Pompei. I nuovi scavi nella V Regio hanno restituito un intero vicolo di edifici con balconi risparmiati dall’eruzione: conservati i parapetti, resti di tegole e anche anfore vinarie lasciate ad asciugare al sole. Osanna: sono una rarità, saranno restaurati

Le anfore vinarie trovate ancora capovolte come erano state messe ad asciugare al sole (foto Ciro Fusco)
A quasi duemila anni di distanza dall’eruzione del 79 d.C, che seppellì persone e cose, Pompei continua a regalare tesori. I nuovi scavi avviati nella V Regio grazie al Grande progetto – i primi in epoca recente in una zona “vergine” dei 66 ettari coperti dalla colonia romana- stanno restituendo giorno dopo giorno i veri colori e tanti particolari importantissimi per la storia della città. Emergono edifici con tre grandi balconi: un intero vicolo punteggiato da balconi aggettanti che incredibilmente hanno resistito alla furia dell’eruzione, con i parapetti, i resti delle coperture in tegole, persino le anfore svuotate dal vino che qualcuno aveva lasciato in un angolo ad asciugare al sole. E poi il rosso pompeiano come veramente era, così intenso da richiamare il vino tanto amato dai romani. Insieme agli ocra pastosi e rilucenti, le decorazioni geometriche, gli animali, i fiori, gli amorini. Massimo Osanna, direttore del parco archeologico, è emozionato nell’annunciare la scoperta: “Il ritrovamento dei balconi – in tutto al momento sono quattro, uno accanto all’altro sullo stesso vicolo che si sta tirando fuori in questi giorni- è straordinario perché a Pompei ne sono rimasti pochi e la conservazione del piano superiore è una rarità”. E proprio per questo i balconi verranno restaurati e inseriti in un percorso tutto nuovo che collegherà la via di Nola con il vicolo delle Nozze d’Argento, quello che prende il nome dalla monumentale dimora privata, una delle più sontuose di Pompei, che ora dopo una chiusura lunga decenni verrà restaurata e restituita al pubblico.
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- giugno 7, 2018 -
- settembre 4, 2018 -
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