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Torino. Il museo Egizio archivia il 2023 con un record: oltre 1 milione di visitatori. Ecco il bilancio di dodici mesi eccezionali. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024)

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Visitatori al museo Egizio di Torino nella mostra “Il dono di Thot” (foto museo egizio)

Il museo Egizio di Torino archivia il 2023 come l’anno dei record con 1.061.157 visitatori, numero comprensivo anche degli eventi istituzionali e privati, a fronte degli 898.500 ingressi del 2022. Un record per il Museo diretto da Christian Greco, che per la prima volta chiude l’anno con un numero così alto di visitatori. E il 2024 è l’anno del Bicentenario (1824-2024) durante il quale i riflettori degli studiosi e degli appassionati di tutto il mondo punteranno proprio su Torino. I mesi che hanno registrato un maggiore afflusso di pubblico sono stati aprile, con 128.576 ingressi e maggio, con 107.415. Ottima anche la performance di mesi in genere meno gettonati dai visitatori, come gennaio e febbraio, soprattutto se confrontati con i numeri del 2022: a gennaio 2023 i visitatori sono stati 85.373 a fronte dei 44.209 dell’analogo mese del 2022, così come lo scorso febbraio ha registrato 86.646 ingressi, quasi doppiando i 44.844 del 2022. Nel 2023 il Museo ha aperto le porte a 128.000 studenti (circa 5.650 classi), in visita didattica. In crescita anche i canali social del Museo, che totalizzano 420mila follower (con un incremento del 433%).

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Evelina Christillin, presidente del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Desideriamo ringraziare quanti hanno creduto in noi”, ha dichiarato Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio. “Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario, c’è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio, vinto dallo Studio Oma di Rotterdam e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il nostro bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Cdp, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua, a cui siamo molto grati per il loro appoggio”.

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Statuetta in legno di Thot come Ibis, di epoca tarda, conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Il museo Egizio nel 2023 ha puntato su numerosi progetti espositivi non solo al proprio interno, ma anche al di fuori del Museo e sul riallestimento del terzo piano, dove è stata appena inaugurata la Galleria della Scrittura. L’Egizio si è inoltre focalizzato su progetti internazionali, come missioni archeologiche di scavo e collaborazioni con grandi istituzioni mondiali per studi e restauri. Tra i progetti espositivi del 2023 all’interno del Museo vanno citati “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto” (6 dicembre 2022 – 7 settembre 2023), un viaggio all’origine dei geroglifici e delle antiche scritture egiziane, curato da Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer. Si è poi concluso quest’anno il ciclo di mostre bimestrali “Il laboratorio dello studioso”, cinque mostre nel 2023 per un percorso a puntate dietro le quinte del museo, alla scoperta dell’attività scientifica condotta dai curatori ed egittologi del Dipartimento Collezione e Ricerca dell’Egizio (vedi Torino. Al museo Egizio ultimi giorni per la mostra “Il dono di Thot: leggere l’antico Egitto”: con 170 oggetti (non solo papiri), alcuni eccezionali, si raccontano tremila anni di scrittura. Intervento esclusivo del direttore Christian Greco | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_mostra-attraverso-gli-occhi-di-tutankhamon_conferenza-sallam_locandinaPer celebrare il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, il museo Egizio ha invitato un’artista contemporanea, Sara Sallam, per riflettere ancora una volta sull’etica dell’esposizione dei resti umani. Il Museo ha quindi ospitato fino a fine febbraio 2023 una piccola esposizione di arte contemporanea: “Attraverso gli occhi di Tutankhamon”. Un’istallazione video ha condotto i visitatori nella tomba di Tutankhamon, al momento della sua scoperta, mostrando però il punto di vista del faraone (vedi Torino. Al museo Egizio la conferenza di Sara Sallam, le cui opere sono esposte in museo nella mostra “Attraverso gli occhi di Tutankhamon: prospettive alternative sull’Egittologia” | archeologiavocidalpassato).

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Statuetta in legno della dea Tauret, dedicata dal disegnatore Parahotep, venerata in ambito domestico, proveniente da Deir el Medina, e conservata al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Tra le mostre di maggior successo al di fuori del Museo vanno citate “I creatori dell’Egitto eterno – Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, curata dal direttore del Museo Christian Greco, assieme a Corinna Rossi, Cédric Gobeil e Paolo Marini, alla Basilica Palladiana di Vicenza e “Gioielli e amuleti, la bellezza nell’antico Egitto” al Museo del Gioiello di Vicenza, entrambe in esposizione fino al 28 maggio 2023 (vedi Vicenza. Christian Greco, direttore del museo Egizio, introduce alla visita della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, in Basilica Palladiana. Ecco la sua prolusione alla presentazione ufficiale | archeologiavocidalpassato). Uno sforzo produttivo notevole, realizzato quasi in contemporanea con due mostre internazionali: a Montreal in Canada, dal 20 aprile al 15 ottobre 2023, 300 reperti del Museo sono stati protagonisti dell’esposizione “Egypt. Three Millennia on the Nile”, mentre a Zhengzhou in Cina, dal 3 marzo al 3 giugno 2023, si è tenuta l’esposizione “Civiltà dei grandi fiumi”, che ha ospitato una grande sezione dedicata all’Egitto e alla Mesopotamia con reperti provenienti dall’Egizio e da altri grandi musei italiani. E infine una esposizione più piccola al Centro Trevi di Bolzano “Antichi Egizi: maestri dell’arte”, che ha ospitato 18 reperti dal 21 settembre al 10 dicembre 2023.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinaL’Egizio si è poi confermato crocevia di studi e ricerche internazionali, con l’obiettivo di ripensare il ruolo dei musei all’epoca della globalizzazione e della digitalizzazione. In particolare, in questo solco si è inserito “What is a Museum?”, un ciclo di dieci incontri, ideato dal direttore, Christian Greco, per riflettere sul futuro dei musei e per accompagnare l’Egizio in un percorso di trasformazione fisica e di innovazione, in vista del bicentenario, che verrà celebrato nell’autunno del 2024 (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Dieci direttori delle più prestigiose istituzioni museali mondiali sono stati e saranno i protagonisti di un confronto con il direttore dell’Egizio per delineare il ruolo e le sfide del futuro dei musei, intesi sempre più come una sorta di laboratorio della contemporaneità e non solo come luoghi di ricostruzione e conservazione della memoria. Il ciclo è partito a maggio con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani a Roma, per poi ospitare Massimo Osanna, direttore generale Musei del Mic, Hermann Parzinger, direttore del Preußischer Kulturbesitz di Berlino, Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado di Madrid.

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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

In primavera il museo Egizio è stato sotto i riflettori internazionali per un nuovo ritrovamento archeologico in Egitto nella necropoli di Saqqara, a 30 km a sud de Il Cairo. Gli archeologi del museo Egizio, del ministero delle Antichità egiziane e del museo nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, hanno rinvenuto in aprile i resti della tomba di Panehsy, che risale al primo periodo Ramesside (1250 a.C.). Panehsy era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie (vedi Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo” | archeologiavocidalpassato).

torino_egizio_simposio-internazionale-restauro-mensa-isiaca_locandinaA luglio il simposio internazionale “The Mensa Isiaca under review. Technical study and new interpretations”, organizzato dal Museo, in collaborazione col J. Paul Getty Museum e col Getty Conservation Institute ha riunito a Torino egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo. Proprio grazie alla collaborazione tra il museo Egizio, il J. Paul Getty Museum e il Getty Conservation Institute, un gruppo di conservatori e di scienziati, alla luce delle nuove tecnologie, ha sottoposto il reperto a nuove analisi per studiare tutti i dettagli, di cui la Mensa è ricchissima, è stato fatto un approfondito esame con microscopia ottica assistita (vedi Torino. Al museo Egizio due giorni di simposio internazionale per il restauro della Mensa Isiaca, con egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo | archeologiavocidalpassato). In autunno poi Im/materialities, un simposio dedicato all’archeologia e ai musei “tra reale e digitale”, ha messo a confronto 44 tra antropologi, sociologi, filosofi, chimici e fisici, provenienti da tutto il mondo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

Tutte attività che sono state realizzate, accanto alla progettazione di cantieri, innovazioni, riallestimenti e restauri, a cui andrà incontro l’Egizio, in vista delle celebrazioni del bicentenario il prossimo autunno. Il 18 ottobre scorso sono iniziati i lavori di restauro delle facciate interne del Museo, propedeutici al cantiere vero e proprio di trasformazione del Museo. Con l’anno nuovo si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti (vedi 1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio” | archeologiavocidalpassato).

Torino. Al museo Egizio da oggi apre la Galleria della Scrittura, percorso permanente di mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. L’intervento del direttore Greco per “archeologiavocidalpassato”

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del Pyramidion di Ramose (foto graziano tavan)

La mostra “Il dono di Thot”, dal 7 dicembre 2022 al 7 settembre 2023, 500 metri quadrati, distribuiti tra piano terreno e ipogeo del museo Egizio di Torino per narrare la scrittura dell’Antico Egitto dal geroglifico al copto, dallo ieratico al demotico, è stata la prova generale, la preparazione di quello che da oggi, 22 dicembre 2023, è il nuovo allestimento permanente: la Galleria della Scrittura, aperta al terzo piano del museo, dopo lavori di consolidamento e restauro, negli spazi finora dedicati alle mostre temporanee le quali, nei progetti di riorganizzazione dell’Egizio per il bicentenario della sua fondazione (1824-2024), troveranno posto al piano terra.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: Paolo Marini. Federico Poole e Susanne Toepfer curatori del progetto espositivo (foto graziano tavan)

Il progetto espositivo della Galleria della Scrittura è stato firmato da tre curatori del Museo: Paolo Marini, Federico Poole e Susanne Toepfer, quest’ultima responsabile della Papiroteca del Museo, che ospita una delle più significative collezioni di papiri al mondo. La Papiroteca dell’Egizio, infatti, è uno scrigno di più di 800 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 23mila frammenti di papiro, che documentano più di 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue ed è crocevia di progetti internazionali di restauro e digitalizzazione. I papiri non furono l’unico supporto che ha condotto fino a noi i testi antichi, raccontati nella Galleria della Scrittura anche da postazioni multimediali, alcune delle quali interattive, realizzate grazie al sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: l’ingresso (foto graziano tavan)

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Evelina Christillin, presidente del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Proiettati verso il bicentenario nel 2024”, interviene la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin, “tagliamo il traguardo a fine anno del milione di visitatori e riapriamo al pubblico il terzo piano del Museo. Un nuovo tassello arricchisce il percorso espositivo dell’Egizio, che cambierà ancora volto. Grazie al mecenatismo attento di Consulta, con la Galleria della Scrittura proponiamo una sorta di museo nel museo, con cui intendiamo riannodare le fila del racconto di una delle innovazioni che non ha mai smesso di avere un’influenza sull’umanità. Potrebbe infatti esistere l’intelligenza artificiale, senza la scrittura?”.

