Rovigo. A Palazzo Roncale, l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive”: novità sul progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche in provincia di Rovigo sostenuto dalla Fondazione Cariparo. Ecco il programma
Sabato 1° febbraio 2025, alle 9, a Palazzo Roncale a Rovigo, la Fondazione Cariparo ospita l’incontro “Archeologia in Polesine. Progetti in corso, novità, prospettive” che presenterà risultati e prospettive del progetto di ricerca e valorizzazione di alcune aree archeologiche di grande rilievo situate in provincia di Rovigo. Un progetto ambizioso, sostenuto dalla Fondazione Cariparo, che vede coinvolti la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, l’università di Padova, l’università Sapienza di Roma, l’università Ca’ Foscari di Venezia, la direzione regionale Musei nazionali Veneto, il CPSSAE di Rovigo e il Comune di Ariano nel Polesine. Un intervento che ha un forte valore scientifico e può contribuire alla valorizzazione culturale e turistica di tutta l’area polesana. L’ingresso è gratuito, fino ad esaurimento posti, previa registrazione al seguente link: https://fondazionecariparo.it/…/archeologia-in…/
IL PROGRAMMA. INTRODUZIONE. Alle 9, saluti istituzionali e introduzione alla giornata: Giuseppe Toffoli, vice presidente, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo; Andrea Rosignoli, soprintendente, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza; Daniele Ferrara, direttore, direzione regionale Musei nazionali Veneto. PROGETTI IN CORSO PER L’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 9.30, Paolo Bellintani, Andrea Cardarelli, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Frattesina e Grignano Polesine”; 9.50, Michele Cupitò, David Vicenzutto, Wieke De Neef, Paola Salzani, “Progetto Prima Europa – Villamarzana”; 10.10, Giovanna Gambacurta, Silvia Paltineri, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: l’abitato etrusco”; 10.30, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetto, Wieke De Neef, Giovanna Falezza, “Progetto San Basilio: il vicus romano”; 10.50, pausa caffè. ARCHEOLOGIA PUBBLICA IN POLESINE: RICERCA E DIVULGAZIONE: 11.20, Raffaele Peretto, “Monitorare il territorio: gruppi archeologici attivi nella ricerca e il ruolo del CPSSAE”; 11.40, Enrico Maragno, “Quarant’anni di ricerche e divulgazione del Gruppo Archeologico di Villadose”; 12.10, Alberta Facchi, Marco Bruni, Maria Letizia Pulcini, “I Musei nazionali e locali: Adria, Fratta Polesine, San Basilio”; 12.30, Chiara Vallini, “Il Museo dei Grandi Fiumi oggi: eredità ed evoluzione”. PRESENTE E FUTURO DELL’ARCHEOLOGIA IN POLESINE: 12.50, Giovanna Falezza, Paola Salzani, “Archeologia in Polesine: dal presente al futuro”. Conclusione lavori.
Ariano nel Polesine (Ro). Inaugurazione del nuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio e dell’area archeologica di via Brenta
Nuovo allestimento del Centro Turistico Culturale San Basilio ad Ariano nel Polesine (Ro). L’inaugurazione mercoledì 17 gennaio 2024, dalle 11 alle 13, al Centro Turistico Culturale San Basilio, via San Basilio 12, San Basilio, Ariano nel Polesine (Ro). Inoltre dalle h16:00 alle h18:30 il Centro rimarrà aperto per accogliere tutti i visitatori. Si tratta di un evento che vede coinvolto il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova a conclusione di un lungo lavoro di riallestimento del prezioso museo Archeologico sul Delta del Po. È questa l’area dove il Dipartimento conduce ricerche archeologiche da molti anni, con il supporto del Comune, della Fondazione Cariparo, della Provincia di Rovigo e di molti altri soggetti. Le ricerche sono condotte in collaborazione con l’università Ca’ Foscari di Venezia, con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo Vicenza e con la direzione regionale Musei (museo archeologico nazionale di Adria). Il programma della mattinata. Alle 11, i saluti di Luisa Beltrame, sindaco di Ariano nel Polesine; Enrico Ferrarese, presidente della Provincia di Rovigo; Gilberto Muraro, presidente della fondazione Cariparo; Cristiano Corazzari, assessore Regione