Un libro al giorno. “Che cos’è l’archeologia sperimentale” di Cristina Lemorini: introduzione ai principi fondamentali, alla metodologia e alle potenzialità didattiche dell’archeologia sperimentale

Copertina del libro “Che cos’è l’archeologia sperimentale” di Cristina Lemorini

È uscito per i tipi di Carocci editore il libro “Che cos’è l’archeologia sperimentale” di Cristina Lemorini. Quale ruolo può avere lo studio del passato nel nostro mondo moderno, globalizzato, ipertecnologico e proiettato nel futuro? Il libro, stimolando la riflessione sull’importanza di conoscere le comunità antiche per immaginare un futuro più sostenibile, presenta una chiara e concisa introduzione ai principi fondamentali, alla metodologia e alle potenzialità didattiche dell’archeologia sperimentale. Questa affascinante disciplina replica e testa oggetti, strumenti e situazioni del passato seguendo un rigoroso protocollo sperimentale che prevede, tra l’altro, l’utilizzo di materie, tecniche e processi produttivi il più possibile simili a quelli dell’epoca a cui appartengono. Ciò permette di acquisire molte informazioni non solo sul singolo reperto ma anche sul suo contesto sociale e di utilizzo, fornisce agli archeologi ulteriori dati per verificare le proprie ipotesi e, perché no, offre un modo coinvolgente per insegnare e divulgare la storia antica.

Cristina Lemorini (Sapienza università Roma)

Cristina Lemorini è professore associato di Preistoria e Protostoria alla Sapienza Università Roma, dove insegna Archeologia sperimentale e Analisi delle tracce d’uso e dei residui applicata a manufatti archeologici.

Bologna. La soprintendenza lancia la mostra on line “1925-2025. Un secolo di Archeologia in Emilia-Romagna. Cento anni di Soprintendenza a Palazzo Ancarano” che ripercorre un viaggio nell’archeologia del territorio ed evidenzia le attività di tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico

È un viaggio virtuale alla scoperta di cento anni di ricerche, scavi e scoperte archeologiche di un’intera regione, l’Emilia-Romagna. E per farlo basta un clic. Si accede così alla mostra online “1925-2025. Un secolo di Archeologia in Emilia-Romagna. Cento anni di Soprintendenza a Palazzo Ancarano” presentata ufficialmente giovedì 18 dicembre 2025, a Palazzo Marescalchi, sede Sabap-BO, in via IV Novembre 5 a Bologna. La mostra, con Comitato scientifico composto Sara Campagnari, Monica Miari, Silvia Bernardi e Rossana Gabusi (SABAP MET Bologna) è stata ideata e sviluppata dalla soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna, in collaborazione con soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Modena Reggio Emilia e Ferrara, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Ravenna Forlì-Cesena e Rimini, Complesso monumentale della Pilotta, musei nazionali di Bologna – direzione regionale Musei nazionali Emilia-Romagna, musei nazionali di Ferrara, musei nazionali di Ravenna.

La pagina iniziale della mostra on line “1925-2025. Un secolo di Archeologia in Emilia-Romagna. Cento anni di Soprintendenza a Palazzo Ancarano” (foto artsteps)

Realizzata su piattaforma virtuale da Dario Ferrari, archeologo libero professionista e sviluppatore della mostra su piattaforma ArtSteps, e liberamente fruibile (CLICCA QUI  per accedere alle stanze virtuali), la mostra intende celebrare i cento anni di presenza della soprintendenza nella sede bolognese di Palazzo Ancarano in via Belle Arti, nei cui spazi, proprio nel 1925, vennero trasferiti gli uffici dell’allora soprintendenza alle Antichità dell’Emilia e della Romagna ospitati fino a quel momento presso il regio museo Archeologico di Bologna. Il centenario è l’occasione per ripercorrere un viaggio nell’archeologia del territorio e per evidenziare gli esiti più importanti dell’attività della Soprintendenza e degli Istituti che ad essa si sono affiancati nella tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico. Il percorso espositivo -articolato in 5 sezioni e 17 sottosezioni- ripercorre la storia dell’Istituzione e della sua sede, l’evoluzione della metodologia dalle prime grandi scoperte all’archeologia professionale e le più rilevanti mostre e iniziative svolte nel territorio.

