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Torino. Al museo Egizio conferenza dell’egittologo Cédric Gobeil, curatore del museo, su “News from the Place of Truth. Some further considerations and thoughts about Deir el-Medina”. In presenza e on line

torino_egizio_conferenza-news-from-the-place-of-truth-some-further-considerations-and-thoughts-about-deir-el-medina_gobeil_locandinaIl lavoro svolto a Deir el-Medina, così come gli studi condotti sugli artefatti provenienti dal sito, continuano a portare a nuove scoperte. Martedì 14 maggio 2024, alle 18, appuntamento in sala conferenze del museo Egizio di Torino con la conferenza “News from the Place of Truth. Some further considerations and thoughts about Deir el-Medina” di Cédric Gobeil, curatore del museo Egizio. Conferenza in lingua inglese, ingresso libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.co.uk/…/some-further…. Live streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Data l’impossibilità di dettagliarle tutte in una singola conferenza, le novità provenienti dal “Luogo della Verità” si focalizzeranno su tre argomenti principali attualmente in fase di studio da parte del museo Egizio. Inizieremo con un aggiornamento dall’ultima missione sul campo condotta nella tomba del custode Khawy (TT 214), per poi proseguire con una rivalutazione di una delle cappelle votive, con l’uso di nuove tecnologie, metodologia che costituisce anche un elemento centrale dell’ultimo argomento che farà luce su una promettente scoperta dalla collezione del nostro museo.

Cédric Gobeil, curatore del Museo dal 2019, è un egittologo specializzato in archeologia della vita quotidiana e cultura materiale del Nuovo Regno, con un focus primario su Deir el-Medina, argomenti per i quali sta portando avanti un lavoro sul campo in Egitto e Sudan. Dopo aver conseguito il dottorato in Francia (presso l’Université Paris IV-Sorbonne), ha lavorato in Egitto per l’Institut français d’archéologie orientale du Caire e nel Regno Unito per l’Egypt Exploration Society. Oltre all’attività curatoriale è anche professore a contratto presso il Dipartimento di Storia dell’Université du Québec à Montréal e ricercatore associato presso l’Unità di ricerca HiSoMA di Lione (CNRS).

Torino. Al museo Egizio l’egittologo Dimitri Laboury (università di Liegi) in “Who were the 18th-dynasty painters of Theban Tombs?”. Conferenza in presenza e on line in collaborazione con Acme

torino_egizio_conferenza-who-were-the-18th-dynasty-painters-of-theban-tombs_dimitri-laboury_locandinaIl museo Egizio di Torino è oggi famoso in tutto il mondo per la sua eccezionale collezione di reperti provenienti dal sito di Deir el-Medina, insediamento degli artisti e degli artigiani che realizzarono le tombe reali nella Valle dei Re durante il Nuovo Regno (ca. 1550-1080 a.C.). A causa della contiguità del loro insediamento coevo alla necropoli dell’élite tebana, spesso si è ipotizzato che questi dipendenti reali fossero anche responsabili della decorazione di tali tombe private altamente lodate. Mettendo in discussione questa ipotesi, la conferenza mira ad affrontare la questione dell’identità dei pittori di queste tombe durante la XVIII dinastia. Giovedì 4 aprile 2024, alle 18, nella sala conferenze del museo Egizio, ne parla Dimitri Laboury (università di Liegi) nella conferenza “Who were the 18th-dynasty painters of Theban Tombs?”, nuovo appuntamento con le conferenze organizzate con l’associazione ACME, Amici e Collaboratori del Museo Egizio. l’ingresso è libero con prenotazione su Eventbrite: https://www.eventbrite.it/…/who-were-the-18th-dinasty…. Conferenza in lingua inglese con traduzione simultanea in italiano per il solo pubblico in sala (fino a esaurimento scorte). La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.

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L’egittologo Dimitri Laboury (università di Liegi)

Formatosi come storico dell’arte oltre che come egittologo, Dimitri Laboury si è specializzato nello studio della storia dell’arte dell’antico Egitto. È professore di storia dell’arte e archeologia dell’antico Egitto presso l’università di Liegi, in Belgio, dove insegna anche storia dell’antico Egitto e storia delle religioni egiziane. Grazie a una sovvenzione per incentivi alla ricerca del F.R.S.-FNRS, il suo principale progetto di ricerca attuale è dedicato allo studio dei pittori e delle pratiche pittoriche nella necropoli tebana e, più ampiamente, degli artisti nella società dell’antico Egitto.

Torino. Al museo Egizio oltre 20mila visitatori nel ponte pasquale. Esteso l’orario di apertura per accogliere tutte le richieste di prenotazione

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La sala dedicata a Deir el Medina al museo Egizio di Torino riaperta al pubblico il 29 marzo 2024: la novità per gli oltre 20mila visitatori nel ponte pasquale (foto museo egizio)

Oltre 20mila visitatori al museo Egizio di Torino a Pasqua 2024. Sono stati infatti 20.710 i visitatori del museo Egizio nei giorni delle festività pasquali, da venerdì 29 marzo a lunedì 1° aprile 2024. Sono stati registrati quasi 2mila visitatori in più rispetto alle festività pasquali dell’anno scorso, quando il museo fu visitato da 18.761 persone (tra il 7 e il 10 aprile 2023). Venerdì 29 e domenica 31 marzo 2024 sono state le giornate in cui l’Egizio ha registrato il maggior numero di visitatori: con 5.316 persone venerdì 29 e 5.420 la domenica di Pasqua. Per poter accogliere tutte le richieste di prenotazione pervenute al Museo, è stato esteso l’orario di apertura fino alle 20 (in luogo della chiusura prevista in genere alle 18.30) nei giorni tra il Venerdì Santo e Pasqua.

