“Tà gynaikeia. Cose di donne” di Alessandra Cilio vince il premio Archeoblogger, vera novità della XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: “Incarna il senso di fare ricerca archeologica oggi”

XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto: Antonia Falcone legge ad Alessandra Cilio la motivazione del premio Archeoblogger al film “Tà gynaikeia. Cose di donne””
Il regista Lorenzo Daniele lo ha intitolato “Cose di donne” perché di donne si parla nel film della FineArtProduzioni presentato nella sezione “Archeologia & Etnografia” della XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, film che non è sfuggito all’attento pubblico che lo ha votato come secondo miglior film del percorso parallelo alle proiezioni principali. Forse quelle storie di donne (una fotografa vicina all’ottantina, una carismatica enologa, un’anziana educatrice, una popolare scrittrice, una giovane archeologa, una famosa attrice) hanno fatto propendere gli organizzatori della rassegna più per il film etnografico che per il documento archeologico. Eppure quel termine “greco”, “Tà gynaikeia” che completa il titolo del film, avrebbe dovuto per lo meno insospettire che dietro quelle storie di donen dei giorni nostri ci fossero storie ben più antiche, che affondano nelle radici e nel mito della Sicilia. Un passaggio colto dai giovani e agguerriti archeoblogger del gruppo “Archeologi al cinema” che – vera novità della XXVI rassegna di Rovereto – hanno proposto di istituire un premio speciale, una menzione degli archeoblogger, e si sono visti tutto il centinaio di film in programma, scegliendo e premiando proprio “Tà gynaikeia. Cose di donne”. Il premio è stato consegnato sul palco dell’auditorium Melotti di Rovereto da Antonia Falcone, archeoblogger del sito Professione archeologo, a un’altra donna, tanto per restare in tema, la giovane archeologa Alessandra Cilio che del film è la consulente scientifica. E le motivazioni sono particolarmente impegnative: “Dal passato prossimo al passato remoto. Un viaggio al contrario che guarda a tutto tondo al mondo femminile. Per noi questo è Cose di Donne. Ci è piaciuto il suo sguardo innovativo sul passato, che percepisce la storia come patrimonio condiviso. I ricordi personali delle protagoniste rischiarano di una luce contemporanea, forte e capace di suscitare grande empatia, le testimonianze dei resti archeologici che si scrollano di dosso la loro polvere secolare e divengono vivi e attuali, comprensibili, segni tangibili di vite reali. Il documentario diventa così una storia corale, di ricerca e sacrificio, una continua domanda di senso, una riflessione aperta sulla donna di ieri e di oggi. Lo abbiamo molto amato: come archeologi e comunicatori crediamo che Cose di Donne rappresenti bene il senso di fare ricerca archeologica oggi ed incarni perfettamente le ragioni per cui la conservazione e la tutela del nostro patrimonio culturale sono di fondamentale importanza per la definizione stessa della nostra identità di cittadini e di società”.

In “Tà gynaikeia” le donne sono protagoniste nei panni di divinità, di numi tutelari, ma anche semplici figlie, spose e madri, fedeli devote
Ma cerchiamo di saperne di più di questo film prodotto nel 2015 dalla casa di produzioni cinematografiche di Augusta (Sr) “Fine Art Produzioni srl”, cofinanziato dalla Film Commission della Regione Sicilia, con la collaborazione della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’università degli studi di Catania. Cosa lega queste figure tra loro? “Il fatto di essere donne. E quello di essere siciliane”, risponde Alessandra Cilio, vera anima del film di cui ha curato i testi. “Che si tratti di volti noti al pubblico o meno, il rapporto che ciascuna di esse ha costruito con i suoi luoghi d’origine è esclusivo e personale. Sono storie soggettive, le loro, e come tali uniche e irripetibili. Storie personali, diverse l’una dall’altra, rivolte ora al passato, ora al futuro. Eppure, questi frammenti insieme, costruiscono un unico racconto, che porta con sé un’eredità comune, quella dell’essere femmine in Sicilia, un luogo che, nel suo concedersi e negarsi, nella sua capacità di nutrire e allevare, nel suo essere amabile e odiosa al tempo stesso, mostra una natura tutta femminile. Lo testimonia la grande varietà di miti, leggende e culti legati all’universo femminile, che nel tempo si sono avvicendati e in parte sovrapposti, divenendo elemento di coesione per tutte quelle popolazioni che hanno occupato la nostra Isola: dalle tribù indigene ai Greci; dai Romani ai Bizantini; dagli Arabi ai Cristiani”. Protagoniste, le donne, nei panni di divinità, di numi tutelari, ma anche semplici figlie, spose e madri, fedeli devote: “Entità pressoché silenti – continua Cilio-, eppure fondamentali per il benessere e la crescita di una comunità, ieri come oggi. Ne deriva un’analisi incrociata su più livelli, sia dal punto di vista storico che antropologico, capace di offrire interessanti spunti di riflessione sul ruolo della donna all’interno della famiglia e della società: un ruolo spesso complesso, oggi più che mai ricco di contraddizioni, in continuo divenire”.
Per chi non ha avuto la possibilità di vedere il film a Rovereto, “Tà gynaikeia. Cose di donne” verrà proiettato il prossimo 25 ottobre a Licodia Eubea (Ct), alla V Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica. Ma per il pubblico siciliano ci saranno anche altre opportunità. È infatti in programmazione una serie di presentazioni nelle città di Agrigento, Siracusa, Palermo, Vittoria, Troina e Gela, cioè in quei paesi dove le storie sono ambientate, ma è prevista anche la distribuzione del film in alcune sale cinematografiche dell’isola.
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