Ercolano. Prorogata a maggio 2026 la mostra “Dall’uovo alle mele” allestita a Villa Campolieto dal parco archeologico: conosciamola meglio con la presentazione che il direttore Francesco Sirano ha fatto per “archeologiavocidalpassato.com”

La mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”, programmata fino al 12 dicembre 2025, viene prorogata fino al 4 maggio 2026. Il parco archeologico di Ercolano e la Fondazione Ente Ville Vesuviane hanno infatti annunciato la proroga della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”, allestita negli spazi monumentali di Villa Campolieto, splendida dimora settecentesca del Miglio d’Oro. Una scelta dettata dal grande gradimento espresso dal pubblico, che ha dimostrato un forte coinvolgimento per il tema dell’esposizione e per l’esperienza immersiva proposta. La proroga rappresenta così un vero e proprio regalo di Natale per il pubblico, che potrà continuare a vivere questo viaggio nella storia del cibo per molti mesi ancora.

Inaugurazione della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”: da sinistra, Gennaro Miranda, presidente della Fondazione Ente Ville Vesuviane; Elena Scarlato, consiglire Ville Vesuviane; Francesco Sirano, direttore parco archeologico di Ercolano; Ciro Bonaiuto, sindaco di Ercolano (foto paerco)

Aperta il 28 marzo 2025, la mostra conduce i visitatori in un percorso immersivo dedicato alla cultura alimentare nell’antica Ercolano, mettendo in dialogo reperti unici, suggestioni visive e la raffinata architettura vanvitelliana del luogo che la ospita. Il cibo, inteso come elemento identitario e sociale, diventa il filo conduttore di un viaggio che unisce presente e passato, grazie anche alla presenza di immagini della moderna Ercolano che dialogano con la quotidianità del mondo romano (vedi Ercolano. Aperta a Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro, la mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano”: viaggio alla scoperta dell’arte culinaria romana grazie ai dati forniti dagli studi sugli oltre 300 scheletri di fuggiaschi ritrovati sull’antica spiaggia e ai resti carbonizzati di cibo | archeologiavocidalpassato). L’allestimento, concepito nel rispetto degli ambienti decorati del piano nobile della villa, utilizza la formula della “stanza nella stanza” per valorizzare sia la collezione archeologica sia gli spazi storici. Il percorso permette di apprezzare reperti organici di straordinaria conservazione – pane, cereali, legumi, frutta, uova, frutti di mare – restituiti in forma carbonizzata dall’eruzione del 79 d.C., insieme a utensili, vasellame e oggetti di uso quotidiano. Un patrimonio che documenta con precisione le abitudini alimentari degli antichi Ercolanesi, dalla produzione allo smaltimento del cibo.

Il direttore Francesco Sirano alla mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano (foto paerco)

Ecco un approfondimento che Francesco Sirano, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, già direttore del parco archeologico di Ercolano, ha fatto per archeologiavocidalpassato.com sulla mostra “Dall’uovo alle mele” allestita a Villa Campolieto, ultima iniziativa realizzata da Sirano alla guida del parco archeologico di Ercolano, a chiusura di un progetto avviato nel 2018 con il ciclo “Ercolano 1738-2018. Talento Passato e Presente”, attraverso tre esposizioni: la prima, nel 2018, “SplendOri. Il lusso negli ornamenti a Ercolano” all’Antiquarium; la seconda, nel 2022, “Materia. Il legno che non bruciò ad Ercolano” alla Reggia di Portici; infine la terza, nel 2025, “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto.

 

“La mostra “Dall’uovo alle mele” in svolgimento a Villa Campolieto – ricorda Sirano – fa parte di una trilogia di mostre, che così viene completata, che ha come sottotitolo “Ercolano, talento passato e presente”. Questa trilogia metteva in evidenza aspetti che rendevano Ercolano unica nel mondo in attesa, in preparazione come studio, sperimentazione anche di modalità espositive, del museo di sito. Quindi sono delle mostre sia utili in sé sia utili a noi per pensare a come poi realizzare questo museo di sito. La prima era sugli Ori organizzata nell’Antiquarium del parco archeologico dove si trova ancora oggi. La seconda era sui mobili di legno, perché il legno è una delle caratteristiche che rende Ercolano unica in tutto il mondo antico, potendo vantare più di 40 mobili di legno, gran parte dei quali oggi sono diventati parte dell’esposizione permanente all’interno dell’Antiquarium, in condizioni di sicurezza e salvaguardia conservativa con vetrine climatizzate. E la terza è quella oggi in svolgimento.

Mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano: uova (foto paerco)

“La mostra Dall’uovo alle mele – spiega Sirano – è dedicata alla civiltà del cibo dell’antica Roma che noi conosciamo attraverso Ercolano in maniera straordinaria perché ancora una volta le condizioni di seppellimento dell’antica Ercolano la rendono unica anche da questo punto di vista. Noi infatti abbiamo non solo una grande quantità di cibi e di alimenti, ma abbiamo anche una grandissima quantità di cibi e alimenti. E quindi attraverso questa mostra e attraverso i materiali dell’antica Ercolano si può avere un’idea dei gusti, dei commerci, delle tendenze anche di stile delle diete: della dieta degli antichi ercolanesi ma poi anche dei romani. E attraverso poi un palinsesto costituito da un lato da cibi-alimenti dall’altro dalle analisi che noi conosciamo e dai dati che vengono dall’analisi del campione antropologico dei fuggiaschi, vittime dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. i quali sono stati studiati sotto tante prospettive tra cui anche quella del regime della dieta, o delle conseguenze che un certo regime ha sulla salute o sul venire di malattie che le persone possono avere.

Villa Campolieto, una delle più affascinanti ville di età borbonica del Miglio d’Oro a Ercolano (foto ente ville vesuviane)

Questa mostra a me è molto cara – assicura Sirano – non solo perché si svolge nella splendida villa Campolieto, ma perché ha cercato di mettere insieme e valorizzare sia il contenitore che il contenuto. Noi non abbiamo affittato villa Campolieto, perché non aveva senso. Noi siamo andati a Villa Campolieto per poter aiutare a far conoscere Villa Campolieto. Questa mostra ha avuto più di 30mila visitatori: per Villa Campolieto una cifra impensabile. Perché non era ancora conosciuta. Ringrazio molto l’ente Ville Vesuviane che ha capito l’importanza della mostra e ha fatto un investimento coprendo i costi della vigilanza. Ma questo ha voluto dire l’Ente aprire davvero una pagina nuova nella gestione perché si aprono sempre di più. L’istituto è nato per la conservazione delle ville vesuviane, e ora sta sempre più aprendosi alla valorizzazione e quindi anche all’utenza, ai visitatori, a renderlo un posto sempre più vivo. E io sono contento che il parco archeologico di Ercolano abbia cominciato un pezzo di strada insieme all’ente Ville Vesuviane.

Allestimento della mostra “Dall’uovo alle mele. La civiltà del cibo e i piaceri della tavola a Ercolano” a Villa Campolieto di Ercolano (foto paerco)

“E poi lì, come il mio solito – sorride Sirano -, sperimentiamo qualche cosa di un po’ innovativo dal punto di vista della didattica, e di come dare indicazioni. E sempre di più ci stacchiamo dalle tradizionali didascalie. Ci sono molti QR code attraverso i quali si possono raggiungere informazioni più approfondite. Ma tutta la mostra è giocata sul confronto tra il contemporaneo e l’antico. Chiaramente si tratta di un’impostazione un po’ anacronistica perché non può essere diacronica: ci sono due poli cronologici e ci manca tutto quello che c’è di mezzo. E che cosa c’è di mezzo! Un’epoca in cui la cucina, il cibo è sempre stato importante. Ci sono state rivoluzioni, c’è stata l’introduzione del pomodoro che sappiamo cosa abbia rappresentato per la zona vesuviana. Però siccome la ricerca che abbiano portato avanti ad Ercolano in questi anni era quella di cercare un filo rosso, le “briciole di Pollicino” che permettessero di rispondere alla fatidica domanda a ogni visitatore: ma io qui perché ci sto? Perché guardare questa vetrina mi sta dando informazioni? perché mi interessa? Perché sto a scuola, devo imparare. Oppure perché invece in qualche maniera mi tocca per mille motivi? E questa è la risposta che preferirei – conclude Sirano -. Perché con l’allestimento di questa mostra abbiamo cercato di sollecitare, creare le giuste condizioni, che poi il passo principale lo fanno i visitatori”.