La Galleria della Scrittura occupa mille metri quadrati che ospitano 248 reperti, un viaggio in 10 sezioni all’origine delle scritture dell’antico Egitto, a ritroso nel tempo di 4000 anni. Sotto i riflettori non solo i geroglifici e l’avventura che nei secoli portò alla loro decifrazione e alla nascita dell’Egittologia, ma anche lo ieratico, il demotico e poi il copto. Raccontare la storia della scrittura antica, nelle sue varianti ed evoluzioni significa anche descrivere la società, le articolazioni dello stato e in ultimo la figura dello scriba, custode della memoria storica dell’antica civiltà egizia e depositario di un saper fare, che affonda le sue origini nel mito ed è avvolto da un’aura quasi sacra.

È proprio il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, a introdurre i lettori di archeologiavocidalpassato.com alla Galleria della Scrittura. “Oggi facciamo un bel regalo di Natale ai nostri visitatori: 1000 mq che offriamo ai nostri visitatori”, spiega Greco. “È un percorso permanente che ci permette di fare un viaggio dall’inizio della scrittura, dai primi testi di senso compiuto, circa il XXVII secolo a.C., per arrivare ai papiri in lingua araba del IX-X secolo d.C. È una galleria che ci permette di capire quale fosse il supporto, che significato avessero i geroglifici, e soprattutto che fa parlare i documenti. Questa galleria che diventa permanente – continua -, rispetto alla mostra temporanea “Il dono di Thot” aggiunge tutta la parte dei soppalchi dove vediamo oggetti monumentali, come il pyramidion di Ramose, che ci fa capire quali fossero i diversi livelli della tomba, e soprattutto ci sembra quasi di entrare nel per hank, nella biblioteca del tempio, e di vedere i vari testi che vi erano contenuti:

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala dei papiri (foto graziano tavan)

40 metri di papiri, 32 documenti, che suddivisi tra documenti biografici, amministrativi, mitologici, religiosi e rituali, che ci permettono davvero di entrare nella vita dell’Antico Egitto, e poi concludiamo con una parte anch’essa nuova e molto importante sulla valenza, sulla potenza della parola, e in questa ultima sala il pezzo importante è il sarcofago di Puia, dove facciamo vedere per la prima volta i tenoni che sono iscritti con i nomi delle divinità che devono proteggere le diverse parti del corpo. Ecco quindi come la parola sia davvero la parola degli dei, sia questo dono importantissimo dato agli uomini che – conclude – permette agli uomini di sistematizzare il cosmo e di vivere all’interno di esso. E quindi di dare vita alle strutture fondamentali come la burocrazia, la sistemazione dello Stato, i rituali, e al contempo, tramite i testi rituali, di permettere anche che l’Egitto continui a vivere”.

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Il cartiglio in calcare dal tempio dell’Aten a Karnak datato al regno di Akhenaten (1353-1336 a.C.) parte della Collezione Drovetti, apre la Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Fin dagli esordi la scrittura egizia ebbe una forte componente figurativa e il geroglifico, a cavallo tra tecnica e arte, è giunto a noi prima che sui papiri, su etichette di vasi, o scolpito sulle pareti di templi o su tombe o su statue, assumendo così connotati monumentali e celebrativi. È il caso del Cartiglio in calcare, datato tra il 1353 e il 1336 a.C., che apre la Galleria della Scrittura. Scolpiti su un gigantesco blocco, i geroglifici assumono una valenza quasi sacra e il nome della divinità Aten, riportato nel cartiglio, attraversa i millenni per arrivare intatto fino ai giorni nostri. In esposizione anche una delle prime frasi di senso compiuto conosciuta, contenuta sul frammento di un Monumento del faraone Djoser, datata tra il 2592 e il 2566 a.C. e venuta alla luce a Eliopoli nel secolo scorso.

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Galleria della Scrittura al museo Egizio di Torino: la sala del sarcofago di Puia (foto graziano tavan)

“Il pensiero egizio oscillava continuamente fra razionalità ed empirismo”, spiega ancora Greco. “Forse nulla come il geroglifico dà ragione di questa tensione, che vogliamo far scoprire al visitatore. Rivestendo contemporaneamente il ruolo di grafema e simbolo, il geroglifico ci restituisce un doppio significato fonologico ed iconografico e si trova quindi ad assumere due funzioni distinte: quella linguistica e quella semiotica. Testo ed immagine sono reciprocamente complementari e ci permettono di avvicinarci alla comprensione di 4000 anni di storia dell’Antico Egitto. Come e perché si è sviluppata la scrittura, che ruolo ha avuto nella formazione dello Stato in tutte le sue articolazioni e nello sviluppo del discorso religioso e della complessa cosmografia funeraria? Sono alcuni degli interrogativi a cui cerchiamo di dare risposta, con rigore scientifico e allo stesso tempo cercando di interessare e appassionare visitatori di tutte le età, anche attraverso supporti multimediali e interattivi”.

 

1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio”

“Un nuovo inizio”. “Una nuova nascita”. Ecco cosa rappresenta il Bicentenario per il museo Egizio di Torino. E il direttore Christian Greco lo dice all’egiziana. “È un modo per riflettere su chi siamo e per capire dove dobbiamo andare. E dove dobbiamo andare ha un elemento importante: come possiamo restituire il paesaggio? Perché duecento anni dopo la fondazione c’è una cosa fondamentale che ci manca, ovvero l’Egitto. E come riportiamo l’Egitto al museo? Lo riportiamo attraverso la flora che ricostruiamo nel giardino Egizio, e poi lo ricreiamo nella sala con l’Egitto immersivo che ci fa vedere il paesaggio ricostruito in modo digitale e messo in relazione con gli oggetti”.

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Museo Egizio: presentazione delle celebrazioni del bicentenario. Da sinistra, David Gianotten, Evelina Christillin, Christian Greco, Massimo Mori (foto graziano tavan)

Le riflessioni del direttore Christian Greco chiudono una mattinata intensa in cui, attraverso il contributo dei protagonisti, dalla presidente Christillin al direttore generale Osanna, dall’architetto Gianotten al direttore Greco, ha preso il via la fase “più calda” del progetto architettonico del nuovo museo Egizio firmato da David Gianotten e Andreas Karavanas, dello studio Oma (Office for Metropolitan Architecture) di Rotterdam, momento clou del 2024, anno delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio (in parte già iniziate), stagione di trasformazione del Museo non solo da un punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica.

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Dopo la vittoria, nel gennaio 2023, da parte di Oma del concorso internazionale di idee, bandito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel 2022 (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato), si è aperta una fase di gestazione del progetto definitivo, frutto di mesi di confronto tra gli architetti e i vertici e i curatori del Museo, l’Accademia delle Scienze, proprietaria del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, sede del Museo, e la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala immersiva (foto OMA Rotterdam)

Si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti. Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua.

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Bicentenario del museo Egizio: la presidente Evelina Christillin indica il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro” (foto graziano tavan)

“Celebrare i 200 anni del Museo”, è intervenuta Evelina Christillin, presidente del museo Egizio, “non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro. Il progetto architettonico di Oma nasce sulla scorta di nuova visione di Museo, più articolato e multiforme: ente di ricerca, luogo inclusivo, spazio in cui, come recita l’articolo 3.2 della Costituzione italiana, si lavora per abbattere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo armonico della persona. L’idea di coprire la corte nasce quindi dalla volontà di creare una nuova agorà, che sia restituita alla collettività e, al contempo, rendere fruibile gratuitamente il Tempio di Ellesija donato dall’Egitto all’Italia. Dopo la trasformazione del 2015 il Museo si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e ricette per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto”. Per l’occasione del bicentenario il museo Egizio ha voluto rinnovare la propria immagine e progettare un’identità visiva dedicata, che è stata creata in collaborazione con Studio FM. La creatività conferisce un grande peso al pittogramma del logo, che diventa motivo decorativo alludendo al percorso fatto in questi 200 anni. Il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro”, accompagnato da un logo con lettering molto pulito, diviene il segno distintivo del Bicentenario e delle sue celebrazioni.

