Lentini-Augusta-Carlentini (Sr). “Leontinoi, Megara Hyblaea e il territorio calcidese”: tre giornate di studio in memoria di Dario Palermo organizzate dal parco archeologico di Leontinoi e Megara Hyblaea. Ecco il programma
Dal 19 al 21 novembre 2025, “Leontinoi, Megara Hyblaea e il territorio calcidese”: tre giornate di studio in memoria di Dario Palermo organizzate dal parco archeologico di Leontinoi e Megara Hyblaea, in collaborazione con la Regione Siciliana – assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, i Comuni di Lentini, Augusta e Carlentini, e la soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Siracusa. Tre giornate, tre sedi. A Lentini, al cine teatro Odeon “Carlo Lo Presti” in via Cristoforo Colombo 12, mercoledì 19 novembre 2025, alle 9.30. Ad Augusta, al salone di rappresentanza “Rocco Chinnici” del Palazzo di Città in via Principe Umberto 89, giovedì 20 novembre 2025, alle 9.30. A Carlentini, al complesso “Gabriele Aicardi”, ex convento del Carmine, in via Nino Bixio 6, venerdì 21 novembre 2025, alle 9.30. Le giornate di studio rappresentano un momento di confronto e riflessione dedicato alla memoria del professore Dario Palermo, figura di grande rilievo nel panorama degli studi archeologici siciliani, venuto a mancare nel febbraio 2023 (vedi Archeologia in lutto. Febbraio si porta via due grandi archeologi: Marcello Piperno, innovatore degli studi preistorici, e Dario Palermo, esperto di archeologia siciliana ed egeo-cretese. Il ricordo di colleghi e amici | archeologiavocidalpassato)e costituiscono un’importante occasione per approfondire le conoscenze relative al territorio calcidese e alle sue antiche colonie greche.
PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 19 NOVEMBRE 2025 A LENTINI Alle 9.30, saluti istituzionali: Francesco Paolo Scarpinato (assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana), Mario La Rocca (dirigente generale assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana), Agostino Messana (direttore parco archeologico di Leontinoi e Megara Hyblaea) e Rosario Lo Faro (sindaco di Lentini). Introduzione al convegno di Massimo Frasca. Interventi, moderati da Luca Marino. Alle 10,20, Alessandra Molinari, “Vecchie e nuove indagini al Castellaccio di Lentini: un’area chiave della città nel corso dei secoli”; 10.40, Antonio Alfano e Alessandra Castorina, “Un butto di età rinascimentale dal Castellaccio”; 11, pausa caffè; 11.20, Marcella Pisani, “Nuove indagini sul colle San Mauro”; 11.40, Giusy Stagnitti, “Carlentini, contrada Pozzanghera. Tre tombe dell’età del bronzo finale”; 12, Francesco M. Galassi e Elena Varotto, “Indagini paleopatologiche nell’antica Leontinoi in memoria di Dario Palermo”; 12.20, Michela Ursino, “Gli scavi nel santuario di contrada Alaimo”; 12.40, Fabrizio Sudano, “Sacro e periferia: il santuario periurbano di Scala-Portazza a Leontini. Contesti e materiali”; discussione; 13.30, pausa pranzo; 15, Maria Musumeci, “Il Museo Archeologico di Lentini: le tappe della sua formazione”; 15.20, Umberto Spigo, “Il pittore di Hekate e la sua “scuola”. Un altro contributo lentinese alla conoscenza di un maestro della pittura vascolare siceliota dallo scavo del complesso rupestre del Crocifisso”; 15.40, Sebastiano Barresi, Alessandra Castorina, Italo Giordano e Luana Tesoro, “La memoria dell’assente e l’hydria delle dee. Saggi archeologici in contrada Carrubbazza-Bottigliere a Lentini”; 16, Fabio Caruso, “La nascita di Atena in un’anfora del Museo di Lentini”; 16.20, pausa caffè; 16.40, Giuseppe Guzzetta, “Rinvenimenti monetali a Lentini agli inizi degli anni ’90”; 17, Francesco Valenti, “Leontini, “misera in civitate atque inani”?”; 17.20, Saverio Scerra, “Le attività e gli scavi della Soprintendenza di Siracusa a Leontinoi negli anni Novanta: breve storia di un apprendistato”. Le associazioni: 17.40, Filadelfio Inserra, presidente archeoclub di Lentini “Alfio Sgalambro”; 18, Carlo Maci, gruppo archeologico leontino; 18.20, Cristina Stuto, presidente SiciliAntica Lentini Carlentini “Maurizio Introna”.
PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 20 NOVEMBRE 2025 AD AUGUSTA Alle 9.30, saluti istituzionali: Agostino Messana (direttore parco archeologico di Leontinoi e Megara Hyblaea) e Giuseppe Di Mare (sindaco di Augusta). Interventi moderati da Alessandra Cilio. Alle 10, Jean-Christophe Sourisseau e Reine-Marie Bérard, “Megara Hyblaea 2017-2025: bilancio sulla ripresa dei lavori sul sito”; 10.20, Massimo Cultraro, “Il CNR e le ricerche a Megara Hyblaea nell’ultimo decennio”; 10.40, Kristian Göransson, “Recenti scavi a Francavilla”; 11, pausa caffè; 11.20, Maria Giovanna Bacci, “La produzione ceramica di Zancle: affinità e divergenze con quella delle altre fondazioni calcidesi della Sicilia orientale: Naxos e Leontini”; 11.40, Maria Costanza Lentini, “Leontinoi e Naxos attraverso la produzione e circolazione della ceramica proto-arcaica”; 12, Rosa Maria Albanese, “La comunità di Villasmundo tra protostoria e arcaismo: rapporti con Leontinoi”; 12.20, Maria Teresa Magro, Michael Bratell, Niklas Kärrman, “Dinamiche insediative e viabilità tra Katane e Leontinoi”; 12.40, Giovanni Di Stefano, “Leontinoi e Camarina nella guerra del 427-424 a.C. e le chorai dopo la pace di Gela”; discussione; 13.30, pausa pranzo; 15, Lorenzo Guzzardi, “La chora di Leontinoi nell’età di Panezio alla luce della documentazione archeologica”; 15.20, Laura Maniscalco, Brian McConnell, “Un incidente per la Via del Grand Tour a Lentini”; 15.40, Orazio Palio, Maria Turco, “Strutture di recinzione e organizzazione degli insediamenti dell’età del bronzo nella piana di Catania”; 16, Grazia Calandra, Francesca Cannizzaro, Carla Cirino, Valeria Grasso, Milena Gusmano, Laura Sapuppo, “Insediamenti dell’antico bronzo nel territorio di Ramacca: aggiornamenti”; 16.40, pausa caffè; 17, Giuseppe Cacciaguerra, Alessandra Castorina, Rosa Lanteri, “Il territorio megarese dalla preistoria al medioevo”; 17.20, Rosario Patanè, “«Superata la pianura di Lentini, ammirò la bellezza del territorio». Contatti tra i Calcidesi e i nativi dell’interno”; 17.40, Francesco Tomasello, Zaira Raimondo, “Rileggere le tholoi in Sicilia: tra archeologia, interpretazione e memoria”. Le associazioni. Alle 18, Mariada Pansera, presidente archeoclub di Augusta; Ilario Saccomanno, presidente Hangar Team Augusta; 18.40, Giuseppe Tringali, presidente Rotary Club Megara Augusta. Discussione.
PROGRAMMA VENERDÌ 21 NOVEMBRE 2025 A CARLENTINI Alle 9.30, saluti istituzionali: Agostino Messana (direttore parco archeologico di Leontinoi e Megara Hyblaea) e Giuseppe Stefio (sindaco di Carlentini). Interventi moderati da Silvio Breci. Alle 10, Massimo Frasca e Marcella Pisani, “I recenti scavi archeologici dell’Università di Tor Vergata nella valle San Mauro”; 10.20, Giuseppina Monterosso, “Il kouros di Lentini. Storie note e meno note di un torso e della sua testa”; 10.40, Agostina Musumeci, “Abitazioni rupestri a Leontinoi: dalla rilettura di vecchi scavi una nuova riflessione”; 11, pausa caffè; 11.20, Angela Maria Manenti, “Un anello per… legare”; 11.40, Giacomo Biondi, “Cinture nel Museo di Lentini”; 12, Andrea Patanè, “Ricerche nel quartiere ellenistico nel Parco archeologico di Occhiolà-Grammichele”; 12.20, Annalisa Montironi e Zaira Raimondo, “Ipotesi di lavoro sull’insediamento di Colle San Basilio”. Le associazioni. Alle 12.40, Amedeo Sequenzia, presidente pro loco Carlentini; discussione; 13.30, pausa pranzo; 15-18, tavola rotonda “Dario Palermo: l’uomo, l’archeologo, l’accademico”. Interventi: Zaira Raimondo, “Itinerari di ricerca e memorie di Dario Palermo”; Irene Berlingò, “Ricordando Dario Palermo: tra Magna Grecia e Sicili”); Gioconda Lamagna, “Dario Palermo e gli ori di Sant’Angelo Muxaro: “incontri ravvicinati” al Museo Paolo Orsi”; Ignazio Alessi, “Dario Palermo a Sant’Angelo Muxaro”; Giuseppe Castellana, “Indagini nella necropoli di Sant’Angelo Muxaro”; Antonio Cucuzza, “Dario Palermo e il Museo di Ramacca”; Antonella Pautasso, “L’altra isola. Ricerche e scavi di Dario Palermo a Creta”; Eleonora Pappalardo, “L’attività di ricerca di Dario Palermo sulla Patela di Priniàs e a Polizzello”; Katia Perna, “Dario Palermo a Priniàs: uno sguardo appassionato sulle origini dell’abitato sulla Patela”; Fabrizio Sudano, “Dario Palermo e la sinergia istituzionale del sistema museale”; Flavia Zisa, “Dario Palermo e l’archeologia classica”; discussione generale e chiusura lavori.
Catania. Al teatro antico al via la prima edizione del Catania Archeofilm: 9 film in concorso per il premio del pubblico; incontri con studiosi e archeologi di fama; assegnazione del Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica all’archeologo Paolo Matthiae. Ecco il programma
Il meglio del cinema internazionale di archeologia, arte e ambiente approda anche a Catania, fra le gradinate del Teatro Antico, uno dei luoghi archeologici più “parlanti” della Sicilia, che dal 25 al 27 settembre 2025 si trasforma in una straordinaria arena cinematografica sotto le stelle. L’occasione è quella della prima attesa edizione di “Catania Archeofilm”, Festival internazionale del Cinema di Archeologia, Arte, Ambiente. Un progetto, a ingresso libero e gratuito, del parco archeologico di Catania e Valle dell’Aci in collaborazione con Archeologia Viva / Firenze Archeofilm (Giunti editore), e l’università di Catania – Scuola di specializzazione in Beni archeologici, e Fondazione Sebastiano Tusa, pensato per il grande pubblico, le famiglie, gli appassionati, con il meglio della produzione cinematografica mondiale sui temi del nostro passato antico e recente, ma anche opportunità di incontro con studiosi e archeologi di fama. Il tutto con quello stile narrativo semplice e avvincente che contraddistingue il “Firenze Archeofilm” e le sue ben nove tappe in tutta la Penisola tra cui – dopo il capoluogo toscano – Aquileia, Cuneo, Grosseto, Mont’e Prama, Ustica, Varese, Cividate Camuno e Vieste. Due i premi che saranno consegnati nella straordinaria cornice del Teatro Antico nella serata finale del 27 settembre: il “Catania Archeofilm 2025” attribuito dal pubblico, in qualità di giuria popolare, che ogni sera potrà esprimere il proprio voto su apposite schede scegliendo il film preferito; e il “Premio Sebastiano Tusa” assegnato dall’omonima fondazione, presieduta da Valeria Livigni, alla personalità italiana o straniera che si è distinta nella comunicazione dei beni culturali.
“Un evento pensato per il grande pubblico, le famiglie e gli appassionati”, assicura l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “con il meglio della produzione cinematografica mondiale sui temi del nostro passato antico e recente, ma anche opportunità di incontro con studiosi e archeologi di fama”. Sul valore sociale e culturale della manifestazione interviene Giuseppe D’Urso, direttore del parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci: “Siamo lieti di aprire al Firenze Archeofilm le gradinate del Teatro Antico di Catania, un complesso monumentale dal fascino unico, abbracciato dalla città barocca e che, dopo fondamentali interventi di recupero, un poco alla volta ritrova la sua funzione originale: quella di luogo di aggregazione e imponente contenitore d’arte e spettacolo. Dopo la musica e il teatro, oggi tocca al cinema archeologico, un’occasione di svago e di informazione culturale “formato famiglia” e totalmente gratuita che siamo certi sarà apprezzata anche dalle migliaia di turisti di questo scorcio di fine estate”.