Veneto; Moreno Gasparini, presidente parco regionale veneto Delta del Po; Daniele Ferrara, direttore regionale Musei del Veneto; Fabrizio Magani, soprintendente ABAP di Verona Rovigo e Vicenza; Giovanna Falezza, direttore museo Archeologico nazionale di Verona. Alle 11.30, gli interventi di Alberta Facchi, direttore del museo Archeologico nazionale di Adria; Nicola Nottoli, architetto progettista dei nuovi allestimenti; Jacopo Bonetto, dell’università di Padova. Alle 12, inaugurazione del Centro turistico culturale. Alle 12.45, inaugurazione dell’area archeologica di via Brenta. Seguirà un buffet nell’aula didattica dell’azienda agricola Forzello.
Verona. Festa del primo compleanno del museo Archeologico nazionale con una “Caccia al tesoro” riservata ai bambini
18 febbraio 2022: dopo vent’anni di attesa, nell’ex caserma asburgica San Tomaso, apre il museo Archeologico nazionale di Verona, la prima istituzione statale nella città scaligera: al taglio del nastro ci sono Daniele Ferrara, direttore della Direzione regionale Musei Veneto; Giovanna Falezza, neo direttrice dell’Archeologico; Massimo Osanna, direttore generale Musei ministero alla Cultura; l’architetto Chiara Matteazzi, che ha curato l’allestimento (vedi Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025 | archeologiavocidalpassato). È passato un anno, e a spegnere la prima candelina sabato 18 febbraio 2023 saranno i bambini: 3-2-1… TANTI AUGURI MUSEOOOO!!! Tutti i bambini sono invitati a partecipare a un’emozionante “Caccia al tesoro”: indizi nascosti dappertutto, indovinelli da risolvere e tesori da scovare. Al museo Archeologico nazionale di Verona aspettano bambine e bambini da 6 a 12 anni il 18 febbraio alle 15.30 per un compleanno esilarante. Costo dell’attività: 5 euro (ingresso al museo per bambini: gratuito; ingresso al museo per gli adulti: 5 euro con visita guidata gratuita a due accompagnatori per bambino). Prenotazione obbligatoria tramite mail museovr@archeologica.it oppure via WhatsApp 346 5033652.
Venezia. “Archeologia e ambiente in laguna. Verso il grande museo del Lazzaretto vecchio”: ne parla a bordo scavo di Lio Piccolo il team di scavo di Ca’ Foscari con i curatori del progetto museale e gli archeobotanici coinvolti. Visita guidata e aperitivo archeologico
Visita agli Scavi, Aperitivo archeologico e ospiti d’eccezione. Nuovo appuntamento, venerdì 14 ottobre 2022, alle 16, a Lio Piccolo (Venezia) con “Archeologia di comunità. Lo scavo della villa marittima di epoca romana di Lio Piccolo, anno 2022”, nell’ambito del progetto “Vivere d’acqua, archeologie tra Altino e Lio Piccolo” dell’università Ca’ Foscari di Venezia. In programma visita dello scavo, conversazione a bordo scavo e aperitivo archeologico. Si accede all’area dello scavo dall’agriturismo Le Saline in via della Sparesera 4 a Lio Piccolo (Ve). Per partecipare scrivere a vivereacqua@unive.it, messaggi whatsapp a +39 351 690 0300. Il tema di venerdì 14 ottobre 2022 è “Archeologia e ambiente in laguna. Verso il grande museo del Lazzaretto vecchio”. Il team di scavo Diego Calaon e Daniela Cottica incontrano Daniele Ferrara, Letizia Pulcini e Giulia Passante della Direzione regionale Musei del Veneto, curatori del progetto museale. La conservazione della risorsa archeologica è davvero una sfida per la Laguna, dove i siti difficilmente possono essere lasciati visibili come in un parco archeologico tradizionale. A questa sfida risponde l’ambizioso progetto del futuro museo di Archeologia del Lazzaretto Vecchio, con un progetto di narrazione della lunga storia conservativa della laguna e di Venezia. Invece gli archeobotanici Marco Marchesini e Silvia Marvelli aiuteranno a capire come l’ambiente naturale, le piante e le erbe ci permettano di tracciare una storia di continue iterazioni tra uomo e ambiente.
Verona. Al museo Archeologico nazionale apre la sezione dell’Età del Ferro che completa il percorso espositivo della Preistoria e Protostoria: tra le star in mostra i “Cavalli delle Franchine” di Oppeano e la tomba del “principe bambino” dalla necropoli celtica di Lazisetta a Santa Maria di Zevio