Torino. Al museo Egizio riapre al pubblico la sala 6 di Deir el-Medina con un nuovo allestimento, reperti esposti per la prima volta, e un video sugli operai-artisti delle tombe dei faraoni

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Riallestimento della sala 6 di Deir el-Medina al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Ultimo giorno di lavori, giovedì 28 marzo 2024, al museo Egizio di Torino nella sala dedicata al villaggio di Deir el-Medina. Ultimi ritocchi ai nuovi allestimenti. Dal 29 marzo 2024, la sala è interamente visitabile dal pubblico con reperti esposti per la prima volta, grafiche aggiornate e un video sulla storia del sito per raccontare le storie inedite degli uomini e delle donne che costruirono le tombe nella Valle dei Re e delle Regine. Dal 4 marzo, infatti, un gruppo di lavoro ampio e trasversale, interno al Museo Egizio, ha condotto – con lavori a vista – nuove ricerche sui reperti provenienti dal villaggio di Deir el-Medina, esposti in Sala 6, sia sotto il profilo egittologico ed espositivo, sia per ciò che riguarda l’accessibilità dei contenuti nella sala. Il riallestimento è stato condotto con il sostegno di Fondazione CRT.

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Riallestimento della sala 6 di Deir el-Medina al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Il sito di Deir el-Medina è collocato sulla riva ovest del Nilo, di fronte alla città di Luxor, e si è perfettamente conservato perché nessuna città moderna vi è stata costruita sopra in seguito al suo abbandono. Deir el-Medina è stata sede di una comunità di artigiani responsabili di scavare e decorare le tombe reali delle vicine Valli dei Re e delle Regine. Il contesto è unico perché conserva i resti di un intero villaggio, un’area votiva e una necropoli con alcune delle più belle tombe non reali presenti in Egitto. Il sito è particolarmente importante perché è quello che ha fornito le maggiori informazioni sulla vita quotidiana nell’antico Egitto. Vi hanno scavato Ernesto Schiaparelli e la Missione Archeologica Italiana fra il 1905 e il 1909.

Liverpool (GB). Conferenza, in presenza e on line, di Susanne Töpfer, curatore del museo Egizio di Torino, su “La Collezione dei Papiri di Torino – Progetti di ricerca passati, presenti e futuri sui papiri di Deir el Medina”

liverpool_university_conferenza-The-Turin-Papyrus-Collection_di-susanne-töpfer_locandinaLa Collezione papirologica del museo Egizio di Torino protagonista all’università di Liverpool (GB) nella conferenza “La Collezione dei Papiri di Torino – Progetti di ricerca passati presenti e futuri sui papiri di Deir el Medina” di Susanne Töpfer, curatore del museo Egizio di Torino per la collezione papirologica. Incontro giovedì 7 marzo 2024, alle 17 (in Italia alle 18), in presenza all’università di Liverpool (per iscriversi https://forms.office.com/e/wXU2PEC6aQ), e on line su Zoom Meeting
https://liverpool-ac-uk.zoom.us/j/94386885466?pwd=bERUcTRxUFdoSnJrQXJIZ1JDdjVLZz09.

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Una pagina della nuova piattaforma online Tpop Turin Papyrus Online Platform per l’accesso alla collezione papirologica del museo Egizio di Torino n(foto museo Egizio Torino)

Il museo Egizio di Torino conserva una delle collezioni di papiri più significative al mondo. La Collezione Papiro comprende quasi 700 manoscritti interi o ricomposti e oltre 20.000 frammenti di papiro; documentando oltre 3.000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue. La stragrande maggioranza dei manoscritti papiracei conservati al museo Egizio risalgono al periodo ramesside e con molta probabilità provengono dall’insediamento di Deir el-Medina, che ospitava le famiglie degli operai che costruirono le tombe reali. I papiri appartenevano probabilmente a membri dell’amministrazione della necropoli reale. La conferenza si compone di due parti: nella prima parte si concentrerà sulle ricerche effettuate su quel materiale negli ultimi 200 anni, da quando i primi documenti giunsero a Torino nel 1824. Nella seconda parte verranno presentati i progetti di ricerca in corso e in programma, sottolineando l’uso e il contenuto della “Turin Papyrus Online Platform (TPOP)”, un archivio ad accesso aperto che consente alla comunità di esperti con sede in diverse località europee di fornire dati. Inoltre, nella parte frontale, si adatta alle esigenze dei diversi utenti, dal profano interessato al filologo e papirologo altamente specializzato.

Torino. Al museo Egizio l’incontro “Ancient egyptian viziers at Museo Egizio: personal encounters with the “prime ministers” of the pharaonic State”, in presenza e on line, con Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio

torino_egizio_conferenza-ancient-egyptian-viziers-at-museo-egizio_johannes-auenmüller_locandina“Ancient egyptian viziers at Museo Egizio: personal encounters with the “prime ministers” of the pharaonic State” / “Antichi visir egiziani al Museo Egizio: incontri personali con i “primi ministri” dello Stato faraonico” è il titolo dell’incontro proposto dal museo Egizio di Torino martedì 20 gennaio 2024, alle 18. Appuntamento in sala conferenze per l’incontro con Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio, che approfondirà gli oggetti iscritti appartenenti agli antichi visir egizi del Nuovo Regno. Ingresso libero con prenotazione obbligatoria su Eventibrite: https://www.eventbrite.it/…/biglietti-ancient-egyptian…. La conferenza è in lingua inglese con traduzione simultanea in sala. Live streaming sulla nostra pagina Facebook e sul nostro canale YouTube. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.

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L’egittologo Johannes Auenmüller, curatore del museo Egizio di Torino

Nell’antico Egitto, il visir era il secondo uomo dello Stato dopo il faraone. Studiare le epigrafi iscritte negli oggetti a loro appartenuti, e contenenti i loro nomi, permette di scoprirne di più la professione e anche di approfondirne la vita privata, i legami religiosi, le reti professionali, il rapporto con il re… Johannes Auenmüller presenterà gli oggetti iscritti dei visir del Nuovo Regno appartenenti alla collezione del museo: punto di partenza fondamentale per esplorarne il ruolo di funzionari statali, ma anche dettagli interessanti sulle loro personalità. Si parlerà di Paser, visir durante il regno di Ramesse II e ben noto grazie a molti oggetti iscritti conservati fino a oggi: si tratta di uno dei funzionari più noti dell’antico Egitto. Poiché la maggior parte degli oggetti iscritti di Paser proviene da Deir el-Medina, la conferenza tratterà anche del ruolo particolare del visir in relazione a questo insediamento e ai suoi culti. La conferenza tratterà anche di alcuni monumenti di visir inediti della collezione dell’Egizio (due statue finora non identificate), che il curatore sta studiando insieme all’egittologo Alessandro Girardi per una futura pubblicazione.

