Salis, Fernando Malavolti, Mario Bertolani. Gli altri componenti del gruppo sono Celso Guareschi, Carlo Moscardini, Mario Levrini e Enrico Bombardi
Sabato 20 ottobre 2018, al Palazzo dei Musei di Modena, viene presentato il volume “Fernando Malavolti. I diari delle ricerche 1935-1948” (editore All’Insegna del Giglio, Firenze 2018 (30 euro edizione a stampa – 21 euro edizione digitale). Fra il 1935 e il 1948, infatti, Malavolti affida la narrazione meticolosa di 13 anni di ricerche pionieristiche a una serie di Diari, con la caratteristica copertina nera dei quaderni di una volta, che oggi il museo Archeologico, grazie alla disponibilità dei figli Marco e Mara, pubblica integralmente, arricchiti dai contributi di specialisti dei diversi campi di ricerca che Malavolti attraversò. Appuntamento, dunque, sabato 20 alle 17, in sala Crespellani dei Musei Civici di Modena, per la presentazione del volume a cura di Silvia Pellegrini e Cristiana Zanasi (All’Insegna del Giglio Editore). Intervengono: Gianpietro Cavazza, assessore alla Cultura; Francesca Piccinini, direttrice Musei Civici; Cristina Ambrosini, soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bologna; Monica Miari, presidente Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Saranno presenti Mara e Marco Malavolti. La presentazione è a cura di Maria Bernabò Brea (Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria) e Andrea Cardarelli (università La Sapienza di Roma). A seguire, reading dell’attore Santo Marino (Compagnia Peso Specifico Teatro) che riporterà idealmente fra il pubblico la figura dello studioso, grazie alla lettura di alcuni brani tratti dai Diari. In occasione della presentazione del volume, la Sala dell’Archeologia ospiterà una piccola esposizione di oggetti che accompagnarono Malavolti nelle sue escursioni come la bussola, il coltello usato per prelevare campioni di rocce da analizzare, la cordella, la livella e il compasso per i rilievi, gentilmente concessi dalla famiglia, oltre agli originali contenitori con cui raccoglieva e conservava i reperti. Brani dei Diari, con osservazioni, disegni e descrizioni installati sulle vetrine permetteranno ai visitatori di percorrere il Museo Archeologico seguendo il filo rosso delle ricerche dello studioso. Della sua attività di speleologo resta anche un frammento di lastra di gesso prelevato da una grotta esplorata nei gessi bolognesi (Spipola-Acquafredda) e firmata da Malavolti e dall’amico e compagno di avventure Salvatore Mascarà (esplorazione del 1932).
I Diari sono editi in formato digitale accessibile a tutti, scaricabile e stampabile. Si tratta complessivamente di 2.647 pagine interamente trascritte e corredate da un indice dei nomi di persona e dei toponimi. I Diari sono accompagnati da un volume a stampa (acquistabile anche in formato digitale) che accoglie saggi critici sulla biografia di Malavolti (A. Saltini), sull’importanza dello studioso nel panorama della ricerca archeologica del suo tempo (M. Tarantini), sul fondamentale contributo nello studio della preistoria e del neolitico in Italia Settentrionale (A. Pessina), sulla ricerca archeologica delle terramare emiliane (A. Cardarelli, G. Pellacani) e di siti dell’età del Ferro (S. Campagnari), sul rapporto con il Museo Civico e la città, negli anni del secondo conflitto mondiale (S. Pellegrini, F. Piccinini) e sulla sua importanza come geologo, naturalista e speleologo (S. Lugli e S. Piastra).
Domenica 21 ottobre 2018, seconda giornata dedicata a Fernando Malavolti. In programma l’escursione “Itinerario sulle orme di Fernando Malavolti. La Val Secchia fra archeologia, geologia e speleologia: rupe di Pescale, Pietra di Bismantova, Fonti di Paiano, grotte nei Gessi Triassici”, promossa da Musei Civici e UNIMORE. L’iniziativa, su prenotazione, prevede un percorso lungo la Val Secchia fra archeologia, geologia e speleologia guidato e illustrato da Andrea Cardarelli, dell’università La Sapienza di Roma – Dipartimento di Scienze dell’Antichità; Stefano Lugli, università di Modena e Reggio Emilia – Dipartimento di Scienze della Terra; Marco Malavolti; il Gruppo Speleologico Emiliano e il Gruppo Speleologico e Paletnologico G. Chierici di Reggio Emilia. L’escursione è realizzata in collaborazione con Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia Romagna e Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano. Info e modalità di partecipazione: http://www.museicivici.modena.it In caso di maltempo l’escursione sarà rimandata a domenica 28 ottobre.
A mezzo secolo dalla scoperta del grande abitato protostorico dell’età del Bronzo il museo dei Grandi Fiumi di Rovigo ospita la tre giorni di convegno internazionale “Frattesina cinquant’anni dopo. Il Delta del Po tra Europa e Mediterraneo nei secoli attorno al 1000 a.C.”
