Al museo Egizio di Torino incontro con Julia Budka che presenta le ultime scoperte sulle ceramiche votive ad Osiride sotto la XXV dinastia trovate nella necropoli di Umm el-Qaab ad Abydos, la città sacra al dio dell’Oltretomba
Il sito di Abido, 550 chilometri a Sud del Cairo, sulla sponda occidentale del Nilo dal quale dista una ventina di chilometri, era considerato sacro dagli Egizi che qui ritenevano fosse sepolto il dio Osiride. Una delle più famose necropoli del sito è Umm el-Qaab, il cui nome moderno significa “Madre dei cocci”, poiché l’intera area è disseminata di frammenti di vasi di offerte fatte nel corso dei secoli, testimoni del culto di Osiride. Martedì 9 aprile 2019, alle 18, il museo Egizio di Torino ospiterà la conferenza in inglese “Ceramic votive offerings for Osiris: new evidence from Umm el-Qaab (Offerte votive in ceramica per Osiride: nuove prove da Umm el-Qaab)” tenuta dalla professoressa Julia Budka, dal 2015 professore di Archeologia e Arte egiziana alla Ludwig Maximilians Universität München. I suoi campi di specializzazione sono l’archeologia egiziana e la ceramica; conduce scavi in Sudan e in Egitto, sia in insediamenti che in siti funerari, in particolare a Luxor (Tebe), Elefantina, Abido e l’isola di Sai. La conferenza sarà introdotta dalla curatrice Federica Facchetti e verrà anche trasmessa via streaming sulla pagina Facebook del Museo. Ingresso libero in sala conferenze fino a esaurimento posti.
Dal 2007, il grande corpus di ceramiche associate al culto di Osiride a Umm el-Qaab è oggetto di studio nell’ambito di un progetto di ricerca del German Archaeological Institute del Cairo. La ceramica testimonia attività cultuali dal tardo Antico Regno, attraverso tutte le fasi della storia egizia, fino all’Epoca Tolemaica, Romana e Copta. Secondo la ceramica, uno dei periodi più importanti per il culto di Osiride a Umm el-Qaab è chiaramente la XXV dinastia (744–656 a.C.), formata da un gruppo di sovrani di provenienza nubiana. Recenti ricerche sul campo hanno portato ad un notevole aumento della comprensione della natura, della data, delle dimensioni e della variabilità dei depositi di ceramica in situ nei dintorni della tomba di Djer, faraone della I dinastia (5mila anni fa) che è stata reinterpretata come tomba di Osiride dalle dinastie del Nuovo Regni. La professoressa Budka presenterà il quadro rituale per il culto di Osiride, compresi i riferimenti alle fonti testuali, i resti architettonici e il paesaggio sacro di Abido.
“Nell’ambito del progetto “Culto di Osiride a Umm el-Qaab” dell’Istituto Archeologico Tedesco al Cairo, a Umm el-Qaab di Abydos”, spiega Julia Budka sul “Bullettin de liaison de ceramique egyptienne”, “sono stati documentati numerosi vasi ceramici che testimoniano un primo picco di notevole attività, dopo il Periodo Dinastico Antico, durante la XIX dinastia. Un aumento e una rinascita dell’attività cultuale nel sito avvennero specialmente durante la XXV e XXVI dinastia. L’importanza generale di Abydos durante il primo millennio a.C. si riflette anche nella ceramica votiva depositata a Umm el-Qaab, e questo vale anche per il periodo libico. Una notevole quantità di vasetti votivi e coppe offerte possono essere datati alla XXII dinastia”. E continua: “Tra la ceramica votiva a Osiride di Umm el-Qaab è stato trovato un considerevole numero di frammenti di vasi di grandi dimensioni destinati allo stoccaggio: sono i cosiddetti zîr, termine arabo per indicare dei vasi in terracotta di forma panciuta ad Abydos presumibilmente utilizzati per la conservazione dell’acqua. Oltre ai singoli vasi ricostruiti, più di 20 piccoli frammenti indicano una quantità totale di circa 100 di questi serbatoi di stoccaggio molto grandi”.
“Gli aspetti rituali dell’acqua e in particolare il suo importante ruolo all’interno del culto di Osiride sono ben noti”, continua Budka. “L’acqua versata nella tomba di Osiride a Umm el-Qaab potrebbe avere diverse implicazioni: come l’inondazione del Nilo e quindi la fertilità del dio; il ringiovanimento il dio rinfrescando il suo cuore attraverso la libagione o annaffiando le piante alla tomba come incarnazioni del dio rivissuto rispettivamente come parti del boschetto sacro presso la tomba del dio. Data la posizione della tomba ad Abydos, c’era bisogno di immagazzinare acqua non solo per le libagioni, ma anche per le persone che compivano atti rituali e che partecipavano alle processioni. Tranne che per un sottile strato di limo rimasto all’interno di alcuni vasi, non ci sono tracce di alcun contenuto dei vasi zîr di Umm el-Qaab. Sebbene manchi la prova, è molto probabile l’uso di questi vasi come vasi d’acqua. Fino ai giorni nostri i vasi zîr sono usati per immagazzinare acqua potabile per il consumo umano”.
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