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Modica (Rg). Al museo Belgiorno lectio magistralis di Massimo Cultraro su “La corrente evoluzionistica in Sicilia attraverso una rara edizione dell’opera di Darwin conservata a Modica”

La copia de “L’origine della specie” di Charles Darwin conservata nella Biblioteca di Modica (foto biblioteca modica)

La città di Modica (Rg) nell’Ottocento disponeva di una straordinaria collezione archeologica, visitata da studiosi stranieri come Arthur Evans e F. Von Adrian, ma anche di una aggiornatissima biblioteca del Regio Liceo. Una rara edizione della rivoluzionaria opera di Charles Darwin, “L’origine della specie”, nella traduzione di Giovanni Canestrini, è il tema dell’incontro di venerdì 7 novembre 2025, alle 17.30, nell’auditorium “Sala Triberio”, al museo civico “Franco Libero Belgiorno” – Palazzo della Cultura. Dopo gli gli interventi di Maria Monisteri, sindaco di Modica; Giovanni Di Stefano, archeologo; e Rosolino Balistrieri, dirigente dell’Istituto Archimede di Modica; lectio magistralis del professore Massimo Cultraro (Cnr Catania, università di Palermo) su “La corrente evoluzionistica in Sicilia attraverso una rara edizione dell’opera di Darwin conservata a Modica”.

Centuripe (En). Al museo Archeologico regionale il convegno internazionale “Centuripe e Lanuvio: una parentela scolpita tra mito e storia” e la mostra “Centuripe epigrafica. Scritture di identità e di potere tra età ellenistica ed età imperiale” aprono le giornate “Doors of Change” promosse dalla Fondazione CHANGES

Museo Archeologico regionale di Centuripe: da sinistra, Alessia Coccato, diagnosta dei beni culturali (Università di Oxford), Jonathan Prag, epigrafista (Università di Oxford); Francesca Prado, storica (UniCT) (foto regione siciliana)

Venerdì 17 ottobre 2025, in occasione delle giornate Doors of Change (17-19 ottobre 2025), promosse dalla Fondazione CHANGES, il museo Archeologico regionale di Centuripe – gestito dal parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, diretto da Giuseppe D’Urso – ha ospitato il convegno internazionale “Centuripe e Lanuvio: una parentela scolpita tra mito e storia”. L’incontro ha preso avvio da uno straordinario documento epigrafico: un blocco lapideo iscritto del II o della prima metà del I secolo a.C. circa, testimone di una missione diplomatica condotta da membri dell’élite centuripina a Roma e a Lanuvio. L’iscrizione attesta il rinnovo di un antico legame di συγγένεια (parentela) tra le due città: Lanuvio sarebbe stata fondata infatti da Lanoios, eroe centuripino giunto nel Lazio con Enea. La rievocazione di questa iscrizione ha offerto spunto per riflettere sull’evoluzione della storia di Centuripe e Lanuvio e dei loro rapporti.  A cinquant’anni dal primo rinnovo moderno del gemellaggio (1974-1975), è altresì occasione per riaffermare un legame ancora vivo, tra memoria, identità e comunità. Dopo i saluti istituzionali e un’introduzione a cura di Francesca Prado (università di Catania), sono intervenuti Jonathan Prag (università di Oxford), Filippo Battistoni (università di Pisa), Luca Attenni (museo diffuso di Lanuvio), Giacomo Biondi e Salvatore Rizza (ISPC-CNR). Hanno moderato l’incontro Orazio Licandro (università di Catania) e Giulia Falco (parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci).

Il convegno ha preceduto l’apertura del percorso espositivo “Doors of Change: Centuripe epigrafica. Scritture di identità e di potere tra età ellenistica ed età imperiale”. Attraverso un’ampia selezione di iscrizioni pubbliche e funerarie, l’esposizione ricostruisce le profonde trasformazioni politiche, sociali, culturali e linguistiche che hanno attraversato Centuripe tra età ellenistica ed età imperiale, mettendo in luce, in particolar modo, le strategie di autorappresentazione delle élites locali e il loro rapporto con lo spazio urbano. L’iniziativa si colloca nella serie di attività frutto di un accordo di collaborazione stipulato tra il dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania e la Faculty of Classics dell’università di Oxford, e di una collaborazione scientifica avviata tra il Disum e il parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci (già in collaborazione con l’università di Oxford), nell’ambito delle attività del progetto CHANGES – Creativity and Intangible Cultural Heritage – Spoke 6 History, Conservation and Restoration of Cultural Heritage, responsabile scientifico Pietro M. Militello. I modelli 3D dei documenti epigrafici sono stati realizzati nell’ambito dello stesso progetto da Simone Barbagallo e Filippo Stanco, dipartimento di Matematica e Informatica dell’università di Catania. Il convegno è supportato pure dal contributo del museo diffuso di Lanuvio e da Hi.Stories srl – Società Benefit.

