Archivio tag | Federica Rinaldi

Ad Amburgo il simposio “Die Neuden Bilden des Augustus / Le nuove immagini di Augusto” (in presenza e su Zoom) con interventi degli archeologi del parco archeologico del Colosseo, della Sovrintendenza Capitolina, dei Musei Vaticani e della Federico II di Napoli: focus sulla “rivoluzione per immagini” scaturita dall’ascesa di Augusto, primo imperatore di Roma cui è dedicata una grande mostra nel 2022

Testa di Augusto con corona cittadina nel tipo Prima Porta, replica claudia (intorno al 40 d.C.) di un modello intorno al 27 a.C., marmo,, conservata alla Gliptoteca di Monaco (foto gliptoteca monaco)

Il parco archeologico del Colosseo partecipa al Simposio “Die Neuden Bilden des Augustus / Le nuove immagini di Augusto” del 17-18 novembre 2021 al Bucerius Kunst Forum di Amburgo, incentrato sulla “rivoluzione per immagini” scaturita dall’ascesa di Augusto, primo imperatore di Roma (27 a.C. – 14 d.C.). Il convegno precede la grande mostra dedicata al princeps in programma nel 2022 e alla quale il PArCo partecipa con importanti prestiti. Saranno presentati gli esiti delle ricerche condotte sulla statua di ‘Apollo Palatino’ e sull’Arco di Augusto nel Foro Romano, con gli interventi di Alfonsina Russo e Federica Rinaldi. Al Simposio “Die neuen Bilder des Augustus” parteciperà anche il direttore dei musei Archeologici e Storico-artistici della Sovrintendenza Capitolina, Claudio Parisi Presicce, con un intervento sul rinvenimento in via Alessandrina di un nuovo ritratto di Augusto. Il convegno si terrà in tedesco e italiano con traduzione simultanea nell’altra lingua. La partecipazione al convegno è possibile anche gratuitamente in forma digitale. A questo scopo, il Bucerius Kunst Forum utilizza il software Zoom. Collegamento zoom: https://buceriuskunstforum-de.zoom.us/join. ID riunione: 812 9618 2382 / Codice ID: 023470. Registrazione su symposium@buceriuskunstforum.de

Veduta aerea del Foro di Augusto a Roma (foto sovrintendenza capitolina)

Simposio “Die Neuden Bilden des Augustus / Le nuove immagini di Augusto”, Amburgo. Augusto segna una svolta nella storia romana. Come primo imperatore (dal 27 a.C. al 14 d.C.), non solo possiede un immenso potere, ma fa anche uso di nuove strategie di comunicazione. La mostra e il simposio preparatorio discutono le immagini e i monumenti di questo tempo. Da un lato, questi sono in una tradizione repubblicana, d’altra parte, sono adattati al nuovo bisogno di dichiarazioni, specialmente nel contesto politico-pubblico. Statue d’onore, rilievi di stato e monete con l’immagine dell’imperatore sono presenti nell’impero in una densità precedentemente inimmaginabile. Le opere pubbliche spesso riconducono a motivi tradizionali, la cui forza risiede nella loro apertura. I viticci bucolici, ad esempio, possono essere intesi come un riferimento all’età dell’oro, ma anche più in generale come espressione di felicità.

roma_foro-di-augusto_ricostruzione-aula-di-culto-cn-genio-di-augusto_foto-sovrintendenza-capitolina

La ricostruzione dell’aula di culto con la statua del Genio di Augusto nel Foro a Roma (foto sovrintendenza capitolina)

Con Augusto inizia a Roma un’immensa attività edilizia. La capitale riceve un nuovo paesaggio urbano, i nuovi edifici diventano il vettore di una varietà di immagini. Statue arcaiche creano un’atmosfera sacra nel Santuario di Apollo sul Palatino, mentre viene sviluppata una nuova iconografia per il culto dei Lari, che si combina con il culto del genio dell’imperatore. Il nuovo desiderio per l’immagine all’inizio dell’era imperiale è particolarmente evidente nella sfera privata. Oltre ai dipinti del terzo stile, questo vale per le sculture, i treppiedi in marmo e i candelabri che popolavano i giardini dei ricchi. Le stoviglie sono state scoperte anche come porta immagini. I temi ruotano attorno al mondo di Bacco e Venere e sono ben lontani dalla cultura pittorica pubblico-politica.

La testa di Augusto proveniente dagli scavi di via Alessandrina a Roma (foto sovrintendenza capitolina)

Programma mercoledì 17 novembre 2021. Alle 17, benvenuto del prof. Andreas Hoffmann, amministratore Delegato del Bucerius Kunst Forum e curatore della mostra. Alle 17.15, “Le nuove immagini di Augusto. A proposito del concetto della mostra” con Annette Haug, professore di Archeologia classica all’Istituto di Antichità Classica dell’università di Kiel e curatore della mostra. Sezione I+II: Comunicazione e interazione tra imperatore e popolo. 17.45, “Da Ottaviano ad Augusto. L’immagine dell’imperatore. Media e Semantica” con Dietrich Boschung, professore di Archeologia classica all’Istituto Archeologico dell’università di Colonia; 18.30, “Un nuovo colossale ritratto di Augusto dalla Via Alessandrina a Roma e le sue implicazioni per la comprensione del ritratto di Augusto” con Claudio Parisi Presicce, direttore dei musei Archeologici e di Storia dell’Arte del Comune di Roma e direttore esecutivo della soprintendenza Archeologica del Comune di Roma; 19.15, ricevimento.

Resti dell’Arco di Augusto nel Foro Romano (foto PArCo)

Programma giovedì 18 novembre 2021. Alle 9, “Sull’iconografia delle nuove immagini dell’imperatore. Tipi di statue, attributi e loro significato” con Giandomenico Spinola, responsabile delle collezioni archeologiche dei Musei Vaticani, Città del Vaticano; 9.45, “Immagini mobili per le persone. L’inizio del principato nella monetazione” con Bernhard Weisser, direttore del Gabinetto delle Monete della Staatliche Museen zu Berlin; 10.30, pausa caffè; 11, “Livia Drusilla, la moglie del primo imperatore romano e la nuova immagine della donna nella gens Augusta” con Claudia Valeri, curatrice della collezione di antichità greca e romana, Musei Vaticani, Città del Vaticano. Sezione III: La nuova immagine della città in augustea. Alle 11.45, “La nuova immagine della città di Roma in epoca augustea” con Johannes Lipps, professore di Archeologia classica all’Istituto di Studi Classici dell’università Johannes Gutenberg di Magonza, attualmente Fellow al Gutenberg Research College, Magonza; 12.30, pausa pranzo; 13.30, “L’Arco di Augusto sul Foro Romano. Dalla disiecta membra alla ricostruzione” con Federica Rinaldi, direttore del parco archeologico del Colosseo, Roma; 14.15, “La nuova immagine della città in Campania. Accoglienza del programma di immagini del Forum Augustum di Cuma e Puteoli” con Carmela Capaldi, docente di Archeologia classica, università “Federico II” di Napoli; 15, pausa caffè. Sezione IV: Nuove immagini – vecchie immagini. Immagini in Culto e Culto Imperiale. Alle 15.30, “Pictures for Cult and Imperial Cult in Augustan Times” con Patric-Alexander Kreuz, professore di Archeologia classica / Archeologia Urbana all’Istituto di Antichità Classica dell’università di Kiel; 16.15, “Immagini per il culto. Una nuova ricostruzione della statua di Apollo Palatino” con Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo e del museo sul Palatino, Roma; 17, pausa caffè. Sezione V: Vivere al tempo di Augusto. Alle 17.30, “Immagini in casa tra tradizione e innovazione nella tarda repubblica e nel primo periodo imperiale” con Annette Haug, professore di Archeologia classica all’Istituto di Antichità classica dell’università di Kiel e curatore della mostra; 18.15, ricevimento.

