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Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia presentazione del libro “Tra protostoria e storia: l’Etruria nel cuore del Mediterraneo. Scritti in onore di Filippo Delpino per il suo 80mo compleanno”, curato da Alessandra Piergrossi, Andrea Babbi e Massimo Cultraro, supplemento n. 2 di “Mediterranea” di Ispc-Cnr

roma_villa-giulia_libro-tra-protostoria-e-storia-l-etruria-nel-cuore-del-mediterraneo_presentazione_locandinaUn omaggio a colui che ha segnato un profondo rinnovamento negli studi sull’Etruria arcaica e nella lunga attività di ricerca al CNR, Filippo Delpino. Martedì 26 marzo 2024, alle 16.30, al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia, presentazione del libro “Tra protostoria e storia: l’Etruria nel cuore del Mediterraneo. Scritti in onore di Filippo Delpino per il suo 80mo compleanno”, curato da Alessandra Piergrossi, Andrea Babbi e Massimo Cultraro, supplemento n. 2 di “Mediterranea. Studi e ricerche sul Mediterraneo antico”, periodico scientifico dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Introduce Vincenzo Bellelli, direttore del parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia e direttore ad interim del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Presenta l’opera Giuseppe Sassatelli, etruscologo e professore emerito dell’università di Bologna. Intervengono i curatori del volume. L’ingresso nella sala della Fortuna è libero fino ad esaurimento posti. Per maggiori informazioni e prenotazioni: mn-etru.comunicazione@cultura.gov.it.

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Copertina del libro “Tra protostoria e storia: l’Etruria nel cuore del Mediterraneo. Scritti in onore di Filippo Delpino per il suo 80mo compleanno”

Il volume raccoglie numerosi contributi con cui le autrici e gli autori hanno omaggiato il collega e amico Filippo Delpino, insigne studioso dell’Italia preromana. Tali scritti, incentrati sul Mediterraneo e l’Etruria tra protostoria e storia, sono stati suddivisi in sezioni tematiche che riecheggiano la vasta opera dello studioso: Etruria e Mediterraneo, Etruria e Lazio, Tra archivi e collezioni, Storia della disciplina archeologica. La ricchezza degli interessi di Filippo Delpino è riflessa nel volume a lui dedicato in occasione dei suoi 80 anni e pubblicato nella Rivista da lui diretta per lunghi anni. Dall’Etruria e il Lazio, affrontate sul piano dei costumi funerari e della vita degli abitati, della cultura materiale nella loro valenza iconografica, indagata nei molteplici aspetti come riflesso di usi e modelli identitari delle comunità, lo sguardo si è esteso a tutto il Mediterraneo; inoltre, anche la storia delle indagini archeologiche in Etruria, lo sviluppo e l’organizzazione a Roma della tutela delle antichità, la storia della museologia e del collezionismo, costituiscono altri temi considerati con cura. Tutto questo è testimoniato dal contenuto di questo volume che vede tra gli autori numerosi specialisti, tra cui molti allievi e moltissimi amici e colleghi che entusiasticamente hanno aderito, dimostrando stima, affetto e partecipazione per lo studioso e collega.

Palermo. Al Complesso Monumentale dello Steri la Fondazione Sebastiano Tusa presenta l’ultimo numero di Sicilia Archeologica (114/23) edito da L’Erma di Bretschneider nella Giornata dei Beni culturali siciliani

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Fabio Martini, Valeria Li Vigni Tusa, Massimo Cultraro e Assia Kysnu Ingoglia alla presentazione della rivista Sicilia Archeologica a Spazio Libri di TourismA 2024 (foto graziano tavan)

Dopo l’anteprima a Firenze a Tourisma 2024, nella sezione Spazio Libri a cura di Massimo Cultraro (vedi Firenze. A Spazio Libri di TourismA 2024 presentato il numero 114 della rivista “Sicilia Archeologica”, edito da l’Erma di Bretschneider e diretto dalla Fondazione Sebastiano Tusa | archeologiavocidalpassato), è arrivato il momento di presentare il nuovo numero della rivista Sicilia Archeologica, il 114/2023, in casa, a Palermo. E la fondazione Sebastiano Tusa che cura la rivista, portata avanti e sviluppata proprio da Sebastiano Tusa, edita da L’Erma di Bretschneider, ha scelto ancora una volta per la presentazione ufficiale il 10 marzo, cioè l’anniversario della tragica scomparsa dell’archeologo e assessore regionale ai Beni culturali, giorno nel quale la Regione Siciliana ha deciso di commemorare Sebastiano Tusa istituendo la Giornata dei Beni culturali siciliani (vedi 10 marzo, giornata dei Beni culturali siciliani: ingresso gratuito a tutti i luoghi regionali della cultura per onorare il ricordo di Sebastiano Tusa, il grande archeologo e assessore ai Beni culturali, nell’anniversario della sua tragica scomparsa. Ecco qualche idea da non perdere | archeologiavocidalpassato).