Catania. Il film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo vince il Premio Catania Archeofilm 2025, e al prof. Paolo Matthiae il premio Sebastiano Tusa

Catania Archeofilm 2025: da sinistra, Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva; l’archeologa Giulia Falco; Giulai Pruneti, direttrice del festival; Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico di Catania e della Valle dell’Aci (foto antonio Parrinello)

 

Frame del film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo

A vincere il Premio Catania Archeofilm 2025, al termine della prima edizione del Catania Archeofilm, tre serate con il meglio del cinema documentaristico internazionale, è stato il docufilm prodotto da Rai Cultura “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni”, diretto da Eugenio Farioli Vecchioli e Brigida Gullo, sequel del precedente e pluripremiato “Come un fulmine nell’acqua”. Un racconto dedicato all’ultima campagna di scavo nel sito archeologico del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (Siena) che, conclusa nell’ottobre 2024, ha rivelato scoperte eccezionali. A valutare i film in concorso è stata come sempre la giuria popolare, con il pubblico – italiani e stranieri, alcuni per la prima volta al Teatro Antico di Catania – che ogni sera ha seguito con partecipazione le proiezioni e gli incontri con gli studiosi e ha poi espresso il proprio voto su apposite schede. Il premio “Catania Archeofilm” per i registi Farioli Vecchioli e Gullo è stato consegnato simbolicamente a Piero Pruneti, direttore della testata Archeologia Viva, da Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico di Catania e della Valle dell’Aci, e dall’archeologa Giulia Falco.

Frame del film “La Grotte Cosquer, un chef d’oeuvre en sursis / La grotta Cosquer, un capolavoro in pericolo” di Marie Thiry

Secondo in classifica il film francese “I misteri della Grotta Cosquer” sui graffiti preistorici di 27mila anni fa scoperti nel 1985 nel sud della Francia; terzo posto per l’inglese “Il mondo perduto dei Giardini Pensili” con il racconto di Ninive, l’antica capitale degli Assiri.  Fra gli ospiti del festival gli archeologi Daniele Malfitana (direttore della Scuola di specializzazione in Beni Archeologici – UNICT) e Massimo Cultraro (dirigente di ricerca ISPC-CNR e docente Preistoria e Archeologia egea – UNIPA).

Catania Archeofilm 2025: Valeria Livigni consegna il premio Sebastiano Tusa al prof. Paolo Matthiae (foto antonio parrinello)

Nel corso dell’ultima serata del Catania Archeofilm, sabato 27 settembre 2025, è stato assegnato anche il Premio Sebastiano Tusa, promosso dalla Fondazione Sebastiano Tusa alla memoria dell’insigne archeologo siciliano: Valeria Livigni, presidente della Fondazione e moglie dell’archeologo, lo ha consegnato al grande archeologo Paolo Matthiae – al quale si deve proprio nel settembre di cinquanta anni fa, la scoperta dell’archivio reale dell’antica città di Ebla in Siria (III millennio a.C.).

Catania Archeofilm: le proiezioni al Teatro Antico di Catania (foto antonio parrinello)

“Catania Archeofilm 2025” è stato organizzato dal parco archeologico di Catania e Valle dell’Aci della Regione Siciliana con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm (Giunti editore), in collaborazione con università di Catania – Scuola di specializzazione in Beni Archeologici, e Fondazione Sebastiano Tusa. Scenario del festival, e sua location privilegiata, la straordinaria cavea del Teatro antico di Catania, complesso monumentale che, insieme all’Odèon, è custodito fra i caseggiati d’epoca di via Vittorio Emanuele. Grande soddisfazione è stata espressa dal direttore D’Urso: “Per la prima volta – ha detto – dopo il teatro, la musica e la danza il Teatro Antico di Catania ha ospitato una rassegna di cinema, in questo caso a tema archeologico. Un linguaggio trasversale, quello della settima arte, che vuole essere una forma di apertura verso il grande pubblico per coinvolgerlo nella conoscenza del patrimonio archeologico siciliano e universale”. La terza serata, complice il meteo incerto, si è spostata in via Crociferi, nella Chiesa barocca di San Francesco Borgia che, fra i capolavori del Settecento e la preziosa collezione di argenti e corredi liturgici dell’ordine dei Gesuiti, ha accolto il numeroso pubblico del Catania Archeofilm.