Era il 1967 quando i soci del Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici di Rovigo (Cpssae) scoprirono nelle campagne a sud-est dell’attuale centro di Fratta Polesine, in provincia di Rovigo, l’abitato di Frattesina, villaggio protostorico sorto nel XIII secolo a.C. (Bronzo recente) che si estendeva per oltre 20 ettari (come mostra il video qui sopra del 2017 di Michele Baldo) lungo la riva destra del Po di Adria, il maggiore ramo del fiume durante l’età del Bronzo. Frattesina conobbe la sua massima fioritura nel XII-XI sec. a.C. (Bronzo finale) seguita da una fase di decadenza fino all’inizio dell’età del Ferro (X sec. a.C.). Nel 50° anniversario della scoperta di Frattesina, al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo dal 13 al 15 aprile 2018 il Cpssae promuove il convegno internazionale “Frattesina cinquant’anni dopo. Il Delta del Po tra Europa e Mediterraneo nei secoli attorno al 1000 a.C.”. Un convegno che è già un successo a due settimane dalla sua apertura: gli organizzatori avvisano che per le giornate del 14 e 15 aprile non si accettano ulteriori iscrizioni, per superamento degli iscritti rispetto alla capienza della sala.
Il convegno si articolerà in tre giornate e su tre diverse tematiche: venerdì 13, i musei archeologici in Polesine a quattro anni dalla riforma Franceschini; sabato 14, il territorio tra Adige e Po nella tarda età del Bronzo; domenica 15, il “fenomeno Frattesina” tra Europa e Mediterraneo. Sono previste inoltre: una tavola rotonda dedicata alle tematiche della valorizzazione, della ricerca e della tutela nell’ambito archeologico museale; la presentazione del numero LI della rivista Padusa (Nuova Serie); la presentazione del volume “Frattesina: un centro internazionale di produzione e di scambio nella Tarda Età del Bronzo del Veneto” (Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei – Memorie di Scienze Morali); visite guidate del Museo Civico dei Grandi Fiumi di Rovigo e di quello Archeologico Nazionale di Fratta Polesine. Gli atti del convegno saranno pubblicati nel prossimo numero di Padusa, rivista archeologica del Cpssae.
Ricco il programma. Prima giornata venerdì 13 aprile 2018 “Cinquant’anni dopo… Giornata di studi sulla valorizzazione del patrimonio culturale del territorio”, coordinata da Simonetta Bonomi. Dopo i saluti, apre i lavori alle 10.30, Raffaele Peretto, presidente del Cpssae di Rovigo, “La scoperta di Frattesina, il Cpssae e la nascita del museo Archeologico di Rovigo”; 10.50, Massimo Bergamin, sindaco di Rovigo, “Rovigo capitale europea della cultura 2021: la grande sfida”; 11.10, Cristiano Corazzari, assessore al Territorio, Cultura e Sicurezza della Regione del Veneto, “Musei e valorizzazione del territorio Veneto”; 11.30, Giuliano Volpe, “I musei e la riforma Franceschini”; 12, visita guidata al museo dei Grandi Fiumi di Rovigo a cura di Raffaele Peretto, già direttore del museo. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana inizia alle 14.30, con la tavola rotonda “Musei e territorio: l’archeologia tra tutela, valorizzazione e ricerca a quattro anni dalla riforma Franceschini” presieduta da Piero Pruneti. Intervengono: Pierluigi Cellarosi, Maria Teresa De Gregorio, Alberta Facchi, Daniele Ferrara, Federica Gonzato, Fabrizio Magani, Franco Nicolis, Carlo Peretto, Cristina Regazzo, Chiara Vallini.