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Copertina del numero 114 (2023) della rivista “Sicilia Archeologica”, edito da l’Erma di Bretschneider e diretto dalla Fondazione Sebastiano Tusa

Appuntamento dunque domenica 10 marzo 2024, alle 17, nell’aula magna del Complesso Monumentale dello Steri a Palermo, in piazza Marina 61. Aprono i saluti di Massimo Midiri, rettore dell’università di Palermo; Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana; Roberto Lagalla, sindaco di Palermo; Mario La Rocca, dirigente generale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana; p. Sergio M. Catalano op, priore del convento di San Domenico di Palermo. Introduce Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Sebastiano Tusa e direttore di Sicilia Archeologica. Modera Massimo Cultraro, Ispc-Cnr, comitato scientifico Sicilia Archeologica. Intervengono Oscar Belvedere, università di Palermo, comitato scientifico Sicilia Archeologica; Vito Zarzana, ispettore onorario per i Beni culturali, vice direttore Sicilia Archeologica; Assia Kysnu Ingoglia, università di Roma Tor Vergata, redazione Sicilia Archeologica; Roberto Marcucci, editore L’Erma di Bretschneider.

Firenze. A Spazio Libri di TourismA 2024 presentato il numero 114 della rivista “Sicilia Archeologica”, edito da l’Erma di Bretschneider e diretto dalla Fondazione Sebastiano Tusa

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Fabio Martini, Valeria Li Vigni Tusa, Massimo Cultraro e Assia Kysnu Ingoglia alla presentazione della rivista Sicilia Archeologica a Spazio Libri di TourismA 2024 (foto graziano tavan)

A TourismA 2024, nell’ambito della sezione Spazio Libri a cura di Massimo Cultraro, domenica 25 febbraio 2024, è stato presento in anteprima il numero 114 (2023) della rivista “Sicilia Archeologica” edito da L’Erma di Bretschneider. Ne hanno discusso con Massimo Cultraro (ISPC CNR Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale): Valeria Li Vigni Tusa (direttrice della rivista – fondazione Sebastiano Tusa), Fabio Martini (Comitato Scientifico della Rivista) e Assia Kysnu Ingoglia (Redazione Sicilia Archeologica).

Valeria Li Vigni, presidente della Fondazione Sebastiano Tusa, per archeologiavocidalpassato.com fa una breve presentazione del numero 114 della rivista. “Il volume, pubblicato dalla Fondazione Sebastiano Tusa”, spiega Li Vigni, “fa parte di una collana che nasce con Vicenzo Tusa, quindi una rivista che nasce negli anni Sessanta del Novecento, che prosegue con Sebastiano Tusa, e che poi è stato nostro impegno rimettere in piedi e pubblicare. E la pubblichiamo sempre con lo stesso entusiasmo, la stessa passione e scientificità che applicava Sebastiano. Non soltanto archeologia ma multidisciplinarietà. Infatti nella rivista sono presenti articoli di biologi, di archeologi, di storici dell’arte, perché è fondamentale dare spazio al patrimonio culturale in tutte le sue articolazioni. Una parte è dedicata alla normativa sui beni culturali, che di volta in volta viene curata da un giurista: nel caso specifico, su questo numero il contributo è curato dal comandante Gianluigi Marmora del nucleo tutela patrimonio dei beni culturali, quindi dall’Arma dei Carabinieri”.

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Copertina del numero 114 (2023) della rivista “Sicilia Archeologica”, edito da l’Erma di Bretschneider e diretto dalla Fondazione Sebastiano Tusa