Catania. Doppio appuntamento al Disum: Massimo Perna (unisassari) su “L’Archeologia egea in Sardegna” (in presenza e on line); quindi per “I seminari del Cearc” Massimo Cultraro presenta il libro “Federico Halbherr. Rovereto, Creta, La Libia” di Stefano Struffolino (Gangemi editore)

Venerdì 23 maggio 2025, a Catania, al Monastero dei Benedettini (aula 106), sede del DISUM – dipartimento di Scienze umanistiche dell’università di Catania, in piazza Dante Alighieri, doppio appuntamento.

Si inizia alle 10, per il ciclo di incontri su “L’Archeologia egea nelle università europee” il professore Massimo Perna dell’università di Sassari su “L’archeologia egea in Sardegna. Il Centro Internazionale per la Ricerca sulle Civiltà Egee (C.I.R.C.E) dell’università di Sassari”. L’incontro può essere seguito on line al link https://teams.live.com/meet/9387138235897…

Quindi alle 11.30, per “I seminari del Cearc (centro di archeologia cretese dell’università di Catania)” presentazione del libro “Federico Halbherr. Rovereto, Creta, La Libia” di Stefano Struffolino (Gangemi editore): Massimo Cultraro (Ispc-Cnr, Cearc) in dialogo con l’autore.

Copertina del libro “Federico Halbherr. Rovereto, Creta, la Libia” di Stefano Struffolino

Federico Halbherr. Rovereto, Creta, la Libia (Gangemi editore). Il roveretano Federico Halbherr (1857-1930) è considerato il pioniere dell’archeologia italiana all’estero. Si specializza nello studio dell’epigrafia greca indirizzato dal maestro Domenico Comparetti. Nell’estate del 1884 rinviene fra le rovine dell’antica città cretese di Gortina il muro semicircolare con la “grande iscrizione”, un lungo testo giuridico datato agli inizi del V sec. a.C. Ottenuta la prima cattedra di Epigrafia greca all’università di Roma, Halbherr porta avanti lungo tutto il corso della sua vita le esplorazioni a Creta, fondando la prima missione italiana. A lui si devono le scoperte dei primi grandi palazzi della civiltà Minoica a Festos e Haghia Triada, gli scavi nell’antro di Zeus sul monte Ida (poi pubblicati con il collega e concittadino Paolo Orsi) e in molte altre località dell’isola. Suggerì all’amico Arthur Evans di indagare il sito di Cnosso; nel 1909 fondò la Scuola Archeologica Italiana di Atene e nel 1910-1911 pose le basi per l’inizio delle esplorazioni archeologiche in Libia. Sulla base di lettere e documenti anche inediti viene qui ricostruita la vita e la carriera di Halbherr, cercando di indagare l’uomo, le sue influenze culturali, il suo rapporto con il mondo scientifico e l’importanza delle sue imprese e delle sue scoperte nel contesto dell’archeologia italiana e internazionale.

Stefano Struffolino (unipegaso)

Stefano Struffolino, insegna Storia greca all’università telematica Pegaso. Ha a lungo svolto attività di ricerca all’università di Milano dove è stato assegnista e professore a contratto. Già allievo della Scuola Archeologica Italiana di Atene per il Perfezionamento, è membro, in qualità di epigrafista, delle Missioni archeologiche in Libia e a Cipro dell’università di Chieti-Pescara “G. D’Annunzio”.

Ischia (Na). Ai Giardini La Mortella nella Recital Hall di Forio l’incontro “L’attività archeologica negli scenari di guerra del Medio Oriente” con Candida Felli (università di Firenze) e Ida Oggiano (Ispc-Cnr), primo appuntamento del ciclo di conferenze del “Progetto Kepos, Incontri di Archeologia e Paesaggio”

Giovedì 15 maggio 2025, alle 19, ai Giardini La Mortella nella Recital Hall di Forio, sull’isola d’Ischia (Na), l’incontro “L’attività archeologica negli scenari di guerra del Medio Oriente” con Candida Felli, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico all’università di Firenze, e Ida Oggiano, dirigente di ricerca all’istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR, primo appuntamento del ciclo di conferenze del “Progetto Kepos, Incontri di Archeologia e Paesaggio”, dedicato al tema all’attività archeologica negli scenari di guerra del Medio Oriente. Dopo i saluti della presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella Alessandra Vinciguerra, relazioneranno la prof.ssa Candida Felli, dell’università di Firenze, con un intervento dal titolo “L’attività archeologica negli scenari di guerra del Medio Oriente” e la prof.ssa Ida Oggiano, del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che illustrerà “Il patrimonio archeologico del Libano: realismo e utopia nella progettualità in un paese tormentato dal suo passato e dal suo presente”. A moderare l’appuntamento sarà Mariangela Catuogno, direttore scientifico del Progetto Kepos. L’area del Medio Oriente è da sempre protagonista di vicende che hanno avuto conseguenze nella storia dell’intero Mediterraneo. Queste terre, solo apparentemente lontane per noi, sono in realtà parte di un “Oriente” che è da sempre “vicino” e che rende ancora più attuali e coinvolgenti le tragiche vicende di guerra di cui sono oggi protagoniste. Ma che ruolo hanno le missioni archeologiche italiane che da molto tempo operano nella regione in scenari di guerra come quelli di Libano, Siria, Iraq? Cosa si intende per “diplomazia culturale” in rapporto ai Beni Culturali?