1824-2024: Bicentenario dell’Egizio di Torino. Il museo cambia pelle con il progetto architettonico di OMA: si apre alla città, con una piazza, un giardino e una sala immersiva; nuove gallerie e nuovi servizi. Ecco il ricco programma delle celebrazioni già iniziate. Greco: “Un nuovo inizio”

“Un nuovo inizio”. “Una nuova nascita”. Ecco cosa rappresenta il Bicentenario per il museo Egizio di Torino. E il direttore Christian Greco lo dice all’egiziana. “È un modo per riflettere su chi siamo e per capire dove dobbiamo andare. E dove dobbiamo andare ha un elemento importante: come possiamo restituire il paesaggio? Perché duecento anni dopo la fondazione c’è una cosa fondamentale che ci manca, ovvero l’Egitto. E come riportiamo l’Egitto al museo? Lo riportiamo attraverso la flora che ricostruiamo nel giardino Egizio, e poi lo ricreiamo nella sala con l’Egitto immersivo che ci fa vedere il paesaggio ricostruito in modo digitale e messo in relazione con gli oggetti”.

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Museo Egizio: presentazione delle celebrazioni del bicentenario. Da sinistra, David Gianotten, Evelina Christillin, Christian Greco, Massimo Mori (foto graziano tavan)

Le riflessioni del direttore Christian Greco chiudono una mattinata intensa in cui, attraverso il contributo dei protagonisti, dalla presidente Christillin al direttore generale Osanna, dall’architetto Gianotten al direttore Greco, ha preso il via la fase “più calda” del progetto architettonico del nuovo museo Egizio firmato da David Gianotten e Andreas Karavanas, dello studio Oma (Office for Metropolitan Architecture) di Rotterdam, momento clou del 2024, anno delle celebrazioni del bicentenario del museo Egizio (in parte già iniziate), stagione di trasformazione del Museo non solo da un punto di vista architettonico, ma anche sotto il profilo dell’allestimento e della ricerca archeologica.

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Rendering della Piazza Egizia, nuova piazza urbana coperta, al museo Egizio di Torino (progetto OMA di Rotterdam)

Dopo la vittoria, nel gennaio 2023, da parte di Oma del concorso internazionale di idee, bandito dalla Fondazione Compagnia di San Paolo nel 2022 (vedi Torino. Per le celebrazioni del bicentenario il museo Egizio cambia volto e si apre alla città: il cortile diventa la Piazza Egizia, urbana e coperta con accesso libero al tempio di Ellesija. Ecco i dettagli del progetto dello studio OMA di Rotterdam vincitore del concorso internazionale indetto dalla Compagnia di San Paolo | archeologiavocidalpassato), si è aperta una fase di gestazione del progetto definitivo, frutto di mesi di confronto tra gli architetti e i vertici e i curatori del Museo, l’Accademia delle Scienze, proprietaria del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, sede del Museo, e la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala immersiva (foto OMA Rotterdam)

Si darà così concretezza ad un progetto ambizioso di rifunzionalizzazione della corte e di restituzione alla città di un nuovo spazio pubblico, di allestimento di un giardino egizio nella corte coperta, di una nuova sala immersiva all’interno del Museo, del restauro e del riallestimento del Tempio di Ellesija e della Galleria dei Re, progetti per cui si prevedono 23 milioni di investimenti. Tra i primi a credere in questa nuova stagione dell’Egizio, sostenendolo anche dal punto di vista finanziario è stato il ministero della Cultura. C’è stato poi l’appoggio incondizionato di Accademia delle Scienze, che crede in questo ampliamento. Fondazione Compagnia di San Paolo ha dato avvio ad un progetto innovativo di mecenatismo con il Concorso internazionale di idee per il nuovo Egizio e anche Fondazione Crt ha deliberato un sostegno economico all’Egizio, così come la Regione Piemonte e il Comune di Torino. Hanno poi generosamente offerto un sostegno economico per i diversi progetti che riguardano il bicentenario Alpitour, Camera di Commercio di Torino, Consulta di Torino, Ferrovie dello Stato, Intesa Sanpaolo, Lavazza, Reale Mutua.

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Bicentenario del museo Egizio: la presidente Evelina Christillin indica il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro” (foto graziano tavan)

“Celebrare i 200 anni del Museo”, è intervenuta Evelina Christillin, presidente del museo Egizio, “non è solo un esercizio di memoria, ma significa anche programmare il futuro. Il progetto architettonico di Oma nasce sulla scorta di nuova visione di Museo, più articolato e multiforme: ente di ricerca, luogo inclusivo, spazio in cui, come recita l’articolo 3.2 della Costituzione italiana, si lavora per abbattere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo armonico della persona. L’idea di coprire la corte nasce quindi dalla volontà di creare una nuova agorà, che sia restituita alla collettività e, al contempo, rendere fruibile gratuitamente il Tempio di Ellesija donato dall’Egitto all’Italia. Dopo la trasformazione del 2015 il Museo si è aperto al mondo, ha cambiato costantemente la sua offerta espositiva, ha studiato nuove strade e ricette per raccontare non solo la cultura materiale, ma anche la storia nascosta dei reperti e della civiltà dell’antico Egitto”. Per l’occasione del bicentenario il museo Egizio ha voluto rinnovare la propria immagine e progettare un’identità visiva dedicata, che è stata creata in collaborazione con Studio FM. La creatività conferisce un grande peso al pittogramma del logo, che diventa motivo decorativo alludendo al percorso fatto in questi 200 anni. Il claim “200 anni di museo Egizio. La memoria è il nostro futuro”, accompagnato da un logo con lettering molto pulito, diviene il segno distintivo del Bicentenario e delle sue celebrazioni.