Collegato dalla sede ministeriale della direzione generale Musei, Massimo Osanna ha portato i saluti di tutto il ministero e della direzione generale che”, ha sottolineato Osanna, “come la presidente Christillin e il direttore Greco sanno è molto vicina al museo Egizio non solo come ente vigilante ma soprattutto come una direzione che fa della rete dei musei del territorio l’aspetto più prezioso del sistema nazionale museale. Noi stiamo cercando di creare un sistema museale nazionale che mette in rete tutto il nostro straordinario patrimonio culturale, e il museo Egizio come è noto è uno dei musei di punta di tutto il nostro sistema museale nazionale. E questo grazie a chi lo dirige adesso, grazie a Christian Greco, grazie alla presidente Evelina Christillin che hanno svolto finora un lavoro straordinario. E io sono qui per testimoniarlo ancora una volta. Il museo che io ho visto quando sono arrivati Christian ed Evelina e ho rivisto poi, anno dopo anno, è un museo assolutamente nuovo, è un museo che si è aperto alla città, e io direi al mondo. È un museo che è diventato un laboratorio di ricerca, un laboratorio di sperimentazione, un laboratorio per la valorizzazione del nostro patrimonio. E diventa quindi veramente una best practice che noi dobbiamo esportare in tutte le altre realtà del sistema museale nazionale. Io ho avuto l’onore di essere nella commissione giudicatrice per il concorso di idee fatto per la copertura del cortile. Il Gruppo Oma, come sappiamo, adesso è al lavoro, sta chiudendo il progetto esecutivo e questo progetto porterà veramente il museo a trasformarsi non solo nei suoi spazi ma anche nell’offerta straordinaria che darà a tutti i pubblici che speriamo sempre più numerosi che raggiungeranno Torino e raggiungeranno il museo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala conferenze a livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

Il progetto – ha continuato il dg – prevede non solo di creare un’agorà restituita alla città, ma anche spazi immersivi per contestualizzare questo straordinario patrimonio e quindi collegarlo con i luoghi d’Egitto da cui il patrimonio proviene, un giardino egizio, tutta una serie di realtà che sicuramente contribuiranno a cambiare la percezione di questo museo all’interno del panorama torinese e italiano in genere. Ma vorrei ancora sottolineare quanto questo museo sia diventato un museo aperto a tutti, un museo che fa dell’accessibilità declinata a 360 gradi il punto di forza. Ovviamente accessibilità non solo come abbattimento di barriere architettoniche – questi sono temi che abbiamo già da tempo dovuto superare – ma anche l’abbattimento delle barriere cognitive. Ecco il museo Egizio è un museo che parla ai pubblici, che sa dialogare con la comunità ed è veramente un museo aperto come adesso devono essere i nostri musei: luoghi di incontro, luoghi di confronto, luoghi dove il cittadino, il visitatore si sente a casa perché è un luogo dove appunto può incontrare gli altri, può riflettere con gli altri sul significato della memoria e del passato. E mi piace molto il logo che aggancia la memoria al nostro futuro.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del bookshop accessibile dalla piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

L’archeologia sta conoscendo in questi ultimi anni un grande rigoglio, una grande attenzione mediatica. I musei archeologici sono tra i più d’Italia e del mondo. Pensate a Pompei e Colosseo che sono al primo e secondo posto delle classifiche nazionali per numero di visitatori. E questo vuol dire proprio un’attenzione al nostro patrimonio, in particolare a quello archeologico, che richiede delle risposte chiare, delle risposte puntuali, delle risposte adeguate alle sfide della società contemporanea. E questa è una sfida che il museo Egizio da tempo ha accolto perché il museo Egizio è un luogo del contemporaneo. Non è un luogo che conserva polverosi oggetti della ricerca traghettati dal passato fino al nostro mondo contemporaneo, ma è un luogo della contemporaneità perché, con gli strumenti della contemporaneità, con le esigenze del mondo contemporaneo, sa parlare del passato e lo sa restituire con un linguaggio adeguato ai visitatori della nostra società contemporanea. Quindi buon lavoro oggi. Buon lavoro soprattutto a quelle straordinarie iniziative che saranno messe in campo nel prossimo anno. So che cominceranno subito con il Capodanno. Grazie a tutte le attività messe in campo dalla Città di Torino. E grazie anche al museo Egizio dove io mi sento sempre a casa. Buon lavoro”.

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Bicentenario del museo Egizio: David Gianotten (al centro), Managing Partner di Oma, tra Andreas Karavanas (a destra) di OMA, e Andrea Tabocchini (foto graziano tavan)

Il progetto. A entrare nel merito è stato David Gianotten, Managing Partner di Oma: “Il team OMA è orgoglioso di essere stato nominato progettista architettonico per la trasformazione del museo Egizio. La vasta collezione, la ricca storia che incarna e la visione del bicentenario ci ispirano a rafforzare il significato culturale del museo Egizio attraverso l’architettura. Il museo Egizio trasformato sarà ancora più connesso con la città e pubblicamente accessibile, integrando l’ambizione del Museo di promuovere l’impegno pubblico. Ci complimentiamo con il direttore e il suo team per la loro visione di un museo aperto e contemporaneo”. Il centro di gravità del museo Egizio più antico al mondo si sposta, dunque, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasformerà in una nuova agorà, su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente in vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto gratuitamente, di fatto di un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più. Un luogo in cui convivranno un giardino egizio, un bookshop nel porticato, che sarà nuovamente aperto verso la corte, una caffetteria, la biglietteria e l’info point del Museo e dell’Accademia delle Scienze.

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Bicentenario museo Egizio: rendering della piazza Egizia, veduta zenitale (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA: la spina che attraversa il museo Egizio e le connessioni con la città di Torino e gli spazi espositivi (foto OMA Rotterdam)

“Il progetto”, ha spiegato Gianotten, “crea un nuovo cortile coperto, chiamato piazza Egizia, e una serie di spazi urbani collegati aperti a tutti, rafforzando il legame del museo con la rete di aree pubbliche torinesi e la sua chiara identità. Il progetto riorganizza le aree pubbliche del museo in sei distinti spazi urbani, ognuno con la propria dimensione, funzione e qualità uniche. Il più grande di questi spazi è la piazza Egizia, concepita come un’area pubblica condivisa tra il museo Egizio e la città. Una “Spina” centrale collega i sei spazi urbani tra loro e anche le due entrate del museo su via Accademia e via Duse. Sono state apportate aperture alla facciata attuale del museo su via Duse, invitando il pubblico all’interno del museo e nella piazza Egizia per varie attività quotidiane di svago. Un motivo geometrico al piano terra, ispirato a reperti del museo come la maschera funeraria di Merit, crea una continuità visiva tra gli spazi urbani”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del giardino Egizio al livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

La piazza Egizia è un cortile a doppio livello, multifunzionale, concepito come un palinsesto della storia del museo Egizio. Qui vengono esposte l’architettura originale e le tracce delle modifiche nel corso del tempo. Al livello 0, sono state restaurate le numerose aperture storiche del cortile, chiuse sin dalla ristrutturazione del museo nel 2010, ricollegando questo spazio pubblico alla città. Al livello -1, dove si trovano il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, viene scoperta la facciata originale del Collegio dei Nobili, anch’essa nascosta dagli anni del 2010. Due aperture a livello 0, direttamente sopra il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, portano luce e conducono i visitatori al livello sotterraneo”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso da via Duse e visione del tempio di Ellesija (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia coperta e accessibile anche di sera (foto OMA Rotterdam)

Sopra la piazza Egizia viene installata una copertura trasparente, sostenuta da prolungamenti delle colonne esistenti, per creare un ambiente temperato. La griglia strutturale in acciaio rivestita in alluminio della copertura, definita dal ritmo regolare della facciata del Collegio dei Nobili, funge anche da dispositivo di raccolta delle acque piovane, ventilazione dell’aria e illuminazione, rispondendo alle ambizioni del museo in termini di sostenibilità. La piazza Egizia e gli altri spazi urbani sono accessibili al di fuori dell’orario di lavoro e accolgono tutti i visitatori, con o senza biglietto. La loro natura pubblica offre al museo la possibilità di estendere i suoi orari di apertura. Una selezione di manufatti del museo Egizio è esposta per un primo incontro del pubblico con la collezione museale. Dagli spazi urbani, i visitatori proseguono per visitare le mostre del museo o partecipano a attività gratuite e eventi, oppure continuano a passeggiare in altri spazi pubblici di Torino. “Museo Egizio 2024”, ha concluso Gianotten, “è una destinazione per studiosi e il pubblico interessato, nonché un luogo pubblico riscoperto per tutti”.

Il ricco programma delle celebrazioni per il Bicentenario, i nuovi allestimenti, i nuovi progetti per fare sempre più il museo Egizio un museo trasparente permeabile inclusivo è stato illustrato dal direttore Christian Greco. “Parto da un dato biografico – ha esordito -. Perché quando nel 2014 fui selezionato al concorso di selezione mi chiesero “come lo vedi il museo nel 2015”, dovevano infatti aprire un museo, io ho detto “ma il mio orizzonte è il 2024 perché dobbiamo festeggiare il bicentenario. Non avrei mai pensato, dopo 10 anni, di essere ancora qui. Sono davvero lieto che la programmazione ci porti a celebrare, come diceva la presidente, questo evento importantissimo.

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Ponteggi per il restauro delle facciate interne nel cortile del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Lasciatemi cominciare col dire cosa sta già accadendo. Avete visto i ponteggi, che stanno fuori, stiamo restaurando le facciate, ma c’è una programmazione culturale che è già partita. Ringrazio, è in sala, il prof. Ray Johnson che è visiting scholar. Il museo Egizio per il Bicentenario ha intrapreso questa nuova modalità: grandi egittologi che hanno regalato tantissimo alla disciplina, possono stare per sei mesi o un anno da noi e regalare al museo Egizio e alla disciplina un futuro. Raymond W. Johnson sta studiando tutto il nostro materiale di Amarna che confluirà in una pubblicazione. Per chi non lo conoscesse, per chi non è egittologo, è stato per 40 anni all’Epigraphic Survey dell’Oriental Institute di Chicago, che ha diretto per molti anni. Per noi è un grande onore che Ray Johnson sia qui a Torino.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinatorino_egizio_what-is-a-museum_incontri_locandinaPoi abbiamo iniziato un’attività, che tutti voi conoscete, “What is a museum” (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Il museo Egizio si interroga 200 anni dopo la fondazione su cosa significhi essere museo. Oggi siamo un luogo di conservazione o di distruzione, e come queste due anime possono essere messe assieme in un’ottica completamente cambiata. È un museo che nasce in una città preunitaria, che diventa poi il primo museo archeologico della capitale d’Italia, che poi diventa un museo separato dal museo di antichità dal 1939, e che man mano si è reinventato la sua natura: lo facciamo attraverso i grandi direttori dei musei internazionali. Tutti ci avete risposto a una semplice mail. Grazie davvero. Ricordo che il 9 novembre avremo il direttore del museo del Prado Miguel Falomir Faus, e il 17 gennaio 2024, sempre per rimanere in Olanda, ci sarà Taco Dibbits direttore del Rijksmuseum di Amsterdam. Hanno aperto la dottoressa Barbara Iatta e il direttore generale Massimo Osanna.