Roma. Il parco archeologico del Colosseo lancia il reportage “Depositi inVisibili” in quattro puntate, al sabato sui canali social del PArCo, dedicato al racconto delle collezioni conservate negli oltre cento magazzini e depositi distribuiti tra Domus Aurea, Palatino e Colosseo

Il parco archeologico del Colosseo lancia il reportage “Depositi inVisibili” dedicato al racconto delle collezioni conservate negli oltre cento magazzini e depositi distribuiti tra Domus Aurea, Palatino e Colosseo. Un immenso patrimonio di reperti che diventa oggi, a partire dall’idea e dalla curatela delle archeologhe Federica Rinaldi e Roberta Alteri, un lungo racconto sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del PArCo: 4 puntate per altrettanti sabati, alle 21, in cui archeologi, architetti e restauratori danno voce ai reperti mobili svelando le storie celate dietro di essi e rendendoli finalmente visibili e accessibili a tutti.

roma_PArCo_Depositi-invisibili_alfonsina-russo_foto-PArCo

Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo (foto PArCo)

“Il documentario corredato di immagini e interviste si inserisce all’interno del più ampio progetto di tutela e valorizzazione delle collezioni custodite nei magazzini e depositi dei musei italiani, fortemente voluto dal ministero della Cultura e dal direttore generale Musei Massimo Osanna sin dal momento di avvio della sua direzione”, commenta Alfonsina Russo, direttore del parco archeologico del Colosseo. “Il lavoro scrupoloso e appassionato, che il servizio Catalogo e il personale del PArCo conducono quotidianamente, viene svelato al pubblico, reale e digitale, in un lungo racconto in quattro puntate che rende accessibile a tutti il processo di conservazione, schedatura, studio, restauro e musealizzazione dei beni mobili. Il reportage, che ha impegnato per tutto il 2021 i funzionari, gli assistenti tecnici e il personale di custodia del PArCo – prosegue il direttore – aspira a rafforzare il legame del pubblico con il patrimonio culturale dei siti del PArCo, in attesa che i reperti normalmente non visibili, perché custoditi nei magazzini, prendano nuova vita nei futuri allestimenti in progetto, nell’ottica del programma del Museo Diffuso e come già fatto la scorsa estate con i materiali restituiti al contesto della Casa delle Vestali”, conclude il direttore.

Aperti nella Domus Aurea nuovi ambienti con il posizionamento di sculture dai depositi (foto PArCo)

La prima puntata – in onda sabato 13 novembre 2021 – è dedicata alla Domus Aurea e ai reperti restaurati ed esposti nel nuovo percorso aperto al pubblico lo scorso giugno 2021. Amazzoni, Muse e capitelli trovano una nuova vita nelle sale del palazzo neroniano, animati da luci che esaltano i recenti interventi di restauro.

L’archeologo Giacomo Boni dal Palatino mostra il Foro romano alle autorità

Il secondo appuntamento della rassegna – in programma per sabato 27 novembre 2021 – è dedicato ai materiali provenienti dagli scavi “storici” condotti sul Palatino e realizzati a partire dall’Ottocento da figure di spicco dell’archeologia romana e italiana quali Pietro Rosa, Rodolfo Lanciani, Giacomo Boni, Alfonso Bartoli: un percorso attraverso i depositi della Casa di Augusto e non solo che conservano i reperti provenienti dagli scavi dei palazzi imperiali del Palatino.

La domus Tiberiana domina il colle Palatino a Roma (foto PArCo)

Con il terzo appuntamento – che sarà disponibile sabato 4 dicembre 2021 – si approfondiscono alcuni contesti di interesse eccezionale, esito di recenti indagini archeologiche sul Palatino: lo scavo delle pendici nord-orientali del Palatino, in collaborazione con la Sapienza Università di Roma sotto la direzione della prof. Clementina Panella, con gli straordinari ritratti riutilizzati nelle fondazioni di strutture tardoantiche nelle cd. terme di Elagabalo, e lo scavo in corso della Domus Tiberiana, condotto dal PArCo contestualmente agli interventi di restauro che interessano il monumento.

L’interno del Colosseo dove si vede il breve tratto di cavea ricostruita negli anni Trenta del Novecento (foto PArCo)

Il quarto episodio – che conclude il reportage sabato 18 dicembre 2021 – conduce infine nel cuore dell’Anfiteatro Flavio per conoscere lo straordinario patrimonio di reperti mobili custodito nei magazzini e nei depositi diffusi lungo il percorso di visita, fotografia della storia bi-millenaria del monumento – dai fasti degli spettacoli gladiatori, alla rovina nei secoli bui del Medioevo, alla riscoperta archeologica degli ultimi due secoli, fino alle attuali attività di ricerca, catalogazione, conservazione e manutenzione.

Roma. “Roots N’ Roses”: quinto appuntamento con “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, il secondo del 2021: protagonisti The Oddroots, i cui membri fondatori, accompagnati dalle note archeologiche di Andrea Schiappelli e dalle domande di Carolina Di Domenico, raggiungono il roseto degli Horti Farnesiani sulla sommità del Palatino

Gli Oddroots protagonisti di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” (foto PArCo)

“Roots N’ Roses” è il titolo del sesto appuntamento del parco archeologico del Colosseo con “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, il secondo della miniserie 2021 dedicata a tre nomi emergenti della scena musicale italiana, affermatisi di recente nel contest LAZIOSound, iniziativa della Regione Lazio a supporto della musica indipendente. Dopo Claire Audrin è la volta dei The Oddroots, i cui membri fondatori, accompagnati dalle note archeologiche di Andrea Schiappelli e dalle domande di Carolina Di Domenico, raggiungono il roseto degli Horti Farnesiani sulla sommità del Palatino. Salite le scenografiche scalinate affacciate sulla Basilica di Massenzio, Andrea Paoloemili e Fabrizio Ballistreri ritrovano la band al completo sul terrazzo delle Uccelliere per la live session di rito, con il brano “Queen of Evolution”. La musica dei The Oddroots, nati a Roma nel 2019, trova le proprie radici nel reggae e nel dub, lasciandosi contaminare da funk, soul, ska, jazz, hip hop, fino a ottenere un suono moderno e originale. Nel 2021, dopo aver pubblicato la live session “Ayahuaska”, il gruppo ha pubblicato i due singoli “Strangers” e “Regina dell’evoluzione” con l’etichetta Orange Park Records. Sono vincitori della categoria Jazzology del LAZIOSound Scouting 2020 con la canzone “Moonshine”. “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” è un progetto del Servizio Comunicazione del PArCo (responsabile Federica Rinaldi), ideato e curato da Andrea Schiappelli (PArCo), con Elisa Cella (PArCo), Andrea Lai e Roberto Testarmata; produzione audio e video: Popup Live Sessions; sigla iniziale: Cristiano Grillo; social media manager: Astrid D’Eredità con Francesca Quaratino (PArCo).