Collegato dalla sede ministeriale della direzione generale Musei, Massimo Osanna ha portato i saluti di tutto il ministero e della direzione generale che”, ha sottolineato Osanna, “come la presidente Christillin e il direttore Greco sanno è molto vicina al museo Egizio non solo come ente vigilante ma soprattutto come una direzione che fa della rete dei musei del territorio l’aspetto più prezioso del sistema nazionale museale. Noi stiamo cercando di creare un sistema museale nazionale che mette in rete tutto il nostro straordinario patrimonio culturale, e il museo Egizio come è noto è uno dei musei di punta di tutto il nostro sistema museale nazionale. E questo grazie a chi lo dirige adesso, grazie a Christian Greco, grazie alla presidente Evelina Christillin che hanno svolto finora un lavoro straordinario. E io sono qui per testimoniarlo ancora una volta. Il museo che io ho visto quando sono arrivati Christian ed Evelina e ho rivisto poi, anno dopo anno, è un museo assolutamente nuovo, è un museo che si è aperto alla città, e io direi al mondo. È un museo che è diventato un laboratorio di ricerca, un laboratorio di sperimentazione, un laboratorio per la valorizzazione del nostro patrimonio. E diventa quindi veramente una best practice che noi dobbiamo esportare in tutte le altre realtà del sistema museale nazionale. Io ho avuto l’onore di essere nella commissione giudicatrice per il concorso di idee fatto per la copertura del cortile. Il Gruppo Oma, come sappiamo, adesso è al lavoro, sta chiudendo il progetto esecutivo e questo progetto porterà veramente il museo a trasformarsi non solo nei suoi spazi ma anche nell’offerta straordinaria che darà a tutti i pubblici che speriamo sempre più numerosi che raggiungeranno Torino e raggiungeranno il museo.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della sala conferenze a livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

Il progetto – ha continuato il dg – prevede non solo di creare un’agorà restituita alla città, ma anche spazi immersivi per contestualizzare questo straordinario patrimonio e quindi collegarlo con i luoghi d’Egitto da cui il patrimonio proviene, un giardino egizio, tutta una serie di realtà che sicuramente contribuiranno a cambiare la percezione di questo museo all’interno del panorama torinese e italiano in genere. Ma vorrei ancora sottolineare quanto questo museo sia diventato un museo aperto a tutti, un museo che fa dell’accessibilità declinata a 360 gradi il punto di forza. Ovviamente accessibilità non solo come abbattimento di barriere architettoniche – questi sono temi che abbiamo già da tempo dovuto superare – ma anche l’abbattimento delle barriere cognitive. Ecco il museo Egizio è un museo che parla ai pubblici, che sa dialogare con la comunità ed è veramente un museo aperto come adesso devono essere i nostri musei: luoghi di incontro, luoghi di confronto, luoghi dove il cittadino, il visitatore si sente a casa perché è un luogo dove appunto può incontrare gli altri, può riflettere con gli altri sul significato della memoria e del passato. E mi piace molto il logo che aggancia la memoria al nostro futuro.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del bookshop accessibile dalla piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

L’archeologia sta conoscendo in questi ultimi anni un grande rigoglio, una grande attenzione mediatica. I musei archeologici sono tra i più d’Italia e del mondo. Pensate a Pompei e Colosseo che sono al primo e secondo posto delle classifiche nazionali per numero di visitatori. E questo vuol dire proprio un’attenzione al nostro patrimonio, in particolare a quello archeologico, che richiede delle risposte chiare, delle risposte puntuali, delle risposte adeguate alle sfide della società contemporanea. E questa è una sfida che il museo Egizio da tempo ha accolto perché il museo Egizio è un luogo del contemporaneo. Non è un luogo che conserva polverosi oggetti della ricerca traghettati dal passato fino al nostro mondo contemporaneo, ma è un luogo della contemporaneità perché, con gli strumenti della contemporaneità, con le esigenze del mondo contemporaneo, sa parlare del passato e lo sa restituire con un linguaggio adeguato ai visitatori della nostra società contemporanea. Quindi buon lavoro oggi. Buon lavoro soprattutto a quelle straordinarie iniziative che saranno messe in campo nel prossimo anno. So che cominceranno subito con il Capodanno. Grazie a tutte le attività messe in campo dalla Città di Torino. E grazie anche al museo Egizio dove io mi sento sempre a casa. Buon lavoro”.

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Bicentenario del museo Egizio: David Gianotten (al centro), Managing Partner di Oma, tra Andreas Karavanas (a destra) di OMA, e Andrea Tabocchini (foto graziano tavan)

Il progetto. A entrare nel merito è stato David Gianotten, Managing Partner di Oma: “Il team OMA è orgoglioso di essere stato nominato progettista architettonico per la trasformazione del museo Egizio. La vasta collezione, la ricca storia che incarna e la visione del bicentenario ci ispirano a rafforzare il significato culturale del museo Egizio attraverso l’architettura. Il museo Egizio trasformato sarà ancora più connesso con la città e pubblicamente accessibile, integrando l’ambizione del Museo di promuovere l’impegno pubblico. Ci complimentiamo con il direttore e il suo team per la loro visione di un museo aperto e contemporaneo”. Il centro di gravità del museo Egizio più antico al mondo si sposta, dunque, nella corte del palazzo barocco del Collegio dei Nobili, che si trasformerà in una nuova agorà, su due livelli, piano terreno e piano ipogeo, coperta da una struttura trasparente in vetro e acciaio. Si tratta di uno spazio aperto gratuitamente, di fatto di un ampliamento del Museo e di Accademia delle Scienze, che avranno a disposizione circa 975 metri quadrati in più. Un luogo in cui convivranno un giardino egizio, un bookshop nel porticato, che sarà nuovamente aperto verso la corte, una caffetteria, la biglietteria e l’info point del Museo e dell’Accademia delle Scienze.