17 febbraio 2022: taglio del nastro al museo Archeologico nazionale di Verona all’ex carcere asburgico di San Tomaso (foto graziano tavan)
Sono passati otto mesi da quel 17 febbraio 2022 quando l’ex carcere asburgico di San Tomaso ha aperto le porte – dopo un restauro decennale – all’atteso museo Archeologico nazionale di Verona. Si era cominciato con una parte dell’ultimo piano dello storico edificio, quello dedicato alla Preistoria e alla Protostoria: “Agli albori della creatività umana”. Nell’allestimento curato dall’architetto Chiara Matteazzi la storia del popolamento del Veronese si è snodata dal Paleolitico all’Età del bronzo, con i visitatori accolti dallo Sciamano della Grotta di Fumane, raffigurazione in ocra rocca riferibile ai primi Sapiens (40.000 BP, Paleolitico superiore, ad oggi una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta, che del nuovo museo Archeologico nazionale di Verona è diventato il simbolo (vedi Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025 | archeologiavocidalpassato). Ma già al taglio del nastro la direttrice del museo, Giovanna Falezza, aveva assicurato che all’inizio dell’autunno il percorso sarebbe stato completato con la sezione dell’Età del Ferro. E ora ci siamo.

Il pozzo di Bovolone dell’Età del Bronzo, conservato al museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)
Mercoledì 26 ottobre 2022, alle 11, con l’evento “ENTRANDO NELLA STORIA. L’età del Ferro nel Veronese” si inaugurano le nuove sale espositive del museo Archeologico nazionale di Verona, con un’ampia sezione interamente riservata all’Età del Ferro, che saranno aperte al pubblico dal venerdì successivo, 28 ottobre 2022. La nuova sezione, curata sotto il profilo scientifico da Giovanna Falezza, direttrice del Museo, e da Luciano Salzani, già funzionario della Soprintendenza veronese, è stata allestita da Chiara Matteazzi, in continuità con il precedente allestimento museale. Il criterio è quello cronologico, con una serie di focus su oggetti e rinvenimenti di particolare interesse. Ad essere documentata è la storia del territorio veronese, luogo di incontri e contatti che qui si intrecciarono tra Veneti, Etruschi e Reti.