Licodia Eubea (Ct). Con i video-diari di Terra Hyblea produzioni video e le riflessioni di Alessandra Cilio ecco il bilancio del XV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico, cresciuto in qualità di film e approfondimenti, in quantità di eventi collaterali, in partecipazione del pubblico, in sedi e premi

Due settimane fa, domenica 7 dicembre 2025, quando si sono spente le luci al Polo culturale della Badia di Licodia Eubea (Ct), al termine della cerimonia di premiazione, si è chiusa ufficialmente la XV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea: sei giorni intensi, tra Catania e Licodia Eubea, partecipati, dove ai film si sono accompagnati incontri, confronti con registi e produttori cinematografici, ma anche momenti conviviali e di approfondimento del patrimonio culturale che è anche tradizione e prodotti del territorio. Per questo, per introdurre la riflessione di Alessandra Cilio, archeologa, co-direttrice artistica del festival col regista Lorenzo Daniele, che traccia un primo bilancio della kermesse, abbiamo proposto senza soluzione di continuità i video-diari (uno per i ter giorni di Catania, tre per ogni giornata di Licodia Eubea) realizzati da Francesco Bocchieri con la direzione tecnica di Mauro Italia e la fotografia di Roberto Greco, le tre colonne portanti dello staff tecnico del festival.

XV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea: la sala proiezioni al Polo culturale della Badia (foto graziano tavan)

“Il bilancio di questa XV edizione è assolutamente positivo”, esordisce Alessandra Cilio: “positivo anche per il riscontro del pubblico che è stato numeroso, presente, attivo. Tutti i momenti di incontro con autori, registi, tutti i talk hanno visto sempre un pubblico attento ma soprattutto partecipe nel porre domande, nell’interrogare gli ospiti e se stessi. E questo è stata la ciliegina sulla torta perché ci ha fatto capire che fare cultura, ma Cultura con la C maiuscola, è possibile. Ma non è scontato perché purtroppo oggi viviamo dietro lo schermo della parvenza di quello che i social, i media ci comunicano. Bisogna recuperare l’autenticità. Questo è un festival autentico. Questo è un festival che vuole continuare a crescere ancora nei prossimi anni”.

Sul palco: lo staff che garantisce la complessa organizzazione del festival di Licodia Eubea (foto graziano tavan)

“Il festival dopo 15 anni è cresciuto”, continua Cilio. “Non soltanto nei numeri delle persone coinvolte – parlo dello staff tecnico legato alla comunicazione e alla logistica dell’evento, che lavora insieme alla direzione artistica -, ma è cresciuto anche in termini di qualità e di consapevolezza di sé. È un evento di cinema, di buon cinema, che utilizza questo strumento per rendere la società consapevole del valore del patrimonio culturale. Patrimonio culturale che attraverso i film, i talk, messi in campo durante questa edizione, si dimostra estremamente vario e multiforme”.

Il prof. Massimo Frasca consegna il prenio Antonino Di Vita 2025 al prof. Maurizio Bettini: L’Oracolo, un’opera dell’artista Santo Paolo Guccione (foto graziano tavan)

“Il festival ha la parola archeologia che campeggia, ma in realtà l’archeologia è presente anche nella nostra quotidianità, nel nostro tempo. E l’archeologia – sottolinea Cilio – non è necessariamente lo scavo, il coccio, o il monumento, può essere anche una tradizione che vive questo tempo all’interno di una comunità come ha ben raccontato il film che ha vinto il premio del pubblico di questa edizione, La Festa, di Manuel Gutierrez Aragón. E quindi il patrimonio culturale è anche riflessione sul nostro tempo, su quello che è stato e su quello che sarà. Noi siamo gli eredi del passato ma, come ha detto Maurizio Bettini che è stato il nostro meritatissimo splendido premio Antonino Di Vita 2025, noi siamo anche i maiores, gli antenati dei minores, dei nostri discendenti. E ci dobbiamo sempre interrogare su quello che noi lasceremo in eredità. Se siamo dei buoni antenati oppure no”.