“Sicilia Archeologica”, edito da l’Erma di Bretschneider e diretto dalla Fondazione Sebastiano Tusa, prosegue sulla direzione indicata da Sebastiano Tusa “𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑣𝑖𝑛𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑟𝑒𝑛𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛 𝑠𝑒𝑟𝑣𝑖𝑧𝑖𝑜 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎 𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑒𝑑 𝑖𝑛𝑡𝑒𝑟𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒 𝑒 𝑎 𝑐ℎ𝑖 ℎ𝑎 𝑎 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒 𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝐵𝑒𝑙 𝑃𝑎𝑒𝑠𝑒” (Sebastiano Tusa). Anche il numero 114 è diviso in 4 sezioni: 1. Le scoperte archeologiche più recenti, 2. La diagnostica dei beni culturali, 3. Gli aggiornamenti dalla preistoria, al mondo classico e al mondo sommerso, 4. Le normative ai beni culturali (valorizzazione – conservazione – tutela – fruizione). Apre la prima sezione il saggio di Luca Restelli, Clemente Marconi, Andrew Farinholt Ward, Linda Adorno e Francesca Paleari, 𝐿𝑜 𝑠𝑐𝑎𝑣𝑜 𝑡𝑟𝑎 𝑖𝑙 𝑇𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝐴 𝑒 𝑖𝑙 𝑇𝑒𝑚𝑝𝑖𝑜 𝑂 𝑠𝑢𝑙𝑙’𝑎𝑐𝑟𝑜𝑝𝑜𝑙𝑖 𝑑𝑖 𝑆𝑒𝑙𝑖𝑛𝑢𝑛𝑡𝑒 (𝑆𝐴𝑆 𝑇𝐴𝑂-𝐴, 2023). 𝑅𝑎𝑝𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑝𝑟𝑒𝑙𝑖𝑚𝑖𝑛𝑎𝑟𝑒. Secondo saggio è quello di Thea Sommerschield e Stefano Vassallo “𝐿𝑒 𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝐸𝑟𝑎𝑐𝑙𝑒 𝑛𝑎𝑟𝑟𝑎𝑡𝑒 𝑎 𝑇𝑒𝑟𝑟𝑎𝑣𝑒𝑐𝑐ℎ𝑖𝑎 𝑑𝑖 𝐶𝑢𝑡𝑖: 𝑢𝑛 𝑛𝑢𝑜𝑣𝑜 𝑙𝑜𝑢𝑡𝑒𝑟𝑖𝑜𝑛 𝑖𝑠𝑐𝑟𝑖𝑡𝑡𝑜” che analizza la decorazione a rilievo con Eracle, centauri, arpie, Atena armata e iscrizione del nome di uno dei due centauri nel frammento di louterion rinvenuto nell’area dell’abitato di Terravecchia di Cuti, un sito indigeno della Sicilia centrale. La sezione dedicata alla Diagnostica viene aperta dal contributo di Katia D’Ignoti, “𝐿𝑎 𝑐𝑒𝑟𝑎𝑚𝑖𝑐𝑎 𝑒𝑜𝑙𝑖𝑎𝑛𝑎 𝑡𝑎𝑟𝑑𝑜-𝑐𝑙𝑎𝑠𝑠𝑖𝑐𝑎-𝑒𝑙𝑙𝑒𝑛𝑖𝑠𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑠𝑜𝑣𝑟𝑎𝑑𝑑𝑖𝑝𝑖𝑛𝑡𝑎 𝑎 𝑓𝑟𝑒𝑑𝑑𝑜 𝑙𝑎 𝑡𝑒𝑐𝑛𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑒𝑙 𝑃𝑖𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝐿𝑖𝑝𝑎𝑟𝑖”, uno studio dettagliato sulla ceramica sovra dipinta tardo classica-ellenistica prodotta a Lipari, che mette in discussione e riformula molti aspetti di questa classe di manufatti. Segue il saggio di Francesca Meli, Francesco Savarino, Arianna Romano, Gabriele Lauria, Maria Grazia Griffo e Luca Sineo, 𝐵𝑖𝑜-𝑎𝑟𝑐ℎ𝑎𝑒𝑜𝑙𝑜𝑔𝑖𝑐𝑎𝑙 𝑁𝑜𝑡𝑒𝑠 𝑜𝑛 𝑡ℎ𝑒 𝑃𝑢𝑛𝑖𝑐 𝐿𝑖𝑙𝑦𝑏𝑎𝑒𝑢𝑚: 𝑇ℎ𝑒 190 𝐻𝑦𝑝𝑜𝑔𝑒𝑢𝑚, che fornisce importanti e innovative analisi bioarcheologiche e ricostruzioni 3D. La terza sezione dedicata agli Aggiornamenti viene aperta dal saggio di Fabio Martini, 𝑆𝑖𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎 𝑝𝑟𝑒𝑛𝑒𝑜𝑙𝑖𝑡𝑖𝑐𝑎: 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖, 𝑖𝑛𝑛𝑜𝑣𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑖 𝑒 𝑝𝑟𝑖𝑚𝑖 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑎𝑔𝑔𝑖 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖𝑚𝑖, restituisce un’attenta analisi sulla Sicilia in particolare sulle due tematiche principali: le identità plurali degli ultimi cacciatori-raccoglitori mesolitici e le variabili culturali e sulla capacità in periodi preneolitici di seguire rotte marittime. Segue il contributo di Maurizio Cattani, 𝐿𝑎 𝑓𝑎𝑐𝑖𝑒𝑠 𝑑𝑖 𝑀𝑢𝑟𝑠𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙 𝑞𝑢𝑎𝑑𝑟𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑒 𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖𝑡𝑎̀ 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎𝑙𝑖 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑆𝑖𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎 𝑛𝑒𝑙𝑙’𝑒𝑡𝑎̀ 𝑑𝑒𝑙 𝐵𝑟𝑜𝑛𝑧𝑜. Il saggio propone una reinterpretazione dei dati archeologici in considerazione della ricorrenza dei processi storico culturali presenti in diverse aree della Sicilia e delle isole minori. Massimo Cultraro nel suo interessante saggio 𝐸𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑑𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑝𝑒𝑛𝑖𝑛𝑠𝑢𝑙𝑎𝑟𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑃𝑟𝑜𝑡𝑜𝑠𝑡𝑜𝑟𝑖𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑆𝑖𝑐𝑖𝑙𝑖𝑎 𝑜𝑐𝑐𝑖𝑑𝑒𝑛𝑡𝑎𝑙𝑒 evidenzia come le fasi avanzate e finali dell’età del Bronzo nella Sicilia occidentale siano state implementate negli ultimi anni mantenendo come punto di riferimento il sito di Mokarta (Salemi TP). Giovanni Di Stefano, 𝐴𝑟𝑚𝑖 𝑒 𝑜𝑟𝑛𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑛𝑒𝑙 𝑠𝑎𝑛𝑡𝑢𝑎𝑟𝑖𝑜 𝑖𝑛𝑑𝑖𝑔𝑒𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑠𝑡𝑖𝑔𝑙𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐ℎ𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝐶𝑎𝑚𝑎𝑟𝑖𝑛𝑎, offre un interessante indagine sugli aspetti rituali intorno al Santuario di Castiglione. Chiude la terza sezione Gianfranco Purpura, 𝐿𝑎 𝑑𝑜𝑐𝑢𝑚𝑒𝑛𝑡𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑚𝑎𝑟𝑖𝑡𝑡𝑖𝑚𝑜 𝑟𝑜𝑚𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑖 𝑟𝑖𝑛𝑣𝑒𝑛𝑖𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑠𝑢𝑏𝑎𝑐𝑞𝑢𝑒𝑖, l’approccio interdisciplinare del saggio offre un’analisi esaustiva e illuminante con una chiave di lettura che si avvale di interpretazioni di archeologia subacquea e di diritto commerciale romano che forniscono fondamentali arricchimenti a entrambi i settori disciplinari. L’ultima sezione dedicata alla legislazione contiene il contributo del comandante Gianluigi Marmora, 𝐼𝑙 𝐶𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑜 𝐶𝑎𝑟𝑎𝑏𝑖𝑛𝑖𝑒𝑟𝑖 𝑇𝑢𝑡𝑒𝑙𝑎 𝑃𝑎𝑡𝑟𝑖𝑚𝑜𝑛𝑖𝑜 𝐶𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎𝑙𝑒, che testimonia l’attività di conoscenza che svolge il Nucleo TPC attraverso l’uso della banca dati.