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L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino

“Dal 28 novembre al 1° dicembre 2023 c’è un grande congresso internazionale. Ringrazio Enrico Ferraris che si sta spendendo per organizzare questo congresso che si chiamerà “Immateriality. Museums between Real and Digital”. Perché il museo Egizio fa ricerca e lo fa a 360°, come la cultura materiale può dialogare l’immateriale e avremo fisici, antropologi, filosofi, socio-linguisti, archeologi, paleopatologi, esperti del patrimonio, curatori, museologi e neuroscienziati – un panel abbastanza ricco – che si interrogheranno su cos’è il museo Egizio.

torino_egizio_capodanno_foto-museo-egizio“L’ha già detto la presidente, il 1° gennaio 2024 la Città di Torino regala il concerto di Capodanno in piazza Castello con l’orchestra Filarmonica di Torino con protagonista l’Egizio, in diretta televisiva su Sky Classica.

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Una pagina del libro “Riassunto del sistema geroglifico degli antichi egizi…” di Jean-François Champollion (1824) conservato nella Biblioteca Silvio Curto (Rari 10) (foto graziano tavan)

“Poi c’è quello che aprirà prima del 1° gennaio 2024. Il 21 dicembre 2023 inaugureremo una nuova Galleria della Scrittura: 600 mq dedicati alla scrittura dalla sua nascita l’implementazione dei documenti. Ci sarà una galleria dedicata ai papiri, dove finalmente moltissimi papiri potranno essere visti. Sarà un museo nel museo: 600 mq che permettono dall’inizio della storia egiziana fino all’età greco-romana di percorrere quell’elemento che è fondamentale per la nostra disciplina, la scrittura, che è stata decifrata 200 anni fa.

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La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino

“Poi altra galleria permanente sarà la sala qui immediatamente di fronte alla sala conferenze che sarà la galleria dedicata all’archeologia invisibile. Abbiamo fatto un percorso espositivo nel 2019 che è stato un grande successo in cui materiale e digitale vengono messi assieme. Vi do solo un numero: una vasoteca con 8mila vasi, una vetrina su due piani che permetterà di vedere tutto. Il prof. Osanna diceva “i musei cambiano pelle”. Il museo Egizio è da un po’ che sta cambiando pelle. E come linea guida è quello di essere trasparente permeabile e inclusivo. Significa anche cercare di rendere sempre più visibile la cultura materiale. Apriremo fra poco due nuove gallerie dove sono esposti tutti i tessuti faraonici e l’idea di rendere tutto l’edificio sempre più permeabile.

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Cédric Gobeil curatore della mostra “Sedersi allegramente davanti al dio: le cappelle votive di Deir el-Medina” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

“Stiamo variando, cambiando completamente l’allestimento della galleria di Deir el Medina. Grazie a tutto il nostro staff curatoriale. Ringrazio Cédric Gobeil che per anni ha diretto lo scavo di Deir el Medina ed è stato un po’ il motore per questa trasformazione di una delle sale fondamentali. Non solo. Vi ho detto trasparente, inclusivo, permeabile. Come ci ha fatto vedere David Gianotten il museo cambierà completamente. Non ci sarà più un percorso fisso. Si potrà entrare da varie parti del museo. Abbiamo lanciato il biglietto on line. Si potrà decidere dove andare. Si entrerà nella piazza Egizia e da lì si possono prendere le scale mobili e andare sopra per fare il percorso espositivo tradizionale, o andare giù e vedere dove la storia incontra il futuro, perché c’è la storia del museo e ci sarà la sala immersiva grazie alla collaborazione con l’istituto italiano di tecnologia di Genova e grazie alla collaborazione con Ca’ Foscari, dove risponderemo a quella domanda che ha posto David: ma dopo 200 anni, cosa manca al museo Egizio di Torino? La risposta è semplicissima: l’Egitto. E come possiamo riportare l’Egitto, come possiamo avere una nuova concezione museologica ovvero che gli oggetti non siano più isolati all’interno delle vetrine ma dialoghino con il paesaggio? Lo facciamo con il giardino Egizio che andrà a immergersi in questa sala immersiva dove riproporremo con le nuove tecnologie il paesaggio prendendo alcuni siti, ad esempio partendo dal sito di Gebelein. E ringrazio anche la Consulta per l’aiuto che ci sta dando anche per questa sala immersiva.

“Dicevo trasparente permeabile e inclusivo. Voglio anche ricordare che per fare questo abbiamo anche un nuovo dipartimento all’interno del museo Egizio che recepisce la nuova definizione Icom. Abbiamo un dipartimento che si chiama Interpretazione accessibilità e condivisione che permette quindi di focalizzarsi su questo: partire da un object-centered museum a un visitor center museum. Vogliamo essere un luogo di incontro per tutti.

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Carla Barbati, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, mancato il 6 settembre 2023 (foto museo egizio)

“Altri due progetti. Un’opera celebrerà il Bicentenario ovvero un volume corale in cui il museo Egizio ha chiesto aiuto a tutti. Ha chiesto aiuto a tutte le altre collezioni italiane, perché il museo Egizio vuole celebrare parlando anche delle altre collezioni egizie presenti nel territorio italiano. Abbiamo chiesto aiuto a tantissimi colleghi dell’università per raccontare questi 200 anni. E abbiamo scelto anche un format diverso in cui ognuno di noi è in relazione con uno studioso dell’università e si mette in dialogo. Per esempio io scrivo il mio pezzo insieme a Tarek Tawfik che è presidente dell’associazione internazionale di egittologia, già direttore del Grand Egyptian Museum, e professore ordinario di Egittologia all’università del Cairo. Ci tengo molto a sottolineare, anche perché è una questione personale che riguarda un po’ anche personalmente la presidente ed io, che il volume del Bicentenario sarà dedicato alla professoressa Carla Barbati, già presidente del Consiglio universitario nazionale, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, che ha studiato fin dall’inizio il rapporto pubblico-privato nella nascita della fondazione. Purtroppo ci ha lasciato il 6 settembre 2023. Ma il volume sarà a lei dedicato e ci sarà anche un pezzo, l’ultimo lavoro che ha fatto e che entrerà nel nostro lavoro. Per noi è molto importante anche ricordarla in questo modo.

“Concludo dicendo un altro progetto. L’ha citato prima brevemente il prof. Osanna: il PNRR. Abbiamo vinto un bando di 500mila euro del PNRR per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive dei musei. È il modo per dare accessibilità cognitiva. Stiamo lavorando con le associazioni nel territorio per capire come venire incontro a tutti coloro che hanno non solo delle difficoltà fisiche ma delle difficoltà cognitive. Il museo, l’abbiano ripetuto da sempre, è la casa di tutti. E per essere la casa di tutti deve essere a tutti accessibile.

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Mosaico d’insieme di tutto il personale del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Ma la cosa più importante l’ho lasciata per ultima, last but not least, perché non si parla mai di questo. Il museo Egizio, i musei, non sono la cultura materiale contenuta all’interno delle proprie vetrine. Non sono solo i palazzi in cui siamo e le trasformazioni architettoniche che ci rendono più permeabili, ma il museo sono tutti i nostri colleghi. Allora voglio ringraziare in primis la presidente che mi ha dato la possibilità: quando sono arrivato 10 anni fa c’erano 13 persone al museo Egizio. Oggi ci sono tutti loro: 75 persone. Il museo è fatto da donne e uomini che ogni giorno si interrogano sulla collezione, scrivono una biografia, Questo è il modo più bello per celebrare il Bicentenario”.

Torino. Al museo Egizio due giorni di simposio internazionale per il restauro della Mensa Isiaca, con egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo

torino_egizio_simposio-internazionale-restauro-mensa-isiaca_locandinaSi terrà il 17 e il 18 luglio 2023 al museo Egizio di Torino il simposio internazionale “The Mensa Isiaca under review. Technical study and new interpretations”, organizzato dal Museo, in collaborazione col J. Paul Getty Museum e col Getty Conservation Institute. Si tratta di due giornate di studi dedicate alla Mensa Isiaca, che riuniranno a Torino egittologi, archeologi ed esperti provenienti da tutto il mondo. Appuntamento in Sala conferenze, dalle 9 di lunedì 17 alle 18 di martedì 18 luglio, ingresso libero con prenotazione su Eventbrite al link: https://www.eventbrite.it/…/the-mensa-isiaca-under…. Le relazioni saranno in lingua inglese. In occasione del simposio, la Mensa Isiaca torna in esposizione all’Egizio in ipogeo fino al 24 luglio 2023, dopo un’opera di restauro e ricerca internazionale, frutto di una collaborazione tra Torino e Los Angeles. Al simposio internazionale si farà il punto sulle ultime evidenze scientifiche, emerse dall’analisi del reperto: ci saranno studiosi provenienti da prestigiosi atenei, come quelli di Oxford e Cambridge, da musei internazionali come il Louvre. Ad aprire i lavori il 17 luglio 2023 sarà il direttore del museo Egizio, Christian Greco. Interverranno nel corso della due giorni torinese: Susanne Gänsicke (J. Paul Getty Museum), Monica Ganio (Getty Conservation Institute), Arlen Heginbotham (J. Paul Getty Museum, Federico Poole (Museo Egizio), Friedhelm Hoffmann, Benoît Mille (Centre de Recherche et de Restauration des Musées de France), Ford Hallam (Metal Artist, Torquay), John Baines (Oxford University), Zsolt Mráv (Hungarian National Museum), Sophie Descamps-Lequime (Musée du Louvre), Agnese Benzonelli (University of Cambridge), Alessandra Giumlia-Mair (AGM-Archeoanalisi), Marc Pollard, (Oxford University) e Thilo Rehren (The Cyprus Institute). “Il Museo Egizio si conferma crocevia di studi internazionali e di ricerca, un’istituzione in continua evoluzione”, hanno dichiarato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “La collezione del Museo unisce luoghi tra loro lontani, parla diverse lingue, e richiama curatori e studiosi internazionali. Locale e globale si intrecciano in una rete che collega Torino non solo alle sponde del Nilo, ma anche alle principali città internazionali, nel segno della ricerca e dello scambio culturale”.