Tra gli ospiti l’archeologo Paolo Matthiae cui sarà assegnato il Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica (foto parc-arch-ct)
Gli ospiti: ogni sera, fra le due proiezioni è in programma una parentesi di approfondimento con interviste a cura di Piero Pruneti, fondatore e direttore della rivista Archeologia Viva (Giunti Editore) a grandi personalità della cultura. A dare il benvenuto al pubblico con un focus sul Teatro Antico di Catania e sul patrimonio del Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, giovedì 25 settembre, sono il direttore Giuseppe D’Urso e l’archeologa del Parco Giulia Falco, cui segue un intervento di Daniele Malfitana, direttore della Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Catania. Venerdì 26 settembre si parla invece di preistoria: ospite Massimo Cultraro, dirigente di ricerca CNR, docente di Preistoria e Archeologia Egea all’Università di Palermo e dal 2015 responsabile di un progetto di ricerca nel Caucaso. Special guest sabato 27 settembre Paolo Matthiae, celebre archeologo al quale si deve, nel 1975, la più grande scoperta del XX secolo: la città di Ebla in Siria e l’archivio reale di migliaia di tavolette con testi di scrittura cuneiforme del terzo millennio a.C.
GIOVEDÌ 25 SETTEMBRE 2025. Alle 21, apre il film “La prossima Pompei / The next Pompeii” di Duncan Bulling (Regno Unito, USA, 53’). All’ombra del Vesuvio, un vulcano meno noto minaccia il territorio: i Campi Flegrei. Un’eruzione potrebbe mettere in pericolo i milioni di residenti della città di Napoli. Gli scienziati ottengono nuove informazioni su ciò che è accaduto nella vicina Pompei e proseguono gli studi sulla geologia unica dei Campi Flegrei. Riusciranno a scoprire se il terreno in continua evoluzione sta raggiungendo un punto di rottura? E un innovativo sistema di allarme eruzioni può impedire a Napoli di diventare la prossima Pompei? Segue la conversazione con Giuseppe D’Urso, direttore parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, e Giulia Falco, funzionaria archeologa del Parco. Interviene: Daniele Malfitana, direttore della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici (università di Catania). Chiude la serata il film “In carne e bronzo. Il santuario di San Casciano dei Bagni” di Eugenio Farioli Vecchioli, Brigida Gullo (Italia, 56′). Il documentario racconta l’ultima campagna di scavo presso il sito archeologico del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni (Si), finita a ottobre 2024, che ha rivelato scoperte eccezionali. L’aspirazione più alta per uno studioso quella di produrre conoscenza: ovvero interrogare i reperti e restituire al pubblico la loro storia.