Perugia. Al museo Archeologico nazionale “Egregio Prof. Torelli, Caro Mario. Una vita per l’Archeologia”, tre giornate di studio: tre giornate di studio a poco più di tre anni dalla scomparsa del professor Mario Torelli, archeologo di fama internazionale, con alcuni tra i maggiori studiosi che con lui si sono formati e hanno incrociato la sua straordinaria attività professionale. Ecco il programma

perugia_archeologico_egregio-prof-torelli_tre-giornate-di-studio_locandinaA poco più di tre anni dalla scomparsa del professor Mario Torelli, archeologo di fama internazionale (vedi Archeologia in lutto. È morto Mario Torelli, grande etruscologo, archeologo e docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana. Stava preparando una grande mostra su Pompei e Roma | archeologiavocidalpassato), per 35 anni docente di Archeologia e Storia dell’Arte greca e romana all’università di Perugia, il museo Archeologico nazionale dell’Umbria gli dedica “Egregio Prof. Torelli, Caro Mario. Una vita per l’Archeologia”, tre giornate di studio, dal 21 al 23 febbraio 2024, alle quali parteciperanno alcuni tra i maggiori studiosi che con lui si sono formati e hanno incrociato la sua straordinaria attività professionale. La direzione regionale Musei Umbria ha così voluto onorare la memoria e la carriera del professor Torelli con un evento che vedrà la partecipazione di docenti universitari, allievi, professionisti e studiosi italiani e stranieri, che, insieme, lo ricorderanno coniugando omaggi accademici e ricordi personali. L’ingresso è libero, fino a esaurimento posti. Molti gli ospiti illustri che interverranno, tra i quali Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura e Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. L’iniziativa, promossa dai Musei nazionali di Perugia – Direzione regionale Musei Umbria, diretti da Costantino D’Orazio, è curata da Tiziana Caponi, direttrice del museo Archeologico nazionale dell’Umbria.

PROGRAMMA MERCOLEDÌ 21 FEBBRAIO 2024. Alle 9, Costantino D’Orazio, Tiziana Caponi (Musei nazionali di Perugia – direzione regionale Musei Umbria), Massimo Osanna (direzione generale Musei), e Alfonsina Russo (parco archeologico del Colosseo): “A Mario Torelli dall’Etruria al Colosseo”; Attilio Mastino e Raimondo Zucca (università di Sassari): “Baruffe chiozzotte: la vicenda della Laurea Magistrale honoris causa in archeologia al prof. Mario Torelli a Sassari e altre storie”; Carlo Rescigno (università della Campania “Luigi Vanvitelli”): “Le fanciulle di Reggio”; Franco Nardella: “Dall’Archeologia al Cinema. La ricostruzione storica come metodo”; Marco Fabbri (università di Roma “Tor Vergata”): “Mario Torelli e la divulgazione della conoscenza archeologica”. Pausa pranzo. Alle 15, Stefano Bruni (università di Ferrara): “Le farfalle di Larthia Seianti”; Simonetta Angiolillo (università di Cagliari): “1969 – 1976: a Cagliari con Mario”; Lucio Fiorini (università di Perugia): “Cronache on the road per Gravisca (e oltre) insieme a Mario, mio Professore e compagno di viaggio”; Angelo Centini: “Mario Torelli cittadino onorario di Tarquinia”; Antonio Sgamellotti (già università di Perugia): “Un lungo rapporto di amicizia e collaborazione scientifica con Mario”; Dorica Manconi: “1970: primi studenti sardi allo scavo di Gravisca”.

PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 22 FEBBRAIO 2024. Alle 9, Pedro Rodriguez Oliva (Universidad de Málaga): “Las relaciones de Mario Torelli con la Universidad de Málaga, Spagna”; Cristina Papa (già università di Perugia): “Mario Torelli e le intersezioni tra antropologia e archeologia”; Maurizio Di Puolo: “Un ricordo”; Francesca Silvestrelli (università del Salento): “Quand on voit soi-même on est sûr et le témoignage d’autrui n’est jamais aussi certain. I viaggi in Italia di Honoré d’Albert duca di Luynes (1825 e 1828)”; Arturo Ruiz (Universidad de Jaén): “El día que Mario Torelli vino a los campos de olivos”; Marco Arizza (CNR ISPC): “Tra i templi di Roma e le tombe di Veio. Incontri e ricordi con Mario Torelli”. Pausa pranzo. Alle 15, Nicola Terrenato (University of Michigan, Kelsey Museum of Archaeology): “La topografia più antica del Quirinale settentrionale alla luce delle nuove scoperte”; Roberto Marcucci (Casa editrice l’Erma di Bretschneider): “Un ricordo dell’amico Editore, Roberto Marcucci”; Maria Grazia Lungarotti (Fondazione Lungarotti): “L’Archeologo, l’Amico, una visione condivisa”; Elmo Mannarino (già università di Perugia): “Mario: l’amico e l’archeologo”; Lino Conti (Accademia delle Scienze dell’Umbria): Lara Anniboletti, Alessandro Mandolesi con Maria Rosa Lucidi (direzione generale Musei, museo Archeologico nazionale di Civitavecchia): “La dea Fortuna si era messa ad aiutarmi alla grande… Mario e il santuario di Punta della Vipera (S. Marinella)”.

PROGRAMMA DI VENERDÌ 23 FEBBRAIO 2024. Alle 9, Giuseppina Manca Di Mores (Accademia di Belle Arti di Sassari): “Troppe ali… Riflessioni sull’altorilievo fittile del tempio di Antas (Fluminimaggiore – Sud Sardegna)”; Massimo Cultraro (CNR ISPC): “Divagazioni sul Mediterraneo: Mario Torelli e la Grecia delle origini”; Francesco Marcattili (università di Perugia): “In viaggio con Mario, in viaggio con Enea”; Donatella Scortecci (università di Perugia): “Non solo il mondo classico… Mario Torelli e l’archeologia cristiana”; Massimo Nafissi (università di Perugia): “Mario Torelli, Sparta e il programma figurativo del Trono di Apollo ad Amicle”; Donato Loscalzo (università di Perugia): “L’ironia di Mario Torelli”; Pausa pranzo. Alle 15, Sabrina Boldrini (università di Perugia): “Libri e biblioteche di antichistica all’Università di Perugia”; Enrico Signorini, Olindo Stefanucci: “Con Mario, a Perugia, Cortona e oltre”; Primo Tenca: “Un amico leale e generoso”; Alberto Mori, Raffaele Davanzo: “Rinnovamento ippodameo di tracciati urbani etruschi”; Giancarlo Paoletti: “Pedagogia della polpetta”; Luana Cenciaioli: “La decorazione architettonica a Perugia in età romana ed il reimpiego degli elementi lapidei: il capitello con Scilla e i compagni di Ulisse”; Tiziana Caponi (museo Archeologico nazionale dell’Umbria): “Considerazioni conclusive”.

Graffignano (Vt). Al Castello Baglioni apre la mostra “LUNGO IL TEVERE. Testimonianze archeologiche dai territori di Graffignano e di Sipicciano al Castello Baglioni” con i più recenti rinvenimenti archeologici del territorio, nucleo di un Antiquarium articolato tra le sedi di Graffignano e di Sipicciano (di prossimo allestimento)

graffignano_castello-baglioni_mostra-lungo-il-tevere_locandinaAl Castello Baglioni di Graffignano (Vt) sabato 2 dicembre 2023, alle 16.30, apre la mostra “LUNGO IL TEVERE. Testimonianze archeologiche dai territori di Graffignano e di Sipicciano al Castello Baglioni”. La soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale e l’amministrazione comunale di Graffignano, con il sostegno della Provincia di Viterbo e il contributo di sponsor locali, hanno organizzato all’interno del Castello Baglioni un’esposizione dedicata ai più recenti rinvenimenti archeologici del territorio, nucleo di un Antiquarium articolato tra le sedi di Graffignano e di Sipicciano (di prossimo allestimento). La mostra si articola in tre sezioni dedicate: alla Preistoria, con l’abitato del Casone; all’Età Romana, con la villa di campo la Noce e il complesso produttivo di Pian delle Frasche; alla fine dell’Evo Antico, con alcune novità sulla presenza ostrogota nel comprensorio; e infine al Medioevo e al Rinascimento, illustrato dalle testimonianze restituite dallo stesso Castello Baglioni, dove proprio in questa occasione i reperti faranno ritorno.

