#buonconsiglioadomicilio. Annapaola Mosca dei Servizi Educativi del museo del Buonconsiglio ci racconta l’antico sarcofago di piazza Mostra a Trento, con monete, balsamari e ampulla vitrea

Il sarcofago di piazza Mostra a Trento risale al II-III sec. d.C, (foto archeotrentino)

Nuovo appuntamento con i video buonconsiglioadomicilio per la regia di Alessandro Ferrini: Annapaola Mosca dei Servizi educativi ci racconta la storia di alcuni balsamari romani in vetro trovati sul finire dell’Ottocento in un antico sarcofago che oggi si trova in piazza della Mostra di fronte al castello del Buonconsiglio.

In una sala di Castelvecchio, nucleo medievale del castello del Buonconsiglio, è conservato un balsamario di vetro verde-azzurro. “Il balsamario realizzato in vetro soffiato con il corpo tronco-conico arrotondato e l’alto collo cilindrico”, spiega Mosca, “è stato ritrovato, come ci informano i dati di archivio, in piazza della Mostra il 12 maggio 1860. Lo storico Michelangelo Mariani ci informa che piazza della Mostra, sottostante il Castello, nel XVII secolo era uno spazio multifunzionale adibito a giostre o tornei. Ma in età romana, l’area ora occupata da piazza della Mostra vicina all’anfiteatro, a giudicare dai dati archeologici, poteva essere un luogo destinato a necropoli. Due manufatti di età romana si trovano attualmente di fronte alla porta detta di San Vigilio del Castello del Buonconsiglio. Sono un’ara in pietra rossa e un sarcofago. Mentre dell’ara non abbiamo al momento delle notizie precise circa la sua provenienza, dai dati di archivio e da uno scritto del 1861 sappiamo che il sarcofago era stato scoperto in piazza della Mostra e scoperchiato il 12 maggio 1860. Un disegno del sarcofago in piazza della Mostra è riportato nel testo dello storico Lodovico Oberziner sui resti del 1883. Il nostro esemplare ha il coperchio conformato a tetto a doppio spiovente con quattro tegole piane ricoperte da coppi e con quattro acroteri agli angoli. Il sarcofago rientra in una classe di manufatti diffusi tra il II e il III sec. d.C. La decorazione è infatti caratterizzata da una tabella centrale affiancata da due arcate laterali delimitate da una semplice modanatura. Il sarcofago ricordava vagamente un tempio o un’abitazione in quanto veniva a essere la casa del defunto. Considerati i costi del materiale, il sarcofago era un oggetto destinato a personaggi che avevano ricoperto un ruolo importante quando erano in vita”.

Ampulla vitrea dall’alo collo cilindrico, un balsamario ritrovato nell’antico sarcofago di piazza della Mostra a Trento (foto Buonconsiglio)

Da questo sarcofago sono state estratte delle monete molto corrose e quattro recipienti vitrei che sono stati inseriti nelle raccolte municipali. “Questi recipienti”, continua Mosca, “venivano a costituire il corredo funerario e avevano valore rituale in quanto probabilmente erano stati impiegati nel rito della deposizione. Sono recipienti molto delicati e preziosi in vetro soffiato e sono giunti intatti perché protetti dalla cassa del sarcofago. Tre di questi, qualificati come balsamari o lacrimatoi, sono sostanzialmente simili e trovano una particolare diffusione in età imperiale romana. Erano destinati a contenere balsami o unguenti potenziati spesso con essenze naturali e olii. Potevano essere aggiunti sale, resina, gomma per limitare l’evaporazione, come ci racconta Plinio nella Naturalis Historia. Il quarto recipiente vitreo estratto dal sarcofago è l’ampulla in vetro verde-azzurro dal lungo collo cilindrico realizzata appositamente per limitare l’evaporazione del contenuto. Generalmente sarcofagi di queta tipologia erano corredati da un’epigrafe: un’eventuale iscrizione potrebbe essere stata abrasa intenzionalmente per poter riservare il sarcofago alla deposizione di ulteriori defunti”.

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