Frame del film “La Grotte Cosquer, un chef d’oeuvre en sursis / La grotta Cosquer, un capolavoro in pericolo” di Marie Thiry
VENERDÌ 26 SETTEMBRE 2025. Alle 21 apre il film “I misteri della grotta Cosquer” di Marie Thiry (Francia, 56’). A più di 35 metri sotto il mare, nel Parco Nazionale dei Calanchi, si nasconde l’ingresso di uno dei più grandi capolavori dell’arte rupestre: la grotta Cosquer. Poco nota, in quanto accessibile solo ai subacquei, questa incredibile grotta custodisce dipinti di 27.000 anni. Oggi è però minacciata dall’innalzamento delle acque. Il film ripercorre l’incredibile storia di una delle grotte dipinte più importanti d’Europa. Segue la conversazione con Massimo Cultraro, dirigente di ricerca Cnr-Ispc, docente università di Palermo. Quindi tre corti: il film “La Grotta preistorica di Cala dei Genovesi, 1953” di Luca Bachechi e Guido Melis (Italia, 12′). La Grotta di Cala dei Genovesi a Levanzo e la vita al campo nelle riprese filmate in 16 mm. nel 1953 da Paolo Graziosi. Il film “Le ossa raccontano / Stories through bone” di Matthew Wilbur (Stati Uniti, 10′). Ambientato nel Bacino Big Horn del Montana, il breve documentario si concentra sul lavoro sul campo dei paleontologi. Li seguiamo da vicino nell’attività di scavo… Chiude il film “Stromboli: a provocative island” di Pascal Guérin (Francia, 11’). Il corto è incentrato sugli scavi diretti dagli archeologi Sara Levi e David Yoon sull’isola di Stromboli. La scoperta di una chiesa crollata e di alcune sepolture è la dimostrazione di una occupazione medievale, precedentemente sconosciuta, del XIV secolo.

Frame del film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling
SABATO 27 SETTEMBRE 2025. Alle 21 apre il film “Il mondo perduto dei Giardini Pensili / Lost world of the Hanging Gardens” di Duncan Bulling (Regno Unito, 54’). Per tre anni lo Stato islamico ha terrorizzato Mosul, l’antica capitale degli Assiri, Ninive, e distrutto inestimabili reperti. Ora gli archeologi stanno portando alla luce nuove testimonianze, risolvendo alcuni enigmi di questa civiltà: come è stato forgiato il primo impero dell’umanità? Quali progressi hanno permesso loro di costruire una città di oltre 100.000 abitanti? Ninive potrebbe essere la sede di una delle sette meraviglie del mondo ovvero i Giardini Pensili di Babilonia? Segue la conversazione con Paolo Matthiae già ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente antico alla Sapienza Università di Roma e scopritore della città siriana di Ebla. Quindi assegnazione Premio “Catania Archeofilm 2025” al film più votato dal pubblico, e assegnazione Premio “Sebastiano Tusa” per la divulgazione scientifica all’archeologo Paolo Matthiae. Chiudono la serata e il Catania Archeofilm due corti: il film “Water is Life” di Anıl Gök (Turchia, 5’). L’incredibile storia di persone che portano acqua, l’ancora di salvezza, ai pesci che cercano di sopravvivere in un lago prosciugato della Turchia… E il film “Greenland response” di Alice Watterson (Islanda, 21’). Il film esplora le archeologie del cambiamento climatico nell’area della Kujataa, in Groenlandia. I siti archeologici nel nord circumpolare si stanno rapidamente degradando a causa dell’aumento delle temperature globali. Questo cortometraggio racconta la sfida contro il tempo per documentare e salvare ciò che resta e racconta gli scavi di insediamenti agricoli norvegesi (vichinghi) risalenti al X-XIV secolo, esplorando al contempo le connessioni tangibili con le odierne comunità agricole Inuit che lavorano nelle stesse terre.
Mozia (Tp). Al penultimo giorno della campagna della missione dell’università di Palermo la grande scoperta di una statua greca all’interno del Ceramico: una figura femminile con chitone e himation, priva della parte superiore del torso e della testa. A 46 anni dal rinvenimento del Giovinetto, Mozia stupisce ancora

La statua greca di fanciulla scoperta nel Ceramico di Mozia dalla missione dell’università di Palermo (foto unipa)
Quando dalla terra è cominciato ad affiorare l’elegante panneggio che copriva la gamba destra che accenna un movimento leggermente in avanti, per il team della missione archeologica dell’università di Palermo che opera sull’isola di Mozia, in provincia di Trapani, è corso un brivido: già quei pochi elementi riportati in luce erano bastati agli archeologi per capire che erano davanti a una grande scoperta. E il prosieguo dello scavo all’interno del “Ceramico” di Mozia (Area K), una delle più grandi officine ceramiche puniche del Mediterraneo centrale, e che fu scenario dell’ultima disperata difesa di Mozia contro l’assedio di Dionisio di Siracusa nel 397 a.C., ha confermato le aspettative: ecco la parte inferiore della statua di una giovinetta. La statua è alta 72 centimetri, incluso il piccolo piedistallo su cui poggia i piedi. Ma La frattura del torso non è accidentale ma determinata tecnicamente dal taglio della pietra, poiché era assemblata da almeno due blocchi, come confermato dalla presenza di due fori con i resti di tenoni metallici sulla superficie del taglio.

La statua greca di donna scoperta a Mozia dalla missione dell’università di Palermo diretta da Paola Sconzo (foto unipa)
A quarantasei anni di distanza dal rinvenimento del famoso Giovinetto, la missione archeologica dell’università di Palermo a Mozia, su concessione della soprintendenza dei Beni culturali di Trapani, ha celebrato la fine della campagna con la scoperta di una nuova meraviglia: il penultimo giorno di scavo la terra ha infatti restituito questa statua marmorea di straordinaria fattura. Nonostante se ne conservi solo la metà inferiore, l’iconografia e lo stile sono ben leggibili: si tratta stavolta di una figura femminile realizzata verosimilmente da maestranze greche e inquadrabile nell’ambito della statuaria tardo-arcaica.
“Questo ritrovamento”, dice l’assessore regionale ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “conferma l’importanza del lavoro di ricerca e tutela che portiamo avanti ogni giorno. Una scoperta importante che testimonia, ancora una volta, quanto la Sicilia sia stata nei secoli un crocevia di civiltà, ma soprattutto quanto l’isola continui a restituirci testimonianze preziose che meritano di essere conosciute e condivise”.
La statua greca, una figura femminile in posa incedente, abbigliata con chitone e himation, priva della parte superiore del torso e della testa, giaceva in posizione orizzontale sul margine di una vasca contenente l’argilla usata per la produzione di vasi e terrecotte figurate nel V secolo a.C., il periodo di massimo splendore e vigore produttivo della città. La dismissione della scultura e la sua deposizione sono attribuibili all’ultima fase d’uso dell’officina, probabilmente in concomitanza con l’inizio dell’assedio dionigiano del 397 a.C. È inoltre possibile ipotizzare una sua collocazione originaria all’interno della stessa officina, in connessione con le nuove strutture murarie riportate alla luce nel corso della campagna. La statua conferma la presenza nella città fenicia di capolavori dell’arte greca e aiuta a ricostruire un quadro di strette connessioni culturali nella Sicilia greco-punica.