Giovanna Falezza, direttrice del museo Archeologico nazionale di Verona (foto graziano tavan)
L’Età del Ferro si sviluppò nel corso del primo millennio a.C., volgendo al termine con le prime manifestazioni dell’arrivo dei Romani, all’incirca nel II secolo a.C. “Già a partire dal IX secolo a.C., nel Veronese, sia in pianura che in collina, sorgono numerosi abitati, anche di rilevanti dimensioni”, anticipa la direttrice Giovanna Falezza: “ad esempio il centro veneto di località Coazze di Gazzo Veronese, che si estendeva su una superficie di oltre 60 ettari, con ampie aree di insediamenti abitativi accanto ad aree artigianali. Oltre, naturalmente, alle estese necropoli, dalle quali provengono oggetti particolari, venuti da lontano e con lavorazioni raffinatissime, a testimoniare la ricchezza dei contatti di cui il nostro territorio è teatro in questo periodo”. Sono soprattutto i ricchissimi materiali rinvenuti negli scavi delle necropoli ad fornire i contenuti della nuova sezione. Sepolture di uomini e donne ma anche di cavalli: i cavalli veneti, citati da fonti latine e greche per la loro agile bellezza. Nel percorso museale, uno dei due “Cavalli delle Franchine”, necropoli in territorio di Oppeano. Un maschio, morto a 17-18 anni, 135 cm al garrese, sepolto in una piccola fossa coricato sul fianco destro, con le gambe ripiegate.
Sicuramente emoziona la tomba del “Principe bambino”, una delle 187 della necropoli celtica di Lazisetta a Santa Maria di Zevio, unica per la ricchezza del corredo funebre. È la sepoltura di un bambino di 5-7 anni, le cui ceneri vennero deposte assieme ad un sontuoso carro da parata (di cui restano gli elementi metallici quali mozzi delle ruote, timone, 1 cerchione di ruota, 2 morsi dei cavalli che lo trainavano) e a un ampio corredo tipico solitamente dei guerrieri adulti (spada, lancia, giavellotto e scudo), oltre a vasellame ceramico e bronzeo, monete, attrezzi agricoli e strumenti per il banchetto (spiedi, coltelli, alari e un graffione di ferro). All’interno di alcuni vasi erano residui di ossa di maiale, resti del banchetto funebre. L’attento studio del contesto ha permesso agli archeologi di ricostruire il rituale con cui questo giovane “principe” fu sepolto: dopo essere stato cremato insieme ad alcune offerte, le sue ceneri furono raccolte in un contenitore in materiale organico (stoffa o cuoio) e deposte nella fossa assieme al resto del corredo; al di sopra fu collocato il carro, capovolto e parzialmente smontato; infine, dopo un parziale interramento, fu acceso un secondo grande fuoco rituale. Alla fine la tomba fu probabilmente coperta da un tumulo che segnalava l’elevato stato sociale del defunto.
Non meno curiosa una tomba (VII sec. a.C.) rinvenuta in una delle tre necropoli di Oppeano. Appartenne ad una bambina di pochi anni. All’interno dell’urna, al di sopra delle ossa combuste, oltre ad alcuni elementi di corredo sono stati deposti alcuni elementi molto particolari: delle conchiglie, di cui una forata, legate forse alla sfera del gioco; un astragalo, probabilmente un amuleto; infine un uovo di cigno, uccello acquatico ritenuto sacro. Proprio quest’ultimo assume un significato rituale molto importante, interpretabile come simbolo di rinascita e rigenerazione.

L’architetto Chiara Matteazzi ha curato l’allestimento del museo Archeologico nazionale di Verona
“Con l’allestimento delle sale dell’Età del Ferro abbiamo voluto anche inserire due esperienze immersive e alcune postazioni multimediali, destinate ad arricchire la narrazione dei reperti presentati nel percorso museale”, aggiunge Chiara Matteazzi. “L’uso delle tecnologie in campo museale consente infatti di migliorare con nuovi linguaggi la comprensione di tematiche complesse legate ai reperti esposti, utilizzando tecniche di storytelling per stimolare la curiosità del visitatore e amplificare il coinvolgimento cognitivo ed emozionale. L’obiettivo è quello di trasferire al visitatore, in maniera adeguata, non solo informazioni ma anche emozioni, rendendolo partecipe e coinvolgendolo nella narrazione”. “I lavori sono proseguiti senza soluzione di continuità da febbraio e con ottimi risultati”, conclude il dirigente della Direzione regionale Musei Veneto, Daniele Ferrara. “Terminato l’intero terzo piano del museo, contiamo ora di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, che i veronesi (e non solo) attendono da molti anni”.
Verona. Il museo Archeologico nazionale è una realtà: le due protagoniste – l’ex direttrice Federica Gonzato e la nuova Giovanna Falezza – ci introducono alla nuova istituzione culturale, con un breve excursus sulla storia della sede e sull’allestimento. Apertura completa entro il 2025