Marco Pacciarelli (università di Napoli “Federico II”), responsabile scientifico per la sezione dedicata al Casone, coadiuvato da Pasquale Miranda e Valentina Musella, presenterà i risultati dell’abitato dell’Età del Bronzo, indagato nel 2012 e oggetto di una recente pubblicazione (P. Miranda, V. Musella, L’abitato dell’età del bronzo del Casone di Graffignano e la facies di Belverde-Mezzano, Universitätsforschungen zur prähistorischen Archäologie, Bonn 2021): tra i materiali esposti figurano anche alcuni oggetti restaurati grazie alla liberalità di Archeomatica. Per l’Età Romana, i risultati delle indagini in concessione nel complesso residenziale in località Campo la Noce saranno curate da Francesca Letizia Rizzo (CNR ISPC), coadiuvata da Francesco Borsari e Simone Caglio. La stessa studiosa, che ha curato nel 2017 l’esposizione del complesso residenziale di Poggio la Guardia, inserita nell’attuale percorso di visita, presenterà nuovi dati sulla presenza ostrogota nel territorio partendo dalla nota fistula di Teodato. Cinzia Zegretti, con il supporto di Sergio Pregagnoli e Damiano Paoletti, illustreranno invece le testimonianze del complesso produttivo di Pian delle Frasche, indagato nel 2012 nell’ambito di un intervento di archeologia preventiva. Al prof. Giuseppe Romagnoli e alla sua équipe (Francesca Alhaique, Luca Brancazi, Flavia Marani, Lavinia Piermartini) è affidata la responsabilità scientifica della sezione più recente, in cui saranno illustrati gli aspetti della vita quotidiana nel Castello Baglioni, attraverso l’esposizione dei contesti rinvenuti all’interno della struttura nel corso dei lavori di restauro eseguiti a partire dal 2009.

Una parte dei reperti ceramici era già stata restaurata grazie al contributo del comune di Graffignano ed esposta nel 2020 a Viterbo a cura dello stesso Giuseppe Romagnoli (“Graffignano. Frammenti di vita quotidiana dai butti del Castello Baglioni”, museo della Ceramica della Tuscia, Viterbo 2020). Questa mostra è l’occasione per presentare al pubblico un nuovo nucleo di reperti restaurati grazie al contributo della soprintendenza per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, nell’ambito di un finanziamento destinato ai depositi dell’Istituto e al patrimonio culturale in essi conservato. Parte del percorso espositivo sarà invece costituito da pannelli didattici (storia del territorio in epoca antica e tardo antica, notizie sui complessi di Campo la Noce e di Pian delle Frasche) confidando, con il reperimento di ulteriori fondi, di poter al più presto ampliare l’offerta culturale alla cittadinanza e al mondo scientifico attraverso l’esposizione dei materiali restituiti da questi contesti.

Roma. Per “Dialoghi in Curia” presentazione del libro “Tuscanicae dispositiones sive opera dorica. Architetture doricizzanti in Italia centro-meridionale” di Lorenzo Kosmopoulos (L’Erma di Bretschneider)

roma_dialoghi-in-cuiria_libro-tuscanicae-dispozitiones-sive-opera-dorica_presentazione_locandinaPer il ciclo Dialoghi in Curia, venerdì 27 ottobre 2023, alle 16.30, la Curia Iulia ospita la presentazione del libro “Tuscanicae dispositiones sive opera dorica. Architetture doricizzanti in Italia centro-meridionale” di Lorenzo Kosmopoulos, edito da L’Erma di Bretschneider. Introduce Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. Intervengono Tommaso Ismaelli, CNR – ISPC Istituto di Scienze del Patrimonio culturale; Carlos Márquez, Universidad de Córdoba. Sarà presente l’autore. Ingresso da largo della Salara Vecchia 5. Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti su www.eventbrite.it. L’evento potrà essere seguito anche in streaming sulla pagina Facebook del Parco archeologico del Colosseo.

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Copertina del libro “Tuscanicae dispositiones sive opera dorica. Architetture doricizzanti in Italia centro-meridionale” di Lorenzo Kosmopoulos (L’Erma di Bretschneider)

Il libro indaga la complessa questione dell’ordine tuscanico nell’architettura romana, partendo da un’attenta rilettura di Vitruvio e da una meticolosa analisi di tutti i dati archeologici disponibili. Senza dubbio, le interpretazioni del passato degli architetti rinascimentali hanno continuato a influenzare il corso degli studi moderni su questo “ordine”, e questo affidamento ha spesso portato a collegamenti forzati tra i resti reali e la descrizione di Vitruvio nel De architectura. Il presente lavoro, pertanto, si propone di riesaminare l’intero argomento da un punto di vista concettuale, concentrandosi sulla logica fondamentale che ha sotteso l’uso dell’ordine tuscanico nell’architettura romana, dalle sue prime manifestazioni nell’ellenismo italico alla sua maturazione in età imperiale. Questo libro propone una visione completamente diversa dell’ordine tuscanico come una serie di manifestazioni parziali nella continua metamorfosi dell’ordine dorico.