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Bicentenario museo Egizio: rendering della piazza Egizia, veduta zenitale (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA: la spina che attraversa il museo Egizio e le connessioni con la città di Torino e gli spazi espositivi (foto OMA Rotterdam)

“Il progetto”, ha spiegato Gianotten, “crea un nuovo cortile coperto, chiamato piazza Egizia, e una serie di spazi urbani collegati aperti a tutti, rafforzando il legame del museo con la rete di aree pubbliche torinesi e la sua chiara identità. Il progetto riorganizza le aree pubbliche del museo in sei distinti spazi urbani, ognuno con la propria dimensione, funzione e qualità uniche. Il più grande di questi spazi è la piazza Egizia, concepita come un’area pubblica condivisa tra il museo Egizio e la città. Una “Spina” centrale collega i sei spazi urbani tra loro e anche le due entrate del museo su via Accademia e via Duse. Sono state apportate aperture alla facciata attuale del museo su via Duse, invitando il pubblico all’interno del museo e nella piazza Egizia per varie attività quotidiane di svago. Un motivo geometrico al piano terra, ispirato a reperti del museo come la maschera funeraria di Merit, crea una continuità visiva tra gli spazi urbani”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering del giardino Egizio al livello -1 della piazza Egizia (foto OMA Rotterdam)

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia su due livelli (foto OMA Rotterdam)

La piazza Egizia è un cortile a doppio livello, multifunzionale, concepito come un palinsesto della storia del museo Egizio. Qui vengono esposte l’architettura originale e le tracce delle modifiche nel corso del tempo. Al livello 0, sono state restaurate le numerose aperture storiche del cortile, chiuse sin dalla ristrutturazione del museo nel 2010, ricollegando questo spazio pubblico alla città. Al livello -1, dove si trovano il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, viene scoperta la facciata originale del Collegio dei Nobili, anch’essa nascosta dagli anni del 2010. Due aperture a livello 0, direttamente sopra il Giardino Egizio e lo spazio per eventi e apprendimento, portano luce e conducono i visitatori al livello sotterraneo”.

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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering dell’ingresso da via Duse e visione del tempio di Ellesija (foto OMA Rotterdam)


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Progetto OMA per il museo Egizio di Torino: rendering della piazza Egizia coperta e accessibile anche di sera (foto OMA Rotterdam)

Sopra la piazza Egizia viene installata una copertura trasparente, sostenuta da prolungamenti delle colonne esistenti, per creare un ambiente temperato. La griglia strutturale in acciaio rivestita in alluminio della copertura, definita dal ritmo regolare della facciata del Collegio dei Nobili, funge anche da dispositivo di raccolta delle acque piovane, ventilazione dell’aria e illuminazione, rispondendo alle ambizioni del museo in termini di sostenibilità. La piazza Egizia e gli altri spazi urbani sono accessibili al di fuori dell’orario di lavoro e accolgono tutti i visitatori, con o senza biglietto. La loro natura pubblica offre al museo la possibilità di estendere i suoi orari di apertura. Una selezione di manufatti del museo Egizio è esposta per un primo incontro del pubblico con la collezione museale. Dagli spazi urbani, i visitatori proseguono per visitare le mostre del museo o partecipano a attività gratuite e eventi, oppure continuano a passeggiare in altri spazi pubblici di Torino. “Museo Egizio 2024”, ha concluso Gianotten, “è una destinazione per studiosi e il pubblico interessato, nonché un luogo pubblico riscoperto per tutti”.

Il ricco programma delle celebrazioni per il Bicentenario, i nuovi allestimenti, i nuovi progetti per fare sempre più il museo Egizio un museo trasparente permeabile inclusivo è stato illustrato dal direttore Christian Greco. “Parto da un dato biografico – ha esordito -. Perché quando nel 2014 fui selezionato al concorso di selezione mi chiesero “come lo vedi il museo nel 2015”, dovevano infatti aprire un museo, io ho detto “ma il mio orizzonte è il 2024 perché dobbiamo festeggiare il bicentenario. Non avrei mai pensato, dopo 10 anni, di essere ancora qui. Sono davvero lieto che la programmazione ci porti a celebrare, come diceva la presidente, questo evento importantissimo.

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Ponteggi per il restauro delle facciate interne nel cortile del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Lasciatemi cominciare col dire cosa sta già accadendo. Avete visto i ponteggi, che stanno fuori, stiamo restaurando le facciate, ma c’è una programmazione culturale che è già partita. Ringrazio, è in sala, il prof. Ray Johnson che è visiting scholar. Il museo Egizio per il Bicentenario ha intrapreso questa nuova modalità: grandi egittologi che hanno regalato tantissimo alla disciplina, possono stare per sei mesi o un anno da noi e regalare al museo Egizio e alla disciplina un futuro. Raymond W. Johnson sta studiando tutto il nostro materiale di Amarna che confluirà in una pubblicazione. Per chi non lo conoscesse, per chi non è egittologo, è stato per 40 anni all’Epigraphic Survey dell’Oriental Institute di Chicago, che ha diretto per molti anni. Per noi è un grande onore che Ray Johnson sia qui a Torino.

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinatorino_egizio_what-is-a-museum_incontri_locandinaPoi abbiamo iniziato un’attività, che tutti voi conoscete, “What is a museum” (vedi Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei | archeologiavocidalpassato). Il museo Egizio si interroga 200 anni dopo la fondazione su cosa significhi essere museo. Oggi siamo un luogo di conservazione o di distruzione, e come queste due anime possono essere messe assieme in un’ottica completamente cambiata. È un museo che nasce in una città preunitaria, che diventa poi il primo museo archeologico della capitale d’Italia, che poi diventa un museo separato dal museo di antichità dal 1939, e che man mano si è reinventato la sua natura: lo facciamo attraverso i grandi direttori dei musei internazionali. Tutti ci avete risposto a una semplice mail. Grazie davvero. Ricordo che il 9 novembre avremo il direttore del museo del Prado Miguel Falomir Faus, e il 17 gennaio 2024, sempre per rimanere in Olanda, ci sarà Taco Dibbits direttore del Rijksmuseum di Amsterdam. Hanno aperto la dottoressa Barbara Iatta e il direttore generale Massimo Osanna.