Taglio del nastro all’Archeologico di Verona: da sinistra, Matteazzi, Falezza, Ferrara, Gonzato, Osanna, Sboarina (foto graziano tavan)
Obiettivo 2025. L’impegno è stato preso ufficialmente da tutti i protagonisti dell’inaugurazione del museo Archeologico nazionale di Verona nell’ex caserma asburgica San Tomaso, la prima istituzione statale nella città scaligera: da Daniele Ferrara, direttore della Direzione regionale Musei Veneto, a Giovanna Falezza, neo direttrice dell’Archeologico (che parla nell’intervista rilasciata ad archeologiavocidalpassato.com), dal prof. Massimo Osanna, direttore generale Musei ministero alla Cultura, all’architetto Chiara Matteazzi, che ha curato l’allestimento. Intanto da oggi, 18 febbraio 2022, il museo Archeologico nazionale è aperto al pubblico: per ora tre giorni alla settimana, venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 18. La visita è limitata all’ultimo piano, dove è stata allestita la sezione di Preistoria e Protostoria: si va dal Paleolitico all’Età del Bronzo. Per l’Età del Ferro dovremo attendere settembre 2022.
Il nuovo museo, come ha spiegato l’ex direttrice Federica Gonzato, che ha seguito passo passo la nascita dell’Archeologico – il cui iter è iniziato almeno vent’anni fa – e ne ha curato il progetto scientifico, si distingue dai musei civici proprio perché raccoglie le testimonianze dell’archeologia di tutta la provincia di Verona: raccoglie i reperti provenienti da scavi di emergenza e da campagne di scavo curate in decenni dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona e da molte università. E soprattutto partiamo da circa 100mila anni fa di storia, dal Paleolitico: e da qui si instaura un dialogo con il visitatore per raccontargli quella che è la storia dell’uomo. “Ecco questa è proprio la mission del museo Archeologico nazionale di Verona – spiega Gonzato: l’evoluzione dell’uomo e della sua mente, di come lui vede se stesso, di come si vede proiettato nell’ambiente, e di tutto il percorso che lui fa quotidianamente di piccole scoperte e intuizioni per migliorare la sua vita quotidiana”.

Il museo Archeologico nazionale di Verona è accolto da quello che, in epoca asburgica, fu il carcere di guarnigione (Garnisons Stockhaus). L’edificio si innalza su un lotto trapezoidale, adiacente al fianco meridionale della chiesa di San Tomaso, in precedenza occupato dal monastero, con un grande chiostro quadrangolare e alcune corti minori. Il carcere (ed oggi il Museo) si articola su tre corpi di fabbrica lineari: i due maggiori si affacciano, rispettivamente, sullo stradone di San Tomaso e sulla via retrostante dell’isolato, vicolo Campanile di San Tomaso. Il terzo corpo di fabbrica, minore, li collega a meridione. Verso l’interno i medesimi fabbricati delimitano una grande corte quadrangolare; un cortile di servizio è annesso a sud del tratto minore e lo divide dagli altri fabbricati civili dell’isolato. Il tratto principale, contiguo alla facciata della chiesa, conteneva gli uffici, con la cancelleria, gli archivi, e gli alloggiamenti del personale addetto alla custodia. Al centro, verso il cortile, sporgeva il corpo poligonale della cappella, in asse con l’androne d’ingresso. Le due campate iniziali, adiacenti alla chiesa, pur inserite nel nuovo edificio, non appartenevano al Carcere, ma alla casa canonica. Questa era collegata da un passaggio, lungo il fianco della chiesa, alla vecchia sagrestia, sulla via retrostante, unita all’altro tratto del Carcere, destinato, con l’ala minore, alle celle. Il passaggio adiacente al fianco della chiesa è il resto del chiostro quattrocentesco, con gli archi murati, che continua anche sul lato della sagrestia, a est.
Ad accogliere il pubblico è lo Sciamano della Grotta di Fumane, scelto come simbolo del museo stesso. Ma sono molti i motivi e i tesori che dovrebbero spingere il pubblico a venire a visitare l’Archeologico, come spiega ad archeologiavocidalpassato.com la neodirettrice Giovanna Falezza.

Nella prima sezione cronologica, il Paleolitico, fase in cui anche il territorio veronese è testimone della piena espansione delle popolazioni neandertaliane e dell’Homo sapiens in Europa, il Museo racconta le prime forme d’arte e la vita di queste popolazioni di cacciatori e raccoglitori, accogliendo preziosi reperti di due siti di grande rilevanza a livello europeo: la Grotta di Fumane, con le sue pietre dipinte – prima fra tutte, lo sciamano -, e Riparo Tagliente.

Nella seconda sezione cronologica, il Neolitico, fondamentale fase della preistoria in cui i gruppi umani passano da un’economia basata essenzialmente su caccia e pesca all’introduzione di agricoltura e allevamento e quindi alla possibilità di produrre il cibo per il proprio sostentamento, spiccano i reperti dal sito veronese di Lugo di Grezzana che proiettano i visitatori nella vita di un villaggio neolitico, mentre i rinvenimenti da altri siti veronesi li introducono ai rituali funebri e agli oggetti dedicati al culto.

