Un libro al giorno. “Dance, space, ritual. Material evidence of dance performance in the ancient world” a cura di Angela Bellia sui metodi di ricerca e i contesti delle evidenze archeologiche riguardanti lo studio degli spettacoli di danza nelle società antiche

Copertina del libro “Dance, space, ritual. Material evidence of dance performance in the ancient world” a cura di Angela Bellia
È uscito per i tipi degli Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali il libro “Dance, space, ritual. Material evidence of dance performance in the ancient world” a cura di Angela Bellia, per la collana “Telestes. Studi Ricerche di Archeologia Musicale nel Mediterraneo. 7”. Il libro esamina i metodi di ricerca e i contesti delle evidenze archeologiche riguardanti lo studio degli spettacoli di danza nelle società antiche; esso si propone di far luce sulla funzione degli spettacoli di danza e ricostruire il ruolo della danza, oltre che quello della musica e del suono, nel mondo antico. Gli articoli esplorano le testimonianze materiali della danza ed evidenziano il contributo di questi documenti per approfondire la nostra comprensione dei significati e delle funzioni culturali, religiose e sociali della danza all’interno delle attività rituali e della vita quotidiana, ricostruendo i molteplici modi e i contesti diversi in cui sono stati vissuti. Gli spazi sacri sono stati considerati non solo in relazione a come le loro forme e strutture interagivano con l’esperienza umana, ma anche riguardo a come le caratteristiche delle aree addette alla danza potessero essere studiate come strutture architettoniche che dirigevano l’attenzione sull’interazione tra comportamento umano, movimento corporeo, spazio e costruzioni. Pertanto, il volume, miscellaneo, mira non solo a stimolare lo studio dei movimenti fisici eseguiti in antichi contesti rituali, ma anche a esplorare come essi potrebbero contribuire alla complessa relazione tra edifici, spazi, rappresentazione e interazioni sociali, rafforzando la memoria di eventi speciali dedicati a divinità particolari.
Sicilia. Al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento terza tappa (in tre giorni) della XX edizione del Festival (diffuso) del Cinema archeologico realizzato dal parco della Valle dei Templi con il RAM film festival: ecco il programma dei film e dell’archeotalk

Terza tappa del XX Festival del Cinema Archeologico, realizzato dal parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, in collaborazione con il RAM film festival e la Fondazione museo civico di Rovereto. E stavolta siamo nel cuore della Valle dei Templi, là dove è custodito un immenso patrimonio che illustra la storia della ricerca di buona parte della Sicilia centro meridionale. Stiamo parlando del museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, dove fa tappa il Festival il 17, 18 e 19 luglio 2024. I film proiettati saranno sette e tratteranno le tematiche archeologiche più disparate: dal papiro di Ebers all’ascesa, il declino e la scomparsa della civiltà etrusca, dai robot umanoidi in grado di esplorare siti sommersi ed effettuare scavi a regola d’arte, fino all’archeologia musicale capace di riportare in vita le musiche perdute che scandivano la vita delle civiltà antiche. Da non perdere, giovedì 18 luglio 2024, l’archeotalk con Angela Bellia, che ci porterà a scoprire il ruolo fondamentale che la musica e la danza hanno rivestito nel mondo antico.

Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George
PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 17 LUGLIO 2024. Alle 21, apre il film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia, 2020-2021, 53’). Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, l’archeologia musicale, riporta in vita musiche perdute, sacre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Chiude la serata il film “Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion / I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion” di Jacques Plaisant (Francia, 2022, 52’). Duecento anni fa, Jean-François Champollion decifrò per la prima volta i geroglifici egizi, risolvendo così uno dei più grandi enigmi della Storia. Poco invece si sa di Jacques-Joseph, il fratello maggiore rimasto nell’ombra. Uno studio degli archivi familiari getta nuova luce sulla loro avventura.

PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 18 LUGLIO 2024. Alle 19, Archeotalk “Alla ricerca dei suoni perduti: archeologia musicale della Magna Grecia e della Sicilia greca”. Modera: Donatella Mangione (parco Valle dei Templi). Incontro e aperitivo con Angela Bellia, ricercatrice all’Istituto di Scienze del Patrimonio del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli che ci porterà a scoprire il ruolo fondamentale che la musica e la danza hanno rivestito nel mondo antico. L’evidenza materiale e le testimonianze scritte e figurative oggi ci permettono di comprendere meglio il mondo sonoro del passato e le modalità con cui la musica e la danza accompagnavano i rituali e tutte le forme teatrali e di drammatizzazione legate al mito. Partecipazione gratuita, con prenotazione online sul sito www.ramfilmfestival.it.