Dalla via Nova, una delle vie di mezza costa del colle Palatino, con sullo sfondo la Basilica di Massenzio e Santa Francesca Romana, il gruppo accompagnato dall’archeologo Andrea Schiappelli, inizia l’ascesa al colle Palatino, verso i giardini rinascimentali che la famiglia Farnese volle costruire a partire dal 1536 quando l’imperatore Carlo V percorse la via Sacra per celebrare il suo trionfo contro i saraceni a Tunisi. “Da quel momento – ricorda Schiappelli – Paolo III Farnese, che riorganizzò questo riordino del Colle e di parte del Foro, capì che il colle Palatino poteva essere un’ottima sede per una villa di rappresentanza sotto la Basilica di Massenzio dove, nel I sec. d.C. c’erano gli Horrea Piperataria, ovvero i magazzini delle spezie, che all’epoca erano preziosissime e molto amate dai Romani: provenivano dai nuovi mondi, dall’Asia, dall’Africa e perfino da Sumatra e dal Borneo. E tant’è che spesso come pagamento dei riscatti, oltre all’oro alle statue e ad altre cose di pregio, si chiedevano chili di pepe perché, soprattutto per i popoli del Nord, era un bene preziosissimo”. Il Teatro del Fontanone era il punto più ampio di questo ingresso monumentale agli Horti, caratterizzato da un fontanone costruito a coprire il fronte della Domus Tiberiana che in antico si sviluppava in altezza. E qui si vede una delle catene d’acqua dei giardini degli Horti Farnesiani, la stessa acqua che si sente scorrere nel Ninfeo della Pioggia, che si vede risalendo le scale. Qui sicuramente si svolgevano feste, manifestazioni, banchetti, anche musica, nel momento di maggior fioritura degli Horti, dalla metà del 1500 al 1650 circa quando poi comincia ad andare un po’ tutto in abbandono, in decadenza.

Gli Oddroots in concerto tra le Uccelliere degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

In cima al colle si raggiunge il terrazzo a pianta trapezoidale: “Una forma – fa notare Schiappelli – che aumenta questo effetto di proiezione del visitatore verso l’affaccio e sul panorama. Siamo in mezzo, tra le due Uccelliere, due costruzioni che effettivamente nel Seicento, quando vengono costruite, servivano a contenere, dentro voliere in griglia di metallo, gli uccelli esotici che erano importati dai mondi di nuova scoperta, Sud America, Asia e Africa, e che venivano anch’essi offerti come dono di rappresentanza al Papa dagli ospiti importanti, dalle ambasciate… E quindi era un punto di grande esotismo e di meraviglia per chi arrivava in cima al colle. E soprattutto, oltre a vedere gli uccelli esotici come prima introduzione a un nuovo mondo, si apriva il giardino verde e lussureggiante”.

Gli Oddroots durante le riprese nel roseto degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

I giardini conoscono un momento di abbandono quando i Farnese si ritirano un po’ dalla scena romana. “Qui tutto si inselvatichisce, torna a essere orto, frutteto, anche carciofaia, finché poi a fine Ottocento Giacomo Boni, un archeologo che dà un’impronta scientifica alla ricerca archeologica, crea un giardino farnesiano filologico, cioè crea una zona con piante importate da fuori e un’altra zona con piante tipiche del mondo romano. E qui crea un roseto con una serie di rose che effettivamente erano note ai romani, e in più con rose che nell’Ottocento cominciano a ibridare, perché – conclude Schiappelli – molte di queste rose sono frutto di incroci tra varie specie”.

Roma. Secondo appuntamento della nuova serie “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”: protagonisti gli Oddroots al roseto degli Horti Farnesiani sulla sommità del Palatino, in onda sui canali social del parco archeologico del Colosseo

roma_PArCo_Star-walks_the-oddroots_locandina

Gli Oddroots protagonisti di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” (foto PArCo)

Secondo appuntamento della nuova serie “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” dedicata quest’anno a tre nomi emergenti, affermatisi di recente nel contest LAZIOSound, iniziativa della Regione Lazio nell’ambito del programma regionale delle Politiche Giovanili “GenerAzioni: la Regione per i Giovani”, con il sostegno del Dipartimento per le Politiche Giovanili, coordinata da Lorenzo Sciarretta, delegato del Presidente alle Politiche Giovanili. Protagonisti gli Oddroots nella puntata che andrà in onda in esclusiva sul canale YouTube del PArCo sabato 23 ottobre 2021, alle 18, per essere poi rilanciata sui social @parcocolosseo e sui social di LAZIOSound. Le canzoni suonate nella puntata arricchiranno la playlist “StarWalks” del canale Spotify del PArCo. “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” è un progetto del Servizio Comunicazione del PArCo (responsabile Federica Rinaldi), ideato e curato da Andrea Schiappelli (PArCo), con Elisa Cella (PArCo), Andrea Lai e Roberto Testarmata; produzione audio e video: Popup Live Sessions; sigla iniziale: Cristiano Grillo; social-media manager: Astrid D’Eredità con Francesca Quaratino (PArCo). Con questa serie nella serie, condividendone spirito e finalità, il PArCo ha voluto aderire all’iniziativa LAZIOSound, programma per sostenere la produzione, promozione, distribuzione e l’internazionalizzazione dei giovani musicisti under 35 con il quale la Regione Lazio affianca i giovani musicisti nel momento più difficile, quello in cui si affacciano in un mondo complesso come quello musicale. Attraverso una squadra di professionisti i vincitori delle cinque categorie sono seguiti in tutte le fasi del lavoro che li porterà alla pubblicazione e alla promozione di un brano. 