La statua greca di donna scoperta a Mozia dalla missione dell’università di Palermo diretta da Paola Sconzo (foto unipa)
“La giovinetta ci parla ancora una volta di una Mozia multietnica e plurale – concludono gli archeologi dell’università di Palermo -, una città in cui altri Greci convivevano con i Fenici, condividendo non solo gli spazi materiali ma anche le tendenze del gusto e le espressioni culturali”.

Il team della missione dell’università di Palermo a Mozia, diretta da Paola Sconzo, nella campagna 2025 (foto unipa)
XIX campagna di scavo e ricerche a Mozia. “Quest’anno ci siamo concentrati sugli ambienti e le strutture legate alla produzione ceramica”, spiegano all’università di Palermo, “continuando allo stesso tempo a esplorare i luoghi della morte e ad approfondire gli spazi dell’abitare”. Paola Sconzo è field director e responsabile scientifico della Missione insieme ad Aurelio Burgio, del dipartimento Culture e società dell’università di Palermo. La missione UniPa è stata coadiuvata dal Penn Museum di Philadelphia e dall’Archaeometry Research Group di Tübingen e supportata dallo stesso Penn Museum (Jason Herrmann, geofisico e digital archaeologist) e dalla Gerda Henkel Stiftung. Grazie a Giuseppina Mammina e alla soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Trapani per il costante supporto alle nostre ricerche e alla Fondazione Giuseppe Whitaker per l’ospitalità e il sostegno logistico.
Non solo scavo, come spiegano gli archeologi della missione UniPa: “Grazie alle nostre collaborazioni plurali, sono proseguite le prospezioni geomagnetiche di superficie e le analisi chimico-fisiche sui materiali, e abbiamo rilanciato le indagini paleobotaniche. Abbiamo arricchito la collaborazione con il Museo Whitaker, allestendo nuovi spazi espositivi. Abbiamo rinnovato il nostro impegno per l’archeologia pubblica, con la giornata di Studi “Mozia, una città punica svelata”: con interventi specialistici su topografia e urbanistica della Sicilia antica, la consueta visita guidata agli scavi e la dimostrazione delle tecniche di indagine geofisica. Sempre nello spirito del dialogo pubblico, abbiamo partecipato alla conversazione “Passaggio a Mozia: viaggi, memorie e archeologie nel mare di mezzo”, organizzata dal parco archeologico di Lilibeo-Marsala. Infine, sono proseguite le riprese del docufilm “People of Motya”, di Giovanni Calcagno e Alessandra Pescetta”.
Selinunte (Tp). Eccezionale scoperta che riscrive i confini della città greca e conferma le intuizioni dell’archeologo Mertens: torna alla luce la porta Nord di accesso alla polis, individuate anche le mura della città arcaica prima della distruzione dei Cartaginesi. L’obiettivo è rendere l’area accessibile al pubblico. Introdotti una nuova segnaletica e un logo ispirato alla foglia di selinon, simbolo dell’antica Selinunte

La porta monumentale a nord della polis greca di Selinunte scoperta dagli scavi del prof. Carlo Zuppi al parco archeologico di Selinunte (foto regione siciliana)

Panoramica della zona nord del parco archeologico di Selinunte dove è stata scoperta una porta monumentale (foro regione siciliana)
Rivedere la mappa dell’antica Selinunte. Che restituisce le mura della città arcaica, prima della distruzione dei Cartaginesi nel 409 a.C. Nuove scoperte archeologiche al parco archeologico di Selinunte (Castelvetrano, Tp) che stanno infatti riscrivendo la storia della città arcaica, confermando a distanza di trent’anni le intuizioni dell’archeologo tedesco Dieter Mertens. Gli scavi hanno portato alla luce una porta monumentale e tratti della cinta muraria settentrionale, estendendo di circa 300 metri verso nord i confini della città rispetto a quanto si pensava finora.

Presentazione della scoperta della porta monumentale di Selinunte al Baglio Florio: da sinistra, Correra, Zoppi. Scarpinato, Crescente e Cusenza (foto regione siciliana)

La didracma con la foglia di selinon che ha ispirato il nuovo logo del parco archeologico di Selinunte (foto regione siciliana)
La scoperta è stata annunciata il 25 marzo 2025 al Baglio Florio di Selinunte, in occasione della presentazione della nuova immagine visiva del parco archeologico che recupera e declina l’elemento iconico della foglia del selinon (il sedano), rappresentata su una didracma del periodo arcaico (540-510 a.C.). Sono intervenuti Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana; Giovanni Lentini, sindaco del Comune di Castelvetrano; Felice Crescente, direttore del Parco di Selinunte; Carlo Zoppi, università del Piemonte Orientale; Marco Correra, dell’ArcheOfficina; Maria Elena Cusenza, società Cooperativa Culture, Antonino Giancontieri, Atelier 790 e in videoconferenza Dieter Mertens, Istituto Germanico di Roma. E dal 6 aprile 2025 entrano in programma le nuove visite guidate alle Mura dell’Acropoli, tra i tratti più suggestivi della Selinunte post-cartaginese. “Il parco archeologico continua a lavorare riuscendo, con fondi propri, a riscrivere la storia di Selinunte”, sottolinea l’assessore ai Beni culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato. “Il nuovo logo, la segnaletica, le visite e i servizi raccontano un Parco vitale, al servizio del pubblico, che continua ad attirare nuovi visitatori innamorati di questo lembo di Sicilia colmo di storia”.

Scoperta una porta monumentale a Nord di Selinunte: veduta zenitale (foto regione siciliana)

I resti della porta monumentale scoperta nella zona Nord del parco di Selinunte (foto regione siciliana)
I nuovi scavi del parco archeologico hanno spostato molto in avanti l’estensione della polis verso Nord, rispetto a quanto pensato finora, confermando la sua enorme importanza e potenza tra i centri di cultura greca del Mediterraneo: a fine V secolo a.C. a Selinunte vivevano almeno 26mila abitanti, il suo territorio di influenza andava dall’attuale Mazara a Monte Adranone, sopra Sambuca, a Sciacca e Eraclea Minoa, per un totale di altri 90mila abitanti. Individuate almeno 5000 tombe in tre diverse necropoli, tutte saccheggiate nei secoli dai tombaroli. Sono tornate alla luce porzioni di mura fortificate che chiudevano la città da Nord, e la porta, da cui passava la Via sacra verso la necropoli monumentale fuori le mura. Di fatto, era questa la via di accesso più difficile da difendere perché non protetta dai due fiumi e dal mare. Quando nel 409 a.C. i Cartaginesi assediarono e distrussero Selinunte, attraversarono probabilmente anche questo ingresso: Diodoro Siculo descrive l’offensiva da Nord, dieci giorni di assedio e riporta 16mila morti in battaglia.