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La Mensa Isiaca nella prima sala del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

La Mensa Isiaca fu realizzata attorno al I secolo d.C. molto probabilmente a Roma, come pala d’altare di un tempio dedicato alla dea Iside, nei pressi del Campo Marzio. La sua scoperta suscitò scalpore e in passato diede il via a diversi studi, volti all’interpretazione dei suoi segni, che più tardi si comprese non essere geroglifici, ma solo motivi ornamentali e privi di significato. Tra i primi ad aver studiato la Mensa compare il gesuita Athanasius Kircher, studioso, collezionista e inventore, interessato ai geroglifici egiziani e alla loro decifrazione. La Mensa Isiaca è una tavola d’altare in bronzo decorata con intarsi di fili e foglie in oro, argento, rame, zinco, stagno e niello, con il piano e i bordi interamente ricoperti da figurazioni e segni incisi ispirati a temi egizi, con al centro la figura della dea Iside in trono. Di questa straordinaria opera si hanno le prime notizie nel 1527, quando entrò in possesso del cardinale Pietro Bembo, da qui il nome di “Tavola Bembina” con cui è anche nota. Nel 1592 la tavola fu venduta dal figlio di Bembo al duca Vincenzo Gonzaga. Entrata nella collezione del Duca di Savoia, la Mensa fu trasferita in Francia, dopo l’occupazione italiana da parte di Napoleone nel 1797 e fu esposta alla Bibliothèque National nel 1809. Nel 1832 entrò a far parte della collezione del Museo Egizio.

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Una fase dei restauri della Mensa isiaca al rientro da Losa Angeles (foto museo egizio)

Nel 2018, la Mensa è stata esposta al J. Paul Getty Museum nell’ambito della mostra “Oltre il Nilo: l’Egitto e il mondo classico”, che approfondiva le interazioni e le influenze interculturali tra Egitto e altre parti del Mediterraneo antico. Recentemente, proprio grazie alla collaborazione tra il Museo Egizio, il J. Paul Getty Museum e il Getty Conservation Institute, un gruppo di conservatori e di scienziati, alla luce delle nuove tecnologie, hanno sottoposto il reperto a nuove analisi. Il programma di ricerca è stato progettato in modo non invasivo e non lesivo dell’oggetto. Per studiare tutti i dettagli, di cui la Mensa è ricchissima, è stato fatto un approfondito esame con microscopia ottica assistita. L’analisi di dettaglio dei materiali è stata effettuata mediante spettroscopia di fluorescenza a raggi X (XRF), e ha fornito informazioni dettagliate sulla composizione dei diversi metalli e leghe metalliche, mentre la radiografia X ha fornito informazioni sulla struttura generale. Il mese scorso il reperto è stato sottoposto a un restauro prima in Museo e poi al Centro di Conservazione e Restauro della Venaria Reale. È stata svolta un’operazione di conservazione preventiva, con pulitura del reperto.

Torino. Accordo quadriennale tra Alpitour World e il museo Egizio: Alpitour World in quattro anni investe 800mila euro per sostenere progetti culturali e di rinnovamento dell’Egizio per il bicentenario del 2024. Le interviste di Christian Greco e Pier Ezhaya

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Accordo museo Egizio – Alpitour World: da sinistra, Tommaso Bertini, Pier Ezhaya e Christian Greco (foto graziano tavan)

Il viaggio è iniziato. Con una tappa prestigiosa da raggiungere al meglio, cioè il bicentenario della nascita del museo Egizio di Torino, il più antico al mondo sulla civiltà dei faraoni, e un obiettivo ambizioso: portare il museo fuori dal museo e la città e il mondo dentro il museo, trasmettendo il valore della scoperta, del viaggio – fisico e simbolico – e della cultura. Si può leggere così l’accordo di collaborazione siglato fra Alpitour World e il museo Egizio: entrambe le realtà, infatti, pur essendo radicate storicamente a Torino, hanno un orizzonte internazionale e sono mosse dalla volontà di creare occasioni di incontro per costruire ponti tra popoli, culture e Paesi. Entrambe inoltre hanno intrapreso un percorso di trasformazione, fondato sui valori di innovazione, responsabilità, centralità e inclusione delle persone.

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Il museo Egizio ogni anno richiama visitatori da tutto il mondo: solo nel 2022 ha sfiorato i 900mila ingressi, risultando il museo più visitato della città e superando anche i risultati del 2019. Terzo museo più visitato in Italia nel 2021, il museo Egizio è nato nel 1824 e vanta la seconda collezione di antichità egizie del mondo, nonché la più importante al di fuori dell’Egitto. Nell’aprile 2015, il Museo ha portato a compimento un importante progetto di rinnovamento, coniugando le esigenze della ricerca scientifica con quelle di fruizione del pubblico. Attualmente lo spazio museale è di circa 10600 mq e presenta 11mila oggetti esposti secondo un criterio cronologico che va dal 4900 a.C. al 750 d.C., su circa 44mila reperti conservati. Ora il Museo si appresta nuovamente a cambiare volto: il piano per il bicentenario del 2024 impegnerà 20 milioni di euro (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato).

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Il tempio di Ellesiya ricostruito al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Il viaggio che unirà Alpitour World, il primo gruppo turistico italiano, al più antico museo di antichità egizie del mondo, il museo Egizio, prevede un piano strategico di quattro anni, del valore di 800mila euro, durante i quali Alpitour World sosterrà alcuni importanti progetti culturali e di rinnovamento dell’Egizio, in vista del bicentenario del Museo nel 2024. Un’iniziativa storica per Alpitour World che, per la prima volta, stanzia un investimento così importante per essere parte di un percorso culturale, di cambiamento e innovazione intrapreso dall’Egizio, un progetto di ampio respiro e di restituzione alla città, che ridisegnerà lo spazio di accesso al Museo, la Galleria dei Re, l’ipogeo e il Tempio di Ellesija, per farli divenire sempre più luoghi di incontro, di scambio, di condivisione e anelli di congiunzione tra digitale e fisico, in un continuum con la città e il territorio. “Siamo grati ad Alpitour World di averci preso a bordo e di averci selezionato come un compagno di viaggio affidabile per i prossimi 4 anni”, commenta la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin. “Questo accordo è la rappresentazione plastica di come cultura e turismo non viaggino su binari paralleli, ma anzi insieme possano concretizzare progetti di divulgazione, inclusione di nuovi pubblici e innovazione”.

“Oggi”, spiega il direttore dell’Egizio Christian Greco ad archeologiavocidalpassato.com, “siamo a celebrare un partenariato importante che vede il museo Egizio intraprendere un nuovo viaggio assieme ad Alpitour che ha voluto sposare il nostro progetto culturale, ha creduto a tre parole chiave della nostra programmazione culturale, ovvero inclusione accessibilità e condivisione, e ci aiuterà in questi anni a rendere più aperto e accessibile il museo Egizio. E cominceremo subito questa estate con sette serate che vengono offerte a coloro che non avranno modo di andare in vacanza e che potranno venire in museo gratuitamente a fruire delle nostre collezioni, e al contempo con loro avremo durante quest’estate anche la possibilità di condividere la ricerca che facciamo con dei totem che permetteranno di vedere la digitalizzazione della nostra collezione. Poi Alpitour ci aiuta in un altro nostro progetto importantissimo che è quello di portare il museo fuori dal museo. Molto spesso – lo abbiamo visto durante il periodo del Covid – il museo era quasi un fortino chiuso. Noi abbiamo una serie di iniziative che ci portano fuori. Da anni andiamo nelle scuole, andiamo negli ospedali. Ma adesso, grazie ad Alpitour, andremo anche nei villaggi turistici facendo progetti di formazione per i bambini che si trovano nei villaggi e che possono quindi avere un accrescimento culturale, imparare il luogo in cui sono, imparare l’importanza la complessità della storia e la sua stratificazione. E poi un viaggio che ci accompagnerà – sempre in quest’ottica di apertura, di rendere il museo accessibile aperto a tutti – anche nei lavori di ristrutturazione del 2024. Quindi un viaggio che inizia oggi e che ci porta a lavorare assieme a loro in un’ottica di condivisione de risultati”.

“Oggi è un giorno molto importante”, conferma ad archeologiavocidalpassato.com Pier Ezhaya, direttore generale tour operating Alpitour World, “perché questa alleanza con il museo Egizio è il primo passo di un percorso che è iniziato il 24 novembre 2022 col nuovo logo e la nuova corporate identity del gruppo che mira a far sì che l’azienda non si occupi solo di produrre come deve fare i risultati economici ma anche di occuparsi di ciò che accade attorno a lei. Quindi la cultura è sicuramente un tema molto importante e il museo rappresenta uno spazio formidabile per poter dare corpo a queste nobili intenzioni che son appunto nate con il nuovo percorso del 24 novembre”. E Tommaso Bertini, direttore marketing Alpitour World, dichiara: “Mi piace pensare ad Alpitour World come a un mecenate culturale – dichiara – un’azienda che guarda al valore umano, oltre che a quello di business. Ci sono molti modi per viaggiare: partendo con un aereo verso un paese straniero, oppure volando indietro di millenni, a pochi passi da casa, per ammirare opere, manufatti e usanze di altre epoche. Qualunque sia la sua forma, viaggiare è ciò che più apre la mente: siamo orgogliosi di poter prendere parte a questo intreccio virtuoso che unisce realtà del territorio alla città di Torino”.

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Visitatori alla Galleria dei Re al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

Oltre a partecipare al progetto di rivisitazione dell’allestimento storico-scientifico della Galleria dei Re (per il quale, per ora, non c’è ancora un rendering disponibile), Alpitour World ha previsto anche delle iniziative per favorire l’inclusione, l’accesso alle visite e alla formazione dei più piccoli. Attività realizzate nello specifico dal Brand Francorosso, marchio di Tour Operating nato nel 1953 a Torino, specializzato sull’Egitto sin dagli anni ’70 e con un approccio di ricerca, rispetto e curiosità verso i luoghi e le popolazioni visitate. seaclub-francorosso_logoFra luglio e agosto, Francorosso organizzerà “Speciale Estate by Francorosso”, un ciclo di sette appuntamenti gratuiti al museo Egizio; realizzerà dei progetti di edutainment insieme al team scientifico e didattico del Museo per raccontare le civiltà del passato agli ospiti più piccoli dei suoi SeaClub. Allo studio, infine, una collaborazione sul progetto espositivo “Liberi di imparare”, che prevede in mostra le copie di alcuni reperti del Museo, realizzate dai detenuti delle sezioni scolastiche della Casa Circondariale dell’Istituto tecnico “Plana” e del Primo Liceo Artistico, nell’ambito di un progetto didattico realizzato dal Museo con l’istituto penitenziario “Lorusso Cutugno” e l’Ufficio del Garante dei diritti dei detenuti del Comune di Torino.

Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Inclusione, sostenibilità, possibilità a tutti di partecipare. Su questi tre concetti si sono basate le 47 proposte dai più grandi studi di architettura del mondo per la creazione nel museo Egizio di Torino di una piazza urbana coperta, la piazza Egizia, che si apre alla città e la coinvolge, con la fruizione pubblica del tempio di Ellesija. Un progetto ambizioso e “rivoluzionario” da 12,5 milioni di euro con dei tempi strettissimi di realizzazione: il bicentenario del museo Egizio, il più antico d’Europa, che scade nel 2024: obiettivo è essere pronti per ottobre 2024. Praticamente dopodomani. E il conto alla rovescia è partito ufficialmente giovedì 26 gennaio 2023 con la proclamazione del vincitore del concorso internazionale di progettazione “Museo Egizio 2024”. Ha vinto lo studio OMA – Office for Metropolitan Architecture di Rotterdam che curerà la realizzazione dell’ampliamento e il rinnovamento della corte interna del Palazzo del Collegio dei Nobili e la conseguente riorganizzazione degli spazi del museo Egizio di Torino che in vista delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio intende ampliare la propria offerta al pubblico nel campo della ricerca, dell’accessibilità e dell’inclusione.

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Il tempio di Ellesiya ricostruito nelle sale del museo Egizio di Torino (foto museo Egizio)

Il concorso internazionale è stato portato avanti e gestito direttamente dalla Compagnia di San Paolo, come “mecenati della Cultura”: parole del presidente prof. Francesco Profumo, che ora consegna il progetto al museo Egizio per la sua realizzazione. La Fondazione Compagnia di San Paolo accompagna la Fondazione Museo delle Antichità Egizie a partire dalla sua costituzione. Sin da allora tale istituzione ha scelto di seguire modalità innovative, accogliendo a sé soggetti sia pubblici e privati, rappresentando il primo esempio italiano di partecipazione del privato alla gestione di un patrimonio culturale pubblico. Tra gli obiettivi del Concorso vi è stato quello di valorizzare – in occasione del bicentenario della nascita del museo Egizio di Torino – il Tempio di Ellesija, offrendone una fruizione pubblica e gratuita. Il Tempio fu donato dal governo egiziano all’Italia nel 1970 come riconoscimento per la partecipazione del nostro Paese alla vasta operazione di salvataggio dei templi della Nubia a seguito della costruzione della diga di Assuan.

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Progetto OMA della Piazza Egizia al museo Egizio di Torino: rendering del doppio livello della “piazza urbana” (foto museo egizio)

I progetti giunti da ogni parte del mondo, a sottolineare – è stato detto – il prestigio dato da studiare un progetto per il museo Egizio di Torino, al di là del riscontro economico effettivo, ben più basso di quelli cui sono abituati questi grandi studi internazionali di architettura. Dopo la prima scrematura, sono rimasti in corsa cinque raggruppamenti di professionisti finalisti che hanno avuto accesso alla seconda fase del concorso: David Gianotten (O.M.A. – Office for Metropolitan Architecture), Rotterdam-Paesi Bassi (“Un progetto culturale, non solo funzionale, che offre una nuova interessante visione del futuro della città di Torino); Kengo Kuma (Kengo Kuma & Associates), Parigi-Francia (“Propone nuovi sistemi di architettura per la copertura della piazza urbana, e introduce temi di coinvolgimento emotivo dell’edificio”); Giuseppe Bove (Pininfarina Architetture), Torino-Italia, capogruppo Under 40 (“Progetto interessante con la proposta di una copertura in vetro e travi portanti sempre in vetro, che dà un effetto di trasparenza”); Carlo Ratti (Carlo Ratti Associati), Torino-Italia (“Anche questo progetto propone una copertura trasparente in vetro”); Jette Cathrin Hopp (Snohetta), Oslo-Norvegia (“Proposta assoluta di progetto, onnicomprensivo: tutto l’edificio diventa un tutt’uno con una grande scala). La commissione presieduta dall’arch. Marco Albini e composta anche da Mario Alberto Chiorino, professore emerito di Scienza delle costruzioni al Politecnico di Torino; Massimo Osanna, direttore generale Musei al ministero della Cultura, professore ordinario di Archeologia classica all’università di Napoli Federico II; Renata Picone, professore ordinario di Restauro architettonico all’università di Napoli Federico II, nonché direttore della Scuola di specializzazione in Beni architettonici e del Paesaggio dello stesso ateneo e da Francesco Profumo, presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo, alla fine ha scelto il progetto di OMA (Gianotten David, progettista capogruppo; Van Loon Helena Amelia Hubertina, progettista; De Graaf Reinier Hendrik, progettista; Salimei Guendalina, progettista; Tabocchini Andrea, progettista; Manfroni Odine, progettista; Andreani Saverio, progettista; De Camillis Carolina, consulente; Longhi Andrea, consulente; Romagnoli Laura, consulente).

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La commissione giudicante: a sinistra, Mario Alberto Chiorino, Francesco Profumo, Alberto Albini, Renata Picone, Massimo Osanna (foto museo egizio)

“Crediamo che questo concorso, come tutti i concorsi, sia un’occasione importante per favorire l’avanzamento culturale di una città generando spinte nuove e stimolando la trasformazione urbana con una risposta al bisogno di relazione tra le e coinvolgendo i punti nevralgici del tessuto cittadino”, dichiara l’architetto Albini, presidente della Commissione.  “La qualità dei concorrenti – le cinque proposte sono apparse da subito interessanti e di pregnanza di significato – ha dato lustro a questo concorso grazie alla partecipazione dei più grandi architetti del mondo affascinati sicuramente dalla committenza, una delle più grandi fondazioni europee ed anche sicuramente dal fascino che un Museo, come quello Egizio di Torino, può generare”. E continua: “Relativamente alla proposta dello Studio OMA, la Commissione ha evidenziato la particolare rilevanza e innovazione rispetto al contenuto culturale del progetto, che si reputa rappresenti un’opportunità per l’avanzamento della cittadinanza torinese e dei fruitori del Collegio dei Nobili.  Per il tramite della realizzazione di questo progetto, la città si arricchirà di un contributo rilevante anche dal punto di vista urbanistico. Un aspetto di assoluta importanza, che connota il progetto, è l’attenta e puntuale ricerca storica fatta sul disegno di Torino e sui documenti della fabbrica, che consente di sviluppare la proposta progettuale in rapporto con il pregresso. Il progetto è stato reputato inoltre particolarmente attento ai temi dell’inclusività e dell’accessibilità. Inoltre, si evidenza la raffinatezza dal punto di vista tecnologico. La “Piazza Egizia” cuore del Museo si apre alla città e ne diventa parte attiva. Un nuovo spazio pubblico dalle molteplici identità destinato alle diverse funzioni e strettamente connesso all’ Accademia delle Scienze”.

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Il team OMA di Rotterdam che ha vinto il concorso internazionale “Museo Egizio 2024” (foto museo egizio)

“La Fondazione Compagnia di San Paolo, che ha sempre sostenuto il Museo, ha confermato la propria partecipazione al nuovo percorso di trasformazione che lo riguarda”, dichiara Francesco Profumo, presidente della fondazione Compagnia di San Paolo.  “La nostra fondazione ha individuato nel concorso di progettazione della copertura della corte interna e della riqualificazione del piano ipogeo l’intervento più coerente con il proprio ruolo di mecenate moderno.  In linea con il piano strategico, che prevede anche forme di supporto alternative all’attività grant-making, la Compagnia si è fatta carico del processo di selezione di uno progetto da donare al Museo.  Nel caso specifico, facendo riferimento al codice degli appalti dei Beni culturali, abbiamo gestito il concorso per la selezione del raggruppamento di progettisti vincitori in tempi estremamente ridotti, utilizzando la piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano ed attraendo 47 proposte dai più grandi studi di architettura del mondo. Doniamo oggi al Museo Egizio, alla Città ed ai suoi cittadini un progetto di grande qualità che guarda al futuro in un’ottica inclusiva, sostenibile e accessibile”.

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Museo Egizio di Torino: Il direttore Christian Greco e la presidente Evelina Christillin (foto unito)

“Siamo molto grati alla Compagnia di San Paolo per l’operazione innovativa di mecenatismo e per le competenze messe in campo per accompagnare e sostenere il museo Egizio, in un percorso di trasformazione e cambiamento, in vista del bicentenario del 2024”, intervengono la presidente del museo Egizio, Evelina Christillin e il direttore, Christian Greco. “Consapevoli che offrire al pubblico e agli studiosi una visione dell’Egizio e dell’archeologia più moderna e immersa nella contemporaneità significa attrarre i migliori talenti internazionali, in diversi campi, non solo nell’egittologia, il Museo si pone obiettivi sempre più ambiziosi nel campo della ricerca, dell’accessibilità e dell’inclusione. E proprio in questa direzione va il progetto della copertura della corte barocca, che trasformerà l’ingresso del Museo in una nuova agorà accessibile gratuitamente a tutti; si tratta della prima, importantissima parte di un ampio disegno di restituzione alla Città, in occasione del bicentenario del museo, che si realizzerà nel corso del 2024”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso secondario da via Duse (foto museo egizio)