Gli Oddroots durante le riprese nel roseto degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

Dopo Claire Audrin, vincitrice assoluta dell’ultima edizione di LAZIOSound, è la volta degli Oddroots, i cui membri fondatori, accompagnati dalle note archeologiche di Andrea Schiappelli e dalle domande della speaker Carolina Di Domenico, raggiungeranno il roseto degli Horti Farnesiani sulla sommità del Palatino. Salite le scenografiche scalinate affacciate sulla Basilica di Massenzio, Andrea Paoloemili e Fabrizio Ballistreri ritroveranno la band al completo sul terrazzo delle Uccelliere per la live session di rito. La band eseguirà “Queen of Evolution”, una canzone che parla di crescita personale, di adattamento al mondo che non si adatta a noi e di presa di coscienza del nostro potere su di esso. Il brano vuole dirci che siamo noi i responsabili della nostra evoluzione e ricordarci il ruolo personale di ognuno di noi nella costruzione della propria felicità.

Gli Oddroots in concerto nelle Uccelliere degli Horti Farnesiani sul Palatino (foto PArCo)

“Gli echi esotici della musica degli Oddroots si addicono perfettamente al luogo scelto per il set live, le Uccelliere del giardino dei Farnese, dove all’interno di voliere metalliche erano ostentati agli ospiti uccelli provenienti dai Nuovi Mondi, lontani da Roma”, spiega il direttore del PArCo Alfonsina Russo. “La gabbia che tratteneva gli sfortunati volatili oggi rappresenta la tensione a superare i propri limiti, come emerge molto bene dalla musica di questi 8 ragazzi desiderosi di dare forma alla propria libertà di espressione”. Tutto questo e molto altro sono i The Oddroots: Giorgia Giusti, Andrea Paoloemili, Lorenzo Caciotta, Fabrizio Ballistreri, Alessio Carbone, Andrea Ceccarelli, Riccardo Alexander e Luca Masotti. Giovani talenti uniti dalla passione per il reggae e per il dub e dalla voglia di contaminazione con funk, soul, ska, jazz e hip hop. C’è tanta anima e tanto groove nella loro musica che attinge al passato. Grazie al voto della giuria popolare e dei giudici di LAZIOSound, The Oddroots sono i vincitori della categoria Jazzology, dedicata al jazz in tutte le sue forme: musica che sta vivendo un’onda di grande interesse da parte dei più giovani che, come The Oddroots, portano contaminazione con altre musiche creando una versione personale di jazz. Nel 2021, dopo aver pubblicato la live session “Ayahuaska”, il gruppo ha pubblicato i due singoli “Strangers” e “Queen of Evolution” con l’etichetta Orange Park Records.

Il Salone del Restauro di Ferrara approda per la prima volta in Puglia con Restauro in Tour: tre giorni ricchi di appuntamenti alla Fiera del Levante di Bari in presenza (prenotazione obbligatoria e Green Pass) e in streaming. Il museo Archeologico nazionale di Taranto presenta il restauro dei materiali dall’ipogeo di Genoviva che saranno presto esposti al pubblico, e il parco archeologico del Colosseo due video sui restauri green dell’Arco di Settimio Severo e della Basilica Emilia

Si svolgerà dall’1 al 3 settembre 2021, alla Fiera del Levante di Bari, l’edizione “in Tour” del Salone del Restauro di Ferrara. Dopo i vari rinvii dovuti alla prolungata chiusura dei quartieri fieristici è una delle prime manifestazioni che si svolgono in presenza. La manifestazione, nata nel 1991 e per 26 edizioni svoltasi presso Ferrara Fiere, approda per la prima volta in Puglia come il più importante evento internazionale dedicato al mondo dei beni culturali e ambientali. Tre intense giornate espositive organizzate in modalità “live&digital”, quindi in presenza all’interno del Nuovo Padiglione della Fiera del Levante tramite “meeting space” di varie dimensioni, con il supporto di una piattaforma digitale, che permette alle aziende partecipanti di allargare le opportunità di business in ogni parte del mondo ed incrementare le relazioni internazionali su larga scala soprattutto nei confronti degli operatori che per motivi legati ancora a limitazioni di spostamento non potranno partecipare “in presenza”. Parallelamente a “Restauro in tour” si svolge la terza “Restoration week” organizzata da Agenzia ICE in collaborazione con Assorestauro: dal 30 agosto al 4 settembre 2021 uno spettacolare percorso guida delegati internazionali, sia presenti in loco che collegati in modalità virtuale tramite streaming video, a visitare i principali cantieri di restauro italiani presenti a Napoli, Pompei, Bari e Matera. “Restauro in tour” e la “Restoration week” sono il cuore del “Progetto Restauro Made in Italy” nato nel 2019 grazie al contributo e al supporto dell’Agenzia ICE, braccio operativo del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale che hanno espresso la volontà di riconoscere il settore Restauro come un’eccellenza del Made in Italy e si sono posti l’obiettivo di promuoverne e valorizzarne il brand a livello mondiale. Tutto il programma è visibile a questo indirizzo: https://www.salonedelrestauro.com/programma/. Per visualizzarli in diretta streaming: piattaforma digitale https://salonedelrestauro.meeters.space/. Obbligatoria la registrazione (serve anche per ricevere i pass per accedere in fiera) qui https://salonedelrestauro.meeters.space/sign-up.

Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto (foto MArTa)

taranto_marta_restauro-in-tour_convegno-le-mille-vite-dei-reperti_locandinaIl museo Archeologico nazionale di Taranto è presente all’edizione speciale del Salone Internazionale del Restauro di Ferrara quest’anno in versione “in Tour”. Il MArTA di Taranto giunge all’appuntamento barese con un lavoro intenso dedicato al restauro e importanti riconoscimenti ottenuti quest’anno nella ricerca e innovazione digitale (Premio Gianluca Spina 2021) e nella fruizione (Travellers’ Choice Best of the Best TripAdvisor). Il museo di Taranto sarà protagonista della prima giornata di lavori del Salone con il convegno “Heritage and sustainability – Il Restauro del Patrimonio edilizio storico culturale italiano, un’ispirazione per il mondo” nella Sala 2 del Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari, con una relazione dal titolo: “Le mille vite dei reperti di un contesto archeologico tarantino. Dall’oblio alla pubblica fruizione”. “Si tratta di un’anteprima a tutti gli effetti”, spiega la direttrice del MArTA, Eva Degl’Innocenti, “perché per la prima volta in maniera compiuta e più dettagliata presenteremo un grande lavoro di recupero e restauro di un contesto archeologico che farà parte del nuovo allestimento del museo Archeologico nazionale di Taranto. Si tratta dei materiali di scavo che dal 1968 sono conservati all’interno dei depositi del MArTA e riguardano l’ipogeo “Genoviva”, una delle più importanti tombe a camera tarantine del periodo tardo-classico/alto-ellenistico, che proprio sul finire degli anni ‘60, in via Polibio a Taranto, portò alla luce una delle scoperte più interessanti compiute in area cittadina. I reperti dell’ipogeo Genoviva presto, dunque, torneranno ad essere esposti al pubblico e per il conseguimento di tale importante obiettivo di studio, ricerca, educazione e valorizzazione il MArTA ha attivato un rapporto di collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, affiancando al valore culturale e di tutela dell’intervento una altrettanto significativa funzione formativa nei confronti di giovani studenti che hanno potuto completare il loro percorso di formazione nell’ambito del restauro archeologico confrontandosi con un contesto di grande interesse scientifico e storico-culturale”. Il convegno al Salone Internazionale del Restauro “in tour” alla Fiera del Levante di Bari si svolge il 1° settembre 2021, dalle 16.35 alle 17.30 nella Sala 2 del Centro Congressi della Fiera del Levante di Bari. Relatori la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti, i funzionari archeologi del MArTA, Sara Airò e Lorenzo Mancini, e la dottoressa in Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, Alessandra De Matteis. Programma convegni: https://www.salonedelrestauro.com/programma/. Per visualizzarli in diretta streaming: piattaforma digitale https://salonedelrestauro.meeters.space/.  Obbligatoria la registrazione (serve anche per ricevere i pass per accedere in fiera) qui https://salonedelrestauro.meeters.space/sign-up.