XV festival della comunicazione e del cinema archeologico: Alessandra Cilio al Centro universitario teatrale di Catania (foto graziano tavan)

“L’evento ha funzionato. La tappa catanese ha dato la possibilità a un pubblico più ampio di comprendere il senso di questa avventura che all’interno di Licodia Eubea diventa un fiore all’occhiello, un’eccellenza, un fuoco d’artificio. Ma che dentro la dimensione catanese si esprime in perfetta continuità con il fervore culturale e il dinamismo di questa città. Bello il leit motiv di questa edizione, l’ombra, perché è stata declinata in tutte le forme: dalle attività trasversali ai concerti ai film, per arrivare anche alle opere fuori concorso. Straordinaria la potenza del cinema – conclude Cilio – per opere come “Sotto le nuvole”, “La bocca dell’anima”, che, attraverso i linguaggi visionari di registi e produttori cinematografici che fortemente promuovono questo genere di opere, guarda alle profondità di terre soltanto apparentemente lontane e di mondi che in realtà sono molto vicini tra di loro”.

Un libro al giorno. “I Rosoni medievali. Significato, simboli, esoterismo e numerologia” di Armando Rossi

Copertina del libro Un libro al giorno. “I Rosoni medievali. Significato, simboli, esoterismo e numerologia” di Armando Rossi

È uscito per i tipi di Fontana editore il libro “I Rosoni medievali. Significato, simboli, esoterismo e numerologia” di Armando Rossi. Il termine “rosone” indica comunemente una finestra circolare sulle facciate delle chiese romaniche e gotiche. Originariamente chiamata “oculo”, risale al IV-V secolo ed è presente sia in edifici di culto che civili. Grazie ai maestri marmorari Cosmati, i rosoni divennero essenziali nella costruzione delle chiese medievali, soprattutto a Roma. Oltre alla loro funzione decorativa, i rosoni simboleggiano la bellezza e la perfezione della Creazione, richiamando il cielo e il mistero di Dio-luce, unendo valori cristiani e laici. La luce, simbolo della Rivelazione Divina e della vita, penetra nei luoghi sacri attraverso piccoli spiragli, esortando alla contemplazione. I rosoni medievali rappresentano l’esoterismo delle cose, il loro significato nascosto e la loro unicità che va oltre la comprensione superficiale. Con il richiamo al mandala indiano, simbolo di meditazione e cerchio che racchiude il loto, i rosoni condividono la natura di labirinti, percorsi complessi in continua evoluzione tra periferia e centro, in sintonia con i cicli eterni del cosmo. Nell’epoca dominata dalla tecnologia e dalla velocità, i rosoni rappresentano un’ancora di stabilità e bellezza duratura. Incantano per la loro maestria architettonica e la loro capacità di stimolare riflessioni profonde sulla spiritualità e sull’armonia cosmica. Come simboli di unità e perfezione, i rosoni medievali invitano a contemplare il nostro rapporto con il divino e l’universo che ci circonda.

Pompei. Arriva la Fiamma Olimpica: lungo il percorso su via dell’Abbondanza, si potranno ammirare gli ambienti e la facciata dell’Insula dei Casti Amanti dopo i restauri. Braciere in piazza Bartolo Longo

Le scritte elettorali, dopo i restauri, lungo le pareti dell’Insula dei Casti Amanti lungo via dell’Abbondanza a Pompei (foto parco archeologico pompei)

Il grande panificio nell’Insula dei Casti Amanti a Pompei (foto parco archeologico pompei)

La Fiamma Olimpica illumina l’antica città di Pompei: lunedì 22 dicembre 2025, dalle 13 alle 14, la Fiamma Olimpica farà tappa nell’area archeologica di Pompei. Quattro tedofori – Maria Marinella Biacca, Immacolata Cerasuolo, Sandro Cuomo, Kujtim Gazide – partendo dall’arena dell’anfiteatro, attraverseranno la città antica percorrendo via dell’Abbondanza fino al Foro. Lungo l’itinerario percorso dalla Fiamma, i visitatori potranno nuovamente ammirare l’intera facciata dell’insula dei Casti Amanti, finalmente liberata dai ponteggi e transenne dell’articolato intervento di scavo e restauro portato avanti da oltre due anni. Sul fronte si potranno rileggere in successione le famose scritte elettorali, anch’esse restaurate, le tracce dei secondi piani con i loro meniani (balconi superiori), le aperture degli ambienti ad uso commerciale che si affacciavano sulla più importante strada di Pompei. Inoltre, dal 22 dicembre 2025 sarà riaperto alla pubblica fruizione il grande panificio da cui si potranno scorgere gli ambienti della casa dei Casti Amanti dove è in corso di ultimazione il restauro degli affreschi. La Fiamma concluderà il percorso della giornata alle 19.30 in piazza Bartolo Longo con la Cerimonia di accensione del braciere.