Giornata dei Beni culturali siciliani, in memoria di Sebastiano Tusa: al museo Archeologico Salinas di Palermo visita guidata alle collezioni; all’università di Palermo presentazione di “Sicilia archeologica. 115”, e alla fondazione Federico II presentazione di “Sicilia archeologica vista dal cielo”

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10 marzo 2025: per la “Giornata dei Beni Culturali Siciliani”, dedicata alla memoria di Sebastiano Tusa, archeologo e assessore regionale ai Beni Culturali tragicamente scomparso nel disastro aereo del 10 marzo 2019, i parchi archeologici, i musei, le gallerie e le biblioteche della Regione Siciliana aprono gratuitamente le loro porte al pubblico: il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo apre dalle 9 alle 19 [ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura]. Ingresso gratuito. Per l’occasione, CoopCulture offrirà alle 17 una visita guidata gratuita alle collezioni del “Salinas”. La visita darà inoltre l’opportunità di conoscere meglio la figura di Sebastiano Tusa e il suo importante contributo all’archeologia, ricordando un uomo che ha lasciato un’impronta duratura nella cultura siciliana. Un’opportunità unica per scoprire le collezioni del museo più antico della Sicilia, con un focus speciale sulla figura di Sebastiano Tusa, del quale verrà ripercorsa la sua straordinaria vita e il suo instancabile lavoro di archeologo, fino al tragico incidente che ne ha segnato la scomparsa. Tusa è stato un uomo che ha dedicato con passione e impegno la sua esistenza alla ricerca e allo studio del mondo antico, apportando un contributo fondamentale alla scoperta, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale siciliano.

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La Fondazione Sebastiano Tusa, rispettando la “Giornata dei Beni Culturali Siciliani”, l’appuntamento annuale in ricordo della tragica scomparsa dell’illustre archeologo, lo ricorda con due eventi il 10 e 11 marzo 2025. Lunedì 10 marzo, alle 17, nella Sala Magna del Complesso Monumentale dello Steri (piazza Marina, 61 a Palermo) si tiene la presentazione del nuovo volume della rivista “Sicilia Archeologica” (n. 115). Programma. Saluti di Massimo Midiri, rettore dell’università di Palermo; Roberto Lagalla, sindaco di Palermo; Massimo Mariani, prefetto di Palermo; Francesco Paolo Scarpinato, assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Regione Siciliana. Interventi istituzionali: P. Sergio M. Catalano op, priore del convento San Domenica di Palermo; Mario La Rocca, dirigente generale dei Beni culturali e all’identità siciliana, Regione Siciliana. Introduce Valeria Li Vigni Tusa, presidente Fondazione Sebastiano Tusa, direttrice Sicilia Archeologica. Modera Ludovico Gippetto, giornalista. Intervengono Bruno Corà, presidente Fondazione Burri; Massimo Cultraro, ISPC-CNR, comitato scientifico Sicilia Archeologica; Luigi Fozzati, Istituto Italiano di Archeologia Subacquea, redazione Sicilia Archeologica; Assia Kysnu Ingoglia, università Tor Vergata, redazione Sicilia Archeologica; Franco Palla, università di Palermo, comitato scientifico Sicilia Archeologica; Roberto Marcucci, editore L’ERMA di Bretschneider.

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Copertina del numero 115 di “Sicilia archeologica” (L’Erma di Bretschneider)

Sicilia archeologica 115. In questo numero è particolarmente focalizzato l’aspetto della circolazione di uomini e culture nel Mediterraneo che evidenzia quel modo di sentire comune ai Paesi che vi si affacciano: Un mare di storia, dove i popoli che hanno navigato collegando sponde diverse, oggi, come millenni fa, devono proseguire sulla strada del dialogo e sostenere una collaborazione per la tutela e valorizzazione del Mare Nostrum. Come è prassi anche questo numero si divide in quattro grandi sezioni: scoperte archeologiche più recenti; diagnostica dei beni culturali (archeometria, biotecnologie, …); aggiornamenti dalla preistoria al mondo classico e al mondo sommerso; normativa sui beni culturali (valorizzazione, conservazione, tutela, fruizione).

palermo_10-marzo_presentazione-sicilia-archeologica-vista-dal-cielo_locandinaMartedì 11 marzo 2025, alle 9.30, alla Fondazione Federico II (Oratorio di Sant’Elena e Costantino Piazza della Vittoria, 23 – Palermo) verrà presentato il libro “Sicilia archeologica vista dal cielo: dalla preistoria all’età romana”. Intervengono Gaetano Galvagno, presidente Assemblea regionale siciliana e Fondazione Federico II; Valeria Li Vigni, presidente Fondazione Sebastiano Tusa; Roberto Marcucci, editore L’Erma di Bretschneider; Giovan Battista Scaduto, fondazione Federico II; Luigi Nifosi, archivio fotografico siciliano; Luigi Fozzati, istituti italiano di Archeologia Subacquea, fondazione Sebastiano Tusa. Modera Ludovico Gippetto, giornalista.