Anche il parco archeologico del Colosseo partecipa alla manifestazione Restauro in Tour con due video documentari di approfondimento sulle attività di restauro ecosostenibile in corso presso l’Arco di Settimio Severo (video di Mario Cristofaro con Federica Rinaldi e Alessandro Lugari) e la Basilica Emilia (video di Mario Cristofaro con Fiorangela Fazio), nel segno dell’impegno “green” avviato da tempo. Nel restauro dell’arco di Settimio Severo si sta sperimentando il processo di ristabilimento della coesione con bio-consolidamento tramite batteri carbonatogeni. Il sistema, sviluppato dal parco archeologico del Colosseo in collaborazione con un consorzio di diversi istituti (università di Granada, la società di restauro di Lisbona Nova Conservaçao e l’Istituto centrale per il Restauro di Roma) non richiede l’applicazione di microrganismi ma si basa sull’utilizzo del formulato Mixostone, in grado di stimolare l’attività calcinogenica degli ecosistemi microbici che si instaurano nei materiali lapidei. Tale metodo interpreta al massimo il criterio ecologico del biorestauro, permettendo di ottenere il risanamento della pietra sfruttando il potenziale metabolico del materiale.

Il restauro degli elementi architettonici della Basilica Emilia: un cantiere ecosostenibile. Per restaurare gli elementi architettonici della Basilica Emilia nel Foro Romano – che a loro volta costituiscono un significativo intervento di restauro del passato, poiché rimontati nel secolo scorso in una “quinta” che è divenuta ormai parte del paesaggio storico del Foro Romano – è stato messo a punto un progetto di restauro che punta sulla ecosostenibilità e sulla compatibilità delle attività di conservazione e restauro. La novità del progetto consiste nell’installazione di un cantiere pilota per far sì che tutte le fasi dell’intervento siano svolte mediante il ricorso a metodologie green e compatibili con i materiali e le attività di fruizione del parco archeologico del Colosseo.

Al Web Marketing Festival di Rimini il PArCo ha presentato il video “La piattaforma WebGis delle superfici pavimentali, musive e marmoree del Parco archeologico del Colosseo”: il GIS per monitorare e documentare il degrado dei pavimenti musivi e marmorei del Foro Romano e del Palatino

Il parco archeologico del Colosseo ha partecipato al Web Marketing Festival “We Make Future”, il Festival dell’Innovazione Sociale e Digitale, che si è tenuto a Rimini dal 15 al 17 luglio 2021, presente allo stand dell’Istituto centrale per la Digitalizzazione del Patrimonio culturale – Digital Library, in collaborazione con il Segretariato generale del ministero della Cultura (MiC). Seguendo la mission di coordinare, valorizzare e promuovere i processi di digitalizzazione del patrimonio culturale, la Digital Library ha presentato al pubblico, insieme ai protagonisti delle iniziative, alcune delle migliori esperienze di utilizzo delle tecnologie digitali da parte degli Istituti del MiC. Tra queste il video informativo del parco archeologico del Colosseo “La piattaforma WebGis delle superfici pavimentali, musive e marmoree del Parco archeologico del Colosseo” sull’utilizzo del Sistema Informativo Geografico per monitorare e documentare l’indice di danno e degrado delle superfici pavimentali musive e marmoree del Foro Romano e del Palatino.

Il WebGis delle superfici pavimentali, musive e marmoree del Parco archeologico del Colosseo. “Nel 2018”, spiega Federica Rinaldi, responsabile del Colosseo e del progetto WebGis, “il parco archeologico del Colosseo ha avviato un progetto di monitoraggio e manutenzione programmata di tutte le superfici pavimentali, musive e marmoree, conservate al Foro romano e al Palatino. È un patrimonio di circa 200 unità pavimentali che sono conservate sia all’aperto sia all’interno degli edifici. Questa loro diversa collocazione fa sì che la risposta ai cambiamenti climatici ma anche all’usura dal calpestio del pubblico, abbia determinato diversi livelli conservativi e diversi livelli di degrado. Da un punto di vista tecnico, queste superfici pavimentali presentano varie tecniche di rivestimento: dal cementizio al tessellato all’opus sectile marmoreo. Quindi ciascuno di questi ha risposto e sta rispondendo a quelle che sono le variazioni climatiche – come dicevo – ma anche altri fattori in maniera diversa. Per poter conservare e trasmettere al futuro questo patrimonio, sia dal punto di vista della sua conservazione ma anche della sua valorizzazione, abbiamo avviato questo programma su base triennale che sta portando dei risultati molto soddisfacenti. È un programma che prevede innanzitutto delle attività ispettive quotidiane che vengono effettuate dalla ditta appaltatrice su tutte le superfici considerate e che di volta in volta, a seconda del livello conservativo, di degrado, di situazione di allarme che la ditta riscontra, può diventare un intervento di manutenzione ordinaria, che è quello a cui noi ovviamente puntiamo a lungo termine, o un intervento di manutenzione straordinaria se invece si tratta di intervenire possiamo dire quasi in emergenza. Per poter fare tutto questo, tenere sotto controllo questa grandissima mole di dati, che sono innanzitutto dati di archivio relativi agli interventi pregressi, che sono i dati archeologici, dati conservativi appunto, i dati delle attività quotidiane, abbiamo creato quasi da subito un sistema informativo, un GIS che supporta l’attività di cantiere giornalmente”. E continua: “L’aspetto principale di questo progetto è che è un progetto multidisciplinare, un progetto che coinvolge diverse professionalità, l’archeologo, l’architetto, l’informatico e ovviamente i restauratori. È uno staff che si è consolidato nel corso di questi tre anni e che vede da parte del PArCo la presenza di chi vi parla Federica Rinaldi come responsabile unico del progetto, direttore dei lavori Mària Bartoli con Alessandro Lugari, la collaborazione esterna dell’archeologa Francesca Sposito, la presenza dell’archeologo sul campo Francesca Boldrini del parco archeologico del Colosseo, e i diversi professionisti dall’informatico Ascanio Di Andrea agli architetti Mario Leante per quanto riguarda la sicurezza e Monica Cecchini. Tutte figure che come all’interno di una grande orchestra svolgono per competenza le loro attività con lo scopo di arrivare alla conservazione, alla cura e a un’adeguata valorizzazione del patrimonio musivo del PArCo”.