Frame del film “The Treasures of the Pharaohs – Ebers Papyrus / I tesori dei Faraoni – Il papiro di Ebers” di Denis Kliewer
Alle 21, inizio delle proiezioni. Apre il film “The Treasures of the Pharaohs – Ebers Papyrus / I tesori dei Faraoni – Il papiro di Ebers” di Denis Kliewer e Ulli Wedelmann (Germania, 2023, 52’). Il papiro di Ebers custodisce l’arte della guarigione degli Egizi di 3500 anni fa e riunisce quasi 900 testi medici. Quali di queste antiche conoscenze possono ancora essere utili nel XXI secolo?. Chiude la serata il film “Ocean One K: L’archéologue des abysses / Ocean One K: l’archeologo degli abissi” di Mathieu Pradinaud (Francia, 2023, 52’). Da sempre l’esplorazione dei relitti è una sfida enorme dato che è impossibile immergersi nelle profondità e scavare. Entra così in scena Ocean One K, un robot umanoide in grado di esplorare i siti sommersi e di effettuare scavi archeologici a regola d’arte.

Frame del film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski
PROGRAMMA DI VENERDÌ 19 LUGLIO 2024. Alle 21, apre il film “Storie di ossa” di Gabriele Clementi (Italia, 2023, 7’). Le ossa portano su di sé le tracce del vissuto di un individuo, di una comunità, di un popolo. Stefano Ricci Cortili, antropologo e illustratore anatomico, sta dedicando la sua vita a questi studi in supporto alla ricerca archeologica. Segue il film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski (Francia, 2022, 52’). Aperta sul Mar Tirreno, l’Etruria, grosso modo l’attuale Toscana, risplendeva nel Mediterraneo tra il IX e il I secolo a.C. Ma chi erano gli Etruschi e come si spiega l’ascesa di questa civiltà, ma anche il suo declino e poi la sua scomparsa? Quindi il film “L’Appia a Minturnae. Il Videodiario di Scavo” di Gianmatteo Matullo (Italia, 2021, 34’). Il film, realizzato nel corso delle indagini archeologiche dirette dalla Soprintendenza, racconta la storia dell’Appia ben oltre i limiti cronologici della città romana, e svela i dettagli di un periodo finora poco noto. Chiude la serata, alle 23, l’annuncio dei film premiati dalle giurie e del vincitore del premio del pubblico.
Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale conferenza “Le azioni ed i movimenti espressivi nel rito nell’ arte e nella malattia. Una visione contaminata dell’attività del cervello umano”, con approfondimenti nella grande mostra “Per gli uomini e per gli dei. Musica e danza nel mondo antico”
In che modo la musica e i suoni influenzano gli esseri umani? Quali effetti producono? Perché il suono degli strumenti musicali, talora accompagnando il movimento corporeo, può procurare piacere, gioia e serenità oppure tristezza, eccitazione e turbamento? Quali suoni e movimenti erano ritenuti in grado di procurare la «trance» nel mondo antico? Saranno i temi affrontati nella conferenza “Le azioni ed i movimenti espressivi nel rito nell’ arte e nella malattia. Una visione contaminata dell’attività del cervello umano”, nuovo appuntamento nella ricca programmazione del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria per celebrare la Festa Europea della Musica. Appuntamento venerdì 23 giugno 2023, dalle 9 alle 18.30, al MArRC, sulla splendida terrazza affacciata sullo Stretto, si terrà l’incontro scientifico organizzato dal prof. Umberto Aguglia, Neurologo già ordinario dell’università Magna Grecia di Catanzaro, in collaborazione con il MArRC, e patrocinato dall’università Mediterranea di Reggio Calabria, l’università Magna Grecia di Catanzaro, il Touring Club Italiano – Sezione Reggio Calabria e dalla Città Metropolitana Reggio Calabria. “Siamo felici di ospitare questo evento di alto spessore scientifico”, dichiara il direttore del Museo, Carmelo Malacrino. “Il MArRC è sempre più un luogo della cultura condivisa, rivolto a tutti i tipi di pubblico. Abbiamo accolto con vivo interesse la proposta del prof. Aguglia, con la consapevolezza che il confronto multidisciplinare possa innescare la scintilla per nuove scoperte e prospettive di ricerca”.

