Parco archeologico del Colosseo, giornata di studi e mostra sulle maestose statue di Orientali in marmi colorati, a partire da quelle della Basilica Emilia: presentazione delle novità dal Foro Romano e da Terracina

La locandina della giornata di studi e della mostra “Statue di barbari in marmi colorati. Novità dal Foro Romano e Terracina”
Maestose statue di Orientali, grandi oltre il vero, realizzate in pregiati marmi colorati importati dalle province dell’Impero conquistano un posto di rilievo nell’architettura pubblica a partire dall’epoca augustea. Sulla scia del modello attestato per la prima volta a Roma nella serie di statue della Basilica Emilia, il motivo si diffonde negli spazi pubblici di diverse città del Mediterraneo, con una eccezionale testimonianza dal teatro di Terracina poco distante dall’Urbe. Accanto a un valore puramente estetico o di semplice manifestazione di luxuria, tali sculture dovevano veicolare significati simbolici importanti, strettamente legati alla propaganda imperiale ed ancora oggi da approfondire. Giovedì 6 giugno 2019, alla Curia Iulia nel Foro Romano, per gli eventi speciali del Parco archeologico del Colosseo di Roma, giornata di studi “Statue di barbari in marmi colorati. Novità dal Foro Romano e Terracina” per presentare i nuovi dati emersi dal riesame del materiale già noto e dalle testimonianze inedite di recente acquisizione, per offrire nuovi spunti di riflessione su una tipologia statuaria che desta grande ammirazione.

La statua di Orientale emersa dal teatro di Terracina (foto da http://www.latinaoggi.eu)
La giornata di studi apre alle 9.30 con i saluti del direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. Quindi, dalle 10, gli interventi della prima sezione, moderata da Alessandro Viscogliosi. Inizia Patrizia Fortini (“La ri-scoperta della Basilica Emilia”), seguita da Francesca Consoli e Sabrina Violante (“Disiecta membra. Nuovi dati sui barbari del Foro Romano”). Dopo la pausa caffè, Lucrezia Ungaro (“Dalla Basilica Emilia al Foro di Augusto: una testa frammentaria di Orientale ritrovata”), Alessandra Capodiferro e Sabrina Violante (“Note sul “Dace” Mattei”), Nicoletta Cassieri (“Una monumentale statua di Orientale dal teatro romano di Terracina”), Gianluca Gregori (“Una nuova “eccezionale” iscrizione del triumviro Lepido dal teatro di Terracina”). La sezione pomeridiana, moderata da Lucrezia Ungaro, apre alle 15 con Susanna Bracci, Emma Cantisani, Donata Magrini (“Teste di Orientali della Basilica Emilia: analisi archeometriche”), seguite da Rolf Schneider (“Un quarantennio dopo Bante Barbaren: spunti di riflessione”), Patrizio Pensabene (“Estetica e policromia: l’uso dei marmi colorati in età imperiale tra architettura e scultura”). Alle 16.30 la discussione. La giornata si chiude con la visita alla mostra “Statue di barbari in marmi colorati. Novità dal Foro Romano e Terracina”, una selezione delle teste marmoree dei Barbari provenienti dalla Basilica Emilia, a conclusione di un intervento di restauro con il quale si è voluto mantenere traccia delle vicissitudine legate alla storia del monumento. La mostra rimarrà aperta al pubblico dal 7 giugno al 17 giugno 2019 negli orari di normale accesso al Parco archeologico del Colosseo.
La maggior parte dei 718 frammenti delle statue di Orientali della Basilica Aemilia è stata rinvenuta circa cento anni or sono nella Basilica da Giuseppe Boni e Alfonso Bartoli, altri nel contesto degli scavi di Ernesto Monaco nella chiesa di S. Teodoro. “Le statue portano la veste tipica degli orientali attestata nell’iconografia romana”, scrive Tobias Bitterer, “seppure in una redazione più raffinata e puntuale a confronto di altre raffigurazioni romane dello stesso soggetto. In luogo di una veste con molti giri di cintura, gli orientali indossano qui due vesti: una più sottile coperta da una più spessa, fermata da due giri di cintura. Questa seconda veste inoltre non è fissata sulla spalla ma inserita nella cintura sul lato corrispondente al piede di appoggio con un complicato motivo. Anche il berretto è leggermente modificato, in quanto non è dotato di lacci. Pantaloni e scarpe coincidono, invece, con l’iconografia usuale. Sebbene le statue costituiscano un gruppo omogeneo, nei particolari si differenziano per numerosi dettagli. Le statue, stanti e alte m. 2,30 ca, sono realizzate in tre diverse qualità di marmo: pavonazzetto e giallo antico mentre un grande frammento di veste scoperto recentemente è lavorato in marmo pentelico. Alle statue di orientali in marmo colorato, possono essere attribuite anche diciotto teste in marmo bianco con abbondanti resti di colore. Ad esse vanno aggiunti, infine, i frammenti in pavonazzetto pertinenti ad un’unica statua di orientale inginocchiato, rinvenuti durante i lavori di catalogazione. La posizione inginocchiata è testimoniata da un frammento di ginocchio piegato coperto da un mantello”.
Tag:Alfonsina Russo, Alfonso Bartoli, “Statue di barbari in marmi colorati. Novità dal Foro Romano e Terracina”, Ernesto Monaco, Giuseppe Boni, marmi colorati antichi, parco archeologico del Colosseo di Roma, statue di Orientali della basilica Emilia, Tobias Bitterer
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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