San Casciano dei Bagni (Si). Al teatro dei Georgofili Accalorati presentazione delle nuove scoperte nella campagna 2025 al santuario etrusco-romano del Bagno Grande

Nuove storie dal Santuario Ritrovato di San Casciano dei Bagni (Si): è arrivato il momento – che è ormai una tradizione – di raccontare le novità emerse dall’ultima campagna di scavo 2025 al Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Appuntamento domenica 21 dicembre 2025, alle 17, al teatro dei Georgofili Accalorati, per la presentazione delle nuove scoperte, a cui sono invitati con la cittadinanza tutti gli interessati. Interverranno Agnese Carletti, sindaca del Comune di San Casciano dei Bagni; Gabriele Nannetti, soprintendente ABAP per le province di Siena Grosseto e Arezzo; Jacopo Tabolli, direttore scientifico dello scavo, università per Stranieri di Siena; Ada Salvi, funzionaria della soprintendenza ABAP Siena Grosseto Arezzo; Emanuele Mariotti, direttore di scavo.

Cortona (Ar). Al MAEC presentazione del libro “Pompei. La città incantata” di Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei

Domenica 21 dicembre 2025, alle 16.30, al museo dell’Accademia etrusca e della Città di Cortona – MAEC, presentazione del libro “Pompei. La città incantata” (Feltrinelli) di Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei. Attraverso le rovine, l’arte e i silenzi dell’antica città sepolta dal Vesuvio, Zuchtriegel ci accompagna in un viaggio che intreccia passato e presente: amore e perdita, sacro e potere, vita quotidiana e memoria. Pompei diventa così uno specchio del nostro tempo, un luogo capace ancora di interrogare il presente e le nostre biografie. Un incontro per riflettere su cosa l’antico ha ancora da dirci oggi, tra archeologia, storia sociale e esperienza personale. Introdurranno la presentazione il sindaco del Comune di Cortona, Luciano Meoni; Paolo Bruschetti e Paolo Giulierini. Al termine della presentazione è previsto il firma copie con l’autore.

Copertina del libro “Pompei. La città incantata” di Gabriel Zuchtriegel (Feltrinelli)

Pompei. La città incantata (Feltrinelli). Ogni giorno Gabriel Zuchtriegel passeggia per i vicoli dell’antica città di Pompei, distrutta e sepolta viva in meno di due giorni nel 79 d.C. Sopralluoghi, scavi, progetti di restauro e di accessibilità lo portano a contatto con la fragilità di un sito unico al mondo, con la bellezza dell’arte antica e con la caducità della vita umana. Di fronte ai calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio, ma anche alla scultura di un bambino pescatore dormiente che gli ricorda suo figlio, si pone la domanda: “Cosa c’entra con noi Pompei? Che ha da dirci l’antico oggi?”. Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico, conduce i lettori in un viaggio attraverso i secoli in una città incantata, dove magicamente si mescolano passato e presente. Un viaggio fatto di scoperte, dai primi scavi settecenteschi fino ai ritrovamenti più recenti, che gettano nuova luce sulla vita degli schiavi e dei poveri nella città e nel suo territorio. L’autore ripercorre la storia dell’archeologia moderna, intrinsecamente legata a quella di Pompei, che in principio si interessa quasi esclusivamente delle opere d’arte estratte dal suolo, per poi scoprire man mano che il vero tesoro tramandatoci dalle ceneri del Vesuvio comprende molto di più: antichi rituali, culti misterici, trasgressioni ed erotismo, la storia sociale e culturale di una civiltà, le sue ossessioni e speranze. Temi che sono strettamente intrecciati con il nostro presente e con la biografia di ciascuno di noi, come Zuchtriegel dimostra parlando anche delle sue esperienze personali e professionali, senza omettere dubbi e difficoltà incontrate durante un percorso che lo ha portato da un piccolo paese nella Germania del Sud al sito archeologico più famoso del mondo.