Rilievo con Thiasos dionisiaco conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
“Questa conferenza”, commenta il prof. Aguglia, “si propone di mettere a confronto archeologi, storici, antropologi e medici (neurologi, neurofisiologi, psichiatri, psicanalisti) al fine di fornire una visione multidisciplinare delle azioni e dei movimenti espressivi nell’uomo. Una visione contaminata in cui la conoscenza della storia, dei rituali mistico-religiosi, della coreografia, dell’arte e della malattia aiuti a comprendere meglio il funzionamento del cervello umano”. Sarà un momento di studio e confronto multidisciplinare sul movimento e sull’attività motoria complessa, ponendo particolare attenzione sulla raffigurazione sull’interpretazione della sfera emotiva anche in rapporto alla musica. Angela Bellia, ricerca di ISPC CNR e studiosa di musica antica tra le più accreditate a livello internazionale, approfondirà gli aspetti legati agli effetti della musica, dei suoni e del movimento ritualizzato attraverso una selezione di testi e di immagini di età greca e romana.

Ingresso alla mostra “Per gli uomini e per gli dei. Musica e danza nel mondo antico” al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto MArRC)
Sarà l’occasione per analizzare alcuni importanti esempi di scene di estasi causata dai suoni e dalla danza esposti nella grande mostra “Per gli uomini e per gli dei. Musica e danza nel mondo antico” a cura di Carmelo Malacrino, Angela Bellia e Patrizia Marra, inaugurata il 14 giugno 2023. Un percorso espositivo che attraverso i reperti, le immagini e gli strumenti originali, racconta il mondo sonoro nell’antichità e le varie occasioni del “fare musica”, di ascoltarla e di produrla per accompagnare la danza. Una esposizione temporanea con opere di età greca e romana provenienti non solo dalle collezioni del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, ma anche da quelle del museo Archeologico nazionale di Napoli e del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, con statue, affreschi, vasi e altri manufatti in argento, bronzo, osso e avorio (vedi Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”. Oltre 160 opere: vasi in ceramica figurata e in argento decorato, avori e ossi lavorati, piccole statuette in terracotta e grandi statue in marmo, fino agli affreschi e a numerosi strumenti antichi in bronzo | archeologiavocidalpassato).
Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”. Oltre 160 opere: vasi in ceramica figurata e in argento decorato, avori e ossi lavorati, piccole statuette in terracotta e grandi statue in marmo, fino agli affreschi e a numerosi strumenti antichi in bronzo


Lekythoi attiche con scene di danza, dalla necropoli di Lucifero di Locri Epizefiri, conservate al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto marrc)
A Piazza Paolo Orsi, location d’eccezione, al cospetto dei meravigliosi Bronzi di Riace, al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria l’inaugurazione della grande mostra “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”, mercoledì 14 giugno 2023, alle 17, dà il via alla ricca programmazione estiva del MArRC, con esposizioni, eventi, concerti e tante altre occasioni per “ritrovarsi al Museo”. La mostra è stata curata dal direttore del museo Carmelo Malacrino con l’archeologa Patrizia Marra e Angela Bellia, ricercatrice dell’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del CNR e studiosa di musica antica tra le più accreditate a livello internazionale. All’inaugurazione parteciperà il conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, diretto da Francesco Romano, con un Ensemble di musica d’insieme per strumenti ad arco della cattedra del prof. Giovanni Caridi, con brani di F.J. Haydn, J.S. Bach e K. Jenkins. Tra le Istituzioni, sono stati invitati a dare un saluto la vicepresidente della Regione Calabria, Giusy Princi; il sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace; il sindaco f.f. di Reggio Calabria, Paolo Brunetti; il segretario regionale del MIC e soprintendente ABAP RC-VV, Fabrizio Sudano; la direttrice dell’Istituto di Scienze del Patrimonio culturale del CNR, Costanza Miliani. “Sarà certamente la mostra più bella e articolata degli ultimi anni”, conclude Malacrino, “alla quale lavoriamo sin dal 2019. Ringrazio le amiche Angela Bellia e Patrizia Marra per questa collaborazione, che farà scoprire tanti aspetti suggestivi della musica e della danza nell’antichità. La mia gratitudine va anche ai direttori del museo Archeologico nazionale di Napoli e del museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa per i numerosi prestiti di opere. Una fruttuosa sinergia, volta a valorizzare al meglio queste opere meravigliose”. “Questa esposizione”, sottolinea Bellia, “pone in evidenza la necessità di indagare sul soundscape storico alla riscoperta del tessuto sonoro nel quale vivevano le civiltà che ci hanno preceduti per aiutarci a comprendere come il suono sia presente nella vita e nell’ambiente naturale e come sia oggi più che mai necessario sollecitare una nuova sensibilità verso il suono e la musica come parte dell’ecosistema nel quale siamo immersi”.