Ambre ritrovate a Campestrin di Grignano Polesine oggi al museo dei Grandi Fiumi (foto RovigoOggi.it)
Seconda giornata sabato 14 aprile 2018 “La bassa pianura tra Adige e Po dalla tarda età del Bronzo all’inizio dell’età del Ferro” coordinata da Maria Bernabò Brea e Anna Maria Bietti Sestieri. Alle 9.30, Paolo Bellintani presenta il numero 51 di Padusa, rivista del Cpssae. La Nuova Serie; 9.45, Giovanna Gambacurta, Claudio Balista, Marco Bertolini, Fiorenza Bortolami, Fiorenzo Fuolega, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Elisabetta Rizzoli, Ursula Thun Hohenstein, Erika Valli su “L’insediamento dell’età del Bronzo medio-recente di Adria (località Amolara) avamposto orientale della polity delle Valli Grandi Veronesi?”; 10.10, Claudio Balista, Maurizio Cattani, Lisa Guerra, Elena Maini, Paolo Marcassa, Marco Marchesini, Silvia Marvelli, Luca Rinaldi, Stefania Zuffi su “L’abitato di Ca’ Spadolino di Coccanile (Copparo – FE) e il popolamento lungo i rami meridionali del delta del Po nell’età del Bronzo”; 10.35, Michele Baldo, Claudio Balista, Paolo Bellintani su “Frattesina di Fratta Polesine: estensione, infrastrutture, definizione di aree funzionali ed evoluzione paleo-idrografia del territorio. Metodologie “a basso impatto” e risultati delle indagini sul campo – anni 2014-2016”. Alle 11.20, Luciano Salzani, Paolo Bellintani, Michele Baldo, Mirka Disarò, Ursula Thun Hohenstein su “Campestrin di Grignano Polesine: le ricerche sul campo”; 11.45, Elodia Bianchin Citton su “L’abitato protostorico di Montagnana-Borgo S. Zeno: aspetti topografici e infrastrutturali”; 12.10, Armando De Guio, Claudio Balista, Andrea Betto, Laura Burigana, Luigi Magnini su “Le Valli Grandi Veronesi e il Progetto AMPBV: linee di una rotta interpretativa bottom-up “contro-corrente” in un’area nodale di formazione della complessità sociale europea”. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana coordinata Andrea Cardarelli e Mark Pearce apre alle 14.30: Thun Hohenstein, Ivana Angelini, Paolo Bellintani su “Aspetti tecnologici e archeometrici delle ambre di Campestrin di Grignano Polesine”; 14.55, Paolo Bellintani su “Le perle d’ambra tipo Tirinto. Per una revisione della problematica”; 15.20, Mateusz Cwaliński, Janusz Czebreszuk su “Circulation of amber in the Western Balkans during the Bronze Age and its significance for tracing trans-Adriatic contacts”. Segue la sessione dei poster col coordinamento scientifico di Massimo Saracino. E alle 18.15, partenza con autobus per Fratta Polesine con visita guidata alle 19 del museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine a cura di Federica Gonzato.
Terza e ultima giornata domenica 15 aprile 2018 “Frattesina: una pagina di Storia europea” coordinata da Giovanni Leonardi e Federica Gonzato. Alle 9 si inizia con la presentazione del volume “Frattesina: un centro internazionale di produzione e di scambio nella Tarda Età del Bronzo del Veneto” a cura di Anna Maria Bietti Sestieri, Paolo Bellintani e Claudio Giardino. Interverranno: Anna Maria Bietti Sestieri, Paolo Bellintani, Claudio Giardino, Jacopo De Grossi Mazzorin; 9.45, Andrea Cardarelli, Claudio Cavazzuti, Francesco Quondam, Luciano Salzani su “Oltre il fiume, oltre la vita. Recenti sviluppi delle ricerche sulla necropoli delle Narde a Fratta Polesine”; 10.15, Paolo Bellintani, Ivana Angelini su “Frattesina e le origini del vetro europeo”. Alle 11, Michele Cupitò, Giovanni Leonardi, Elisa Dalla Longa, Claudio Balista, Laura Pau, Claudio Bovolato su “Pianura veronese e Polesine tra Bronzo recente e Primo Ferro iniziale. Dinamiche di popolamento, organizzazione del territorio e modelli di scambio”; 11.25, Marco Bettelli, Sara T. Levi su “Cinquanta sfumature di ceramica italo-micenea: Frattesina e altre nuances dal Mediterraneo centrale”; 11.50, Franco Marzatico su “Le Alpi centro-orientali. Barriera e ponte”. Dopo la pausa pranzo, la sessione pomeridiana coordinata da Armando De Guio e Claudio Giardino apre alle 14.45 con Elisabetta Borgna su “Il Caput Adriae tra Alpi e Adriatico durante la tarda età del Bronzo: apporti transalpini, relazioni pensinsulari, dinamiche di trasformazione”; 15.10, Andrea Cardarelli su “Frattesina e la tarda età del Bronzo fra Po e Tevere”; 15.55, Mark Pearce su “Frattesina: il significato storico”; 16.20, Anthony F. Harding su “The role of Frattesina in European prehistory”; 16.45, Reinhard Jung su “Frattesina fra Europa e Mediterraneo orientale”. Dopo le discussioni, chiusura dei lavori alle 18.20.

Sono passati cinque mesi da quel 2 luglio 2023 quando, a ottant’anni, dopo lunga malattia, si è spenta Anna Maria Bietti Sestieri, accademica dei Lincei, professoressa emerita dell’università del Salento, già presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. Oltre che a problemi teorici e metodologici, la sua attività di ricerca si era rivolta principalmente alla protostoria dell’Italia e del Mediterraneo, con numerosi lavori sull’Italia in generale, sul Lazio antico, sulla Sicilia e sulle regioni meridionali, sui rapporti fra Oriente e Occidente mediterranei (vedi 








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