Egitto. Al Cairo workshop interdisciplinare, in presenza e on line, “Archeologia e ambiente. Antiche comunità di confine tra sabbia e corsi d’acqua” promosso dal Cnr-Ispc con l’omologo egiziano sui dati recenti degli scavi di Tell el-Maskhuta, l’antica città di Tjeku, importante città ai confini dell’Egitto e lungo importanti vie di comunicazione

egitto_cairo_workshop-ARCHAEOLOGY-AND-ENVIRONMENT-ANCIENT-BORDER-COMMUNITIES-BETWEEN-SAND-AND-WATERWAYS_locandinaFocus sul sito di Tell el-Maskhuta, nella parte orientale del Wadi Tumilat (Delta orientale, circa 15 km a ovest di Ismailiya), indagato da diversi anni dal CNR-Missione Egittologica Multidisciplinare (CNR-MEM) dell’Istituto di Scienza del Patrimonio (ISPC) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, che opera con il riconoscimento istituzionale del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale. È l’obiettivo del workshop interdisciplinare “Archeologia e ambiente. Antiche comunità di confine tra sabbia e corsi d’acqua” in programma a Il Cairo il 27 novembre 2024 sotto gli auspici del prof. Fagr Abdel Gawad, presidente ad interim del Centro Nazionale delle Ricerche egiziano. Il workshop si può seguire on line: fai clic su https://zoom.us/j/8294969597?omn=99364923599  (passcode: 98765) per avviare o partecipare alla riunione Zoom pianificata. Il workshop internazionale è organizzato dal CNR-ISPC italiano in collaborazione con il Centro Nazionale delle Ricerche egiziano per condividere e discutere i dati recenti degli scavi di Tell el-Maskhuta e discutere l’esistenza di un’importante città ai confini dell’Egitto e lungo importanti vie di comunicazione. Il tema del workshop è stato esteso a siti archeologici della stessa regione o in aree con caratteristiche simili.

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Il sito di Tell el-Maskhuta, l’antica città di Tjeku, situata non lontano dal Canale di Suez, in posizione strategica lungo il Wadi Tumilat (foto cnr-ispc)

Il CNR-MEM opera a Tell el-Maskhuta applicando tecnologie avanzate, quali indagini geofisiche elettromagnetiche, implementazione di modelli numerici del tell e delle strutture ecc. Questo approccio consente una documentazione molto accurata del sito archeologico. Tell el-Maskhuta, identificata con l’antica città di Tjeku e situata non lontano dal Canale di Suez, nasconde una grande città antica che doveva la sua importanza alla sua posizione lungo il Wadi Tumilat, all’estremo confine nord-orientale dell’Egitto, lungo una delle rotte più importanti verso il Levante. Inoltre, anticamente, lungo il Wadi Tumilat veniva scavato un canale navigabile, il cosiddetto Canale dei Faraoni. L’antica Tjeku era una grande città, ricca di commercio internazionale. Sono state scavate alcune parti di un grande muro di cinta (circa 200 m x 300 m), in alcuni tratti conservato in tutta la sua elevazione. In una zona così di confine, le mura di Tjeku dovevano mostrare la potenza dell’Egitto, dei suoi re e dei suoi dei, alle genti che arrivavano dal Levante. Il lato settentrionale del recinto conserva dimensioni sorprendenti: circa 8 m sopra l’attuale livello del suolo e 22 m di spessore. Nel corso delle recenti campagne di scavo è stata rinvenuta una grande rampa che parte dalla sommità dell’enorme muro settentrionale e scende verso l’esterno. È stata inoltre rinvenuta una grande discarica di anfore. Il grande accumulo, solo parzialmente scavato, è una tipica discarica di container inutilizzabili formatasi nei pressi di un porto commerciale. La discarica fornisce una miniera di dati sul commercio dell’antico Egitto e indica la vicinanza di un porto sul canale navigabile. Il grande muro settentrionale può quindi essere identificato con un’infrastruttura civile del porto sul canale navigabile. Inoltre, il carotaggio ha fornito interessanti spunti sull’ambiente antico, con indicazioni chiave sui corpi idrici del passato. In conclusione, le recenti campagne rivelano nuovi importanti dati sul percorso dell’antico canale navigabile che collegava anticamente il Mediterraneo e il Mar Rosso.