Nella terza sezione cronologica, l’Età del Rame, momento della preistoria in cui l’Uomo scopre la possibilità di utilizzare un metallo – il rame, appunto – per realizzare armi e strumenti, troviamo la capanna di Gazzo Veronese, la necropoli recentemente scoperta di Nogarole Rocca, statue-stele e preziosi corredi tombali dal territorio veronese che accompagnano i visitatori nella prima “età dei metalli”.

Nella quarta ed ultima sezione aperta al pubblico, la più articolata, l’Età del Bronzo, fase in cui le comunità umane, oltre ad introdurre l’uso del bronzo per la costruzione dei propri oggetti, diventano sempre più numerose, articolate ed interconnesse tra loro, il Museo racconta la vita di questi abili artigiani e costruttori: l’enorme pozzo di Bovolone, valorizzato con un gioco di luci, campeggia al centro della sala dedicata ai villaggi; attorno, alcuni modellini raccontano le antiche tecniche edilizie, mentre reperti eccezionali parlano al visitatore della vita e del lavoro di tutti i giorni.

Questa sezione accoglie una vetrina dedicata alla tre palafitte UNESCO della provincia di Verona, oltre ad una serie di reperti in legno dal sito di Vallese di Oppeano, eccezionalmente conservati. L’articolata vita dell’Età del Bronzo viene poi raccontata nelle sale seguenti, con una serie di reperti derivati dagli scambi con il mondo europeo e mediterraneo, e con gli eccezionali rinvenimenti dalle necropoli veronesi. Fra tutte, si ricorda quella di Olmo di Nogara, con le raffinate spade di bronzo deposte al fianco dei guerrieri. Infine, il Museo racconta quella che doveva essere l’antica ritualità, con un’ultima sala dedicata ai “doni agli dei” dell’Età del Bronzo.
Verona. L’attesa è finita. Domani si inaugura, e venerdì apre al pubblico, il nuovo museo Archeologico nazionale nell’ex caserma asburgica San Tomaso. Si inizia con la sezione di Preistoria e Protostoria: un percorso da 200mila anni fa al I sec. a.C. Ecco le prime immagini

L’attesa è finita. Il museo Archeologico nazionale di Verona è una realtà. Domani, giovedì 17 febbraio 2022, alle 11.30, si inaugura la sezione “Preistoria e protostoria: agli albori della creatività umana” del nuovo museo Archeologico nazionale di Verona nell’ex caserma asburgica San Tomaso, in stradone San Tomaso, 3. E venerdì 18 febbraio 2022 il museo sarà aperto al pubblico che nei giorni di venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 18, potrà percorrere 200mila anni di storia. Là dove erano imprigionati i carbonari che lottavano contro l’Impero Asburgico hanno trovato posto infatti le testimonianze più antiche degli insediamenti umani nel territorio veronese, portate alla luce dopo un secolo e più di campagne archeologiche. Si tratta di reperti considerati i primi, eccezionali esempi delle espressioni della civiltà e della creatività umane, che si possono ora finalmente ammirare accompagnati da un chiaro corredo introduttivo. Ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale valorizzano questo straordinario patrimonio in bianche teche sovrastate dalle colossali capriate lignee del grande edificio costruito nel 1856 per farne sede carceraria.

I muri perimetrali delle celle sostengono possenti arcate in mattoni, conferendo all’ambiente la sembianza di una chiesa romanica. La Direzione regionale Musei Veneto, cui questo museo statale afferisce, ha investito fondi del ministero alla Cultura per restaurare e mettere a norma l’edificio che si sviluppa su tre piani, compresa la elegante facciata sul lungadige veronese. L’allestimento del nuovo museo Archeologico, affidato all’architetto Chiara Matteazzi su progetto scientifico dell’ex direttrice Federica Gonzato, è iniziato dall’ampio sottotetto dove hanno trovato collocazione le sezioni dedicate alla Preistoria e alla Protostoria, a documentare un lasso di tempo che prende avvio circa 200mila anni fa e si dipana sino al primo secolo a.C. Il piano intermedio accoglierà invece i reperti dell’età celtica e romana, oltre ad uffici, biblioteca e spazi per incontri, mentre il piano terra è destinato a documentare l’età altomedievale.

