Il parco archeologico di Paestum presenta alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico la scoperta del tempietto dorico e lancia il Manifesto dell’Archeologia Circolare: occasione per riflettere nella prassi archeologica, museologica e gestionale

Capitelli, rocchi di colonna, elementi del fregio e del cornicione: sono i frammenti lapidei di un tempio dorico del V sec. a.C. emersi lungo le mura di Paestum (foto parco archeologico Paestum)

La XXII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo archeologico si tiene a Paestum dal 14 al 17 novembre 2019
Paestum protagonista a Paestum. Giugno 2019, ricordate? Lungo le mura occidentali di Paestum vengono scoperti alcuni elementi smembrati di un piccolo tempio di V sec. a.C. I frammenti litici di travertino e arenaria attribuibili a un edificio dorico finora sconosciuto (capitelli, rocchi di colonna, elementi del fregio e del cornicione) sono stati recuperati durante le operazioni di pulizia e manutenzione lungo la cinta muraria dove pare fossero stati accumulati nel corso di lavori agricoli in un campo vicino. La straordinaria scoperta del tempietto dorico è stata presentata alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, dando il là per tornare sul tema dell’archeologia “circolare”. La centralità dell’impatto ambientale e sociale nella gestione dei beni archeologici è stata sottolineata dal direttore del parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel, anche in occasione della conferenza di apertura della BMTA, durante la quale i partecipanti hanno avuto modo di prendere in visione per la prima volta il “Manifesto dell’archeologia circolare”. Come hanno illustrato i funzionari del Parco, Francesco Uliano Scelza e Giovanna Manzo, il progetto di ricerca, restauro e valorizzazione avviato dopo il rinvenimento del tempietto, rappresenterà un modello per la condivisione in diretta delle indagini, delle attività di recupero, salvaguardia e restauro con il coinvolgimento del pubblico. “Il nostro obiettivo è di raccontare tutta la filiera archeologica, dallo scavo, allo studio e fino al museo ed è per questo che abbiamo deciso di far visitare i depositi tutti i pomeriggi. Speriamo così di sensibilizzare il pubblico sul valore del contesto territoriale degli oggetti e dei monumenti archeologici che diventano occasione di confronto, crescita culturale e sviluppo locale” afferma il direttore Zuchtriegel .
Manifesto dell’Archeologia Circolare. Il termine “archeologia circolare” circoscrive un approccio alla ricerca, alla condivisione dei risultati e alla fruizione del patrimonio archeologico che si sta diffondendo negli ultimi anni grazie a una sempre più radicata consapevolezza dell’impatto ambientale e sociale del “fare archeologia”. Così come Gianni Bailo Modesti nel territorio pestano e picentino, altri protagonisti dell’archeologia circolare ante litteram in molte parti d’Italia e del mondo hanno aggiunto una dimensione etica e ambientalista ai valori della Public Archaeology, di cui l’Archeologia circolare rappresenta un’ulteriore evoluzione. L’Archeologia circolare vuole essere un concetto che permette di inserire tali iniziative in un dibattito comune, aperto e costruttivo intorno al ruolo che l’archeologia ha all’interno delle società contemporanee. In particolare, l’Archeologia Circolare si profila come un’occasione di confronto su come la crisi ambientale attuale si possa riflettere nella prassi archeologica, museologica e gestionale. Nel sintetizzare una serie di aspetti cruciali di questo discorso sotto il titolo “Archeologia Circolare”, si vuole dare un contributo all’elaborazione di nuove forme di interazione tra beni archeologici, paesaggi culturali e comunità locali.
Dieci punti per un’archeologia circolare. 1) Circolarità e sostenibilità. Archeologia Circolare è un’operazione culturale complessa, un processo continuo di ricerca-azione-comunicazione. Archeologia Circolare è mostrare le ferite di un oggetto avulso dal suo luogo e sanarla con la consapevolezza della cicatrice. 2) Comunità e contesti sociali. Archeologia Circolare è un processo partecipativo di costruzione di conoscenza e appartenenza basato sul coinvolgimento delle comunità. 3) Valorizzazione e tutela. Archeologia Circolare è un traghettatore tra le rive di antico e contemporaneo nella consapevolezza che il passato si tutela solo vivendolo. 4) Meno eventi e mostre, più esperienza di archeologia “quotidiana”. Archeologia Circolare è un’operazione di verità in quanto affronta le gerarchie passate e presenti nel “fare archeologia”. 5) Partecipazione, trasparenza e fruizione pervasiva. Archeologia Circolare è cittadinanza attiva: condividere i risultati delle ricerche in modo trasparente e aperto e coinvolgere pubblici diversi nel processo decisionale sul destino della ricerca stessa. 6) Innovazione amministrativa e gestionale. Archeologia Circolare è bilancio sociale, qualità, rispetto dell’ambiente al posto di logiche consumistiche. 7) Impatto occupazionale e sociale. Archeologia Circolare è etica del locale per incidere sulla globalizzazione, antichi mestieri, cibi senza involucri di plastica. 8) Accessibilità e inclusione. Archeologia Circolare è un abbraccio inclusivo fatto di accessibilità cognitiva, comunicativa, economica e sociale con linguaggi e codici diversi perché la differenza è ricchezza. 9) Sostenibilità. Archeologia Circolare è preferire il fascino del processo alla certezza della meta e la curiosità che circola nelle vene di una bambina/un bambino a un sapere elitario chiuso in se stesso. 10) Comunicazione e linguaggi. Archeologia Circolare è un’esposizione continua vivente; archeologia quotidiana fatta di persone invece della spettacolarizzazione di mostre eventi che si consumano. Archeologia Circolare è il racconto della “filiera” archeologica al posto di show di colonialismo culturale e capitalismo della conoscenza.
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