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L’egittologo Enrico Ferraris, curatore al museo Egizio di Torino

“Dal 28 novembre al 1° dicembre 2023 c’è un grande congresso internazionale. Ringrazio Enrico Ferraris che si sta spendendo per organizzare questo congresso che si chiamerà “Immateriality. Museums between Real and Digital”. Perché il museo Egizio fa ricerca e lo fa a 360°, come la cultura materiale può dialogare l’immateriale e avremo fisici, antropologi, filosofi, socio-linguisti, archeologi, paleopatologi, esperti del patrimonio, curatori, museologi e neuroscienziati – un panel abbastanza ricco – che si interrogheranno su cos’è il museo Egizio.

torino_egizio_capodanno_foto-museo-egizio“L’ha già detto la presidente, il 1° gennaio 2024 la Città di Torino regala il concerto di Capodanno in piazza Castello con l’orchestra Filarmonica di Torino con protagonista l’Egizio, in diretta televisiva su Sky Classica.

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Una pagina del libro “Riassunto del sistema geroglifico degli antichi egizi…” di Jean-François Champollion (1824) conservato nella Biblioteca Silvio Curto (Rari 10) (foto graziano tavan)

“Poi c’è quello che aprirà prima del 1° gennaio 2024. Il 21 dicembre 2023 inaugureremo una nuova Galleria della Scrittura: 600 mq dedicati alla scrittura dalla sua nascita l’implementazione dei documenti. Ci sarà una galleria dedicata ai papiri, dove finalmente moltissimi papiri potranno essere visti. Sarà un museo nel museo: 600 mq che permettono dall’inizio della storia egiziana fino all’età greco-romana di percorrere quell’elemento che è fondamentale per la nostra disciplina, la scrittura, che è stata decifrata 200 anni fa.

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La locandina della mostra “Archeologia invisibile” al museo Egizio di Torino

“Poi altra galleria permanente sarà la sala qui immediatamente di fronte alla sala conferenze che sarà la galleria dedicata all’archeologia invisibile. Abbiamo fatto un percorso espositivo nel 2019 che è stato un grande successo in cui materiale e digitale vengono messi assieme. Vi do solo un numero: una vasoteca con 8mila vasi, una vetrina su due piani che permetterà di vedere tutto. Il prof. Osanna diceva “i musei cambiano pelle”. Il museo Egizio è da un po’ che sta cambiando pelle. E come linea guida è quello di essere trasparente permeabile e inclusivo. Significa anche cercare di rendere sempre più visibile la cultura materiale. Apriremo fra poco due nuove gallerie dove sono esposti tutti i tessuti faraonici e l’idea di rendere tutto l’edificio sempre più permeabile.

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Cédric Gobeil curatore della mostra “Sedersi allegramente davanti al dio: le cappelle votive di Deir el-Medina” del ciclo “Nel laboratorio dello studioso” al museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

“Stiamo variando, cambiando completamente l’allestimento della galleria di Deir el Medina. Grazie a tutto il nostro staff curatoriale. Ringrazio Cédric Gobeil che per anni ha diretto lo scavo di Deir el Medina ed è stato un po’ il motore per questa trasformazione di una delle sale fondamentali. Non solo. Vi ho detto trasparente, inclusivo, permeabile. Come ci ha fatto vedere David Gianotten il museo cambierà completamente. Non ci sarà più un percorso fisso. Si potrà entrare da varie parti del museo. Abbiamo lanciato il biglietto on line. Si potrà decidere dove andare. Si entrerà nella piazza Egizia e da lì si possono prendere le scale mobili e andare sopra per fare il percorso espositivo tradizionale, o andare giù e vedere dove la storia incontra il futuro, perché c’è la storia del museo e ci sarà la sala immersiva grazie alla collaborazione con l’istituto italiano di tecnologia di Genova e grazie alla collaborazione con Ca’ Foscari, dove risponderemo a quella domanda che ha posto David: ma dopo 200 anni, cosa manca al museo Egizio di Torino? La risposta è semplicissima: l’Egitto. E come possiamo riportare l’Egitto, come possiamo avere una nuova concezione museologica ovvero che gli oggetti non siano più isolati all’interno delle vetrine ma dialoghino con il paesaggio? Lo facciamo con il giardino Egizio che andrà a immergersi in questa sala immersiva dove riproporremo con le nuove tecnologie il paesaggio prendendo alcuni siti, ad esempio partendo dal sito di Gebelein. E ringrazio anche la Consulta per l’aiuto che ci sta dando anche per questa sala immersiva.

“Dicevo trasparente permeabile e inclusivo. Voglio anche ricordare che per fare questo abbiamo anche un nuovo dipartimento all’interno del museo Egizio che recepisce la nuova definizione Icom. Abbiamo un dipartimento che si chiama Interpretazione accessibilità e condivisione che permette quindi di focalizzarsi su questo: partire da un object-centered museum a un visitor center museum. Vogliamo essere un luogo di incontro per tutti.

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Carla Barbati, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, mancato il 6 settembre 2023 (foto museo egizio)

“Altri due progetti. Un’opera celebrerà il Bicentenario ovvero un volume corale in cui il museo Egizio ha chiesto aiuto a tutti. Ha chiesto aiuto a tutte le altre collezioni italiane, perché il museo Egizio vuole celebrare parlando anche delle altre collezioni egizie presenti nel territorio italiano. Abbiamo chiesto aiuto a tantissimi colleghi dell’università per raccontare questi 200 anni. E abbiamo scelto anche un format diverso in cui ognuno di noi è in relazione con uno studioso dell’università e si mette in dialogo. Per esempio io scrivo il mio pezzo insieme a Tarek Tawfik che è presidente dell’associazione internazionale di egittologia, già direttore del Grand Egyptian Museum, e professore ordinario di Egittologia all’università del Cairo. Ci tengo molto a sottolineare, anche perché è una questione personale che riguarda un po’ anche personalmente la presidente ed io, che il volume del Bicentenario sarà dedicato alla professoressa Carla Barbati, già presidente del Consiglio universitario nazionale, presidente dell’associazione dei professori ordinari di Diritto amministrativo, che ha studiato fin dall’inizio il rapporto pubblico-privato nella nascita della fondazione. Purtroppo ci ha lasciato il 6 settembre 2023. Ma il volume sarà a lei dedicato e ci sarà anche un pezzo, l’ultimo lavoro che ha fatto e che entrerà nel nostro lavoro. Per noi è molto importante anche ricordarla in questo modo.