PROGRAMMA. Alle 9 (ora de Il Cairo), saluti di benvenuto; 10, I SESSIONE: Centro nazionale delle Ricerche per il patrimonio culturale, presiede: Medhat Ibrahim. Interventi: Medhat A. Ibrahim, Centro nazionale di ricerca, Egitto, “Modellistica molecolare e spettroscopia: tecnologie applicate al patrimonio culturale”; Ahmed Refaat, Centro nazionale di ricerca, Egitto, “Integrazione tra patrimonio culturale e spettroscopia: analisi spettroscopiche di icone di valore storico e artistico”. 10.40, II SESSIONE: Comunità di frontiera, presiede Gihane Zaki. Interventi: Gihane Zaki, Institut d’E gypte, CNRS – UMR 8167, SHS – Université Paris Sorbonne, “L’impatto dei cambiamenti climatici sull’isola di Biggeh. L’archeologia alle sfide del Terzo Millennio”; Amr Abdel-Rauf, Università di Zagazig, “Ricostruzione paleoambientale dell’area di insediamento dell’antica Bubastis, delta sud-orientale del Nilo (Egitto)”; Mohamed Abdel-Maksoud, Tell Hebua la porta orientale dell’Egitto”; 11.40, pausa caffè; 12.40, II SESSIONE: Comunità di confine, presiede: Gihane Zaki. Interventi: Sayed Abdel-Alim, Hanin Mustafa, “Paleo-paesaggio acquatico dell’Università di Ain Shams nel Sinai nordoccidentale. Impatto del ramo pelusico del Nilo sulla continuità e rottura degli insediamenti urbani e militari”; Mustafa Hassan, Ministero del Turismo e delle Antichità, “Recenti scoperte archeologiche nell’area delle Antichità di Ismailia”; Mustafa Nur el-Din, Ministero del Turismo e delle Antichità, “Antichi canali artificiali nel Wadi Tumilat e nell’istmo di Suez”; 13.40, III SESSIONE: Tell el -Maskhuta e il Canale dei Faraoni. Condivisione dei dati sulle comunità di confine, presiede: Tarek Tawfik. Interventi: Bruno Marcolongo, Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, Istituto di Scienza del Patrimonio “Sulle tracce dell’antica Tumilat con l’occhio del geomorfologo”; Giuseppina Capriotti Vittozzi, Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, Istituto di Scienza del Patrimonio, “Tell el-Maskhuta e il Canale dei Faraoni: scoperte recenti”; Andrea Angelini, Consiglio Nazionale delle Ricerche Italiano, Istituto di Scienze del Patrimonio, “Applicazioni tecnologiche ai recenti scavi in Tell el-Maskhuta: le infrastrutture portuali”; Ilaria Mazzini, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria, “Ricostruzione preliminare del paesaggio olocenico nell’area di Tell el-Maskhuta”.

Ischia (Na). A Villa Arbusto, sede del museo Archeologico di Pithecusae, la conferenza “Dal Levante ad Ischia: un Mediterraneo condiviso” con Ida Oggiano, dirigente di ricerca all’Ispc-CNR, sesto appuntamento del progetto Kepos 2024

ischia_lacco-ameno_villa-arbusto_archeologico_progetto-kepos-dal-levante-ad-ischia-un-mediterraneo-condiviso_oggiano_locandinaGiovedì 5 settembre 2024, alle 19.30, a Villa Arbusto sede del museo Archeologico di Pithecusae di Lacco Ameno, sesto appuntamento del progetto Kepos, organizzato dalla Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella e dedicato alle fasi storiche più antiche dell’isola d’Ischia, e dedicato al mondo levantino e alle connessioni col mondo greco e con l’antica Pithekoussai, con la dirigente di ricerca all’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR, la prof.ssa Ida Oggiano, illustrerà il tema con la relazione “Dal Levante ad Ischia, un Mediterraneo condiviso”. Dopo i saluti del sindaco di Lacco Ameno Giacomo Pascale e di Alessandra Vinciguerra, presidente della Fondazione W. Walton e Giardini La Mortella, interverrà la prof.ssa Ida Oggiano. L’incontro sarà moderato da Mariangela Catuogno, direttore scientifico del Progetto Kepos. Ingresso libero dalle 19.