Domani, all’inaugurazione, con Daniele Ferrara direttore della Direzione regionale Musei Veneto e Giovanna Falezza neo direttrice dell’Archeologico, interverrà il prof. Massimo Osanna direttore generale Musei ministero alla Cultura. “Complessivamente l’investimento supererà i 3 milioni di euro, integralmente finanziati dal ministero alla Cultura”, afferma Daniele Ferrara. “Aperta al pubblico la sezione riservata alla preistoria e alla protostoria, contiamo di avviare molto presto il cantiere per la sezione romana, mentre con fondi assegnati tramite il PNNR metteremo a cantiere anche il piano terra per completare quello che si prefigura come uno dei più importanti musei archeologici italiani”.

Il percorso espositivo della sezione Preistoria e Protostoria, anche grazie a ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale, narra le principali componenti storiche del veronese in un arco cronologico compreso tra oltre 100mila anni fa e il 100 a.C. Predisposto con la collaborazione dell’università di Ferrara, dell’università di Trento e della soprintendenza ABAP di Verona, il percorso si articola in una serie di sottosezioni dedicate ai principali siti preistorici e protostorici, dal Paleolitico (rappresentato dalla famosa pietra dipinta, nota come lo “Sciamano”, considerato tra le più antiche rappresentazioni umane sino ad oggi note al mondo, proveniente dalla Grotta di Fumane), passando attraverso il Neolitico e l’età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l’esposizione dei materiali provenienti dai siti palafitticoli inseriti nella lista UNESCO del veronese, e all’età del Ferro. L’allestimento si sviluppa in modo lineare, attraverso le diverse sale dei due bracci del terzo piano (dal Paleolitico all’età del Bronzo) fino a confluire nel terzo braccio (dedicato all’età del Ferro).

Tra i molti tesori del nuovo Museo, la neo direttrice dell’istituzione veronese, Giovanna Falezza, segnala la pietra dipinta nota come “lo Sciamano”, assunto a simbolo del nuovo museo. Tra le opere d’arte in ocra rossa rinvenute nella Grotta di Fumane e riferibili all’attività artistica dei primi Sapiens (40mila BP, Paleolitico superiore), la più famosa è questa pietra calcarea sulla quale, in ocra rossa, è raffigurato un personaggio che indossa un copricapo. Questa pietra è, ad oggi, una delle più antiche figure teriomorfe (figure di uomo-animale) del pianeta.

Risale invece all’Età del Bronzo antico, lo straordinario esemplare di vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo archeologico della Palafitta del Laghetto del Frassino presso Peschiera del Garda. Dal medesimo sito provengono anche ceramiche con decorazioni incise, conchiglie, metalli e utensili in osso, pietra e legno. Sempre dal Garda, rinvenuti ad una profondità di circa tre metri, provengono una tazza dell’Età del Bronzo antico e alcuni resti paleobotanici, tra i quali una spiga carbonizzata di farro.

Dal sito di Pila del Brancon, a Nogara, provengono spade ripiegate, cuspidi di lancia, pugnali ed altri elementi laminari contorti, materiali che possono essere riferiti ad una fase iniziale dell’età del Bronzo finale. Notevoli e numerosi gli oggetti da ornamento esposti nel nuovo Museo e tra essi spicca il magnifico spillone scoperto presso la palafitta de La Quercia a Lazise, lungo più di mezzo metro, con larga testa a disco e gambo ritorto.
Verona. Dopo un lungo restauro e decenni di attesa, apre il nuovo museo Archeologico nazionale nell’ex caserma asburgica San Tomaso: si inizia con la ricca sezione di Preistoria e Protostoria, con lo Sciamano di Fumane, simbolo del museo