Al via al Tempio di Giunone nel parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento la XVII edizione del Festival del Cinema Archeologico ad Agrigento, in collaborazione con la Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto: tre serate con sei film e un incontro sui patrimoni da tutelare in tempi di lockdown

La locandina della XVII edizione del Festival del cinema archeologico di Agrigento

Avete segnato le date in calendario del Festival del cinema archeologico? Il 15 luglio si comincia! Dal 15 al 17 luglio 2021 il Festival del Cinema Archeologico ad Agrigento, giunto alla XVII edizione, ritorna nella suggestiva location del Tempio di Giunone. L’importante rassegna, organizzata dal parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, è realizzata con la collaborazione della Rassegna Internazionale del Cinema archeologico di Rovereto, e propone quest’anno una tematica che, partendo dalla grandi civiltà del mondo, arriva fino in Italia nell’antica Roma, a Pompei e sulle orme di un archeologo a cavallo tra le Alpi e il mare siciliano. Ogni sera due proiezioni al Tempio di Giunone alle 21 e sabato 17 luglio 2021 uno speciale incontro per parlare di “Patrimoni da tutelare ai tempi del lockdown” alle 20. Come ogni anno a due delle proiezioni in programma verranno assegnati due premi, quello della giuria e quello per il film più gradito dal pubblico, che potrà votare con le schede apposite durante la partecipazione al Festival. L’ingresso va prenotato chiamando il Box Office Agrigento 092220500 o inviando una mail a cinemaarcheologico@gmail.com.

La location del Festival del Cinema archeologico di Agrigento presso il tempio di Giunone nella Valle dei Templi (foto parco valle dei templi)

I documentari provengono dall’Archivio cinematografico della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto. L’organizzazione del festival è del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, diretto da Roberto Sciarratta, col coordinamento scientifico a cura di Maria Concetta Parello. Selezione film e programma a cura di Barbara Maurina (Fondazione Museo Civico di Rovereto); presentazione a cura di Alessandra Cattoi e Maurizio Battisti (Fondazione Museo Civico di Rovereto). Coordinamento edizioni italiane e traduzioni a cura di Claudia Beretta (Fondazione Museo Civico di Rovereto). Edizioni video Sirio Film Trento.

Frame del film “Le peuple des Dunes – Il popolo delle dune” di David Geoffroy

Prima giornata giovedì 15 luglio, ore 21, dedicata alle Grandi civiltà. Apre il film “Le peuple des Dunes – Il popolo delle dune” di David Geoffroy (Francia, 2018, 52’). Su una spiaggia normanna è stata fatta una scoperta sorprendente: le ricerche portano alla luce le tracce di un popolo celtico che sembra diverso da quello del resto della Gallia. Tante sono le domande a cui si cerca una risposta nel film di David Geoffrey. Lottando contro l’inevitabile progressivo deterioramento delle labili testimonianze del passato, gli archeologi cercano di ricostruire la vita di un antico popolo normanno e i suoi stretti legami con il territorio dell’attuale Inghilterra.

first-civilizations_di-robin-dashwood

Frame del film “First civilizations: Cities – Prime civiltà: le città” di Robin Dashwood

Segue il film “First civilizations: Cities – Prime civiltà: le città” di Robin Dashwood (Regno Unito, 2018, 52’). Il Medioriente, sito dei primi villaggi e delle prime città del mondo, dalle colline della Turchia alle pianure dell’Iraq. Questi luoghi furono crogioli di invenzione e innovazione, che hanno messo il turbo al ritmo del progresso. La seconda proiezione ci porta alla scoperta della culla della civiltà.

Frame del film “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” di Andrea Andreotti

Seconda giornata venerdì 16 luglio, ore 21, dedicata all’Archeologia italiana ieri e oggi. Apre il film “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” di Andrea Andreotti (Italia, 2019, 67’). La proiezione ci porta alla scoperta di Paolo Orsi, uno dei principali protagonisti dell’archeologia italiana nel Mediterraneo a cavallo fra XIX e XX secolo. Attraverso un’intervista impossibile tra passato e presente, il film “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” indaga il contesto in cui questa grande personalità di archeologo prese forma e ripercorre le principali tappe della sua straordinaria avventura di ricerche e scoperte fra le montagne del Trentino prima, nei territori della Sicilia e della Magna Grecia poi.

pecunia-non-olet_di-nicola-barile

Frame del film “Pecunia non olet – L’odore dei soldi nell’antica Pompei” di Nicola Barile

Segue il film “Pecunia non olet – L’odore dei soldi nell’antica Pompei” di Nicola Barile (Italia, 2018, 40’). Le attività produttive nell’antica Pompei generavano odori ormai perduti. Può il lavoro degli archeologi restituirci i profumi, gradevoli e sgradevoli, che i profumieri, i conciatori, i panettieri e i produttori di garum producevano ogni giorno? Il film di Nicola Barile è un viaggio nell’archeologia moderna e nelle strade di Pompei.

Federica Rinaldi e Roberta Sciarratta protagonisti del dialogo su “Patrimoni da tutelare ai tempi del lockdown”

Terza giornata sabato 17 luglio, ore 20, “Patrimoni da tutelare ai tempi del lockdown”: dialogo tra Federica Rinaldi, funzionario archeologo del Parco Archeologico del Colosseo e responsabile dell’Anfiteatro Flavio, e Roberto Sciarratta, direttore del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. Presenta Maurizio Battisti, archeologo della Fondazione Museo Civico di Rovereto. Non solo film al Festival del Cinema Archeologico. Prima delle due proiezioni finali, ci sarà un incontro con due ospiti d’eccezione per parlare delle difficoltà lavorative incontrate in questo ultimo anno e mezzo da chi i patrimoni archeologici italiani li vive ogni giorno.

Terza giornata sabato 17 luglio, ore 21, dedicata all’Antica Roma. Apre il film “Reopening Colosseum – Il Colosseo in Quarantena” di Luca Lancise e Davide Morabito (Italia, 2020, 51’). Nei grandi spazi del Colosseo, inaccessibile per l’emergenza Covid-19, una piccola grande famiglia di uomini e donne continua a prendersi cura di un gigante fragile, che per loro è una seconda casa. Insieme affrontano la sfida più difficile, costruire un nuovo modo di visitare uno dei monumenti più celebri al mondo, per riaprirlo al pubblico e garantire il suo futuro.