Il magnifico rilievo policromo con scena di danza proveniente dal cd. santuario di Griso-Laboccetta, a Reggio Calabria, conservato al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto marrc)

Il compositore greco Nikos Xanthoulis con la lira a sette corde
Oltre 160 opere in esposizione, provenienti non solo dalle collezioni del MArRC; vasi in ceramica figurata e in argento decorato, avori e ossi lavorati, piccole statuette in terracotta e grandi statue in marmo, fino agli affreschi e a numerosi strumenti antichi in bronzo giungono sulla sponda dello Stretto sia dal museo Archeologico nazionale di Napoli, diretto da Paolo Giulierini, sia dal museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa, diretto da Carmelo Bennardo. “La mostra”, aggiunge Marra, “vuole sensibilizzare il pubblico più ampio al fascino dei suoni del mondo antico, conducendo i visitatori alla scoperta delle tante differenze nelle sonorità greche e romane, ma anche delle tante analogie che le accomunano al presente”. Al visitatore sarà offerta una incredibile selezione di reperti, che testimonia quanto la musica e la danza abbiano rivestito un ruolo fondamentale nella società antica, permeandola in ogni suo aspetto. Il tutto organizzato seguendo linee guida tematiche volte a favorire un graduale approfondimento del panorama sonoro nel mondo greco e romano. La sezione dedicata agli strumenti musicali permetterà al visitatore di familiarizzare con terminologia e forme – in alcuni casi decisamente “curiose” – degli oggetti sonori. Le testimonianze figurate giunte sino a noi, sui supporti più diversi, guideranno il pubblico attraverso la scoperta dei modi di ascoltare e produrre musica e danza nel corso dei diversi frangenti della vita, in ambito domestico, così come nelle occasioni conviviali, cultuali e di intrattenimento. Il percorso espositivo sarà reso ancora più emozionante dalle note della lyra nell’interpretazione dell’antico strumento a sette corde suonato da Nikos Xanthoulis, che riecheggeranno negli ambienti accompagnando due video appositamente predisposti per l’esposizione.
Scoperti nel tempio R di Selinunte i frammenti di un aulos. Ora la musica della Magna Grecia di 2500 anni fa può rivivere grazie a una stampa 3D: la presentazione a Granada a fine mese
I suoni perduti della musica antica potrebbero rivivere grazie alla tecnologia 3D. Così chi fosse incuriosito dal conoscere alcune caratteristiche degli strumenti musicali antichi, tra cui l’acustica, la morfologia piuttosto che l’intonazione, ora può farsi un’idea grazie alla ricerca compiuta da Angela Bellia, Marie Curie Researcher dalla New York University e dall’università Alma Mater di Bologna, che è riuscita a ricostruire un antico “aulos” attraverso l’impiego della stampa 3D, trasferendolo poi in una copia artificiale tridimensionale in polimero creata dall’Officina 3D Lab. I primi risultati della ricostruzione virtuale di un aulos – antico strumento a fiato – ritrovato nell’estate del 2012 sotto il Tempio R di Selinunte saranno presentati all’International Congress Digital Heritage 2015, in programma a Granada, in Spagna, dal 28 settembre al 2 ottobre. Il reperto – scoperto da Clemente Marconi, direttore della Missione Americana dell’Institute of Fine Arts della New York University – è composto da due frammenti di un aulos «early type», risalente al VI secolo a.C., simile ad altri strumenti a fiato rinvenuti in Grecia e nell’Occidente greco: il più famoso è il ritrovamento di Paestum.