Il progetto OMA vincente: “Un museo aperto alla città”. Il progetto – spiegano i progettisti di OMA – intende recuperare il carattere originario del Palazzo del Colle­gio dei Nobili integrando l’edificio nel suo contesto urbano, recuperando una coerenza e un’identità complessiva ora poco percepibili ed offrendo al pubblico un’immagine del Museo dalla forte vocazione pubblica. L’edificio era stato concepito come un volume a “C” con un cortile aperto verso i lotti edificati della strada Nuova (ora via Roma), da cui era separato dal vicolo del Montone (ora via Duse). La costruzione, nel tempo, ha subito interventi non coerenti con l’impianto iniziale, dovuti a diverse esigenze funzionali (ripensamento di scale e sistemi distributivi, aggiunta e rimozi­one di elementi, chiusura del fronte su via Duse con la costruzione dell’ala Schiaparelli, modifiche alla struttura per ricavare i piani interrati, ecc.). Il Palazzo del Collegio dei Nobili ha quindi visto ripetutamente adattare la propria forma a nuove funzioni e a nuove pratiche sociali: la sua con­servazione si lega proprio alla storia dei suoi cambiamenti. La configurazi­one attuale, privilegiando la fruizione museale, ha contribuito al carattere introverso dell’edificio il quale, nonostante si trovi nel cuore della città di Torino, risulta separato dal sistema di spazi pubblici”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: lo schema della “spina” assiale (foto museo egizio)

“La proposta architettonica – continuano – prevede l’introduzione di una “Spina” assiale che interpreta il complesso sistema di spazi pubblici che struttura la morfologia storica di Torino città-capitale di ancien régime: cortili, atri, sagrati e gal­lerie coperte erano infatti vissuti come connessioni urbane multifunzionali. La “Spina” in progetto connette una sequenza di sei “stanze” che divengono una enfilade urbana: via Accademia delle Scienze, l’Atrio, il Porticato, il Cortile, l’Ala Schiaparelli e via Duse. Tutti questi ambienti, diversi per dimensione, qualità e vocazione, sono collegati attraverso la “Spina” cre­ando una nuova piazza pubblica in uno dei perni della città, che raccorda gli spazi aulici e turistici di Piazza San Carlo (prima estensione della cit­tà-capitale) con gli spazi universitari e culturali della seconda estensione (piazza Carlo Alberto, via Po, Piazza Carlina). La “Piazza Egizia”, cuore del Museo, si apre alla città e ne diventa parte attiva; un nuovo spazio pub­blico dalle molteplici identità destinato a diverse funzioni e strettamente connesso all’Accademia delle Scienze. Parte della collezione museale può affacciarsi in questi nuovi spazi per stimolare curiosità, suggerire sviluppi inediti dell’offerta culturale del Museo e promuovere gli eventi e le attività dell’Accademia”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della scala per l’ala Schiaparelli (foto museo egizio)

“Grazie all’inserimento della nuova copertura vetrata, la corte diviene uno spazio climatizzato accogliente ed accessibile. L’aspetto essenziale della co­pertura è sintetizzato in una griglia di travi e pilastri in acciaio ritmati in base alla scansione delle campate delle facciate. La copertura risponde con creatività ed eleganza anche agli obiettivi di sostenibilità e di gestione: le esigenze di raccolta dell’acqua piovana, illuminazione, ventilazione e ma­nutenzione sono risolte nella copertura stessa. Questa si configura infat­ti come un elemento altamente tecnologico caratterizzato dalla massima trasparenza: un velo tra il museo e il cielo. “Piazza Egizia” è un progetto che migliora l’accoglienza e potenzia la fruizione del Museo: un nuovo spazio pubblico aperto alla cittadinanza anche dopo l’orario di apertura del Museo che trasforma la corte in una piazza totalmente attraversabile, aperta alla città, luogo di incontro, dello stare, dell’accogliere e pronto ad ospitare molteplici attività. Le persone che decidono di attraversare il museo, infatti, possono usufruire gratuitamente dei suoi servizi pubblici (caffetteria, area per eventi, giardino egizio, book­shop, libreria, ecc.). In alternativa, con l’acquisto del biglietto, possono accedere al percorso espositivo permanente, alla sala immersiva, alle aule didattiche, ai laboratori di ricerca e restauro e agli spazi espositivi tempor­anei. Un progetto – concludono – che oltre a migliorare l’accoglienza del Museo restituisce alla collettività la corte del Museo, ampliando gli spazi espositivi e rendendo liberamente accessibili alcuni elementi importanti della collezione museale come il tempio di Ellesija. Il nuovo salotto della città di Torino”.

Torino. Weekend di Ferragosto: al museo Egizio più che raddoppiati gli ingressi rispetto allo stesso periodo del 2021. In agosto sono tornati anche i visitatori stranieri

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Il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco (foto museo Egizio)

Quest’anno in un giorno – sabato 13 agosto – tanti visitatori quanto in tutto il weekend di metà agosto di un anno fa. Sono più che raddoppiati gli ingressi al museo Egizio di Torino nel fine settimana di Ferragosto 2022, rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso. Da sabato 13 a lunedì 15 agosto 2022 il Museo ha registrato 12051 ingressi, mentre l’anno precedente nei tre giorni a cavallo di Ferragosto si erano registrati 4950 visitatori. Il giorno di maggiore afflusso è stato sabato 13 agosto, con 4491 visitatori. “Si tratta di dati che superano le più rosee aspettative e che ci riportano con la memoria alle affluenze degli anni pre-pandemia. A Ferragosto 2019, il Museo aveva registrato 10925 ingressi nei tre giorni di Ferragosto, con circa 5mila visitatori nel giorno di maggior affluenza. Il lavoro condotto negli anni difficili della pandemia per attrarre nuovi pubblici e divulgare l’archeologia e l’Antico Egitto al di là dei confini nazionali e presso nuovi pubblici inizia a dare i suoi frutti”, hanno commentato la presidente del Museo Egizio, Evelina Christillin, e il direttore, Christian Greco.

torino_egizio_cortile-aperto_locandinaBuone, inoltre, le affluenze, con un notevole ritorno di visitatori stranieri, nella prima metà di agosto all’Egizio, superiori anche al periodo pre-Covid: registrati 42336 ingressi nella prima metà del mese, contro i 33mila circa del 2019 e i circa 20mila dell’anno scorso. La novità dell’estate è stata “Cortile Aperto: Flora dell’Antico Egitto”, uno spazio verde sul modello degli antichi giardini egizi, animato la sera, dal giovedì al sabato, da uno spettacolo gratuito di videomapping proiettato dalle 22 alle 24 sulle pareti del Collegio dei Nobili, il palazzo barocco, sede del Museo. Sono stati 3173 gli ingressi registrati tra luglio e la prima metà di agosto. L’iniziativa gratuita è stata recentemente prorogata fino al 17 settembre 2022. Mentre sono iniziati i lavori per la pulitura delle facciate esterne, che avranno termine entro la fine dell’anno.

Torino. La Compagnia di San Paolo lancia il concorso internazionale di progettazione “Museo Egizio 2024” per ampliamento e rinnovamento della corte interna del Palazzo del Collegio dei Nobili in vista delle celebrazioni del bicentenario del Museo Egizio nel 2024

torino_egizio_corte-interna-palazzo-dei-nobili_concorso_foto-museo-egizioPubblicato sulla piattaforma Concorrimi dell’Ordine degli Architetti di Milano il concorso internazionale di progettazione “Museo Egizio 2024”. E il cronoprogramma è strettissimo: il 26 settembre 2022, è il termine ultimo per la ricezione delle proposte di candidatura; il 14 ottobre 2022, il termine per la pubblicazione dei nominativi dei Concorrenti finalisti ammessi alla seconda Fase del Concorso; il 12 dicembre 2022, il termine ultimo per la ricezione delle proposte progettuali (Progetti di Fattibilità Tecnica ed Economica e altri elaborati); il 20 gennaio 2023, il termine ultimo indicativo per la proclamazione del vincitore. La Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito della pluriennale collaborazione istituzionale con la Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, indice un concorso per acquisire prestazioni progettuali integrate per consentire l’ampliamento e il rinnovamento della corte interna del Palazzo del Collegio dei Nobili e la conseguente riorganizzazione degli spazi in vista delle celebrazioni del bicentenario del Museo Egizio nel 2024.

torino_egizio_pannello-collezione_foto-museo-egizioCon oltre 10mila mq di percorso espositivo e 11mila reperti esposti nelle sue sale, il Museo Egizio è la seconda collezione di antichità egizie nel mondo nonché la più importante al di fuori dell’Egitto. Il Museo fu fondato nel 1824 dal re Carlo Felice con l’acquisizione di una collezione di 5628 reperti egizi riunita da Bernardino Drovetti, console di Francia in Egitto. La sede del Museo è da allora nel palazzo che nel XVII secolo l’architetto Garove aveva costruito come scuola dei Gesuiti, noto come “Collegio dei Nobili”, e che nel XVIII secolo era diventato sede dell’Accademia delle Scienze. Il percorso museale, dedicato esclusivamente all’arte e alla cultura dell’Egitto antico, si articola in quattro piani coprendo un arco temporale che va dal 4000 a.C. al 700 d.C. Il Museo è tra i luoghi della cultura italiani più visitati a livello nazionale e internazionale.

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La colossale statua di Seti II domina la Galleria dei Re del museo Egizio di Torino (foto Graziano Tavan)

Connubio tra architettura barocca e contemporanea, il progetto contribuirà a rinnovare l’immagine del Museo Egizio e di Torino mostrando la possibilità di integrare tradizione e innovazione. La realizzazione della copertura consentirà di trasferire nella corte i servizi al pubblico, quali bookshop, caffetteria e biglietteria, creando così uno spazio di aggregazione polifunzionale. Dalla nuova corte, inoltre, sarà possibile accedere liberamente al Tempio di Ellesija, donato dall’ Egitto allo stato italiano come ringraziamento per la sua partecipazione alla missione UNESCO nel salvataggio dei templi nubiani. Inoltre, la copertura del cortile interno valorizzerà ulteriormente il Giardino Egizio, all’interno della corte, creando così un ottimo connubio tra natura, verde e spazi ibridi e polifunzionali. Nel suo complesso, il progetto consentirà alla città di fruire di un’agorà, ideata concettualmente come una piazza coperta, a pochi passi dalla vicina piazza Carignano, accessibile da cittadini e turisti, compatibilmente agli orari di apertura del Museo. Il piano ipogeo potrà essere destinato a un nuovo e significativo ampliamento del percorso museale, offrendo così al pubblico ulteriori possibilità di fruizione della collezione museale. Il progetto è di straordinaria rilevanza non solo per il Museo e le sue collezioni, ma per l’intera Torino, che riconosce nell’Egizio un presidio di cultura e conoscenza aperto e inclusivo per i cittadini e per i tanti visitatori. La Compagnia di San Paolo e la Fondazione Museo delle Antichità Egizie guardano al progetto come a un’opportunità straordinaria per favorire la rigenerazione culturale della città e offrire un nuovo segno architettonico incastonato nel cuore barocco di Torino.