La porta monumentale Nord della polis greca di Selinunte: veduta zenitale (foto regione siciliana)

I resti della porta monumentale scoperta nella zona Nord del parco di Selinunte (foto regione siciliana)
Il parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, guidato da Felice Crescente, ha lavorato sull’intuizione del grande archeologo tedesco Dieter Mertens (oggi 83enne) che, a fine anni Novanta, scavò due delle porte di accesso che guardavano al porto orientale; e aveva intuito una cinta muraria molto più ampia di quella conosciuta. Ma Mertens, pur avviando indagini georadar sulla zona, si fermò. La sua emozione alle nuove scoperte di Selinunte, oggi è tangibile. “In fondo sono stato io a suggerirlo: intervenire su questo luogo era un desiderio che mi era rimasto dentro”, dice il grande archeologo che giunse per la prima volta in Sicilia nel 1971. “Allora mi ero accorto di questa cosiddetta “anomalia” di Galera Bagliazzo, nei pressi della necropoli monumentale. Era un luogo bellissimo, immenso, direi obbligatorio dal punto di vista difensivo della città, da quassù si ha un panorama di 360 gradi. Quando ho visto le immagini, mi sono emozionato: questa è la vera porta Nord della città, abbiamo finalmente un’idea esatta della monumentalità e della pianta urbana della città arcaica, anche l’assemblaggio dei blocchi mi sembra di grande ambizione. È veramente una grande scoperta, la più importante degli ultimi decenni”.

Il prof. Carlo Zoppi e il direttore Felice Crescente osservano i resti della porta monumentale scoperta a Selinunte (foto regione siciliana)
“Siamo partiti dall’intuizione di Mertens e dagli scavi dell’Istituto Germanico che ha dimostrato l’esistenza di un primo abitato”, spiega il direttore del Parco archeologico di Selinunte, Felice Crescente. “Superando le recinzioni del Parco che risalgono a trent’anni fa, abbiamo trovato la cinta muraria e la porta monumentale di circa 3 metri, identica alle altre due scavate da Mertens, quindi riconducibile al V secolo. Il fatto che guardi alla necropoli monumentale ci porta a pensare che da qui passavano i cortei funebri”. La porta presenta una sorta di “anticamera” controllata da due torri gettanti di guardia, una delle quali già individuata; il ritrovamento di particolari reperti fa pensare a un certo numero di botteghe artigiane che erano a ridosso delle mura. “Di questi scavi resterà il metodo: il Parco archeologico è in grado di sostenere le campagne di scavo, sperimentando tecniche innovative” come la tomografia geoelettrica tridimensionale, più veloce ed economica del georadar, che permette di sondare il terreno fino a 4 metri.

I resti della porta monumentale scoperta nella zona Nord del parco di Selinunte (foto regione siciliana)
Per questa campagna di scavo hanno lavorato i giovani archeologi di ArcheOfficina sotto la direzione scientifica di Carlo Zoppi dell’università del Piemonte Orientale. “C’erano zone in cui anno dopo anno, non cresceva mai l’erba, sotto doveva esserci qualcosa”, spiega Zoppi che da giovane archeologo, lavorava già a Selinunte trent’anni fa. “Esaminando le fotografie aeree ci siamo resi conto di una traccia precisa che poteva solo indicare la presenza di mura. Ma non avremmo mai immaginato allora, di poter vedere affiorare questo tratto della cinta con la sua porta. Adesso bisognerà continuare gli scavi per portarla interamente alla luce”.

Il logo e l’immagine grafica del parco di Selinunte sono declinati sulla nuova linea di merchandising in vendita al bookshop (foto regione siciliana)
L’idea del Parco è quella di musealizzare l’intera area e renderla fruibile al pubblico, anche con la ricostruzione virtuale dell’antica cinta muraria. Sono capitoli di un progetto complessivo di fruizione che guarda al futuro prossimo: si parte dalla nuova segnaletica e dalla rilettura dell’immagine coordinata del Parco, ideata da Atelier 790, che ruota attorno all’elemento iconico della foglia di selinon, riportata su un’antica didracma (540-510 a.C.), simbolo distintivo dell’antica Selinunte. Anche la palette cromatica attinge alle decorazioni dei templi; il logo e l’immagine grafica sono declinati sulla nuova linea di merchandising in vendita al bookshop.

Veduta zenitale della zona nord del parco archeologico di Selinunte dove è stata scoperta una porta monumentale (foro regione siciliana)
Coopculture, su richiesta della direzione del Parco, ha prodotto uno studio che razionalizza la segnaletica, individuando i punti di maggiore interesse – Collina Orientale, Acropoli, Collina di Manuzza, Malophoros e le aree intermedi – e i servizi al pubblico; suggerendo percorsi con indicazioni delle distanze, che in un Parco enorme come Selinunte, daranno ai visitatori un’idea dei tempi della visita, del grado di accessibilità, dei mezzi disponibili (navette elettriche o bici). “Visitare il Parco”, aggiunge Scarpinato, “diventa sempre più un’esperienza immersiva, affrontata da soli, complice la nuova segnaletica, o con l’ausilio di approfondite e percorsi inediti”. Tra questi ideati da CoopCulture, le nuovissime visite alle Mura dell’Acropoli, lanciate in anteprima a febbraio con grande successo del pubblico: dal 6 aprile 2025 (prima domenica del mese a ingresso gratuito) entreranno infatti nell’offerta abituale.

I resti della porta monumentale scoperta nella zona Nord del parco di Selinunte (foto regione siciliana)
Quando, dopo la distruzione cartaginese, il siracusano Ermocrate giunge a Selinunte, la rinchiude in una cinta muraria che abbraccia l’Acropoli, un territorio che corrisponde a circa un decimo dell’antica città: saranno queste mura, con il loro passaggi segreti, ad affascinare i visitatori. In un Parco che in questi giorni è un vero giardino di margherite gialle e acetosella. Il Parco archeologico di Selinunte è aperto tutti i giorni dal lunedì alla domenica. Fino al 30 aprile 2025, dalle 9 alle 19 (chiusura biglietteria alle 18), dal 1° maggio al 15 settembre 2025, dalle 9 alle 20 (chiusura biglietteria alle 19). Da metà luglio il Parco apre di sera per ospitare la stagione di spettacoli e concerti, secondo il calendario sul sito www.cooopculture.it da cui è possibile acquistare ogni tipologia di biglietti di ingresso e di visita al sito.
Riserva naturale dell’isola di Vendicari (Sr). Scoperta una quarantina di anfore romane a 70 metri di profondità nella posizione dello stivaggio originale. Scarpinato: “Nuove informazioni sulle antiche rotte commerciali e sui traffici di merci preziose nel Mediterraneo”

Nei fondali dell’isola di Vendicari (Sr) scoperta una quarantina di anfore romane (foto regione siciliana)
Una quarantina di anfore antiche risalenti a un’epoca che va dal I secolo a.C. al I secolo d.C., allineate nella posizione di stivaggio originale, sono state ritrovate nel tratto di mare della Riserva naturale di Vendicari, in provincia di Siracusa, grazie a un rilievo fotogrammetrico tridimensionale realizzato dalla Soprintendenza del Mare in collaborazione con il Capo Murro Diving Center di Siracusa.