Chiude il festival il film “Mare Nostrum – Storie dal mare di Roma” di Guido Fuganti (Italia, 2020, 21’). Il thermopolium di Ostia Antica e la Fossa di Traiano furono dei posti chiave nel commercio trasmarino all’inizio del II secolo d.C. Questi luoghi ci consentono di scoprire le dinamiche che regolavano il commercio marittimo nel Mediterraneo e di conoscere tecniche costruttive, armamenti navali e infrastrutture portuali del mondo romano. Il film di Guido Fuganti è un racconto storico in cui personaggi e ambientazioni realistiche si alternano a ricostruzioni e animazioni tridimensionali.

Pozzuoli. All’Anfiteatro Flavio al via la rassegna di incontri “Anfiteatri Contemporanei. Dialoghi dentro e intorno al monumento”: il direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei Fabio Pagano dialoga con i responsabili di musei e parchi archeologici

Nell’ambito del nuovo percorso espositivo “Proiezioni”, inaugurato all’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli il 20 maggio scorso e visitabile fino al 26 settembre prossimo, parte la rassegna di incontri “Anfiteatri Contemporanei. Dialoghi dentro e intorno al monumento”. Il direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei Fabio Pagano dialogherà con i direttori e le direttrici di musei e parchi archeologici che tutelano alcune delle arene romane più belle e importanti al mondo. “Proiezioni” è un percorso espositivo e multimediale organizzato in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Napoli, in stretta connessione con la mostra “Gladiatori”. L’esibizione propone un racconto dei luoghi fondato sulla fusione delle suggestioni e delle informazioni veicolate da media diversi e complementari: forme scolpite del marmo, riproduzioni digitali, evocazioni sonore. (vedi Pozzuoli. All’Anfiteatro flavio il parco archeologico dei Campi Flegrei ha aperto il nuovo percorso espositivo “Proiezioni”, in stretta connessione con la mostra “Gladiatori” al museo Archeologico nazionale di Napoli: tra le arcate tornano le sculture originarie, nei sotterranei i gladiatori diventano suggestioni sonore e visive | archeologiavocidalpassato). Questo il calendario degli eventi: 15 luglio 2021, ore 18: Fabio Pagano dialoga con Gabriel Zuchtriegel, direttore generale del parco archeologico di Pompei; 22 luglio 2021, ore 18: Fabio Pagano dialoga con Federica Rinaldi, archeologa del parco archeologico del Colosseo; 29 luglio 2021, ore 18: Fabio Pagano dialoga con Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli; 9 settembre 2021, ore 18: Fabio Pagano dialoga con Marta Ragozzino, direttrice regionale Musei Campania e Ida Gennarelli, direttrice del museo Archeologico dell’antica Capua, del Mitreo e dell’anfiteatro Campano. Gli incontri si terranno alle 18 nei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli a cui, tenendo conto dell’emergenza epidemiologica in corso, si accederà con ingresso contingentato. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.

Roma. In Curia Iulia giornata internazionale di studio “Aedes Vestae. Archeologia, Architettura e Restauro” a cura di Federica Rinaldi e Giulia Giovanetti. Alla fine dei restauri, momento di dibattito e confronto sul monumento dal punto di vista archeologico, architettonico e della storia della sua ricostruzione

Locandina della giornata internazionale di studio “Aedes Vestae. Archeologia, Architettura e Restauro” in Curia Iulia

Federica Rinaldi e gli altri archeologi e restauratori del parco archeologico del Colosseo lo avevano annunciato in occasione della conclusione dei restauri del tempio di Vesta nel Foro romano: “Stiamo organizzando una giornata internazionale di studio dedicata proprio all’Aedes Vestae che, con i buoni auspici della Dea (leggi Covid permettendo), sì terra il 1º marzo 2021” (vedi: Roma. Archeologi e restauratori del parco archeologico del Colosseo raccontano il cantiere di restauro del Tempio di Vesta nel Foro romano. E a primavera giornata di studi internazionali sull’Aedes Vestae | archeologiavocidalpassato). La prudenza era d’obbligo. Ora i vincoli per le iniziative con la pandemia si sono un po’ allentati, grazie soprattutto alla campagna massiccia di vaccinazioni, e così il parco archeologico del Colosseo ha potuto finalmente fissare la data per la giornata di studio “Aedes Vestae. Archeologia Architettura e Restauro” che si propone, a conclusione delle attività di manutenzione straordinaria del monumento, come momento di dibattito e confronto sul monumento dal punto di vista archeologico, architettonico e della storia della sua ricostruzione. Ideata e curata da Federica Rinaldi e Giulia Giovanetti, la Giornata di Studio ha il patrocinio della Scuola di Specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio di Sapienza università di Roma e del Master Biennale Internazionale Culture del Patrimonio dell’università Roma Tre.​ Appuntamento mercoledì 9 giugno 2021, dalle 10 alle 17, in Curia Iulia. La Giornata di Studi sarà trasmessa integralmente a partire dalle 10 in diretta dalla Curia Iulia sulla pagina Facebook del PArCo. Per seguire i lavori collegarsi a www.facebook.com/ParcoColosseo.

Il tempio di Vesta nel Foro Romano a Roma (foto PArCo)

Il fulcro del complesso monumentale legato al culto di Vesta è il tempio dedicato alla dea, culto antichissimo e risalente già al secondo re di Roma Numa Pompilio, più volte ricostruito a causa dei numerosi incendi e infine restaurato, nelle forme visibili ancora oggi, dall’imperatrice Giulia Domna verso la fine del II secolo d.C. Dal podio circolare in opera cementizia rivestito in marmo, si innalzavano colonne con capitelli corinzi. L’interno accoglieva il braciere con il fuoco sacro, che non doveva mai spegnersi, simbolo dell’eternità di Roma e del suo destino di impero universale. La forma circolare era forse ispirata a quella delle capanne di epoca arcaica, con un foro al centro del tetto conico per far uscire il fumo. All’interno del tempio era anche conservato il Palladio, piccolo simulacro di Atena-Minerva, portato a Roma, secondo la leggenda, da Enea e simbolo della nobiltà della stirpe romana. Accanto al tempio è la casa delle Vestali, sacerdotesse dedicate al culto di Vesta e alla sorveglianza del fuoco sacro, l’unico sacerdozio femminile di Roma. In numero di sei e provenienti da famiglie patrizie, dovevano osservare il loro servizio per 30 anni, conservando la verginità, pena la morte. In cambio godevano di molti privilegi (si spostavano in carro in città e disponevano di posti riservati negli spettacoli).