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Corredo della tomba 545 dalla necropoli di Pithekoussai al museo Archeologico di Pithecusae: presenti un unguentario fenicio e una coppetta tripode di produzione locale (foto museo lacco ameno)

I primi tre secoli del primo millennio a.C. nel Mediterraneo furono caratterizzati da una grande mobilità di navi, merci, uomini e idee. Le coste del Mediterraneo Orientale e Cipro, il cosiddetto Levante, divennero parte integrante del sistema economico e culturale del Mediterraneo centro-occidentale (Sicilia e Sardegna, Nord-Africa e area tirrenica e Spagna). Tracce della presenza levantina sono sempre più evidenti negli scavi archeologici dell’area tirrenica e si aggiungono alla nota documentazione di Ischia, tra i primi luoghi di incontro tra le comunità locali, i greci dell’Eubea e i “levantini” appunto. Ma chi erano i Levantini di cui si parla? Chi furono i “phonikes”, i Fenici, che navigarono in questa parte del Mediterraneo ancor prima di fondare le loro colonie? Con la presentazione si proporrà un viaggio a ritroso, visitando un Vicino Oriente la cui multiculturalità è la base della sua ricchezza passata e contemporanea.

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Corredo della Tomba 944 rinvenuto nella necropoli di S. Montano a Lacco Ameno: disegno pubblicato da Giorgio Buchner, nel 1983

Ricorda Mariangela Catuogno: già Giorgio Buchner, nel 1983, pubblicando il corredo della Tomba 944 rinvenuto nella necropoli di S. Montano a Lacco Ameno sull’isola d’Ischia composto da una oinochoe (brocca locale), due skyphoi di tipo corinzio (coppe), una anforetta d’impasto a spirali, un aryballos (unguentario), due fibule, due fermatrecce, due anelli, globetti pendenti, scriveva: ” …l’unica fonte degli aryballoi usati a Pithekoussai nel terzo quarto dell’VIII sec. a.C. era il Levante, invita alla riflessione… si tratta di un rito allogeno…di una distinzione etnica… analoghe a quelle dimostrate dalle testimonianze epigrafiche semitiche… oppure ci troviamo di fronte ad un altro fenomeno pertinente alla stratigrafia sociale euboica, dalla cui espressione materiale non saranno certo state assenti le vicissitudini commerciali dell’epoca in cui ai vecchi contatti con l’Oriente si aggiungevano le imprese nell’ Occidente?”. Ne parlerà nell’incontro a Villa Arbusto.

Sicilia. Al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento terza tappa (in tre giorni) della XX edizione del Festival (diffuso) del Cinema archeologico realizzato dal parco della Valle dei Templi con il RAM film festival: ecco il programma dei film e dell’archeotalk

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Terza tappa del XX Festival del Cinema Archeologico, realizzato dal parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, in collaborazione con il RAM film festival e la Fondazione museo civico di Rovereto. E stavolta siamo nel cuore della Valle dei Templi, là dove è custodito un immenso patrimonio che illustra la storia della ricerca di buona parte della Sicilia centro meridionale. Stiamo parlando del museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, dove fa tappa il Festival il 17, 18 e 19 luglio 2024. I film proiettati saranno sette e tratteranno le tematiche archeologiche più disparate: dal papiro di Ebers all’ascesa, il declino e la scomparsa della civiltà etrusca, dai robot umanoidi in grado di esplorare siti sommersi ed effettuare scavi a regola d’arte, fino all’archeologia musicale capace di riportare in vita le musiche perdute che scandivano la vita delle civiltà antiche. Da non perdere, giovedì 18 luglio 2024, l’archeotalk con Angela Bellia, che ci porterà a scoprire il ruolo fondamentale che la musica e la danza hanno rivestito nel mondo antico.

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Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George

PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 17 LUGLIO 2024. Alle 21, apre il film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia, 2020-2021, 53’). Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, l’archeologia musicale, riporta in vita musiche perdute, sacre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Chiude la serata il film “Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion / I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion” di Jacques Plaisant (Francia, 2022, 52’). Duecento anni fa, Jean-François Champollion decifrò per la prima volta i geroglifici egizi, risolvendo così uno dei più grandi enigmi della Storia. Poco invece si sa di Jacques-Joseph, il fratello maggiore rimasto nell’ombra. Uno studio degli archivi familiari getta nuova luce sulla loro avventura.

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PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 18 LUGLIO 2024. Alle 19, Archeotalk “Alla ricerca dei suoni perduti: archeologia musicale della Magna Grecia e della Sicilia greca”. Modera: Donatella Mangione (parco Valle dei Templi). Incontro e aperitivo con Angela Bellia, ricercatrice all’Istituto di Scienze del Patrimonio del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli che ci porterà a scoprire il ruolo fondamentale che la musica e la danza hanno rivestito nel mondo antico. L’evidenza materiale e le testimonianze scritte e figurative oggi ci permettono di comprendere meglio il mondo sonoro del passato e le modalità con cui la musica e la danza accompagnavano i rituali e tutte le forme teatrali e di drammatizzazione legate al mito. Partecipazione gratuita, con prenotazione online sul sito www.ramfilmfestival.it.

