#iorestoacasa. Pasqua social per il museo Archeologico nazionale di Napoli. Viaggio nell’alimentazione dei romani attraverso alcuni reperti conservati al Mann
La Pasqua social del museo Archeologico nazionale di Napoli non riguarda soltanto i depositi del Museo (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/04/11/iorestoacasa-pasqua-social-per-il-museo-archeologico-nazionale-di-napoli-incursione-tra-i-tesori-conservati-nei-ricchi-depositi-con-anteprima-della-mostra-di-luigi-spina-sing-sing-il-cor/), ma traccia anche dei particolari itinerari tematici per i cyber visitatori: tra i motivi da approfondire, in sintonia con il periodo, c’è l’alimentazione, grazie alla riproposizione online dei contenuti della mostra “Res rustica. Archeologia e botanica nel 79 d.C.”. Spaziando tra gli affreschi pompeiani ed i reperti di archeobotanica studiati dal Dipartimento di Agraria dell’Ateneo federiciano, viene così composto un fantasioso menu dei romani per le festività 2020, con un racconto, per immagini e parole, sul grano, che oggi è la base di “casatielli” e pastiere, e sulle mandorle, tipiche della colomba.
Buona Pasqua 2020, a tavola con i Romani! “Partiamo dal grano e dal pane, per conoscere l’alimentazione degli antichi! Riscopriamo, così, la mostra “Res rustica. Archeologia e botanica nel 79 d.C.” , in programma al Mann da novembre 2018 a marzo 2019. Iniziamo con il grano, base per le specialità pasquali, dal casatiello alla pastiera. Esiste anche oggi la pastiera di farro, cereale utilizzato sia come farina che come grano. Nei materiali conservati al Mann, nella celebre collezione dei commestibili valorizzata dalla mostra, il cereale più comune è proprio il farro. È un frumento a semina autunnale che matura in estate e, dopo la trebbiatura, richiede un processo di pulitura che liberi le cariossidi dai loro involucri, le glume. Il farro è il cereale che, a Pompei, è la base per il pane: un ingrediente per focacce e zuppe, usato da solo e mescolato con altri cereali e legumi. Di origine medio-orientale, il farro nel mondo antico era già coltivato da Babilonesi ed Egizi”.
Ora è il momento di pensare alla colomba, partendo da un’antichissima coppetta con mandorle. “Chiaro è il significato simbolico della colomba pasquale secondo la religione cristiana: richiama pace, salvezza e resurrezione. L’origine del dolce è un po’ meno certa. Una leggenda ricorda che, quando il Re longobardo Alboino riuscì finalmente a conquistare Pavia nel 572 d.C., i cittadini blandirono il nuovo sovrano solo con soffici dolci di pane a forma di colomba. Eppure, la storia più attendibile del dolce risale agli anni ’30 del Novecento: a Milano, la colomba pasquale fu “inventata” per mantenere attivi gli stabilimenti della Motta utilizzando lo stesso impasto del panettone, pur creando un differente prodotto su cui si decise di utilizzare le mandorle. Il mandorlo è un albero originario delle montagne dell’Asia centrale: inizia ad essere coltivato in queste regioni almeno 6000 anni fa e viene introdotto in Italia in epoca imprecisata. È il primo albero da frutto a fiorire. Le mandorle sono già abbondantemente presenti tra i materiali conservati al Mann”.

Cestini con formaggio su affresco da villa Arianna di Stabiae conservato al museo Archeologico di Napoli (foto Mann)
Buona Pasqua 2020 con un affresco del Mann proveniente dalla Villa Arianna di Stabiae. Grazie alla nostra esposizione “Res rustica. Archeologia e botanica nel 79 d.C.” abbiamo approfondito alcuni importanti aspetti dell’alimentazione dei romani. “Come ci ricorda quest’affresco, che rappresenta cestini di formaggio (verosimilmente ricotta) ed un fascetto di asparagi, la dieta degli antichi era varia. Se dovessimo immaginare un cittadino di Pompei vegetariano, sicuramente la sua dispensa avrebbe contenuto papaveri, agretti, ruta, bietole, porri, rape, menta, zucca e, naturalmente, asparagi, di cui parla anche Plinio. Eppure molti amavano i prodotti caseari: con il latte, si producevano diversi tipi di formaggio e ricotta fresca. Ed in giorni in cui gustiamo la ricotta salata, così come fave e formaggio, è bello ricordarlo…”.
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