Smontaggio dei ponteggi del cantiere di restauro del Tempio di Vesta (foto PArCo)

L’intervento conservativo 2020 dell’Aedes Vestae al parco archeologico del Colosseo ha rappresentato un’occasione di tutela e conoscenza del monumento in un’ottica multidisciplinare. Il coinvolgimento di differenti specialisti – archeologi, architetti, restauratori, rilevatori, archivisti, ingegneri – ha avuto come esito l’acquisizione di dati finalizzati alla progettazione e all’esecuzione dell’intervento, rivelandosi allo stesso tempo proficuo per il riesame del bene storico-archeologico, permettendo di approfondire la conoscenza del monumento che, frutto di un’anastilosi degli anni Trenta del secolo scorso, andava indagato anche nei suoi aspetti strutturali e statici. La giornata di studio sull’Aedes Vestae che il PArCo propone a conclusione delle attività di cantiere si configura come momento di confronto e dibattito con gli studiosi del monumento dal punto di vista archeologico, architettonico e della storia della sua ricostruzione, alla luce dei più recenti apporti frutto dell’intervento e di nuove ricerche anche in ambito internazionale.

Immagini d’archivio dei restauri e ricostruzione per anastilosi del Tempio di Vesta negli anni 1929-30 (foto PArCo)

Una giornata di studio. Nella prima sessione, presieduta dal professore Alessandro Viscogliosi, direttore della scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio di Sapienza università di Roma, un approccio archeologico al monumento, che non può prescindere dal punto di vista dell’archeologia dell’architettura, affronta, a partire dall’inquadramento del tema degli edifici circolari a pianta centrale, la questione della ‘forma’ dell’Aedes Vestae, attraverso l’esame degli elementi architettonici decorativi, dei resti archeologici e dell’ulteriore documentazione che il mondo antico ci ha trasmesso. La seconda sessione, presieduta dalla professoressa Elisabetta Pallottino, direttore del master biennale internazionale Culture del Patrimonio dell’università Roma Tre, è dedicata all’anastilosi degli anni Trenta del XX secolo. Il tema della ricostruzione viene affrontato attraverso il riesame della documentazione degli archivi, contestualizzando l’intervento nella stagione dei grandi scavi del XIX secolo arrivando fino alla ricostruzione ed entrando nel dettaglio delle scelte tecniche operate nell’anastilosi. Emergeranno anche gli esiti dello studio strutturale della porzione ricostruita e verrà proposto un approfondimento inedito sulla forma “geometrica” dell’Aedes. L’ultima sessione, presieduta dal direttore del parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, è dedicata alla metodologia dell’intervento conservativo 2020, progettato integrando e verificando anche in corso d’opera i dati acquisiti nelle ricerche preliminari, con il confronto costante tra i diversi specialisti. Con l’intervento conservativo degli elementi architettonici dell’elevato ricostruito dell’Aedes, il PArCo si impegna per il futuro alla prosecuzione del restauro dell’area del podio in situ e alla valorizzazione dei reperti mobili facenti parte del monumento originario, per completare la restituzione di valore ai resti materiali di un monumento che ha rivestito un ruolo simbolico per la città di Roma dalle sue origini e ancora, in chiave propagandistica, nell’età contemporanea. Infine, in un’ottica nuova il cantiere ha inaugurato una prassi di coinvolgimento del pubblico nel racconto delle attività in corso, oggi acquisita dagli altri cantieri del PArCo, con pannelli didattici di recinzione e la comunicazione online degli interventi.

Roma. Per il ciclo “Dialoghi in Curia” del parco archeologico del Colosseo, presentazione on line di due libri sui musei e la cultura digitale: “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano e “Musei e cultura digitale” di Maria Elena Colombo

Il settimo e ultimo appuntamento della rassegna “Dialoghi in Curia”, a cura del Parco archeologico del Colosseo, è interamente dedicato ai musei e alla cultura digitale. Giovedì 27 maggio 2021, alle 11, in diretta on line dalla Curia Iulia nel Foro Romano, presentazione dei volumi “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano (Carocci editore) e “Musei e cultura digitale” di Maria Elena Colombo (Editrice bibliografica). A discutere di queste nuove dinamiche di comunicazione interverranno Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino; Federica Rinaldi, responsabile archeologo del Colosseo e del Servizio Comunicazione del PArCo, e il direttore del PArCo Alfonsina Russo. Christian Greco – ricordiamolo – direttore del museo Egizio di Torino dal 2014, è stato docente universitario del corso “Archeologia funeraria egizia e archeologia della Nubia e del Sudan” all’università di Leida. Come direttore del museo Egizio, Christian Greco ha guidato e diretto il progetto di ri-funzionalizzazione, il rinnovo dell’allestimento e del percorso espositivo, concluso il 31 marzo 2015, portando alla trasformazione dell’Egizio, da museo antiquario a museo archeologico aperto e centro di ricerca in grado di interagire su vari piani con il suo pubblico proponendo corsi, lezioni, eventi e incontri. Per seguire la conferenza collegarsi giovedì 27 maggio alle 11 all’indirizzo https://www.facebook.com/parcocolosseo; la conferenza sarà trasmessa nel primo post disponibile sulla pagina (non è necessario avere un account Facebook. L’evento sarà disponibile anche su YouTube e come podcast su Spotify (dopo il 30 maggio su ​https://open.spotify.com/show/3JU094BAQp4eITYs6iAsRC).

La copertina del libro “Musei e media digitali” di Nicolette Mandarano (Carocci editore)
nicolette-mandarano

Nicolette Mandarano, storica dell’arte

Musei e media digitali (Carocci editore). L’autrice Nicolette Mandarano si interroga su quali siano i mezzi più adatti per creare un dialogo fra istituzione museale e visitatore in un momento storico (il volume è uscito nel 2019) in cui l’accelerazione imposta dalla pandemia per il “posizionamento in rete” non aveva ancora prodotto molti dei risultati che con l’occasione si intendono rileggere. L’autrice con un linguaggio pacato e molto accessibile ripercorre brevemente la storia della relazione fra musei e comunicazione e indaga il contesto in cui tale rapporto si sviluppa. Analizza gli strumenti che possono essere impiegati nei percorsi museali per coinvolgere il visitatore, agevolando la fruizione e la comprensione delle opere esposte e del loro contesto. Affronta il tema della comunicazione museale online, fra siti web e piattaforme social, per individuare le buone pratiche comunicative.

La copertina del libro “Musei e cultura digitale” di Maria Elena Colombo (Editrice Bibliografica)
maria-elena-colombo

Maria Elena Colombo, esperta in museologia e sul digitale

Musei e cultura digitale (Editrice Bibliografica). Solo un anno dopo, all’inizio della pandemia (marzo 2020), Maria Elena Colombo si trova nella condizione di dover inserire nel suo volume “Musei e cultura digitale” (Editrice Bibliografica) un post scriptum interamente dedicato ai musei e alla dimensione digitale in Italia al tempo del coronavirus. Il post scriptum rafforza l’impianto rigoroso del volume di Maria Elena Colombo che raccoglie inediti spunti e voci per interrogarsi sulla relazione ormai decennale tra musei e cultura digitale, cogliendone stereotipi, resistenze, illuminazioni e opportunità. Il volume ha le sue premesse nelle interviste condotte dall’autrice negli ultimi tre anni a professionisti del digitale nei musei di tutto il mondo e pubblicate su “Artribune”.