Nei fondali dell’isola di Vendicari (Sr) scoperta una quarantina di anfore romane (foto regione siciliana)
Il ritrovamento è avvenuto a circa 3 miglia dalla costa, a una profondità di 70 metri. Le anfore, di tipo “Richborough 527”, una tipologia di contenitore ceramico rinvenuta sia nell’Inghilterra meridionale che nelle Isole Eolie, fanno parte di un importante relitto di una nave da trasporto, individuato nel gennaio del 2022 grazie alla segnalazione di due pescatori di Avola, che non era stato mai indagato nella sua profondità.

Nei fondali dell’isola di Vendicari (Sr) scoperta una quarantina di anfore romane (foto regione siciliana)
“Si tratta di anfore piuttosto rare”, ha detto l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, “il cui ritrovamento rappresenta un’opportunità unica per approfondire lo studio sia del carico che del relitto. Questa scoperta ci permetterà di acquisire nuove informazioni sulle antiche rotte commerciali e sui traffici di merci preziose nel Mediterraneo”.

Nei fondali dell’isola di Vendicari (Sr) scoperta una quarantina di anfore romane (foto regione siciliana)
I prossimi studi verificheranno, infatti, se le anfore siano della stessa tipologia di quelle ritrovate negli anni ’90 a Lipari, legate al commercio di allume, un minerale la cui estrazione è documentata nell’antichità. Se questa ipotesi venisse confermata, il ritrovamento arricchirebbe le conoscenze sulle antiche tratte dei commerci nel bacino del Mare Nostrum.
Palermo. A Palazzetto Mirto “Soprintendenza del Mare 2004-2024: 20 anni dopo”, una giornata per ripercorrere i primi vent’anni di attività della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Ecco il programma

Una giornata per ripercorrere i primi vent’anni di attività della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Appuntamento mercoledì 16 ottobre 2024, Palazzetto Mirto, sede della Soprintendenza del Mare, in via Lungarini 9 a Palermo, con “Soprintendenza del Mare 2004-2024: 20 anni dopo” per una giornata di celebrazioni e studi. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti.
PROGRAMMA. Alle 9, saluti istituzionali: Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale per i Beni culturali e l’Identità siciliana; Mario La Rocca, dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana; contrammiraglio (CP) Raffaele Macauda, comandante Direzione marittima della Sicilia Occidentale; colonnello Alessandro Bucci, comandante Reparto operativo Aeronavale (ROAN) Sicilia Guardia di Finanza; tenente colonnello Gianluigi Marmora, comando carabinieri Tutela Patrimonio Culturale – Nucleo di Palermo. Quindi gli interventi, presiede Ferdinando Maurici, soprintendente del Mare della Regione Siciliana. Alle 10, Roberto La Rocca, archeologo subacqueo, funzionario soprintendenza del Mare, “Vent’anni di ricerche e scavi nei mari della Sicilia”; 10.20, pausa caffè; 10.40, Salvo Emma, fotografo e operatore subacqueo, Soprintendenza del Mare, “Gli itinerari culturali subacquei”; 11, Fabrizio Sgroi, archeologo, Soprintendenza del Mare, “Le collaborazioni scientifiche con Università e Fondazioni”; 11.20, “L’attività di Catalogazione della Soprintendenza del Mare” a cura del personale di catalogazione della Soprintendenza del Mare; 11.40, Valeria Li Vigni Tusa, presidente Fondazione Sebastiano Tusa, “Ricordo di Sebastiano Tusa”; 12, Salvo Emma, fotografo e operatore subacqueo, Soprintendenza del Mare, “Le missioni all’estero della Soprintendenza del Mare e le produzioni video editoriali”; 12.20, discussione; 13, pausa pranzo, Sessione Pomeridiana: “Uno sguardo sopra e sotto il Mediterraneo”, presiede Roberto la Rocca, Soprintendenza del Mare. Alle 15, Gianni Eugenio Viola, italianista, “Ma il mare bagna la Sicilia?”; 15.20, Francesca Romana Paolillo, soprintendente nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo, “La Soprintendenza Nazionale per il Patrimonio Culturale Subacqueo”; 15.40, Darío Bernal Casasola, niversidad de Cadiz, “Archeologia Marittima nello Stretto di Gibilterra: progetti e sfide”; 16, Tim Gambin, University of Malta, “L’archeologia subacquea a Malta”; 16.20, Mario Arena, The Society for the Documentation of Submerged Sites (SDSS), “L’attività della SDSS in Sicilia”; 16.40, pausa caffè; 17, José António Bettencourt, direttore del Centro Nacional de Arqueologia Náutica e Subaquática, Portugal, “A arqueologia Náutica e Subaquática em Portugal (con traduzione dal Portoghese)”; 17.20, A. Goold, RPM Nautical Fountation (USA), “The RPM in Sicily”; 17.40, discussione; 18.30, Ferdinando Maurici, conclusioni.
Siracusa. Al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” il convegno “Syracusae. Scavi e ricerche nella città e nella chora”: tre giorni di confronto e di aggiornamento. Ecco il programma. Alla fine inaugurazione del settore E del museo dedicato alla Sicilia del periodo romano
“Syracusae. Scavi e ricerche nella città e nella chora”: il convegno, nell’auditorium del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, dal 10 al 12 ottobre 2024, è un Importante appuntamento per l’aggiornamento sulle ultime ricerche archeologiche a Siracusa. Il convegno si concluderà con l’inaugurazione del settore E del museo dedicato alla Sicilia del periodo romano.
PROGRAMMA GIOVEDÌ 10 OTTOBRE 2024, alle 9, saluti, Francesco Paolo Scarpinato, assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana; Mario La Rocca, dirigente generale dell’assessorato ai Beni culturali e all’Identità siciliana; Carmelo Bennardo, direttore del parco archeologico e paesaggistico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai; Antonino Lutri, soprintendente BB.CC.AA. di Siracusa. Introduzione: A. Castorina – R. Lanteri su “Le ragioni di un convegno”. Sezione 1. Ricerche numismatiche. Presiede Fabio Caruso. Alle 9.30, A.M. Manenti, “Il Medagliere del Museo archeologico regionale Paolo Orsi, fra vecchie e nuove acquisizioni, ricerca e valorizzazione”; 9.40, B. Carroccio, “Tutelare e valorizzare il patrimonio numismatico all’”Orsi”: I progetti “Ex Thesauris Historia” e “MeMoIRe”; 10, S. Maltese, “La produzione monetaria di Siracusa in età classica: un aggiornamento alla luce delle recenti scoperte”; 10.20, S. Santangelo, “Vecchi scavi, nuove acquisizioni. Rinvenimenti monetari nel territorio di Siracusa”. Sezione 2. Ricerche in ambito urbano. 10.40, R. Lanteri, “Topografia di Siracusa antica: vecchi dati e nuove ricerche per una carta archeologica”; 11. coffee break. 2.1 Ortigia. 11.15, A. Castorina – M. Manenti – R. Pignatello, “Ricerche a Ortigia. L’area della costa di Ponente”; 11.35, F. De Stefano – D. Mazza, “Gli scavi di Piazza Minerva. Una prima ricostruzione dei paesaggi di Ortigia dall’Età del Bronzo all’Età romana”; 11.55, P. Carafa – F. De Stefano, “L’Atlante di Siracusa antica”; 12.15, C. Rescigno – M. Silani, “L’Apollonion di Siracusa: biografia di un tempio antico”; 12.35, dibattito. 13, pausa pranzo. 2.2 Akradina. Presiede Carlo Rescigno. 14.30, E. Storaci, “L’abitato di Acradina a Siracusa in età ellenistico-romana. Frammenti di urbanistica”; 14.50, A.M. Di Maio, “Ritrovamento dei corredi funerari degli ipogei di Via Monsignor Bignami a Siracusa: indagini e nuova lettura”; 15.10, E.F. Castagnino Berlinghieri – G.T. Ricciardi, “Nuovi dati e ricerche in corso dalla “ex Chiusa Del Bono”. Dinamiche storico-insediative e continuità funeraria”. 2.3 Neapolis e Tyche. 15.30, A. Crispino – R. Jung, “The Bronze Age people of Syracuse: Scavi archeologici e nuove metodologie di ricerca nell’area di Case Casto al Parco della Neapolis”; 15.50, A. Crispino, “Scavi nella terrazza sommitale del teatro greco di Siracusa: un aggiornamento”; 16.10, L. Campagna, “Il complesso monumentale della terrazza sommitale del teatro: gli elementi architettonici”; 16.30, E. Storaci, “La necropoli di via Giulio Emanuele Rizzo a Siracusa. Prime osservazioni”; 16.50, coffee break. 17.20, G. Ancona – E.E. Messina, “Nuove acquisizioni dall’area del Temenite”; 17.40, L. Fuduli – M. Limoncelli – L. Schepis, “L’arco onorario della Neapolis di Siracusa. Notizie preliminari”; 18, dibattito.
PROGRAMMA VENERDÌ 11 OTTOBRE 2024. Presiede Maria Elena Gorrini. Alle 9.30, G. Amara, Oltre la “città interna”, fuori dall’Isola. La (ri)scoperta dell’ingrottamento di Siracusa”; 9.50, G. Cacciaguerra, “Corredi funerari e circolazione delle ceramiche romane, tardo antiche e alto medievali a Siracusa: nuovi dati dalla Necropoli di Grotticelli (scavi P.Orsi)”. Sezione 3. Ricerche in ambito extraurbano. 10.10, B. Risposi, “Il Santuario rupestre di Scala Greca a Siracusa: una rilettura aggiornata del contesto e dei culti praticati”; 10.30, L. Idà – L. Longobardi, “Considerazioni preliminari sull’area di Scala Greca nei pressi della porta Scea: trasformazioni tra epoca classica ed età moderna”; 10.50, R. Brancato – S. Kay – R. Lanteri, “L’ Olympieion di Siracusa: indagini archeologiche 2023-2024”; 11.10, coffee break; 11.30, D. Tanasi, “Alle sorgenti del Ciane. Per una storia di lunga durata di Cozzo del Pantano: nuovi dati da studio dei materiali e mappatura digitale”; 11.50, Arena – R. Lanteri – A. Di Guardo – P. Cultrera, “L’approvvigionamento idrico di Siracusa antica: un aggiornamento”; 12.10, G. Luongo, “L’Acquedotto del Paradiso: osservazioni topografiche e archeologiche”; 12.30, dibattito; 13, pausa pranzo. Sezione 4. Cultura materiale. Presiede Stephen Kay. Alle 14.30, G. Adornato, “Marmo pario a Siracusa e in Sicilia. Architettura e scultura, committenza e forme”; 14.50, G. Lepore – M. Benfatti, “Edilizia residenziale a Siracusa in età ellenistica e romana”; 15.10, M.E. Gorrini, “La statua del cd. Vecchio Pescatore di Siracusa: nuove considerazioni”; 15.30, A.M. Manenti – A. Musumeci – V. Guarnera, “Addenda alla carta dei luoghi di rinvenimento di terrecotte nella Siracusa greca”; 15.50, A. Musumeci, “Coroplastica dall’area di Vigna Cassia”; 16.10, V. Guarnera, “Coroplastica dall’area del Campo di Natale”; 16.30, coffee break; 17, A. Granata, “Ceramiche ellenistiche a rilievo da Siracusa”; 17.20, D. Malfitana – A. Mazzaglia, “Il “Ceramico” di Siracusa in età ellenistico-romana. Considerazioni dalla rilettura di contesti e materiali dall’area di Villa Maria (scavi 1964)”; 17.40, A. Coccato – G. Barone – P. Mazzoleni – J. Prag, “Approcci minero-petrografici per l’epigrafia”; 18, dibattito.
PROGRAMMA SABATO 12 OTTOBRE 2024. Presiede Gianfranco Adornato. Sezione 5. Ricerche storiche. 9.30, V. Mignosa, “Ricerche sulla società arcaica siracusana. Un aggiornamento”; 9.50, A. Beghini, “L’impresa di Callippo nella storia dei rapporti tra Siracusa e Atene”; 10.10, conclusioni.
Alle 11, inaugurazione del settore E del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi”.
Pantelleria. Sull’acropoli di San Marco scoperto un tesoretto di 27 monete di età Repubblicana. L’archeologo Thomas Schäfer (Universität Tübingen): “Qualcuno ha nascosto il gruzzolo all’arrivo delle navi dei pirati, senza riuscire più a recuperarlo”