Un libro al giorno. “Tradurre e mettere in scena il teatro antico. Ippolito portatore di corona, Elena, Filottete, Eraclidi” di Anna Maria Belardinelli con le opere realizzate e messe in scena dal progetto Theatron

Copertina del libro “Tradurre e mettere in scena il teatro antico” di Anna Maria Belardinelli

È uscito per i tipi de L’Erma di Bretschneider il libro “Tradurre e mettere in scena il teatro antico. Ippolito portatore di corona, Elena, Filottete, Eraclidi” di Anna Maria Belardinelli. Il libro ospita le traduzioni dell’Ippolito, dell’Elena di Euripide, del Filottete di Sofocle e degli Eraclidi di Euripide, realizzate e messe in scena dal progetto Theatron. Teatro Antico alla Sapienza. Precedute da una premessa di A. M. Belardinelli, coordinatrice del progetto, le traduzioni sono introdotte da quattro brevi saggi in cui si dà conto delle linee ermeneutiche ispiratrici delle scelte traduttive, sempre comunque nell’ottica di rendere i drammi fruibili anche da un pubblico di non addetti ai lavori, in linea con l’ispirazione democratica e collettiva del teatro ateniese di V secolo a.C.

La prof.ssa Anna Maria Belardinelli (Sapienza Università di Roma)

Anna Maria Belardinelli è professore ordinario di Filologia classica alla Sapienza Università di Roma. L’ambito di ricerca privilegiato è il dramma attico, del quale studia vari aspetti, dalla storia e critica del testo, alla traduzione, alla tecnica drammaturgica, ai rapporti intertestuali tra i due generi, alla ricezione antica, alla fortuna. Particolare interesse è rivolto, in ambito tragico, a Eschilo e a Euripide; in ambito comico, ad Aristofane, e, soprattutto, a Menandro. Della produzione comica antica studia inoltre le opere frammentarie di commediografi del IV e del III secolo a.C. dei quali ha curato la redazione di alcune voci in The Encyclopedia of Greek Comedy pubblicata da A. Sommerstein (2019). Dal 2010 è coordinatrice del progetto Theatron. Teatro Antico alla Sapienza, con cui appronta e pubblica traduzioni dei testi teatrali antichi pensate per la messa in scena.

Nel giorno del Solstizio i parchi di Paestum e Velia illuminati dalla Fiamma dei XXV Giochi Olimpici e al museo Archeologico concerto candlelight “Luce d’inverno”

Il 21 dicembre 2025, alle 18, i parchi archeologici di Paestum e Velia saranno protagonisti di un evento unico: il passaggio della Fiamma dei XXV Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali MilanoCortina2026. Simbolo universale di eccellenza, coraggio e unità, la Fiamma attraverserà le testimonianze millenarie dei Parchi, illuminando gli spazi antichi e creando un ponte ideale tra mito, storia e contemporaneità. Un’occasione straordinaria per vivere da vicino la forza evocativa di questo gesto, che porta con sé valori di speranza e rinascita. L’iniziativa è inclusa nel biglietto di ingresso ai Parchi e nell’abbonamento Paestum&Velia.

La giornata speciale, continua a Paestum.  C’è una notte, nel cuore dell’inverno, in cui la luce diventa racconto. Al parco archeologico di Paestum il Solstizio domenica 21 dicembre 2025, alle 21, si accende con “Luce d’Inverno”, un evento speciale che celebra il passaggio della Fiamma Olimpica tra le vestigia dell’antica città, simbolo di rinascita, continuità e memoria. Alla luce della sera il museo Archeologico nazionale di Paestum apre straordinariamente le sue porte e si trasforma in uno spazio di emozione e ascolto: nella Sala Spazio Pubblico, avvolta da una suggestiva atmosfera, un concerto candlelight accompagna il pubblico con musiche ispirate al Natale, creando un dialogo intimo tra suoni, storia e silenzio. Un’esperienza da vivere lentamente, lasciandosi guidare dalla luce, dalle note e dalla magia di una notte senza tempo. Apertura straordinaria serale del Museo dalle 20 fino a mezzanotte (ultimo ingresso ore 23.15). Si può acquistare il biglietto by night al link  https://parchipaestumvelia.cultura.gov.it/eventi/luce-dinverno-la-notte-del-solstizio-si-accende-con-la-fiamma-olimpica/. Il concerto è incluso nel biglietto serale di ingresso e nell’abbonamento Paestum&Velia.