“Concludo dicendo un altro progetto. L’ha citato prima brevemente il prof. Osanna: il PNRR. Abbiamo vinto un bando di 500mila euro del PNRR per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive dei musei. È il modo per dare accessibilità cognitiva. Stiamo lavorando con le associazioni nel territorio per capire come venire incontro a tutti coloro che hanno non solo delle difficoltà fisiche ma delle difficoltà cognitive. Il museo, l’abbiano ripetuto da sempre, è la casa di tutti. E per essere la casa di tutti deve essere a tutti accessibile.

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Mosaico d’insieme di tutto il personale del museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

“Ma la cosa più importante l’ho lasciata per ultima, last but not least, perché non si parla mai di questo. Il museo Egizio, i musei, non sono la cultura materiale contenuta all’interno delle proprie vetrine. Non sono solo i palazzi in cui siamo e le trasformazioni architettoniche che ci rendono più permeabili, ma il museo sono tutti i nostri colleghi. Allora voglio ringraziare in primis la presidente che mi ha dato la possibilità: quando sono arrivato 10 anni fa c’erano 13 persone al museo Egizio. Oggi ci sono tutti loro: 75 persone. Il museo è fatto da donne e uomini che ogni giorno si interrogano sulla collezione, scrivono una biografia, Questo è il modo più bello per celebrare il Bicentenario”.

Torino. Al museo Egizio conferenza dell’egittologo Andrea Fanciulli su “Inni al faraone dal villaggio di Deir el-Medina: la raccolta del Museo Egizio di Torino”. Incontro in presenza e on line

torino_egizio_conferenza-Inni al faraone dal villaggio di Deir el-Medina_la raccolta del Museo Egizio di Torino_andrea-fanciulli_locandinaIl museo Egizio di Torino conserva una delle più importanti collezioni di papiri ieratici dal villaggio di Deir el-Medina. Giovedì 20 aprile 2023, alle 18, nuovo appuntamento in sala Conferenze del museo Egizio per l’incontro a cura di Andrea Fanciulli, dottorando all’università di Liegi e museo Egizio su “Inni al faraone dal villaggio di Deir el-Medina: la raccolta del Museo Egizio di Torino”. Introduce Susanne Töpfer, curatrice del museo Egizio. l’ingresso è libero fino a esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino.

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Panoramica sul sito archeologico di Deir el-Medina a Tebe Ovest (foto museo egizio)

Alcuni frammenti di papiri ieratici dal villaggio di Deir el-Medina recano inni e preghiere dedicate ai sovrani della XX dinastia (1190-1076 a.C.). Il progetto di dottorato di Andrea Fanciulli si occupa dello studio di questi documenti e, attraverso l’analisi materiale e testuale, intende gettar luce sul modo in cui gli operai del faraone, dediti a lavorare per “assicurargli l’eternità”, creassero e comunicassero l’immagine del sovrano. Nel corso della conferenza, verranno presentati alcuni degli inni più interessanti dalla collezione torinese, cercando di metterne in luce il contenuto nel panorama più ampio della propaganda dell’ideologia reale.

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L’egittologo Andrea Fanciulli

Andrea Fanciulli si è laureato in Egittologia al Pontificio Istituto Biblico e l’università “La Sapienza” di Roma. È attualmente iscritto come dottorando all’università di Liegi, sotto la supervisione di Stéphane Polis, con un progetto intitolato “Picturing the king from Deir el-Medina: a Twentieth dynasty perspective”.

Vicenza. A Palazzo Chiericati presentazione del libro “Nella terra di Pakhet” (Marsilio Arte) di Maurizio Zulian e Graziano Tavan: occasione per parlare di un Egitto “nascosto” dove lavorarono scribi, artigiani operai, non meno bravi dei colleghi della Valle dei Re, anche se ai più sconosciuti, ma che contribuirono comunque all’idea di Egitto eterno

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Maurizio Zulian e Graziano Tavan con Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, alla mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana di Vicenza

“I creatori dell’Egitto eterno”: così li ha chiamati Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino. Sono gli scribi, gli artigiani, gli operai al servizio del faraone. Vivevano in un villaggio pensato e organizzato proprio per loro a Tebe Ovest, oggi chiamato Deir el Medina, per poter essere operativi nelle vicine valle dei Re e valle delle Regine. Ma non furono gli unici. C’è una grande fascia dell’Antico Egitto, che noi oggi chiamiamo Egitto Centrale (a grandi linee tra il Cairo e Luxor, cioè esattamente dal governatorato di Beni Suef, appena a Sud del Cairo, a quello di Sohag, che finisce ad Abydos) dove furono realizzate sontuose tombe per principi, governatori, nomarchi. E anche per un faraone, Akhenaten, noto per essere l’artefice di una rivoluzione religiosa monoteista, che proprio nel deserto lontano da Tebe fece costruire la nuova capitale, Akhetaten, dove andò a vivere con la moglie Nefertiti. È questo un Egitto “nascosto”, lontano dai percorsi turistici, perché sostanzialmente chiuso ai visitatori, e spesso anche agli stessi studiosi. Ma c’è un libro che colma questa lacuna “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” (Marsilio Arte) di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, con la prefazione di Edda Bresciani.

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La copertina del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan (Marsilio Arte)

Zulian e Tavan presenteranno il libro proprio a Vicenza, in concomitanza con la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica palladiana, promossa dal museo Egizio di Torino. Appuntamento nel salone d’Onore di Palazzo Chiericati, sabato 22 aprile 2023, alle 16.30, grazie alla generosa disponibilità del Comune di Vicenza – Assessorato alla Cultura, e all’assessore Simona Siotto. “Nella terra di Pakhet” non è una guida archeologica tout court né un libro fotografico sull’Egitto, ma è un viaggio, emozionale e scientifico al contempo, alla scoperta appunto di questo Egitto “nascosto”: “Un’ampia regione che trova la sua espressione “mitologica” nel titolo principale del libro Nella terra di Pakhet;  Pakhet  era una dea leonessa, un felino potente “grande di magia”, con caratteri che l’avvicinavano sia a Bastet-la-gatta sia a Sekhmet-la-leonessa,  e  la cui  area di culto era appunto nell’Egitto centrale”, scrive nella prefazione la compianta professoressa Edda Bresciani, tra i più grandi egittologi del Novecento, che ha seguito passo-passo la realizzazione di questo libro – praticamente uno dei suoi ultimi lavori, che purtroppo non ha fatto in tempo a vedere stampato -, intervenendo anche con proprie ricerche inedite.