Una delle monete d’argento scoperte nel tesoretto sull’acropoli di San Marco a Pantelleria (foto regione siciliana)
Nuovo ritrovamento nell’acropoli di San Marco a Pantelleria: rinvenute 27 monete d’argento di età Repubblicana coniate a Roma tra il 94 e 74 a.C. Una scoperta che offre informazioni preziose per la ricostruzione di accadimenti che hanno segnato la storia della Sicilia in epoca romana, avvenuta in un sito di straordinaria bellezza rimasto fortunatamente ancora intatto.

Sull’acropoli di San Marco a Pantelleria scoperto un tesoretto di 27 monete d’argento (foto regione siciliana)
Il tesoretto di 27 monete d’argento è stato scoperto nel luogo esatto in cui, nel 2010, erano stati scoperti 107 denari romani d’argento, poco lontano da dove qualche anno prima erano state ritrovate le tre famose teste imperiali di Cesare, Agrippina e Tito. Il gruppo di lavoro guidato dall’archeologo Thomas Schäfer per l’Universität Tübingen ha effettuato il ritrovamento durante una campagna di pulizia, restauro e copertura dei saggi dell’acropoli di Santa Teresa e San Marco, a Pantelleria – parte del parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, diretto da Felice Crescente: si tratta di alcune monete in argento di età Repubblicana coniate a Roma, denari la cui datazione fissata tra il 94 e 74 a.C. è identica a quella del primo ritrovamento. Secondo quanto sostiene l’archeologo, alcune monete sono apparse nella terra smossa dopo le piogge, le altre sono state ritrovate sotto a un masso proseguendo negli scavi e sono già state ripulite e inventariate.