Le eleganti architetture dell’ex caserma asburgica, sede del nuovo museo Archeologico nazionale di Verona (foto drm-veneto)
Se si apre il sito del museo Archeologico nazionale di Verona e si clicca alla voce “orari”, la risposta è secca: temporaneamente chiuso per restauri. Una situazione che permane da sempre, da decenni: perché in realtà non è mai stato aperto. Da quando lo Stato ha individuato l’ex caserma asburgica di San Tomaso affacciata sull’Adige a Verona come sede dell’istituendo museo Archeologico nazionale per coprire una storica lacuna della città scaligera, dove non c’è alcun museo statale ma solo civici, tutti gli interventi sono stati indirizzati al recupero e al restauro del grande edificio, adiacente alla chiesa di S. Tomaso Cantuariense, una delle testimonianze di architettura civile austriaca meglio conservate a Verona, per renderlo idoneo all’esposizione delle ricchissime testimonianze provenienti dalle ricerche archeologiche effettuate nella città e nel territorio veronese negli ultimi quarant’anni, articolate in un arco temporale che va dalla preistoria alla protostoria, alla fase celtica, alla romanizzazione, fino all’età romano-imperiale. Ma, dopo vari annunci, stavolta ci siamo. Giovedì 17 febbraio 2022, alle 11.30, sarà inaugurato il nuovo museo Archeologico nazionale di Verona nell’ex caserma asburgica San Tomaso alla presenza del direttore regionale Museo Veneto, Daniele Ferrara; del direttore dell’Archeologico, Giovanna Falezza; del soprintendente Abap di Verona, Vincenzo Tinè. Interverrà il prof. Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura.

Si comincia con l’apertura al pubblico dell’importante Sezione riservata alla Preistoria e Protostoria. Dal Neolitico all’età del Rame, del Bronzo e del Ferro, con l’esposizione, tra gli altri, dei materiali provenienti anche dai siti palafitticoli UNESCO del veronese. Il percorso espositivo della sezione Preistoria e Protostoria, anche grazie a ricostruzioni fisiche e virtuali, video e altri mezzi di comunicazione multimediale, narra le principali componenti storiche del veronese, compreso tra 50mila anni fa e il 100 a.C. In generale il percorso espositivo si articola in una serie di sottosezioni dedicate alle principali epoche della preistoria-protostoria del territorio veronese, dal Paleolitico (rappresentato dalla famosa pietra dipinta, nota come lo “Sciamano”, proveniente dalla Grotta di Fumane), passando attraverso il Neolitico e l’età del Rame, fino all’età del Bronzo, con l’esposizione dei materiali provenienti dai siti palafitticoli UNESCO del veronese, e l’età del Ferro. L’obiettivo è quello di far percepire il ruolo formativo di questo territorio rispetto al centro urbano di Verona, la cui nascita è l’esito di un percorso storico di lunga durata. L’allestimento si sviluppa in modo unilineare e senza interferenze, partendo dalla sala di orientamento (accessibile dalla scalinata e dall’ascensore) attraverso le diverse sale dei due bracci del terzo piano (dal Paleolitico all’età del Bronzo) fino a confluire nel terzo braccio (dedicato all’età del Ferro).
Oltre 100 esperti tra archeologi, architetti, ingegneri, docenti universitari, museologi e museografi si riuniscono il 26 e il 27 febbraio 2024 a Roma, al ministero della Cultura, al Collegio Romano, per il convegno organizzato dalla direzione generale Musei “Allestire l’archeologia. Progetti in corso e nuove proposte per i musei e i parchi archeologici nazionali”. Nel corso delle due giornate verranno illustrati e discussi circa 40 progetti, studiati per realizzare ex novo o per rinnovare gli allestimenti di altrettanti musei e parchi archeologici nazionali di tutta Italia. I lavori si concluderanno con una tavola rotonda, coordinata da alcune tra le personalità attualmente più competenti per animare il dibattito intorno all’intreccio tra ricerca, comunicazione e musei. Diretta sul canale YouTube del Ministero della Cultura ai seguenti link: 26 febbraio 




Manca ormai pochissimo al convegno nazionale “La gestione dei Musei di Enti Locali. Criticità, modelli innovativi, prospettive di sviluppo” in programma al Palazzo della Gran Guardia in piazza Bra a Verona il 22 e il 23 novembre 2023: i posti in sala sono ormai esauriti, ma se non vi è registrati si potrà seguire le due giornate in diretta streaming sul canale YouTube dei Musei civici di Verona:
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