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Maurizio Zulian in una delle sue missioni esplorative nell’Egitto Centrale

Ad accompagnarci in questo viaggio di scoperta ed esplorazione è Maurizio Zulian che in trent’anni, come un novello Flaubert, ha girato in lungo e in largo l’Egitto Centrale, visitando personalmente anche più volte tutti i siti, raccogliendo sui suoi taccuini una messe di informazioni, archiviando decine di migliaia di fotografie (oggi parte dell’Archivio on line della Fondazione Museo Civico di Rovereto), incontrando direttori di missioni archeologiche da ogni parte del mondo e confrontandosi con loro. Con più di 800 foto inedite e il racconto in prima persona sui 31 siti archeologici più importanti dell’Egitto Centrale, il lettore si immedesima esploratore al fianco di Zulian, entra nelle tombe precluse al pubblico, ammira i vasti paesaggi della valle del Nilo, conosce riti millenari e usi e costumi moderni. Ma il libro “Nella terra di Pakhet” di 576 pagine (Marsilio Arte) è anche occasione di ricerca e approfondimento, grazie al ricco apparato bibliografico, curato da Graziano Tavan: bibliografia, indici analitici, glossario e tavole cronologiche.

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La splendida raffigurazione in bassorilievo dipinto del cane di Pepiankh il Medio dalla TOMBA D2 di Meir, in Egitto (foto maurizio zulian)

A Vicenza, attraverso una carrellata di immagini suggestivi, Zulian e Tavan ci porteranno alla scoperta di questi siti, tra tombe monumentali che nulla hanno da invidiare alle più note della valle dei Re, templi rupestri, stele incise nella roccia per la propaganda reale. Si passerà da delicati affreschi che tratteggiano la vita quotidiana a quelli che narrano gli impegni ufficiali del faraone o descrivono le attività della caccia o del lavoro nei campi, fino ai momenti ludici. C’è un mondo da scoprire che le fotografie di Maurizio Zulian rivelano al grande pubblico. E con una sorpresa finale: perché nel libro è presentata anche una tomba inedita le cui decorazioni sono mostrate per la prima volta, e la cui storia è tutta da raccontare.

Vicenza. Mostra “I creatori dell’Egitto eterno”: conferenza con il curatore Cédric Gobeil a Palazzo Chiericati e ingressi ridotti per la Festa del papà

vicenza_basilica_mostra-i-creatori-dell-egitto-eterno_conferenza-gobeil_locandinaDopo Christian Greco, Corinna Rossi e Paolo Marini, stavolta tocca a Cédric Gobeil. Sarà lui il protagonista della nuova iniziativa di promozione della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica palladiana fino al 28 maggio. Venerdì 17 marzo 2023, alle 18, Cédric Gobeil, egittologo e curatore del museo Egizio, nel salone d’onore del museo civico di Palazzo Chiericati a Vicenza approfondirà il tema “La vita quotidiana degli antichi egizi alla luce della scoperta di Deir el-Medina”.

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Cédric Gobeil (museo Egizio Torino) (foto graziano tavan)

L’incontro a ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili conclude il ciclo di conferenze condotte dai curatori della mostra: Corinna Rossi, docente di Egittologia al Politecnico di Milano, alle Gallerie d’Italia – Vicenza ha tenuto l’incontro dal titolo “La tomba egizia come microcosmo”; Paolo Marini, egittologo e curatore del Museo Egizio, ha discusso di “Timori e speranze a Deir el-Medina. Storie di geni, divinità mostruose e serpenti”, nella sede di Cereal Docks. “Continuiamo a proporre occasioni di approfondimento della grande mostra dedicata agli antichi Egizi in Basilica”, dichiarano il sindaco Francesco Rucco e l’assessore alla cultura Simona Siotto. “Con l’ultimo appuntamento con uno dei curatori, Cédric Gobeil a Palazzo Chiericati, si chiude la rassegna che ha coinvolto anche gli altri due curatori, Corinna Rossi e Paolo Marini, ai cui due interventi ha partecipato un numeroso pubblico di appassionati. Prossimamente organizzeremo nuovi momenti per conoscere più a fondo l’interessante e affascinante civiltà dell’antico Egitto. Proseguono anche le promozioni in mostra in occasione di particolari festività. La prossima sarà la Festa del papà, durante la quale invitiamo i padri, che potranno accedere con il biglietto ridotto, a visitare l’esposizione insieme ai loro figli di ogni età”.

vicenza_basilica_mostra-i-creatori-dell-egitto-eterno_festa-papà_locandinaDomenica 19 marzo 2023, in occasione della Festa del papà, tutti i papà entreranno in mostra con il biglietto ridotto da 11 euro, accompagnati dai loro figli di ogni età. Le tariffe per i figli possono essere consultate al link mostreinbasilica.it/it/info/biglietti. È possibile acquistare il biglietto direttamente in Basilica palladiana, il giorno stesso o online al link https://www.ticketlandia.com/m/i-creatori-dell-eterno-egitto. Domenica 19 marzo la mostra è aperta dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso alle 17).

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Il faraone Ramses II tra il dio Amon e la dea Mut, gruppo in granito dal tempio di Amon a Karnak (XIX dinastia, regno di Ramses II, 1279-1213 a.C.), conservato al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

L’esposizione “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” è ideata e promossa dal Comune di Vicenza e dal Museo Egizio, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. La promozione e l’organizzazione sono curate da Marsilio Arte, che ne pubblica il catalogo. I partner dell’esposizione sono Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia – Vicenza, Fondazione Giuseppe Roi, AGSM AIM, Confindustria Vicenza, LD72, Beltrame Group ed Euphidra. Orari di apertura: martedì, mercoledì e giovedì 10 – 18, venerdì, sabato e domenica 10 – 19. Previste aperture straordinarie. Informazioni: https://www.mostreinbasilica.it/it/.