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Il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco (foto museo Egizio)

“La Fondazione Compagnia ha individuato nella progettazione della realizzazione della copertura della corte interna e della riqualificazione del piano ipogeo l’intervento che più valorizza il proprio ruolo rispetto alle celebrazioni del 2024”, dichiara Alberto Anfossi, segretario generale della Fondazione Compagnia di San Paolo. “Pertanto, la nostra Fondazione sarà il soggetto che procederà attraverso una rigorosa procedura concorsuale di ambito internazionale alla selezione di un progetto da offrire con spirito di mecenatismo al Museo”. E la presidente e il direttore del Museo Egizio, Evelina Christillin e Christian Greco: “Siamo molto grati alla Compagnia di San Paolo per gli strumenti e la metodologia innovativa messi a disposizione del Museo Egizio, con l’obiettivo di accompagnarlo e sostenerlo in un nuovo percorso di trasformazione. Consapevoli che per offrire al pubblico e agli studiosi una visione più moderna del Museo e dell’archeologia, serva attrarre i migliori talenti internazionali l’Egizio si pone obiettivi sempre più alti nel campo della ricerca, dell’accessibilità e dell’inclusione. E proprio in questa direzione va il progetto della copertura della corte barocca, che si trasformerà in una nuova agorà accessibile gratuitamente a tutti. Con un progetto a cavallo tra archeologia, botanica e digitalizzazione, porteremo il paesaggio del Nilo nel centro di Torino, nella corte e poi nell’ipogeo del Museo dove i visitatori grazie alle moderne tecnologie digitali si ritroveranno letteralmente immersi nell’antichità e nella storia”.

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La corte interna del Palazzo del Collegio dei Nobili sarà ristrutturata per il progetto “Museo Egizio 2024” (foto museo egizio)

“Da molti anni”, spiega Maria Cristina Milanese, presidente dell’Ordine degli Architetti di Torino, “gli Ordini degli Architetti utilizzano e promuovono i concorsi di architettura come gli strumenti più efficienti per garantire qualità del progetto e la scelta dei progettisti. Avere un partner come la Fondazione Compagnia di San Paolo, che riconosce nella qualità del progetto, una procedura concorsuale da attuare, così come è stato anche per il concorso della Cavallerizza, ed essere parti integranti di un processo internazionale di miglioramento di un luogo straordinario come il Museo Egizio, vanto per la nostra città e riconosciuto in tutto il mondo, non può che essere fonte di soddisfazione del lavoro svolto in questi anni e di crescita da parte della committenza. Il concorso, inoltre, essendo lo strumento che garantisce qualità e trasparenza, restituisce la centralità al progetto”. Gli ambienti del piano terra riguardano una superficie di circa 925 mq ed introdurranno i visitatori al percorso espositivo assolvendo ad alcune funzioni, al momento distribuite in diversi ambienti e piani del Palazzo quali bookshop, lounge, info point, caffetteria, spazio conferenze oltre alla biglietteria, desk per visite guidate, audioguide e guardaroba. È prevista inoltre la progettazione della riqualificazione dell’atrio ipogeo di 1355 mq circa, che diventerà l’inizio del percorso museale.

Torino. Apre: “Cortile aperto: flora dell’antico Egitto”. Così il cortile interno del museo Egizio ripropone un giardino del Nuovo Regno con le essenze, i colori e i profumi di 3500 anni fa. Primo passo nel processo di trasformazione del museo in vista del bicentenario del 2024

torino_egizio_cortile-aperto_locandinaC’è il loto azzurro, con i suoi fiori che si schiudono all’alba per poi richiudersi al tramonto, simbolo di rinascita e rigenerazione e non può mancare il papiro, che originariamente cresceva in fitte paludi lungo il Nilo o lungo il suo delta ed era la pianta araldica del Basso Egitto. Un giardino speciale con la flora dell’Antico Egitto nel cuore di Torino: al museo Egizio. “Natura, cultura e bellezza”, ci ricordano gli egittologi, “si intrecciano nei rigogliosi giardini egizi, che sono tra le testimonianze più antiche di spazi verdi creati dall’uomo”. Ispirandosi proprio alle famose raffigurazioni rivenute nelle tombe dell’alta società egizia e con il supporto di studi archeobotanici, il museo Egizio presenta “Cortile aperto: Flora dell’antico Egitto”, uno spazio verde nel cortile del Collegio dei Nobili e aperto a tutti dal 29 giugno 2022. Da punto di passaggio verso la biglietteria e l’inizio del percorso espositivo, questo luogo si trasforma così in un giardino, aperto gratuitamente e che dal 30 giugno 2022 sarà anche animato da uno spettacolo serale di videomapping.

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Il giardino con essenze dell’antico Egitto ricreato nel cortile interno del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Si tratta del primo tassello di un percorso di trasformazione dell’Egizio, con cinque progetti di ricerca, alta tecnologia e restituzione alla Città. Il Museo, infatti, in vista delle celebrazioni del bicentenario nel 2024, cambierà volto a partire dalla corte interna del seicentesco palazzo del Collegio dei Nobili, che verrà coperta da una cupola in acciaio e vetro, al di sotto della quale ci sarà un giardino egizio permanente, di cui ora viene inaugurata una prima parte.

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L’ampia pannellistica permette di apprezzare la flora dell’antico Egitto nel cortile interno del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Ma non c’è solo il fior di loto o il papiro. Queste, infatti, sono solo alcune tra le piante protagoniste di “Cortile Aperto”, un omaggio alla civiltà dell’antico Egitto, che fu tra le prime a sviluppare una cultura del giardino e a conferire significati simbolici a piante e fiori, come testimoniano le raffigurazioni di giardini rivenute nelle tombe dell’alta società egizia. “Cortile aperto” si ispira ai giardini del Nuovo Regno (1539-1076 a.C.). A curare il nuovo progetto a cavallo tra archeologia e botanica è stato un team internazionale di egittologi del Museo, composto da Johannes Auenmüller, Divina Centore e Cédric Gobeil.

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Il grande cortile del Collegio dei Nobili diventa un nuovo punto di incontro per la città (foto museo egizio)

“È un primo passo, un intervento strutturale e creativo, che ci proietta verso il bicentenario che celebreremo nel 2024 e verso progetti ancora più ambiziosi di trasformazione del Museo Egizio”, dichiarato Evelina Christillin, presidente del museo Egizio. “L’auspicio”, continua Christian Greco, direttore del museo Egizio, “è che questo giardino, una volta ultimato, diventi un luogo importantissimo nella nuova agorà, la corte coperta, che sarà un punto di incontro nel centro storico della città. Si tratta, inoltre, di un tentativo di restituzione del paesaggio. Abbiamo cercato di riportare le piante, i colori ed i profumi dei giardini di piacere del Nuovo Regno. Un piccolo angolo d’Egitto che accoglierà i visitatori”.

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Alla sera il cortile interno del museo Egizio diventa un luogo di intrattenimento culturale (foto museo egizio)

Inoltre, dal 30 giugno al 30 luglio 2022, dal giovedì al sabato, dalle 22 alle 24, una delle facciate del cortile interno del Museo si trasforma in uno schermo dinamico. Attraverso la tecnica del video mapping si schiuderanno fiori e piante dell’antico Egitto, tre alberi racconteranno una lirica amorosa e, infine, al ritmo di una incalzante melodia, la fauna dell’antico Egitto popolerà il giardino. L’ingresso per la proiezione è gratuito, fino ad esaurimento posti. Sono previste 4 proiezioni all’ora, dalla durata di circa 8 minuti.

Torino. Per “Incontri con gli autori” al museo Egizio presentazione del libro “Chiese chiuse” di Tomaso Montanari, in presenza e on line

Migliaia di chiese sono oggi inaccessibili, saccheggiate, pericolanti. Altre sono trasformate in attrazioni turistiche a pagamento. Oggi non sappiamo cosa farcene, di tutto questo “ben di Dio”, e bene pubblico: mancano visione, prospettiva, ispirazione. Ma è anche lì che si potrebbe costruire un futuro diverso. Umano. Il tema viene affrontato al museo Egizio di Torino nel ciclo “Incontri con gli autori”, lunedì 7 febbraio 2022, alle 18: in sala conferenze presentazione del volume “Chiese Chiuse” (Einaudi) di Tomaso Montanari che dialogherà con Enzo Bianchi. L’incontro sarà introdotto da Evelina Christillin; modera Christian Greco. Per l’occasione sarà possibile acquistare il volume in sala conferenze del museo Egizio. L’ingresso alla sala conferenze è libero fino ad esaurimento posti. È gradita la prenotazione scrivendo una e-mail a comunicazione@museoegizio.it. Il posto in sala verrà riservato fino alle 18. Per l’accesso è necessario esibire il Green Pass rafforzato e indossare mascherina FFP2. La conferenza verrà anche trasmessa live streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo.

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Tomaso Montanari

“Le antiche chiese italiane ci chiedono di cambiare i nostri pensieri”, spiega Montanari. “Con il loro silenzio secolare, offrono una pausa al nostro caos. Con la loro gratuità, contestano la nostra fede nel mercato. Con la loro apertura a tutti, contraddicono la nostra paura delle diversità. Con la loro dimensione collettiva, mettono in crisi il nostro egoismo. Con il loro essere luoghi essenzialmente pubblici sventano la privatizzazione di ogni momento della nostra vita individuale e sociale. Con la loro viva compresenza dei tempi, smascherano la dittatura del presente. Con la loro povertà, con il loro abbandono, testimoniano contro la religione del successo. Possiamo decidere che anche questi luoghi speciali che arrivano dal passato devono chinare il capo di fronte all’omologazione del pensiero unico del nostro tempo. O invece possiamo decidere di farli vivere: per aiutarci a vivere in un altro modo”.