Una delle monete d’argento scoperte nel tesoretto sull’acropoli di San Marco a Pantelleria (foto regione siciliana)
“Questa scoperta”, afferma l’assessore ai beni Culturali e identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato, “oltre al valore intrinseco legato ai reperti, offre informazioni preziose per la ricostruzione di accadimenti, contatti commerciali e relazioni politiche che hanno segnato il Mediterraneo in età Repubblicana”. “Scaviamo ormai da venticinque anni a San Marco”, spiega l’archeologo Thomas Schäfer, “è un sito meraviglioso, fortunatamente intatto, non è stato mai toccato nei secoli. È il luogo che ci ha restituito il Comizio dove si incontravano i decurioni: sono soltanto cinque in tutta Italia e questo è quello in condizioni migliori”. Schäfer ipotizza che questo piccolo tesoro sia stato nascosto durante uno dei frequenti attacchi dei pirati del periodo: in quegli anni era infatti in corso nel Mediterraneo la campagna di Gneo Pompeo Magno che, su incarico del Senato romano, combatté e distrusse le imponenti flotte piratesche. C’erano frequenti scorribande contro i villaggi lungo la costa ed è facile immaginare che qualcuno abbia nascosto il gruzzolo all’arrivo delle navi, senza riuscire più a recuperarlo.
Taormina. A Palazzo Ciampoli apre la mostra archeologica e multimediale “Da Tauromenion a Tauromenium. Alla scoperta della città invisibile tra storia e archeologia” con reperti, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi antichi e recenti (come la Sacerdotessa di Iside) e la ricostruzione animata degli edifici

Locandina della mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” a Palazzo Ciampoli di Taormina dal 7 agosto al 30 novembre 2024
Avete mai immaginato di passeggiare fra le vie e le piazze della Taormina greca? E di entrare in una domus d’epoca romana? Come erano decorate le sue pareti? E i pavimenti? Ma soprattutto: com’era la vita a Taormina duemila-2500 anni fa? A queste e ad altre domande prova a rispondere la mostra archeologica e multimediale “Da Tauromenion a Tauromenium. Alla scoperta della città invisibile tra storia e archeologia” in programma a Palazzo Ciampoli di Taormina (Me) dal 7 agosto al 30 novembre 2024, tutti i giorni dalle 10 alle 19. Protagonista la città adagiata sui fianchi del monte Tauro e dall’imponente impianto scenografico, dove ogni monumento era stato concepito dai greci per guardare il mare – e dal mare essere ammirato – colta nell’arco temporale del suo massimo splendore – dal III secolo a.C. e fino II d.C.

Palazzo Ciampoli a Taormina sede della mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” (foto regione siciliana)
Un progetto corale del parco archeologico Naxos Taormina, diretto dall’archeologa Gabriella Tigano, che da circa due anni coordina diversi gruppi di lavoro – scientifici e tecnici – formati da archeologi e funzionari del Parco, della Soprintendenza di Messina e delle università di Messina, Palermo e Catania, e da un team interdisciplinare di architetti, informatici, film maker ed esperti di ricostruzioni 3D, che hanno lavorato per ricomporre, rileggere e raccontare il Dna di una città dalla storia antichissima e, per la sua posizione privilegiata, abitata da sempre. Quello che gli archeologi definiscono infatti “sito a continuità di vita”, proprio per indicare l’ininterrotta presenza umana nel corso dei millenni. Con tutto ciò che ne deriva in termini di stratificazioni e modifiche di monumenti, case private ed edifici pubblici che, come nel caso del Teatro Antico, diventarono un vero e proprio giacimento di elementi architettonici da “riciclare” per nuove costruzioni: interi – come le colonne della scena, oggi visibili anche lungo il corso principale a decorare facciate di palazzi d’epoca – o ridotti in polvere per essere utilizzati come malta/cemento per nuove costruzioni.

Mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” a Taormina: da sinistra il sindaco di Taormina Cateno De Luca, la direttrice del parco di Naxos Taormina Gabriella Tigano, e la soprintendente BBCCAA di Messina Mirella Vinci (foto regione siciliana)
“Con questa mostra”, dichiara Gabriella Tigano, direttrice parco archeologico Naxos Taormina, all’inaugurazione martedì 6 agosto 2024, “saldo il mio debito con la città di Taormina e con due persone che, quando mi sono insediata cinque anni fa, mi proposero di fare una mostra sulla storia antica della città. Sono l’archeologa Cettina Rizzo e la professoressa Francesca Gullotta che purtroppo non è più con noi. A lei e alla sua memoria dedico questa mostra Da Tauromenion a Tauromenium”. E l’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato: “Questa mostra è la testimonianza di come la narrazione di un museo archeologico possa e debba adeguarsi ai linguaggi contemporanei per poter parlare a pubblici diversi e alle nuove generazioni, nate e cresciute con le tecnologie più avanzate. La digitalizzazione dei contenuti museali, insieme alle ricostruzioni in 3D che ci restituiscono la Taormina greca e romana, vanno in questa direzione”.
Due i piani di lettura della mostra: da un lato quello materiale con reperti, elementi architettonici, frammenti e statue rinvenuti durante gli scavi antichi e recenti, realizzati con finanziamenti pubblici e privati; dall’altro il piano di lettura virtuale con la ricostruzione animata di edifici che, come slabbrature del tessuto urbano contemporaneo, affiorano dagli scavi a vista di vicoli e piazzette di Taormina. Ovvero la “città invisibile”. “Taormina – commenta Gabriella Tigano – è un sito a continuità di vita, quindi la sua storia urbana, in un lasso di tempo di circa 2500 anni, diventa per noi studiosi un complesso mosaico da ricostruire, operazione da condurre con il necessario rigore scientifico. Abbiamo provato a ricomporlo, incrociando fonti documentali, reperti mobili e strutture antiche e, con il supporto delle moderne tecnologie digitali, abbiamo realizzato una serie di video con animazioni 3D per restituire ai visitatori, di tutto il mondo e di tutte le età, la fascinazione della monumentale e scenografica città fondata dai greci e che visse secoli di pace e fortuna anche in epoca romana”.

Una fase dell’allestimento della mostra “Da Tauromenion a Tauromenium” a Palazzo Ciampoli di Taormina (foto regione siciliana)
Sei le sezioni tematiche del percorso espositivo, che si snoda sui due piani di Palazzo Ciampoli. Si parte dalle tracce delle popolazioni sicule documentate dalla necropoli di Cocolonazzo: le origini, vivere e abitare a Tauromenion/ium: le case degli uomini; gli edifici pubblici, i luoghi del sacro, le necropoli, dal teatro all’anfiteatro, il collezionismo. Mentre una carta archeologica, ricostruzioni 3D e un apparato multimediale e immersivo (video e video mapping) faranno rivivere ai visitatori l’esperienza di aggirarsi tra vicoli attuali e dentro la città antica. In mostra a Palazzo Ciampoli sono reperti sinora custoditi nei magazzini del Parco (capitelli, epigrafi, statue) e altri frutto di ritrovamenti più recenti, conosciuti dagli studiosi ma mai esposti (come alcune tanagrine rinvenute nella cisterna dell’hotel Timeo e reperti da scavi a Villa San Pancrazio, all’ex Convento San Domenico e in altre proprietà private). E ancora teste, bassorilievi e iscrizioni, reperti già noti e normalmente esposti nell’Antiquarium del Teatro qui inquadrati nel contesto tematico e storico.

Mostra “Da Tauromenion a Tauromenium”: la Sacerdotessa di Iside osservata dagli archeologi Gabriella Tigano, Dario Barbera e Maria Grazia Vanaria (foto regione siciliana)
Per l’occasione, vivamente attesa dalla comunità locale, è tornata a Taormina la famosa “Sacerdotessa di Iside”, statua in marmo rinvenuta nel 1867 vicino alla chiesa di San Pancrazio – anticamente luogo di culto di Iside e Serapide – e dal 1868 trasferita al museo Salinas di Palermo, primo museo archeologico della Sicilia. La statua è assente da Taormina dal 2001, quando fu esposta nella mostra organizzata dalla soprintendenza di Messina con il Comune di Taormina e allestita negli spazi di Badia Vecchia. Altri prestiti giungono dalla soprintendenza di Palermo e dal Seminario arcivescovile di Palermo (ex collezione Alliata di Villafranca).


















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