Verona. Alla Gran Guardia conferenza dell’egittologo Francesco Tiradritti su “Reali, fantastici, divini. Gli animali nell’antico Egitto”: focus sul particolare rapporto che gli egizi avevano con gli animali, considerati sacri e intoccabili
“Reali, fantastici, divini. Gli animali nell’antico Egitto”: il 10 gennaio 2023 in Gran Guardia a Verona il quarto appuntamento del ciclo di conferenze sul tema dell’arte, organizzate dai Musei Civici di Verona in collaborazione con l’università di Verona e con il sostegno degli Amici dei Civici Musei d’Arte di Verona. L’incontro sarà alle 17.30 nella sala convegni della Gran Guardia. Ospite l’egittologo Francesco Tiradritti. L’accesso è consentito fino ad esaurimento dei posti disponibili (non è necessaria la prenotazione); si prega di arrivare con un breve anticipo per agevolare l’ingresso a tutti i partecipanti. La sala è accessibile con l’ascensore. Agli interessati verrà rilasciato un attestato di frequenza. La partecipazione alla conferenza dovrà essere comprovata dalla firma all’inizio e al termine di ogni incontro.

La splendida raffigurazione in bassorilievo dipinto del cane di Pepiankh il Medio dalla TOMBA D2 di Meir, in Egitto (foto maurizio zulian)
La conferenza si soffermerà a descrivere il particolare rapporto che gli egizi avevano con gli animali, considerati sacri e intoccabili. Già Erodoto nelle sue Storie (II, 65-67) si soffermava a descrivere il particolare rapporto che gli egizi avevano con gli animali. Secondo quanto da lui riferito erano tutti considerati sacri e chi ne uccideva uno poteva anche essere messo a morte. Questa esagerata visione deriva di sicuro dalle numerose iconografie degli dèi a testa ferina, manifestazione terrena delle potenze immortali, una delle caratteristiche della civiltà faraonica che più colpisce anche oggigiorno.

Il dio Thot, scriba divino e cancelliere del tribunale con corpo umano e testa di ibis coronata dal disco solare, registra il risultato della pesatura del cuore: dalla Tomba senza nome e senza numero di El Salamuni, in Egitto (foto maurizio zulian)
Nella maggior parte dei casi è difficile stabilire quale fosse stata la scelta che aveva determinato l’associazione di un particolare animale con un dio, come nel caso di Thot, patrono della scrittura, che poteva incarnarsi sia in un ibis che un babbuino. In altri casi la corrispondenza risulta di immediata comprensione: il falco poteva essere ipostasi del sovrano regnante o il Sole a mezzogiorno perché è l’uccello che nel cielo egiziano vola più in alto. Un caso particolare era invece rappresentato dall’iconografia della figura femminile a testa di leonessa che, pur essendo caratteristica di Sekhmet, poteva essere attribuita anche ad altre divinità femminili rappresentandole nel momento in cui si infuriavano. La pericolosità degli animali nocivi era combattuta, ma era anche utilizzata per contrastare minacce ancora maggiori. Tale atteggiamento era tenuto nei confronti dei serpenti contro i morsi dei quali esistevano numerosi incantamenti e rimedi, ma che nelle figurazioni delle tombe reali compaiono tra i protettori della barca solare nel viaggio notturno attraverso le pericolose regioni dell’Oltretomba. Nelle epoche più tarde, il particolare atteggiamento degli egizi nei confronti degli animali condusse allo sviluppo di una particolare forma di idolatria che fu la causa di una vera e propria ecatombe tra gli animali legati alle divinità. Erano infatti gli stessi sacerdoti a ucciderli e mummificarli per poi venderli come ex-voto ai pellegrini.

L’egittologo Francesco Tiradritti
Francesco Tiradritti è egittologo, giornalista pubblicista, scrittore e dirige dal 1995 la Missione Archeologica Italiana a Luxor operativa dal 2019 anche in Sudan. Ha lavorato presso il museo del Castello Sforzesco dove è conservata la principale collezione egizia di Milano e fatto parte delle commissioni per lo studio del Nuovo Museo di Giza e per il rinnovamento del museo Egizio di Torino. Ha organizzato più di venti mostre a carattere egittologico in Italia, Egitto, Repubblica Ceca, Spagna, Slovenia, Svizzera, Sudan e Ungheria. È stato docente di Egittologia e Archeologia e Storia dell’Arte mussulmana all’università “Kore” di Enna. Nel 2004-2005 ha ottenuto la cattedra di eccellenza in Storia dell’Arte “Dorothy K. Hohenberg” all’università di Memphis (Tennessee) e nel 2013 ha vinto una borsa di ricerca presso il Getty Research Institute di Los Angeles. È autore di monografie tradotte in varie lingue del mondo. Scrive regolarmente per Il Giornale dell’Arte e nel 2022 ha pubblicato il romanzo “Il sangue del falco” per Rizzoli.
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