Il tempio R di Selinunte. Situato nel settore meridionale del Santuario principale urbano, il cosiddetto Megaron, il Tempio R si trova a sud del Tempio C e ad ovest del Tempio B, e con lo stesso orientamento orientale del Tempio C. Costruito nel primo quarto del VI secolo a.C., è il primo tempio monumentale costruito a Selinunte, e uno dei primi nell’architettura dell’Europa occidentale monumentale greca. Edificio non periptero (cioè non circondato da colonne) aveva un profondo pronao e una cella, simili al pressoché contemporaneo Tempio S, così come una terza camera con ingresso indipendente meridionale. Due colonne poste nel pronao, e forse una terza nella cella, allineate sull’asse centrale, sostenevano il tetto dell’edificio.
L’ indagine condotta sul Tempio R dall’equipe guidata dal prof. Clemente Marconi dell’Institute of Fine Arts dell’Università di New York è iniziata nell’estate 2011 con uno scavo nella zona antistante la porta, sul lato orientale dell’edificio. È stata identificata una sequenza stratigrafica intatta che va dal periodo ellenistico della fondazione fino al periodo orientale(fenicio-punico). I reperti dei livelli più profondi includono la trincea della fondazione del Tempio R. La trincea era piena di pezzi di calcare di intonaco provenienti dai blocchi dei conci, insieme ad alcuni ceramiche, usati per riempire ed elevare la base della costruzione, che permette di fornire una prima datazione archeologica del Tempio R. Nei livelli stratigrafici più alti del Tempio R, datato al tardo periodo classico, è stato rinvenuto un gruppo di sculture in terracotta, in alcune delle quali si conservano tracce della policromia originale. Ed è qui che appunto, nel 2012, sono stati trovati i due frammenti di aulos.
Per suonare questa tipologia di auloi, caratterizzati dall’assenza di meccanismi di azione sui fori e per la produzione sonora, il musicista usava esclusivamente le dita che coprivano, alternandosi o contemporaneamente, i fori posti nella parte superiore delle due canne e, quando presente, il foro per i pollici posto nel lato posteriore dei tubi. Le canne degli auloi «early type» erano di solito di osso e di diversa lunghezza. Grazie alla ricostruzione virtuale dello strumento è possibile non solo analizzare nel dettaglio le sue caratteristiche acustiche e morfologiche e, se possibile, a scoprirne l’intonazione, ma anche migliorare la ricerca scientifica, superando le limitazioni causate dalla fragilità dello strumento.
I risultati dello studio, che si inseriscono nell’ambito di Telestes, un progetto finanziato dalla Comunità Europea dal programma di ricerca Marie Curie Actions, dedicato alla cultura musicale di Selinunte, tra le più famose polis della Magna Grecia, saranno ufficialmente presentati all’International Congress Digital Heritage 2015, in programma a Granada, dal 28 settembre al 2 ottobre.
Domenica 1° ottobre 2023, anche al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, torna il tradizionale appuntamento della “Domenica al Museo”: l’iniziativa del ministero della Cultura che prevede, ogni prima domenica del mese, l’ingresso gratuito in Parchi archeologici, musei e luoghi della cultura. Ottima occasione per ammirare i Bronzi di Riace e di Porticello, nonché visitare i quattro livelli di allestimento permanente, con i preziosi reperti esposti al Museo. A ciò si aggiungono le tre grandi mostre temporanee che arricchiscono la programmazione museale: “I Bronzi di Riace. Cinquanta anni di storia”, curata dal direttore del Museo, Carmelo Malacrino; “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”, curata dal direttore e dalle archeologhe Angela Bellia e Patrizia Marra; “Le nuvole e il fulmine. Gli Etruschi interpreti del volere divino”, curata da Malacrino insieme agli archeologi Mario Iozzo e Barbara Arbeid. “Le prime domeniche del mese si confermano momenti tra i più significativi del dialogo del MArRC con la comunità del territorio”, dichiara il direttore Malacrino. “Vedere tanti cittadini tornare nelle sale espositive dà senso al nostro impegno di rendere il Museo un luogo inclusivo e dinamico”.





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