Catania. Il Centro di Archeologia Cretese (CEARC) dell’università celebra il quarto di secolo con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” con gli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche di Gortina e Cnosso. C’è anche la visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs

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La missione archeologica italiana a Festòs (Creta): il gruppo di lavoro 2022 diretto dal prof. Pietro Militello (con la lavagnetta in mano) (foto cearc)

È il 1998 quando all’università di Catania viene costituito il Centro di Archeologia Cretese (CEARC). E non fu un caso. Dietro c’era una peculiare esperienza catanese a Creta. Proprio in quell’isola greca l’ex istituto di Archeologia, poi dipartimento SAFIST, infine dipartimento di Scienze umanistiche e il dipartimento di Scienze della Formazione hanno due missioni archeologiche: la prima a Priniàs, provvista di propria sede e attiva dal 1969, la seconda a Festòs (con i due siti di Festòs e Haghia Triada), in concessione da parte della Scuola Archeologica Italiana di Atene e attiva dal 1977. Da queste due missioni sono nati filoni di ricerche e due generazioni di studiosi, oltre a una rete di rapporti internazionali che hanno giustificato la creazione di un Centro dedicato all’archeologia cretese, intesa nel senso più ampio del termine, dalla preistoria al medioevo, ma anche in una prospettiva più generalmente culturale, come studio delle ricerche a Creta, specialmente da parte italiana, e dell’influsso che esse hanno avuto nella cultura contemporanea.

catania_centro-archeologia-cretese_mostra-l-isola-di-dedalo_locandinaSono passati 25 anni, e il CEARC ha deciso di ricordare il quarto di secolo di attività con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” che celebra appunto i 25 anni (1998-2023) di ricerca del Centro di Archeologia Cretese istituito dall’università di Catania col coinvolgimento di centinaia tra studiosi e accademici dell’archeologia cretese: dalle missioni archeologiche, agli scavi, alle innovazioni tecnico-scientifiche. La mostra “Nell’isola di Dedalo. I 25 anni di attività del Centro di Archeologia Cretese” viene inaugurata lunedì 22 maggio 2023 a Catania, alle 12, al museo dei Saperi e delle Mirabilia, Palazzo Centrale d’Ateneo in piazza Università, dove rimarrà aperta fino al 30 giugno 2023. Saranno presenti per i saluti il rettore dell’università di Catania, prof. Francesco Priolo, e, in remoto, il prof. Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, e la prof.ssa Vasiliki Sythiakaki, direttrice dell’Eforia di Heraklion. Sarà anche presente il console onorario della Grecia per la Sicilia, Arturo Bizzarro Coutsogeorgou. La mostra è organizzata dal CEARC in collaborazione con il SIMUA. L’allestimento è a cura di SkenArte. Il progetto è stato finanziato con fondi del DISUM e del DISFOR dell’universitá di Catania e del CNR-ISPC. Hanno collaborato studiosi delle università di Bologna, Genova, UniNettuno e Ca’ Foscari. Il CEARC ringrazia la Scuola Archeologica Italiana di Atene e la Eforia alle antichità di Herakleion che rendono possibile le ricerche e gli scavi del Centro a Creta. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30 e il martedì e mercoledì anche il pomeriggio, dalle 15.30 alle 18.

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Festòs 2022: un momento dell’attività di ricerca della missione archeologica italiana (foto cearc)

La mostra vuole fare conoscere la civiltà cretese dalla prima occupazione fino all’età romana attraverso l’esperienza di 25 anni di ricerca del Centro negli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche nei siti dove operano alcuni dei suoi membri, Gortina e Cnosso. La mostra comprende, oltre ai poster, video, riproduzioni sperimentali, modelli 3D e la visita virtuale e immersiva del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festós. Il CNR ISPC è presente con due sale: la prima dedicata alle attività della Missione archeologica italiana di Priniàs, diretta da Antonella Pautasso, dirigente di ricerca del CNR ISPC sede di Catania. Le attività della Missione sono illustrate da poster e riproduzioni video. Hanno collaborato all’allestimento dell’esposizione: Antonella Pautasso, Salvatore Rizza, Giacomo Biondi, Rossella Gigli, Tania Marchesini e Orazio Pulvirenti. La seconda sala è dedicata al Laboratorio archeologico congiunto internazionale W.A.L.(L.) e alle attività di rilievo digitale a Festòs, diretti da Francesca Buscemi, prima ricercatrice del CNR ISPC sede di Catania. La ricerca scientifica a Creta è illustrata mediante due video, un poster e una navigazione immersiva nel modello virtuale 3D del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festòs. Hanno collaborato all’allestimento: Marianna Figuera, Serena D’Amico, Giovanni Gallo, Thea Messina, Erica Platania, Flavia Toscano.

La visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs (a posti limitati) prevede la prenotazione al seguente link almeno 24h prima della visita: https://www.eventbrite.com/…/virtual-tour-del-quartiere… Si può così vivere l’esperienza unica e irripetibile di percorrere i passi degli antichi abitanti del Palazzo di Festòs. Grazie al Virtual Reality, ci si può immergere all’interno delle stanze labirintiche del Quartiere di S-W del Palazzo, oggi altrimenti inaccessibile al pubblico. Il palazzo di Festòs è uno dei più importanti siti della civiltà minoica; che si sviluppa a Creta tra la fine del III millennio e la fine del II a.C. Il Primo Palazzo (1900-1700 a.C.) fu distrutto da un terremoto. I resti del quartiere Sud-Ovest, che ha un elevato di 3 piani, dopo il terremoto furono completamente interrati per consentire la costruzione del Secondo Palazzo. Più di 3000 anni dopo, il quartiere è stato riportato alla luce perfettamente conservato. Ora c’è l’occasione di visitarlo grazie al modello 3D, realizzato dall’università di Catania, grazie a una collaborazione tra il DISUM e DICAR. L’esperienza immersiva sarà disponibile tutti i lunedì e venerdì dalle 10 alle 13 e tutti i martedì e mercoledì dalle 16 alle 18.

Massimo Cultraro, archeologo del Cnr, nel libro “Schliemann alla ricerca di Troia” (Corriere della Sera) rivela gli aspetti meno noti dell’archeologo e descrive le vicende che portarono alla grande scoperta

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Copertina del libro “Schliemann alla ricerca di Troia” di Massimo Cultraro

La scoperta di Troia a opera di Heinrich Schliemann, quando mise piede per la prima volta a Hissarlik nel 1868, segna il punto di svolta dell’archeologia moderna. La Grecia omerica cessa di essere un palinsesto di eroi mortali e divinità per assumere i connotati di una raffinata cultura materiale al pari di altre civiltà del Mediterraneo del II millennio a.C. Figura dalla personalità sfuggente e contraddittoria, abile narratore e instancabile viaggiatore, Schliemann incarna lo stereotipo dell’uomo d’affari che trasforma, grazi al talento innato e al duro lavoro, i sogni giovanili in stupefacenti successi nel campo della nascente archeologia, a cui ha lasciato un’importante eredità storica. Un saggio di Massimo Cultraro, ricercatore dell’ISPC CNR istituto di Scienze del Patrimonio culturale, “Schliemann alla ricerca di Troia”, edito dal Corriere della Sera, rivela gli aspetti meno noti dell’archeologo e descrive le vicende che portarono alla grande scoperta.

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Massimo Cultraro, archeoologo del CNR ISPC

“Massimo Cultraro, archeologo e ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche, esperto di civiltà minoica e micenea, nel libro “Schliemann alla ricerca di Troia”, il primo della collana “Grandi imprese della storia”, del Corriere della Sera”, scrive Sandra Fiore nella recensione scritta per l’Almanacco del Cnr, “conduce il lettore, passo dopo passo, nella straordinaria vita dell’archeologo, scrutandone la personalità contraddittoria, lo spirito di intraprendenza tra luci e ombre, la capacità di tessere relazioni; nello svolgersi delle vicende non mancano le perplessità sollevate dal coevo mondo accademico e dai detrattori, nel tentativo di offuscare l’immagine dell’autodidatta. Nato da una famiglia umile, fu infatti avviato presto al lavoro. Abile negli affari, raggiunse una ricchezza tale da consentirgli di dedicarsi allo studio della storia del Mediterraneo antico, di viaggiare instancabilmente, dalla California alla Cina, dall’America Latina all’Italia, all’Egitto, arrivando a conoscere 15 lingue. Sullo sfondo della biografia, il fermento dei rapporti commerciali tra i turchi Ottomani e l’Occidente, che consentì la produzione delle elaborazioni cartografiche della Troade e la circolazione di reperti i quali andarono ad arricchire le prime raccolte museali europee, come quella del British Museum”.

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Heinrich Schliemann con gli scavatori che riportano alla luce l’antica Troia sulla collina di Hissarlik in Turchia

“Il mito di Troia – continua Fiore – è sopravvissuto alla sua distruzione e da sempre esercita un irresistibile fascino. Tant’è che divenne elemento fondativo per l’Europa, spiega Cultraro. Non solo la civiltà romana, ma anche Burgundi, Goti, Teutoni, Britanni, popoli barbarici, rintracciarono nei profughi troiani e nei discendenti l’origine dei loro regni. Il fil rouge che sottende la vita del protagonista è il desiderio di contribuire alla ricostruzione di questo frammento di storia del mondo antico e di essere celebrato per un’impresa eccezionale. Infatti, “le vicende di Heinrich Schliemann continuano ad alimentare, a quasi due secoli, uno dei miti della storia dell’archeologia, la disciplina che egli stesso contribuì a creare, essendo pioniere dello scavo stratigrafico”. Il saggio ripercorre le vicende di scavo sulla collina di Hissarlik, dove il viceconsole britannico Frank Calvert aveva acquistato i terreni, avendo già ipotizzato di poter trovare le rovine della città. Nella seduta del Royal Archaeological Institute of London del 7 luglio 1865, venne data la notizia del ritrovamento di “Un elemento architettonico con iscrizione riferibile a un tempio di Atena. Pochi misero in relazione la notizia con le fonti antiche relative ai pellegrinaggi e sacrifici in onore di Atena Iliaca”. La notizia fu colta invece in tutta la sua portata da Schliemann con l’intuizione che lo porterà, tra il 1872 e il 1873, a coronare il sogno di bambino”.