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Frame del film “The Treasures of the Pharaohs – Ebers Papyrus / I tesori dei Faraoni – Il papiro di Ebers” di Denis Kliewer

Alle 21, inizio delle proiezioni. Apre il film “The Treasures of the Pharaohs – Ebers Papyrus / I tesori dei Faraoni – Il papiro di Ebers” di Denis Kliewer e Ulli Wedelmann (Germania, 2023, 52’). Il papiro di Ebers custodisce l’arte della guarigione degli Egizi di 3500 anni fa e riunisce quasi 900 testi medici. Quali di queste antiche conoscenze possono ancora essere utili nel XXI secolo?. Chiude la serata il film “Ocean One K: L’archéologue des abysses / Ocean One K: l’archeologo degli abissi” di Mathieu Pradinaud (Francia, 2023, 52’). Da sempre l’esplorazione dei relitti è una sfida enorme dato che è impossibile immergersi nelle profondità e scavare. Entra così in scena Ocean One K, un robot umanoide in grado di esplorare i siti sommersi e di effettuare scavi archeologici a regola d’arte.

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Frame del film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski

PROGRAMMA DI VENERDÌ 19 LUGLIO 2024. Alle 21, apre il film “Storie di ossa” di Gabriele Clementi (Italia, 2023, 7’). Le ossa portano su di sé le tracce del vissuto di un individuo, di una comunità, di un popolo. Stefano Ricci Cortili, antropologo e illustratore anatomico, sta dedicando la sua vita a questi studi in supporto alla ricerca archeologica. Segue il film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski (Francia, 2022, 52’). Aperta sul Mar Tirreno, l’Etruria, grosso modo l’attuale Toscana, risplendeva nel Mediterraneo tra il IX e il I secolo a.C. Ma chi erano gli Etruschi e come si spiega l’ascesa di questa civiltà, ma anche il suo declino e poi la sua scomparsa? Quindi il film “L’Appia a Minturnae. Il Videodiario di Scavo” di Gianmatteo Matullo (Italia, 2021, 34’). Il film, realizzato nel corso delle indagini archeologiche dirette dalla Soprintendenza, racconta la storia dell’Appia ben oltre i limiti cronologici della città romana, e svela i dettagli di un periodo finora poco noto. Chiude la serata, alle 23, l’annuncio dei film premiati dalle giurie e del vincitore del premio del pubblico.

Roma. Al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia la conferenza “Arare i campi al tempo delle palafitte” con le archeologhe Patrizia Petitti e Antonia Sciancalepore: sesto incontro della seconda edizione del ciclo “chi (ri)cerca trova. I professionisti si raccontano al museo”

roma_villa-giulia_chi-ricerca-trova_incontro-petitti-sciancalepore_locandina“Arare i campi al tempo delle palafitte” è il titolo del sesto incontro, ultimo appuntamento prima della pausa estiva, della seconda edizione del ciclo di conferenze “CHI (RI)CERCA TROVA. I professionisti si raccontano al Museo”, ricerche scientifiche, studi e progetti presentati da esperti e studiosi al museo nazionale Etrusco di Villa Giulia. Venerdì 21 giugno 2024, alle 16, il gruppo di lavoro diretto da Patrizia Petitti con Antonia Sciancalepore ci introdurrà alle ricerche sulla palafitta di Ledro, uno dei complessi più importanti dell’età del Bronzo dell’Italia settentrionale. Parteciperanno all’incontro Annalaura Casanova Municchia e Valeria Di Tullio, ricercatrici dell”Istituto di Scienze del Patrimonio del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISPC). Ingresso gratuito in Sala Fortuna fino ad esaurimento posti. Prenotazioni all’indirizzo mn-etru.didattica@cultura.gov.it.

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I reperti conservati al museo delle Palafitte dialogano direttamente con l’area palafitticola del lago di Ledro (foto jacopo salvi)

Gli scavi hanno restituito uno straordinario complesso di reperti lignei, ritrovamenti eccezionali nei nostri scavi italiani, che comprende anche alcuni reperti riconducibili all’attività di coltivazione dei campi. Sarà presentato l’aratro, il suo funzionamento e le parti che lo componevano, come l’impugnatura (stegola o stiva), vomeri mobili e gioghi doppi. Saranno poi mostrati reperti interpretati come falci: la natura polimaterica di questi strumenti (legno, mastice e selce) ha imposto indagini parallele: l’obiettivo dell’incontro è quello di proporre un modello di indagine archeologica trasversale, che punta alla ricostruzione di una comunità antica utilizzando discipline diverse per metodo e strumenti.